FOTOgraphia 278 febbraio marzo 2022

Page 1

278 / FEBBRAIO 2022 / NUMERO 278 / ANNO XXIX / SIPA 2021 FOTOGRAFIA DELL’ANNO, HARDSHIP OF LIFE : IL PICCOLO MUSTAFA VERSO LA STORIA WETZLAR CAMERA AUCTIONS ANTIQUARIATO E COLLEZIONISMO FOTOGRAFICO: MOTIVAZIONI E PULSIONI INDIVIDUALI. FORSE MARCO SAIELLI IN STILEMA D’AUTORE, IL MONDO COSPLAY, DAL LUCCA COMICS & GAMES 2021 : IMMAGINAZIONE NEL BENE NEL MALE COSTUME E MALCOSTUME (SOPRATTUTTO) DELLA FOTOGRAFIA ITALIANA: CONTEMPORANEA ALCIDE BOARETTO CANNES 2021: ATTORI E ATTRICI (SPECIALMENTE) SI PROPONGONO E OFFRONO ALL’ADORAZIONE GIAN PAOLO BARBIERI AUTORITRATTO POLAROID D’ANNATA (1978) IN COLLEZIONE AUTOREVOLE E PRESTIGIOSA GIAN PAOLO BARBIERI MADAGASCAR... ANCORAMilanoDCB-1comma1,articolo46),numero27-02-2004,ilLeggein(convertito353/2003D.L.-postaleabbonamentoinSpedizione-SpAItalianePoste7,50,€Mensile,

Obiettivi per sensori APS-C (Mirrorless) TTartisan APS-C 7,5mm f/2 Fish Eye TTartisan APS-C 17mm f/1,4 TTartisan APS-C 23mm f/1,4 TTartisan APS-C 35mm f/1,4 TTartisan APS-C 40mm f/2,8 Macro TTartisan APS-C 50mm f/1,2 Obiettivi per sensori Full Frame TTartisan 11mm f/2,8 Fish Eye TTartisan 50mm f/1,4 Asph TTartisan 90mm f/1,25 (Mirrorless) Obiettivi per Leica M TTartisan M 21mm f/1,5 Asph TTartisan M 28mm f/5,6 TTartisan M 35mm f/1,4 Asph TTartisan M 50mm f/0,95 Asph TTartisan M 50mm f/1,4 Asph TTartisan M 90mm f/1,25 Anelli adattatori TTartisan Adapter Ring M-E TTartisan Adapter Ring M-FX TTartisan Adapter Ring M-GFX TTartisan Adapter Ring M-L TTartisan Adapter Ring M-RF TTartisan Adapter Ring M-XD1 TTartisan Adapter Ring M-Z via Francesco Datini 27 • 50126 Firenze 055 6461541 • www.rinowa.it • info@rinowa.it TTartisan

/ FEBBRAIO 2022 / NUMERO 278 / ANNO XXIX / 278

NONNELLAFOTOGRAFIAEOSSERVAZIONIRIFLESSIONICOMMENTISULLARIVISTACHETROVIINEDICOLA / Sottoscrivi l’abbonamento a FOTOgraphia per ricevere 10 numeri all’anno al tuo indirizzo, a 65,00 euro Online all’indirizzo web in calce o attraverso il QRcode fotographiaonline.com/abbonamento ABBONAMENTO ANNUALE 10 numeri a 65,00 euro info:Per abbonamento@fotographiaonline.com0436716602srlgraphia

TADAMICHI KURIBAYASHI. Sulla pagina precedente, là dove siamo soliti presentare un’illustrazione in un certo modo collegata con uno degli argomenti presentati sul nu mero della rivista, è evidente un francobol lo emesso dal Togo (Repubblica Togolese / République Togolaise), il 15 giugno 2015, in commemorazione del settantesimo an niversario della battaglia di Iwo Jima, che in Fotografia è vincolata a un’immagine iconica realizzata dal fotogiornalista sta tunitense Joe Rosenthal, dell’Associated Press. Rispetto il foglietto Souvenir com pleto, peraltro pubblicato a pagina 62, l’in grandimento evidenzia la figura del ge nerale giapponese Tadamichi Kuribaya shi (1891-1945), comandante della Cento novesima divisione fanteria dell’esercito imperiale, alla difesa strategica dell’isola di Iwo Jima, nella catena delle isole Bonin. Per la difesa di Iwo Jima, nel 1945, il gene rale disponeva di poco più di quattordicimila effettivi, più ottomila marinai, riaddestrati in fretta (e furia). Si schierarono in attesa di oltre centomila soldati della United States Marine Corps e dell’esercito statunitense, supportati da un’imponente forza aerona vale. Consapevo le di quello che sarebbe stato l’e sito finale, in una lettera inviata al la moglie, il ge nerale Tadami chi miorescrisseKuribayashi«Nonfaprogettiperilritorno».

È sempre e comunque un problema di con sonanti e loro alternanza: non importa mai cosa hai, ma quello che fai con ciò che hai. mFranti, a pagina 48 Come afferma Gian Paolo Barbieri con le pro prie Fotografie: è l’Uomo a continuare in eter no. Maurizio Rebuzzini, a pagina 41 Copertina A quasi tre decadi dall’edizione originaria della monografia Madagascar, di Gian Paolo Bar bieri, altre immagini in cadenza coordinata. In portfolio d’autore, da pagina 34 Fotografia attorno a noi Da un foglio filatelico Souvenir, emesso dal Togo, il 15 giugno 2015: nel settantesimo an niversario, commemorazione della battaglia di Iwo Jima (Seconda guerra mondiale; fronte del Pacifico), storicizzata dall’icona fotografi ca di Joe Rosenthal. Celebriamo il generale giapponese Tadamichi Kuribayashi, coman dante della difesa strategica dell’isola Editoriale Comunque sia, con lievità convinta In principio Rieccoci al giugno Settantotto, sul set di un autoritratto in polaroid di Gian Paolo Barbieri 12 / Oscurità La prima alba del nuovo anno, in Giappone 14 / Red carpet Da Cannes 2021: attori, ma specialmente attri ci, che si propongono e offrono all’adorazione del pubblico fotografie di Alcide Boaretto 19 / De architectura? La Fotografia è qualcosa di profondo e intimo, che aleggia impalpabile sopra le nostre teste / 03/ / 49/ / 23/ / 29/ / 48/ / 62/ COMINCIAREDI

278 SOMMARIOPRIMA

Dalle sue lettere, comprese quelle in viate all’imperatore Hirohito, la giornalista giapponese Kumiko Kakehashi (1961) ha compilato una appassionata ricostruzio ne e inchiesta su quella battaglia: Chipuzo Kanashiki, tradotto in Cosí triste cadere in battaglia, per l’edizione italiana pubblica ta da Einaudi, nel 2007. Dallo stesso libro, è stato sceneggiato il film Lettere da Iwo Jima / Letters from Iwo Jima, diretto da Clint Eastwood, nel 2006: per dichiarazione del regista, assai più bello del coevo Flags of Our Father, che racconta l’attacco statunitense.

Archivio FOTOgraphia

■ FOTOgraphia Abbonamento 10 numeri 65,00 euro. Abbonamento annuale per l’estero, via ordinaria 130,00 euro; via aerea: Europa 150,00 euro, America, Asia, Africa 200,00 euro, gli altri paesi 230,00 euro. Versa menti: assegno bancario non trasferibile intestato a Graphia di Maurizio Angelo Rebuzzini, Milano; vaglia postale a Graphia di Maurizio Angelo Rebuzzini - PT Milano Isola; su Ccp n. 1027671617 intestato a Graphia di Maurizio Angelo Rebuzzini, via Zuretti 2a, 20125 Milano; addebiti su carte di credito CartaSì, Visa, MasterCard e PayPal (info@fotographiaonline.com).

22 / La chiave Due imprecisioni fotografiche nella scenogra fia del film di Tinto Brass: va bene anche così Ricerca iconografica di Filippo Rebuzzini 26 / Oggetti d’affezione In nobile compagnia, riflessioni attorno l’an tiquariato fotografico di Antonio Bordoni 34 / Madagascar... ancora In ulteriore passo, una selezione inedita dall’am pio progetto fotografico di Gian Paolo Barbieri 43 / Nel bene nel male Costume e malcostume della fotografia italiana contemporanea, in relazione a ciò che richia miamo alla Fotografia di Maurizio Rebuzzini 50 / Marco Saielli Cosplay Una Fotografia è la piena espressione di ciò che l’autore sente del soggetto, nel suo senso più profondo di Angelo Galantini 54 / È Soltantofotografia!fotografia? Sipa 2021, a partire da quanto la fotografia vinci trice assoluta ha messo in moto di Lello Piazza 62 / Iwo Jima Solo figure... senza parole WunderKammer 64 / Stephen Shore Sguardi su di Pino Bertelli 66 / Ignoranza! In ironia e sarcasmo di Maurizio Rebuzzini 69 / Taschen Verlag E domani e domani / 19/ / 55/ / 46/ / 08/ / 62/ / 53/ SOMMARIO DIRETTORE RESPONSABILE Maurizio Rebuzzini ART DIRECTION Simone Nervi IMPAGINAZIONE Maria Marasciuolo REDAZIONE Filippo Rebuzzini CORRISPONDENTE Giulio Forti FOTOGRAFIE Rouge Ottavio Maledusi SEGRETERIA Maddalena Fasoli HANNO COLLABORATO Gian Paolo Barbieri Pino FondazioneAntonioAlcideBertelliBoarettoBordoniGian Paolo Barbieri EmmanueleLelloTizianoMicheleAngelomFrantiGalantiniIannelloMagniPiazzaCarlo Randazzo Mora Marco Saielli Studio Librizzi (Milano) WunderKammer MaurizioAngeloRebuzzini www.FOTOgraphiaONLINE.com Redazione, Amministrazione, Abbonamenti: Graphia di Maurizio Angelo Rebuzzini - via Zuretti 2a, 20125 Milano MI - redazione@fotographiaonline.com ■ FOTOgraphia è venduta in abbonamento. ■ FOTOgraphia è una pubblicazione mensile di Graphia di Maurizio Angelo Rebuzzini, via Zuretti 2a, 20125 Milano. Registrazione del Tribunale di Milano numero 174 del Primo aprile 1994. Poste ItalianeSpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge il 27-02-2004, numero 46), articolo 1, comma 1 - DCB Milano.

■ È consentita la riproduzione di testi e fotografie, magari citando la fonte (ma non è indispensabile, né obbligatorio farlo: a piacere proprio).

■ Nessuna maggiorazione è applicata per i numeri arretrati.

■ Manoscritti e fotografie non richiesti non saranno restituiti; l’Editore non è responsabile di eventuali danneggiamenti o smarrimenti. Fotocomposizione DTP, selezioni litografiche e tutte le lavorazio ni infrastrutturali: Graphia di Maurizio Angelo Rebuzzini, Milano Stampa: CGT srl, Gorgonzola (Milano)

■ A garanzia degli abbonati, nel caso la pubblicazione sia perve nuta in spedizione gratuita o a pagamento, l’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e in suo posses so, fatto diritto, in ogni caso, per l’interessato di richiederne gratu itamente la rettifica o la cancellazione ai sensi della legge 675/96.

■ 278 aassociataRivista TIPA www.tipa.com

■ ■ Nella stesura della rivista, a volte, utilizziamo testi e immagini che non sono di nostra proprietà [e per le nostre proprietà valga sempre la precisazione certificata nel colophon burocratico, qui sopra]. In assoluto, non usiamo mai proprietà altrui per altre finalità che la critica e discussione di argomenti e considerazioni. Quindi, nel rispetto del diritto d’autore, testi e immagini altrui vengono riprodotti e presen tati ai sensi degli articoli 65 / comma 2,70 / comma 1bis e 101 / comma 1, della Legge 633/1941 / Protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio.

- Anno XXIX - € 7,50

■ FEBBRAIO 2022 /

Fotografia.miratotocompete(competerebbe)aquestepaginediincontroeconcordato...versolaFotografia.Oppure,dallaOppure,conlaFotografia. Eccociqui,quantomenooggi,quantomenoqui,inattua nelitàdisvolgimento,inintroduzione,manongiustificazio(cimancherebbealtro),aun’edizionecheinpiùpropri passaggisegnalapercorsiemomenticheconsideriamo consvolgimentonegativo:nellospecifico,

ro,L’altrogiorno,horiflettutosuunargomento.Adireilvecausamilleemillemotivi,moltileciti,altriinvasivi,non homoltoaltrodafareduranteilgiorno,chepormipro ve,nirsiblemi.Perchémaisidovrebbeperderetempoperaccacontrovicendefotografichechereputiamonegatidistogliendone-diTempo-daquelleinvecemeritevo scolidiattenzioneeconsiderazione?Premessochepreferi osservare, piuttosto di giudicare,e pensare, invece di credere,ritengocheigiudizinegativisianodariservarea

Rebuzzini 7

cificoavversegativi,tenzioneilmalcostumeeeventi,ancheesistenziali,degnidiattenzioneindividualecollettiva:dallavitasociale(epolitica)checicircondaal(anchepolitico)checiopprime.Inavvicendamento,assumerilevanzaillinguaggioconqualecisiesprime,soprattuttoquellocheindirizzal’atnontanto“alnegativo”,maversosvolgimentinecheètutt’altraquestione.Ovvero,versoelaborazionichecidanneggiano,siainassoluto,sianellospedelpiccolo-grandemondofotografico,almenoper

EDITORIALE

Maurizio

nel male,con positivo,trappostoaquanto,invece,valutiamoessersiattuatoalcioè

nel bene:dapaginaquarantatré. Visto e considerato, indipendentemente da tutto, in vitiamo a considerare la Forma, come peraltro anche lì facciamo,inquantocomponenteessenzialeecoordina taalContenuto.Già...Forma,inquestocasodiscrittura. Insomma,nessunaaggressione,ecimancherebbealtro, masolotragittoepercorsoinpropriosvolgimento lieve Infatti,siachiaroche Le parole sono pietre,daeconCar te,edizioneloLevi,cheabbiamogiàavutomododievocareinprimaletteraria,del1955(edizioneEinaudipiùrecendal2016).Dunque,leparolevannocuciteeaccostate senso,conparsimonia,morale,giudizioesensoetico.Inquestolametaforacalzaapennello.Nelsuosguardosulla cifico,eaSicilia,loscrittoreCarloLeviinvita«ascrutarneilsegreto,indagarneunalezionevalidapertutti,acoglierneveritàsperanza,aldilàdituttiitravagli».Nelconcretoespegiusto ancora laForma:laParolachedàevidenza quiosmessadellepossiedeun’oggettivitàpercettivaparagonabileaquellaPietre.Ladescrizionechevienecomunicataetrahaunpesospecificomoltopesante.Eallora?Allora,inripetizioned’obbligo:lievità,inosseaognipossibilesentimentoaltrui,inparitàdidiritti nondichileggeedicoloroiqualisonopresiinconsiderazione,tantoatitolodiesempio,mapropriopersestessi,i propricomportamenti(pubblici)eleproprieazioniprofes quantosionalieinmestiere.Però,inopportunoadattamentodafuscrittoinpresentazionedialtrinostritesti,non lasciatevifuorviaredaunaidentificatalievità.Lalievità,la sottintesaimpertinenzasonobrillantimezzidaabilesag consapevolezzaseriogistaperalleviarelatensionediunargomentofintroppo(magari,laFotografia),etrattatoconlapiùassolutadelsapere.

quantociriguardadirettamente,quantomenoperquan

Autoritratto di Gian Paolo Barbieri per l’edizione monografica di Camera, del settembre 1978, riservata a fotografie polaroid (in tre pubblicazioni: tedesco, francese e inglese).

8

In altra parte della ri vista, su questo stesso numero, in presentazio ne di portfolio d’auto re -Gian Paolo Barbie ri: Madagascar... anco ra-, si accenna all’origi ne della nostra frequen tazione; diciamo, della nostra sincera amicizia (oltre e indipendente mente da altre urgenze condivise). Il Ricordo è tornato a giorni dell’e state 1978, quando fum mo incaricati di segui re e assistere i fotografi italiani coinvolti nel pro getto di autoritratti in polaroid per codell’autorevoleun’edizioneperiodisvizzero

Con Will McBride (1931-2015), si procedet te nello studio milane se di Tani Capa (Gaeta no Capacchione), in via Bianca di Savoia (indi rizzo leggendario, per anagrafe: sede origina ria di Mondadori Edi tore, fu anche sede del Club di Topolino). Anzi, per il vero, in un ango lo del cortile interno, dove il fotografo statunitense posò con tra le mani una sua monografia: pomeriggio da incubo. Molto più consistente, fu l’incontro con Gian Paolo Barbieri, la cui sessione di assistenza consistette nell’uso del gran de formato 8x10 pollici / 20,4x25,4cm, nello specifico Toyo Field 810, folding a base ribaltabile, e per le fasi di laminazione e sviluppo della polaroid a colori. Il progetto di autoritratto prevede va una raffigurazione di Gian Paolo Barbieri che sostiene un cielo rosso... e altro ancora.

CollectionPolaroid

/ QUESTO / di Maurizio Rebuzzini (Franti)

ANCHE

IN PRINCIPIO

Opera che fa parte della Polaroid Collection, di Waltham, in Massachusetts, diretta dalla competente Barbara Hitchcock, della quale (Collezione) si sono perse le tracce; per questo, inclusa nella selezione The Polaroid Book, di Taschen Verlag: edizione più recente, 2017 (collana Bibliotheca Universalis; 472 pagine 14x19,5xm; 16,00 euro).

Camera, al lora diretto da Allan Por ter, alla guida dal gen naio 1966, dopo gli anni di Roméo Martinez: due riferimenti che stabili scono il valore della pre stigiosa testata. In occasione della Photokina 1978, in tem pi di proprio splendo re senza compromessi, fu pubblicata la mono grafia predisposta, alla cui somma di autoritrat ti di prestigio fecero cor te racconti e conside razioni sulla fotografia polaroid in toto e in per corso storico. Al solito, in tre edizioni au tonome: in tedesco, francese e inglese... in questo ordine [conservate, custodite e protette nella WunderKammer Mau rizioAngeloRebuzzini (Gabinetto delle Curiosità / Gabinetto delle Meraviglie)]. Per l’occasione, quattro fotografi ita liani (tre più uno): Gian Paolo Barbie ri, Pepi Merisio, Oliviero Toscani e Will McBri de, statunitense, oggi celebrato soprattutto per la sua monografiaavvincente Siddharta, del 1982, allora basato in Italia, e per questo con teggiato nel progetto. Passo passo: Pepi Merisio, mancato lo scorso febbraio 2021, a novant’anni, agì da solo, a Bergamo Alta, di sua residenza, con il filmpack Polaroid 665, bianconero con negativo recuperabile per stampa tradizionale all’ingranditore (di allora!); in inquadratura orizzontale, autoritrat to con tempo di otturazione lungo, lui fermo/congelato sulla strada, occhi all’obietti vo, con figure mosse a contorno... bambini che vanno a scuola, oppure ne ritornano. Dipende. L’assistenza a Oliviero Toscani si risolse con il solo prestito della svi luppatrice Polaroid 8x10 pollici, per l’autoritrat to che realizzò nella sa la di posa della sorella Marirosa (moglie di Aldo Ballo, in denominazio ne di mestiere Ballo + Ballo): salto su fondale, con tra le mani peret ta di scatto a distanza e T-shirt con bersaglio. Anche Will McBride e Gian Paolo Barbieri, al pari di Oliviero Tosca ni, optarono per il Po lacolor 808 / 8x0 pollici (20,4x25,4cm) di attuali tà (allora,tecnico-commercialenel1978).

(4)MagniTiziano(2)MaurizioAngeloRebuzziniWunderKammer

Rieccoci al giugno Settantotto, quando fummo ingaggiati per assiste re Gian Paolo Barbieri nella realizzazione del suo autoritratto in pola roid, per il numero di settembre di Camera. La nostra partecipazione fu soltanto passiva e infrastrutturale; la progettualità e realizzazione sono ciò che hanno poi certificato di essere: per l’appunto, autoritratto A dire il vero, ancora in Ricordo dal passato, torniamo a una vicen da analoga, in ritratto a sviluppo immediato, del gennaio Ottantacin que. In quest’altra occasione, l’assistenza tecnica per le fasi operative dell’esposizione e sviluppo di Polacolor 808 fu stoltamente intesa alla lettera dal fotografo: dovemmo scattare con le spalle al soggetto, per non interferire con l’autorità dell’autore; anzi, dell’improvvisata autrice. A differenza, l’intelligenza di Gian Paolo Barbieri e la sua consa pevolezza dell’azione fotografica non furono minimamente scalfite dall’inevitabile cadenza tecnica, che non avrebbe potuto intaccare la paternità inviolabile del suo autoritratto... per l’appunto. Così che, visualizzazione delle fasi di realizzazione e altre due versioni dalla sessione fotografica in polaroid colore 8x10 pollici, ulteriori a quel la ufficiale, su Camera, del settembre 1978, e in Polaroid Collection

9

10

Ovviamente, la composizione è stata realizzata al rovescio alto-basso. Per l’oc casione, fu costruita una vasca di plexi glas di almeno cinque per cinque metri, sostenuta a sessanta centimetri da terra. Lentamente, la vasca fu riempita d’ac qua, poi colorata di rosso. Da un trabat tello costruito per l’occasione, Gian Paolo Barbieri, a torso nudo, si calava dall’alto sostenendosi per le ginocchia: mani a sorreggere il “cielo” colorato. Dunque: copia unica polaroid, che di venne ancora più unica -se e per quanto possibile- con l’aggiunta di colorante ecoline giallo nelle vaschette di chimico della laminazione Polaroid 8x10 pollici. Da cui, la distribuzione incontrollabi le del giallo in aggiunta creò ulteriore “unicità” dell’autoritratto. In impaginazione su Camera e in Po laroid Collection si approda all’autori tratto ufficiale di Gian Paolo Barbieri, ma -ovviamente- quel giorno furono ese guiti numerosi scatti, sostanzialmente simili nella forma, per quanto differen ti nel risultato, ribadiamo condizionato dall’”unicità” forzata. Alcuni sono con servati nell’archivio dell’attuale Fonda zione Gian Paolo Barbieri, memoria del suo cammino fotografico; due si trovano nella WunderKammer MaurizioAnge loRebuzzini (Gabinetto delle Curiosità / Gabinetto delle Meraviglie). Qui li proponiamo. ■ ■ Gian Paolo Barbieri è un autorevole fotografo che ha inciso sul lin guaggio visivo del secondo Novecento: nel 1968, l’accreditato setti manale tedesco Stern (mica bazzecole) lo ha considerato nel ristretto novero dei quattordici migliori fotografi di moda al mondo; quindi, Lucie Award 2018 come Miglior Fotografo di Moda Internazionale.

Dalla sua nota introduttiva alla monografia Madagascar : «Dal giu gno all’agosto 1994, ho percorso il Madagascar in tutti i sensi, ferman domi in strade, villaggi, mercati alla ricerca di soggetti da fotografare. «Ho lavorato in tutte le condizioni di luce, perché la natura del luo go e i ritmi non mi permettevano attese. Ho pensato il libro in termini del simbolico colore chiamato nero. Per me il bianconero è termine astratto, vi sono trasportati tutti i valori. «Attraverso la vita malgascia, ho cercato di cogliere il momento decisivo, sia storico sia emozionale e di bellezza. Talvolta, non trovan do più ciò che le mie ricerche mi avevano portato a scoprire, ho rico struito e scattato l’immagine appena composta nell’inquadratura. «Ho cercato di penetrare nei luoghi scelti senza forzature, per man tenere intatta l’autenticità e la spontaneità, perché il rispetto per l’ambiente è il metodo da cui scaturisce uno stile. L’estetica è sta ta determinata anche dall’uso di obiettivi opportuni, perciò ho usa to quasi sempre il normale, per ottenere la massima profondità di campo, e raramente il teleobiettivo per qualche ritratto».

SOLO ON LINE / / /QR

GIAN PAOLO BARBIERI

È conosciuto e riconosciuto per l’eleganza e raffinatezza di una visione che ha seguìto l’evoluzione sociale dei tempi: dalle iniziali frequentazioni del cinema, tra la fine dei Cinquanta e l’inizio dei Sessanta, alla collabo razione con Vogue Italia, cominciata nel 1965 [sua la copertina del pri mo numero, del novembre 1965], alle campagne per Armani, Elizabeth Arden, Ferré, Lancetti, Saint Laurent, Valentino, Versace, e altro ancora.

Archivio FOTOgraphia (3) Madagascar, di Gian Paolo Barbieri; Umber to Allemandi & C, 1995; dualtone; 128 pagine 26x33cm, cartonato con sovraccoperta. Invito per la presentazione dell’edizione origi naria di Madagascar, di Gian Paolo Barbieri: 28 febbraio 1995, presso l’Atelier Gluck, di Milano. Madagascar, di Gian Paolo Barbieri; Taschen Verlag, 1997; dualtone; 128 pagine 26x33cm, cartonato con sovraccoperta.

L’inquadratura realizzata e propo sta è stata pubblicata in Camera del settembre 1978 e acquisita nella Pola roid Collection, di Waltham, in Massa chusetts, della quale si sono perse le tracce. Comunque, una testimonianza tangibile di quel patrimonio è raccolta nella monografia The Polaroid Book, pubblicato da Taschen Verlag (472 pa gine 14x19,5xm; 16,00 euro). Aneddoto: in impaginazione, l’edizione si conclude proprio con l’autoritratto di Gian Paolo Barbieri, qui e ora soggetto.

Michel Tournier: «Questa grande isola che Gian Paolo Barbieri ci offre assomiglia tanto al Paradiso terrestre prima del peccato. La sostanza grigia del Madagascar è il fango originario della Creazione che esce dalle mani di Dio».

Nell’autunno 2012, le T-shirt fotografiche Ginza Fashion Art Style (ginzafashion.com) hanno preso avvio con la serie Madagascar, di Gian Paolo Barbieri.

codeFONDAZIONE

IannelloMichele

Parlerò della fotografia di questa pagi na: una fotografia che si definisce 初日 の出 (Hatsuhinode, prima alba), che nel seguito citerò col suo nome, come se fosse un essere vivente. Si dice che una fotogra fia racconti più di mille parole. Ma, in generale, non è vero. In realtà, più importante di quello che si vede è il viaggio inte riore che una fotografia accende nella mente di chi guarda [Giacomo Le opardi: l’anima immagi na quello che non vede Parlerò del mio viag gio, un viaggio di foto grafia, ma anche del Sole che non si vede nell’immagine -ma si intuisce-, del Giappone che non si rivela nella composizione. E parlerò di Michele Iannello, l’invi sibile e bravo fotografo che ne è l’autore. Penso che la Fotografia possa esse re non solo una relazione iconologica con un’opera, ma il punto di partenza per farsi coinvolgere da storia, costu mi, mitologie, natura, paesaggi, perso naggi, fedi. Questo rende la Fotografia un po’ simile alla Filatelia, le fotografie simili ai francobolli. Anche i francobolli raccontano e fanno viaggiare. Veniamo, ora, al viaggio, che inizia da Hatsuhinode. Partiamo dal Giappone, il Giappone che non si può non amare. Amare di un amore cauto e prudente. Cauto e prudente, perché anche se tut to -in Giappone- appare leggiadro, la cultura giapponese è segnata da una specie di ossimoro. Da una parte, l’in canto degli ikebana (fiori viventi) e la leggerezza degli haiku (componimen ti poetici di tre versi); dall’altra, il Giap pone di due straordinari film di Akira Kurosawa, Kagemusha (1980) e Ran (1985), o il Giappone della Guerra del Pacifico, dei kamikaze, degli attacchi banzai (gioia, in giapponese). Nella tradizione giapponese, la prima alba del nuovo anno, 初日の出 (Hatsuhi node), il nome della fotografia, rappre senta un appuntamento importante per il paese. I giapponesi, che hanno un rapporto intenso con il mondo naturale, percorrono anche decine di chilome tri per andare ad accogliere la prima alba in un paesaggio adatto. Porta fortuna, dicono. Anche se per l’attesa molti approda no al Monte Fuji, Michele Iannello ha optato per un paesaggio marino. Per l’alba, ci vuole una spiaggia che guarda a oriente. Il luogo è Isumi Shi, circa cen to chilometri a est di Tokyo. «Ho scat tato con il cellulare -racconta l’autore, al telefono, dal Giappone-, perché ero andato solo per guardare l’alba. Ma, appena sono sceso dall’auto, la luce, le persone già in attesa, l’aria legger mente salina, tutto era perfetto e non ho resistito... ho dovuto fotografare». Interpreto due valori compositivi di Hatsuhinode . Uno: lo scatto avviene prima che appaia il sole. In questo mo do è proprio l’alba, e non il sole, a esser ne protagonista. Due: lo scatto avvie ne inquadrando lontano un centinaio di metri dal mare. Così gli umani che aspettano il sole sulla spiaggia sono solo figurine nere. Non si individuano dettagli, potrebbero essere umani di cento, mille, diecimila, centomila anni fa. Nulla fa pensare che quelle figurine, quegli umani, siano di oggi. Così la fo tografia è fuori da ogni tempo. Dieci, ventimila, centomila anni fa, gli abitanti del Giappone, un gruppo di iso le affacciate a oriente su un vastissimo oceano, tanto vasto che non si poteva vedere altro che l’acqua infinita, si sen tirono autorizzati a pensare che non po tesse esistere niente tra loro e la casa del sole. Per questo, l’antico nome del Giappone si scrive con i caratteri 日本, rispettivamente sole nichi) e origine (本 hon). Insieme, i due ca ratteri hanno il signifi cato di Origine del Sole Il sole nascente è così importante da rappre sentare il simbolo che sta sulla bandiera del Giappone. Il sole è an che la dea Amaterasu, massimo nume dello shinto, dal quale discen de la famiglia imperia le, la cui leggenda (che non può trovare spazio in queste righe), è rac contata da una xilogra fia allegorica del pitto re Utagawa Hiroshige ( 歌川広重; 1797-1858), conservata al British Museum, di Londra. Sono quasi alla fine del viaggio, comin ciato da Hatsuhinode. Parliamo ades so di Michele Iannello. Non fotografa per professione. Ricordo che -qualche inverno fa- tornò in Italia dal Giappone per andare in Svizzera a fotografare il Cervino che, a una certa data, sareb be stato illuminato da lame di luce e da lame di ombra. Ombra soprattutto. Perché il suo stile è / potrebbe essere lo stile “giapponese”, uno stile che si legge anche in Hatsuhinode. In questo stile c’è qualcosa di ancora più impor tante del sole: l’oscurità, lieve o intensa. Lo stile è poeticamente descritto dalle parole di Jun’Ichirō Tanizaki, che trag go dal suo Libro d’ombra, che polemiz za contro gli eccessi dell’illuminazione elettrica: «Avete mai visto, voi che mi leggete, una vera oscurità illuminata da una luce di candela? Non crediate che sia simile ad altre oscurità, per esempio a quella che vi circonda quando cam minate su una strada notturna. L’oscu rità di cui sto parlando è una sorta di tenue pulviscolo cinerino, e in ogni sua particella sembrano risplendere tutti i coloriUn’oscuritàdell’arcobaleno».cherappresenta una sfi da per coloro che, come Michele Ian nello, amano la Fotografia.

12

■ ■ / L’ANIMA IMMAGINA / di Lello Piazza OSCURITÀ

andato“Sonoalettopresto.”

Interpretato da un magistrale Robert De Niro, l’ultra sessantenne David “Noodles” Aaronson, killer al soldo dello malavita, risponde a “Fat” Moe Gelly (interpretato da Larry Rapp), nel 1968, al suo ritorno a New York, città che ha lasciato nel 1933.

Noodles?”hai“Chefattointuttiquestianni,

Ovviamente, la battuta cult è dal film C’era una volta in America, di Sergio Leone, del 1984.

Concediamocelo: la sceneggiatura del film alterna tempi incrociati, in analessi (retrospezione) e prolessi (figura retorica di tipo sintattico, che anticipa una parte della proposizione).

FOTO graphia 05/D/ialoghi

14 Senza ombra di dubbio, Alcide Boaretto, di Padova, è un fotografo (non profes sionista) di valore e talento. Coltivate an che sull’affetto e amore incondizionato per gli strumenti tecnici della Fotografia [ Oggetti d’affezione numero, da pagina 26], le sue doti sono soprattutto indirizzate e declinate in un particolare verso della fotografia applica ta alla cronaca, diciamo così mondana, nella propria spettacolarità anni, Alcide Boaretto partecipa alle ce rimonie pubbliche del Cinema, affasci nato dal mondo dello star system che celebra se stesso e si offre al pubblico in maniera incondizionata. È specialmente questo il valore della sua Fotografia, che dagli istanti effime ri della cronaca potrebbe (dovrebbe?) avere tempo e modo di rappresentare uno spaccato appariscente della socia lità (dello spettacolo in proiezione verso il futuro, quando ri guarderemo indietro avendo bisogno e necessità di testimonianze visive co erenti e rappresentative di un’epoca. In questo senso, la condizione “non professionale” di Alcide Boaretto compo ne i tratti dell’autentica differenza... pro fondamente emblematica, prima che rappresentativa. A conti fatti, svincola ta da equilibri, esigenze e compromes si che -inevitabilmente- condizionano certa fotocronaca, che dipende anche da occorrenze e urgenze giornalistiche di ciascuna testata, la sua Fotografia sui red carpet del Festival de Cannes (immi nente prossima edizione, dal diciassette al ventotto maggio) e del Film Festival di Venezia (nell’ambito della Biennale; prossima edizione dal trentuno agosto al dieci settembre) è coerente con i ruoli che i protagonisti interpretano per l’oc casione: in tacito accordo con il proprio mondo di riferimento e verso il pubblico, per il quale tutto viene allestito e svolto con copioni mai messi in discussione. Dunque, a conti fatti, Alcide Boaret to è Fotografo in rispetto e ossequio al suo essere Pubblico. Dunque, ad altret tanti conti fatti, la sua azione-reazione coincide con i propositi e la proposta di queste clamorose messe-in-scena. Ovviamente, per svolgere al meglio il proprio impegno fotografico, altrettan to svincolato da logiche di qualsivoglia “redditività di impresa”, Alcide Boaretto / LUCI DELLA RIBALTA / di Angelo Galantini - Fotografie di Alcide Boaretto RED CARPET

StoneSharonjrGermanAleksey

15 DaffiSlimaneeSunRoseKarolineFontanaIsabeli filmdelcastilePennHopperPenn,DylanPenn,SeanResingSofiaStoneSharon DayFlag SouahliaManelle DelevingnePoppyWespiserDelphine

16 CovinoMichaelLeeSpikeTinaKunakey RodríguezGiorginaMajaMalnar GoulartIzabelcarpetredsulGuestBiolayBenjamin

agisce con dotazioni fotografiche di pe so e spessore, diciamo consistenti, non soltanto in percezione fisica: autorevoli reflex Nikon sempre di ultima genera zione, dotate di una vasta gamma di obiettivi, dalle focali grandangolari (usa te di meno) a quelle intensamente tele, alle quali Alcide Boaretto riserva amore particolare. Non c’è risparmio di energie fisiche, né di vincoli economici. A conse guenza del quale “risparmio” e dei quali “vincoli economici”, sappiamo per cer to che la sua presenza sui red carpet e, nel caso di Cannes, anche agli appunta menti mondani più esclusivi, non passa certamente inosservata.

17

Comunque, alla fin fine, la pantomi ma è definita e definitiva. Gli attori, ma specialmente le attrici, si propongono e offrono all’adorazione del pubblico concedendo ciò che consapevolmen te tutti sappiamo piacere (per esem pio, non mancano mai “mutande al vento”, evidenziate da mise sofisticate, preziose e volontariamente complici). Per paradosso, ma neppure poi tan to per paradosso, immaginiamo che le star, coscienti di tutto, non soltanto di molto, siano consapevoli della pre senza di Alcide Boaretto: delegato e inviato a rappresentare l’essenza spet tacolarizzata del Cinema. Alcide Boaretto... archetipo.

■ ■TillierDoriaeJordanaCaméliaSallette,CélineArlaud,SwannHadidBellaLapidusKouklaeMilla MadarNibar

Attenzione: questi red carpet sulla Costa Azzurra e in Laguna sono altro rispetto a quello, per esempio, delle as segnazioni di premi e riconoscimenti, a partire dagli Academy Award (Oscar), di Los Angeles. In California, il Cinema celebra la propria identità mercantile, magari contorcendosi su se stesso. A Cannes e Venezia -e, da qualche sta gione, anche a Roma-, più che in altri Festival di contenuti più profondi (per esempio, Locarno Film Festival ), non contano tanto i film, quanto le inter pretazioni, in un modo curioso. Ovvero, ogni figurante della Scena non è am mirato e osservato in base alle proprie capacità recitative, ma per la spettaco larità della propria proposizione esu berante, in quanto Personaggio pub blico ammirato e, perfino, idolatrato.

In questo senso, non dovremmo es sere affatto lontani dal Vero, quando ri leviamo che l’eccitazione del pubblico, in misura di autentico isterismo, non si basa su alcuna competenza cinema tografica individuale. Ovverosia, tra il pubblico che si accalca dietro le tran senne a protezione del red carpet, e a sua evidenziazione e accessibilità visiva e fotografica, pensiamo che nessuno sia minimamente consapevole del Ci nema in quanto linguaggio espressivo, ma tutti si accontentino del vedere da vicino Personalità spettacolari: ribadia mo, senza distinguere tra loro le ca pacità recitative o di regia di nessuno.

FOTO

in anticipo su Fotografia nei francobolli

L’obiettivo fotografico Petzval (1840) è il primo calcolato matematicamente: su francobollo austriaco, dell’8 ottobre 1973 (Congresso Europhot).

