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Una vita al SAR
Alle volte nella vita ci si ferma e si guarda al passato, quello che si vede può essere bello o brutto ma è l’impronta che ognuno di noi ha lasciato su questa Terra. Non parlo del semplice appagamento professionale dovuto ad un lavoro che piace fare, ma dal fare del proprio lavoro fonte d’AIUTO per chi ne ha bisogno. Essere l’estrema risorsa di un altro essere umano è sicuramente la molla che spinge noi uomini del SAR ad affrontare le situazioni spesso estreme nelle quali ci troviamo ad operare. Dopo quasi 20 anni d’attività presso l’82° C/SAR di Trapani, potrei raccontare svariati episodi dei quali sono stato partecipe, alle volte raccapriccianti, alle volte commoventi, ma dovendone scegliere uno solo a simbolo di un’intera carriera, non potrei fare a meno di parlarvi di un soccorso avvenuto nel lontano 1999. In quell’occasione le cattive condizioni meteorologiche avevano interrotto i collegamenti con le isole minori già da quasi due settimane quando arrivò l’ordine di missione dal RCC, riguardante il trasporto urgentissimo di una bambina di 6 anni in coma prediabetico, dovuto all’impossibilità di

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trasportarla con il solito traghetto e sottoporla a dialisi. Partimmo sotto un temporale raro dalle nostre parti e l’intero volo fu movimentato da forti raffiche di vento, pioggia e fulmini, ma nulla in confronto al vento di caduta che ci colpì in prossimità della costa di Pantelleria. Atterrati in un’area resa paludosa dalla pioggia che imperversava da vari giorni, senza stoppare il rotore, il pilota mi autorizzò a scendere e far salire a bordo la bambina. Giunto in prossimità del gruppo di persone che ci attendeva a margine dell’area d’atterraggio, mi accorsi che il fagotto tenuto in braccio da una donna era in realtà la sua bambina ormai priva di sensi. Il momento in cui quella madre mi allungò le braccia per consegnarmi la sua creatura, accompagnata dalla frase “salvala”, fu per me un’emozione rara. In un batter d’occhio mi ritrovai a bordo dell’elicottero e dopo aver adagiato la bambina sulla barella la lasciai alle cure dell’Assistente di sanità, ripartiti in direzione di Trapani riaffrontammo lo stesso calvario meteorologico dell’andata, ma con spirito diverso consci dell’importanza della missione. Arrivati in sede dopo quasi due ore di continuo shekeraggio, atterrammo ed effettuammo il trasbordo della bambina che continuò il suo viaggio a bordo dell’ambulanza. In seguito sapemmo che tanto rischio era stato ricompensato dal suo ritorno a casa, dopo le adeguate cure presso il centro di dialisi dell’ospedale di Trapani. Avendo concluso la nostra parte di missione, come si suole dire stanchi ma felici, ricondizionammo l’elicottero e ci predisponemmo per una eventuale nuova richiesta di intervento, pronti a partire in qualsiasi momento del giorno, con qualsiasi condizione meteo, ogni giorno dell’anno, nel rispetto della tradizione del 15° STORMO.
M1 Gaspare Turimello