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Noi c’eravamo

All’84° Centro quel piovoso 8 settembre era tutto calmo, le attività quotidiane erano terminate e sotto quel cielo cupo di un pomeriggio di fine estate l’equipaggio d’allarme era pronto. Succederà qualcosa… e come al solito, mai in una giornata di sole con visibilità di 100 km, mai in una serena mattinata con una brezza leggera come piace tanto a noi elicotteristi, perché ci “aiuta”, ma come al solito quando il meteo è da far rabbrividire ed il sole sta per tramontare. Il telefono in Sala Operativa dell’84° Centro squilla, l’operatore risponde, poche parole e il suo sguardo diventa serio..... è OPERATIVA.........., non deve neanche preoccuparsi di cercare l’equipaggio, siamo tutti lì; e ci credo con quel tempaccio dove potevamo andare. Come brave formiche operose ognuno in silenzio si attiva: cartine, GPS, moduli, i dati principali, preparare l’elicottero, preparare la muta da sub che servirebbe a tutti anche solo per raggiungere l’elicottero che è li a due passi o meglio vasche. Stiamo rullando al punto attesa, sembra passato un attimo dallo squillo

ed invece sono già trascorsi 15 minuti. Atterrato l’MD-80 in cortissimo finale ci allineeremo, abbiamo giusto il tempo di comunicare il piano di volo al controllore e la missione Rescue decolla. La zona da raggiungere non è lontana tra il tarantino e l’entroterra collinare brindisino, pochi minuti e ci siamo, l’equipaggio è composto quasi tutto da Brindisini, la tensione che si respira a bordo è di quelle che si possono fare a fette. Comunichiamo che abbiamo raggiunto la zona di operazioni e lo facciamo senza la conferma di ausili alla navigazione, lo scenario che stiamo sorvolando illuminato da un tramonto irreale non da dubbi. Campagne allagate, vigneti distrutti, strade dissestate: è lo scenario provocato dal nubifragio che, facendo straripare fiumi e torrenti a monte, ha portato fango ed acqua fino a qui. Neanche la costa è stata risparmiata dal violento acquazzone che in poche ore ha trasformato l’arido paesaggio post-estivo in una palude acquitrinosa di distruzione e disperazione. La pioggia è stata così incessante e copiosa che gli argini di più

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di un corso d’acqua non hanno retto, così che sulla pianura sottostante defluiva una grande quantità di acqua che si aggiungeva a quella meteorica già abbondante proveniente dal cielo e dalle colline circostanti. Da queste ultime scendevano colate di fango e detriti visibili a chilometri di distanza, a causa del loro colore vivo quasi irreale. Sotto di noi numerosissimi allagamenti ad abitazioni, giardini e coltivazioni di tutti i tipi, in alcuni punti si potevano stimare più di 3 metri d’acqua. Le strade trasformate in torrenti d’acqua trasportavano auto, frutta, vegetazione e detriti di ogni genere. Diverse masserie erano state inondate, rimanendo isolate e costringendo gli abitanti a rifugiarsi sui tetti. Fatto sta che, anche se probabilmente non ci ha visto nessuno, noi su quell’inferno di fango ci abbiamo volato. Una brevissima ricerca sviluppata seguendo un espansione quadrata ed ecco la prima persona in difficoltà, poi un’altra ed un’ altra ancora. Ma chi c’è in ala destra? Un altro elicottero forse un AB-212 o un AB-412; è buio non si riesce a capire, cerchiamo di contattarlo per farlo allontanare, ma resta sempre li di fianco. In seguito scopriremo che ci stava seguendo per darci “supporto” nel caso avessimo dovuto recuperare qualcuno. Per fortuna al primo avvicinamento all’hovering su un’abitazione semisommersa si dilegua e ci lascia lavorare. Svolgere le nostre operazioni, non portate dall’enfasi di soccorrere chi è in difficoltà, non basate sul caso e la fortuna ma da ciò che per lunghi e talvolta piovosi inverni Salentini ci siamo esercitati a fare. L’equipaggio è affiatato: basta un cenno, il casco di uno qualunque che si sofferma di più su un settore e l’elicottero è là sopra, breve consulto e se non c’è nulla si riparte. Manteniamo il contatto con Poggio, comunichiamo le aree più colpite, cerchiamo la dove le acque hanno travolto tutto, dove le auto sembrano barchette e gli uliveti dei laghi. Il Sole è ormai tramontato da circa 30’. Il buio sta per avvolgerci. Nonostante che il verricello abbia fatto il suo lavoro, portando l’ARS in mezzo a quel mare di fango, ed egli abbia nuotato instancabile per raggiungere coloro che più ci sembrava averne bisogno, di recuperare quei contadini non se ne parlava: uomini troppo legati alle loro bestie, ai loro trattori, alla loro vita quotidiana spazzata via. “Non vuole salire!” secca e decisa la frase sentenza dell’ARS ci lasciava attoniti ma, forse da terra la situazione non sembrava così tragica come appariva a noi. Ed ecco il buio e di conseguenza la paura che cresce nelle persone che ormai da interminabili ore sono isolate sui tetti delle proprie abitazioni, allagate sino al secondo piano. Loro però ci hanno visto per forza. Agitano braccia, adesso ci chiamano. Cominciamo a recuperarli, sono tanti, ma

dopo tutto quel girare abbiamo consumato parecchio ed il peso non ci preoccupa più di tanto. Su un altro tetto, forse richiamati dal frastuono dell’HH-3F appaiono altre ombre, adesso sono troppi decidiamo di portate i primi all’aeroporto di Grottaglie. Dopo una brevissima sosta per rifornire ritorniamo in zona a recuperare gli ultimi e li portiamo anch’essi a Grottaglie e torniamo in silenzio a Brindisi. NOI C’ERAVAMO!

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