LE FOGLIE DI TRASTA
TRIMESTRALE VOCE DELLA COMUNITÀ DI TRASTA - CEIS GENOVA
N.ro 49 - MAGGIO 2023
Il gioco, sosteneva Freud, non è il contrario di ciò che è serio, bensì di ciò che è reale.
Muovendoci su questo assunto ci troviamo a percorrere il muro di confine che divide gli aspetti patologici del gioco da quelli di tipo creativo e ricreativo. Il gioco d’azzardo si configura oggigiorno come la massima espressione della più ampia dimensione ludica della psiche umana, poiché al gioco va riconosciuto un ruolo fondamentale per la sopravvivenza e lo sviluppo della civiltà; a differenza degli animali, che attribuiscono al gioco una funzione di palestra sociale dove apprendere modalità di azione e relazione, gli esseri umani mantengono per tutta la vita la capacità di giocare.
Rispetto alla lingua italiana che declina il concetto di gioco in molteplici varianti, la lingua inglese si avvale del verbo to play per definire il gioco che si fonda sull’abilità del giocatore, adoperando, invece, il verbo to gamble per rappresentare tutti quei giochi la cui prerogativa appare riconducibile a criteri di fortuna e ricompensa; il gambling disorder (disturbo da gioco d’azzardo) trova collocazione, nella versione più aggiornata (DSM-5) del principale Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (American Psychiatric Association, 2013), all’interno di una categoria che annovera sia i disturbi correlati all’utilizzo di sostanze sia le dipendenze comportamentali, ormai note come comportamenti di addiction. L’accostamento tra disturbi correlati all’uso di sostanze e i comportamenti di addiction è stato giustificato dal fatto che in entrambi i casi, dal punto di vista neuroscientifico, è possibile assistere ad una simile attivazione dei circuiti di reward, ossia quei sistemi di ricompensa cerebrale che spingono l’individuo a ripetere la condotta gratificante. Le vincite imprevedibili che a volte si verificano, infatti, sono una potente forma di rinforzo positivo che consolidano la risposta strumentale.
La consapevolezza che i nostri ragazzi hanno manifestato nel redigere gli articoli di questo numero, ritengo possa ricondursi alla similitudine tra i meccanismi di addiction propri del disturbo da gioco d’azzardo con quelli derivanti dal disturbo da uso di sostanze. Ecco che, osservando la questione da questo punto di vista, trova fondamento l’importanza che riveste il gioco nelle nostre Comunità: un elemento imprescindibile per il benessere cognitivo, fisico, sociale ed emotivo dei nostri ospiti, nonché veicolo di meta messaggi e spazio protetto di sperimentazione relazionale utile a ri-scoprire e ri-conoscere il mondo, una volta terminato il percorso. D’altronde, il recupero dalla dipendenza patologica passa attraverso il mettersi in gioco!
Buona lettura.
Marco Ciccone (Responsabile della Comunità Terapeutica)
Idealizzazione e realizzazione: i ragazzi della Comunità di Trasta
Direttori: Luca Pellegrini, Marco Ciccone e Federico Vulcanile
Caporedattore: Alessandro Censi Buffarini
Coordinatore: Marco Ciccone
Critico e correttore di bozze: Marco Ciccone, Alessandro Censi Buffarini e Federico Vulcanile
Fotografie: Immagini libere da copyright
EDITORIALE 2
DISPERAZIONE LEGALIZZATA
Il gioco d’azzardo è come una droga legalizzata dallo Stato. I drogati devono in qualche modo delinquere anche solo nell’acquisto di sostanze. Nel gioco lo Stato incita a giocare, e avendo il suo tornaconto, poco si interessa dei problemi che crea ai giocatori dipendenti che possono arrivare a compiere gesti estremi: vendere tutti i propri beni, farsi fare prestiti, rovinare la famiglia o volersi togliere la vita, disperati per aver perso tutto.
STORIA DI UNA FAMIGLIA
Avevo la bisnonna che percepiva mensilmente 1700€, purtroppo aveva il vizio del gioco d’azzardo. A lei piacevano particolarmente le slot machine, ma anche i giochi di carte. Ma ricordo che sua figlia (cioè mia nonna) mi raccontava che si era giocata il pub che la mia bisnonna aveva in Grecia. Lei soffriva di problemi respiratori e ricordo che neanche le intemperie la fermavano per andare a giocare. Ricordo che il primo del mese, come prendeva la pensione, non la vedevamo più per almeno 2/3 giorni. Dopodiché passati quei giorni, ritornava a casa e puntualmente ci veniva a chiedere soldi: a me, a mia mamma, a mia nonna e a mia zia. Arrivava al punto di non avere neanche i soldi per la spesa. Noi non le davamo niente, perché sapevamo che anche solo dandole 1€ sarebbe finito nella slot machine. La facevamo mangiare a casa nostra e le davamo le sigarette, ma soldi in mano mai! Per noi non era piacevole questa situazione, soprattutto per me perché io ero molto legata alla mia bisnonna. Ci faceva stare in ansia per via della sua situazione di salute, non tanto per i soldi, perché quelli erano suoi ed era libera di spenderli come meglio credeva. Ma per lei è stata proprio una dipendenza, una malattia, un’assuefazione. Tanto da ammalarsi. Le venne la polmonite, perché come già detto non la fermava nulla per andare a giocare, così morì di quello. Per me è stato un brutto colpo perché le volevo molto bene ed eravamo molto attaccate. Il ricordo che ho di lei è questo: la mia bisnonna girata di spalle, seduta su uno sgabello, incollata allo slot. E così ho perso una piccola parte di me, per un vizio o una dipendenza curabile. Ma lei non ha voluto essere aiutata.
D.C.
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F.S.
Voglio soffermarmi sul significato della parola “dipendenza”. Il mio primo istinto è stato quello di cercare sul vocabolario la definizione. Leggendo le varie declinazioni, mi è subito balzato all’occhio come esso sia associata ad un fabbisogno fisico e mentale dell’uomo. Personalmente quello che inizialmente sembrava un fabbisogno mentale per evadere della realtà si è trasformato in un incubo che ha letteralmente corroso la mia esistenza, riducendolo ad un nulla tale da non riuscire più a scorgere neppure le mani tese di genitori e amici, che in tutti i modi cercano di risollevarli. Può sembrare paradossale, attualmente per me “evadere” implica rimanere nel presente, rileggere il mio percorso di vita e comprendere quali svincoli delicati mi abbiano portata alla tossicodipendenza. Ho intrapreso un percorso che mi sta aiutando ad immergermi nella mia libertà e sciogliere i nodi che la legano, per farmi capire che quest’attimo è una perla preziosa tra le mie dita. Perché vivere non è trascinare la vita, né tantomeno rosicchiarla. Vivere per me è abbandonarsi come un gabbiano all’ebbrezza del vento con le gioie e i dolori che ogni uomo porta nel suo bagaglio, impegnandosi a non riporre nella media nessun fermento del passato. Solo in questo modo posso intraprendere e abbracciare una nuova vita.
LONTANI DAL GIUDIZIO
Un po’ di tempo fa conoscevo un poliziotto che aveva problemi di gioco e alla fine, a lungo andare, si è riempito di debiti per il gioco d’azzardo, e l’unica possibilità che ha avuto è stata di andare a casa e uccidere moglie e figli. Era una brava persona, anche se avrebbe potuto rivolgersi ai suoi colleghi. Tutti possono dire “che bastardo”, ma nessuno può sapere cosa può passare nella testa di una persona integra, nel suo lavoro e nella vita quotidiana avere problemi di gioco, e inconsapevolmente accorgersene o non rendersi conto delle proprie azioni e diventare un giocatore dipendente, come con le sostanze: droghe, alcool, medicinali o altro.
P.M.
FAMIGLIE CIRCONDATE DA SOLITUDINE
Il gioco d’azzardo è un gioco che dà dipendenza, e la dipendenza dal gioco d’azzardo (più o meno come tutte le altre dipendenze) porta tanti problemi: come rovinare le famiglie e farti perdere il lavoro. Porta anche al suicidio, alla pazzia, ad essere un bugiardo e manipolatore. Ti porta alla solitudine.
R.H.
LA DIPENDENZA SUCCHIA IL SANGUE
Al giorno d’oggi molte persone cascano in questi giochi pericolosi, sprecando pure la loro stessa vita; secondo me è sbagliato e un modo per non farlo è non andarci e smettere tutto di un colpo anche se è difficile. Gente che vende case, macchine, i bambini rischiano la dipendenza con i video game sulla Playstation. Anche la dipendenza dai cellulari, che il 100% delle persone ha come vizio. Delle persone hanno perso moglie, figli e genitori per questa dipendenza. K.B.
STORIA DI UNA NUOVA
VITA
A.P.
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LA DIPENDENZA E LE RELAZIONI SOCIALI
La solitudine e la crisi economica sono precursori del gioco d’azzardo; in Italia è una dipendenza sottovalutata: la loro diffusione è pressoché come l’alcol. Per i famigliari di una persona affetta da ludopatia è difficile mantenere un rapporto. Passiamo all’esempio di una giovane coppia che ha un bambino di due anni con il genitore che è affetto da tale patologia. Il partner/genitore che non è affetto inizia inevitabilmente a preoccuparsi per sé e per il futuro del loro figlio. Nella maggior parte dei casi si arriva al divorzio, anche perché le istituzioni e gli enti coinvolti sono pressoché a dir poco più nascosti rispetto a luoghi di cura e riabilitazione per droga, disturbo alimentari o psichiatrici. I tabacchini sono ovunque così come i supermercati e certi prodotti vengono anche proposti in televisione con un’interruzione positiva. L’alcol, il fumo di tabacco e il gioco sono sottovalutati. Se in un tossicodipendente si possono percepire i danni fisici, creando così più attenzione, come con l’alcol che finalmente è riconosciuto maggiormente come una droga, colui che gioco d’azzardo non riporta malattia corporea. A mio parere esiste comunque una correlazione tra il gioco d’azzardo e l’abuso di alcol. Il tabacchino crea amicizie malsane, e tra un’estrazione e l’altra del Lotto ci sono spesso figli con birre e così la persona vive in questa realtà senza accorgersene. Se è giovane il giocatore è più probabile che i genitori cerchino centri di recupero. Se invece è adulto, se non gli scatta un pensiero da parte sua, la famiglia si è già allontanata.
Tutto ciò vale per qualsiasi dipendenza, la persona dipendente non può dare al prossimo ciò che richiede, essendo la sua mente come oscurata, diventando spesso prepotente e alla ricerca di accettazione da parte di altre persone per piccolezze. Diventano pesanti, persone da cui la maggior parte degli altri vuole distaccarsi, i familiari se clementi lo interdicono, ma i partner prendono la scelta di allontanarsi per la propria vita e tutela.
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J.S.
AZZARDA A DIRE NO
“Gioco” è proprio il nome che inganna… Provando a ragionare la parola gioco fa pensare a cose belle come all’infanzia, al divertimento, a coprire la noia e allora si gioca al Gratta e vinci o alle macchinette. Alla fine, si sprofonda e a sentire quel “din”, quel suono che ti attira, quelle monete che cadono e vengono inghiottite come te, da un vortice di bugie, scuse e solitudine e diventa una sfida tra te e quel gioco, dove sei inciampato mentre scappi da qualcosa o qualcuno… Perché quella macchinetta ti fa sentire quella rabbia, quel nervoso che ti porta a sfidarla, perché quello da cui scappi è troppo per te. Magari è un compagno con cui litighi, magari è l’eroina da cui scappi, oppure è l’alcol o la cocaina da cui evadi ed eccoti a raccontare che oggi non ho toccato niente e stai davanti a una macchinetta a buttare i soldi, che non vuoi più dare allo spacciatore. Così, ingannandoti silenziosamente ti trovi dipendente dal gioco d’azzardo, del quale non azzardi a parlane con nessuno perché è troppo... allora torni alle tue vecchie abitudini… alle tue vecchie dipendenze… Io posso essere di poco esempio, perché non sono riuscita a parlarne con nessuno, perché era troppo… L.H.
AUGURIO PER UNA MALATTIA GOVERNATA DAI SOLDI
Partiamo col dire che il gioco d’azzardo ha creato una vera e propria malattia che ai giorni nostri si è estesa a macchia d’olio: la ludopatia… io non mi ritengo un ludopatico ma da tossico posso dire che queste due dipendenze si assomigliano più di quello che si possa pensare. Tutte e due portano alla rovina e alla distruzione fisica e psicologica. Il mio pensiero è che nel 2023, secondo me, impuntandosi potrebbero entrambi debellarsi, ma a causa di introiti miliardari chi avrebbe il potere di farlo di certo non lo fa e penso che non lo farà mai… E’ uno schifo… Anzi, credo che il gioco d’azzardo (macchinette, enalotto e via dicendo) sono proprie studiate appositamente da persone intelligenti per entrare nel cervello di tante persone e renderle dipendenti da queste, e ci sono proprio riuscite con lo stesso effetto delle droghe… Mi auguro che un giorno lo stato, o chi ne ha il potere, istruisca a monte meglio di come facciano adesso i giovani d’oggi, perché andando avanti così sarà sempre peggio… auguro a noi persone dipendenti da questo schifo di non arricchire più certe persone ma di combattere e sconfiggere tutto questo, anche se sarà difficile. M.T.
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STORIE A PARAGONE
Ho letto la testimonianza di un giocatore d’azzardo, e personalmente mi ha toccato tanto. Mi sono commosso mentre leggevo, più o meno mi è successa la stessa cosa e ho capito che una dipendenza è sempre una dipendenza, che sia il gioco d’azzardo o le droghe, come nel mio caso. Sono un tossicodipendente, ho fumato eroina per quasi 10 anni e come quella ragazza avevo tutto ed ero felice, in più ho anche una figlia che adesso ha 13 anni. Come lei avrei dovuto fermarmi molto prima, smettere prima di perdere tutto, prima di trovarci senza niente, senza affetti, senza famiglia ma purtroppo quando siamo dipendenti da una cosa non sappiamo e non riusciamo a capire quando è il momento di lasciare, quando è il momento di smettere.
J.S
L’EQUILIBRIO DEL NON PASSARE I LIMITI”
Personalmente non ho alcun problema con il gioco d’azzardo poiché quello, insieme all’alcol, è uno dei pochi vizi che non ho. Quindi non ho un granché da dire in merito. Posso solo testimoniare che ho comunque da sempre frequentato bar dove si giocava a carte e biliardo, ed effettivamente ne ho visti tanti rovinarsi, per non parlare poi delle macchinette. Gente, amici con grossi debiti. La cosa che mi ha toccato più da vicino fu quando uno dei miei soci si giocò una grossa somma al casinò e ci mise a tutti nei guai, fu un fatto che oggi ricordo con un sorriso, ma all’epoca fu una tragedia. Non sto a narrare i fatti per come andarono però potevano accadere conseguenze molto gravi, quasi irreparabili. Poi per altre disgrazie più gravi misero da parte la faccenda. Però è lì che mi accorsi che questo amico aveva una vera e propria patologia che ai tempi non era neppure considerata tale. Oggi, infatti, i SerD si occupano tra l’altro anche di questo tipo di dipendenza e il numero è sempre più in crescita con un business comunque “legale” di Stato che porta nelle casse cifre da capogiro quindi la cosa a me pare del tutto incoerente. Poi a casa mia tutti giocano, però non si accaniscono a soldi. Si fanno qualche partita, ma a me non è mai sembrato un problema, nel senso che capita di rado, almeno per quanto ne sappia io. La partitella a cirulla, scopone o piuttosto una scala 40 a volte la faccio pure io e mi gioco cifre realmente simboliche, ma solo in famiglia, e pure se vinco non me la prendo quasi mai.
C.M.
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DIPENDENZA DI STATO
Sfortunatamente il gioco d’azzardo è un incasso dove lo stato più che aiutare, incita la gente nel gioco. Ma vale lo stesso per alcol e sigarette, per citarne due a caso, e non se ne parla come problema fisico o mentale, non essendoci centri di recupero. Tutto quello che lo Stato può danneggiare è legale! Comunque, stando all’argomento, che si può dire? Secondo me, finché ci metti una moneta non è dipendenza; finché non ti compri un cartoncino non è dipendenza; dipendenza è quello che ti è più importante nella quotidianità, anche perché la teledipendenza non viene citata ma anche il canone è statale! In fondo non ci aggrappiamo alla dipendenza di queste cose, ma alla dipendenza di stato, non alle spese o frequentando comunità o enti, che anche in questo caso lo stato ci va a guadagnare. Intanto che giochi o meno lo stato in braghe di tela non ci rimane!!
