Giulio Faini, un corno wagneriano per il ballo romagnolo tra otto e novecento.

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Franco Dell’Amore

Giulio Faini

Un corno wagneriano per il ballo romagnolo tra Otto e Novecento

CASA DELL’AMORE EDIZIONI Cesena


Casa Dell’Amore Edizioni Contrada Chiaramonti, 74 - 47521 Cesena (FC) - Italia info@dellamore.it www.dellamore.it Maggio 2018 L’editore ha rinunciato, sull’esempio di Lev Tolstoj, ad ogni diritto sul testo pubblicato in osservanza al principio che la cultura è un dominio pubblico. Tuttavia, la correttezza di chi farà uso del testo impone di citare gli autori e le fonti. I diritti sulle immagini qui riprodotte appartengono agli originari proprietari.

Fig. 01 (pagina precedente) Ritratto di Giulio Faini eseguito da Walter Giorgetti nel 1931 (Società Operaia di Mutuo Soccorso di Santarcangelo di Romagna, Inv. F 723)


Giulio Faini Un corno wagneriano per il ballo romagnolo tra Otto e Novecento

La tradizione del ballo nell’intera Romagna si è sempre affidata a formazioni musicali dove protagonisti erano gli strumenti ad arco. La formazione tipica dell’orchestrina di Carlo Brighi (Zaclèn), per fare un esempio, era formata da tre violini, un clarinetto in Do e un contrabbasso. Santarcangelo ha fatto eccezione perché furono gli strumenti a fiato e, segnatamente, gli ottoni a dominare la scena. Le più importanti figure di conduttori e compositori santarcangiolesi sono stati maestri di banda e la loro formazione musicale traeva fondamento da quell’esperienza. Non è però da considerare stramba tale caratteristica, anzi la formazione orchestrale basata sui fiati può essere considerata ancor più antica di quella fondata sugli archi. La banda musicale, in Romagna come nel resto dell’Italia settentrionale, è stata la matrice musicale da cui hanno preso origine tantissime esperienze legate alla danza. Lo stesso clarinetto in Do, presente anche oggi nelle orchestre da ballo romagnole, ha una provenienza bandistica.

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La banda musicale a Santarcangelo e la tradizione del ballo Giulio Faini1, oggetto del presente saggio, è stato professore di corno ed ebbe nella sua stessa città diversi precursori, maestri dello stesso strumento. L’attività musicale a Santarcangelo, a cavaliere tra Otto e Novecento, è stata strettamente, se non esclusivamente, legata a quella della banda municipale. Tra i precursori di Faini, è da ricordare Giacomo Casacci2, direttore della «ripristinata» banda municipale santarcangiolese sin dal suo sorgere nel 1841. Anch’egli era suonatore di corno e insegnante di musica stipendiato dalla municipalità.3 Poco dopo, nel 1848, 1 Giulio Faini (Santarcangelo di Romagna, 4.I.1874 - Santarcangelo di Romagna, 25.V.1935), professore di corno e maestro di banda. Dal ruolo generale della popolazione del Comune di Santarcangelo di Romagna è possibile apprendere che il nucleo familiare era costituito dalle seguenti 12 persone: Amalia Zanni (moglie, n. 5.X.1874) sposata in seconde nozze il 3 luglio 1899, Arrigo Faini (figlio, n. 21.IV.1897), Riccardo Faini (figlio, n. 18.III.1899), Mario Faini (figlio, n. 8.IX.1901), Valter (Walter) Faini (figlio, n. 15.IV.1904) anch’egli musicista, Edoardo Faini (figlio, n. 7.VI.1907), Vally Faini (figlia, n. 7.IX.1910), Vanda (Wanda) Faini (figlia, n. 20.VII.1914), Luigi Faini (padre, n. 7.IV.1847) calzolaio, Veronica Amati (madre, n. 9.VII.1849) fruttivendola, Giuseppe Faini (fratello, n. 12.XI.1889) calzolaio. I figli sono il frutto della relazione di Giulio Faini con Amalia Zanni. Il censimento della popolazione del 1936 constatò che la famiglia sopravvissuta era composta della figlia Vally (capofamiglia, che si trasferirà a Genova il 4 aprile 1937) e da sua sorella Wanda che convolerà a nozze con Serino Giorgetti il 31 dicembre 1936. Il figlio Walter aveva sposato Gemma Molari il 19 luglio 1924 e, conseguentemente, creato un proprio nucleo familiare. I figli Riccardo e Mario si trasferirono rispettivamente a Genova il 21 luglio 1916 e a Milano il 2 aprile 1927. 2 Giacomo Casacci (1796-1848), cornista, direttore di banda e insegnante di musica a Santarcangelo di Romagna. 3 «Prima Domenica di Settembre. Per cura del Cavaliere Filippo Conte Marini venne ripristinata la Banda Musicale di questa città sotto la direzione dell’Eccellentissimo Sig. Professore Casacci Giacomo valente suonatore di Corno, ed istruttore singolare per qualunque istrumento musicale, al quale fu assegnato l’annuo stipendio di scudi 72. Con esito felicissimo sostenne per la prima volta la funzione del beato Simone dei Conti Balacchi nel Settembre del corrente anno, ed ebbe l’onore di essere applaudita da tutti i Paesi e Città circonvicine ove era chiamata assai di frequente. Oltre N. 30 erano gli Alunni che la componevano, e del proprio acquistarono gl’istrumenti, vestendo nelle funzioni abito nero, pantaloni uguali, e guanti bianchi. Per parte dei vecchi bandisti vi furono molte opposizioni, ma l’energia del

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Casacci passò a miglior vita, tuttavia il suo ricordo rimase vivo per le qualità del suono del suo corno a mano4 e per il legame che ebbe con il paese natale, infatti non lo lasciò mai nonostante le allettanti proposte di Niccolò Paganini.5 A Santarcangelo, come in ogni altro paese della Romagna, la banda municipale eseguiva, durante gli abituali concerti, un repertorio costituito da marce, qualche riduzione per strumenti a fiato delle più conosciute opere liriche, oltre a ballabili provenienti dalla Mitteleuropa, come valzer, polche, mazurche e galop. Gli esempi possono essere diversi. Ne elenchiamo solo alcuni relativi a festeggiamenti avvenuti a Santarcangelo nel 1872. Domenica 15 settembre in occasione della Corsa dei Sedioli, vennero eseguiti, dalla banda musicale locale, i seguenti brani: «1° Marcia - L’ingresso a Roma, 2° Sinfonia - Semiramide. 3° Duetto della Conte Marini superò qualunque ostacolo, venendo poscia risguardata questa istituzione come uno dei principali ornamenti del Paese.», E. Gallavotti, Giornale di notizie riguardanti Santarcangelo di Romagna 1700-1905, Cesena, Società Editrice Il Ponte Vecchio, 2009, pp. 135-136. 4 Il corno a mano o corno naturale è il predecessore del corno francese, attualmente utilizzato in orchestra. A differenza di quest’ultimo, il corno naturale non ha pistoni per variare il suono, ma utilizza la lunghezza del canneggio o la tensione del labbro sul bocchino. 5 «Li 30 Novembre. Morte del Professor Giacomo Casacci di anni 52 ammogliato con figli. Era eccellente suonatore di Corno a mano, e la pastosità della sua voce era tale che non si conosceva alla sua epoca Suonatore eguale e molto meno che lo superasse in tutta Italia. / Aveva poi un pregio particolare nell’istruzione di qualunque istrumento massime negli ottoni, per cui merita di essere annoverato fra gli uomini migliori di merito del nostro Paese. Nel 1819 trovavasi in Roma sotto la direzione del Maestro Rossini destinato nella II coppia dei Corni e sentita dal Maestro nella prova generale la sua capacità non avendolo potuto sentire nelle altre perché mai vi intervenne fu chiamato al posto di primo Corno avanti al famoso suonatore dell’Oro Romano riscuotendo ogni sera grandi applausi. Galleotti d’Ancona fu il suo primo Istruttore, ed in breve tempo dovette convenire che egli non sapeva di più istruirlo; era veramente un genio, riposto per altro in un essere assai troppo pusillanime, e nemico del proprio interesse. Paganini gli presentò il progetto di far assieme un giro mondiale, ma per sua debolezza di animo si rifiutò di accettarlo, e ritenne fosse più conveniente l’accettazione di un mensile di scudi 6 nella sua Patria in qualità di Maestro di Concerto, continuando con sì miserabile stipendio fin che gli durò la vita.», E. Gallavotti, op. cit., pp. 154-155.

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Contessa d’Amalfi variato furono incendiati in questo intervallo fuochi d’artificio, poscia 4° Mazurca - Un ricordo, 5° Duetto finale secondo della Jone, 6° Valzer - Don Pasquale»6. Il giorno successivo, lunedì 16 settembre, la Banda Musicale di Bologna nella Piazza Municipale di Santarcangelo, dopo la pomeridiana Corsa dei Biroccini, eseguì un programma simile: «1° Marcia - L’Italiana, 2° Sinfonia dell’Opera Guglielmo Tell, 3° Pot-pourri sui motivi nell’Opera l’Africana di Meyerbeer, 4° Polka L’Aurora Pastorale, 5° Pezzo d’assieme e finale dell’Atto1° nell’Opera Aida, 6° Valzer, 7° Pot-pourri sui motivi nell’Opera Ballo in Maschera, 8° L’ultima notte al campo militare - Scherzo militare»7. A seguito della Corsa dei Fantini, avvenuta martedì 17 settembre, la banda musicale santarcangiolese allietò i presenti con i pezzi musicali elencati: «1° Polka - Italia, 2° Introduzione della Gemma, 3° Duetto - Don Carlos, 4° Mazurca, 5° Duetto Rujblas (sic!), 6° Valzer - Faust»8. Le occasioni per sentir eseguire i brani ballabili e che finiranno per diventare “tipici”, furono soprattutto le feste da ballo private o pubbliche, specie nel periodo di carnevale9. Anche qui, gli esempi potrebbero essere diversi. Basti ricordare le feste del 23 e del 26 febbraio 1873 oppure quelle del febbraio 1876, di cui il cronista Elia Gallavotti ha lasciato ampie tracce. Il luogo più utilizzato per ospitare i veglioni da ballo era il Teatro dei Condomini, dove l’enorme affluenza maschile e femminile è attestata dalle cronache e dagli incassi.10 6 E. Gallavotti, op. cit., p. 283. 7 E. Gallavotti, op. cit., p. 284. 8 E. Gallavotti, op. cit., p. 284. 9 E. Gallavotti, op. cit., pp. 293-294. 10 «Veglione. Li 27 detto [febbraio 1876]. Questa sera nel Teatro di questi Condomini ha

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Dopo varie difficoltà, nel 1860 la direzione della banda municipale - che aveva acquisito il nome di Concerto Nazionale, in quanto dipendente anche dal capitano comandante della Guardia Nazionale - venne affidata a Flavio Casacci11. Lo stesso direttore, nel 1874, diresse la banda per la Festa dello Statuto.12 Non è dato sapere se Giacomo e Flavio Casacci abbiano composto brani ballabili per orchestra o per banda. I veglioni continuarono negli anni successivi e con essi il necessario impiego di orchestre e musica ballabile.13 Qualcosa non deve essere piaciuto ai santarcangiolesi se, nel 1880, contestarono la nomina del cesenate Ferdinando Masacci14, quale provvisorio maestro della banda musicale, che si dimise quasi immediatamente per «incompatibilità ambientale».15 Gli eventi descritti dal cronista Gallavotti mostrano quanto forti fossero i legami tra la banda e il paese. avuto luogo una gran festa da ballo che riuscì allegra senza il minimo inconveniente, ed elegantissima su tutti i rapporti. Le ballerine erano molte e farzosamente vestite, e così il sesso maschile. L’ingresso pagando soldi otto apportò un incasso di £ 130 e nel bettolino £ 250 circa. Si ballò allegramente fino alle 7½ del mattino successivo, senza calcolare le infinite cene delle diverse società che ebbero luogo nella pausa da mezza notte alle 7.», E. Gallavotti, op. cit., p. 351. 11 E. Gallavotti, op. cit., p.188. 12 E. Gallavotti, op. cit., p. 320. 13 E. Gallavotti, op. cit., pp. 206, 207, 268, 293, 331, 351, 386, 402, 403. 14 Nonostante le ricerche, non è stato individuato un musicista cesenate con tale nome. 15 «Il 1° Maggio certo Masacci Ferdinando di Cesena fu eletto Maestro provvisorio di questa Banda Musicale, contro la simpatia del Corpo bandistico, e di molti Cittadini per informazioni poco soddisfacenti sulla capacità per cui dopo lunga e dispiacente lotta fu costretto dimettersi e ritirarsi nella sua Città natia sul finire del Giugno successivo. [...] Li 23 Maggio. Alle ore 11 pomeridiane mentre la banda di S. Mauro passava per questa Città suonando, vi furono urli, fischi ed espressioni offensive per questa Giunta Municipale, pel nuovo maestro Masacci, e per alcuni suoi difensori, così poco mancò che non si venisse alle mani. Questa benedetta Giunta fece senza dubbio un passo falso, e queste ne sono le dispiacenti conseguenze. Alla vigilia dei Consigli di primavera non necessitava certamente la nomina di un maestro provvisorio mentre il Consiglio stesso era in pieno diritto di aprire concorso per farlo stabile, come già era nel desiderio di tutti, e vedere una volta riordinata completamente l’istruzione musicale.», E. Gallavotti, op. cit., p. 420.

