FRANCO DELL’AMORE
ROMOLO ZANZI (1885-1952), UNO DEI PADRI DELLA MUSICA DA BALLO ROMAGNOLA
«Legitimatus per sanationem in radice», recita una postilla all’atto battesimale 1 di Romolo Zanzi, redatta a posteriori con mano sicura, nel registro della pieve di Campiano. Era il 28 dicembre 1885 e già dal secondo giorno di vita iniziarono per Romolo le complicazioni con la chiesa secolare. Il padre Eugenio 2 era un repubblicano, di quelli storici e anticlericali per i quali il matrimonio era da farsi in municipio e i figli potevano anche non essere battezzati. Al rifiuto delle convenzioni religiose, Eugenio Zanzi aggiunse un matrimonio con Aurelia Fusconi 3, cugina di primo grado, che divenne madre di Romolo.
1 «28 dicembre 1885. Zanzi Romolo Giovanni figlio naturale [legittimato per sanazione “in radice”] di Eugenio del vivente Angelo, e di Aurelia Fusconi nato ieri all’ora quarta pomeridiana, e oggi fu battezzato da don Serafino Arcangeli, lo ricevette dal sacro fonte Rosa Fusconi figlia di Domenico nubile di questa pieve. Giacinto arciprete», in Archivio della Parrocchia di Campiano (Ravenna), B XI-9, Battesimi, 1837-1887, Atto battesimale n. 1949. 2 Eugenio Zanzi (Campiano, Ra, batt. 14.IX.1863 - Ravenna, 19.VII.1937). All’anagrafe di Ravenna è definito calzolaio, possidente e bottegaio. Figlio di Angelo e Rosa Benazzi. Coniugato con Aurelia Fusconi (atto 218) il 27.VII.1885, cugina di primo grado. 3 Aurelia Fusconi (Campiano, Ra, batt. 16.II.1864 - Ravenna, 17.VII.1937), madre di Romolo Zanzi.
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Il nonno Angelo 4, detto Carnena, faceva il birocciaio e aveva cinquantacinque anni quando nacque Romolo. La nonna Rosa Benazzi 5 era pizzicagnola. Il padre esercitava il mestiere di calzolaio, ma l’anagrafe lo definisce anche possidente e bottegaio. Con la zia nubile Dircea Zanzi 6 e la sorella minore Teodora 7 si completa la fotografia di una famiglia tutta permeata da fede repubblicana. L’attività di Romolo Zanzi, secondo l’anagrafe di Ravenna, è stata quella di calzolaio, violinista ed esercente. Il primo è il mestiere probabilmente ereditato dal padre, il secondo quello che lo qualifica e il terzo, più verosimilmente, quello esercitato dalla moglie Edvige Montanari 8. Dal secondo dopoguerra fino al termine della vita, ha abitato a Ravenna al numero 8 di via Corti alle Mura, in una casa a due piani, in cima alla quale vi erano un terrazzo e una mansarda dove il musicista aveva ricavato il suo studio e dove componeva. In precedenza, la famiglia abitava nella casa di fronte, bombardata nel 1944. La posizione del violinista Romolo Zanzi 9 si colloca, nella storia della musica da ballo romagnola, dopo quella di Carlo Brighi 10, detto Zaclèn. La distanza temporale, tra la nascita dell’uno e quella dell’altro, è di circa un trentennio e non è irrisoria. Tra i due si collocano, anagraficamente, diversi altri capi-orchestra e compositori di balli romagnoli: il ravennate Gaspare Bondi 11, il santarcangiolese Giulio Faini 12, i fratelli Fusconi 13
04 Angelo Zanzi (S. Pietro in Campiano, Ra, 25.IV.1830 - Ravenna, 7.II.1898), birocciaio. Figlio di Giuseppe e Francesca Geminiani. 05 Rosa Benazzi (S. Stefano, Ra, batt. 7.VIII, 1832 - Campiano, Ra, 2.III.1911). Figlia di Domenico e Pellegrina Stanghellini. 06
Dircea Zanzi (Campiano, Ra, batt. 21.VIII.1865), zia di Romolo Zanzi.
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Teodora Zanzi, detta Dora (Campiano, batt. 12.IV.1891), sorella minore di Romolo
Zanzi. 08
Edvige Malvina Montanari, detta Malva, moglie di Romolo Zanzi.
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Romolo Zanzi (Campiano, Ra, batt. 27.XII.1885 - Ravenna, 4.XI.1952), compositore e violinista. 10 Carlo Brighi, detto Zaclèn (Fiumicino, Fc, 14.X.1853 - Forlì, 2.XI.1915), violinista e capo-orchestra. 11
Gaspare Bondi (Ravenna, 1853 - Mensa Matelica, 1916), violinista e compositore.
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Giulio Faini (Santarcangelo di Romagna, 1874-1935), cornista, direttore di banda, direttore d’orchestra e compositore. 13 I fratelli Urbano (Mensa Matelica, 19.V.1883 - 29.XII.1946) e Aristide Fusconi (Mensa Matelica, 26.XI.1885 - 1957), detti I Galvén, avevano una propria orchestra attiva fino al 1941.
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di Mensa Matelica, il cervese Aldo Bavolenta 14 e altri ancora. Furono compositori fecondi e parte delle loro opere, a eccezione di Bondi e dei Fusconi, è tuttora fruibile. Questi compositori, in rapporto all’opera di Zanzi (detto Romolo de Babé 15), hanno influito in modo minore sulla storia dei ballabili romagnoli. Il primo maestro di violino di Romolo Zanzi fu E’ Manzén di Carraie nel ravennate, del quale non resta che il nomignolo. Da lui non imparò tante nozioni musicali perché “il mancino” era un violinista popolare, ma apprese il senso della musica che è la cosa più importante. Romolo Zanzi frequentò poi i corsi di Giovanni Sarti 16, diplomandosi presso la scuola comunale di musica di Ravenna. Come Carlo Brighi e tanti altri violinisti romagnoli fece parte di formazioni sinfoniche. C’è chi lo fa partecipe delle orchestre dirette da Arturo Toscanini, ma per lui come per Zaclèn, di cui si son dette le stesse cose, non ci sono conferme. Per certo, invece, fece parte di gruppi orchestrali che lo portarono anche lontano dalla Romagna. I famigliari di Romolo Zanzi conservano alcune cartoline, inviate dal compositore all’amata Malva, che forniscono interessanti informazioni sul mondo musicale dell’epoca. Alla fine di maggio del 1911, inviò da Posen 17 – dove presumibilmente prestava la sua opera di musicista – una cartolina alla signorina Malva Montanari, momentaneamente a Cervia, con la quale le chiedeva di recarsi dal violinista Aldo Bavolenta e di farsi restituire alcuni spartiti che gli aveva prestato 18. Il compositore cervese
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Aldo Bavolenta (Cervia, 31.VIII.1876 - 14.IV.1942), violinista e compositore.
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Non si conoscono le origini del nomignolo che appare nelle sue prime brevi biografie.
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Giovanni Sarti, violinista ed insegnante alla scuola di musica di Ravenna nel periodo 1886-1911. 17 Posen, città dell’attuale Polonia, nel 1911 faceva parte dell’Impero Germanico. Nel grande palazzo del Generalkommando v’era un salone delle feste dove, probabilmente, suonava l’orchestra di cui Romolo Zanzi faceva parte. 18 «Carissima Malva. 29-5-911. Scusa se non ti scrivo una lunga lettera, gli è che ho pochissimo tempo. Ti prego di farti dare da Aldo Bavolenta quella musica che gli ho io data, e spediscimela immediatamente, della quale ne ho di bisogno. Cerca di sbrigarti, e di assicurarla bene perché non si perda. Ricevo in questo momento il giornale e la cartolina dell’Adalgisa ringrazia e saluta tutta la famiglia ed un bacio alla Clara. Tuo inseparabile Romolo. Il giorno 15 cambio stanza, ti manderò l’indirizzo nuovo, fra pochi giorni. Tuo Romolo», in Archivio Famiglia Zanzi.
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era stato, come Zanzi, allievo di Giovanni Sarti e dagli scritti si rileva la collaborazione tra i due musicisti. Due anni dopo, o poco più tardi, un paio di cartoline alla stessa signorina Malva ci portano a Saint Moritz (Svizzera), dove Zanzi era stato ingaggiato per suonare in un hotel di quella città turistica 19. Per l’anedottica si racconta che venne ricompensato con un servizio di posate d’argento, inciso con il nome dell’albergo, che poi la famiglia Zanzi non ha mai voluto utilizzare. Romolo Zanzi non ha sempre abitato a Ravenna. Nel 1919 risiedeva a Fermo dove concepì la sua prima figlia Luciana, poi madre del prof. Giandomenico De Tommaso, cui si devono le informazioni sulla famiglia del compositore. A Santarcangelo, il 17 luglio 1919, sposò Edvige Malvina Montanari, chiamata familiarmente Malva. Il padre della sposa era Pellegrino Montanari di Santarcangelo, socialista e proprietario di una fornace di mattoni. Per gli amanti delle auto storiche, vale ricordare che fu il possessore della prima Isotta Fraschini della Romagna. Nel 1920, Romolo Zanzi si trovava a Rimini perché impegnato nell’esecuzione dell’Aida con l’orchestra del teatro comunale di quella città. Abitava vicino al Ponte di Tiberio, sul versante del centro cittadino. Qualche anno dopo (1924), abitava vicino alla stazione ferroviaria di Santarcangelo, nell’attuale sede dei carabinieri. A Santarcangelo frequentò, probabilmente, il laboratorio del liutaio Giuseppe Lepri 20 e a San Martino in Strada quello di Armando Barbieri 21. Non sembra che
19 Cartolina postale del 20 novembre 1913 da Saint Moritz (Svizzera) alla signorina Malva Montanari residente a Santarcangelo. «Carissima. La tua lettera mi ha fatto molto piacere te ne ringrazio tanto. Mi auguro che Anberto sia in buone condizioni. Qui ce’ pure un prof. di S. Arcangelo, certo Vincenzi il quale mi è stato presentato qualche giorno fa. In questi giorni ha fatto molto freddo, ora si sta bene. Tante cose tuo Romolo», Archivio Famiglia Zanzi. Cartolina postale del 26 dicembre 1913 da Saint Moritz (Svizzera) alla signorina Malva Montanari residente a Santarcangelo: «Ancora non ho ricevuto la cosa che mi avevi promesso, quindi aspetto tutti i giorni. Anzi, siccome per posta si possono spedire sino a 5 chili, puoi aggiungere qualche cosa d’altro. Il natale l’ho passato abbastanza bene. Ricordami tanto ai signori Vitali ed alla famiglia», in Archivio Famiglia Zanzi. 20 21
Giuseppe Lepri (Santarcangelo di Romagna, 1876-1976), liutaio.
Armando Barbieri (Asti, 6.VIII.1893 - Forlì, 1963), contrabbassista e liutaio. Fece parte dell’orchestra da ballo del fratello Carlo, il popolare gruppo chiamato Carletto e i Fébar ad San Martên.
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abbia mai costruito un violino, ma fu la sua leuta mano che gli fece modellare la testa di leone che sostituisce il riccio del suo abituale violino, tuttora conservato. Tra le pochissime foto che riprendono Romolo Zanzi durante l’attività musicale, ve ne sono un paio degli anni 1923-24. La prima lo ritrae con l’orchestra American Jazz Band di Gustavo Ferroni (fig. 2), la seconda orchestra era diretta dallo stesso Ferroni, ma prese il nome di Ector Jazz Band (fig. 3). La prima fotografia mostra un organico di cinque elementi col direttore al piano, Romolo Zanzi al primo violino e tre anonimi musicisti al banjo, alla batteria e al secondo violino. Si possono notare, appoggiati a terra, un paio di violini con risuonatore. Nella Ector Jazz Band, ripresa sulla stessa pedana della stessa sala da ballo, la strumentazione è identica alla prima; il secondo violino è stato momentaneamente sostituito dal contrabbasso. Sono stati rimpiazzati il batterista ed il secondo violino. L’orchestra di Gustavo Ferroni animava le feste mondane al Kursaal di Rimini nei primi anni Venti. Quelle più sfarzose erano il Gran Ballo della Stampa e il Veglione del Tricolore 22. In quel tempio massimo dell’eleganza e del lusso suonava sicuramente anche Romolo Zanzi perché ci è pervenuta una foto (veramente rara) che lo riprende, nelle sale riservate del Kursaal di Rimini, tra i partecipanti della Festa del Ventaglio del 28 luglio 1923 (fig. 4). L’Orchestra Ferroni era ancora attiva negli anni Quaranta e Claudio Villa vi cantò al suo esordio 23. Romolo Zanzi fece parte del comitato che, il 25 aprile 1926 a Pievequinta, organizzò i festeggiamenti dedicati a Carlo Brighi. Il suo nome compare infatti nel manifesto promozionale della manifestazione assieme a circa 70 capi-orchestra, il gotha della musica da ballo romagnola 24. Nel saggio di Giuseppe Strocchi, dedicato alla liuteria, Romolo Zanzi è men-
22 Per una dettagliata descrizione delle feste nelle estati riminesi durante il ventennio fascista si legga: M. MASINI, Credere, obbedire, ballare! La notte a Rimini nell’estate fascista, Rimini, Guaraldi, 1994. 23 Tra le registrazioni di Claudio Villa con “il tipico complesso di Gustavo Ferroni” vi è la canzone Serenata a Mezzanotte, musica di Gigino Conti e parole del romagnolo Stecchetti. 24 Il manifesto è riprodotto in F. DELL’AMORE, Storia della musica da ballo romagnola 1870-1980, Verucchio, Pazzini Editore, 2010, p. 110.
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zionato quale professore di violino ravennate 25. Attorno al 1930, infatti, si era trasferito a Ravenna, dove rimase fino al 1952, anno della sua scomparsa. Nel pieno della maturità musicale Romolo Zanzi si trovò a fare i conti con il regime. Così come non frequentò la chiesa, allo stesso modo non si iscrisse mai al partito fascista. Una coerenza che lo allontanò dalle orchestre ufficiali e non gli permise di lavorare regolarmente con una propria formazione. Durante il ventennio non rimase certo inattivo, ma la sua condizione lo portò a comporre piuttosto che ad esibirsi. Frugando ancora nella sua corrispondenza, si incontra una lettera di Angelo Ragazzini 26 zeppa di informazioni sulla musica da ballo alla fine degli anni Trenta 27. Occorre dire che il violinista Ragazzini era stato scritturato per alcuni mesi come orchestrale al Dancing Ezeta di Via Boscovich, 59 a Milano, da dove scriveva. Oltre ai ringraziamenti, per
25 Romolo Zanzi venne ricordato quale partecipante al Primo Congresso dei liutai romagnoli tenutosi in Lugo il 4 ottobre 1914. G. STROCCHI, Liuteria: storia ed arte, Lugo, Tip. Cortesi, 1937, p. 490. 26
Angelo Ragazzini (Russi, 1904 - Forlì, 1956), violinista, compositore ed editore musi-
cale. 27 Lettera di Angelo Ragazzini del 22 aprile 1938 da Milano: «Carissimo Zanzi, molto in ritardo le do mie notizie, ma non ho creduto opportuno scriverle prima inquantoché non potevo dirle nulla di decisivo riguardo alla mia permanenza a Milano. Ho scritto qualche vaga notizia a qualche collega, ma soltanto ora posso accertare qualche cosa e cioè che fino alla fine di agosto resto qui. Naturalmente se nulla di imprevisto accadrà. Lei può ben comprendere, meglio di qualunque altro, come io non abbia parole per ringraziarla di quanto ha fatto e fa attualmente per le nostre orchestre. / Oggi, io e Leo, abbiamo ricevuto una lettera di Fenati il quale descrive il buon successo della festa di Forlimpopoli e, in ispecial modo, elogia molto lei a cui spetta tutto il merito. Lei può immaginare quanto mi faccia piacere. Resto quindi tranquillo in questo tempo della mia assenza e al mio ritorno continueremo il cammino. / Di me e del mio ambiente potrei dirle tante cose che più ampiamente dirò a voce. Mi limito a dirle che mi trovo bene in tutto. L’orchestrina nella quale suono è di genere Ritmo. Sono così chiamate qui le orchestrine di 4 o 5 elementi dei quali la minor parte canta (Violino o chitarra, sasc o armonica; quasi sempre uno solo) ed il resto accompagna, dimodoché la parte che predomina è il ritmo. Su 100 orchestre, qui a Milano, 80 sono di questo genere. È superfluo dire che, con questa formazione, è necessario un certo senso musicale e un certo gusto nella immaginazione per lo svisamento. Sentire un’orchestra così, c’è da sbalordire (come successe a me un giorno prima che iniziassi) ma una volta dentro diventa una cosa semplice, in relazione, come dicevo prima, alle qualità che è necessario possedere. Il mio lavoro si svolge dalle 15 all 18 e dalle 21 alle 24, tutti i giorni; la fatica materiale è poca, ma ci si stanca dell’ambiente e della musica. Le rinnovo il mio grazie di cuore e le faccio tanti auguri. Saluti tanto la sua famiglia e mi ricordi alla sua signora ringraziandola tanto per la gentilezza che ebbe per me. Salutandola cordialmente, mi creda suo Angelo Ragazzini», in Archivio Famiglia Zanzi.