UN PROBLEMA SOTTOVALUTATO
Io penso che viviamo in un sistema fatto di Business. Della ludopatia se ne parla poco come “dipendenza”, perché per farlo dovremmo andare a toccare i bar che appoggiano le macchinette e le slot machine, quindi dando un taglio al fatturato dello Stato. S.S.
UNO STATO CHE DISTRUGGE
La famiglia è una delle vittime dei ludopatici, alla stessa stregua di un tossicodipendente. Cercare di combattere le “patologie”, è come combattere contro i mulini a vento. Innanzitutto, se non c’è la volontà dell’interessato, è praticamente inutile tentare qualsiasi cosa, nel qual caso invece la persona decidesse di smettere con il suo problema e farsi aiutare sarebbe necessario rivolgersi a strutture apposite, con professionisti ferrati in materia. Il fai da te in questi casi non paga. Ho sentito anche la parola “Stato”, un brivido mi ha percorso la schiena. Purtroppo, lo Stato è il primo ad indurre molte persone verso il mondo della ludopatia, permettendo di mettere tutte queste macchinette e queste lotterie OVUNQUE. Anche perché loro sono i maggiori distributori di questi giochi.
L.M.P.
IL VIZIO DEL GIOCO
Il demone dell’azzardo può possedere uomini e donne di ogni età ed estrazione sociale. Nella dipendenza di un giocatore si intersecano la passione incondizionata per il gioco d’azzardo con la sua inebriante commissione di audacia, volontà e sofferenza. Un sentimento forsennato oscillante tra il desiderio di schiavitù e la pulsione omicida. Articoli, libri e psichiatri in TV discutono sulla gente che si rovina con gratta e vinci, sulle mamme che si scordano i figli in macchina per andare a giocare alle slot machine, chi si gioca la via di casa e questa vera e propria piaga sociale ingrassa le casse dello Stato, spiegandoci che ciò che conta - nel gioco - è il gioco in sé, non se si vince o se perde. Anzi, più si perde più si gode, masochisticamente, ma si gode. Il gioco è crudele, come a volte è crudele la vita stessa. Personalmente credo che alcuni scrittori abbiano indagato l’anima degli uomini (Dostoevskij) più intensamente di quanto possano fare alcuni professionisti della psiche… Perché le pulsioni che ci animano e lo fanno da sempre. Tutte le dipendenze non ci permettono di vedere le cose con lucidità, non ci fa essere liberi di conoscere noi stessi, di vivere il rapporto con sé e gli altri ALLA PARI. Le soluzioni, come sempre, possono essere solo di tipo culturale, educativo, nella lungimiranza di una società che guarda avanti e si muove con le proprie scelte, perché ciò un giorno sia realtà.
A.M.
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E.D.I.
UN ‘GIOCO’
CHE NON PASSA MAI
Penso che chi gioca d’azzardo, come chi ha altre dipendenze, abbia un vuoto incolmabile che cerca di riempire giorno dopo giorno. È come una grande ferita che viene auto medicata, si cicatrizza male ma, ahimè, ad ogni ricaduta si riapre ed è sempre più difficile da curare. La solitudine è centrale, fondamentale. Ci si autoconvince di non essere mai soli, di non aver bisogno di nessuno perché è un momento che passa. Invece da lì, diventa un giorno, una settimana, un mese o anni. Lunghi interminabili anni di sofferenza, prima si cerca di nasconderli ma poi diventa sempre più complicata, più impegnativo, lacerante. Il giocatore, come la persona che fa uso di sostanze, non si sente giudicato nel momento in cui mette in atto il comportamento d’abuso perché entra in “gioco” un rapporto stretto a due, intimo ma senza un giudizio, un rimprovero o una delusione. Sei padrone di fare le tue scelte, giuste o sbagliate che siano.
