TRIMESTRALE VOCE DELLA COMUNITÀ DI TRASTA - CEIS GENOVA
EDITORIALE
Il numero di dicembre 2025 sarà dedicato a Impact Housing, con l’intento di affrontare il tema dell’abitare come diritto che resta ancora troppo spesso negato. Sempre più persone – giovani, famiglie precarie, migranti, persone con fragilità – incontrano difficoltà ad accedere a un alloggio dignitoso, in particolare in affitto, anche quando lavorano o cercano di inserirsi in modo attivo nella società.
Parlare di Impact Housing significa mettere in luce come l’accesso alla casa non sia solo un bisogno individuale, ma un investimento sociale: riduce spese pubbliche legate alla marginalità, sostiene percorsi di inserimento lavorativo, favorisce relazioni più solide e coesione nelle comunità. È un tema che non può riguardare soltanto le istituzioni, ma chiama in causa anche la responsabilità della società civile, delle reti associative e di tutti i soggetti che possono contribuire a trovare risposte concrete.

Vorremmo che questo numero raccogliesse contributi liberi nello stile e nell’impostazione, capaci di mostrare prospettive, esperienze o pratiche che vadano in questa direzione. A titolo di stimolo, indichiamo solo alcune piste di riflessione: perché il diritto alla casa è oggi così difficile da garantire; quali barriere incontrano le persone più fragili nell’accesso a un alloggio; quali buone pratiche sono già state sperimentate in Italia o all’estero; quale ruolo possono giocare le comunità locali e non solo le istituzioni.
Fabiano Barabino, Responsabile Comunità Castore e Polluce
Idealizzazione e realizzazione: I ragazzi della Comunità di Trasta
Direttori: Chiara Cavallante e Fabiano Barabino
Caporedattore: Alessandro Censi Buffarini
Coordinatori: Ilaria Rino, Serena Faranda e Evelina Rota
Fotografie: I ragazzi di Trasta
CASA COME CONCETTO E NON COME LUOGO
La mia casa è un luogo protetto e pieno d’amore, rispetto, fiducia. Non è solamente “la casa” dove vivi, è il posto dove ti senti a tuo agio, dove puoi crescere, dove puoi imparare avendo anche delle responsabilità. La casa può essere anche sana solitudine oppure una famiglia numerosa. Io in questo momento la comunità me la vivo come una casa con tanti coinquilini con i quali puoi andare d’accordo. Una grande famiglia.
M.P.
LA LIBERTÀ
Per me la casa significa rifugio ma io ho mille paure legate alle responsabilità e agli impegni che la casa richiede. La casa per me è rifugiarmi per sfuggire alle mie paure. È dovere in quanto donna perché devo cucinare e pulire per sei persone. Ho tanto da fare in casa ma mi piacerebbe fosse un posto di tranquillità e serenità. Sono cose che sto imparando in comunità come, ad esempio, fare le cose in gruppo. Tendo ad isolarmi, mangio sempre da sola, servo la cena e mi chiudo in camera a pensare ai problemi e così mi ritrovo ad avere più ansia di prima. In comunità, magicamente, la mia ansia si è attenuata e spero presto di sentirmi a casa mia.
A.L.
LA CASA
Se penso alla mia casa ideale, penso a me stesso ed al mio stato di benessere o malessere dovuto alle mie dipendenze. Esperienze positive nelle quali ho vissuto “normalmente” la mia abitazione ultimamente non ce ne sono state. La droga l’ha trasformata in un bunker che imprigionava le mie emozioni positive e lasciava libero il peggio di me. So come potrebbe essere la mia casa prototipo e sono sicuro che la otterrò con determinazione e costanza prima, dopo e durante il percorso. Ho una compagna che mi ama e mi è stata vicina sempre e lo è tutt’ora ed entrambi meritiamo di essere sereni nella normalità della vita quotidiana, con tutto ciò che concerne. Avere fisicamente una casa non è cosa semplice, entrambi dovremmo lavorare per pagare l’affitto che lei sta già pagando autonomamente da anni, ma credo che questo sarà l’ultimo dei problemi perché una volta che mi sarò ripreso in mano la vita saprò dare il mio contributo perché sono consapevole che le qualità non mi mancano e un lavoro dignitoso riuscirò a riconquistarmelo.
G.T.
PROFUMO DI CASA
A mio avviso la casa non è un luogo, non ha uno spazio, non ha un tempo. È ovunque dove senti amore, dove ami e vieni amato, è il tuo rifugio mentale dove ti senti in famiglia. Casa è dove senti profumo di casa.
E.R.