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quanto lo Zanzi aveva fatto in favore delle orchestre romagnole e agli elogi per il buon successo di una festa a Forlimpopoli di cui era meritorio, Angelo Ragazzini parla dell’orchestra nella quale suona e di tante altre a Milano dedite al genere ritmo. Erano orchestrine di 4-5 elementi con un solista (chitarra o violino o sax) e accompagnamento ritmico affidato agli altri musicisti del gruppo. Secondo le sue parole, l’80% delle orchestre da ballo aveva quelle caratteristiche. Si improvvisava molto – scriveva – si «svisava» e si suonava tutti i giorni, al pomeriggio dalle 15 alle 18 e poi alla sera dalle 21 alle 24. Nella lettera sono citati due nomi, Leo e Fenati, che possono facilmente essere associati al violinista Leo Pasini 28 e al pianista Anselmo Fenati 29. La testimonianza è una conferma di come la musica da ballo in tutto il Nord Italia volgesse i propri sguardi verso i ritmi sincopati americani. Già sul finire degli anni Venti, le orchestre romagnole avevano introdotto alcuni strumenti provenienti dal jazz, come la batteria, il sassofono e il banjo, proprio per poter rispondere alle nuove mode musicali che richiedevano balli come il fox-trot, il one-step, il tango ecc. Sopravviveva il valzer, ma le polche e le mazurche erano tenute ai margini del repertorio. Una raccolta di musiche manoscritte della fine degli anni Venti, appartenute a Giuseppe Nanni e poi utilizzate anche da varie altre orchestre cesenaticensi, può essere presa ad esempio per conoscere l’abituale repertorio di quel periodo 30. La raccolta, nella sua totalità, contiene circa 650 parti e la suddivisione numerica per genere musicale è rappresentativa del grado di apprezzamento ed esecuzione 31. Si può notare che al primato del valzer segue il one-step e quindi il fox-trot; ritmi che numericamente precedono, anche in Romagna, la polca e la mazurca. Dopo il secondo conflitto mondiale, continua la stima del mondo della musica da ballo romagnola verso Romolo Zanzi. Ne sono testimonianza le numerose richieste di composizioni che riceveva dalle orche-
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Leo Pasini, violinista e capo-orchestra cesenate.
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Il pianista Anselmo Fenati, nativo di Fusignano, Ra, è stato membro dell’orchestra di Secondo Casadei nel 1940. Padre di Giovanni Fenati (1925-1981), anch’egli pianista. 30 Manoscritti di musica da ballo romagnola raccolti in cinque quaderni e altri fogli, mss. [1928], in Archivio Franco Dell’Amore. 31 Le parti sono così suddivise: valzer (237), one-step (130), fox-trot (64), polca (61), tango (44), mazurca (29), marce e inni politici (23), charleston (2), rumba (2), galop (2), blues (2), shimmy (1) e altre.
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stre. Eccone una come esempio. È il 9 ottobre 1949 e da Faenza il violinista Francesco Liverani gli scrive: «Egregio Maestro, desidererei avere le sue più celebri composizioni, per eseguirle continuatamente con la mia orchestra. Le assicuro continua e scrupolosa programmazione. Ossequi. Francesco Liverani» 32. Gli organizzatori della VIII Settimana Cesenate, il 17 agosto 1949 si rivolsero al compositore Romolo Zanzi perché fornisse loro dei brani di sua composizione da presentare in occasione di una serata dedicata al «ballabile romagnolo» 33. Nella intenzione degli organizzatori, fra cui Cino Pedrelli, vi era quella di creare la prima edizione di una sorta di «Piedigrotta romagnolo», nella quale presentare i compositori di ballabili strumentali o canzoni ballabili, che avevano riscosso maggior successo in passato. La lista dei compositori invitati può essere considerata la summa degli autori più apprezzati in quel momento. L’elenco indica nell’ordine: Carlo Brighi, Aldo Rocchi, Secondo Casadei, Ruggero Gris o 34, Romolo Zanzi, Ferrer Rossi, Antonio Dolcini, Araldi, Maurizio Paoli lini, Dante Imolesi, Pietro Battelli, Nino Pistocchi e Lamberto Corbara 35. Vennero eseguiti in quell’occasione tre brani di Romolo Zanzi: il valzer Amore, una polca e un altro valzer. La stima di cui godeva è, altresì, rilevabile da una corrispondenza di Walter Faini 36 diretta al liutaio Arturo Fracassi 37, nella quale esprime parole di ammirazione per Romolo Zanzi, definendolo «gentiluomo nato» 38. Gli ultimi anni della vita li trascorse a letto per una malattia che poi lo riportò nella natìa Campiano, il 4 novembre 1952, in quel cimitero di 32 Cartolina postale del 9 ottobre 1949, inviata a Romolo Zanzi da parte di Francesco Liverani, abitante in Via Batticuccolo, 4, Faenza, in Archivio Famiglia Zanzi. 33
Lettera dattiloscritta del 17 agosto 1949, in Archivio Famiglia Zanzi.