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Il direttore svolgeva anche una primaria opera d’istruzione musicale, come indicato nel «capitolato per Maestro di Musica» approvato dal consiglio comunale il 25 ottobre 1880. Al fine di coprire il vuoto musicale e assopire le polemiche, venne presto nominato, quale nuovo direttore, il maestro Adelelmo Bartolucci di Pergola, per il quale erano previste £ 2.000 annue di stipendio. Egli si fece conoscere per aver presentato, la sera dell’8 febbraio 1882 al Teatro Vittorio Emanuele di Rimini, una sua opera in musica intitolata Giordano Bruno16. L’accoglienza al teatro riminese fu entusiasta, ma la sua permanenza a Santarcangelo si rivelerà breve, perché ai primi di ottobre dello stesso anno, per ordine del municipio, vennero ritirate tutte le uniformi della banda e licenziato il maestro Bartolucci «che da qualche tempo esauriva di mala voglia l’impiego di Maestro e Direttore di questo Concerto»17. Procedendo per grandi passi, si giunge all’ottobre 1894 e alla prima esibizione pubblica del ventenne Giulio Faini, professore di corno. Come ogni anno, domenica 28 ottobre 1894 a Santarcangelo vi furono diverse iniziative finalizzate alla raccolta di fondi per il ricovero di anziani in precarie condizioni economiche. Al gioco del pallone, alla lotteria di beneficenza, allo spettacolo di ginnasti, si aggiunse l’incasso della rappresentazione della commedia in due atti L’uomo propone e la donna dispone di Ferdinando Martini18. Occorre soffermarsi su quest’ultimo evento, perché tra un atto e l’altro della commedia vi furono intermezzi musicali, 16 Il dramma Giordano Bruno, in un prologo e tre atti, musicato da Adelelmo Bartolucci su probabile libretto di Renato Maillefer, venne presentato la prima volta al Teatro Manzoni di Pistoia, per la stagione di carnevale 1880-1881. 17 E. Gallavotti, op. cit., p. 473. 18 Ferdinando Martini (Firenze, 30.VII.1841 - Monsummano, 24.IV.1928), scrittore, drammaturgo e politico italiano.

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cui partecipò Giulio Faini, quale giovane virtuoso. Altrettanto interessante è il programma musicale eseguito durante la serata. Al primo atto della commedia, fece seguito un Andante appassionato per corno e pianoforte composto da Giulio Faini. Al pianoforte sedeva la signorina Mina Serpieri. Venne poi eseguita una Elegia di Luigi Musso19, per mandolino e pianoforte, interpretata da Teresina Franchini e Gioachino Franchini. Dopo il secondo atto della commedia venne suonata la Leggenda Valacca di Gaetano Braga per corno e orchestra, eseguita dalla stessa coppia Faini-Serpieri. Alla commedia seguì una farsa e a questa un intermezzo con un’orchestrina di mandolini e chitarre che propose polche, valzer e mazurche. Il racconto dettagliato del programma è di grande utilità per fare alcune considerazioni che stanno alla base di quanto si affermerà tra poco. Le capacità interpretative del giovane Giulio Faini furono immediatamente colte dal pubblico e da chi si preoccupò di lasciare testimonianza della serata.20 La sua indole compositiva fu anch’essa presto rivelata avendo aperto quel concerto con il brano Andante appassionato21 di sua composizione. Il programma musicale documenta anche certa tradizione mandolinistica, assai poco presente in altre parti della Romagna.22 19 Il Gallavotti attribuisce l’Elegia a F. Musso di cui non si conosce l’esistenza. È esistito invece un Luigi Musso (1863?-1904) che compose una Elegia per mandolino e pianoforte, data alle stampe dall’editore Forlivesi di Firenze. 20 «Così pure il Sig. Faini Giulio Professore di Corno che con molta maestria, forza, e dolcezza nelle note eseguì due pezzi venendo giustamente applaudito da tutti. Egli possiede le doti principali per riescire fra non molto eccellente Artista.», E. Gallavotti, op. cit., p. 507. 21 Il brano Andante appassionato di Giulio Faini non compare nella raccolta delle sue composizioni ora conservate presso la Biblioteca Comunale di Santarcangelo. 22 Fa eccezione il repertorio di composizioni dedicate al mandolino del capo-orchestra cervese Aldo Bavolenta.

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La presenza a Santarcangelo di dilettanti mandolinisti, sia signori che signorine, è frequentemente documentata anche negli anni successivi rispetto a quello ricordato. Occorre riprendere le vicissitudini della banda municipale per rammentare che il nuovo direttore Luigi Turci sostituì il demotivato maestro Bartolucci. Nel marzo 1899, Luigi Turci è ricordato quale direttore del «Concerto cittadino» ovvero della banda, l’unica istituzione musicale presente in città. Per ribadire quanto furono importanti le bande musicali nella diffusione dei ballabili in Romagna, val bene ricordare che il repertorio bandistico, anche nel nuovo secolo XX, era sempre costituito da pezzi d’opera lirica, marce e ballabili. Una testimonianza esemplare è data dal concerto della Banda musicale di Sogliano, tenuto 23 ottobre 1904, in occasione della festa della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Santarcangelo, durante la quale «La Banda, non ostante una fastidiosa pioggia eseguì con molta precisione vari pezzi d’Opera, Marce, e Ballabili nella Piazza maggiore con eccellente effetto»23. Giulio Faini, professore di corno Giulio Faini ebbe una formazione musicale classica e suo primo insegnante di musica fu il già ricordato maestro di banda Adelelmo Bartolucci. Causa le modeste condizioni economiche della famiglia - padre calzolaio e madre fruttivendola - l’amministrazione comunale di Santarcangelo offrì al giovane la possibilità di frequentare il Liceo musicale di Bologna, dove studiò corno con Arturo Tassinari, negli anni scolastici 1892-93 e 1893-94. 23 E. Gallavotti, op. cit., p. 702.

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Ad inizio di carriera, fece parte dell’orchestra diretta da Giuseppe Martucci24, direttore della scuola musicale bolognese dove, sicuramente, lo conobbe quando era ancora studente. Quale cornista, tra il 1898 e il 1903, fece parte delle orchestre lirico-sinfoniche dirette da Arturo Toscanini. È stato possibile documentare tale collaborazione, diversamente dal caso di Carlo Brighi cui si attribuisce una simile partecipazione mai comprovata. Dopo un breve periodo di chiusura, il Teatro alla Scala di Milano riaprì il 26 dicembre 1898 - per l’intervento benefico di Guido Visconti di Modrone - inaugurando la nuova stagione lirica con I Maestri Cantori di Norimberga di Richard Wagner, diretti da Arturo Toscanini. Giulio Faini appare, nei libretti stampati per l’occasione, quale primo corno per il ballo. Nello stesso ruolo è presente per l’Iris di Pietro Mascagni andato in scena il 19 gennaio 1899. Poi, il 25 marzo, ne Il Re di Lahore di Jules Massenet. Il 26 dicembre 1899 partecipò alla prima italiana del Sigfrido, dove cantò anche Giuseppe Borgatti in presenza di Cosima Wagner. Faini partecipò anche alla realizzazione della commedia lirica e giocosa Le Maschere di Mascagni, rappresentata al Teatro Costanzi di Roma nel gennaio 1901. Sempre nel ruolo di primo corno per il ballo e sotto la direzione di Toscanini ritornò alla Scala per Hänsel und Gretel di Engelbert Humperdinck (18 gennaio 1902), Germania di Alberto Franchetti (1° marzo 1902), Euryanthe di Carl Maria von Weber (2 aprile 1902). Così nel 1903, per la messa in scena de La damnation de Faust di Louis-Hector Berlioz (22 dicembre 1902) e la Oceàna di Antonio Smareglia (22 gennaio 1903). Il 14 aprile 1903, Toscanini abbandonò improvvisamente il podio della Scala e sciolse ogni suo impegno per le stagioni successive. 24 Giuseppe Martucci (Capua, 6.I.1856 - Napoli, 1.VI.1909), compositore, pianista e direttore d’orchestra italiano. Fu direttore del Liceo Musicale di Bologna dal 1886 al 1902. Diresse anche i concerti della locale Società del Quartetto.

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Arturo Toscanini, in una lettera scritta da Ceresole il 14 agosto 1898 e indirizzata a Giuseppe Depanis25, ricorda Giulio Faini con le seguenti parole: Domani, lunedì, vado a Torino e martedì comincerò le prove. Il Sonzogno non può venire perché impegni precedenti lo trattengono a Milano. Ho scritturato quindi il Faini, eccellente primo corno, bravissimo ragazzo che ha già suonato con me a Treviso nel Tannhäuser e con Martucci nei concerti di Bologna di quest’anno e sovrappiù senza pretese. Ha accettato per 7 lire al giorno.26

Fig. 02 Lettera di Arturo Toscanini a Giuseppe Depanis (1898).

25 Giuseppe Depanis (Torino, 1853 - Torino, 1942), avvocato e critico musicale della «Gazzetta Piemontese» tra il 1884 e il 1896. Fu l’organizzatore delle manifestazioni musicali alle esposizioni torinesi del 1884, 1898 e 1911. 26 Lettera di Arturo Toscanini indirizzata a Giuseppe Depanis da Ceresole il 14 agosto 1898. Cfr. A. Della Corte, Arturo Toscanini, Pordenone, Studio Tesi, 1981, pp. 68-69 e p. 401.

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Dalle poche righe di Toscanini - preoccupato della formazione della nuova orchestra al Teatro alla Scala dove esordiva per la prima volta come direttore artistico - si coglie la modestia del giovane strumentista «senza pretese» che andava a sostituire il cornista Giacinto Sonzogno. Inoltre, si apprende la partecipazione all’esecuzione trevigiana del Tannhäuser di Richard Wagner27 e, nel 1898, ai concerti bolognesi diretti da Giuseppe Martucci28. In una recente occasione d’incontro con i discendenti della famiglia di Giulio Faini, ho potuto da loro apprendere che il nostro fece parte dell’orchestra diretta da Toscanini nelle tournée a Buenos Aires e Montevideo. Gli anni trascorsi sotto la bacchetta di Arturo Toscanini hanno sicuramente segnato la vita, non solo musicale, del professore di corno romagnolo. Dando credito ad una testimonianza di Alfredo Speranza, Giulio Faini avrebbe lasciato l’orchestra di Toscanini, dopo un mal accettato rimprovero del direttore, tornando nella sua terra natia in preda alla depressione. Non sorprende certo il carattere burbero dell’autorevole e nel contempo autoritario conduttore. Faini non fu l’unico subordinato a subire severi rimproveri, infatti di casi simili se ne poterono contare tanti. È sorprendente, tuttavia, che i nomi (Walter, Wanda, Wally) di tre figli di Giulio Faini siano gli stessi di tre figli di Arturo Toscanini. La vicinanza tra Giulio ed Arturo è più che evidente, ma può essere solo musicale e umana, non certo politica. L’atteggiamento sfrontatamente antifascista di Toscanini è più che noto, l’adesione 27 La prima versione della partitura del Tannhäuser prevedeva l’utilizzo di due corni a pistoni e due corni naturali. È molto probabile che Faini fosse impegnato a suonare quest’ultimo strumento. È nota l’importanza dei corni e, in generale, degli ottoni nell’orchestrazione wagneriana. 28 Giuseppe Martucci diresse, tra il 27 marzo 1898 e il 5 giugno 1898, sette concerti sinfonici al Teatro Comunale di Bologna, con programmi dedicati ai maggiori compositori classici, fra cui diversi preludi d’opere wagneriane.

