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ricordando

ssere del 15°, appartenere al 15° è qualcosa che ti porti dentro e non riesci ad E esprimere se non quando sei chiamato ad operare in condizioni anche “PROIBITIVE”. Come non ricordare stando seduti davanti a una birra o ad un caffè, un grigio pomeriggio di novembre al largo di PANTELLERIA con mare forza 8/9 e vento che soffiava intorno ai 45 nodi, il recupero di 5 marinai “marcantoni” (termine usato per definire persone con spalle simili alle ante di un armadio) olandesi su nave battente bandiera honduregna. Un recupero che in condizioni normali lo avresti fatto in 10 primi, quella volta c’è voluta quasi un’ora con l’equipaggio che nonostante il freddo invernale sudava come nella più calda giornata d’agosto. Come non ricordare un’esercitazione CANALE, quando una normale ricerca di routine addestrativa si è trasformata in una reale ricerca notturna su mare con “esito positivo” per soccorrere l’equipaggio di un elicottero precipitato. Come non ricordare una notte di luglio, con 38°C e 80% di umidità, il Capo Equipaggio alla sua prima missione operativa a verricellare con la barella una signora con un’occlusione intestinale su una nave da crociera.

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Raccontiamo queste esperienze perché nonostante davanti la sigla SAR, che qualche visita primaverile scolastica chiamava “soccorso aereo regionale” oggi con l’aggiunta della “C” di COMBAT, si continuano a fare questo tipo di interventi anche se si è chiamati a fare altro tipo di missioni per affermare sempre di più i valori del soccorso. E… come non ricordare, sempre davanti a quella famosa birra, l’estate pionieristica irakena 2003, ad operare con temperature vicino ai 65/70 gradi per l’efficienza dei nostri vecchi Pellicani (soprattutto a Ferragosto), quando il nostro meraviglioso mare italico esprimeva tutto il proprio splendore donando refrigerio a milioni di persone.

Filippo Lo Cacciato Francesco Lo Giudice

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