L’AMICIZIA CHE CREA FAMIGLIA
Ci sono aspetti necessari per far si che un posto, un luogo ci faccia sentire a casa. Uno è l’amicizia. L’amico partecipa alle azioni dell’altro, si muove in sintonia con gli obbiettivi dell’altro. Supponendo il rispetto reciproco l’amico può diventare un punto d’appoggio, la pace di rimuovere difficoltà e problemi. La casa può curare la solitudine, la quale isola e stringe la vita in una morsa dolorosa. La casa dà la possibilità a chi ci abita di creare un rapporto più diretto, leale, “liberante”. La casa è lealtà; l’uomo leale possiede sicurezza, non teme il confronto, affronta la vita con grande senso di responsabilità proprio perché tiene conto degli spazi di vita dell’altro e delle esigenze del compagno di viaggio. Vivere la casa in sintonia tra persone umili e semplici è il polo opposto della superbia. La persona umile accetta di essere aiutato, consigliato e riconosce gli inevitabili sbagli sui quali si incorre in una convivenza. Casa vuol dire anche perdonare, entrare in empatia con la persona che soffre e quindi con sé stessi. Casa permette la reale progressione nel recuperare la propria personalità quando la strada si fa dura. Casa è anche avere una persona che ti ama, ti aspetta, può anche voler dire ricominciare da dove ci eravamo persi, è un luogo sicuro dove poter essere sé stessi e non sentirsi soli.
La casa, appunto, è casa. P.S.
CASA…COSA SIGNIFICA PER ME?
La casa è accoglienza, rifugio, calore e amore. Qui ho trovato una seconda casa con nuove amicizie, nuove cose ma con lo stesso calore.
G.F.
CASA
Cosa vuol dire la parola casa? Quattro muri, il posto dove nasci, dove vivi con la tua famiglia, dove dopo una giornata di lavoro torni in quel posto che è tuo e solo tuo, quel posto che conosci e che è la tua forza.
Ma, per esperienza personale, dopo che non ho più avuto una casa ho imparato a chiamare casa tutti i luoghi dove ho vissuto: la strada, un letto offerto da un amico, un dormitorio, la galera e ora Trasta. Ma mi rendo conto che mi manca un posto tutto mio dove finalmente fermarmi a fare la mia vita. Ora casa mia è la comunità che mi da un lavoro, un letto, pranzo e cena e ringrazio chi mi ha dato questa possibilità.
M.D.C.
LE MIE “CASE”
Per me una casa è dove ti puoi sentire a tuo agio, libero di esprimere i tuoi pensieri, non giudicato. Dove c’è armonia, rispetto, uguaglianza, coerenza. Casa è il posto dove ti puoi sentire valorizzato, voluto, amato, dove puoi condividere i tuoi malesseri e sentirti capito. Puoi sentirti a casa anche non nella tua casa ma anche nel posto dove ti trovi se ci sono tutte queste cose. Io in comunità inizio a sentirmi a casa mia.
P.P.
È COME UN ALBERO
L’abitare è fondamentale, serve per far crescere una famiglia. È come un albero: ha bisogno, giorno per giorno, di essere nutrito con acqua per crescere. Una casa serve per far nascere l’albero della vita. Io continuo ad affidarmi alla comunità perché spero, con il loro aiuto, di trovare un giorno anch’io una casa.
La casa è il tetto dove ti rifugi, che ti protegge dalla pioggia e dal freddo. Io prego Dio ogni giorno per avere una casa e stare con la mia famiglia.
K.B.
FATICHE
In Italia la burocrazia è troppo lenta e spesso le richieste e le domande si perdono in cavilli burocratici. Noi persone fragili ci ritroviamo spesso da sole e non sappiamo bene a chi chiedere aiuto per trovare una casa, spesso siamo abbandonati e senza aiuti di nessun genere.
E.M.
PRIMA I PIÙ FRAGILI
Per chi è solo come me è ancora più difficile trovare casa: spesso sei l’ultima persona a cui pensano, perché prima viene data la priorità a chi ha famiglia, e così ti senti messo da parte, escluso ed emarginato come se già la società non ti facesse sentire costantemente così. Trovo giusto dare la priorità alle persone che hanno delle fragilità più accentuate e forti delle mie ma spesso noi, più fortunati di altri, siamo poi messi nel dimenticatoio.
A.P.
MI ACCONTENTO
Vorrei solo una casa, non chiedo tanto. Trovarla è difficile e gli affitti costano troppo, soprattutto in una città grande e complessa come Genova. Non chiedo tanto: mi basta una stanza dove poter dormire, mangiare e lavarmi e soprattutto un luogo che posso riconoscere e chiamare casa a tutti gli effetti. È tutta la vita che cerco un posto così ed è una ricerca continua che diventa estenuante.
A.C.