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Uno del 15°

“Chi salva una vita, salva l’umanità..” cosi recitava l’attore in un famoso film, guadagnando un posto nel viale dei giusti; sicuramente ci sarà un posto anche per le nostre buone azioni. Eccomi qua in una inusuale veste di narratore a scrivere un articolo, un racconto, per il libro dello Stormo sperando che questo venga pubblicato, tanta è la voglia di raccontare, in modo interessante e senza annoiare, la mia carriera e la vita all’interno di questo fantastico Stormo. Quanti eventi sono accaduti da quando nel lontano 1987 entrai in Aeronautica con la qualifica di Assistente al traffico Aereo presso l’SCC/AM di Padova. Mi bastarono pochi anni nella sala radar (e un fratello pilota) per capire che c’era la possibilità di cambiare aria, in tutti i sensi, dopo aver visto in giro per aeroporti che la musica era diversa. Finalmente dopo tutto l’iter di selezioni e corsi divento anch’io uno degli equipaggi di volo dell’A.M. come aerosoccorritore: tutto è fantastico, diverso e affascinante, sono dall’altra parte, non più con la testa a guardare il cielo durante le manifestazioni, ma faccio parte integrante dell’evento, la gente incuriosita mi ferma, mi chiede come ci si sente a stare per aria e poi giù in mare per

simulare un recupero. Alla prima di queste esperienze mi sento un po’ extraterrestre, ma la simpatia di tutti mi dà tranquillità. Passano veloci i miei anni di squadriglia a Perdasdefogu e approdo come per incanto presso la base di Miramare, sede dell’83° C/SAR Rimini. Dopo aver sentito tanto parlare della tradizione e delle attività di questo gruppo e dei suoi molteplici ruoli ricoperti, non vedevo l’ora di entrare in azione. Diversi erano e sono tuttora i compiti che veniamo (uso il plurale, perché siamo famosi) chiamati ad assolvere, missioni che fino ad allora avevo solo sentito per televisione, o da racconti fatti da altri. Parole come Combat SAR, missioni SMI, procedure per il recupero di personale in zona ostile ecc….Era come aver scoperto un altro mondo, con qualche difettuccio, ma che importa, il mio sogno era diventato realtà. Arrivano cosi le prime missioni Albania e Kosovo 1999, ricognizioni, medevac e come dimenticare l’esodo biblico delle persone in fuga attraverso le montagne per arrivare al campo profughi di Pec. Dall’elicottero la visione delle cose è diversa, ottimistica, in qualche modo tutte le persone a terra ci aspettano per avere un aiuto che dia loro una speranza; come cancellare la personale sensazione provata davanti agli sguardi sorridenti dei bambini locali dopo aver donato loro una semplice cioccolata, tutto è impresso nel profondo della mia anima. Si torna a casa e le missioni di soccorso continuano, soprattutto in mare dove noi operiamo sovente: una di queste? Al largo di Rimini, un peschereccio chiede aiuto via radio perché un loro uomo ha perso conoscenza, così mi preparo, controllo il materiale, la radio, le condizioni del mare e quando arriviamo sul punto constatiamo che è impossibile utilizzare il verricello a causa dei troppi cavi presenti a poppa e prua dell’imbarcazione. D’accordo con il capo equipaggio decidiamo che è meglio raggiungere a nuoto la barca, il tempo stringe, l’equipaggio è la mia seconda famiglia e sicuramente non mi lascerà da solo, arrivo a bordo: la persona è a terra e il polso è debole, velocemente organizziamo il recupero con la

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barella, intanto i medici sull’elicottero si preparano a ricevere il paziente, vengo recuperato anch’io e via verso l’ospedale di Ravenna dove la persona si salverà.

Molte sono le missioni che sono state portate a termine con successo da questo gruppo, innumerevoli i racconti che si potrebbero fare, per i quali non basterebbe un libro intero, dall’intervento fatto a favore delle popolazioni alluvionate in Piemonte nel 1994 e successivamente nel 2000, Sarno, le Eolie, il Pirellone a Milano… Diciamo che non c’è da annoiarsi nel nostro lavoro! Il tempo vola in tutti i sensi e le giornate passano veloci tra soccorsi, corsi di qualificazione e la preparazione di eventi addestrativi, tutto pur di non farci trovare impreparati davanti a condizioni e situazioni non programmabili. Anche le collaborazioni con equipaggi stranieri, in special modo i ragazzi del gruppo volo di Aviano, gli Americani del 555° Fighter Squadron continuano a proporci delle esercitazioni per essere pronti ad eventuali operazioni in territorio nemico… Mai

addestramento ci fu più utile, quando dopo i fatti dell’11 settembre, il nostro Stormo fu rischierato in Iraq nel giugno 2003 dove tuttora stiamo dando prova di tutta la nostra

professionalità in questo campo. Ora sono a casa, in attesa del prossimo turno nel deserto, in attesa della prossima missione, giro nel traffico caotico della mia città, cercando di spiegare a mia figlia il lavoro di un papà che combatte draghi per salvare le persone in periglio. Lei è convinta che potrebbe aiutarmi, chissà magari a ragione. Anche voi girando per la vostra città, se vedete qualcuno che sorride andando al lavoro, sicuramente è uno di noi… uno del 15°.

Mamma aiut!

M.llo Fabrizio Verginelli

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