5 minute read

Un posto in paradiso

E’ ottobre e l’inverno è alle porte, lo vedo attraverso i telegiornali che vanno in onda in televisione, il maltempo proviene da ovest e sta iniziando a colpire la Valle d’Aosta e il Piemonte, dove di lì a poco avremmo operato dopo essere stati preventivamente allertati. Il maltempo dilaga e la situazione in Piemonte e Valle d’Aosta peggiora: per la pioggia caduta nella notte, vari fiumi, torrenti e canali esondano dai loro argini e causano notevoli disagi alla popolazione e ai primi aiuti giunti in quei luoghi. Riceviamo l’autorizzazione a partire, sicuramente l’elicottero è il mezzo migliore per svolgere queste missioni nelle zone colpite da catastrofi del genere… Con ai comandi Rossini e Vimercati, con l’equipaggio composto da Parrotta, Teta, Siciliano e io, decolliamo da Rimini alla volta di Biella. Il volo è relativamente tranquillo, il maltempo, intanto si è spostato più a sud, sta colpendo anche Lombardia ed Emilia Romagna. Noi ci voliamo praticamente in mezzo e io posso solo immaginare quello che troveremo in zona di operazioni. Nel primo pomeriggio, dopo l’assegnazione della nostra zona di ricognizione, decolliamo. Quello che ho visto dal vivo, devo dire che differisce molto dalle immagini viste in televisione, seduto su una comoda poltrona. Sei lì, a contatto con il dramma e lo vivi in prima persona, te ne accorgi dagli sguardi delle persone che salvi, sguardi sofferenti e impauriti per il futuro che li attende e consapevoli di aver perso tutto quello che si erano costruiti e guadagnato nell’arco di una vita, una vita piena di sacrifici, lavorando duro per poi veder perdere tutto in un attimo! Sorvoliamo le zone del Biellese, le strade non esistono più, distrutte, mangiate dalla furia di quell’acqua nera e limacciosa che scende dalle montagne travolgendo tutto quello che si oppone al proprio cammino, auto, ponti, strutture varie; allagando case e trasportando tutto a valle con forza sovrumana a cui non possiamo opporci. Nella ricognizione vediamo molte persone sui tetti delle case, sui terrazzi dei piani più alti delle loro abitazioni, ma sembrano tranquille e nessuno chiede soccorso, comunque, evidenziamo sulla cartina tutti i posti ricogniti, nel caso hanno bisogno sappiamo dove sono… Terminata la ricognizione, riforniamo al campo sportivo di Biella e siamo pronti per un altro volo, questa volta si avvicina la sera e le condimeteo non migliorano, la pioggia sembra la unica nostra compagna e non accenna a diminuire, anzi sembra aumentare, ma

Advertisement

sicuramente è una mia impressione. Decolliamo e ritorniamo sui punti ricogniti nel volo precedente, questa volta la paura è palpabile, le persone che prima vedevamo tranquille ora sembrano aver paura. Le capisco, di giorno hai, bene o male, la situazione sotto controllo, ma di notte…. tutto è avvolto dal mantello nero del buio e il rombo assordante del fiume di detriti fa venire il panico!! La gente ci fa segnalazioni con tutti i mezzi a loro disposizione, chi agita le braccia, chi grida, chi con lampadine portatili e da quel momento si inizia a “ballare”, “Rock and Roll,

ragazzi!!!!” “ Il lavoro vero e proprio, comincia adesso!” Ci avviciniamo in hovering sulla prima casa, caliamo Teta e lo recuperiamo con un superstite, lo caliamo di nuovo e ancora recuperiamo e così via, andiamo casa per casa e ogni volta è uguale, caliamo Teta sul tetto per poi recuperarlo insieme ad una persona e quando non è possibile recuperare le persone direttamente dai tetti, caliamo Teta sui balconi. Il lavoro è molto duro per tutti, i piloti devono tenere bene sul punto l’HH-3F, noi verricellisti dare le indicazioni esatte e gli ostacoli vicini e l’aerosoccorritore essere forte per tenere in sicurezza le persone che recupera sull’elicottero. I recuperi procedono con frenesia, bisogna trarre in salvo più persone possibile, quel fiume di fango e detriti può da un momento all’altro portarsele via o isolarle per molto tempo. Incuranti della stanchezza ma con l’adrenalina alle stelle continuiamo i recuperi, varie volte torniamo a Biella per scaricare i superstiti e rifornire per poi ripartire e di nuovo recuperare persone. A sera tarda, dopo aver tratto in salvo 44 persone, tra cui anziani e bambini e un cane ed effettuato circa una decina di ore di volo, con gli indumenti inzuppati d’acqua, nonostante gli impermeabili che avevamo indosso, dirigiamo la prua verso Torino: lì ci aspetta un letto dove riposare e una doccia calda per rianimarci un po’, ma ahimé proprio la doccia calda ci è negata, in città hanno chiuso l’erogazione dell’acqua e ci laviamo come possiamo con l’acqua delle bottiglie, meglio di niente, comunque possiamo riposarci per qualche ora prima di ritornare sui luoghi del disastro. Il giorno dopo, ritorniamo in quei luoghi e il disastro è ancora più evidente, sorvoliamo le frazioni, i cascinali e fortunatamente non dobbiamo intervenire ulteriormente, quindi rientriamo a Biella dove ci verrà a dare il cambio un altro equipaggio… Questa è stata la mia prima esperienza del genere, un’esperienza sicuramente indimenticabile, specialmente quando si traggono in salvo persone indifese, come anziani e bambini in fasce, ed è proprio in quei momenti che dai il meglio di te stesso senza pensare all’incolumità della tua persona, anzi ti aumenta la generosità nei confronti del prossimo ed hai la consapevolezza che quel poco che fai ti vale, a volte, un posto in paradiso.

Roberto Carpentieri

This article is from: