4 minute read

S.A.R.agozza 2004: l’82° alla Volcanex

Era la mia prima esercitazione Combat S.A.R. in ambiente internazionale… Noi, quelli dell’82° Combat SAR di Trapani, avremmo rappresentato l’intero 15° Stormo, e tutta l’Aeronautica Militare Italiana all’estero… Quell’anno la sede prescelta era in Spagna. Saragozza, la capitale dell’Aragona, storica terra di casate reali ed incrocio di racconti, rituali e tradizioni che da secoli si tramandano, si rinnovano e rivivono tra le stradine del centro storico, ove il tempo è ancora scandito dall’austero suono dei campanili medioevali, fino ad arrivare alle più turistiche piazze cui fanno sfondo moderni edifici, ricercati caffè universitari e centri commerciali affollatissimi. Ero entusiasta… Avrei avuto la possibilità di vivere per 2 settimane immerso in un reale scenario operativo, in un’esercitazione complessa e formativa, sotto l’egida dell’EAG, l’European Air Group. Mi sarei misurato, confrontandomi, con gli amici delle aeronautiche di molte nazioni europee, certamente lontane per tradizioni, storia e metodi, ma ricche proprio di questa diversità, per molti versi costruttiva, che nei giorni dell’esercitazione, però, si sarebbe trasformata in un unico grande sodalizio, un’unica e forte voce, che avrebbe tradotto nei briefings, nella messaggistica, nelle missioni di volo, nelle informazioni operative, ed in ogni altro aspetto, la dottrina ed il principio dell’EAG: un’aeronautica europea in cui ogni nazione è speculare, necessaria e conseguente alle altre. Atterrato in Spagna, tutto l’82° era pronto. Non vedevamo l’ora di entrare in azione… C’era da lavorare e relazionarsi con gli equipaggi spagnoli o francesi, dovevamo mantenere alta la bandiera del nostro Gruppo, e del nostro Stormo. Bisognava fare i conti con l’inglese, certo… E poi, poi c’erano i tempi serrati ed il ritmo incessante... C’erano da raccogliere i dati utili alla missione, pianificare la rotta, preparare i briefings, confrontarsi con gli altri equipaggi e poi volare, per una ricognizione, un recupero o una ricerca… Il successo dell’equipaggio spagnolo o francese era il nostro e viceversa… Questo era lo spirito dell’esercitazione, il nostro HH-3F era, seppur diverso per prestazioni e caratteristiche, quanto mai prima, vicinissimo e simile al Super Puma spagnolo ed al Puma francese, tutti con l’unico obiettivo di portare a termine la missione con esito positivo, per poi immediatamente affrontare quella successiva. Era la prima volta che in uno scenario internazionale, per un’esercitazione, si applicava un manuale unico di riferimento per dottrina, messaggistica operativa e procedure comuni da applicare. Bisognava fare tutto ancora con più attenzione del solito… Le missioni erano scandite da tempi ristrettissimi che esaltavano e rinvigorivano l’amalgama e l’affiatamento del nostro gruppo, dove ogni singolo, in ragione del ruolo rivestito e dei compiti assegnati dalla situazione, si sentiva e diventava oggettivamente indispensabile al buon esito della missione… Uno sguardo riconoscente, od un’amichevole pacca sulle spalle di un pilota di F-18 spagnolo diventava motivo di soddisfazione e di stimolo a fare sempre meglio.

Advertisement

Devo dire che i giorni sono passati velocemente, e che l’aspetto migliore è stato lavorare gomito a gomito tra di noi, noi

dell’82°… Gente col sorriso sulle labbra, professionale, amica… Una grande squadra, anche fuori dal serioso contesto dell’esercitazione. Saragozza infatti ci ha regalato giornate e notti indimenticabili (quelle poche libere), rese ancor più suggestive dalla naturale ospitalità delle persone, dalla loro inclinazione alla vita ed al divertimento, e da un clima mite che, nonostante fossimo in autunno, regalava al corpo ed alla mente atmosfere e sensazioni piuttosto estive. L’esercitazione procedeva spedita, ogni giorno si cresceva un po’ di più... Eravamo tutti concentrati e determinati per dare il massimo, guardandoci negli occhi con la decisa convinzione nel raccogliere una sfida che poi, ci avrebbe visto nel ruolo dei protagonisti. Anche perché in quella missione c’era gente davvero speciale… Da Claudio, il mito dell’82°, così scrupoloso, impeccabile e metodico sul lavoro, quanto camaleontico, brillante e disinvolto nelle “attività di contatto socio-ricreative” e nelle relazioni esterne, a Dario, guida sicura, occhio attento e costante riferimento durante l’esercitazione, nonché fine conoscitore di cucina e carne spagnola, a Giovanni, duttile, sorridente ed affezionato oltremodo ai ritrovi universitari ed alla “paella de pescado”, per finire ad Alberto e Fabio, in giro per locande rustiche e circoli alla moda, tra cenette, passeggiate e misteriose, lunghe assenze…Per non parlare poi del mito del “Crazy Horse”, locale di controtendenza, solo per solitari facoltosi, ove ammirare bellezze europee in bikini ed intraprendere piacevoli conversazioni, trasportati da una coppa di champagne francese e qualche nota complice di soffuso jazz. Gira la voce che qualcuno, che una sera non si era unito ad una delle nostre uscite, lamentando una diplomatica cefalea, sia stato sorpreso, poi, mentre si aggirava, col favore delle tenebre, ammantato in un pesante cappotto e coperto a metà da un cappello fuori moda, nei paraggi di quel club… Ma come dare retta a questi ragazzacci?? Lui naturalmente ha negato tutto, e poi ogni missione ha le sue leggende. L’esercitazione, comunque si era chiusa alla grande… Fa sempre piacere quando il lavoro, l’applicazione, la dedizione vengono riconosciute.. Ricordo ancora ora quando Dario, con tono soddisfatto invitò a raccoglierci, tutti, nell’aula della pianificazione missioni, quella stessa stanza che, nei giorni precedenti, ci aveva unito e fatto crescere, ci aveva visti impegnati, di corsa, affannando, con difficoltà, ma con volontà e ostinata determinazione nel fare le cose al massimo. Una volta riuniti, allora, Dario disse con compiaciuta e solenne fermezza: “Siamo stati i migliori, ragazzi. Tutti ci hanno fatto i complimenti”. Per tutti noi dell’82° Combat SAR.., quello, è stato un momento di grande gioia e di sincero orgoglio, che ancora oggi ricordiamo con un sorriso velato di nostalgica malinconia per quei giorni irripetibili.

Ten. Luigi Schettini

This article is from: