Giornalino Trasta 36

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TRIMESTRALE VOCE DELLA COMUNITÀ DI TRASTA - CEIS GENOVA N.ro 52 - APRILE 2024

Il contributo dello sport e dell’attività fisica è fondamentale per un’ampia gamma di benefici a lungo termine rispetto alla salute mentale e fisica dei tossicodipendenti in fase di recupero. La partecipazione ad un programma basato sullo sport aumenta la durata dell’astinenza, migliora la salute fisica generale e la resistenza, e alleviando stress ed ansia produce benefici in termini di riduzione dell’instabilità emotiva. Lo sport e l’attività fisica possono inoltre fornire quel senso di realizzazione e soddisfazione funzionale ad aiutare la persona ad accrescere la propria autostima e a creare un’immagine migliore di sé. Lo sport può dunque essere utilizzato come quadro alternativo nel processo di recupero dalla dipendenza patologica, a partire dal quale è possibile creare risultati comportamentali positivi agendo sull’acquisizione di nuove life skills, ossia capacità di comportamento adattivo e positivo che consentono alle persone di affrontare efficacemente le richieste e le sfide della vita quotidiana.

L’educazione fondata sull’acquisizione di life skills è progettata per facilitare la pratica e il rafforzamento delle abilità psicosociali, contribuendo altresì alla promozione dello sviluppo personale e sociale, alla partecipazione e all’esercizio dei diritti umani.

Quando una persona interrompe la relazione con l’oggetto della sua dipendenza, smette anche (del tutto o parzialmente) di essere appagato dalle consuete attività piacevoli; si sviluppa dunque una condizione di anedonia, un disinteresse per tutto ciò che non è sostanza, ed è a questa, più che all’impulso ad usare, che si legano le ricadute.

Riabilitare al benessere significa accompagnare la persona, facendo leva sulla neuroplasticità cerebrale, verso la riscoperta del piacere.

Per la redazione degli articoli di questo numero, le persone in cura presso la nostra struttura hanno tratto ispirazione dal gentile contributo di Chiara Amato (partecipante al progetto Pink Ambassador della Fondazione Umberto Veronesi) e Tito Tiberti (dirigente Fidal, delegato olimpico della squadra nazionale di atletica leggera e running coach), ospiti per un giorno della Comunità: a loro il nostro più sentito ringraziamento.

Idealizzazione e realizzazione: i ragazzi della Comunità di Trasta

Direttori: Luca Pellegrini, Marco Ciccone e Federico Vulcanile

Caporedattore: Alessandro Censi Buffarini

Coordinatore: Giulia Mattola e Biancalice Sanna

Critico e correttore di bozze: Giulia Mattola, Biancalice Sanna e Federico Vulcanile

Fotografie: Giulia Mattola e Biancalice Sanna

Marco Ciccone (Responsabile della Comunità Terapeutica)
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EDITORIALE

LO SPORT CHE FA BENE

Lo sport per me è un momento di svago, mi fa svagare molto, faticare, divertire ma soprattutto ti toglie dalla strada. Ti permette di fare nuove amicizie e secondo me ti fa crescere. Ti fa sentire libero e fa bene alla salute. Ti aiuta a prenderti cura di te stesso. Io potevo ambire a tanto nel calcio perché ero forte ma quando dovevo fare lo step successivo e giocare ad alti livelli ho mollato non per colpa mia ma per colpa di terzi. Lo sport ti rende libero e tutti dovrebbero praticarlo come già detto ti fa bene alla salute, ti rende libero e ti toglie dalla strada oltre che a conoscere nuove persone. S.P.

SPORT PERICOLOSI

All’età di 18 anni ho cominciato a fare la boxe thailandese in palestra, fino all’età di 35 anni. Quando poi si usciva la sera in discoteca con gli amici e si bevevano alcolici, finivo sempre per fare a botte con altre persone, mettendo in pratica la boxe thailandese. Ho dovuto quindi smettere di bere, perché diventavo troppo cattivo. Mi sono reso conto dopo che è inutile chiedere scusa, ma io l’ho chiesto lo stesso alle persone a cui ho fatto del male. Loro ovviamente non mi hanno perdonato e ora capisco il loro sentimento. Con uno di loro, dopo che è passato del tempo e sono passati anni, siamo però poi diventati amici.