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piena agli ideali fascisti di Faini resta scritto nei titoli e nei testi delle sue musiche. Lo scritto di Alfredo Speranza, prima ricordato, è dedicato a Dario Bugli29, ma si sofferma, come si vedrà, sull’episodio che ci interessa. Dario, piccolino, girava per l’atelier, annusando eleganza e moda. È cresciuto così. Amava la musica, la buona musica, perché nella sua piccola città [Santarcangelo di Romagna] esisteva una banda cittadina molto quotata. - Come mai, proprio a Santarcangelo? Ti spiego. Era originario di qui il maestro Giulio Faini, considerato, all’epoca, il più grande cornista d’Europa. Era 1° corno alla Scala, amato da Toscanini, che non eseguiva determinati pezzi, se non c’era lui. Ma una sera, dopo un concerto, Toscanini gli chiese come mai durante quella esecuzione, non avesse suonato con la solita verve. “Cosa succede” disse “sta perdendo il suo smalto? La sua forza espressiva?”. Non l’avesse mai detto, Faini si ammalò di depressione e decise di ritirarsi. A nulla valsero le preghiere dei colleghi e dello stesso Toscanini. Diede le dimissioni e rientrò a Santarcangelo dove vivevano moglie e figli. Passato un po’ di tempo, cominciò ad annoiarsi, ed amava andare a lamentarsi col suo amico Colombo [Bugli] che lo ascoltava tra una gugliata e l’altra, con santa pazienza. Un giorno ebbe un’idea e gli disse: “Certo che ti annoi, abituato com’eri a suonare, a veder gente, a parlare di musica. Non puoi continuare così, perché non metti su una banda comunale? Io ti aiuterò come posso”. Cominciarono a cercare i musicisti, facevano quattro o cinque audizioni al giorno, perché la notizia piaceva a molti. Colombo cominciò a darsi da fare per trovare i mezzi, comperare le partiture, i leggii, a cercare un posto idoneo per fare le prove. Quando si cominciò a lavorare tutto andò subito per il verso giusto, in inverno il paese offriva veramente poco, per non dire niente, e quindi i musicisti erano felici di provare anche tutte le sere.30 29 Dario era figlio di Venusta Tamburini e Colombo Bugli, rinomato sarto per uomini. 30 A. Speranza (a cura di Maria Consolata Bonci), La Musica, l’Amore & Rimini.

L’avventurosa e complicata biografia di un protagonista della grande musica, Rimini, Guaraldi, 2010, pp. 129-130.

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Le poche righe di Alfredo Speranza darebbero ragione anche del motivo per cui Giulio Faini abbandonò il mondo dei teatri d’opera e iniziò a dirigere la Banda musicale di Santarcangelo. Tuttavia, è più facile credere - per chi scrive - che fu l’abbandono della direzione della Scala nel 1903 ad allontanare Faini e Toscanini. Come in tanti altri paesi italiani, il direttore della banda municipale era anche insegnante della locale scuola di musica. Ben più importante fu la nomina ad honorem quale insegnante di corno al Liceo Musicale di Bologna, ma subito declinò l’incarico.31 Insegnò invece, finché gli fu permesso vivere, al Liceo Musicale Masini di Forlì32. Tra i suoi allievi, oltre al già citato Francesco Turci, sono da ricordare Alberto Ceccarelli, Alvaro Fiorentini e Maria Nicoletti. È possibile incontrare Giulio Faini, di nuovo nella veste di compositore ed esecutore, in un intrattenimento musicale, avuto luogo domenica 12 marzo 1905, a beneficio della Scuola Popolare e dell’erigendo Asilo infantile di Santarcangelo. Eseguì uno scherzetto corale intitolato La Scuola, dedicato agli stessi alunni delle scuole elementari. Un altro brano, l’adagio per corno intitolato Nel Mistero anch’esso composto da Faini, venne eseguito dall’allievo Francesco Turci.33 Nella stessa occasione, Giulio Faini si prestò, inoltre, a suonare il pianoforte accompagnando sia un coro per bambini, sia il mezzo-soprano Maria Serpieri nell’esecuzione della romanza Se fosse ver! di Ulisse Donzelli.34 31 Cfr. Comune di Santarcangelo di Romagna, Deliberazione della Giunta Municipale n. 838 del 2.XI.1978. 32 A. Banchini, S. Santolini (a cura di), Il Liceo Musicale «Angelo Masini». Storia e tradizione, Forlì, Comune di Forlì, 1990, p. 31. 33 L’adagio per corno intitolato Nel Mistero non è presente tra le opere di Giulio Faini conservate presso il Fondo, che porta il suo nome, della Biblioteca Comunale di Santarcangelo di Romagna. 34 E. Gallavotti, op. cit., pp. 706-707.

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Non sembra che Faini abbia costituito una propria orchestra da ballo, sebbene compose numerosi pezzi ballabili. È necessario sapere che egli è stato tra i pochi compositori presenti nel repertorio di Carlo Brighi, ovvero colui che è considerato il capostipite della musica da ballo romagnola. Il brano di Giulio Faini eseguito da Zaclèn è un valzer intitolato Non val la pena35 e compare in una raccolta di balli del Brighi datata 1899. Sono conservate le parti musicali di tutti gli strumenti: tre violini, un clarinetto in Do e un contrabbasso. Se ne deduce che Faini, a 25 anni, era un compositore stimato e i suoi brani erano eseguiti anche dalle orchestra da ballo romagnole dell’epoca. Giulio Faini divenne punto di riferimento per la cultura musicale della sua città e della Romagna. Lo attestano le lezioni di canto tenute a Santarcangelo di Romagna nel 1925-26 per il Corso Libero di Cultura Magistrale sorto, a scopo didattico, sotto gli auspici del Gruppo d’Azione “Per la Scuola” di Ravenna. Tenne cinque lezioni dedicate, in particolare, alle cante romagnole di Aldo Spallicci e Cesare Martuzzi. Dalle parole della relazione conclusiva, riepilogativa di tutti i corsi tenuti, si evince la volontà di far perno sui talenti musicali romagnoli per infondere nelle nuove generazioni una tradizione (diremmo oggi inventata) che aveva come riferimento un’immaginaria e oleografica vita campagnola.36 35 Il valzer Non val la pena non è presente tra le opere conservate presso il Fondo Faini. Le parti musicali del brano eseguito dall’orchestrina di Carlo Brighi sono conservate, invece, presso la Biblioteca Comunale di Forlì, Raccolte Piancastelli (Fondo Carlo Brighi, op. 7, 1899, Busta II/4). 36 «Seguirono le pratiche lezioni [...] di Canto del Prof. Giulio Faini, che volle insegnare di preferenza i dolci canti della nostra terra, del poeta dialettale Aldo Spallicci. Canti che portati nella scuola fecero ridere di gioia gli occhi dei nostri scolari, felici di ritrovare la bellezza della loro lingua espressiva, le nenie nostalgiche dei loro campi.», Il Corso Libero di Cultura Magistrale in Santarcangelo di Romagna. Relazione per gli anni 1925-1927, Santarcangelo di Romagna, Tip. F.lli Giorgetti, 1927, p. 7.

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Fig. 03 Stranezze! Polca di Giulio Faini

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Il catalogo delle composizioni di Giulio Faini Il Fondo Giulio Faini37 e il Fondo Serino Giorgetti38 della Biblioteca Comunale di Santarcangelo di Romagna conservano ciò che resta delle composizioni del cornista romagnolo. Sono brani per orchestra sinfonica, musica per banda e ballabili, oltre ad un paio d’opere liriche e altrettante operette, dove è possibile riconoscere le sue ampie capacità compositive, del resto espresse anche nei più semplici brani per piccola orchestra da ballo. Un inventario del Fondo Faini venne redatto, nel luglio-agosto 1995, da Alfredo Speranza, il quale suddivise il materiale in otto sezioni: «Solisti, Musica sinfonica, Ballabili, Musica per Banda, Sinfonico-Corale, Opera, Voce e pianoforte, Metodo per corno.» La suddivisione tematica d’allora corrisponde a quella attuale. Le composizioni sono conservate, nella loro totalità, in forma manoscritta, compreso i metodi per l’insegnamento del corno. Non si hanno riscontri che Giulio Faini abbia affidato le sue composizioni a editori musicali. I manoscritti originali dei Piccoli ballabili, conservati nel Fondo Giorgetti, sono mancanti delle parti del primo violino, denominato violino 1A. Già il figlio Walter, in una lettera dell’8 novembre 1968 indirizzata al cognato Serino Giorgetti, si doleva per tale mancanza in quanto esse contenevano le idee musicali nella loro originale completezza, quindi difficilmente ricostruibili senza tal guida.39 La datazione dei manoscritti sottoelencati, 37 Il Fondo Giulio Faini è stato donato dal figlio Walter il 12 novembre 1978. La cerimonia della donazione, avvenuta nella sala consigliare del Comune di Santarcangelo, è stata raccontata in un articolo comparso sul periodico «Tutto Santarcangelo», XII, n. 8, 30 novembre 1978. 38 Il Fondo Serino Giorgetti venne donato, in data 27 novembre 2010, dai figli Giulio (n. 1.X.1937), Bruno (n. 7.VII.1941), Walter (n. 21.V.1944) e Arrigo (n. 14.VII.1948). 39 «Milano, 8 novembre 1968. Caro Rino [Serino Giorgetti], Alfredo [Faini] ti consegnerà

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appartenenti a questa piccola collezione potrebbe essere compresa fra la fine degli Anni Venti e la prima metà degli Anni Trenta del Novecento. Tale datazione è deducibile dai ritmi di one-step e foxtrot presenti nella raccolta, i quali rimandano inequivocabilmente a quel periodo.40 Il titolo dei brani, di cui si fornisce l’elenco, è tratto dalle parti per clarinetto in Do. 1. Primi albori valzer 2. Davanti alla Luna valzer 3. Ricordi svaniti valzer 4. Stranezze! polca 5. Sotto i tigli valzer 6. Tristi Ricordi valzer 7. Sorriso e Pianto valzer 8. Una dolce serenata fox-trot 9. Entusiasmo e Disillusione valzer 10. Notte d’Amore fox-trot 11. Nessuna pretesa valzer 12. Per quel matto di Renato le cui gambe fanno Giacomo e non Balla mai più! valzer 13. Fra la veglia e il sonno mazurca 14. Quadriglia quadriglia 15. One Step one-step

i piccoli ballabili del babbo che tu mi hai richiesti. Come vedrai, le parti originali del 1° violino non ci sono. Eran quelle ch’io pensavo fossero state trattenute da qualcuno di voi, o tu o i Turci per avere la possibilità di suonare quei ballabili qualora ne aveste avuto il desiderio. / La mia insistenza era dovuta al fatto ch’io desideravo fare, con gli originali, le parti di pianoforte. Ho cercato di fare lo stesso qualche cosa, ma sono convinto di non essere riuscito appieno nel mio lavoro per l’imperfezione delle parti di 1° violino B trascritte malamente e talvolta sbagliate. Ma come posso ricordare quelle melodie a distanza ormai di cinquant’anni? Pazienza, è andata così.», Lettera di Walter Faini a Serino Giorgetti, Milano, 8 novembre 1968, in Biblioteca Comunale di Santarcangelo, s.c. 40 Sono conservate le parti complete del 1° violino B, del clarinetto in Do e del contrabbasso. Nelle parti della tromba in Si bem. manca il brano n. 1. Le parti conservate del sax contralto in Mi bem. sono quelle dei brani n. 1 e n. 3. Le parti del flauto in Do sono relative ai brani n. 6 e n. 12. Il titolo del brano n. 12 è stato modificato, nella parte del clarinetto, in Per quel matto di Bacco...

