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Divertissement sulla passione del volo

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così la fiera pessima si stava su l’orlo ch’è di pietra e'l sabbion serra. 24 il velivolo... Nel vano tutta sua coda guizzava, torcendo in su fa venenosa forca ch’a guisa dì scorpion la punta armava. 27 Lo duca disse: "or convien che si torca la pianificazione.. la nostra via un poco insino a quella bestia malvagia che colà si corca ". 30 … Trova' il duca mio ch 'era salito l'istruttore già su la groppa del fiero animale, briefing al passeggero e disse a me: "Or sie forte e ardito. 81 Omai si scende per sì fatte scale; monta dinanzi, ch'i' voglio esser mezzo, sì che la coda non possa far male ". 84 SV!! … I ' m'assettai su quelle spallacce; sì volli dir, ma la voce non venne com 'io credetti: "Fa che tu m 'abbracce ". 93 la paura... Ma esso, eh 'altra volta mi sovvenne ad altro forse, tosto ch'i' montai con le braccia, m 'avvinse e mi sostenne; 96 e disse: "Gerion, moviti ormai: briefing al pilota... le rote larghe, e lo scender sia poco; pensa la nova soma che tu hai". 99 la TOLD (Take Off Landing Data) Come la navicella esce di loco in dietro in dietro, sì quindi si tolse; il volo e poi ch 'al tutto si sentì a gioco, là 'v' era 'l petto la coda rivolse, e quella tesa, come anguilla, mosse, e con le branche l’aere a sé raccolse. Maggior paura non credo che fosse la paura… quando Fetonte abbandonò li freni, per che 'l ciel, come pare ancor, si cosse; né quando Icaro misero le reni sentì spennar per la scaldata cera, gridando il padre a lui "Mala via tieni!” che fu la mia, quando vidi ch'i'era ne l’aere d'ogne parte, e vidi spenta ogne veduta fuor che de la fera. Ella sen va nuotando lenta lenta; il volo rota e discende, ma non me n 'accorgo se non che al viso e al di sotto mi venta. Io sentia già da la man destra il gorgo il paesaggio far sotto noi un orribile scroscio, per che con li occhi 'n giù la testa sporgo. 120 … Come 'l falcon... 127 discende lasso... 130 per cento rote... 131 così ne puose al fondo Gerione 133 al piè al piè de la stagliata rocca, e, discarcate le nostre persone, e l’atterraggio si dileguò come da corda cocca. 136

(DANTE, LA DIVINA COMMEDIA, INFERNO, Canto XVII, vv.23-136)

Mi piace tralasciare tutte le interpretazioni filologiche, allegoriche, psicoanalitiche che appesantiscono le avventure dantesche: preferisco cercare di comunicarvi il mio entusiasmo per l'immagine di questo velivolo (Nel vano tutta sua coda guizzava ...); per il volo planato così mirabilmente dipinto (Ella sen va notando lenta lenta...), per lo spettacolo delle bolgie infernali sottostanti (... il gorgo far sotto noi ...); l'ammirazione per il realismo dei particolari aerodinamici e propriamente di manovra (... e con le branche l'aere a sé raccolse ...), (... si dileguò come da corda cocca). Ma la cosa che più affascina è che è sempre l'uomo, con le sue paure e le tentazioni di spingersi oltre le proprie forze, con l'angoscia e le voluttà dello sconosciuto e dello straordinario, ad essere protagonista del volo. Dante non vuole, non può. È colto da terrore e sgomento e vertigine più di quanto non accada negli incontri con le potenze infernali: eppure è orrendamente affascinato dal volo su Gerione. Non può descrivere quella planata se non con parole di angoscia, perché sente fortissimo il peso del suo essere umano, la gravità, l'insania di contrastare le leggi naturali; ma sulle spalle di Gerione, rassicurato da Virgilio, vive davvero un’esperienza intensamente bella. E vogliamo, un po’ forzatamente, accennare ad alcuni risvolti di interesse per la Sicurezza del Volo? Virgilio è l'istruttore: il suo briefing sulla missione è un capolavoro di puntualità e concisione: si rivolge al pilota per il task (...Gerion, moviti ormai...), i dati di carico, la sicurezza; esorta al coraggio e rincuora il passeggero (... monta dinanzi, ch'i' voglio esser mezzo...). E Gerione, creatura infernale da cui non potremmo attenderci nulla di buono, si sottomette completamente ai voleri di cotanta autorità e si merita un “ben fatto” per non aver indulto alle tentazioni dell'indisciplina di volo. Dante descrive tutta la straordinaria esperienza alternando sensazioni fisiche di un realismo avvincente a sentimenti - impressioni - immagini mentali che non possono lasciare nell'indifferenza chi ha nel sangue questa passione.

Volò davvero? Se vogliamo escludere tale ipotesi assurda, dobbiamo accettare l'idea che la mente umana possa concepire il volo come condizione familiare: troppo precise le sensazioni del poeta, troppo veri quei versi che descrivono la planata (o un’autorotazione manovrata), troppo realistiche le immagini, le più belle e forti parole mai scritte sul volo. Dante volò col Pensiero, Dante volò. E noi, che davvero voliamo ogniqualvolta ce ne viene data possibilità, facilmente ne misconosciamo il miracolo e ci scordiamo che la Natura ci ha condannati all'Ansia per il Volo, ma si è dimenticata le ali.

Tomaso Invrea

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