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Ruggero Grisoli (Santarcangelo di Romagna, 1889-1947), clarinettista e compositore di ballabili. 35 Una minuta della stessa lettera compare tra i fogli manoscritti (agosto 1949) della Settimana Cesenate, in Archivio di Stato, Archivio Storico Comunale di Cesena, Settimana Cesenate, b. 456. 36
Walter Faini, musicista e compositore di Santarcangelo di Romagna. Figlio di Giulio.
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Arturo Domenico Fracassi (Sant’Angelo di Gatteo, 21.V.1899 - Rimini, 24.VI.1973), liutaio e violinista. 38 Lettera di Walter Faini ad Arturo Fracassi inviata da Milano il 26 settembre 1969. Cfr. E. TURCI, Arturo Fracassi liutaio, Cesena, Società Editrice «Il Ponte Vecchio», 1999, p. 114.
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campagna assieme ai suoi cari. Lo scrittore Walter Della Monica, nel 1951, intervistò Romolo Zanzi. Dal testo, pubblicato sul «Giornale dell’Emilia - Resto del Carlino» e gentilmente messo a disposizione dall’autore, si possono cogliere ulteriori informazioni sulla vita del musicista ravennate. In particolare, emergono i primi rapporti col violinista popolare E Manzén, così come la collaborazione con il clarinettista meldolese Domenico Zangheri 39. Oggi si balla e si suona peggio di mezzo secolo fa. Le memorie di Romolo Zanzi, ultimo della vecchia scuola, allievo del “violinista di Dio”. «Oggi si balla e si suona molto, ma si balla e si suona male». Ecco ciò che mi dice fra l’altro, Romolo Zanzi, l’allievo de e ‘Zaclen, di Zangari, d’e’ Manzen e di altri suonatori... tzigani della Romagna di mezzo secolo fa. Mi sono recato da lui, pur sapendolo malato da diverso tempo, per chiedergli di parlarmi di sé. E al vecchio violinista il ricordo dei suoi successi, dei suoi maestri, della sua Romagna suscita una certa vivacità che, davvero, mi sorprende. «Il poveretto del mio babbo – confessa quasi provocasse per il ricordo uno strano piacere – andava addirittura pazzo per “e’ Manzen”. Spesso mi diceva che solo gli angeli di Dio potevano suonare in quel modo». Mi guarda e poi scuotendo la testa: «Ma vo’ an putì savé, siete troppo giovane. Pensate che senza conoscere affatto la musica e senza essersi perfezionato almeno con un metodo pratico, traeva dal violino suoni così inimitabili da far delirare la gente. Era davvero un fenomeno». A questo punto la figlia lo rimprovera dolcemente dicendogli che non è proprio il caso di fare tutta quella tiritera, che il signore è venuto per sapere qualcosa anche di lui e che, insomma, sia un po’ più preciso. «Mo e’ mi zovan cs’avliv c’av dega ad me?» mi dice il maestro ridendo. «Io non ne ho colpa se mi son messo a strimpellare il violino. Fu mio babbo che lo volle. Si era fissato in testa di farmi diventare famoso come il Mancino. Zà, a’ Manzèn... il mio primo maestro». Sento che quel mio è stato calcato. Certo che non tutti posson vantarsi di essere stati allievi d’e’ Manzèn e questo per i violinisti dello stampo di Zanzi, è ancora motivo di grande vanto. «Ero ancora bambino – riprende – che già cominciai a tenere in mano il violino. Mio babbo ne moriva di consolazione. A chi chiedeva di me, rispondeva che presto avrei preso il volo, che avrei fatto molta strada e giù di lì. Difatti per andare ad imparare da e’ Manzèin i primi elementi dovevo fare tutti i giorni la strada che da Campiano porta a Carraie. Pinsì un pò vo eè mi zòvan – soggiunse sorridendo – quanta strada ho dovuto fare». «Scusi maestro – azzardo chiedergli – ma che elementi le poteva insegnare e’ 39 Domenico Zangheri (Meldola, 1871 - dopo il 1940). Nel testo dell’intervista è chiamato Zangari.
