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La carica dei 101

Ero arrivato a Brindisi da due mesi quando il comandante mi annunciò l’intenzione di inserirmi nella programmazione annuale per essere inviato in Iraq come secondo pilota. Ad onor del vero ero stato assegnato all’84° Centro S.A.R. più di un anno prima, cioè nel maggio del 2003, ma i sei mesi trascorsi a Frosinone e i sei necessari a Pratica di Mare per completare la I Fase sull’HH-3F avevano fatto si che a Brindisi io avessi passato solo pochi giorni, la maggior parte dei quali investita ad affrontare pratiche burocratiche e valigie da fare e disfare. Ebbene a luglio arrivò la notizia citata all’inizio della storia. Così iniziai un lungo e travagliato periodo fatto di voli per completare la II Fase: vaccini, visite mediche e viaggi per completare la vestizione. Sopravvissuto ad un ritmo volativo che mai avevo provato, fatto ad esempio di più di 10 voli notturni nella prima quindicina di giorni di settembre, arrivò in men che non si dica il giorno della partenza fissato per il 13 ottobre. Fortunatamente partivo con altri cinque colleghi del mio stesso Centro e questo si sarebbe rivelato poi un fattore molto importante nella lunga esperienza in Iraq.

Arrivati a Tallil, la prima impressione fu di smarrimento e passarono non pochi giorni prima che riuscissi a capire dove ero finito. I primi voli mi servirono per capire l’ambiente da cui sarei stato circondato per oltre tre mesi: dalla meraviglia per aver visto dei dromedari durante il primo volo allo stupore per le zone paludose della provincia di Dhi Qar, per finire con la ricca Kuwait City. Chi l’avrebbe detto

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prima di vederlo con i propri occhi che mi aspettava una varietà di paesaggi così vasta in un luogo che io immaginavo fatto di sola sabbia? Intanto il tempo passava e con i primi giorni di novembre arrivava anche il primo freddo che

sicuramente non aiutava il lavoro di OB ed OFS esposti a temperature sempre più rigide a causa del vento relativo percepito nelle postazioni laterali e in rampa. Questo era un problema tra i tanti, non mancando altre piccole e grandi difficoltà che sorgevano o continuavano a persistere a causa dell’ambiente, della particolarità della missione e dello stress cui si è sottoposti per portare a buon esito sempre e comunque i nostri compiti. In particolare per me era la prima missione all’estero e per di più non era una passeggiata. Avevo poca esperienza sulla macchina e praticamente nessuna fatta in contesti diversi da Pratica o Brindisi, tanto che al mio rientro le ore di volo fatte in Iraq avrebbero superato quelle fatte in Italia (sull’HH-3F s’intende…). Ma se a livello professionale sono tornato molto maturato, l’esperienza umana personale è quella che ricordo con maggiore lucidità. In quei 101 giorni ho avuto la possibilità di conoscere molta gente degli altri reparti e con molti di loro ho vissuto momenti di allegria vera che molto mi hanno aiutato a non pensare alla lontananza dalla famiglia e al rischio cui tutti indistintamente eravamo sottoposti. Così ogni volta che penso alla mia camera e a chi la componeva non posso che ritenermi fortunato ad aver avuto come vicini (fin troppo forse…) di letto Gianda ed Eliu, sebbene il primo russava e il secondo si lamentava perché facevo le pulizie proprio mentre lui avrebbe

voluto farsi una pennichella! Ma il quadro, già variegato, veniva completato dalla massiccia presenza di una quantità industriale di ospiti che si avvicendavano e molte volte ammucchiavano in quei 15 metri quadrati di camera. Così ora rido se penso alle penose partite alla Play Station di Dedde e Spiaggione o all’irriverenza di Swarzy nel volermi sfidare (e un paio di volte addirittura alla sua ingratitudine all’ospitalità per aver vinto!). Continuare ad elencare tutte le scene che non dimenticherò sarebbe lungo e tedioso, ma sono sicuro che chi, come me, le ha vissute dentro di sé, riderà ancora per un bel po’. Così, tralasciando i ricordi spiacevoli che la memoria già tende a cancellare, sono passati i miei lunghi giorni in Iraq: lì ho festeggiato il Natale, l’ultimo dell’anno e l’Epifania. È vero: forse sarebbe stato meglio essere in licenza a casa, ma non posso nascondere di aver trascorso quelle festività con persone senza le quali oggi sarei meno ricco di bellissimi ricordi. Ten Pil. Michele Cargnoni

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