Jozef Maximilián Petzval (1807-1891) è stato celebrato in occasione dei centoventicinque dell’Unione Ceca di Matematica e Fisica (6 luglio 1987). graphia 05/F/otograFianeiFrancobolli

/ LESSICO / di

DE ARCHITECTURA Cos’è il De architectura, con il quale il linguaggio fotografico ha (avreb be) profondi debiti di riconoscenza, pur igno randone per lo più l’esi stenza e il testo? Dedi cato all’imperatore Au gusto, e diviso in dieci libri, al tempo stesso, il De architectura è un libro di bottega, un ri ferimento teorico ide ale, un canone incon trastato del zionedearchitettonico,classicismochefonnellapropriatrattaelementiripresi da discipline svariate, per quanto convergenti: aritmetica, geometria, disegno, musica, astro nomia, ottica, medicina, giurisprudenza, filosofia. Il profondo testo è sta to compilato da Marco Vitruvio Pollione (Mar cus Vitruvius Pollio), ex ufficiale sovrintendente alle macchine da guerra sotto Giulio Cesare e architetto-ingegnere sotto Augusto. Vitruvio è l’unico scritto re latino di architettura, la cui opera sia giunta fino a noi. La sua autorità in cam po tecnico e architettonico è testimonia ta dai riferimenti alla sua opera presenti negli autori successivi, come Frontino. Angelo DE ARCHITECTURA?

Non proponiamo il De architectura come lettura fotografica indispensabile, anche se la consideriamo utile, ma ne sottolineiamo l’approccio filosofico, che dalla figura dell’architetto si estende a quella del Fotografo (in nostra traslazione personale, che esclude l’ignoranza!): autore che dovrebbe essere consapevole e conscio dei propri doveri espressivi e delle proprie responsabilità culturali, in una chiave etica e morale irrinunciabile... forse. Comunque, rileviamo e ribadiamo an cora come il De architectura di Marco Vitruvio Pollione costituisca il fondamento forse più significativo dell’intera cultura architettonica e costruttiva dell’Occiden te. La sua importanza è tale da trascendere il testo in sé (fino a proiettarlo oltre la materia affrontata, magari anche in direzione fotografica: una volta ancora), e si misura sulle esperienze dei suoi numerosi esegeti attraverso i secoli. Senza entrare nella materia, annotiamo soltanto che il trattato introduce temi espressivi e rappresentativi di eccezionale vastità e spessore. Basti accennare al con cetto di Symmetria, rispetto al quale l’accezione attualmente corrente di simme tria rappresenta uno slittamento semantico estremamente restrittivo. È il princìpio di uno dei più significativi fenomeni che la cultura antica abbia saputo esprimere, ovvero quello della convergenza metodologica tra le arti: «La S(y)mmetria è un ac cordo uniforme tra le membra della stessa opera, e una corrispondenza di ciascuno delle medesime separatamente a tutta l’opera intera». In concreto, trasposta più ef ficacemente dal termine italiano “commisurazione”, la Symmetria è dunque il fon damento dell’antropometria antica, che si regge sul princìpio della proporzionalità.

Bisogna avere coraggio da vendere, per avvici narsi con scioltezza al De architectura di Vi truvio (Marcus Vitruvius Pollio / Marco Vitruvio Pollione; 81-15 aC), uno dei testi fondamentali della cultura planeta ria, incluso in qualsia si antologia di titoli es senziali e sostanziali, da quelle più ampie alle più selettive ed esclusi ve (elitarie, addirittura). In coincidenza con l’individuazione della sua consistente presen za in un romanzo di ta glio assolutamente leg gero, al quale stiamo per riferirci, in un certo sen so, anche qui, si posso no individuare termini di preistoria della camera obscura, da cui, poi, la Fotografia. Infatti, da un punto di vista ideologi co, culturale, scientifico e, perché no, “religioso”, la Fotografia dipende da un pensiero occidenta le: sia privo di senso sa crale dell’immagine, sia educato sulla restituzio ne prospettica, figlia del Rinascimento e nipote del De architectura di Vitruvio. Niente di più, né di Nellameglio.fantasia lettera ria, (addirittura) il mano scritto originario dell’o pera, che -nella realtà- è stato miracolosamente ritrovato nel 1414, è uno dei cardini del romanzo Il settimo sacramento, primo poliziesco scrit to da James Bradberry (dall’originario The Seventh Sacrament, del 1994; Marco Polillo Editore, 1999; Il Giallo Mondadori, 2005). Lo scrittore è un architetto, titolare di cattedra uni versitaria; il protagonista della vicenda è -a propria volta- architetto e docen te (Jamie Ramsgill, una sorta di alter ego), e la storia ha una chiave narrati va che ruota attorno una selezionata e fantasiosa équipe di altri architetti. Ambientato a Salò, sul Lago di Garda, in provincia di Brescia, dal nostro parti colare punto di vista, Il settimo sacra mento si guadagna due menzioni d’o nore. Una, l’abbiamo già accennata, ed è spunto e pretesto per le nostre considerazioni odierne: appunto, il manoscritto di Vitruvio è presente nella villa dei delitti, in quanto premio aggiun tivo promesso all’archi tetto che si aggiudica una particolare gara di appalto; l’altra, riguarda l’intuizione di un omici dio, mascherato da mor te accidentale, afferrata in base alla differenza di aroma tra il Chianti e il Recioto Amarone (!).

Da sinistra, edizioni antiche del De architectura : frontespizio miniato di scuola francese (Quindicesimo secolo); frontespizio di una edizione stampata a Vene zia, nel 1524; frontespizio di un’altra edizione veneziana, del 1567 (M. D. LXVII).

Andati perduti i disegni originari accompagnatori del testo di Vitruvio, dal Rinasci mento, molti hanno elaborato proprie tavole a commento, alcune delle quali sono oggi incluse nelle edizioni librarie attualmente reperibili. Sopra tutto, meritano at tenzione i princìpi di composizione, magari in Sezione aurea : prossima pagina venti.

Diviso in dieci libri, il De architectura è un trattato sulla materia profondo ed eclet tico, che oggi abbiamo preso a spunto e esempio, ma soprattutto a guida di un approccio all’arte applicata, nel cui ambito collochiamo la Fotografia. Sia chiaro.

19

Galantini

Nel terzo libro del De architectu ra, Vitruvio rileva: «Il centro del corpo umano è inoltre per natura l’ombelico; infatti, se si sdraia un uomo sul dorso, mani e piedi al largati, e si punta un compasso sul suo ombe lico, si toccherà tangenzialmente, descrivendo un cerchio, l’estremità delle dita delle sue mani e dei suoi piedi». [Costume: L’Uomo di Vitruvio è riportato sulla moneta italiana da un euro]. Nell’Ultima cena [1495-1498 circa, olio e tempera su intonaco, 460x880cm; Refettorio di Santa Maria delle Grazie, Milano], Gesù è dipinto con le proporzioni divine, ed è racchiuso in un rettangolo aureo.

In La parade de cirque (1887-1888; olio su tela, 100x150cm; Metropolitan Museum of Art, New York, Usa), il divisionista francese Georges Seurat impiega varie Sezioni auree, alcune delle quali abbiamo sottolineato graficamente.

20 SEZIONE AUREA

Nell’ambito delle arti figurative e della matematica, la Sezione aurea (o Rap porto aureo, o Numero aureo, o Costan te di Fidia, o Proporzione divina ) indi ca il numero irrazionale 1,6180339887..., ottenuto effettuando il rapporto tra due lunghezze disuguali, delle quali la maggiore “a” è medio proporziona le tra la minore “b” e la somma delle due “a+b”; ovvero, “a+b / a”. Dunque, la Sezione aurea è un numero irrazio nale (non rappresentabile mediante rapporto di numeri interi) e algebrico (soluzione di un’equazione polinomiale a coefficienti interi). Tra l’altro, ha uno stretto rapporto con la successione di Fibonacci (Leonardo Pisano, detto il Fibonacci, considerato uno dei più grandi matematici di tutti i tempi; 11701242 circa), resa celebre e popolare dal romanziere statunitense Dan Brown nel suo fortunato thriller Il Codice da Vinci, del 2004, in trasposizione cine matografica nel 2006. Da qui, approfondiamo la Costruzio ne aurea, che ripercorre i tratti delle influenze del De architectura di Vitru vio sulla cultura visiva di tutti i tem pi (anche fotografica), che affonda le proprie radici indietro nei secoli, per arrivare fino a noi: dove dovrebbe ap partenere al bagaglio fotografico, indipenden temente dalle tecnologie dei relativi strumenti tecnici. La costruzione, ovvero l’anima dell’im magine, sta sopra e viene assolutamente prima. Riconosciuta come un rapporto esteticamente piacevole, la Sezione aurea è stata usata come base per la composizione di quadri e elementi architettonici. È dimostrato che la percezione umana mostra una naturale prefe renza e predisposizione verso le pro porzioni in accordo con la Sezione aurea ; dunque, inconsciamente (?), gli artisti tenderebbero a disporre gli elementi di una composizione in base a tali rapporti. Gli artisti e i matema tici del Rinascimento rimasero affa scinati dalla Sezione aurea. Allora era conosciuta come Divina proportione e veniva considerata chiave mistica dell’armonia nelle arti e nelle scienze. De divina proportione è anche il titolo di un trattato del matematico rinascimentale Luca Pacioli (1445-1517 circa), il lustrato da sessanta disegni di Leonardo da Vinci. Pubblica to nel 1509, il libro influenzò artisti e architetti del tempo, e delle epoche successive. Nella proporzione dei numeri, Luca Pacioli ricercò e individuò i princìpi ispiratori in architettura, scienza e natura: in seguito, la regola aurea introdotta fu iden tificata praxis italica. L’aggettivo “divina” si giustifica perché la proportione ha diversi caratteri che appartengono alla di vinità: è unica nel proprio genere; è trina, perché abbraccia tre termini; indefinibile, in quanto è irrazionale, è invariabile. Inoltre, utilizzando la Sezione aurea nei propri dipinti, Leonardo da Vinci scoprì che, osservando le opere, si po teva creare un sentimento di ordine. Incorporò il rapporto aureo in tre dei suoi capolavori: La Gioconda, L’ultima cena (o Cenacolo) e L’Uomo di Vitruvio (appunto, dal De architectura). Nella Gioconda (Monna Lisa ; 15031506, olio su tavola, 77x53cm; Musée du Louvre, Parigi), il rapporto aureo è stato individuato nella disposizione del quadro, nelle dimensioni del viso e nelle aree che vanno dal collo alle mani e scendono dalla scollatura dell’abito. Nell’Uomo (simbolo della cultura rinascimentale; 1490, punta metalli ca ripassata a inchiostro e acquerello, 343x245mm; Gabinetto dei Disegni e delle Stampe della Galleria dell’Ac cademia, Venezia), Leonardo ha ap plicato le proporzioni della Sezione aurea secondo i dettami di Vitruvio: le proporzioni umane sono perfette quando l’ombelico divide l’Uomo in misure auree (e per questo lo inserisce nelle geometrie perfette del cerchio e del quadrato: «tanto apre l’omo ne’ le braccia, quanto è la sua altezza»).

Botticelli applicò la Sezione aurea a in La nascita di Venere (1484 circa, tempera su tela, 172,5x278,5cm; Gal leria degli Uffizi, Firenze). Misuran do l’altezza da terra dell’ombelico e l’altezza complessiva, il loro rapporto risulta 1,618; così anche i rapporti tra la distanza tra il collo del femore e il ginocchio e la lunghezza dell’intera gamba, e anche tra il gomito e la punta del dito medio e la lunghezza del braccio.

Significativi sono anche i dipinti di Piet Mondrian. In ogni Composizione (superfici colorate, come questa Composizione con rosso, giallo, blu e nero, del 1921; olio su tela, 59,5x59,5cm; Haags Gemeentemuseum, L’Aia, Olanda) si registrano acco stamenti di quadrati e rettangoli aurei.

21

Il lento slittamento verso l’elevazione di ruolo degli strumenti, e delle rela tive tecnologie applicate, sta relegan do in subordine la declinazione della grammatica fotografica, ovverosia del proprio lessico legittimo. Come anno tiamo spesso, la Fotografia è per pro pria natura raffigurativa ; e, per proprio linguaggio, è rappresentativa Prima di altri e ulteriori sovrastrati espressivi, la rappresentazione dipen de soprattutto dalla resa prospettica e dalla configurazione di inquadratura e composizione, in tale ordine. Per que sto, l’autore fotografo non deve basarsi soltanto su una sterile competenza tec nica, che pure è indispensabile, quan to sulla consecuzione visiva indotta e creata dai propri strumenti. A parte, sono poi richiesti tanti altri ingredienti culturali (non nozionistici, precisiamo lo), riferiti ai relativi campi d’azione: dal giornalismo al racconto della vita, dal la pubblicità alla moda, dallo sport alla natura, a tutto il possibile. Certo, non serve magari (?) studia re e conoscere il De architectura, che oggi abbiamo preso a esempio, spun to e pretesto, ma sono indispensabili componenti che distingua no il solo scattare fotografie dall’essere fotografo. Non teorizziamo l’asso luto del fotografo letterato, come pure ce ne sono, ma neppure deve essere anal fabeta; non è necessario che sia un musicista (metafora), ma neppure un ignorante della musica; non un pitto re, ma dovrebbe conoscere l’arte; non uno scultore, ma almeno un esteta. È vero e sacrosanto: il fo tografo possessore di strumenti e, so prattutto, della capacità di applicarli è avvantaggiato. Ma l’a nima che soffia nell’im magine, che fa la dif ferenza tra la pur bella apparenza superficia le e la concreta solidità dei contenuti espressivi, fa la sola e unica diffe renza. Sia certificato e accolto: la Fotografia è qualcosa di estrema mente più profondo e intimo, che aleggia im palpabile sopra le no stre teste, in attesa di essere capito e raccolto. Magari, anche solo dal la curiosità individuale, dalla sola meraviglia. Il piacere di essere, diverso da quello del solo apparire Tanto è! ■ ■

Leonardo da Vinci: La Gio conda (1503-1506); L’Uo mo di Vitruvio (1490); L’ul tima cena (1495-1498).

OGGIGIORNO Invece, e al contrario, al gior no d’oggi, registriamo numerosi azzera menti di competenza, addirittura troppi.

Riferiamoci alla Fotografia: competen ze tecniche specifiche e doti intellettuali, sopra tutto. A ridosso, abbiamo già rilevato i debiti di riconoscenza che la sua origine e il suo linguag gio hanno con la restituzione prospettica del soggetto, nel senso della creazione ottica, in chetedipendentemendaglistrumentisisonoalter nati ed evoluti nel corso dei secoli. Al lo stesso momen to, pensiamo al fotografo co me protagonista della scena culturale ed espressiva, che dipende dalla competenza in numerosi ambiti: a partire da quelli sottolineati da Vitruvio.

In Catalogo, a 5.800,00 euro. Certamente, una cifra importante. Ma!

In catalogo dal 1999, De Architectura, con testo originario in latino a fron te, è un’ottima traduzio ne delle Edizioni Studio Tesi, di Roma; 38 più 602 pagine 14x23cm, carto nato; 38,50 euro. (pagina accanto, dall’alto)

La prima offerta/segnalazione del più recente Catalogo numero 31, dell’inizio dell’an no, presenta una rarità che completa adeguatamente la nostra segnalazione odierna: di Leon Battista Alberti (1404-1472)... I Dieci Libri de l’Architettura, «da la cui prefatio ne breuemente si comprende la commodità, l’utilità, la necessità, e la dignità di tale opera [...]. Nouamente da la latina ne la volgar lingua con molta diligenza tradotti».

Botticelli: La nascita di Venere (1484 circa). Piet Mondrian: Compo sizione con rosso, giallo, blu e nero (1921).

Daris Libri e Stampe, di Lucca (via del Gallo 9; 0583-440563; www.darislibri.it, info@daris libri.it) è una libreria antiquaria -meglio, uno studio bibliografico- creata da Domenico (Memo) Izzo, nel 1980, attualmente gestita insieme con Alessandro De Francesco. Per chi visita Lucca, dovrebbe essere meta irrinunciabile: se non che, a ciascuno il proprio.

Georges Seurat: La para de de cirque (1887-1888).

Archivio FOTOgraphia

StampeeLibriDaris

Della sua vita si hanno scarse notizie, e neppure si è certi delle date di nascita e morte accreditate. Come già anno tato, scrisse il trattato De architectu ra (Sull’architettura), in dieci libri, de dicandolo all’imperatore Augusto (che gli aveva concesso una pensione), pro babilmente tra il Ventisette e il Venti tré aC. L’edizione dell’opera avvenne negli anni in cui Augusto progettava un rinnovamento generale dell’edilizia pubblica. Il trattato, riscoperto nel 1414, a Montecassino, e tradotto in epoca rinascimentale da Poggio Bracciolini per primo, è stato il fondamento dell’ar chitettura occidentale fino alla fine del Diciannovesimo secolo. Nel suo profondo trattato, Vitruvio dà all’architettura il titolo di scienza, ma non si limita a questo: anzi, la eleva a scienza più importante, in quanto con tenente tutte le altre. Nella fattispecie, l’architetto deve avere nozioni di geo metria (conoscere le forme con le quali lavora), matematica (l’edificio deve stare in piedi, per questo vanno eseguiti ed elaborati conti specifici), anatomia e medicina (costruisce luoghi per la vita dell’Uomo, per cui deve conoscere le proporzioni umane, deve fare attenzione a illuminazione, arieggiamento e salubrità di città ed edifici), ottica e acustica (basti pen sare ai teatri), legge (chiaramente, la co struzione deve seguire norme precise e codificate), teologia (nel caso di edifica zione di templi, questi avrebbero dovuto essere graditi agli dei), astronomia (par ticolari tipologie di edifici, soprattutto luoghi di culto, dovevano tenere conto della posizione degli astri) e metrologia (il microclima del luogo di costruzione dell’edificio è fondamentale per le ca ratteristiche che deve/dovrebbe avere). Con Vitruvio, proprio lui: «In tutte le arti, ma particolarmente nell’ar chitettura, esiste un bi nomio fondamentale: il significato e il significan te. Il significato è l’ope ra da costruire, il signi ficante ne è l’illustrazio ne teorica e sistemati ca. Naturalmente, il vero architetto dovrà avere esperienza tanto dell’u no quanto dell’altro. Do vrà possedere doti intel lettuali e attitudini all’ap prendere, perché né il talento naturale senza preparazione scientifi ca, né la preparazione scientifica senza talento naturale possono fare il perfetto artefice».

LA CHIAVE Con la Leica, Laszlo Apony (l’attore Franco Branciaroli) fotografa Teresa (Stefania Sandrelli), durante una gita in riva al mare: posa provocatoriamente scomposta, con gonna sollevata sulle gambe, per far intravedere fino al reggicalze. Questa è anche l’immagine simbolo del film La chiave, del regista Tinto Brass, del 1983.

22

Dal nostro punto di vi sta mirato, oppure vi ziato, fate voi, il contro verso film La chiave, di Tinto Brass, del 1983, è ad alto tasso fotografi co. Sceneggiata dall’o monimo romanzo del giapponese Jun’chirō Tanizaki (1886-1965), del 1956, pubblicato in Italia da Mondadori, nel 1971, Kagi in originale, la storia si affida alla Fotografia per esprimere una sorta di erotismo decadente. Cioè, e nel concreto, la Fotografia è sostan zialmente trasversale al le vicende a sfondo sessuale ed erotico che compongono l’ossatura della trama e dello svolgimento. Ovviamente, con una intenzione ampiamente frequen tata e condivisa da molti, l’erotismo visi vo, appunto fotografico (dall’emozione della ripresa alle fasi di sviluppo e stam pa delle copie), è un condimento che dà sapore, e forse anche significato, alla trasparente complicità tra i protagonisti. In questo senso, oltre ad appartene re al lungo e cadenzato filone dei film erotici del regista veneziano, autenti co caposcuola del genere, La chiave è anche uno di quei film che, come mol ti altri, spesso di profilo basso, hanno appunto raffigurato e messo in scena la combinazione fotografia-sesso, sulla quale ci soffermiamo oggi in un appo sito riquadro, pubblicato a pagina 24. Del resto, già il romanzo originario di Jun’chirō Tanizaki [evocato anche a pa gina 12, su questo stesso numero, per il suo Libro d’ombra] è un testo erotico. Come rileva Davide L. Malesi, scritto re con escursioni nella critica lettera ria, La chiave è un testo erotico «Non perché sulle sue pagine abbondino mi nute e/o appassionanti descrizioni di atti sessuali (che non ci sono proprio); né perché i protagonisti si abbandoni no a chissà quali espe rienze acrobatiche, sul fronte della sessualità (di volta in volta riuscia mo a intuire, più o me no, l’entità e la densità delle trasgressioni com piute dai personaggi) [...]. In La chiave, si parla di erotismo non nel senso più “funambolico” o “descrittivo” del ter mine, bensì nel senso del “complesso delle manifestazioni dell’impulso ses suale sul piano psicologico, affettivo, comportamentale” (come rileva il di zionario De Mauro-Paravia). «Ovvero: in La chiave, questo com plesso di manifestazioni domina ogni azione dei protagonisti, ne pervade ogni gesto; insomma, ne detta il comporta mento. Ciò che i personaggi fanno, lo fanno perché spinti da una molteplicità di impulsi di ordine sessuale. In questo senso, La chiave è un libro terribilmente erotico. [...] Ed è un libro, nella sua brevità, dotato di certe qualità importanti (im portanti per un romanzo come questo, mi pare). Cioè, in sequenza: grande at tenzione al profilo psicologico dei pro tagonisti, asciuttezza della lingua (dove spesso i libri erotici, veri o presunti tali, si perdono in barocchismi e ampollosità), un equilibrio del testo pressoché perfet to nel “non dire” piuttosto che nel “dire”: con il risultato che tutto ciò che il libro nasconde diventa intensamente deside rato dal lettore. A riprova (se mai ce ne fosse bisogno) del fatto che, in materia d’erotismo, meno si vede e meglio è». Con ambientazione e datazione stravolte ri spetto il romanzo origi nario, il cinematografi co La chiave si svolge a Venezia, nei momen ti immediatamente precedenti la Seconda guerra mondiale. John Brian Rolfe, detto Ni no, anziano professore inglese, intellettuale e fine critico d’arte (in terpretato dall’attore Frank Finlay), è sposato con Teresa, non più gio vane, ma ancora molto bella, intrigante e av venente (l’attrice Stefa nia Sandrelli, ai tempi trentasettenne).

La fotografia, ora. Quando Rolfe si rende conto delle attenzioni che Laszlo Apony, il fidanzato della figlia Lisa (Fran co Branciaroli e Barbara Cupisti), riserva alla propria moglie Teresa, escogita di mostrargliela nuda: appunto in foto grafia. Da questo momento e su que sta base, in comunità di intenti, Rolfe/ Nino e Teresa avviano una serie di ec citanti giochi erotici, che -complice la fotografia- riaccendono nella coppia una grande, estrema sensualità. Tralasciamo ora ulteriori considera zioni sul film, che non ci competono, e fermiamoci alla/sulla fotografia. Quindi, sorvolando anche affascinanti sequenze in camera oscura, inviolabilmente rap presentata in tono rosso diffuso, che il pubblico generico abbina appunto alla stampa fotografica, ri chiamiamo soprattutto due situazioni con pro tagonista la Fotografia: una è a sviluppo imme diato; l’altra parte da una Leica a vite coreografica. di Maurizio Rebuzzini - Ricerca iconografica di Filippo Rebuzzini

Entrambi sono alla ricerca di novità nel proprio rapporto sessuale. Rolfe ha un diario segreto, sulle cui pagine con fessa le sensazioni e i desideri che sua moglie gli provoca; un giorno, lascia nel suo studio la chiave (appunto, La chiave) che apre il cassetto in cui tiene nascosto il diario nel quale racconta le sue fantasie erotiche più segrete. Tere sa trova la chiave, apre il cassetto e co mincia avidamente a leggere il diario.

/ CINEMA /

Nel film La chiave, di Tinto Brass, del 1983, la Polaroid Model 95 originaria viene presentata al protagonista John Brian Rolfe (Frank Finlay) dall’artista Laszlo Apony (Franco Branciaroli), fidanzato della figlia Lisa (Barbara Cupisti), che con trasporto gli vanta le prerogative della fotografia a sviluppo immediato, che concretizza in un ritratto posato del lo stesso John Brian Rolfe: in sequenza dalla presentazione alla copia su carta.

23

Archivio FOTOgraphia (2)

Nel film, la macchina fotografica, no vità assoluta dagli Stati Uniti, viene pre sentata al protagonista John Brian Rolfe (Frank Finlay) dall’artista Laszlo Apony (Franco Branciaroli), fidanzato della figlia Lisa (Barbara Cupisti). In una sequenza nel suo studio, Laszlo Apony vanta le prerogative della fotografia a sviluppo immediato, che concretizza in un ritrat to posato dello stesso John Brian Rolfe. Ora, come è ovvio che sia, questa Po laroid 95 diventa com pagna inseparabile del protagonista, che la usa per fotografare la mo glie Teresa mentre dor me, scoprendone nudità complici: e queste stam pe vanno ad arricchire il diario segreto delle sue fantasieAncheerotiche.lapartecipa zione Leica al film La chiave è con... errore! Ma non orrore! Ci man cherebbe altro. Di certo è una Leica a vite con Elmar 50mm f/3,5. Essendo nera, do vrebbe essere una Leica III, prodotta dal 1933, ma non ci è stato possibi le individuare altri ele menti inequivocabili di attribuzione e clas sificazione certe. Dato Già presente sulla copertina e controcopertina del catalogo della prima autorevo le sessione d’asta Wetzlar Camera Auctions, del 5 ottobre 2019, in versione dorata per la Leica IA Luxus, il mirino-telemetro verticale è superfluo/inutile con la Leica III (dedotta) del film La chiave, per l’appunto dotata di proprio telemetro incorpora to con il mirino di visione. Comunque, la sua presenza in scenografia è congeniale a una visualizzazione accattivante, oltre che affascinante. L’oggetto è collezionisti camente quotato e apprezzato, tanto da far capolino in ogni asta dedicata. Come nella terza sessione Wetzlar Camera Auction, dello scorso nove ottobre, odierna guida per nostre considerazioni al proposito: su questo stesso numero, da pagina 26.

Tanto più che, interpellato al proposito, il regista Tinto Brass ha to alla Locanda Cipria ni. Dunque, se proprio si dovesse sottolineare soltanto un errore di da te, si dovrebbe mitiga re ogni pretestuosa se verità alla luce dell’ori gine della Polaroid 95 che compare in La chiave: che proviene dall’inventore dello sviluppo immediato.

Polaroid 95: è un errore! Ma non im porta nulla, non soltanto poco. Infatti, anche se la fotografia a svi luppo immediato prende ufficialmen te avvio con la Polaroid Model 95, del novembre 1948, anni dopo i tempi nar rativi di La chiave, di Tinto Brass, il suo inserimento nel film è assolutamente congeniale al racconto, all’evocazione di situazioni ed emozioni visive conse guenti la copia fotografica immediata (la Storia si racconta altrove).

OSCENITÀROBUSTE Come annotato in molte occasioni, siamo soliti considerare il film Blow-Up, di Michelangelo Antonioni come una sorta di autentico e inviolabile spartiac que: della presenza della Fotografia al Cinema: da qui, si possono conteggiare tanti ed eterogenei prima-e-dopo. In un tempo di grandi sommovimenti, ma di inquietante interregno espres sivo, all’indomani di Blow-Up, rari sono stati i fotografi che apparirono sullo schermo in altre vesti che non quelle del sesso. Confondendo l’apparenza con la (tragica) realtà affrontata dal film di Michelangelo Antonioni, del 1966, sce neggiato sulla base del racconto Las babas del diablo / Le bave del diavolo, di Julio Cortázar, sono state molte (troppe!) le pellicole successive al di sotto del limite medio di accettabilità che giocarono la facile carta del fotografo senza scrupoli e privo di morale: «Il fotoamatore è diventato un maniaco sessuale, un appassionato del coito ripreso con la macchina fotografica», ha rilevato Mau rizio Porro, sul leggendario mensile Photo 13, dell’ottobre 1971.

Il senso del diario.

■ ■

Archivio FOTOgraphia

24 il doppio bottone di selezione dei tempi di otturazione (sul frontale, quello dei tempi lunghi, da un secondo a 1/20 di secondo, più la posa T), ogni altra ver sione plausibile è stata realizzata in so la finitura cromata. E non siamo riusci ti a distinguere bene il disegno della calotta, che da sé basterebbe per una conferma. Ma queste sono quisquiglie. In ogni caso, dove sta l’errore (presun to)? Nella inutile e superflua presenza del mirino-telemetro verticale, neces sario soltanto con le prime Leica prive di accoppiamento al telemetro del pro prio obiettivo di ripresa. Ma! Ma, diavo lo, errore da specialisti a parte, questo mirino aggiunto ha una tanta e tale ef ficace presenza scenografica da averne motivata e giustificata la collocazione. Insomma, fa scena. Ovverosia, fa Cine ma (che non è realtà). E tanto basta. Questa Leica a vite è usata da Laszlo Apony per fotografare la suocera Teresa (Stefania Sandrelli), durante una gita in riva al mare. In posa elegantemente e provocatoriamente scomposta, sol levata la gonna sulle gambe, Teresa lascia intravedere fino al reggicalze: e questa è anche l’immagine simbolo del film, usata nelle locandine e nelle confezioni Vhs e dell’attuale Dvd. A seguire, la copia di questo ritrat to provocante, sottilmente erotico, di venta motivo conduttore della vicenda cinematografica che si avvia alla con clusione: la stessa Teresa ne tiene in mano una stampa bianconero mentre fa l’amore con Laszlo; il marito Nino si compiace in contemplazione, e poi la colloca nel suo ormai famoso diario, là dove Teresa può appagarsi a propria volta, andando a sfogliarne le pagine. Sotto la stampa, sulla pagina, coscien te che la moglie sfoglierà il diario e ne leggerà le note, Nino riporta un proprio pensiero: «Teresa, I beg you lie to me if you must but tell me you only use him to provoke my lust» (Teresa, ti supplico di mentirmi se devi, ma dimmi che lo usi soltanto per provocare la mia lussuria).

Così, registriamo la personalità del giovane playboy di Una storia d’amore, di Michele Lupo, del 1969, che campa seducendo e fotografando belle signore, che poi vengono ricattate. Circa lo stesso accade anche in Una lucertola con la pelle di donna, di Lucio Fulci, del 1971, con Florinda Bolkan e Jean Sorel. In vece, Le foto proibite di una signora per bene, di Luciano Ercoli, dello stesso 1971, proposero l’aggravante sadica, che però era già stata superata dal ricatto foto-erotico con slittamento verso l’omicidio di Vergogna, schifosi!, del prece dente 1969 (con Lino Capolicchio; regia di Mauro Severino). I titoli dei film di questa tragica genìa rivelano subito la propria inconsistenza. Con un salto temporale di una quindicina di anni, la fenomenologia porno-fo tografica si abbinò successivamente al filone del film pseudo erotico italiano. Nel 1984, in Fotografando Patrizia, Salvatore Samperi, esponente di spicco del cinema di “pruderie”, presentò un sesso raccontato e spiato attraverso il torbido rapporto tra una sensuale donna di successo (Monica Guerritore) e il fratello minore, introverso, ipocondriaco e pornofilo (Lorenzo Lena). Poco do po, con Le foto di Gioia, del 1987, Lamberto Bava portò sullo schermo un cast di grande richiamo sessuomane: Serena Grandi, (Capucine), Daria Nicoldi e Sabrina Salerno sono al centro di una storia contorta imperniata su una serie di barbari omicidi compiuti nella villa-studio di una piacente proprietaria di una rivista per soli uomini (uomini soli?).

Edizione 1983 del romanzo La chiave, di Jun’chirō Tanizaki, pubblicata da Club degli Editori su licenza Fabbri-Bompia ni-Sonzogno, con richiamo esplicito alla Fotografia (prima e quarta di copertina).

Questo è pure il motivo conduttore, oppure il pretesto, delle due tornate di Sotto il vestito niente, con le quali Carlo Vanzina, prima (1985), e Dario Piana, poi (1988), hanno raccontato un certo mondo della moda e delle top model, che proprio allora cominciarono a contendere alle attrici internazionali il pal coscenico dello star system. Se possibile, Sotto il vestito niente 2 è addirittura peggiore del film originario, che era stato tratto dall’omonimo pasticciatissi mo giallo parapsicologico di Marco Parma (pseudonimo usato da Paolo Pie troni, allora direttore del mensile Max). Comunque, è un vero peccato che Blow-Up abbia innescato questa volgare escalation, perché -in precedenza- il sottile tema dell’oscuro rapporto potenzial mente stimolato dalla macchina fotografica e dalle proprie applicazioni aveva sempre trovato una ospitalità cinematografica soprattutto compiacente e gar bata. Certo, registriamolo, l’apparizione sullo schermo della prima figura di don na fotografa, in Legittima difesa, di Henri-Georges Clouzot (Quai des Orfèvres, del 1947), si accompagnò con una oscura rappresentazione di un personaggio ambiguo, amorale più che immorale e -novità per il cinema di allora- dedito ad amori omosessuali. Però, bisogna considerare che il regista calcò i toni per sot tolineare i pericoli e le nefandezze che si possono commettere sull’onda di un isterismo collettivo, ben noto a chi, come lui, era stato messo al bando (accusato di filonazismo) più per esaltazione e fanatismo che per prove reali e concrete. Per quanto ci riguarda e compete, le tinte fosche del pessimismo di Clouzot non modificano il giudizio sulla grande stagione del più sereno e corretto accostamen to cinematografico tra la Fotografia e la propria implicita proprietà indagatrice, magari anche erotica o pseudo tale o garbatamente tale, che si è esteso nei de cenni e che non si è lasciato coinvolgere nei facili e banali slittamenti che abbia mo appena commentato, ma che si è mantenuto simpaticamente ammiccante.

GOI FS FotoSniper / Prototipo (anni Qua ranta). Aggiudicato a 250.000,00 euro (inclusa commissione d’asta). In genere, ogni asta foto grafica con consisten te presenza Leica, co me le tre prime sessio ni Wetzlar Camera Au ctions e tutte quelle We stLicht Photographica, inserisce un fotofucile del passato remoto, per lo più realizzato artigia nalmente negli Stati Uni ti. Per quanto, anche la Il prossimo otto ottobre, si svolgerà la quarta sessione di una vendita all’asta di attrezzature fotografiche antiquarie di alto profilo. Dall’autunno Duemiladiciannove appuntamento di vertice di una particolare interpretazione del collezionismo fotografico, Wetzlar Camera Auction(s) si rivolge a un selezionato pubblico di raffinati conoscitori: tutti in condizione di decodificare il richiamo principale: Wetzlar, in Germania, sede storica Leitz / Leica, che vi è tornata (Leica) nella primavera Duemilaquattordici, in sintonia con il proprio centenario, in uno dei tanti conteggi possibili e plausibili. Qui e oggi, riflettiamo e consideriamo a volo alto, ricercando sia motivazioni sia pulsioni individuali; ma, soprattutto, comprendendo personalismi e irrazionalità (analoghe a quelle del tifo calcistico). In illu strazione, richiamiamo aggiudicazioni di spessore dalla terza sessione, dello scorso nove ottobre Duemilaventuno. In particolare, ci soffermia mo su e con aggiudicazioni a cifre impegnative, non certo alla portata di tutti, significative di un vertice sostanzialmente spettacolare e ambìto. Forse, addirittura sognato. E, poi, ancora e ancora e ancora, osservazioni al proposito: al solito, non giudichiamo niente e nessuno, non censuriamo al cun comportamento, ma avvicinia mo in punta di piedi e con passo lieve un fenomeno che non può, né tantomeno deve essere ignorato. Forse sì, forse no

2021-3/AuctionsCameraWetzlarArchivio FOTOgraphia

SOLO ON LINE / / /QR codeWETZLAR CAMERA AUCTIONS Archivio FOTOgraphia (3)WetzlarCameraAuctions

Prossimo appuntamento con Wetzlar Came ra Auction(s) : otto ottobre, la quarta edizione. I cataloghi degli svolgimenti precedenti sono pubblicati in Rete, all’indirizzo wetzlarcamera auctions.com/en-gb/auctions. A ritroso, con ri proposta delle copertine e quarta di copertina delle singole sessioni di vendita all’incanto: asta 3, del 9 ottobre 2021 (al cui svolgimento riferia mo le illustrazioni che accompagnano questo intervento redazionale), duecentocinquanta due lotti (252), 180 pagine; asta 2, del 10 ottobre 2020, duecentocinquantaquattro lotti (254), 160 pagine; asta 1, del 5 ottobre 2019, duecentodi ciassette lotti (217), 146 pagine. Attenzione: disponibili anche in preziosi volu mi 21x29,7cm, cartonati, i cataloghi sono opere editoriali raffinate e dettagliate. Di fatto, non Ancora una nota ulteriore, in conclusione. Presto rilevato: ammesso (e non concesso?) che l’argomento sia in qualche modo e misu ra plausibile e condivisibile, le illustrazioni che corredano questi volumi-catalogo sono (state) realizzate con criterio e scrupolo, ovverosia con impeccabile professionalità e capacità in sala di posa. Tutto questo, a completa e differenza e impostazione redazionale di pubblicazioni nazionali, che conosciamo, che arruffano pagi ne su pagine con illustrazioni approssimative: un apparecchio fotografico storico mal foto grafato è un oggetto orrendo da osservare. Al contrario, ben fotografato, restituisce integri i propri valori; addirittura, li accresce di Forma sul e per il Contenuto. Sempre, ammesso che...