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Manzèn se non sapeva leggere neppure una nota musicale?». «Giusto. Me lo diceva sempre anche lui. Infatti egli non poteva che tenere tutto per sé e dare pochissimo agli altri. E in verità di suo non mi rimane che quel pochino rubatogli di nascosto quando diceva di studiare». Nel sentir dire studiare gli chiedo se il Mancino usava farsi trascrivere la musica che creava, ma sembra quasi che non abbia udito, perché ora parla calorosamente di una certa Quacia d’Michilòn, di un postino che per suonare di notte il pianoforte aveva attutito tutti i tasti, del sindaco Burnazzi, dell’Accademia, di un ottimo insegnante di musica, Fusconi, e di tante altre cose ancora. Io, che vorrei annotare tutto questo, riesco appena a scrivere le parole istinto e ballabili. Capisco che certi particolari, come quello di parlare dello studio della musica, hanno scarsa importanza per lui. Gli piace sorvolare. Egli vorrebbe farmi comprendere che solo l’istinto è il metodo e l’insegnante migliore per studiare o creare certa musica; la musica da ballo popolare, quella di casa nostra per precisare. Mi parla infatti di diversi creatori di questa musica e in particolare del violinista cesenate Zaclèn, di Casadei e di altri di cui ora non ricordo il nome. «Anche noi avevamo gli ammiratori fanatici che ci seguivano un po’ dappertutto. A volte, quando si andava in qualche paese importante, ci accorgevamo di avere il codazzo didietro. A Zangari dava fastidio tutta questa gente». A proposito del famosissimo clarinettista Zangari il maestro mi racconta pure un aneddoto che vale proprio la pena di riportare: «Una sera, in un paesino della bassa Romagna, in cui si stava svolgendo una di quelle feste tipiche popolari, come al solito Zangari, elemento principale del gruppo dei suonatori, aveva tanto bevuto, durante un intervallo, da prendersi una mezza sbornia. Finito il riposo, Zangari non sapendo dove aveva messo precedentemente il suo clarino si diede a cercarlo dappertutto. Ma nonostante accompagnasse le ricerche con moccoli da spaccare le lanterne, del clarino non saltò fuori neppure l’ombra. L’avevano rubato. La gente intanto, stanca di aspettare, reclamava a gran voce Zangari. Non c’era furto che tenesse; il nome di Zangari era urlato da centinaia di voci. Come si poteva fare? Ad un dato momento un tizio si presenta al derubato e gli dice che un clarino glielo può imprestare lui purché sappia accontentarsi in quanto si tratta di uno strumento non troppo buono, che suona male e di grazia se riesce a far le note non stonate. La gente che urlava, i fumi del vino, il caldo e tutto il resto contribuirono a far accettare a Zangari l’offerta. Il tizio tornò col clarino e, mentre stava per consegnarlo a Zangari, ripeté di nuovo che gli sarebbe stato impossibile suonare bene, che gli dispiaceva molto, ma che il suo clarino, così vecchio com’era, non poteva fare certamente i miracoli. Zangari non ascoltò neppure una parola del suo ammiratore, chè incominciò a suonare ed (e questo fu lo strano) alla sua maniera. Da quel vecchio strumento uscirono certe note che la gente si domandava come avesse fatto Zangari a ritrovare il suo clarino. Il miracolo si era compiuto. Verso l’alba, al termine della festa, l’ammiratore, padrone del vecchio clarino si presentò a Zangari e mortificato gli disse: “e pinsè che me a daseva la colpa a e’ cla-
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ren”. Voi mi avete rovinata la carriera». Messe a fuoco così bene le virtù di Zangari, il maestro Zanzi risponde all’ultima domanda che gli faccio e cioè se egli, durante la sua carriera di musicista, abbia cercato di continuare la tradizione musicale della nostra Romagna. «Ho cercato» mi dice «di comporre la parte più classica – se così si può dire – della nostra musica. Del resto le mie composizioni, fra le quali la “Barcarola”, “Duello”, “Fascino” e “Cinella” dovrebbero esserne una dimostrazione. Sapete che “Cinella” era il cavallo di battaglia di Zangari? Provate, provate ad andare qui, nei dintorni, a chiedere qualcosa. Vi diranno che quando Zangari suonava “Cinella” – ui iera da fès avnì la pell d’oca –. Altri, altri tempi e’ mi zòvan... credetelo». Ora tutto quel parlare, quel rievocare i tempi in cui andando di boaria in boaria, di aia in aia, di sala in sala suonando a fianco d’e’ Manzen, di Zangari, d’e’ Zaclèn ha reso indubbiamente molto malinconico il maestro, anzi mi pare anche di vedere nei suoi occhi esitare una lacrima. «Non ci badi. Succede così a tutti i vecchi. La sua visita, ne sono sicura, gli ha tolto almeno dieci anni d’addosso», mi dice la figlia porgendomi la mano in segno di saluto 40.
Il numero delle composizioni di Romolo Zanzi non è facilmente determinabile. Chi ha scritto che compose 82 ballabili definisce un numero assai preciso, ma non ne documenta le fonti. La posizione particolare di Romolo Zanzi nella storia musicale della Romagna – piuttosto un compositore che un capo-orchestra – fa pensare che molte sue composizioni siano state cedute e quindi abbiano perso, nel tempo, l’identità dell’autore. Era prassi comune quella di alienare propri ballabili in cambio di un compenso. Anche l’elenco dei componenti di una sua probabile formazione è forzatamente parziale e molto circoscritta nel tempo. Si dice che facevano parte della sua orchestra: il sassofonista e clarinettista Giuseppe Tesei, poi rimpiazzato da Mario Bezzi di Ravenna, il chitarrista Collini di Meldola, Berto Poni di Santa Maria Nuova ed un anonimo contrabbassista di Fiumana. L’elenco delle composizioni, che si fornisce al termine del presente contributo, non può che essere considerato parziale. Un compositore non diviene così amato e rinomato per aver composto, nella sua vita,
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«Giornale dell’Emilia - Resto del Carlino», Ravenna, 28 dicembre 1951.