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Le parti musicali per tromba comprendono un sedicesimo brano, al ritmo di fox-trot, intitolato Gigolettes. Non può che essere il brano tratto dall’operetta La danza delle libellule di LombardoLehár, rappresentata per la prima volta a Milano il 27 settembre 1922. La stessa operetta venne proposta più volte a Cesena negli anni 1923, 1924, 1929 e anche in seguito. L’acquisizione nel repertorio delle orchestre da ballo di pezzi con ritmo sincopato è conseguente alla popolarità acquisita da quei brani attraverso il teatro musicale cosiddetto “leggero”. Lo stesso fox-trot delle Gigolettes è presente, leggermente modificato, nelle raccolte di ballabili, utilizzate alla fine degli Anni Venti, dalle orchestre cesenati di Dino Pistocchi e Aurelio Paladini. Sebbene non siano più rintracciabili le parti del violino 1A dei Piccoli ballabili, nel Fondo Faini si possono trovare conservate le parti per violino 1B. Sono tuttavia sufficienti per avere una buona veduta a proposito delle idee musicali espresse da Giulio Faini nella sua suite di ballabili. Inoltre, accanto alle parti per violino 1B, è presente una guida per pianoforte con indicazioni musicali aventi i titoli degli stessi ballabili che l’ordinatore Alfredo Speranza ha definito «poco chiare», perché in effetti sembrano siano state scritte per accennare semplicemente il tempo e l’intonazione della melodia. La struttura musicale dei valzer, delle polche e delle mazurche di Giulio Faini rispecchiano parzialmente quella della tradizione romagnola. Sono composti da una Introduzione, dal motivo principale (es. Valzer vero e proprio) e da un Trio. È presente spesso la Coda, specie nei gran valzer. L’Introduzione è breve e composta di otto battute, ma vi sono frequenti eccezioni. Il motivo principale è suddiviso in due parti di 32 battute ciascuna; la prima parte è solitamente ripetuta; la seconda parte del motivo principale

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è chiamata Ritornello. Il Trio è composto di una o più frasi di 32 battute. Al Trio segue la ripetizione del motivo principale, con o senza Ritornello. Non sempre è presente la Coda, ma quando c’è le viene attribuito un peso compositivo che oltrepassa la finalità del ballo. Sebbene la struttura sia la stessa della tradizione romagnola, il sapore musicale espresso dai Piccoli ballabili rimanda all’esperienza compositiva classica, per la ricchezza dell’armonia e il superbo impiego di abbellimenti.41 Non è un caso che in tali ballabili s’impieghi il clarinetto in Si bem. anziché quello in Do. Soffermiamoci ora su ogni singolo brano cercando di cogliere ciò che li differenzia. Comporre valzer per Giulio Faini era prioritario rispetto alla composizione di polche, mazurche o fox-trot, il loro numero comparativo lo dimostra. Nel “piccolo” valzer Primi albori, è il violino ad essere il protagonista come era ovvio a quel tempo e la piacevolezza del brano sta tutta nella sua semplicità. Nel valzer Davanti alla luna, il clarinetto fa semplicemente il controcanto ai violini, senza contrapporsi ad essi, come se non volesse gareggiare, riconoscendo loro la superiorità gerarchica fissata nella strumentazione dell’orchestra romantica. Primaverile e bucolico sono gli attributi che possono essere avvicinati al brano Sotto i tigli, definito dall’autore valzer “piccolo”, aggettivo condivisibile se si considera la sola durata del brano.

41 Dodici di quei pezzi ballabili furono trascritti dal figlio Walter per un terzetto costituito da pianoforte, clarinetto, flauto o violino, eseguiti in occasioni celebrative. Sono conservati nel Fondo Faini, b. I.

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Fig. 04 Primi albori. Valzer di Giulio Faini

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Fig. 05 Davanti alla luna. Valzer di Giulio Faini

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Fig. 06 Ricordi svaniti. Valzer di Giulio Faini

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Esplicitamente intitolato Primavera è un valzer per grande orchestra dal respiro largo come il vento marzolino. L’Introduzione è fatta per essere ascoltata, non certo per essere ballata. Si accede poi al Valzer vero e proprio dal carattere mitteleuropeo ed è facile farsi prendere dal vortice della danza di coppia, in questo caso rigorosamente sempre in senso orario. Il brano venne depositato alla SIAE dal figlio Walter, nel 1961, modificando il titolo in Ritorna primavera. Nel piccolo valzer Ricordi svaniti, il clarinetto e il primo violino si muovono appaiati lungo lo stesso percorso melodico. La semplicità della composizione è determinata dal suo ristretto utilizzo finalizzato al ballo. Fiori d’arancio si apre con un melanconico clarinetto accompagnato dal pizzicato degli archi. A tutto rimedia poi il tempo di 3/4 che riporta il brano nell’alveo dei ballabili, allegri e delicati, come sempre in Faini. Degne di un grande compositore sono le modulazioni che segnano i passaggi di tonalità, determinando la differenza tra il banale e l’arte del comporre in musica. Sono conservate le parti per sette strumentisti tra cui quella per chitarra, mentre mancano le parti del primo violino, della viola e del violoncello. Tristi ricordi è affidato agli archi, sia nella parte melodica come in quella ritmica; al clarinetto non resta che eseguire un controcanto d’abbellimento. Saranno altri autori romagnoli a restituire un ruolo primario al clarinetto. Aprile foriero è un gran valzer e... si sente, sebbene sia stato concepito per piccola orchestra. L’Introduzione sembra la continuazione dei pensieri musicali espressi col valzer Primavera. Al Valzer vero e proprio si arriva dolcemente, quasi esitando. Il tema melodico è espresso, come nel resto delle altre

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composizioni, con arcate molto larghe. Ci sono idee musicali forti anche per concludere il brano, dando alla Coda una dignità che in altri compositori a lui coevi si perde. La tonalità del clarinetto impiegato è quello in Si bem., non a caso! Il titolo del valzer rinvia alla romanza O Aprile foriero di sogni - Printemps qui commence dal Sansone e Dalila di Camille Saint-Saëns, di cui si conserva una riduzione per coro e pianoforte eseguita da Giulio Faini, ma l’idea musicale del valzer è originale. La mazurca dal titolo Sorrisi ed amarezze venne dedicata «All’Allieva distintissima Signorina Maria Nicoletti». La composizione ha una breve Introduzione seguita dalla Mazurca vera e propria, ripetuta interamente dopo aver eseguito il Trio. La medesima struttura formale è riproposta nella mazurca per pianoforte Caprice. Entrambi gli spartiti manoscritti hanno un timbro di appartenenza che li legano a Fernando Calisesi di Santarcangelo. Tra le composizioni di Giulio Faini emerge il Gran walzer da concerto, questo il titolo, di cui si conservano le sole rielaborazioni fatte dal figlio Walter. Sono presenti tre versioni dello stesso pezzo: una per grande orchestra, una per piccola orchestra e, infine, una terza per solo pianoforte. L’ampia Introduzione è un «andante espressivo». Contrasta, per la sua bellezza, con il forzato 3/4 del Valzer vero e proprio che segue, comunque ampio, sereno, limpido. Poi il Trio. Il finale è un continuo «crescendo», con l’esplicita espressione «sempre più forte». Era certamente un brano molto amato e richiesto, perché ne venne fatta anche un’incisione discografica a 78 giri realizzata, per la Columbia alla fine degli Anni Trenta, dalla Orchestra Romagnola Fratelli Turci.42 42 Il disco 78 giri, di cm 25, è stato emesso dalla casa discografica Columbia col numero di serie DQ 2320 e compare nei cataloghi del 1938 e 1939.

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L’intento di destinare un brano ballabile alle sole occasioni concertistiche - come il valzer di cui si è appena detto - mi dà l’occasione di riaprire un’annosa questione di cui mi son fatto fazioso promotore in varie occasioni e di cui esprimo qui il contenuto in estrema sintesi. Una delle cause dell’impoverimento musicale della musica da ballo romagnola nasce dall’intento di destinare la composizione al solo ballo, trascurando quindi la finalità concertistica e costringendo il brano ad una forzata regolarità, indispensabile ai ballerini. Ne consegue l’abbandono di abbellimenti, modulazioni, introduzioni e finali che non sono, per loro natura, regolari e ballabili, ma che garantirebbero la bellezza musicale del brano. Ritorniamo immediatamente al bravo Giulio Faini, ricordando che alcuni suoi brani facevano parte del repertorio dell’orchestra del violinista cesenate Dino Pistocchi, attiva nei primi decenni del sec. XX. Nella prima raccolta di ballabili di tale orchestra, datata 1911, è possibile ritrovare una polca, senza nome, contrassegnata dal n. 28 e composta da Giulio Faini, come indicato a margine dello spartito43. Sono conservate due parti musicali uguali appartenenti ai violini B, la parte per del clarinetto in Do, quella per il saxofono in Mi bem. e per il violoncello. Questi ultimi due strumenti assolvevano alla funzione ritmica e il violoncello procedeva, quasi esclusivamente, con bicordi. Nella parte musicale del violino B è stata aggiunta, posteriormente, l’attribuzione del pezzo a Carlo Brighi, che può essere ritenuta spuria.

43 Le parti dei brani musicali eseguiti dall’orchestra di Dino Pistocchi sono conservate a Cesena nell’archivio di Casa Dell’Amore.

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Fig. 07 Polca n. 28 di Giulio Faini dal repertorio dell’Orchestra Pistocchi di Cesena

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Il nome di Giulio Faini compare, inoltre, nell’elenco dei musicisti convenuti, il 25 aprile 1926, a Pievequinta per la festa commemorativa in onore di Carlo Brighi. Sul manifesto della manifestazione, il nome di Faini è l’unico ad essere preceduto dall’attributo «maestro», assieme a quello di Achille Alessandri. Come si può comprendere, non può essere casuale.44 Si è già detto della formazione classica di Giulio Faini e del suo rifiuto di continuare a ricoprire il ruolo di cornista nelle orchestre sinfoniche. Occorre anche aggiungere, però, che egli non abbandonò completamente il mondo del teatro, perché ricoprì il ruolo di maestro sostituto in occasione della esecuzione del melodramma La Débâcle di Alessandro Masacci45, andato in scena al Teatro Comunale di Cesena nel febbraio del 1911. Faini era la spalla del direttore Roberto Barattani e, nello stesso ruolo, seguì anche il Werther di Jules Massenet, altra opera lirica in programma nella stessa stagione.46 Al fine di tutelare i diritti artistici derivanti dalle composizioni di Giulio Faini depositate presso la Biblioteca Comunale di Santarcangelo ed evitare a chicchessia di appropriarsene indebitamente, il sindaco Giancarlo Zoffoli annunciò a Walter Faini, con lettera del 4 febbraio 1985, l’intenzione di depositare alla SIAE gli spartiti del padre.47 La risposta ricevuta dal destinatario fu risolutiva, in quanto fece notare che dopo 50 anni dalla morte 44 F. Dell’Amore, La musica da ballo romagnola 1870-1980, Verucchio, Pazzini Editore, 2010, p. 110. 45 Alessandro Masacci (Cesena, 7.VIII.1850 - Cesena, 6.V.1929), compositore, maestro di banda e didatta. 46 F. Dell’Amore, Il compositore Alessandro Masacci (1850-1929) e il melodramma La Debàcle ad un secolo dalla sua unica rappresentazione cesenate, «Romagna Arte e Storia», XXXI, n. 92-93, maggio-dicembre 2011, pp. 93-128. 47 Lettera del 4 febbraio 1985, Comune di Santarcangelo di Romagna, prot. n. 1308 (Bibl. Santarcangelo di Romagna, Fondo Faini, b. 1)