(2)2021-3/AuctionsCameraWetzlar

28

di Antonio Bordoni Con schiettezza e sincerità. Per quanto in qualche misura legittimo e influente sul lessico della Fotografia, tanto quan to lo sono tutte le mediazioni tecni che e operative in ogni ambito della “creazione” artigianale (e/o artistica?), il rapporto personale e individuale con gli utensili della fotografia è spesso un tantino feticistico. Nel senso di culto delle proprie macchine fotografiche, dei propri obiettivi e di quanto d’altro possa partecipare al momento dello scatto. Soprattutto, di questo. Da una parte, si possono considerare condizioni sostanziosamente oggetti ve, o ipotizzabili tali: per esempio, nei lunghi tempi della fotografia chimica, l’approccio cadenzato all’osservazione e inquadratura attraverso un mirino (in generale, di apparecchi piccolo forma to 24x36mm, sia reflex sia a telemetro), piuttosto della composizione su vetro smerigliato, là dove e quando l’“imma gine” appare come autenticamente tale. E, per estensione: vetro smerigliato me ra- quadrato 6x6cm) e vetro smerigliato grande formato (a partire dal 4x5 pollici / 10,2x12,7cm), con tutta la propria ritualità. D’altro canto, magari in allungo, per quanto in simultanea, non si dovrebbe ignorare quel senso e valore dello sta re-bene-con, che fa preferire un appa recchio fotografico a un altro: a parità di prestazioni tecniche coincidenti. Ed è qui, sottotraccia, che covano i princìpi di un definibile feticismo, come il tifo nello sport, del tutto irrazionale e con dizionato da mille e mille fattori indivi duali. Tanto che, siamo schietti, siamo sinceri, come anticipato e promesso: quante tante volte, tra fotografi, il di scorso comune cade proprio sui pro pri utensili, magari un poco a discapi to dei contenuti del proprio impegno? Da cui, a patto che questo occuparsi di “oggetti” non prevarichi la sostan za, i meriti e le virtù della Fotografia in quanto lessico ed espressività, un poco di piacere per l’estetica dei pro pri strumenti potrebbe anche starci. E, tutto sommato, starci bene. Però, sia Fed I “Fedka” nera (1934). Aggiudicata a 50.000,00 euro (inclusa commissio ne d’asta). Primo modello della copia Leica realiz zata in Unione Sovietica, dalla quale è esordito un sistema fotografico che si è allungato nei decenni, fino alla fine del Nove cento (1996). Rara livrea in vernice nera, rispetto la produzione standard cro mata: un esemplare dei dieci individuati e con teggiati nelle collezioni di tutto il mondo. Derivata dalla Leica, la produzione Fed proviene dalla fabbrica di Kharkov, nell’attuale Ucraina. In tempi coincidenti, a Kiev furono realizzati analo ghi apparecchi a teleme tro Kiev (che fantasia!), derivati dalle Contax.

Tanto che, oltre al fatto che ognuno ha diritto di comportarsi come meglio crede, anche con i propri denari (danari) -sempre che siano guadagnati in modo onesto-, non si può censurare chi acqui sta un apparecchio fotografico di anti quariato a un costo moralmente “ritenu to” esorbitante. Infatti, in altro tragitto di pensiero, si tratta di un autentico e in violabile gesto d’amore, e -quando lo si incontra- l’amore va sempre rispettato.

Ciò premesso, come mai, soprattut to coloro i quali si soffermano e ferma no solo sull’attrezzatura in quanto ta le, poi, alla resa dei conti, si erigono a giudici severi e implacabili quando e per quanto si incontrano loro valuta zioni storiche economicamente sostan ziose? Traduzione: come mai, i definiti “impallinati” censurano le quotazioni che vengono raggiunte in aste di alto profilo? E richiamano una sorta di mo ralità, totalmente inadeguata: visto e considerato l’alto tasso di irrazionalità che guida e governa tutto questo? Con schiettezza e sincerità: potremmo an che gridare allo scandalo, se e quando dovessimo osservare e ponderare al la luce della Vita vera e autentica, con tutte le proprie contraddizioni contem poranee: ma questa non è Vita e nem meno sua parodia. È altro, che deve essere avvicinato dando per scontate condizioni trasversali di fondo.

Pensiamoci bene: chi paga centinaia di migliaia di euro (o dollari) un appa recchio fotografico della Storia lo fa so lo per sé, non per l’ammirazione di altri, nessuno dei quali possiede i codici per distinguere, per esempio, una Leica cor rente da una fuori quota: una Leica IIIc, che ti tirano nella schiena, da una (appa rentemente) identica Leica 0 (Nullserie), del 1923, della quale potrebbero esistere trentuno prototipi operativi, destinati a prove preventive sul campo (altre fonti quantificano in venticinque esemplari).

In questo senso, sono state esemplari le sessioni d’asta WestLicht Photographi ca Auction, di Vienna, oggi Leitz Photo graphica Auction, che hanno scandito tempi e passi di profilo fotografico estre mamente alto, oltre che raffinato. Con una annotazione preventiva d’obbligo.

Rollei Kineidoscop / Pro totipo (1939 circa). Aggiu dicata a 87.500,00 eu ro (inclusa commissione d’asta). Più che raro pro totipo di apparecchio fo tografico stereo Franke & Heidecke (Rolleiflex!) per pellicola 35mm. Dal la fine degli anni Ven ti, furono realizzati va ri prototipi stereo, poi ché la pellicola 35mm a doppia perforazione stava imponendosi sul mercato, magari a parti re dal riferimento Leica di vertice. Inizialmente, vennero realizzati dieci campioni, per prove sul campo, interrotte dagli eventi bellici della Se conda guerra mondia le. La Rollei(flex) stereo non ha mai raggiunto la produzione in serie.

FOTOgraphia

Archivio

30 POLEMICA D’ANNATA (DANNATA?)

micron 5cm f/2 placcato oro, del 1957, che ha raggiunto la quo tazione di quarantamila euro (40.000,00 euro, inclusa commis sione d’asta). Si tratta di una versione estremamente rara del primo Summicron 5cm rigido, con finitura originale placcata in oro. È l’obiettivo che fu destinato alla Leica M3, altrettanto placcata in oro, con numero di serie 873.000, dedicata a Phi lippe Tiranty, l’allora rappresentante Leitz a Parigi, nel 1957. Da qui, una lontana vicenda italiana che, a metà degli anni Novanta del Novecento, ha infiammato gli animi di collezionisti italiani, in veste di storici Leica. Torniamo indietro nei decenni.

Insomma, e per il nostro gusto del paradosso, ribadiamo, confermandolo: una storia autenticamente infinita, alla qua le si aggiunge oggi la certificazione 873.000 degli accurati documenti Wetzlar Camera Auctions Una volta ancora, una di più, non certo per l’ultima volta... ammesso e non concesso che!

Ne è scaturita una controversa diatriba storica (o forse sol tanto aneddotica), che -nel 1995 di proprio svolgimento- sol levò clamorose prese di posizione, quantomeno in Italia. Ri cordiamo perfettamente la vicenda, che accese un serrato dibattito a distanza tra Romolo Ansaldi, di Genova, collezio nista Leica (e anche grande esperto della letteratura di Ge orges Simenon, a partire dai romanzi seriali del Commissa rio Maigret) e gli storici Gianni Rogliatti e Ghester Sartorius. Nello specifico, Romolo Ansaldi rilevò presunte inesattez ze contenute nel volume Il grande libro Leica, di Dennis La ney, del 1993, peraltro già riportate nel testo di Leica - The First 60 Years, di Gianni Rogliatti. Nel concreto, Romolo An saldi rivendicò a sé la proprietà della Leica M3 placcata oro numero 873.000, per l’appunto originariamente destinata a Philippe Tiranty; al contempo, negò che la Leica M3 / 875.000 sia analogamente dorata e sia stata regalata da Leitz al di stributore francese Philippe Tiranty. Gianni Rogliatti ha replicato raccontando la propria versio ne dei fatti. Anzitutto, non ha contestato nulla riguardo la M3 / 873.000 dorata di Romolo Ansaldi; però, ha affermato che la M3 / 875.000 risulta ufficialmente donata a Tiranty, e si trattereb be di un apparecchio standard, senza altre finiture aggiuntive.

«E quell’apparecchio, incontestabilmente, fu una norma le M3 recante il numero 875.000. Incontestabilmente, per ché è la Leica 875.000 e non la 873.000 quella che la Leitz ha sempre riportato e continua a riportare negli elenchi uf ficiali degli apparecchi donati dal 1925 al 1979 a particolari personaggi e personalità. «A parte questa prova inconfutabile, non vien da domandar si perché proprio e soltanto alla ditta Tiranty la Leitz avrebbe riservato il privilegio di regalare una Leica d’oro e non un nor male apparecchio di serie con particolare numero di matricola, così come sempre avvenuto per tutti gli apparecchi donati sia in precedenza che successivamente al 1957? Perché alla ditta Tiranty la M3 d’oro e, l’anno precedente, al cancelliere Adenau er, una comune Leica cromata, così come l’anno successivo, al la regina d’Inghilterra, una altrettanto comune M3 cromata?».

All’oscuro di quanto intrigato alle sue spalle, Philippe Tiran ty, distributore francese di Leitz/Leica negli anni Cinquanta, è stato una delle personalità che hanno ricevuto in dono un apparecchio fotografico Leica, tra quanti sono stati riservati dalla casa madre a personaggi di spicco, non solo della Foto grafia, soprattutto in relazione a particolari numeri di matricola.

A confondere le acque è quindi arrivata una inaspettata testimonianza retrodatata: una fotografia, pubblicata a pa gina centotrentuno del numero Cinque del compianto tri mestrale Prestige de la Photographie, del novembre 1978 [peraltro, una copia è custodita qui nel nostro Archivio!], pre madame Tiranty con una Leica M3 dorata tra le mani, didascalia precisa che si tratta della discussa 875.000. fine, intervenne Ghester Sartorius, che -con il piglio che tutti gli riconoscevamo- ha ulteriormente approfondito e ingi gantito la querelle La sua parola, testuale: «La lettera pubbli cata sul numero Quindici di Classic Camera [approssimativa rivista bimestrale dedicata al collezionismo fotografico], nella quale, su richiesta del dott. Ansaldi, la ditta Leitz ha dichiarato che “nel 1957, Ernst Leitz III rimise al signor Tiranty la Leica M3 numero 873.000”, Leica dorata “fabbricata appositamente su richiesta di Ernst Leitz III”, non fa che avvalorare quanto da me sostenuto; e cioè che detta Leica non è affatto quella ufficiale che la ditta Leitz donò nel 1957 alla ditta Tiranty. «Che Ernst Leitz III, a titolo personale, abbia voluto fare omaggio al signor Tiranty, a cui, oltre che da rapporti di af fari, era anche legato da vincoli di amicizia, di una partico lare Leica dorata fabbricata appositamente su sua richiesta è cosa, questa, che non ho mai contestato. «Ho contestato, invece, l’ostinazione di voler contrabban dare questo apparecchio per quello che, come ho già detto, la ditta Leitz e non il signor Leitz, diede in regalo nel 1957 non al signor Tiranty ma alla ditta Tiranty per meriti riconosciuti a questa ditta nell’attività di concessionaria di vendita della produzione Leitz in Francia.

■ Leitz Summarit 35mm f/1,4 / Prototipo (19591960). Aggiudicato a 187.500,00 euro (inclu sa commissione d’asta). Prototipo della celebre prima versione di quello che sarebbe poi diven tato Summilux 35mm, che fu commercializzato dal 1961. Per certo, si sa che solo una manciata di obiettivi sperimentali sono stati realizzati con questa designazione, pri ma che fosse coniata l’i dentificazione definitiva e fortunata “Summilux”. Obiettivo insolito, con ghiera anteriore in fini tura argento e numero di prototipo utilizzato da Leitz Canada all’epoca: in curiosa fantasia, 1.234.567. Niente di che, sia chiaro. Per quanto, noi si pre ferisca osservare, piut tosto di giudicare, sfo gliando i cataloghi d’a sta ci sentiamo attratti più dalle trasversalità che dai soggetti clamorosi: quelli che richiamano pubbliche attenzioni e irrefrenabili entusiasmi. Niente di che: ma sol tanto nostre annotazioni in gusto e interesse per sonale e intimo dalla ter za sessione Wetzlar Ca mera Auction , odierna compagna di percorso.

(2)2021-3/AuctionsCameraWetzlar Archivio FOTOgraphia

mia di ciascuno di loro, equivalgono alla mezza dozzina di euro di un pacchetto di Toscani, da fumare in un paio di gior ni). Per tutti, però, è motivo di orgoglio aver avuto accesso a un lotto di e in una sessione d’asta storica, durante la quale hanno acquisito un oggetto arricchito di significati particolari: tanto più che gli acquirenti sono ormai soprattutto orientali, cinesi in testa (i nuovi ricchi? quelli che hanno raggiunto il vertice in fretta? quelli che non hanno fatto alcu na fatica per...?: non giudichiamo nes suno, ma constatiamo che...).

31 are i presupposti di una impennata. In questo senso, molte emozioni latenti, ma non latitanti, si assommano a quelle solite e accreditate. Quindi, alcuni valori si possono innalzare oltre le quotazioni effettivamente correnti, superando i re lativi valori canonici del collezionismo/ antiquariato accreditato come tale. A conseguenza, la registrazione delle aggiudicazioni non può che avere un senso solo statistico: non definisce, né certifica lo stato dell’arte. Diciamo che l’asta è un momento fuori quota, du rante il quale si manifestano ipersen sibilità e impressionabilità estranee al commercio quotidiano, sia pure anche solo di quello di antiquariato fotografi co, o di collezionismo fotografico.

Attenzione, sia chiaro: stiamo parlan do di sogni ed eccezioni; la vita vera si svolge altrove, su altri palcoscenici. E con altri valori.

CENTOPERCENTOINASTA 1 ASTA 100 FOTOGRAFIE 100 AUTORI 100 fotografie donate da 100 autori per un asta in favore di FOTOgraphia , affinché possa continuare a percorrere il proprio cammino e alimentare la riflessione sulla Fotografia utile e indispensabile nella contemporaneità del Pensiero attorno a... IN DATA DUEMILA 22 DA STABILIRE DOPO IL VENTI MARZO Siete invitati a un appuntamen to di impegno e valore per so stenere la rivista FOTOgraphia equinozio di primavera

34 ...MADAGASCARANCORA

Nella consistente bibliografia di monografie d’autore di Gian Paolo Barbieri, Madagascar occupa una posizione discrimi nante e selettiva: segue solenni celebrazioni della sua Moda ( Artificial, del 1984, e Gian Paolo Barbieri, del 1988) e anticipa zioni delle osservazioni sul Mari del Sud, là dove è nata la Vita: Silent Portraits (1984; dalle Seychelles) e Tahiti Tattoos (1989 e 1998). Ora, in riconsiderazione, immagini di Madagascar che non hanno trovato collocazione nella raccolta originaria. Ma!

GIAN PAOLO BARBIERI

35

36

Tanto che, anche e ancora le sue visioni dell’arte primi genia (e, forse, preistorica) del tatuaggio tahitiano (Tahiti Tattoos ; 1989 e 1998), degli abitanti delle Seychelles (Silent Portraits ; 1984), della naturalità dell’erotismo individuale (Dark Memories e Skin, rispettivamente del 2013 e 2015), della poesia implicita ed esplicita nella Natura (Flowers; 2016) e nel viaggio interiore lungo una strada interrotta tragicamente (Fiori della mia vita; ancora, 2016) non so no realtà, ma sua colta rappresentazione fotografica. Co munque, più Vera (se questo fosse solo possibile) del vero. A più di venticinque anni dalla confezione originaria di Madagascar -in monografie equivalenti (ma distinguibi li?) Umberto Allemandi & C, del 1995, e Taschen Verlag, del 1997-, una attuale riconsiderazione dell’intero corpus di immagini realizzate ai tempi compone una quantità e qualità di soggetti e visioni che definisce la consistenza di una ulteriore raccolta fotografica sostanziosa. Ovviamente, non si ragiona in termini di contrapposizione tra la selezio ne originaria e quella (eventualmente) presente/corrente.

Non è questo il punto: molto più concretamente, ci si deve orientare verso il completamento di una visione e il compi mento di un cammino espressivo: quello di Gian Paolo Barbieri, autentica e preziosa personalità fotografica dei nostri tempi.

37 di Maurizio Rebuzzini Generalmente, ma anche genericamente, ci viene attribuita e riconosciuta una buona memoria. Niente di meno vero. Per quanto -in ogni occasione necessaria e opportuna- cer chiamo di precisare che non pensiamo di avere memoria, ma -casomai- Ricordi, non c’è nulla da fare: la confusione tra i due termini rimane e permane, come se si trattasse di sinonimi, uno dell’altro. Ancora, niente di meno vero. Per quanto, nell’uso comune, si tenda ad accostarli, fino ad ap pianarli tra loro, la differenza tra memoria e Ricordi è con cettualmente fondante. Tanto quanto lo è la distinzione tra il (presunto) valore di una persona/personalità (magari misurato con i parametri della Società dello spettacolo, da e con Guy Debord) e i suoi valori effettivi. Con buona pace. Per quanto già vicini a Gian Paolo Barbieri -dall’estate Set tantotto, quando interpretammo l’intermediazione tecnica per un autoritratto in polaroid (Polacolor 8x10 pollici, tra qual siasi emulsione a scelta), per un’edizione speciale dell’au torevole periodico svizzero Camera, di settembre, in alline amento allo svolgimento dell’allora imperiosa Photokina-, il ventotto febbraio Novantacinque fu emozionante la sua prima (e rara!) presentazione pubblica di un suo progetto fotografico: la coinvolgente monografia Madagascar, in edi zione originaria Umberto Allemandi & C, all’Atelier Gluck, per caso (Caso?), qui nei pressi del nostro studio-con-redazione. Altri tempi. Altri anni. Altro clima. Altro tutto. In semplificazione dovuta, e perfino richiesta, spesso abbia mo identificato le fotografie di Gian Paolo Barbieri dai Mari del Sud come “ricerca antropologica”. Lo abbiamo fatto per assecondare la curiosa necessità di etichette certe entro le quali ognuno indirizza la propria osservazione fotografica: ma non si è mai trattato di questo, perché il suo cammino pro gettuale e realizzativo non risponde ad alcuna intenzione so vrastante che non sia la propria percettibilità dell’immagine. Tanto che la monografia d’autore già menzionata -Artifi cial, in Edizioni FotoSelex, del 1984- è stata lungimirante e definitiva della sua Fotografia. Tra Moda e altre esplorazioni, tra impegno professionale e ricerca espressiva individuale, tutta la Fotografia di Gian Paolo Barbieri è... artificiale. An che nell’apparente forma di “documentazione”, “reportage”, “oggettività” (?), è sempre e comunque immagine pensata/ costruita/realizzata in questa rigorosa sequenza.