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poco più di trenta brani. La diffusione delle sue musiche avvenne dapprima tramite la cessione di spartiti manoscritti e poi con le edizioni musicali, ad iniziare dalla stampa delle proprie 41. Di certo, le parti musicali pervenute sino ad oggi sono quelle più conosciute e più eseguite. Merito soprattutto delle Edizioni Savio – del cesenate Aldo Rocchi – che diedero alle stampe un paio di antologie di brani composti da Romolo Zanzi. Tale iniziativa ha consentito il permanere di alcuni suoi titoli nel repertorio di varie orchestre, dagli anni Settanta ad oggi. Nel 1975, le edizioni cesenati diedero alle stampe una raccolta contenente «tre pezzi speciali per saxofonisti» ovvero Barcarola, Briosa, Vecchia conoscenza. Nello stesso anno un’altra «raccolta di successi del M° Romolo Zanzi» vide la stampa tramite le stesse Edizioni Savio. In questo caso i brani pubblicati furono numerosi: i valzer Duello, Serenata, Romagna solatìa, Mattino, Alba, Amplesso, Ritorno, Risveglio, Fascino, Ultimo valzer e le polche Cinella e Foscarina. Le edizioni Savio accompagnarono le composizioni di Romolo Zanzi con una breve biografia dell’autore 42. Aldo Rocchi, in una lettera a Zanzi dell’11 marzo 1950, chiese l’esattezza dei titoli di alcuni brani che aveva inserito nel repertorio della propria orchestra. Chiese, inoltre, che gli venissero inviati i “vecchi pezzi”, a dimostrazione di quanto fossero divenuti già apprezzati e “tipici” 43. Nel 1978 le edizioni musicali Mari pubblicarono quattro successi dell’orchestra di A. P. Novelli. Tra questi un valzer del clarinettista e compositore Ermanno Celotti intitolato Ricordando Zanzi. Sembra che la più famosa composizione di Romolo Zanzi sia stata il
41 Le Edizioni Musicali R. Zanzi avevano come recapito Via Corti alle Mura 8, Ravenna e venivano stampate presso la Stamperia Musicale IT. GRAF di Bologna. L’edizione consultata contiene il valzer Vecchia conoscenza e la polca Briosa (fig. 5). 42 «ROMOLO ZANZI. Nato a Campiano di Ravenna nel 1885, studiò musica e composizione dapprima con “e Manzén” caratteristica figura di violinista della Romagna di fine secolo. Contemporaneamente si dedicava anche a studi più seri, diplomandosi presso l’Istituto musicale di Ravenna. / Per molti anni divise la sua attività fra le orchestrine caratteristiche romagnole e il teatro d’opera, che amò e coltivò con passione, con frequenti tournées anche all’estero. / Ma le sue migliori energie furono dedicate alla composizione di musiche tipiche Romagnole a cui lo legava un caldo amore, espressione di un carattere estroverso e di un animo sempre ricco di umanità. / La sua vastissima produzione fu vivamente apprezzata e molte delle sue musiche trovano ancora oggi simpatie e consensi», Cesena, Edizioni Musicale Savio-Rocchi-Mari, [1975]. 43
Lettera di Aldo Rocchi a Romolo Zanzi dell’11 marzo 1950, in Archivio Famiglia Zanzi.
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gran valzer Barcarola. Venne incisa negli anni Trenta dall’Orchestra Romagnola “Leo Pasini” per l’etichetta Excelsior 44. Nel 78 giri, il brano è chiamato Sul greto, probabile titolo originario. Appartiene al genere “barcarola” che ha un ritmo di 6/8, una tonalità minore ed un andamento cantabile, come fosse una romanza. Il gran valzer di Zanzi, nella sua versione più moderna e più conosciuta, ha un esordio solistico affidato al sax con un’esplicita indicazione: Cadenza. Le varie accezioni musicali di Cadenza fanno riferimento a una formula finale; qui invece la si trova all’inizio del pezzo. Nell’intenzione dell’autore vi era la volontà di indicare un’improvvisazione solistica, affidata al sassofono, all’inizio del brano. L’insieme strumentale inizia poi un Andantino in 6/8 che presenta il tema melodico, accompagnato da bassi uniformi e ostinati, dove l’espressione agogica del Rallentando intende creare un ambiente sospeso. L’Andantino termina con una ripresa dell’assolo del sax. A questo punto la composizione cambia completamente carattere. Il ritmo si trasforma in un 3/4. La struttura è molto vicina a quella del valzer romagnolo con il “valzer vero e proprio” di 32 batture e quindi un cambiamento di tonalità, con altre 16 battute, alla maniera di un “trio”. Quindi la ripresa. La velocità dell’esecuzione è ballabile, la tonalità maggiore è rispondente al temperamento desiderato. La parte in 3/4 è quella che viene abitualmente eseguita trascurando le due precedenti. Si ripropone così l’occasione per affermare che le composizioni di musica romagnola, inizialmente concepite anche per l’ascolto, hanno finito con l’essere asservite al ballo, semplificandone l’esecuzione e impoverendone il contenuto. Protagonista del brano è il saxofono che, in qualche modo, ha usurpato il posto in origine destinato al primo violino. Tale prassi sostitutiva ha finito col riguardare gran parte del repertorio. Il primo violino è stato lo strumento del capo-orchestra da Carlo Brighi a Secondo Casadei, ma sin dagli anni Trenta ha, involontariamente, ceduto sempre più il proprio ruolo allo strumento ad ancia, più sfrontato e impudente. In termini di popolarità, tra le composizioni di Romolo Zanzi, alla Barcarola può seguire il valzer Romagna solatìa. Venne inciso anch’esso dall’Orchestra Pasini per l’etichetta Excelsior 45. Ha la struttura del valzer 44
Numero di catalogo S 6898.
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Numero di catalogo S 6902.