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dell’autore i diritti SIAE decadono e proprio in quell’anno correva il cinquantesimo anniversario. Inoltre, Walter Faini informò il sindaco che dieci composizioni del padre, da lui rielaborate, furono tutelate a suo tempo a nome del fratello Mario Alfredo Faini, in quanto lui (Walter) era già registrato alla SIAE dal 1938. Attualmente, non risultano opere di Giulio Faini registrate alla SIAE, così come non risultano opere tutelate di Serino Giorgetti, anche se per quest’ultimo esiste un appunto, tra il materiale conservato nel fondo a suo nome, che indica almeno un’opera registrata presso la società che tutela i diritti d’autore. Walter Faini ha, invece, una decina di composizioni rintracciabili negli archivi SIAE e sono rielaborazioni da lui eseguite di brani originali del padre.48 Le riproduzioni fotostatiche di cinque composizioni musicali per pianoforte di Giulio Faini, conservate presso la Biblioteca di Santarcangelo, furono prelevate, in data 5 maggio 1988, da Serino Giorgetti e da lui consegnate, per mano di Tonino Guerra, al maestro Riccardo Muti per motivi di studio e lavoro.49 Non si ha notizia di un eventuale uso artistico da parte del direttore ravennate. Sbirciando tra le composizioni di Giulio Faini è possibile imbattersi anche in alcune romanze. Per una di queste, dedicata a Wanda50 e intitolata A nanna, venne utilizzato un testo poetico di Giovanni Pascoli. Un altro testo poetico pascoliano, intitolato A Roma eterna, venne musicato dal medesimo compositore. 48 Le opere di Walter Faini registrate alla SIAE sono le seguenti: Bimbi della colonia, Così mi parlò un amico, Dammi del tu, Giocando con un bimbo, Maschera della morte rossa, Mazurka del tacco, Mi Rumagna, Oklahoma, Pini del viale, Scherzo, Sugli sci d’acqua. 49 Le cinque composizioni erano le seguenti: Dolore e gaudio, Gran walzer, Ritorna primavera, Fiori d’arancio, Aprile foriero. 50 Wanda o Vanda - questo secondo nome è quello indicato nello stato di famiglia durante il regime fascista - era la figlia di Giulio Faini e moglie di Serino Giorgetti.

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Vien da pensare che il periodo politico potesse giustificare l’impiego di tal epica poesia, pur riuscendo a mantenere un relativo distacco dal regime. Ancor più esplicito, invece, è l’omaggio al regime quando compose la gran marcia Per Benito Mussolini - Eia! Eia! Eia! Alalà. Se poi ci fossero dubbi sulla sua piena adesione agli ideali fascisti, può essere sufficiente la marcia funebre Gloria ai Martiri dell’Idea fascista a chiarire la sua posizione politica. Non è finita qui! Una mazurca per banda è stata intitolata Monito ai retrogradi! Chissà se intesero quelli cui era indirizzato il pezzo!? Tra le composizioni di carattere patriottico spicca il brano intitolato Dal Piave a Vittorio Veneto, prodotto da Giulio Faini e destinato ad essere eseguito il giorno dell’inaugurazione del monumento ai caduti della prima guerra mondiale. Venne definito, dallo stesso autore, un «commento musicale» e dedicato al prof. Luigi Giunchi, podestà di Santarcangelo. L’esordio è affidato al canto notturno di un usignolo e al mormorio delle acque del Piave. È notte fonda e dalla trincea si odono voci lontane. L’indicazione agogica è quella di «Andante sommesso». Segue un «andante mesto» con i soldati all’erta. Quindi s’odono suoni che provengono da lontano e commenti su quanto avverrà all’alba. Sul pentagramma si succedono indicazioni di «crescendo», «rallentando» e «con molto sentimento», che intendono esprimere un «entusiasmo di battaglia». Al tempo di 4/4 segue un «Allegro Agitato» in 2/4. Con tale andamento si vuole rappresentare la sopraggiunta alba e l’imminente battaglia annunciata da alcuni squilli di tromba. Poi si è nella mischia e il brano assume un andamento «Allegro maestoso» in 3/4, con un succedersi di suoni di trombe in continuo crescendo. Fa seguito un po’ di tregua segnata da una «Preghiera» in 6/8, sviluppata con un movimento di «Andantino». Terminata la tregua v’è la ripresa del combattimento rappresentato da un

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«Allegro maestoso». La sicura vittoria finale segna l’apoteosi con un «Andante maestoso», sempre più incalzante. La conclusione si fa più larga e maestosa, espressa a tutta forza. La data indicata, sulle due copie originali manoscritte della partitura, è quella del 12 luglio 1928. La fiducia nelle capacità risolutive della guerra è incommensurabile. Una passeggiata alla Villa Serpieri è una marcia di cui si conserva il manoscritto per pianoforte con numerosissime annotazioni musicali, sia sul pentagramma che nell’ultima di copertina dello spartito. Villa Serpieri, a Spinalbeto di Santarcangelo, era la residenza della famiglia di Edoardo Serpieri. Nelle buste segnate coi numeri II, III, IV del Fondo Faini sono conservate le composizioni appartenenti alla categoria “musica sinfonica”. La Romanza in Mi bem. di Giulio Faini, originariamente per violino e pianoforte, venne trascritta dal figlio Walter per violino solista e orchestra sinfonica. Nonostante il titolo, è un brano interamente strumentale in 3/4 con un inizio «violento» e uno sviluppo «agitato», come esplicitamente indicato sul pentagramma. Giulio Faini compose una gavotta che venne impiegata per sonorizzare il cortometraggio a soggetto di Flavio Nicolini intitolato La Bambola. I monelli della domenica51, girato a Santarcangelo di Romagna nel 1952. Il brano, utilizzato col nome francese Gavotte, è per clarinetto e piccola orchestra. La restante colonna sonora del breve film venne firmata da Serino Giorgetti. La prima stesura della gavotta era per pianoforte. È conservato un breve appunto di Alfredo Speranza - colui che ha riordinato per primo il Fondo 51 Il film ha una durata di circa 23 minuti ed è visionabile in rete su YouTube. Nei titoli di testa non sono elencati i brani utilizzati per la colonna sonora e le composizioni musicali sono attribuite, nella loro totalità, a Serino Giorgetti.

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Faini - il quale commenta: «Questo pezzo ha lo stesso tema della Gavotta per clarino e archi - ma con uno sviluppo diverso e meno difficile da eseguire! Potrebbe essere la prima stesura del pezzo. Ho trovato insieme un’altra “Gavotte” per violino e pianoforte - dove il violino suona la melodia - ma forse non è ben specificata la sua fonte - ci sono piccoli cambiamenti ed arricchimenti ma il pezzo è lo stesso della prima partitura». Il manoscritto originale della Gavotte per violino e pianoforte porta quale espressione agogica iniziale: «Allegretto moderato in 4 movimenti». Esiste anche una versione della Gavotta di Giulio Faini trascritta, per clarinetto e orchestra d’archi, dal figlio Walter nel 1956. Dolore e Gaudio esordisce con un tremolo degli archi che dona profondità al pezzo e sembra portare lontano, verso sonorità che oltrepassano i pianciti danzanti e svelano l’esperienza wagneriana del cornista romagnolo. Poi il Valzer vero e proprio, col suo ritmo regolare e incalzante, fa ritornare al ballo. È un valzer “grande”, largo ed elegante che guarda indietro, rivolge lo sguardo a Vienna più che a Carlo Brighi, perché da costui non aveva nulla da imparare, almeno a livello compositivo. Grande è anche la modulazione che porta al Trio, dove le frasi musicali oltrepassano le otto battute estendendosi liberamente e rivelando elevate doti compositive. Infine, la Coda sviluppata come fosse la conclusione di una sinfonia. La serenata dal titolo Il riposo di un fauno venne scritta da Giulio Faini per violino, corno in Fa e chitarra, in tempo di 4/4. Le indicazioni agogiche che si susseguono lungo lo spartito sono le seguenti: «Andante religioso», «Andante tranquillo», «Andante calmo», per concludersi con un «Molto tranquillo» sempre più rallentato. È conservata la partitura e tutte le parti dei tre strumenti indicati.

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Il figlio Walter, utilizzando questo spartito, ne fece una stesura per orchestra. Il riposo di un fauno per violino e corno è una composizione molto lontana dalle finalità ballerine. Ancora una volta si ode nelle composizioni di Giulio Faini qualcosa di wagneriano. Questo qualcosa viene immediatamente tradito da un radicamento alla melodia, in realtà mai abbandonato. Sebbene il titolo rimandi al debussiano Prélude à l’après-midi d’un faune, il brano di Faini resta musicalmente autonomo. Anche la composizione in 3/4 Tormento e Gioia, originariamente per violino e pianoforte, venne rielaborata per violino solista e piccola orchestra sinfonica da Serino Giorgetti. Sono conservate le parti complete per 18 strumenti. Il titolo è così esplicito che può essere superfluo dire che la prima parte del brano è un «Mosso agitato», mentre la seconda porta l’indicazione «Tranquillo-Dolce». Tra le opere di carattere sinfonico è conservata una riduzione per pianoforte e orchestra fatta da Giulio Faini sulla Lirica dedicata a Émile Zola, la cui musica venne composta dal santarcangiolese Edoardo Serpieri52. La prima pagina della partitura originale di Faini è vergata dalla seguente citazione: «Cercate, cercate sempre i traditori, e / Il mio nome brillerà un giorno / di purissima luce. Cercate sempre. Dreyfus».53 52 Odoardo (Edoardo) Serpieri (Rimini, 11.X.1839 - Santarcangelo, 30.III.1907). Nel ruolo generale della popolazione del Comune di Santarcangelo di Romagna, Edoardo Serpieri risulta capofamiglia e possidente. Sposa a Bologna, il 23 giugno 1872, Maria Ramponi (Bologna, n. 24.VI.1850) da cui ebbe il figlio Arrigo (Bologna, n. 15.VI.1877), professore di agraria. La famiglia visse nella villa di Spinalbeto di Santarcangelo, residenza a cui Faini dedicò una marcia. Nel Fondo Giorgetti della Bibl. Comunale di Santarcangelo sono conservate un paio di composizioni di Edoardo Serpieri, che pubblicò diversi suoi lavori con editori musicali di Milano, Roma e Bologna. Alcune opere postume furono pubblicate dal 1910 al 1915. 53 L’associazione del nome di Émile Zola al Caso Dreyfus è più che giustificato per la presa di posizione dello scrittore a favore dell’innocenza di Alfred Dreyfus.

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Le composizioni per banda della busta V conservano l’azione musicale-mimica Alba! di Giulio Faini, che impiegò un’idea poetico-coreografica di A. Turci. La strumentazione è strettamente bandistica, per questa sono richiesti: 2 quartini54 in Mi bem., 3 clarinetti in Si bem., 2 cornette in Si bem., 2 flicorni in Si bem., 3 corni in Mi bem., 3 genis55 in Mi bem., 1 trombone solista e 3 di accompagnamento in Si bem., 2 bombardini in Si bem., bassi in Fa e Mi bem., pellittone56 in Si bem., tamburo, grancassa e piatti. Mancante è, purtroppo,la parte elaborata dal Turci. Invocazione! Momento triste è un altro brano per banda di cui si conservano, oltre la partitura, quasi tutte le 20 parti strumentali previste. Certamente a scopo commemorativo venne scritto il brano per banda che porta il titolo: Pensiero eroico. In origine il titolo proseguiva con le frasi: «A Giuseppe Garibaldi. Nel centenario della nascita del glorioso cavaliere dell’umanità». Poi il sottotitolo venne cancellato nella quasi totalità delle parti musicale, evidentemente perché c’era qualche altro “glorioso cavaliere dell’umanità”. Molto probabilmente, il pezzo bandistico venne scritto nel 1907 in occasione, appunto, del centenario della nascita di Garibaldi. Successivamente, lo stesso Poema eroico cambiò dedicatario e il sottotitolo divenne: «All’Illustre Signore, Cav. Dot. Simone Maitana. / Dedica questo modestissimo lavoro / in segno di stima e di riconoscenza. L’Autore Prof. G. Faini». Uno dei rari brani che custodiscono la data di composizione è la mazurca Martina, terminata il 7 marzo 1891. Fa parte di un 54 È chiamato quartino un piccolo clarinetto tagliato in Re, o in Mi bem., o in Fa, perciò rispettivamente alla quarta superiore degli strumenti ordinari in La, Si bem. e Do. 55 Il flicorno contralto in Mi bem. è chiamato genis, dal nome di un costruttore italiano. 56 È chiamato pellittone il flicorno basso ovvero bassotuba, costruito nel 1846 dal milanese Giuseppe Pelliti.