Ribadiamo: nessuna di queste fotografie di Gian Paolo Bar bieri dipende e si basa sui presupposti del fotogiornalismo, così come è stato codificato nei decenni. Tutte le fotografie di Gian Paolo Barbieri sono artificial : realtà e verità intu ite, valutate e restituite con etica e morale che affonda le proprie radici nel più autentico significato della Fotografia. Comunque, assecondata una certa superficialità di pen siero, la capacità di Gian Paolo Barbieri di passare da un mondo tanto frusciante a una realtà palesemente diversa, per quanto non opposta, non stupisce coloro i quali sanno collegare tra loro le sue immagini... tutte: che sono sempre caratterizzate da una capacità compositiva unica e inimi tabile e da una eccezionale sintesi narrativa. Sia la moda fotografata da Gian Paolo Barbieri nel lungo periodo di tempo che parte dalle soglie degli anni Sessanta, sia la sua progettualità antropologica -rimaniamo in de finizione- sono risolte da una sottile sensibilità espressiva che le unisce, nel momento stesso in cui le precisa e sepa ra, e che, alla fine dei conti, fa la differenza tra la semplice fotografia e l’Immagine d’Autore. Nel modo di lavorare di Gian Paolo Barbieri c’è tutta l’es senza del sottile rapporto che collega l’infrastruttura tecni ca dell’esercizio fotografico con la sua espressività. Anche nelle tormentate settimane in Madagascar, la rigorosa co struzione sul vetro smerigliato di apparecchi grande for mato (soprattutto finalizzati all’impiego di pellicola pola roid bianconero con negativo recuperabile) si è alternata ai dinamismi propri della trentacinque millimetri portata all’altezza dell’occhio e alla particolare concentrazione della inquadratura sei-sei della Rolleiflex biottica e dell’Hassel blad. Cioè, Gian Paolo Barbieri è ancora uno di quei (gran di) fotografi che sanno decifrare il linguaggio espressivo secondo intenzioni rappresentative pertinenti e manifeste.

38 Da cui, non un Madagascar / 2, quanto, invece, un più plausibile Madagascar... ancora In presentazione, forse anticipazione?, immagini realizza te ai tempi, compongono quantità e qualità di soggetti e visioni che definiscono la consistenza di una ulteriore ipo tizzabile messa in pagina, assai meritevole: sia per se stes sa, punto e basta, sia in continuazione e completamento di progetto. Un passo in avanti. Subito annotato e rivelato: è stato più che arduo, doloro so addirittura, scegliere, per selezionare in forma giornali stica, con cadenza redazionale. Ciò che oggi e qui presen tiamo non è necessariamente più adeguato di quanto è rimasto escluso: sono stati adottati criteri individuali... tanti altri avrebbero potuto avere lo stesso diritto di merito. Ov viamente, rispondendo a quel princìpio sovrastante e irri nunciabile che tiene conto dei Valori dell’autore a discapito del suo eventuale valore spettacolare (che comunque c’è!). Al pari delle altre escursioni verso i Mari del Sud, verso le origini della Vita, anche Madagascar è una significativa e intensa testimonianza visiva realizzata da uno dei più ma gistrali fotografi di moda del secondo Novecento, e oltre. Quando non si è in grado di andare alla sostanza, di per cepire sottotraccia l’espressione visiva, lo sconfinamento da un genere fotografico a un altro, potrebbe risultare cammi no insolito, soprattutto se si considerano le distanze abissali che separano l’eleganza formale della moda dalla ricerca e ricostruzione antropologica: in questo caso, nel suo signi ficato più autentico. Ovvero, antropologia in declinazione fotografica, come riflessione dell’Uomo sotto diversi punti di vista: sociale, culturale, morfologico, psicoevolutivo, arti stico-espressivo, filosofico-religioso e -in assoluto- dal punto di vista dei propri comportamenti all’interno di un tessuto sociale di appartenenza e riferimento.

39

40

■ ■

In un’epoca nella quale troppe leggerezze dell’immagine hanno intaccato il pensiero collettivo, fino a elevare incondizio natamente le più puerili delle raffigurazioni, Gian Paolo Bar bieri propone un ritmo visivo cadenzato e di alta personalità individuale, che non si ferma alla superficie delle apparenze, ma affronta l’essenza degli elementi. Lui ama il Sud, l’emisfero a noi opposto, nel quale le origini della Vita pulsano anche nel ritmo quotidiano dei giorni che si susseguono inarrestabili. Il primo omaggio al mondo dei tropici, Gian Paolo Bar bieri l’ha confezionato, nel 1984, alle Seychelles, con le ec cezionali fotografie raccolte nel prestigioso volume Silent Portraits, in seicento copie (con tracce musicali del com positore greco Vangelis / Evángelos Odysséas Papathanas siou). Quella fu una dichiarazione di amore; mentre il suc cessivo Tahiti Tattoos ha rappresentato il suo avvicinarsi a una mediazione visiva meditata e riflessiva: da autentico studioso della materia, ricomposta nello spazio proprio e caratteristico della Fotografia. La preparazione di Madagascar è stata lunga e appro fondita. Prima di partire, Gian Paolo Barbieri ha consulta to volumi e testimonianze conservati nei più attenti musei europei (di Parigi e Londra, soprattutto). Ha ipotizzato un viaggio ideale, che poi è riuscito a compiere con la fierezza della sua alta capacità fotografica: ciò che non è stato tro vato, è stato ricomposto con assoluta fedeltà storica e con l’umiltà e modestia dell’autore consapevole di se stesso e della propria interpretazione. Con lo scrittore Michel Tournier, autore dell’efficace testo introduttivo alla monografia Madagascar : «Davanti a questa immagine [non importa a quale si riferisce specificamente: la riflessione calza comunque], saranno in molti a provare un sentimento di déja vu. Di certo, è quanto è capitato a me... e mi sono messo a cercare. La mia ricerca mi ha portato al Musée d’Orsay, a Parigi, davanti al grande quadro di Fernand Cormon, Caino, che è datato al 1880 ed è ispirato alla poesia La Conscience, di Victor Hugo, in La Légende des Siècles». Con tutto, Gian Paolo Barbieri ha compiuto un’azione di fondo. La cultura personale e la sensibilità fotografica gli hanno fatto declinare una visione poetica del Madagascar, volontariamente lontana dalla cruda realtà sociale dei nostri tormentati tempi. Attratto dall’arte primitiva, che è la base della cultura del nostro mondo, ha tracciato un quadro dai toni sfumati, ma dai contorni precisi. Abile interprete di ar tifici allestiti in sala di posa, anche nel vivo del mondo mal gascio ha applicato un taglio grafico di grande efficacia a immagini che finiscono per essere più concrete e vere di quanto non lo sarebbe stato un reportage dalle tinte forti e forzate. Del resto, la Fotografia è giusto questo: capacità di rappresentare, oltre la oggettiva necessità di raffigurare qualcosa che si manifesta davanti all’obiettivo. Con eccezionale allegoria, il Madagascar di Gian Pao lo Barbieri diventa qualcosa di assolutamente vero, vivo e reale. La lezione è importante, e dovrebbe appartenere a tutti noi. Questa raccolta di immagini afferma che le cose che muoiono durano per sempre; quelle che durano peri scono nel ricordo collettivo e individuale. Il senso delle foto grafie del Madagascar è preciso, e sollecita una metafora. Nell’alternarsi delle fotografie, viene da pensare che gli Uomini che adoravano la pietra hanno eretto l’inquietante Stonehenge, nel sud dell’attuale Gran Bretagna. Tutti co loro che la eressero sono periti e sconosciuti, mentre Sto nehenge rimane. Eppure, quegli Uomini, i nostri antena ti, volti anonimi, sono vivi in tutti noi, nei loro discendenti; mentre Stonehenge, e quello che rappresentava, è morta. Come afferma Gian Paolo Barbieri con le proprie Foto grafie: è l’Uomo a continuare in eterno.

41

Lentini caLibrati per visione ingrandita in trasparenza (su vetro smerigLiato) e rifLessione (stampe...)

Silvestri Lupe 4x 4 elementi in 2 gruppi Silvestri Lupe 6x 4 elementi in 2 gruppi Silvestri Lupe 6x Tilting 3 elementi in 2 gruppi Per la visione ai bordi del vetro smerigliato medio e grande formato

Silvestri Lupe 8x 3 elementi in 2 gruppi Silvestri Lupe 4x 4 elementi in 2 gruppi Lupe di alta qualità ottica e meccanica, per diversi impieghi: fotografia, arti grafiche, collezionismo, numismatica, filatelia, calligrafia, elettronica, micromeccanica, controllo di lavorazioni. Correzione ottica di altissimo livello. Schemi ottici complessi, con trattamento antiriflesso multistrato. Le Silvestri Loupes sono prodotte con la massima cura, completamente in metallo, con messa a fuoco elicoidale. La loro correzione ottica è analoga, se non identica, a quella degli obiettivi fotografici. Sono stati applicati schemi ottici di tre o quattro len ti in due gruppi, equivalenti a correzioni che nella storia della progettazione fotografica sono state riservate agli obiettivi di alta qualità. In confezione con propri accessori: frontale trasparente per ori ginali opachi, sacca protettiva, laccio tracolla.

S ILVESTRILUPES

43

Personalmente, siamo affascinati dai piccoli crocevia della Vita, dalle biforca zioni inattese. Guardiamo il nostro pas sato, e cerchiamo di capire. I crocevia, i segnali stradali, le pietre miliari diventa no visibili solo alla fine, a disegno finito. Siamo entrati in Fotografia, nell’autunno Settantadue, cinquant’anni fa, per Ca so e con inganno. E qui siamo rimasti.

Avremmo anche individuato cause e colpevoli: ma non serve richiamarle e indicarli. In un tempo, come è quello attuale, presieduto dall’assenza di filtri selettivi, tutti possono ipotizzare di es sere capaci e autorizzati ad esprimersi, riversando nella Vita modalità e consi derazioni che fino a ieri l’altro rimane vano circoscritte alle chiacchiere da bar.

NEL BENE NEL MALE

di Maurizio Rebuzzini Nostro territorio comune e di incontro è la Fotografia: qualsiasi cosa questa si gnifichi per ciascuno di noi. In nostra visione e intenzione, la Fotografia non è arido punto di arrivo, ma fantastico e privilegiato s-punto di partenza. Grazie alla Fotografia e con la sua guida, perce piamo e valutiamo quanto ci circonda.

Nel percorso attuale, il riferimento principale al Bene sottolinea la quali tà di Pensiero della pro gettualità culturale del programma fotografico allestito per la Quinta edi zione della Biennale di Fotografia dell’Industria e del Lavoro, organizzata e svolta Fondazionedall’autorevoleMast,diBo logna (Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tec nologia) -genericamen te semplificata in Foto/ Industria 2021-, intitola ta al Food Lo scorso no vembre Duemilaventu no, abbiamo presentati e commentati i Contenu ti, a cura dell’autorevole Francesco Zanot; qui e oggi, riveliamo la com binazione con la Forma... per il Contenuto. Siamo competenti a farlo. Costume e malcostume della fotografia italiana contemporanea, in relazione a ciò che richiamiamo alla Fotografia. Dalla Forma che identifica autorevolezze alla intrigante generosità Cosplay. Su altro fronte, opposto, dall’egocentrismo all’ignoranza. A ciascuno, il proprio

Testimoni oculari, a volte complici, ab biamo assistito a tante trasformazioni e alterazioni: alcune avvincenti e con vincenti; altre dissuasive e repellenti. Da qualche stagione, il cammino è contrad dittorio e discorde: a misura e causa di una ignoranza sempre più diffusa e im perante. Una sostanziosa incompeten za ideologica ha prodotto un analfabe tismo dilagante e -ormai!- dominante.

Tanto che, nel concreto, da almeno cin que decenni, la Fotografia è fulcro attor no al quale ruotano nostre osservazioni, considerazioni e riflessioni esistenziali. Detta meglio, forse (o forse no). Attra verso la Fotografia: la conoscenza e la pratica, il sapere e il fare. Nel passato remoto, una certa forma di materialismo ha esaminato il proble ma della Conoscenza senza tener con to della natura sociale dell’Uomo; per ciò, non ha potuto comprendere che la Conoscenza dipende dalla Pratica, cioè dalla propria attività professionale: che, per quanto ci riguarda, si richiama alla nostra frequentazione fotografica, sia in senso stretto di produzione di immagini (dalle origini fino a qualche tempo fa), sia in misura allargata di frequentazio ne delle sue analisi e riflessioni indotte (ormai, soprattutto questo). In conseguenza di ragionamento, sia mo convinti che l’attività produttiva sia pratica fondamentale, che determina anche ogni altro spirito individuale. At traverso questa, ciascuno riesce a com prendere grado a grado i fenomeni, le proprietà e le leggi della Natura, come pure i propri rapporti con la Natura e la Realtà; inoltre, attraverso l’attività pro duttiva, a poco a poco, ognuno raggiun ge i diversi livelli di comprensione di certi rapporti reciproci tra gli Uomini. Nel corso della propria attività pro fessionale e vita sociale, ognuno di noi collabora con altri, entra in determinati rapporti di produzione con il prossimo e s’impegna nell’attività produttiva per risolvere i problemi della vita materiale. A tutti gli effetti, questa è la principa le fonte di sviluppo della Conoscenza umana, ed è logico ritenere che la co noscenza individuale evolva, passo a passo, dagli stadi più bassi ai più alti, cioè dal superficiale al profondo, dall’u nilaterale al multilaterale. La pratica professionale è uno dei cri teri con i quali raggiungere la Conoscen za del mondo esterno. Però, ciascuno di noi riceve conferma della verità della propria conoscenza solo dopo che nel corso del processo esistenziale materia le ha raggiunto i risultati previsti.

All’alba di questa involuzione, quando e per quanto ne scorgemmo i primi se gni, insieme con Ando Gilardi, con il qua le dividevamo gli spazi di svolgimento dei reciproci impegni professionali, do po stagioni immediatamente precedenti -quando fu mio direttore nella redazione del mensile Photo 13-, coniammo una parafrasi (circonlocuzione / esposizione / interpretazione), diversa dal solo para dosso (assurdità / esagerazione / bizzarria / stravaganza / stranezza / eccentricità).

44

Dunque, l’avverbio “bene” ha una pro pria valenza certa e ufficiale. Dall’auto revole Enciclopedia Treccani : «in modo buono, retto, giusto, conveniente, op portuno, vantaggioso [...], in modo da dare soddisfazione piena». Compiuta mente, il Bene si allinea a una idea di onestà, perfino intellettuale. Per quanto ci riguarda e interessa, in Fotografia, non è stato bene l’aver avvia to la stagione (che perdura ancora) che ha confuso tra loro valore (?) presunto a valori certi e accertati (!). Spieghiamoci: a un certo punto, in relazione a spetta colarità altre, è stato innalzato l’imma ginato “valore” delle persone, dei foto grafi rispetto i “valori” da loro espressi e offerti: spesso, a piene mani. Un padre-padrone di quei tempi (dai secondi anni Settanta) tenne a battesi mo questa conversione, assoggettan dole le proprie azioni: i suoi svolgimenti fotografici furono tutti finalizzati a nutri re il proprio ego, come si trattasse della scelta di un’automobile, di un abito. Lui orientò e indirizzò l’intero comparto fo tografico, inducendo suoi adepti e fede li ad arricchire prima la sua immagine che desiderava proiettare nel mondo fotografico e, poi, concedendo loro di fare altrettanto per se stessi. Per que sti operatori culturali (presuntamente e presuntuosamente tali), la percezio ne altrui fu elevata a uno specchio nel quale guardarsi e, come Narciso, inna morarsi della propria immagine riflessa. Questo è il passo, questa è la caden za sulla quale si è formata la successi va (attuale) scuola di addetti culturali della fotografia. Ancora tra noi. Impe riosamente sopra di noi!

(Milano)LibrizziStudioAntonioBordoni

Constatammo che, a quel punto (da quel punto?), ognuno poteva credere di saper fare almeno tre cose: scattare fotografie, parlare di fotografia e andare a cavallo. Ahinoi -concludevamo-, solo il cavallo protesta. (Infatti, come ben si sa, quando il cavallo si rende conto che il suo cavaliere è inadeguato e in capace, se ne torna nella stalla, senza assecondare i suoi grotteschi comandi).

Herbert List: Favignana Palazzo Fava, Sala di Gia sone e Medea, Bologna. «Herbert List (1903-1975) è il campione della “fo tografia metafisica”. La serie di quarantuno fo tografie riprese sull’isola siciliana di Favignana è documento fondamen tale della storia locale e testimonianza della ma turità artistica dell’au tore tedesco. In una se quenza rara e calibra ta, si celebra la vita e la morte, trattando i pe sci alla stregua di figure mitiche e osservando i lavoratori isolani come gli ultimi custodi di un sapere arcaico».

NEL BENE: SUA FILOSOFIA Indipendentemente da quanto la Foto grafia offra a ciascuno di noi, e da come influisca/intervenga nella educazione e crescita personale, non possiamo igno rare che ne esista un Bene al di sopra di ogni individualismo possibile e pro babile (nello spirito di qualsiasi cosa la Fotografia rappresenti per ognuno).

NEL BENE: AL MAST Lo scorso novembre Duemilaventuno, presentando la Quinta edizione della Biennale di Fotografia dell’Industria e del Lavoro, organizzata e svolta da Fon dazione Mast, di Bologna (Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia) -ge nericamente semplificata in Foto/Indu stria 2021-, rivelammo un nostro disagio professionale, giornalistico: vincolato da tempi e modi che obbligano a livellare tra loro considerazioni di peso e misure diversi. Non potendo affrontare e svol gere più temi, per non distogliere l’atten zione dai soggetti principali, per forza di cose, si sarebbero dovute lasciare perdere

45

molte e molte altre riflessioni plausibi li e necessarie, prima che utili. Così che, quel fantastico programma fotografico sarebbe stato (necessariamente) presen tato in uno spazio redazionale analogo alla personale di Luigi Pirletti, di Bassa no del Grappa, in provincia di Vicenza. Allora, a novembre, in cronaca, ci occu pammo soltanto della Biennale, in propria identificazione Food, a cura dell’attento e accreditato Francesco Zanot. A seguire, qui e oggi, nel bene nel ma le, torniamo su argomenti sostanziali e mirati: a partire da valutazioni che con siderano la Forma (dalla pianificazione all’allestimento) parte consistente della progettualità fotografica e della propria presentazione e proposizione al pubblico. Non amplifichiamo, anche se saremmo tentati a farlo, ma -soltanto- richiamiamo Vassilij Kandinskij (altrove e altrimenti, Wassily Kandinsky; 1866-1944), iniziatore dell’Astrattismo, corrente che ha cam biato la concezione delle arti figurative, per i suoi concetti teorico-pratici di Li nea, Forma, Colore e Musica. Soprattutto, mobilitiamo il suo scritto Lo spirituale dell’arte, del 1910, disponi bile nell’eccellente traduzione italiana a cura di Giuseppe Pontiggia, in edizione Se, del 2005; e non ignoriamo, in simulta nea, Punto, linea, superficie. Contributo all’analisi degli elementi pittorici, pub blicato da Adelphi, dal 1968. Siamo idonei ad affrontare il cammino della Forma sul Contenuto, sulla base del nostro passo professionale: dalla confe zione di questa stessa rivista, oltre che con il conforto di altre esperienze spe cialistiche coincidenti. In questo ordine. Non è richiesto rilevare come e quanto ogni numero di FOTOgraphia sia pensa to e realizzato in armonia e concordanza di argomenti allineati tra loro; ma è im plicito che sia percepibile un certo asset to. In metafora, è come una squadra di baseball (sport nel quale ci cimentam mo, alla fine degli anni Sessanta, in Serie C, dal sacchetto di Terza base), compo sta da solisti che agiscono per se stessi, soprattutto in attacco, in battuta, la cui somma di assolo compone un’orche stra finalizzata con equilibrio e propor zione: a differenza, sia stabilito, di ogni altro sport di squadra, per ciascuno dei quali è richiesta una consonanza e co erenza inviolabilmente collettiva. Dunque, una rivista non deve essere soltanto un agglomerato di argomenti a riempire mediocremente le pagine pre viste, ma li deve tenere uniti e accostati con allineamenti trasversali. (2019: insieme con Plovdiv, in Bulgaria). Ipotizzammo e iniziammo a proget tare un tragitto diagonale identificato come Coscienza dell’Uomo, da svolgere a cadenza trimestrale in spazi della città. Immediatamente, dovemmo correggere le prime comunicazioni dal luogo, che titolarono La coscienza dell’uomo : con inutile e fuorviante articolo determinativo e assenza di maiuscole dovute (Coscienza e Uomo): sia rivelato, correzione ricevu ta con perplessità non celata, sconcerto e scetticismo. Quindi, non fu neppure presa in considerazione la condizione basilare secondo la quale un program ma espositivo distribuito in più sedi ne

Lorenzo Vitturi: Money Must Be Made. Palazzo Pepoli Campogrande, Bo logna. «Coerentemente interessato all’incontro tra differenti culture, Lorenzo Vitturi (1980) ha maturato il progetto nell’ambito di una residenza a Lagos, su invito della African Arti sts Foundation. «Scenario è Balogun, uno dei più grandi mercati di strada al mondo. Il risul tato è una mostra che investiga un ecosistema fragile e sconfinato, dove la tradizione si confron ta con l’economia globa le; e gli individui costitu iscono ancora un fattore fondamentale».