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romagnolo che conosciamo oggi, con una breve Introduzione di otto battute, a cui segue il “valzer vero e proprio” di 32 battute (ripetute due volte) e quindi il “trio” anch’esso di 32 battute, ripetute due volte. Tra il “valzer vero e proprio” e il “trio” vi sono 16 battute che svolgono una modulazione al fine di consentire il passaggio dalla tonalità di Sol a quella di Do. La tonalità è sempre maggiore e rispondente alle necessità solari del brano. La modulazione non è molto sviluppata, diversamente da come avveniva nel secolo di Carlo Brighi. Anche per la modulazione nei passaggi di tonalità, si può affermare che, nella storia della musica da ballo romagnola, si è andati sempre più verso la semplificazione e l’impoverimento armonico, al fine di rendere più “regolari” i passi dei ballerini. Nell’esecuzione di Romagna solatìa, ascoltabile nel disco a 78 giri, è già all’epoca prevalente la parte ritmica del banjo che tende a sovrastare e a “battere” (per tutti) il tempo. Il banjo sarà poi sostituito dalla chitarra, ma lo zum-pa-pà non cambierà. Il banjo aveva lo scopo di esibire la “modernità” dell’orchestra ed aveva sei corde, non quattro come lo strumento originale americano. In Romolo Zanzi è andata definendosi una struttura del valzer che verrà ampiamente seguita da altri compositori di ballabili romagnoli. Ad una Introduzione breve, che – come si è già visto – non supera quasi mai le otto battute, segue una prima parte chiamata “valzer vero e proprio”. Questa, a sua volta, è composta di due parti: la prima ha un carattere melodico e andante, seguita specularmente da una seconda più vivace e ritmica. La prima parte viene reiterata, proseguendo poi con il “trio”, ripetuto due volte, che conclude il brano. Nei ballabili di Romolo Zanzi, a differenza di Carlo Brighi, la Coda è sempre assente. È ovvio che il compositore metta, in ogni nuovo lavoro, la propria creatività, per cui la struttura che si tenta qui di descrivere può avere – come è bene che sia – tutte le variabili che scaturiscono da una mente artistica. Purtroppo, quello di cui ha sofferto la musica da ballo romagnola è proprio una certa mancanza di varianti. Con Romolo Zanzi e altri compositori romagnoli a lui contemporanei, sul finire degli anni Trenta, si definisce un modo di comporre valzer, polche e mazurche che viene riconosciuto e definito “romagnolo”, la cui peculiarità verrà mantenuta fino al boom commerciale avvenuto negli anni Settanta del secolo scorso e tuttora perseguita, almeno per quel che rimane di tal genere. Le poche registrazioni degli anni Trenta di musiche di Romolo Zanzi
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offrono l’opportunità di confrontare la prassi esecutiva di oggi con quella di quando l’autore era nel fiore della sua attività musicale. Se si considera, ad esempio, il valzer Duello, non vi sono strutturali differenze fra la versione registrata dall’Orchestra Pasini e quelle che sono state registrate in questi ultimi anni. Grande invece la differenza nella espressività del brano, che nel tempo ha perduto la soave sonorità dei violini a favore delle ance ed è stato ricoperto sgarbatamente dalla ritmica della batteria. Fino ad ora sono stati citati i soli valzer di Romolo Zanzi. Occorre ricordare almeno un paio di polche, come la Cinella dedicata alla prima figlia Luciana e Foscarina dedicata alla seconda figlia Fosca. La struttura della polca rispecchia quella del valzer di cui si è detto, il tempo è ovviamente in 2/4. Nel catalogo delle composizioni di Romolo Zanzi non compaiono mazurche, ma ciò non significa che non ne abbia composte. Tra le orchestre che nel proprio repertorio maggiormente utilizzarono i brani di Romolo Zanzi, vi è stata quella di Ivano Nicolucci, che nel 1980 gli dedicò un brano dal titolo: Zanzi R. Altre importanti orchestre romagnole, da Carlo Baiardi (Risveglio) a Giancarlo Casadei (Romagna Solatìa) hanno eseguito e inciso suoi brani 46. Sempre più di frequente vengono dedicate serate alla musica di Romolo Zanzi. Sono ricordate un paio di serate celebrative in suo onore: il 27 maggio 1983 nella Sala Italia di Sant’Alberto (RA) con l’orchestra “La Vera Romagna” di Ivano Nicolucci e nel 1990 presso la Rocca Malatestiana di Cesena, ripresa dalla emittente Erre TV. A Romolo Zanzi è stata anche intitolata una strada a San Pietro in Vincoli 47, il paese dove, il 28 settembre 2008, si tenne una serata nella quale vennero eseguiti brani di Zanzi, da parte di un’orchestra guidata da Leonardo Vallicelli. Qualcosa si sta muovendo, qualcuno ha ripreso in mano il violino per far risentire qualcosa di antico, che appare come più autentico. Così si spera di preservare la memoria musicale della Romagna, fatta anche di
46 Presso la SIAE è stata depositata una decina di composizioni intitolate “Zanzi”. Non è affatto certo che il titolo si riferisca a Romolo Zanzi. Gli autori sono i seguenti: Michele De Blasi, Benedetto Bertolini, Francesco Enrico Santulli, Domenico De Simone, Tom Dissevet, Gianfranco La Giorgia, Dario Finotti, Massimo Longhi, Giorgio Vanni, Nora Orlandi, Mario Pagano. 47
Ufficio toponomastica del Comune di Ravenna. Delibera n. 10759 del 1987.
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CATALOGO DELLE COMPOSIZIONI DI ROMOLO ZANZI
Il catalogo delle composizioni, in ordine alfabetico, è composto di brani tratti da manoscritti musicali utilizzati da varie orchestre, incisioni discografiche, archivio SIAE e testimonianze orali. Titolo
Genere
Alba Amore Amplesso Anno nuovo vita nuova Autunno Barcarola / Sul greto Bella fiola Briosa Cinella Canti popolari Così così Delusione Duello Fascino Felicità Foscarina Giocondità Graziosa In villeggiatura Loris Mattino Meriggio Pensiero [Polca] Primavera Risveglio Ritorno Romagna solatìa Sera d’ottobre Serenata Tramonto Ultimo valzer [Valzer] Vecchia conoscenza
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Fig. 1 – Il compositore ravennate Romolo Zanzi.
Fig. 2 – American Jazz Band di Gustavo Ferroni con Romolo Zanzi (in piedi) al violino.
Fig. 3 – Ector Jazz Band di Gustavo Ferroni con Romolo Zanzi al violino.
Fig. 4 – Festa del Ventaglio al Kursaal di Rimini del 28 luglio 1923. Romolo Zanzi è il secondo uomo da sinistra.
Fig. 5 – Due brani ballabili pubblicati dalle Edizioni Musicali R. Zanzi.