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gruppo di otto pezzi per banda che comprende anche le marce Ritorno all’arte e Pro-Charitate. La partitura manoscritta di quest’ultima era venduta al prezzo di Lire 1, come esplicitamente indicato sul frontespizio. Il ricavato della vendita andava a beneficio dell’erigenda fabbrica del ricovero per anziani Umberto I di Santarcangelo. La partitura era inequivocabilmente spedita dall’autore a conoscenti, perché sullo stesso frontespizio veniva fissato il seguente suggerimento: «Pregasi spedire l’importo all’Onorevole Presidente della Congregazione di Carità. Respingendola, pregasi indirizzarla al M° Giulio Faini». Nel medesimo gruppo di pezzi per banda sono conservate le seguenti marce: Gran Marcia, I Balilla, Napolitana, la marciapolka Fede nella Vita! Infine, la polca Ricordi gioiosi! Il manoscritto del valzer per piccola banda Le onde del Mare appartiene, come suggerisce lo stesso Speranza, agli ultimi due lustri del secolo XIX, per il tipo di scrittura e carta utilizzati. Giulio Faini non poteva evitare di dedicare un brano ai propri bandisti. Infatti, dedicò loro un valzer esplicitamente chiamato Ai miei bandisti. Accanto ai titoli dei brani in ogni singola parte strumentale sono indicati i nomi dei musicisti, cosicché diviene facile conoscere i componenti la banda santarcangiolese diretta da Giulio Faini. «Clarino 1° Sib (Moroni), Flicorno 3° Sib (Rosati), Clarino 1° Sib (Antolini), Clarino 2° Sib (O. Guarnieri), Clarino 2° Sib (B. Tolambo), Corno 2° in Fa (Moroni Pio), Cornetta 1° Sib (Sacchini), Cornetta (Turci Luigi), Cornetta 2° Sib (Turci Renato), Genis 1° Mib (Contucci E.), Genis 3° (Bonora), Trombone 3° accompagnamento (Daroli), Trombone 1° accompagnamento (Brusaporci), Basso 1° in Fa (Lombardini), Basso in Mib (Martini), Bombardino 1° (Macrelli), Cassa e Piatti (Lombardini)».

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L’affetto dei bandisti e anche della gente comune nei confronti del maestro Giulio Faini è ben espresso nella poesia dialettale di Giuliana Rocchi a lui dedicata.57 MA GIULIO FAINI I l’arcórd i su bandésta oènca s i n gn’ è piò tótt sla tèsta. Un manifèst ògni muraia firméd “La Società Operaia”. Soltoènt lòu i s’è tnéu in mént de Gran Mèstar e’ talént i à onorè la su memória e’ su nóm ch’ l’ è za tla stória. Léu ad córan sunadòur “Labar l’ór” “Compositòur” predilèt ad Toscanini Gran Maestro dei bambini. A m’arcórd ch’ andéva a scóla toènt an fà cumè una fóla, sò mal scoèli in gran vulèda dla su scóla dirocoèda, mo l’éra toènta la pasiòun ch’ u s sintéva cmè s’un tròun. U s mitéva in fóila a scoèla sòtta i znin, i grénd in coèva e sal sù nóti melodiòusi e se còr ad tòtt’ al vòusi u s’insgnéva tótt i coènt ch’ i éra in vóga at che mumént. 57 La poesia, composta per il centenario della nascita del compositore, venne recitata dalla viva voce di Giuliana Rocchi in occasione della serata dedicata a Faini, svoltasi nell’estate 1993 allo sferisterio di Santarcangelo.

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Mo la cósa su piò granda l’éra sémpra la su banda. E l’instoèda ti dè ad fèsta tótt in fóila sa lèu in tèsta vérs al zóinch de dopmezdè u i purtéva tótt a lè te bèl mèz dla Piaza Granda dróinta e’ circal dla su banda se su piedistàl ad lègn orgogliòus sa tótt l’impègn se su cióff biènch via me vént u s dibatéva tótt cuntènt sal sù óperi piò bèli u t purtéva fina al stèli e ma quéi ch’ i n li cnuséva si sù valzér u i strabigliéva. Adès e’ dórma te Campsènt sla su Amalia a lè dacoènt però u n’è mórt ne pérs ad vésta i l’à dètt i sù bandésta.58 58 «A Giulio Faini. L’hanno ricordato i suoi bandisti / anche se non ci sono più tutti con la testa. / Un manifesto ogni muraglia / firmato “La Società Operaia”. / Soltanto loro si son tenuti in mente / del Gran Maestro il talento / hanno onorato la sua memoria / e il suo nome che è già nella storia. // Lui suonatore di corno / “Labbro d’oro” “Compositore” / prediletto di Toscanini / Gran Maestro dei bambini. // Mi ricordo che andavo a scuola / tanti anni fa come una favola, / su alle scale in gran fretta / della sua scuola diroccata, / ma era tanta la passione / che si sentiva come su un trono. // Ci metteva in fila a scala / sotto i piccoli, i grandi in cima / e con le sue note melodiose / e col coro di tutte le voci / ci insegnava tutti i canti / che erano in voga in quel momento. // Ma la cosa sua più grande / era sempre la sua banda. / e l’estate nei giorni di festa / tutti in fila con lui in testa / verso le cinque del pomeriggio / li portava tutti lì / nel bel mezzo della piazza Grande / dentro il circolo della sua banda // sul suo piedistallo di legno / orgoglioso con tutto l’impegno / col suo ciuffo bianco al vento / si dimenava tutto contento // con le sue opere più belle / ti portava fino alle stelle / e a quelli che non le conoscevano / con i suoi valzer li strabiliava. // Adesso dorme nel cimitero / con la sua Amalia vicino / però non è morto né perso di vista / l’hanno detto i suoi bandisti.», G. Rocchi,

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Un faldone del Fondo Faini è dedicato alle composizioni sinfonico-corali, quasi interamente occupato dalle parti musicali del poema commemorativo A Roma eterna. Il testo è tratto dall’Inno a Roma di Giovanni Pascoli, definito nei manoscritti di Faini: «Il grande Poeta della bontà». Sono conservate quattro diverse partiture dello stesso brano: una prima per orchestra sinfonica e coro; una seconda per grande banda; una terza orchestrata da Serino Giorgetti per piccola orchestra e, infine, una parte per coro e pianoforte. Un’altra composizione, senza titolo e conservata nella stessa busta, ha un carattere sinfonico-corale con aggiunta di una scena coreografica. Il titolo - che non c’è - potrebbe essere desunto dalle corpose annotazioni ad inizio di ogni singola scena. La parte vocale è stata scritta per un coro di bimbi.

Parte prima.

Scena I. Maestoso e ricco giardino. Castello in fondo. Sul finire della notte. È ancora notte. Mormorio di foglie e canti d’usignolo. Suoni lontani di corno. Sono i pastori che svegliano i loro greggi. L’Alba. Appare la luce

Scena II. Coro tenue, lieve, parte dal Castello

È giorno di gioia, è giorno di piacer A novello sole s’apron al bacio; petali timide le viole, soavemente sulle prode olezzano! Primavera sorridi, sorridi nei fiori delicati, ispirati nei nidi i tuoi canti fatali. Ridono ai verdi calici il bacio ammaliatore che passi inebriando dal tuo mistico amore. Vera gentil sorridi

I bimbi che si trovano in Scena ammirano la bellezza della Primavera e gesticolano.

Le parole nel cartoccio. Poesie inedite (a cura di Rita Giannini), Santarcangelo di Romagna, Maggioli Editore, 1998, pp. 46-48.

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Scena III. Si spalanca il portone del castello; escono a frotte bimbi e bimbe che, correndo, si dividono nel giardino, salutando il giorno. Fiori dappertutto; le bimbe ne compongono mazzi che offrono ai bimbi; scambio di fiori, gentilezze... Fiori vengono collocati in una cripta del giardino, ai piedi della Madonna; qualcuno prega, mentre le campane suonano a distesa. Musica lontana, note allegre che invitano a festa. Fra un tripudio di fiori, i bimbi si rincorrono, si uniscono ed iniziano la Danza.

La scena terza si conclude con una preghiera. L’operetta, che è destinata ad essere rappresentata da bambini, non sembra completata e ricorda le operette per l’infanzia di Romolo Corona59, uno dei più prolifici compositori di quel genere musicale. Le opere teatrali scritte da Giulio Faini sono contenute nelle buste VII e VIII. È conservata, nella sua completezza, l’opera in tre atti Fra i pastori che può essere considerata una vera e propria grande opera verista. Il testo poetico è firmato da Giorgina Monti e l’ambientazione è palesemente bucolica.

Atto Primo Villaggio di pastori alle falde dei Pirenei. Casolari sparsi. È il tramonto. Gruppi di pastori, pastorelle, tornanti dai pascoli, e di fanciulli, si raccolgono sorridenti verso il mezzo della Scena. Rodrigo s’avanza fra i pittoreschi gruppi e li raccoglie intorno a sé.

Atto secondo Un ricco castello dalle torri merlate si alza maestoso nella notte scura, senza luna. Nell’ampia strada maestra, della pianura spagnola due figure s’avanzano. Rodrigo e Valfrido. Quest’ultimo tiene con sé un liuto. È mezzanotte.

Atto terzo Montagne coperte di neve. È il tramonto e la luce crepuscolare dà una tinta triste, alla già malinconica e fredda quiete di quella solitudine. Valfrido solo, seduto, canta.

59 Romolo Corona (Milano, 19.IX.1893 - Milano, 28.VI.1965), compositore, produttore discografico, editore e paroliere italiano.

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La partitura per canto e pianoforte è completa. Sono presenti anche le parti per piccola orchestra di una Romanza, esclusivamente strumentale, tratta dalla stessa opera, da eseguirsi probabilmente in forma di concerto. Inoltre, del terzo atto dell’opera Fra i pastori, venne fatta una strumentazione per banda. Primavera, sorridi!, è un’opera lirica in un atto e due quadri, che porta il sottotitolo Racconto di Lina. Le parole sono di Elmo Turci. Oltre alla partitura per contralto e pianoforte, si trovano conservate quasi tutte le parti per un piccolo organico strumentale. Per essere più precisi, il canto è esplicitamente dedicato a un “contraltino”. Si desume che fosse stata scritta per essere interpretata da una bimba e che la composizione rientri nel genere di operette dedicate all’infanzia. Il testo strappalacrime qui trascritto nella sua completezza - parla di una bimba divenuta orfana dopo l’incendio della sua casetta nel bosco e, tolta dalle braccia della madre morente, fu destinata a vivere l’infanzia a casa di un pastore, continuando a sognare di tornare tra i cedri e le viti dove era nata.

Ero piccina allor quando una sera la mia casetta bianca circondata di tigli e di rose in mezzo al fuoco e la bufera crepitando cadea. Pallida sciolte le sue nere chiome la madre mia con grida sovrumane invocava il mio nome. Ma la casetta ardea. O’ un vago rimembrar di visi ascosi. Con gli occhi fiammeggianti che dal sen della madre mi strapparon portandomi lontano per monti e piani. Caddi inerte poi quando mi svegliai Orfana in sulla via sola mi ritrovai. E divenni la figlia del Pastor! Ma da quel giorno al dolce patrio lido di cedri e viti adorno sempre volò il pensier mio. Vorrei morir dal Sol baciata in un tramonto d’or. E laggiù riposar la travagliata mia vita di dolor!

