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L’ago nel pagliaio
29 luglio 1998 - Lo squillo del telefonino interruppe improvvisamente il sonno preso poche ore prima. A quell’ora poteva essere solo la sala operativa, che in effetti stava provvedendo ad “allertare” l’equipaggio d’allarme per una missione di ricerca e soccorso naufraghi. Due velisti partiti il pomeriggio precedente non avevano ancora fatto rientro ed i tentativi per rintracciarli avevano dato esito negativo. L’RCC di Poggio Renatico aveva deciso di far intervenire un nostro HH3F con decollo alle “classiche” prime luci. In zona sarebbero intervenute anche unità aeree e marittime rispettivamente di

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Carabinieri e Capitaneria di porto. La situazione era chiara, avremmo passato l’intera mattinata a perlustrare una buona fetta di mare compresa tra Lazio e Sardegna, e anche se la vita dei due ragazzi rimaneva l’obiettivo primario della missione, era in ballo anche un po’ di sana competizione interforze. A quel punto sarebbe stato impossibile riprendere sonno. Alcune manciate di minuti e sono già al gruppo, la zona assegnata è abbastanza vasta e i due navigavano a bordo di un piccolo catamarano che con buona probabilità dovrebbe essere semi-sommerso. Sarà un po’ come cercare il famoso ago.... Appena il tempo di “spalmare” la cartina sul tavolo di navigazione che vengo raggiunto dal






resto dell’equipaggio, Matteo, Francesco, e il “grande Bartolo” che, nonostante l’ora, ha portato la colazione per tutti. Approfitto di averli tutti li vicino per effettuare il briefing sulla missione e nonostante siamo all’interno del gruppo non ci sfugge il rumore dell’elicottero della “concorrenza” che si sta già portando in zona. “Hai capito ’sti’ furboni?” Altro che prime luci, qua è ancora notte fonda. Sarà meglio sbrigarsi. Al velivolo ognuno si predispone secondo la propria mansione, controlli, messa in moto e stiamo già sorvolando la linea di costa in direzione sud-ovest. Siamo ancora ben lontani dall’area di ricerca, ma con il mare non si sa mai e decido quindi di predisporre comunque l’equipaggio nei propri punti di osservazione. Il “secondo” mi fa accostare a destra di qualche grado in modo da puntare uno dei vertici del rettangolo che caratterizza la zona. Metto per pochi secondi gli occhi dentro per controllare prua e strumenti ed eccomi di nuovo a scrutare il mare davanti a me. In quel momento noto qualcosa di insolito che sembra emergere dalla superficie. Cercando qualcosa in mare capita facilmente di farsi suggestionare, ma difficilmente le suggestioni agitano le braccia, “sono qui sotto”, urlo in interfono. Il tempo di informare l’RCC del ritrovamento e la calma a bordo che caratterizza le lunghe ore di ricerca sul mare lascia immediatamente il posto a ordini e movimento frenetico. L’addestramento svolto in tante occasioni permette ad ognuno di noi di agire in modo rapido ma al tempo stesso preciso ed estremamente professionale. “Speed, pompe, porta aperta, interfonico…..vai con la radioguida” e così via.
Dopo pochi secondi siamo già in grado di lanciare l’aerosoccorritore nei pressi di quel che resta del “povero” catamarano. “Pronti al lancio”, “fuori ora”, “è riemerso”. Riprendiamo velocità mantenendo in vista il punto di interesse dove Francesco sta provvedendo a verificare le condizioni dei due naufraghi. Pochi secondi e il segnale convenzionale ci conferma che si può procedere con il recupero. Il mare è abbastanza calmo e grazie alle preziose indicazioni dell’operatore di bordo in pochi minuti completiamo i due “verricelli in doppia braga” che ci consentono di issare a




bordo soccorritore e naufraghi per lasciare poi questi ultimi alle preziose cure dell’assistente sanitario. Riprendiamo la navigazione verso Latina Aeroporto dove, secondo quanto disposto da “SAR Poggio”, verranno rilasciati i due malcapitati per essere poi trasportati al più vicino ospedale, anche se “da dietro” ci tranquillizzano sulle loro condizioni di salute. L’elisbarco richiede alcuni minuti dopodiché non ci resta che rientrare a Pratica di Mare per andare a godersi un po’ di meritato riposo con la soddisfazione di aver fattivamente contribuito per l’ennesima volta alla salvaguardia della vita umana. L’evento ha inoltre avuto una discreta rilevanza mediatica, infatti la testimonianza telefonica del Capo Equipaggio raccolta da un giornalista di Radio Capital è stata trasmessa in più edizioni dei notiziari del giorno.
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