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A.V.

LO SPORT È CRESCITA

Lo sport è crescita. Può essere usato per migliorare sé stessi attraverso il sacrificio. Io sono uno sportivo, lo sport mi ha aiutato: in sette anni mi sono trasformato, sono passato dall’essere 66 kg a pesarne 100. Con passione, dedizione e sacrificio mi allenavo 10 ore a settimana, facendo 7 pasti al giorno e diete estreme per arrivare al mio obiettivo. Questo modo può essere applicato anche nella vita, essere abituati a fare simili sacrifici nella vita può farti ottenere ciò che vuoi. Come in tutte le cose anche nello sport ci sono dei pericoli, una passione può diventare ossessione. Sta alla nostra coscienza e alla nostra intelligenza far si che non sia così.

A.G.

COME VORREI FARE SPORT!

Inizio con il dire che a me personalmente lo sport piace molto, in particolar modo mi piace il calcio, sia guardarlo che praticarlo. Fin da quando ero piccolo ho praticato diversi sport: dal karate, pallacanestro, nuoto, ma con il passare degli anni decisi di fermarmi con il calcio che mi ha dato diverse gioie. Purtroppo, queste gioie, per colpa del mio vissuto adolescenziale, non sono durate quanto avrei voluto. Per colpa della mia voglia di trasgredire determinate regole, date dai miei genitori e soprattutto dai miei insegnanti, che mi erano state imposte. Sono stato sempre dell’idea che nella vita di tutti i giorni, qualunque lavoro svolgi, un po’ di sport fa bene per tanti motivi: alla salute, alla testa e al corpo. Tornando a me, nonostante abbia fatto una vita per niente bella, la voglia di praticare determinati sport, come il calcio, ancora c’è, anche se momentaneamente, nel contesto in cui mi trovo, giocare a pallone viene difficile per via di mancanza di altri ragazzi. Stranamente, se avessi fatto una vita più regolare, ora non sarei qui a scrivere questi miei “se”, “magari”, “forse”. Comunque, nonostante abbia una certa età, la voglia di fare sport è ancora tanta, e sicuramente continuerà ad esserci. I.B.

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QUANTO MI FA BENE LO SPORT

Amo lo sport, perché mi dà la forza di vivere in tutta la mia condanna. Ho fatto sempre lo sport, mi allenavo tutto il giorno per sfogarmi, che mi permetteva di non usare la violenza e che mi faceva stare calmo e tranquillo nei momenti liberi. Lo penso sempre, la prendo come abitudine perché mi piace. Vorrei che dentro la Comunità ci fosse un’ora di sport, così riuscirei a sfogarmi. L’unica cosa che mi fa stare bene sia mentalmente che fisicamente. Il mio corpo è abituato: quando non lo faccio mi sento in colpa, sono stanco, sento qualcosa che mi manca. Grazie a lui sono ancora leggero, cosa che mi piace molto. Lo sport mi aiuta molto a non pensare, mi rilassa la testa e mi porta la tranquillità. Avere qui dentro avrò un’ora di sport mi aiuterebbe molto, come facevo quando ero dentro al carcere. Sarebbe bello se ci fosse un po’ di ginnastica.

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K.M.

Le attività sportive sono molteplici, ciascuna può portare ad un miglioramento psicofisico malgrado le numerose differenze. Ad esempio, il tennis è principalmente lo sport per le persone abbienti, mentre ritengo che il calcio sia uno sport di aggregazione sociale, perché si basa su uno scopo collettivo che crea unione, ma al contempo può sfociare in competizione. Lo sport è educativo e fondamentale, oltre alle tecniche migliora le prestazioni ed insegna il rispetto reciproco.

Penso che la danza classica possa diventare pericolosa, perché una volta raggiunto un livello agonistico può portare la persona a stare male fisicamente e mentalmente. Questo, infatti, la maggior parte delle volte porta i ballerini ad arrivare ad un peso corporeo non sano, con il rischio di provocare in essi disturbi alimentari e dismorfismo. Questo problema non avviene solo nella danza ma anche nelle arti marziali, nelle quali richiedono altezza e di peso specifici. Nonostante ciò, le arti marziali spesso prevedono anche una parte meditativa e filosofica, simile alla cosiddetta mindfulness e perciò contribuisce fortemente alla saluta psicofisica. Purtroppo, però, ci sono ancori soggetti che desiderano apprendere tecniche di combattimento per scopi a carattere violento.

Lo sport può essere una buona terapia per alcune persone che hanno differenti problematiche, ecco perché, secondo me, lo sport è diventato molto inclusivo.

I PRO E I CONTRO
DELLO SPORT
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J. S.

SPORT COME CURA FISICA E MENTALE

Pensare, agire, provare rabbia, dolore e gioia. Penso che lo sport in generale mi faccia provare veramente tante emozioni. Adesso sono in Comunità per arrivare al mio obiettivo, sono sicuro che lo sport mi aiuterà sia a livello mentale e fisico. Il nuoto mi svuota la mente, e aiuta il mio fisico. Difficile trovare spazio in Comunità per fare lo sport: un po’ per la stanchezza e la situazione in generale. Ma abbinare lo sport con un lavoro, penso che ti completi la giornata. Lo sport può aiutare molto noi tossicodipendenti a raggiungere traguardi e vedere tutto da un’altra prospettiva, amicizie sane e stimoli diversi. Consiglio oltre che a me stesso, anche a chi si trova nella mia situazione, di provare uno sport tra i tantissimi a scelta, a me piace nuotare, libera la mente e stanca il fisico.

E.E. 7

IL POTERE DELLO SPORT

Lo sport per me è unione sociale e ha effetti benefici, talvolta però può anche disunire. Lo sport porta benessere fisico, ma ad alti livelli si possono creare disparità economiche. Lo sport non riguarda solo agonismo, ma spesso è anche manifestazione di violenza con conseguenze anche gravi.

A.S.

LO SPORT COME DISPARITÀ

A me lo sport non piace perché, nella mia esperienza, crea disparità sociale. In particolare, non mi piace che dietro allo sport girino molti soldi che potrebbero invece servire per aiutare le persone povere.

A.G.

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PENSIERO SULLO SPORT

Io sono stato sempre appassionato di calcio, infatti ci giocavo come portiere, ma siccome ero cicciottello gli amici mi prendevano in giro a tal punto che smisi di giocare. Buttando un sogno che mi piaceva tanto, e fu da allora che incominciarono i miei “ingrippi” mentali: tipo insicurezza di aver fallito, un sogno mancato e così poi incominciai a soli 13 anni a bere superalcolici e a sniffare cocaina, facendo del male a chi mi voleva bene e a me stesso. Ma adesso, a quasi 50 anni, voglio ricominciare a riprendermi la mia autostima. C.M.

LO SPORT IN COMUNITÀ

Per me lo sport aiuta molto in comunità perché è una disciplina terapeutica. Le persone che hanno bisogno senza saperlo e specialmente per quelle che non hanno mai praticato. A.S.

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Parlando della mia esperienza, posso dire che lo sport mi è sempre servito molto nella vita, sia fisicamente che mentalmente. Lo sport per me è un sostituto delle sostanze, infatti è stato molto presente nella mia vita: fin da piccolo ho sempre giocato a calcio, ma in adolescenza - frequentando ragazzi più grandi di me - all’età di 15 anni ho iniziato a fumare le prime canne, e andando avanti con il tempo sono sempre peggiorato, provando altre sostanze (tipo cocaina ed eroina). All’età di 19 anni, però, mi successe una disgrazia: fui arrestato e passai 3 anni della mia vita in carcere, e tutto ciò è capitato per colpa delle sostanze. All’inizio la presi come una disgrazia, ma alla fine quella determinazione in carcere è stata anche la mia salvezza, perché iniziai ad allenarmi facendo palestra e giocando tre volte a settimana a calcio. Quindi in tre anni mi sono ripreso fisicamente, e mi sentivo molto bene con me stesso fisicamente, e rilassato mentalmente, come quando mi allenavo e scacciavo via i brutti pensieri, reagendo alla depressione. Quando uscii dal carcere, a 22 anni, ero molto in forma e mi piacevo molto, perché venivo notato da molte ragazze, quindi mi faceva piacere essere apprezzato. In libertà ho cercato di recuperare il tempo perso, ma continuai ad allenarmi, perché avevo paura di ricadere nelle tentazioni delle sostanze; perciò, iniziai ad allenarmi con un mio amico - a Sestri, in una palestra di muay thai, “box thailandese”. Mi piaceva molto, perché oltre ad allenare tutto il fisico, imparai l’autodifesa. Ed era uno sport che mi interessò subito dopo la brutta esperienza che ho avuto in carcere volevo imparare a tutti i costi a difendermi meglio e soprattutto contro i prepotenti. Andando avanti con il tempo imparai anche l’auto controllo, ed era molto difficile che mi picchiassi in giro, anzi evitavo sempre, perché non ne sentivo il bisogno sapendo di essere più forte. Dopo due anni e mezzo iniziai a lavorare come pizzaiolo e iniziai a fare fatica ad andare agli allenamenti, quindi più avanti abbandonai la palestra, concentrandomi sul lavoro. Non mi rendevo conto che giorno dopo giorno lo stress che riuscivo a sfogare in palestra, lo accumulavo sempre di più. Si mise di mezzo anche la noia, finendo sempre di notte a lavorare. Iniziai a frequentare persone sbagliate e iniziai a drogarmi di nuovo, cercando il sollievo e la pace interiore che solo lo sport mi faceva provare.

F.A.

DONNE CORAGGIOSE

Nell’incontro con Chiara, una delle Pink, le donne che hanno avuto il cancro, mi ha colpito con molto rispetto il modo e il sorriso con cui ha saputo raccontare della sua esperienza, nonché del suo gruppo. Il coach, un professionista di atleti nella nazionale italiana ginnasti, ha supportato il gruppo Pink a non mollare mai, sostenendo che con la corsa, l’allenamento e il sacrificio si possono ottenere grossissimi risultati. È stato chiesto il parere del gruppo e io per prima ho posto i miei più grandi complimenti facendo anche una mia breve presentazione in quanto competente nel mondo fitness e ballo. Spero questa esperienza abbia portato luce in questo mondo che viviamo interiormente e che tutte le persone possano potersi esprimere con le ali dello sport e della musica.

V.C.

SPORT COME SALVEZZA
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INCONTRO CON LE PINK AMBASSADOR

L’incontro con le Pink Ambassador è stato molto impattante, la forza di queste ragazze e l’empatia del loro coach Tito mi ha colpito. Il tumore penso sia una fra le cose più debilitanti come malattia e sentire la storia di questo gruppo di ragazze, che dalla disgrazia capitatagli hanno reagito formando una squadra di atlete, e addirittura completato una mezza maratona, mi ha impressionato e fatto riflettere tanto. Penso alle varie analogie con la nostra malattia, che sia tossicomanica o alcolomanica, certamente con sintomi e vissuti diversi, ma collegate da un filo conduttore che è lo stare insieme, il reagire, farsi forza e affidarsi. Penso che da ogni crisi possa nascere un’opportunità, e che anche una ricaduta possa trasformarsi in uno spazio di riflessione e quindi far sì che non ci si focalizzi solo su quel che si è fatto ma su come reagire, e trasformare in risorse quello che è successo come occasione di crescita. Credo che sia stato un incontro molto importante dal quale mi porto via tanto, la voglia di combattere la malattia, qualsiasi essa sia, e collegare lo sport come valvola di sfogo e momento di aggregazione.

R.C.

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LE FOGLIE DI TRASTA

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