(Milano)LibrizziStudioAntonioBordoni

Una volta affrontato e risolto (!) il Pro getto (Maiuscola volontaria, oltre che consapevole), la Forma ha guidato e indirizzato l’accostamento/unione con gli spazi espositivi distribuiti in Città, a Bologna, che nel caso della Bienna le Mast non sono necessariamente gli stessi, edizione dopo edizione.

Altrettanto nel Bene. Il pianeta Cosplay è mo tivo conduttore del Luc ca Comics & Games : qui, presenze per l’esibizio ne musicale della Ban da Bassotti. Cosplay è un portmanteau di “co stume play”, è una atti vità e una performance art nella quale i parteci panti indossano costu mi e accessori per rap presentare personaggi specifici, nella fattispecie individuati sulle pagine dei fumetti (soprattut to, anime e manga), tra le pieghe di cartoni ani mati, tra i fotogrammi di film di culto e serie te levisive, nell’effimero di videogiochi. Di fatto, Co splay è un gioco di ruo lo in costumi estranei a qualsivoglia palcosceni co ufficialmente tale.

RebuzziniMaurizio

DAL BENE AL MALE: A LUCCA Per quanto interessati anche al mondo dei fumetti, magari indipendentemente da eventuali e conosciute combinazio ni con la Fotografia, prima dello scor

46 deve avere una principale-istituzionale di riferimento e richiamo: per esempio, l’indirizzo bolognese della Fondazione Mast - Manifattura di Arti, Sperimenta zione e Tecnologia, in via Speranza 42, per quanto riguarda la Biennale di Fo tografia dell’Industria e del Lavoro, qui e oggi sinonimia di Bene Quindi, alla resa dei conti, in svolgimen to caotico, incompetente e arrogante, furono stravolte le acute combinazio ni di argomento/soggetto con luogo, predisposte originariamente: deforma te, perché non comprese e considera te soltanto come bizzarrie. Tanto che, per e causa di stolte interferenze altrui, sarebbe stato più legittimo trasforma re l’identificazione originaria nella più connessa certificazione In-Coscienza dell’Uomo... altra storia. Da cui: Forma per il Contenuto. An cora: Forma sul Contenuto. Ribadiamo: Forma del Contenuto, in lettura e deco difica della/dalla Biennale di Fotografia dell’Industria e del Lavoro / Food (Fo to/Industria 2021 ), a cura del prepara to, abile e autorevole Francesco Zanot, in garanzia incondizionata e universale.

In accordo con la progettualità di base, gli allestimenti scenici coordinati Con tenuto-con-Forma sono stati progettati dal qualificato Studio Librizzi, di Milano (www.francescolibrizzi.com) e realizzati da Tosetto Allestimenti, di Jesolo, in provin cia di Venezia (www.tosettoallestimenti. com). Dato l’attuale argomento, nel senso di nel bene (!), è anche la Forma che ha contribuito all’efficacia progettuale ed espositiva dei relativi Contenuti. Ovvia mente, dopo aver già rilevato e rivelato la prestigiosa sostanza degli stessi Con tenuti, lo scorso novembre, in cronaca.

ca Comics & Games. Addirittura, tan to altro a parte (dall’aspetto fieristico a quello educativo, alle ufficialità canoni che), è l’appariscenza autentica e since ra di un approccio esistenziale degno e meritevole. Anche limitandoci soltanto a questo, magari a discapito del consi stente spessore di un appuntamento di alto profilo, è senso, misura e valore di un meraviglioso Bene. Da cui, in accostamento geografico, ci incamminiamo verso un Male accertato. Formalmente, il fenomeno Cosplay, che per quattro giorni invade la città toscana ospite, offrendo spettacolo di onestà di intenti e felicità esistenziale, per quanto individuale, viene spesso ricondotto a una ipotesi di autorefen zialità e autoappagamento: il masche ramento come forma di esibizionismo fine a se stesso. Invece, attenzione at tenzione, è vero l’autentico contrario. Potrebbe parere che i cosplayer agisca no per essere guardati, magari perfino ammirati. All’opposto, nulla di quanto possano ottenere è minimamente pa ragonabile a ciò che offrono e donano.

47 so autunno, non avevamo mai visitato/ frequentato il suo appuntamento ita liano di prestigio e vertice: da tempo, Lucca Comics & Games. C’è voluta la tenacia e insistenza di Marco Saielli, di Pistoia, autentico cultore della mate ria (e di tanto altro ancora; in portfolio a tema, su questo stesso numero, da pagina 50). Per visitare Lucca 21 - A ri veder le stelle, siamo arrivati in Tosca na la mattina di venerdì ventinove ot tobre, di primo giorno, intrattenendoci fino al tardo pomeriggio di domenica trentuno (e il Festival ha chiuso i bat tenti, lunedì Primo novembre). Già sul treno, nella tratta di collegamen to da Viareggio a Lucca, il Lucca Comics & Games ci si è presentato come nep pure ce lo saremmo potuti immaginare, in fervida fantasia: colpa nostra, che non abbiamo mai approfondito; merito dei partecipanti, che hanno invaso le car rozze nei propri sgargianti costumi. Già! Infatti, per quanto fossimo consape voli che la manifestazione specialistica e specializzata, approdata alla sua cin quantacinquesima edizione annuale, si offra da tempo con affascinante mul tidisciplinarità, non avremmo mai im maginato ciò che è: (testuale) «Novella Enterprise, è una nave in esplorazione al centro della convergenza dei linguaggi contemporanei. Fumetto, gioco, video gioco, cinema, TV e illustrazione com pongono una galassia che Lucca Comics & Games percorre in ogni dimensione, tramite eventi, progetti, iniziative educa tive e di partecipazione». Hai detto poco. Autentico motivo conduttore, più che contorno, già dal treno, per affermarsi poi nei tre giorni in città, il pianeta Co splay ! Da qui, per chi non conosce il fe nomeno, peraltro oscuro anche a noi, fino allo scorso autunno. Cosplay è un portmanteau di “costume play”, è una attività e una performance art nella qua le i partecipanti (cosplayer) indossano costumi e accessori per rappresentare personaggi specifici, nella fattispecie in dividuati sulle pagine dei fumetti (so prattutto, anime e manga), tra le pieghe di cartoni animati, tra i fotogrammi di film di culto e serie televisive (meglio se di fantascienza), nell’effimero di video giochi. Di fatto, Cosplay è un gioco di ruolo in costumi estranei a qualsivoglia palcoscenico ufficialmente tale. Snobi sticamente bollato come “sottocultura”, Cosplay è autentica Cultura dei nostri tempi e modi, checché ne dicano i di fensori talebani della Kultura, checché ne ragionino i benpensanti.

SaielliMarco

Ancora nel Bene. Nel la Fotografia di Marco Saielli, in portfolio da pa gina 50, è sostanzialmen te fondamentale la pre visualizzazione del sog getto, cioè del processo della sua identificazione e cosciente definizione secondo criteri e prin cìpi individuali: come è accaduto con i soggetti Cosplay, avvicinati a mar gine del Lucca Comics & Games 2021. In conse guenza, viene definita la gamma delle tecniche applicate, tra le quali de ve essere individuata la più adatta a interpreta re l’immagine come si è impressa nella mente del fotografo, prima e me glio di come verrà effet tivamente esposta sulla pellicola, in forma latente (ma non latitante).

La definizione è mutuata dal riconoscimento originario, in tedesco; per l’appunto, Wunderkammer, con varianti Kun stkabinett e Kunstkammer, più rare. Elegante la traduzione francese Cabinet de Curiosités; e adeguate quelle italiane, Gabinetto delle Curiosità, piuttosto che Gabinetto delle Me raviglie (“Gabinetto”, ta di raccolte di oggetti notevoli, appartenenti a una sola disciplina, oppure trasversali a più indirizzi, meglio collegabili tra loro. A conti fatti, storicamente, queste collezioni sono anticipatorie dei musei propriamente tali. Per quanto, per in tenzioni dei rispetti vi tutori, in acconto sui curatori odier ni, i Gabinetti furo no utili/necessa ri per stabilire e mantenere ran go nella società, va per riflettere particolari Mera viglie e Curiosità (magari soltanto dei loro realizzatori). In tempi recenti, osservando il Passato, l’autorevole storico bri tannico Robert John We ston Evans (1943) due aspetti fondanti della que stione. Da una parte -ha rilevato-, ci sono stati Gabinetti hanno svolto funzioni ampiamente rappresen tative, dominati soprattutto da apprensioni estetiche e da una spiccata predilezione per l’esotico»; dall’altra, Gabinet ti più umili, ovvero «riservate collezioni di studiosi umanisti che, virtuosamente, sono servite per scopi pratici e scienti fici». In citazione opportuna, queste visioni e opinioni sono riportate nell’ottimo saggio The Origins of Museums - The Cabinet of Curiosities in Sixteenth- and Seventeenth-Cen tury Europe, di Oliver Impery e Arthur MacGregor, del 2018, non (ancora) tradotto in italiano. Comunque, di fatto, non è mai esistita una chiara distin zione tra le due categorie individuate da Robert John We ston Evans: in assoluto, tutto il collezionismo è sempre stato caratterizzato e definito dalla Curiosità, magari all’ombra di antiche credulità. Così è ancora oggi; così è per l’ampio ed eterogeneo contenitore WunderKammer MaurizioAngelo Rebuzzini, il cui minimo comun denominatore è la Fotogra fia: quantomeno per come la interpreta e intende il respon sabile -gradini sotto l’eventuale attestazione di “curatore”!identificato nella definizione completa.

48 MAURIZIOANGELOREBUZZINIWUNDERKAMMER

Attenzione, però, che è sempre e comunque un problema di consonanti e loro alternanza: non importa mai cosa hai, ma quello che fai con ciò che hai.

cometocomesottolineatoequansianoservitiraccolte

Procedendo al di fuori di schemi prestabiliti, la WunderKam mer MaurizioAngeloRebuzzini spazia in lungo e largo, molto in lungo, altrettanto in largo. Con disinvoltura, spudoratezza, insolenza, impertinenza, impudenza e sfacciataggine, si passa dagli apparecchi fotografici ai gadget (oggetti in forma/richia mo fotografico: per quanto necessariamente inscatolati e non comprensivi fumetti altrettan to inclusivi, da riviste a libri, da francobol li a tema a romanzi comprensivi di, da-a tanto e tanto ancora. Il tutto, , oltre che qualità centinaia e cen strumenti/utensi Fotografia (non tanto quelli canoniz tipo Leica, che si possono individua re e trovare sem pre, all’occorren za, ma quelli più umili, ma non minori, che po trebbero sfug gire alla propria conservazione); dozzine di stru menti unici del Fotografia (per esempio: clamo rosa Sinar biottica 4,5x6cm; pre-Silve stri grezza e improvvi sata, prima della succes siva produzione industria D-L3, panorami ca digitale a obiettivo rotante, superato la preserie; Gowlandflex biottica 4x5 fotografie “antiche”, decine di fotogra fie contemporanee dedicate (in testa alle quali, il ritratto più che iconico di Ernesto “Che” Guevara / Guerrillero Heroico, di Alberto Korda / Alberto Diaz Gutiérrez; 1928-2001).

Ancora, attenzione: soprattutto in Italia, soprattutto in Fo tografia, non contano mai i valori che esprimi e porti, ma il presunto valore spettacolare che ti viene riconosciuto. Ancora, ancora, attenzione: l’esprimersi con franchezza, soprattutto se a porte chiuse, tra addetti (mai in presenza di pubblico), e il coraggio delle proprie opinioni non sono valori (autentici!) accettati. Al contrario, sono qualità disorientanti. Per non parlare, poi, del sarcasmo e dell’ironia. «Lieto di conoscervi». mFranti

Di fatto, latente da tempo e tempo, l’identificazione Wun derKammer MaurizioAngeloRebuzzini si sta rivelando uffi cialmente da questo stesso numero di FOTOgraphia, dove e quando è evocata in un paio di articoli, almeno in due.

Mia Photo Fair 2021 (prossima undice sima edizione 2022, dal ventotto aprile al Primo maggio). Volente o nolente, e indipendentemente da qualsiasi altra intenzione degli organizzatori, la fiera internazionale d’arte dedicata sta rive lando una modestia propositiva che -alla fin fine- definisce e identifica la Foto grafia contemporanea italiana.

49

■ ■

Ovvero, il programma fotografico Pho tolux Festival non assolve alcun meri to pubblico, ma appaga solamente il proprio ego, il proprio io.

A nostro modo di pensare, l’aggravan te nazionale è presto riconosciuta, e si basa sull’ormai endemica ignoranza di intenti e svolgimenti che ci definisce. In ripetizione: autori italiani contempora nei, soprattutto giovani, «se ignoranti sie te, potete migliorare soltanto leggendo, comprendendo, avvicinando in punta di piedi, ascoltando. Le etichette [tipo, stre et photography : ammesso e non con cesso che...] sono solo quelle adesive».

Per quanto, dal Male, a margine del Mia Photo Fair 2021, una presenza meritevole. Oltre altro, la personalità di s.t. foto li breria galleria, di Roma (di Matteo Di Castro; www. stsenzatitolo.it), sug gerisce e offre una af fascinante selezione di stampe fotografiche pro poste a prezzi abbordabili. Anni fa, rintracciammo un posato del giovane attore Lee Aaker (1943-2021), nei panni del leggendario ca porale Rusty, con il cane Rin Tin Tin, della mitica serie televisiva degli anni Cinquanta, accanto a un apparecchio fotografico in legno. Lo scorso otto bre, è stata la volta di in posato degli attori Cleo Moore e Richard Crenna, protagonisti del film L’ar ma del ricatto, del 1956.

Detta meglio: pare che lo facciano per sé, in egoismo di intenti, ma -al la fin fine- concedono e regalano uno spettacolo che arricchisce soprattutto (soltanto?) chi li guarda. Al contrario... ideologico: il Photolux Festival, nato Lucca Digital Photo Fest, geograficamente collocato nella stessa città, promette di indirizzarsi al pubbli co... invece edifica soltanto il proprio ego.

MaurizioAngeloRebuzziniWunderKammer

NEL MALE: POI, BASTA Arrivati a questo punto, siamo esausti. Inoltre, per nostra indole, all’esterno di un territorio ironico e sarcastico, non amia mo occuparci di vicende che conside riamo negative o al negativo, per non sottrarre tempo e spazio a ciò che me rita plauso e segnalazione. Per cui, po chi dettagli, nessun approfondimento sostanziale, ma solo breve casellario in selezione circoscritta, in richiamo e rife rimento al territorio fotografico.

Da cui, una ripetizione dovuta: «Per que sti operatori culturali (presuntamente e presuntuosamente tali), la percezione al trui è elevata a uno specchio nel quale guardarsi e, come Narciso, innamorarsi della propria immagine riflessa».

Salone del Mobile, a Milano, con coin volgimento sociale dell’intera città, in adorazione. Molti visitatori, addetti e non. Autorevoli reportage in cronaca e approfondimento ideologico. Poi, nella realtà, quel design è latente e latitante, documentato e tramandato alla Storia soltanto da colta Fotografia (maestro indiscusso, lo Studio Ballo + Ballo, di Al do Ballo e Marirosa Toscani Ballo). Vai in casa della gente, e... lasciamo perdere. Archivi aperti, ancora in Lombardia (par don), con appendice di appuntamenti fo tografici gestiti in coincidenza di intenti. Oltre indirizzi di pregio, in programma, anche archivi privati di fotografi di me stiere (e arte?), presso i quali avvicinare le modalità di conservazione dei relativi manufatti. A ciascuno, le proprie convin zioni in materia di Fotografia. Ancora in ripetizione odierna, in conio congiunto con Ando Gilardi, nei secondi anni Settanta del Novecento: «Ognu no può credere di saper fare almeno tre cose: scattare fotografie, parlare di fotografia e andare a cavallo. Ahinoi, solo il cavallo protesta». Solo il cavallo!

Comunque, qualsivoglia manifesta zione fieristica, per propria definizione “mercantile”, deve (!) accompagnarsi con un catalogo cartaceo. Così come i cal ciatori debbono indossare pantalonci ni e maglietta, indipendentemente dai propri gusti in materia di abbigliamen to, e quelli di baseball pantaloni lunghi, con cintura in vita, e casacca intonata.

50 di Angelo Galantini Lo riconosco e confesso: sono un vigliacco! Passeggiando insieme con Marco Saielli per Lucca, lo scorso fine ottobre, nei giorni del Lucca Comics & Games 2021, ho assistito alla realizzazione di molti (tutti) suoi ritratti fotografici eseguiti con il passo che ne distingue e caratterizza la cadenza d’Au tore, come già rilevato lo scorso maggio Duemilaventuno, in portfolio Il Dragone al Primo maggio. Quando lui richia mava l’attenzione di un cosplayer, invitandolo a posare, ho sempre percepito la loro intima soddisfazione, che appagava il gusto, senso e valore del costume indossato con fierezza. Sono un vigliacco: non ho mai avuto il coraggio di avver tire i soggetti che non si sarebbe trattata di raffigurazio ne degna di rappresentazione convenzionale, ma di altro.

COSPLAY

MARCO Stilema fotografico frequentato da tempo, qui applicato alla felice serenità dei cosplayer, in propria versione pubblica tra le strade di Lucca, in occasione del suo celebre appuntamento con il mondo dell’immaginazione.