Tra le opere teatrali di Giulio Faini è presente una commediavaudeville in tre atti intitolata Il Rosignolo, su testi di Francesca

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Fiorentina60. La partitura per orchestra e quella per canto e pianoforte sono complete. La datazione del manoscritto, di pugno dello stesso autore Giulio Faini, è fissata al 29 luglio 1929. Occorre subito dire che uno spartito per canto e pianoforte di una commedia-vaudeville in tre atti intitolata Il Rosignolo (testi di Francesca Fiorentina61 e musica di Michele Mondo) venne dato alle stampe a Torino nel 1914. Una terza edizione della stessa venne pubblicata nel 1928. L’ambientazione è campestre e idilliaca. Tra le pagine musicali di Faini non è conservato il libretto, per cui il testo e, conseguentemente, la trama deve essere estratta dai righi musicali destinati al canto. Il secondo atto si apre con l’esecuzione di una Quadriglia di cui è conservato anche uno spartito autonomo, che può essere eseguito in forma di concerto. La quadriglia viene poi riproposta al termine del secondo atto del vaudeville, preceduta da uno Scottish62 (scritto Scotis) in 6/8 (anziché 2/4) da eseguire con l’oboe. Un’altra opera di Giulio Faini, intitolata Dopo le vacanze, è conservata nella busta VIII. Si tratta di un’operetta per bimbi in un atto e due quadri, su testo di Giuseppe Manzi. Venne dedicata dall’autore delle musiche «Agli alunni delle Scuole Tecniche ed Elementari di Santarcangelo» e destinata ad essere eseguita da giovani interpreti. La scena prima si apre con un vecchio bidello di nome Pironio - sciancato, che veste un logoro frac, colla scopa in mano - mentre spazza la soglia di una scuola. Lo stesso bidello viene preso alla berlina dai ragazzi, mentre eseguono una danza bizzarra e burlesca. Sono conservate la partitura e le parti musicali, 60 Francesca Fiorentina è stata una poetessa e scrittrice italiana. Ha firmato alcuni suoi testi impiegando il cognome del marito Onorato Castellino. 61 Il libretto di Francesca Fiorentina (Francesca Castellino) venne pubblicato nel 1912 dall’editore milanese Pro Familia. 62 Lo Scottish è una danza di coppia in 2/4 diffusa in tutta Europa.

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ad eccezione di quella del quartino. Tra le carte è presente anche il libretto manoscritto di Giuseppe Manzi, che sembra avere una datazione compresa tra il 1900 e il 1910. I fogli sparsi del manoscritto vennero consegnati dal bolognese Lionello Manzi il 16 giugno 1979, in occasione del convegno santarcangiolese dedicato ad Antonio Baldini. L’operetta infantile contiene un duetto (Nannina e Beppe) che venne eseguito autonomamente nel 1994 in un incontro organizzato per onorare Giulio Faini. L’ultima sezione del Fondo Faini comprende le composizioni per voce e pianoforte. Il brano Ai parchi delle rimembranze ha un andamento «moderato e doloroso», consono alla memoria dei caduti cui venne destinato. Il testo letterario esordisce con «Fronde lanciate in impeto d’amore verso il cielo radioso di bellezza, a eternar l’italico valore e della morte la sublime altezza.» Il tono della breve composizione si fa quindi «grandioso» e il testo poetico più leggero. Non è stato indicato l’autore della lirica. Della piccola opera Le nozze di Albina si conosce solo la Romanza per soprano e pianoforte, conservata nella busta IX del Fondo Faini. Il testo poetico, di cui s’ignora l’autore, esprime, in modo ingenuo, la gioia per l’arrivo della primavera. Ha un avvio lentissimo e contemplativo, poi diviene tutto più espressivo. Dolce terra gentil, luogo natio che il cor risvegli al fiorir del maggio Dopo si lungo viaggio Ah! ti rivedo ancor Io ti lasciai fanciulla un triste giorno ma mi dicea di rivederti il core, e il passato dolore dimenticare al fin Oh! Caro nido de’ miei primi sogni.

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Pura casetta tutta verde e rose O quante dolci cose tu mi ricordi ognor O quante dolci cose tu mi ricordi ognor. Tu mi rammenti le notti serene e il canto dei pastori a primavera quando cade la sera sugli assopiti cuor Io t’amo, Io t’amo vecchia terra amica Ogni balza ogni piano ogni sentier mi ridesta un pensier del mio passato amor.

Diversamente dai precedenti testi anonimi, l’autore dell’Inno a Trento e Trieste è riconducibile a Edoardo Bedeschi, compagno di scuola a Faenza di Benito Mussolini, a lui sempre fedele negli ideali.63 Il brano era destinato ad essere eseguito da un coro oppure da due voci soliste. Sono state diverse - come si è visto - le opere musicali di Giulio Faini create per poter essere eseguite da ragazzi. Una di queste, per coro e pianoforte, porta l’esplicito titolo: Ai bimbi del Giardino d’Infanzia. Anche lo scherzetto corale La Scuola, eseguito - come si è già detto nel 1905 - era destinato ai piccoli, precisamente agli alunni della terza classe elementare di Santarcangelo. Il testo cantato invita gli scolari a prestare attenzione al maestro perché «Egli consacra tutto se stesso al solo scopo del vostro ben». È mancante l’autore delle parole anche per il coro di bambini intitolato In occasione della Premiazione, ma il nome 63 Edoardo Bedeschi, classe 1880, ottenne certo successo editoriale pubblicando, nel 1938 per l’editrice SEI, il libro biografico su Benito Mussolini, intitolato La giovinezza del Duce. Pubblicò anche diversi libri scolastici in quanto direttore didattico nel Veneto. Tornò in Romagna, quale ispettore scolastico, negli Anni ‘40. Fu padre di Giulio, l’autore del famosissimo Centomila gavette di ghiaccio, anch’egli aderente al partito fascista e comandante della XXV Brigata Nera “Arturo Capanni” di Forlì.

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potrebbe essere facilmente associato a quello del compositore della musica. Il brano, per soprani primi e secondi, ha un andamento marziale e un carattere adatto ad una celebrazione. Dedicata alla figlia Wanda è la canzone per soprano e pianoforte intitolata A nanna, su testo di Giovanni Pascoli. Il tema è forzatamente fanciullesco.

A NANNA

Come un rombo d’arnia suona tra il cricchiar della mortella. Nonna, è detta la corona: nonna, or dì la tua novella.

Ella dice, ell’è pur buona, la più lunga, la più bella: - Sola (o Dio: bubbola e tuona!) sola va la reginella.

Ecco un lume, una stellina, ma lontanamente, appare. Via, conviene andare andare.

Va e va.- Ma ciondolare già comincia una testina; due sonnecchiano; cammina che cammina,

e le son tutte arrivate: sono in collo delle fate.

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Non poteva mancare un coro campestre, ovvero una Canta romagnola, destinata ai Canterini di Santarcangelo. Si chiama Canté, canté, Burdèli! ed eseguibile da una formazione a tre voci maschili: Tenori I, Tenori II e Bassi. Sul retro delle stesse pagine musicali è possibile scorgere i testi e le musiche di due conosciutissime Cante romagnole: La Majê e La Fasulera. Sarà poi il cognato di Faini, Serino Giorgetti, a continuare su questo filone musicale componendo diverse Cante in dialetto romagnolo. Per piccolo contralto e pianoforte è la romanza L’orfanella. Fate un po’ di carità!. Il tema compassionevole è già tutto nel titolo della melodia. Venne poi rielaborata per piccola orchestra da Serino Giorgetti. La Fantasia di Capodanno / Il trionfo dello Zero, di cui si conserva la sola parte dei primi violini, è un’operetta per bambini. Il titolo della composizione rimanda alla filastrocca Il trionfo dello Zero di Gianni Rodari, ma questa non può che essere tarda rispetto ai tempi del compositore santarcangiolese. Lo zero nell’opera di Faini rimanda alle valutazioni scolastiche ed è comprensibile quanto poco amato potesse essere il primo numero. Poi tutto si conclude in allegria per l’avvento dell’anno novello che porta strenne e doni. Si conclude la rassegna delle composizioni di Giulio Faini con i Dieci Studi per Corno, dedicate al suo carissimo maestro Arturo Tassinari, professore al Liceo Musicale di Bologna. Il metodo per corno si completa con i Vent’otto Piccoli Studi Melodici e con il metodo completo per il Terzo Corso, composto di Esercizi e studi melodici che si svolgono sulla Scala Cromatica. Come si è già detto, non vennero mai dati alle stampe. Tra le riduzioni per corno e pianoforte di opere altrui, fatte da Giulio Faini, occorre aggiungere la Berceuse dall’opera Jocelyn di

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Benjamin Godard, la Serenata di Franz Schubert e la romanza O Aprile foriero dall’opera Sansone e Dalila di Camille Saint-Saëns. Sono state qui trascurate le composizioni del figlio Walter Faini e del cognato Serino Giorgetti, sebbene vi siano strettissimi legami fra i lavori musicali dei tre compositori. Walter Faini, così come Serino Giorgetti hanno utilizzato diversi brani di Giulio Faini rielaborandoli per altri strumenti o adattandoli alle necessità esecutive. Meriterebbero appropriati studi dedicati alle loro composizioni, ma il desiderio non può essere esaudito in questa occasione. Giulio Faini passò a miglior vita il 25 maggio 1935 a causa notifica la fredda documentazione anagrafica - di un carcinoma al fegato, cachessìa e paralisi cardiaca.64 Diverse sono state le occasioni celebrative per ricordare il compositore. A Santarcangelo, il 25 maggio 1946, per commemorare l’XI annuale della morte di Giulio Faini, vennero eseguiti un paio di suoi valzer (Dolore e Gaudio, Primavera), rielaborati per canto e pianoforte dal figlio Walter.65 Nel 1974 la Società Operaia di Mutuo Soccorso di Santarcangelo celebrò il centenario dalla nascita di Giulio Faini con una serie di manifestazioni. Oltre al ritratto del musicista e compositore (opera di Walter Giorgetti), nella sede di detta Società Operaia è conservato il manifesto celebrativo del 1974, che 64 Scheda personale di Giulio Faini, Ufficio anagrafe del Comune di Santarcangelo di Romagna, famiglia n. 1321. 65 Walter Faini mise mano alle composizioni del padre il 12 maggio 1946 nella sua residenza milanese. Le parti musicali manoscritte sono conservate nel Fondo Serino Giorgetti della Biblioteca Comunale di Santarcangelo di Romagna. (Collocazione provvisoria: Fondo Giorgetti, scatola n. 5).

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rammenta gli stretti legami tra Faini e la sua città.66 Dieci anni dopo, nel Natale 1984, si volle celebrare l’anniversario con un concerto di musiche composte da Giulio Faini. Vennero eseguiti, con un piccolo gruppo orchestrale, dieci valzer dell’autore, la gavotta e la serenata Il riposo di un fauno. Le parti soliste furono affidate a Roberto Siroli e Michele Ceccarelli.67 Sotto la direzione artistica di Alfredo Speranza, dal 1992 al 1994 a Santarcangelo, vennero organizzati incontri a ricordo di Giulio Faini, durante i quali furono eseguite molte delle sue musiche. Il primo venne organizzato il 10 settembre 1992 nel Cortile del Convento dei Frati Cappuccini. Speranza sedeva al pianoforte conduttore, con lui si esibirono diversi strumentisti e cantanti68. 66 «SOCIETA’ OPERAIA DI MUTUO SOCCORSO / SANTARCANGELO / Ricorre il centenario della nascita di un santarcangiolese illustre che questo Sodalizio ebbe l’onore di averlo tra le sue file, del Maestro GIULIO FAINI la cui memoria il tempo non ha obliato. / Ci sono uomini che perseguono interessatamente il successo; altri lo raggiungono in umiltà, per vocazione e per talento: è il caso di Giulio Faini. / Nella sua dimensione d’artista, si adoprava affinché gli altri potessero godere il fascino della musica; perché la musica è cultura quindi emancipazione. / Suonatore di corno prediletto da Toscanini, “labbro d’oro” nei maggiori teatri d’Italia, professore di Conservatorio, compositore prezioso, maestro sensibile che ad ogni allievo preparava la partitura “su misura”; Egli aveva la dote di mantenere sempre la sua autenticità, il Suo calore umano. / Dalla “Scala” alla piazza non faceva differenza; sul piccolo piedistallo di legno, nei pomeriggi d’estate, dirigeva, con trasporto, la sua banda, fatta di gente semplice. Forse, per Lui, era l’appuntamento più esaltante con quella platea, tanto amata, facile ad esaltarsi con quel “Concerto in Piazza” diretto dal suo Maestro. / Dicembre 1974 / Il Consiglio Direttivo.», Santarcangelo, Società Operaia di Mutuo Soccorso, Inv. M250). 67 È ancora possibile ascoltare la musicassetta contenente la registrazione di quella serata del Natale 1984, autoprodotta dalla associazione santarcangiolese “Noi della Rocca”. 68 Alfredo Speranza (pianoforte conduttore), Massimo Pasi (flauto), Paolo Fantini (clarinetto), Simonetta Pesaresi, Davide Feligioni, Davide Muccioli, Enrico Meyer e Ubaldo Fabbri (pianoforte), Piero Raffaelli (violino), Iwona Grzesiukiewicz (soprano).