ANCHE SEPPUR NON FACILE, MA SI PUÒ
Per quanto mi riguarda nell’ambito della mia famiglia o dei miei conoscenti non conosco nessuno che abbia dipendenza dai giochi d’azzardo, come slot machine, casinò o gratta e vinci, però ho un parente a me molto vicino che ha una forte dipendenza dai videogiochi, come le consolle, e l’ho visto che prima usciva e viveva normalmente, per poi chiudersi sempre di più in questo mondo. Sinceramente non saprei come aiutare le persone che hanno queste dipendenze, ma so che esistono gruppi come gli alcolisti anonimi per chi ha le dipendenze da gioco; come ho fatto io quando ho smesso di bere con gli alcolisti anonimi, anche per chi ha questo tipo di dipendenza il primo passo è riconoscere di avere un problema, partendo da qui si può intraprendere un cammino di cambiamento e rinnovamento, anche se pur non facile ma si può.
D.P.
9
D.G.
LA MIA ESPERIENZA
Parlo per esperienza personale: i video giochi mi hanno portato ad avere tanti problemi sociali, soprattutto dai miei familiari mi sono fatto imprestare molti soldi con la speranza che questi potessero far ritornare i soldi persi, ma avevo perso tanti di quei soldi che era impossibile. La colpa era solo mia, che non sono riuscito a smettere, almeno solo quando non ho cominciato ad abusare di alcol, trovando così un’altra sostanza. La colpa delle mie dipendenze e di non essere ancora riuscito a smettere la do a me, ma anche alle istituzioni che non fanno niente se non dei gruppi che non servono a nulla! Lo stato ci guadagna troppi soldi per mettere fine alla rovina di famiglie intere, compresa la mia che sono diventato bugiardo con tutti.
LA VITTORIA È UNA SCONFITTA
Il denaro vince sul sesso, che pure ad un istituto così primordiale accade nella mente dei giocatori patologici. È un passatempo in cui non pensi ad altro che a giocare e ti dimentichi dell’amore dei tuoi figli e di te stesso; in cui per te il piacere consiste nei tuoi vantaggi, ma soprattutto nello spettacolo delle perdite degli altri. Fra il piacere di vincere e l’estasi di perdere, sfogo d’aggressione amorosa e pulsione irrefrenabile di morte. Il gioco ha il fascino del guadagnare tutto in una volta, senza fatica, tutto in un attimo, senza capire che il banco non si fa battere dal giocatore, tuttalpiù ti concede l’opportunità di battere te stesso. Nessuna moglie può sopportare un giocatore patologico a meno che non sia uno che vinca spesso. Casinò e prostitute hanno questo in comune: entrambi cercano di fregarti i soldi. La cosa peggiore che può capitare ad un uomo che non ha mai giocato è vincere, perché da lì parte la rovina, perché bisogna amare il denaro per amare il gioco. Posso solo dire che giocando perdiamo tempo e denaro, le due cose più preziose nella vita di un uomo.
A.S.
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R.G. .
GIOCO D’AZZARDO: UN CANCRO LEGALIZZATO
Io personalmente non ho mai avuto questo tipo di problema, ma come tanti conosco un sacco di persone che giocherebbero anche la casa. Il gioco d’azzardo è a tutti gli effetti una tossicodipendenza. Conosco una donna che nei primi degli anni ’90 aveva questo problema e ora vi racconterò brevemente la sua storia. Lei si chiama G. e il marito, oramai ex, T. e hanno due figli di nome E. e M. T. lavorava in Russia e mandava a G. circa 6 milioni di lire al mese, che erano circa 1/3 del suo stipendio. T. chiedeva a G. quale fosse la loro posizione bancaria e lei dava sempre cifre a caso, ma T. dal canto suo si fidava dei resoconti. Tornato dalla Russia, trovò il conto in banca in rosso con la casa ipotecata. La famiglia si distrusse, T. adesso vive con un’altra persona, mentre G. per passare da una zona all’altra dei negozi deve fare gli slalom. In pratica G. ha distrutto la sua famiglia: ecco dove può portare il gioco d’azzardo.
SOLITUDINE E DOLORE
La ludopatia come tutte le dipendenze ti porta alla totale distruzione, a perdere tutto e tutti. Secondo il mio punto di vista va combattuta e non pubblicizzata, perché recuperare rapporti umani, lavorativi ed economici è molto difficile, doloroso e triste.
A.T.
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M.S.
LE FOGLIE DI TRASTA