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Fig. 08 Manifesto per il centenario della nascita di Giulio Faini (SocietĂ Operaia di Mutuo Soccorso di Santarcangelo di Romagna)

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Il secondo incontro del 2 agosto 1993, a cui venne dato il titolo: «Aspettando la notte di San Lorenzo», si svolse nello sferisterio di Santarcangelo. Oltre al maestro Speranza e diversi solisti69, fu coinvolta anche l’orchestra da camera Promusica di Rimini, diretta da Manlio Benzi. Nello stesso sferisterio si svolse l’incontro del 2 agosto 1994, del quale è possibile conoscere il programma dettagliato delle esecuzioni e degli interpreti. Nella prima parte si fecero ascoltare le mazurche Sorrisi e Amarezze e Caprice (Davide Muccioli - pianoforte), la rielaborazione per pianoforte a 4 mani fatta da Alfredo Speranza del valzer Primavera (Davide Feligioni e Davide Muccioli), Il riposo di un fauno (Piero Raffaelli e Enrico Meyer - pianoforte), Ninna nanna a Wanda rielaborata dallo stesso Alfredo Speranza che eseguì anche il Poema epico. La seconda parte del concerto venne dedicata alle composizioni operistiche di Giulio Faini con l’esecuzione di alcune arie dalle opere Primavera, sorridi!, L’orfanella, Fra i pastori e Dopo le vacanze. A condurre al pianoforte questa parte furono chiamati Simonetta Pesaresi, Davide Cavalli e Alfredo Speranza; le voci erano quelle di Iwona Grzesiukiewicz (soprano), Andrea Zapponi (baritono), Roberto Falcinelli (contralto) e Silva Monti (contralto). A conclusione del presente saggio, devo ammettere che sono andato al di fuori del tema fissato nel titolo, aggiungendo considerazioni sulle composizioni di Giulio Faini che vanno ben oltre il genere ballabile. È stato un viaggio più lungo e più piacevole di quel che avevo previsto.

69 Duo Alberto Cappiello (corno) e Davide Cavalli (pianoforte), Duo Davide Feligioni e Davide Muccioli (pianoforte a 4 mani), Duo Iwona Grzesiukiewicz (soprano) e Simonetta Pesaresi (pianoforte), Giuliana Rocchi (voce recitante).

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Fig. 09 Copertina del libretto dell’opera I Maestri Cantori di Norimberga di Wagner andata in scena al Teatro alla Scala il 26 dicembre 1898 con la direzione di Arturo Toscanini e con Giulio Faini quale primo corno del ballo.

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Catalogo delle composizioni

Titolo della composizione. Autore del testo Genere

A Roma eterna. Poema commemorativo. Testo di Pascoli Canto corale A nanna. Alla mia Wanda. Poesia di G. Pascoli. Canto Ai bimbi del giardino d’infanzia Canto corale Ai miei bandisti Valzer per banda Ai parchi delle Rimembranze Canzone Alba! Azione musicale mimica Andante appassionato Andante sostenuto Aprile foriero Valzer Berceuse dall’opera Jocelyn di B. Godard Brillantina Polca Campagnolo! Valzer Canté, canté Burdèli! Coro campestre a 3 voci Caprice Mazurca Cortesie ! Mazurca per banda Cortesie! (seconda versione) Mazurca Dal Piave a Vittorio Veneto Commento musicale Dieci studi per corno. Vent’otto piccoli studi melodici. Terzo corso Metodo di studio per corno Dolore e gaudio Valzer Dopo le vacanze. Parole di Giuseppe Manzi Operetta in 1 atto e 2 quadri Fantasia di Capodanno / Il trionfo dello Zero Fede nella vita! Polca-Marcia Fiori d’arancio Valzer Fra i pastori. Testo di Giorgina Monti Opera verista in 3 atti Gavotte Gavotta Gavotta Gavotta Gigolettes Fox-trot Gloria ai Martiri dell’Idea fascista Marcia funebre Gran Marcia Marcia

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i manoscritte di Giulio Faini

Parti musicali Collocazione Annotazioni

C, pf., orch. Fondo Faini C, pf. Fondo Faini C, pf. Fondo Faini parti staccate Fondo Faini C, pf. Fondo Faini partit. per banda Fondo Faini cor, pf. Cfr. Elia Gallavotti tr. in Si bem, pf. Fondo Faini partit. per orch. Fondo Faini partit. per orch., pf. Fondo Faini corno, pf. Fondo Faini Fondo Giorgetti Fondo Giorgetti C Fondo Faini Fondo Giorgetti pf. Fondo Faini parti per banda Fondo Faini tromb. Si bem., pf. Fondo Faini pf. Fondo Faini Fondo Faini partit. per orch., parti Fondo Faini parti per banda Fondo Giorgetti partit. per orch. Fondo Faini vl., C, pf. Fondo Faini partit. per banda Fondo Faini orch. Fondo Faini pf. e piccola orch. Fondo Faini C, pf. Fondo Faini pf. Fondo Faini vl., pf. Fondo Faini cl., orch., pf. Fondo Faini Fondo Giorgetti tr. Fondo Giorgetti partit. per banda Fondo Faini partit. per banda Fondo Faini

Rielab. W. Faini Riduz. di G. Faini

Rielab. W. Faini Rielab. W. Faini

Rielab. W. Faini Prima stesura originale Rielab. W. Faini

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Gran Walzer

Valzer

Il Balilla Marcia Il riposo di un fauno Serenata Il Rosignolo. Parole di Francesca Fiorentina Commedia-vaudeville in 3 atti con balletto In occasione della premiazione Canto corale Inno a Trento e Trieste. Parole di E. Bedeschi Canto corale L’orfanella. Fate un po’ di carità. Romanza per contraltino Romanza La scuola. Scherzetto corale per gli alunni di III elementare Canto corale La veste della Nonna Strumentale Le nozze di Albina. Romanza dall’operetta omonima Romanza Le onde del mare Valzer Lirica a Emilio Zola. Musica di Odoardo Serpieri Marcia pro Charitate Marcia Marcia trionfale! Marcia Martina. 7/03/1891 Mazurca Invocazione. Momento triste. Monito ai retrogadi! Mazurca Musica per banda Marcie e ballabili Musica per fanfara Napolitana Marcia Nel Mistero Adagio Non val la pena Valzer O Aprile foriero dall’opera Sansone e Dalila di C. Saint-Saëns Romanza [Operetta per bambini senza titolo] Operetta per bambini Pallido fiore Marcia funebre Pensiero eroico a Giuseppe Garibaldi. Poema Per Benito Mussolini - Eia! Eia! Eia! Alalà Gran Marcia Per la festa degli alberi. Musica di Francesco Virniers. Coro scolastico Piccoli ballabili. Composizioni per piccola orchestra Polca n. 28 Polca Preghiera Primavera Valzer Primavera, sorridi! Racconto di Lina. Parole di Telmo Turci Opera in 1 atto e 2 quadri Quadriglia. Dalla commedia Il Rosignolo Quadriglia Ricordi gioiosi Polca

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partit. per orch. e pf.

Fondo Faini

Rielab. W. Faini

partit. per banda Fondo Faini vl., cor., chit. Fondo Faini partit. per orch., pf. Fondo Faini Rielab. W. Faini piccola orch. sinfonica, Fondo Faini Rielab. R. Giorgetti C, pf. Fondo Faini Rielab. G. Faini C, pf. Fondo Faini Coro, pf. Fondo Faini A, pf., orch. Fondo Faini Fondo Giorgetti Rielab. S. Giorgetti C, pf. Fondo Faini pf. Fondo Giorgetti S, pf. Fondo Faini partit. per banda Fondo Faini pf., orch. Fondo Faini Rid. di G. Faini partit. per banda Fondo Faini Fondo Giorgetti partit. per banda Fondo Faini partit. per banda Fondo Faini partit. per banda Fondo Faini Fondo Giorgetti Fondo Giorgetti Rielab. S. Giorgetti partit. per banda Fondo Faini Cfr. Elia Gallavotti orch. Collezioni Piancastelli, ForlÏ cor., pf. Fondo Faini Riduz. di G. Faini partit. per orch. Fondo Faini partit. per banda Fondo Faini partit. per banda Fondo Faini partit. per banda Fondo Faini Fondo Giorgetti Rid. per banda di G. Faini parti per vl.1B, cl. Si bem., cb. Fondo Faini parti per orch. Fondo Giorgetti cl. in Sib Fondo Giorgetti Rielab. W. Faini orch. Archivi Casa Dell’Amore, Cesena cor. in Fa, pf. Fondo Faini C, pf. Fondo Giorgetti Rielab. W. Faini C, pf. Fondo Faini A, orch. Fondo Giorgetti pf. Fondo Faini Rielab. W. Faini partit. per banda Fondo Faini

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Ricordo di un valzer Valzer Ritorna primavera Valzer Ritorno all’Arte Marcia Romanza dall’opera Fra i pastori Romanza Romanza in Mi b Romanza Se fosse Ver (incompleto) Romanza Serenata di F. Schubert Serenata Sorrisi ed amarezze Mazurca Tormento e gioia Serenata Tristi ricordi! Valzer Troppi pensieri Valzer Una passeggiata alla Villa Serpieri Marcia Uno dei piccoli fiori! Valzer

Abbreviazioni A bem. C cb. chit. cl. cor. ms. n. orch. partit. pf. rielab. rid. S s.c. tr. vl. v.lo

contralto bemolle canto contrabbasso chitarra clarinetto corno manoscritto nato/a orchestra partitura pianoforte rielaborazione riduzione soprano senza collocazione tromba violino violoncello

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vl., vlo, pf. partit. per orch., pf. partit. per banda parti per piccola orch. vl., pf., partit. per orch. C, pf. corno, pf. pf. vl., pf. partit. per orch., vl., pf. pf. e piccola orch. parti per piccola orch. cb. pf.

Fondo Faini Fondo Faini Fondo Giorgetti Fondo Faini Fondo Faini Fondo Faini Fondo Faini Fondo Faini Fondo Faini Fondo Faini Fondo Faini Fondo Faini Fondo Faini Fondo Giorgetti Fondo Faini Fondo Giorgetti

Rielab. W. Faini

Rielab. W. Faini Riduz. di G. Faini Rielab. W. Faini Rielab. W. Faini

Ringraziamenti È indispensabile segnalare che il presente contributo è stato reso possibile dall’infinita disponibilità di Pier Angelo Fontana, direttore della Biblioteca Comunale di Santarcangelo e di Franco Lughi, rettore della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Santarcangelo. Per la stesura del testo hanno contribuito enormemente le informazioni provenienti da alcune persone che merita ricordare: il poeta Gianni Fucci, il collezionista musicofilo Francesco Lega e la santarcangiolese Giaele Pedretti. L’indispensabile supporto di Gabriella Ceccaroni e Anna Sarubbo (instancabili correttrici di bozze) non può essere risarcito dalla semplice gratitudine.

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Fig. 10 Copertina del libretto dell’opera Il Re di Lahore di Massenet andata in scena al Teatro alla Scala nella stagione 1898-99 con la direzione di Arturo Toscanini e con Giulio Faini quale primo corno del ballo.

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