51

Infatti, a dispetto di quanto hanno potuto credere tutti i cosplayer coinvolti, Marco Saielli non stava per declinare un omaggio in lode di travestimento, ma realizzando un tassello della propria personalità fotografica, totalmente estranea e lontana dal compiacimento presupposto. Da una parte, c’è come il pubblico considera la fotografia, percependola in base a proprie convinzioni e preconcetti e sogni; da un’altra parte, c’è come la intendono, sempre la Fotografia, i suoi frequentatori “educati” al linguaggio espressivo che la definisce, caratterizzandola. Inequivocabilmente, il pistoiese Marco Saielli è un inter prete raffinato di una Fotografia scandita con intenzioni progettuali niente affatto banali, né ordinarie, declinate con pellicola fotosensibile... per quanto questo significhi ancora

COSPLAY Probabilmente (?), a ruoli invertiti, anche lui (Marco Saielli) deve essere apparso loro co me un curioso cosplayer, in interpretazione di fotografo. Non in illusione volatile ed effimera, ma di consistenza più che compatta SAIELLI

Sia che agisca in inviolabili toni di bianco, nero e grigio ben distribuiti sulla stampa finale, oppure con cromatismi accesi e brillanti, il suo esercizio estetico è sempre sereno e possen te. Il suo fotografare è in pertinente combinazione con elabo razioni individuali, che stanno alla base di tutto il suo lavoro. Del resto, i connotati stessi della Fotografia compongono una interpretazione della realtà; ovvero, la Fotografia rap presenta qualcosa di autonomo e proprio, dovendo neces sariamente raffigurare qualcosa (d’altro?) che -comunque sia- si è presentato davanti all’obiettivo. Più e meglio di altri autori, rispondendo a una anagrafe che poco ha mai con cesso all’ignoranza (!), Marco Saielli ha il merito di compren dere come e per quanto l’esercizio della fotografia dipenda anche da propri valori tecnici fondamentali.

52

Nel caso di Marco Saielli, in subordine alla sua progettuali tà, è fondamentale la previsualizzazione del soggetto, cioè il processo della sua definizione secondo criteri e princìpi indi viduali: giusto quelli che non ho rivelato ai soggetti Cosplay, avvicinati a margine del Lucca Comics

A questo proposito, osserviamo come la sintesi tra tecni ca e creatività sia -di fatto- uno degli elementi portanti di tutta l’opera fotografica nel proprio insieme e complesso.

Alla base di tutto, c’è la consapevolezza che l’azione com binata dell’obiettivo e della pellicola (o file) debba neces sariamente simulare la reazione occhio-cervello. Infatti, co me già accennato, quello fotografico è un compito di rap presentazione e interpretazione, pur dovendo -per propria natura- raffigurare concretamente qualcosa.

& Games 2021

marcosaiellimarcosaielli.memarcosaielli

In conseguenza, viene definita la gamma delle tecniche applicate, tra le quali deve essere individuata la più adatta a interpretare l’immagine come si è già impressa nella men te del fotografo, prima e meglio di come verrà esposta sulla pellicola, in forma latente (ma non latitante). Ancora: è convincente la capacità che Marco Saielli ha di orientare l’informazione implicita nella Fotografia secondo par ticolari emozioni personali. A questo proposito, rivela una non comune capacità di capire e rispettare l’intermediazione degli strumenti tecnici di supporto, mai applicati come bacchetta magica che offre soluzioni pronte all’uso. Molto più semplice mente, lui li frequenta come strumenti che vanno guidati e interpretati con intelligenza e capacità. In metafora, li accosta come farebbe con un metro da falegname a segmenti: dispie gato, è proprio lungo un metro (o due), ma se non lo si posi ziona a dovere non si può approdare ad alcuna misurazione. È proprio vero: «Una Fotografia è la piena espressione di ciò che l’autore sente del soggetto, nel senso più profondo; per questo, è la vera espressione di ciò che lo stesso (foto grafo) sente sulla vita nella propria complessità». Fotografare per essere vivi.

■ ■

53

COSPLAYSOLO ON LINE / / /QR code

A giro tondo, che parte da se stessa, per riapprodarvi dopo un tragitto intenso, la Fotografia in quanto partecipazione, passione, consecuzioni ed educazione individuale. Quanto è accaduto alla recente edizione Duemilaventuno dei Siena International Photo Awards, culminati con la vi cenda del piccolo siriano Mustafa Al-Nazzal, è parte sostanziosa di un Pensiero che coltiva s-punti privilegiati di riflessione. Francamente e in etica e morale, entrambe irrinunciabili: come e quanto la Fotografia influisce sulla nostra Esistenza. Come e quanto serva alla nostra stessa Esistenza Venerdì ventuno genna io; aeroporto di Fiumi cino, a Roma: arrivo in Italia di Munzir Al-Naz zal, su sedia a rotelle, e di suo figlio Mustafa, che sorride a Luca Venturi, direttore dei Siena Inter national Photo Awards, inginocchiato davanti a lui. Inizia l’epilogo di una bella vicenda. Magari, lei pure nel bene dell’Anno:Fotografia/2021Sipa LifeofHardship Aslan)(Mehmet

Ricorda quegli angioletti che Tiziano ha dipinto, come simboli di serena felicità, nei cieli dei suoi affreschi. Il bimbo, con quella che si può interpretare come la sua manina, manda baci a tutti i presenti. Ho scritto della sua storia in Canto di Natale, qui pubblicato lo scorso dicem bre Duemilaventuno. Ho segnalato che un concorso di fotografia si è trasforma to in un demiurgo di vita per Mustafa Al-Nazzal. Riassumo.

È SOLTANTOFOTOGRAFIA!FOTOGRAFIA?

54 di Lello Piazza Parlerò brevemente di un bimbetto senza braccia e senza gambe, arrivato venerdì ventuno gennaio all’aeroporto di Fiumi cino, a Roma. Parlerò dei Siena Interna tional Photo Awards (Sipa, nel seguito). Comincio dal bimbo. La fotoricordo che pubblichiamo mostra suo padre Mun zir Al-Nazzal su una sedia a rotelle, con un bambolotto di forma bizzarra tra le braccia, Mustafa. Il bambolotto sorride a Luca Venturi, direttore del Sipa, ingi nocchiato davanti a lui. La scena è sta ta narrata anche da immagini del tele giornale, che hanno raccontato questo arrivo. Il bimbo ride, sprizza vitalità mol to più di un bimbo normalmente abile.

56

Il ventuno ottobre, a Siena, insieme ai vincitori delle categorie del Concorso, il Sipa ha annunciato la fotografia vinci trice assoluta, Hardship of Life (difficol tà della vita), del turco Mehmet Aslan. Nell’immagine, Munzir, un padre privo della gamba destra, sorride al proprio figlio Mustafa, privo di arti, che gli ri sponde contraccambiando il sorriso. En trambi provengono da Idlib, villaggio nel nord-ovest della Siria. Mentre andava a fare la spesa, Munzir è stato travolto da un’esplosione, perdendo una gamba. Questa è solo la prima delle due scia gure che colpiscono la famiglia. La moglie Zeinab era incinta di Mustafa. Durante un attacco al villaggio da parte delle forze del presidente Bashar Hafez al-Assad Assad, la donna respira gas ner vino, messo al bando dalla Convenzione sulla Proibizione delle Armi Chimiche, approvata a Parigi, nel 1993, ed entrata in vigore il 29 aprile 1997. Non può im maginarsi che il semplice atto di respi rare impedisca la crescita degli arti al suo nascituro (rara sindrome della tetra amelia). Al momento della premiazione al Concorso fotografico senese, la fami glia Al-Nazzal aveva già abbandonato la Siria, e viveva in un campo profughi tur co non lontano dal confine siriano, dove avevano incontrato ed erano diventati amici del fotografo Mehmet Aslan. Certo, non si aspettavano che, poco dopo, Luca Venturi e il suo staff del Sipa, avrebbero attivato una raccolta fondi per donare al bimbo braccia e gambe artificiali.

Il tre novembre, il quotidiano la Repub blica ne dà notizia e fa partire una gara di generosità neinlettetici(consparmiandoriSiamoanni.crescitasostituzioneperro:cureItalia),estomacoletoce).com/f/can-a-photo-make-a-differen(https://www.gofundme.Aoggi,quellaraccoltahasuperaicentomilaeuro,sufficientiacoprirespeseimmediate(uninterventoallodiMustafa,lesueprimeprotesiilsostentamentodellasuafamigliainmanoncertamenteagarantireledicuiMustafaavràbisognoinfutunumerosevisitemedichenecessarietenerlosottocontrolloeperiodicadelleprotesi,seguendoladelbimbocheoggihacinqueDieuroneservirannomoltidipiù.convintichearriveranno,magadalleIstituzioni,magarianchesolorisuitrasferimentiaereiprivativelivolidiStato)diidentificatipoliitaliani,piuttostochesulleloroboltelefoniche(WhatsAppcompresi).Perora,lafamigliaèospitataaSiena,unappartamentomessoadisposiziodallaCaritas.Mustafaverràaccolto

Sipa 2021 / Documentary & Photojournalism / Menzione d’Onore: MournGirlsMigrant Romano)(Ivan Sipa 2021 / Animals in their Environment / Opera Notevole: HunterNighttheofFlight aldridge)(neil Sipa 2021 / Journeys & Adventures / Primo classificato: Jungle!MyisThis Savvi)(Sergey

Riferendo di concorsi, il rischio è quel lo di compilare un elenco di categorie, regole, premi. Evito questo approccio, rimandando la mia presentazione so prattutto all’intervista a Luca Venturi, l’in ventore di Apt, riportata più avanti. Chi fosse interessato ai dettagli, può consul tare il sito ciandoComunque,https://sipacontest.com/about.qualcosalodico,comindal

Sipa. Anzitutto, celebro il fatto che in sole sette edizioni si è imposto co me uno dei più rilevanti concorsi a livello planetario (o contest, come si dice oggi). La prima edizione è del 2015; quella alla quale stiamo per riferirci è del 2021, con circa quarantottomila immagini ricevute (48.000), inviate da fotografi provenienti da centocinquantasei paesi del mondo (156). L’edizione 2022 ha appena chiuso le iscrizioni, lo scorso nove gennaio. I vincitori di ogni categoria ricevono il Premio Pangea, e si contendono il titolo di Fotografo dell’Anno. Dopo la cerimo nia di premiazione, che generalmente si svolge a ottobre, presso il Teatro dei

Sign of the Tides (Ralph Pace)

57 al Centro Protesi Vigorso di Budrio, in provincia di Bologna, dove prepareran no protesi ortopediche su misura. An che Munzir avrà una protesi. Del caso, si sono interessati il Viminale (Ministe ro dell’interno), la Farnesina (Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale) e l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, che hanno collaborato per portarli in Italia (in Turchia, non sono disponibili protesi artificiali di questo tipo).

Notevole:Opera/PhotographyStreet/2021Sipa

Lo abbiamo già scritto, e ribadiamo: se una fotografia (vincitrice di un con corso) non può cambiare il mondo -co me siamo convinti-, potrà certamente cambiare la vita di Mustafa e di Munzir. SIPA (2021 E OLTRE) Presento, ora, i Siena International Photo Awards (Sipa). Più che del con corso, dovrei -però- riferire di Art Photo Travel (Apt, nel seguito), l’associazione no-profit, con sede a Siena, che si oc cupa «di creare iniziative culturali fina lizzate a diffondere, promuovere e va lorizzare l’arte, i monumenti, le tradi zioni, le culture e le bellezze naturali e paesaggistiche di tutto il mondo». La sua missione si articola soprattutto nel bandire tre concorsi internazionali di fotografia rivolti a professionisti, e non professionisti di tutto il mondo, senza distinzione tra chi fotografa per lavo ro e chi per passione personale: Siena International Photo Awards, Creative Photo Awards e Drone Photo Awards.

Street Corner (Wenpeng Lu)

Notevole:Opera/Covid-19/2021Sipa

d’Onore:Menzione/SpacesUrban&Architecture/2021Sipa

The Niemeyer’s Work (Juan Lopez Ruiz)

Sipa 2021 / Sports in Action / Opera Notevole: Pyramids Mayer)(Juan

58 Rinnovati, di Siena, nel Palazzo Pubbli co, in piazza del Campo, durante il Fe stival Siena Awards, con le loro imma gini e quelle degli autori finalisti, viene allestita una mostra dedicata. Fino dalla prima edizione, i risultati del Sipa sono stati presentati su con siderevoli media, tra i quali ricordiamo The Guardian (Gran Bretagna), El País (Spagna), Internazionale (Italia), Corrie re della Sera (Italia), The Times (Gran Bretagna), The Sun (Gran Bretagna), Spiegel Online (Germania, spin off del settimanale Der Spiegel ), Daily Mirror (Gran Bretagna) e sulla emittente tele visiva statunitense CNN. Va segnalata la collana Beyond the Lens: volumi fotografici bilingue (ita liano e inglese), ciascuno dedicato alle migliori fotografie di ogni edizione del Sipa. Quindi, per avvicinare le catego rie del Concorso, rimandiamo al sito https://sipacontest.com, già segnala to. Per la consistenza del Concorso se gnaliamo l’approfondimento in _Photo_Awardsen.wikipedia.org/wiki/Siena_Internationalhttps://(ininglese).IlsecondoConcorsobanditoda Apt è il Creative Photo Awards, alla cui edizio ne 2022 ci si può iscrivere fino al quindi ci aprile. Le diciannove categorie sono consultabili sul sito Sipa. Questo Con corso è dedicato ad artisti visionari che utilizzano processi fotografici per rea lizzare le proprie immagini. In questa competizione, ogni partecipante è libero di usare qualsiasi tecnica, anche quel le arbitrarie. Conta solo l’effetto finale. Infine, il Drone Photo Awards, al quale ci si può iscrivere dal Primo maggio al quindici giugno. Ne riflettiamo in chiusura.

LUCA VENTURI (E, POI, DRONI)

Sipa 2021 / Fascinating faces and Characters / Primo classificato: Zor Magnolia)(Selene

Sipa 2021 / The Beauty of Nature / Menzione d’Onore: EyesDroopy Lochner)(Johannes

La passione e competenza di Luca Ven turi per la Fotografia data ben prima del la nascita della sua creatura, Art Photo Travel, con concorsi fotografici collegati. Senese doc (di quale Contrada?), inge gnere, nella fotografia “semplicemente” appassionato, è stato premiato in alcu ni dei maggiori concorsi internazionali: ci limitiamo a segnalare il Sony World Photography Awards, il Travel Photo grapher of the Year, l’International Photo Awards e il Mifa / Moscow International Foto Awards. E altro, ancora. La sua Fotografia è stata presenta ta in mostre internazionali (Stati Uniti, Repubblica Popolare Cinese, Corea del Sud, Emirati Arabi Uniti e, ovviamente, Italia), e pubblicata su National Geo graphic Magazine, The Guardian e Stre

d’Onore:Menzione/ActioninSports/2021Sipa

Zohreh River (Jonathan Bowles)

Aerobatic Flight (Alessandro Barteletti)

classificato:Primo/SpacesUrban&Architecture/2021Sipa Lona / Biala (Gustav Willeit)

Quando è nata la tua passione per la Fotografia? «Nel 2013. A me e a mia moglie inte ressava realizzare diari dei nostri viaggi, nei quali la fotografia avesse un ruo lo rilevante. Abbiamo acquistato una reflex, e da lì è partito tutto». Certo, certo. Ma non conosco molti appassionati di fotografia che siano riusciti a mettere in piedi un concorso fotografico internazionale che in breve tempo ha raggiunto fama mondiale. «Sì, è stato un percorso incredibilmente breve. Tutto è iniziato dalla pubblicazio ne di una mia fotografia inviata a una rivista. Da lì, ho partecipato a concorsi fotografici, ho vinto premi, ho parteci pato a cerimonie di premiazione. «Per quale motivo, mi sono chiesto, non posso organizzare anch’io qualcosa di simile, a Siena? È stato uno dei primi concorsi la cui identificazione comin cia con il nome di una città». Vero. Non ci avevo pensato. «Quasi contemporaneamente al Sipa (2015), sono nati altri concorsi intitolati a una città e continuano a nascerne: Mo scow International Foto Awards (2014), Istanbul Photo Awards (2015), Tokyo In ternational Foto Awards (2016), New York Photography Awards (2021), Lon don Photography Awards (2022). «Secondo me, gli altri esprimono un aspetto più commerciale del nostro. Noi crediamo di avere radici e conte nuti più culturali». Gli organizzatori di quei concorsi non sono cresciuti all’ombra della Torre del Mangia e degli affreschi di Ambrogio Lorenzetti. «Probabilmente hai ragione: qui siamo permeati di una cultura secolare. Un’al tra differenza è che il nostro appunta mento è stato pensato per i senesi, per la città. Per questo, lo abbiamo concen trato su ottobre, in una stagione nella quale il traffico turistico è al minimo. È per la città che organizziamo le mostre delle immagini vincitrici. Anche negli au tunni 2020 e 2021, in piena pandemia».

Lodato:/Abstract/2021AwardsPhotoDrone

59 et Photography Magazine. Il più recen te progetto, forse il più imponente (a tutt’oggi), è Palio is Life, dedicato al Pa lio (ovviamente!), raccolto in monogra fia presentata all’Xposure International Photography Festival, lo scorso febbra io Duemilaventuno, uno degli appun tamenti fondanti della fotografia inter nazionale, che si svolge annualmente a Dubai. Per approfondire: lucaventuriphotography.com.https://www.Loabbiamointervistato.

Drone Photo

60

Sei soddisfatto delle partecipazioni a ogni edizione? «Sì, anche se dopo il boom iniziale il nu mero delle immagini che arrivano si è stabilizzato intorno alle cinquantamila».

Ricevete contributi dalle Istituzioni? Comune, Provincia, Regione? «Questo aiuto è via via crescente. Sin dall’inizio, è stata una bella avventura, per quanto dura. Oltre al problema di trovare i finanziamenti, non conosceva mo una persona in ambito fotografico, non conoscevamo in maniera diretta un fotografo, men che mai un fotografo ce lebre e celebrato, non avevamo idea di chi potesse costituire una giuria, di chi avrebbe potuto parlare di noi nei media. Eravamo semplicemente degli appas sionati molto determinati ed entusiasti».

Domanda cretina: sono meglio i non professionisti o i professionisti? «All’inizio, ci consigliavano di svolgere due concorsi: uno riservato ai profes sionisti, l’altro per i non professionisti. «Ho impostato un unico Concorso nel la convinzione che dietro un’immagine ci sia un essere umano prima che un fotografo, professionista o non profes sionista che sia. «Per esempio, la Fotografia dell’Anno 2021 [dalla quale abbiamo avviato il no stro cammino odierno], è stata realizzata dal turco Mehmet Aslan, un fotografo sconosciuto. Ciononostante, siamo si curi che questa immagine entrerà nella Storia della Fotografia». Non hai idea di come condivida que sto punto di vista. Prima di salutarci, ci racconti del la tua raccolta Palio is Life, che hai presentato l’anno scorso, a Dubai? «Sì. È frutto della passione che ha con traddistinto la mia vita. I miei amici affer mano che io comincio a sognare prima di addormentarmi. Poi, i sogni si avverano. «Il Sipa e il libro sul Palio sono stati sogni. Il Palio, che per un senese rap presenta la vita, per me ha raffigurato qualcosa che potevo fotografare tutto l’anno. Del Palio, ho potuto racconta re dietro-le-quinte che quasi nessuno avvicina: gli allenamenti durante i me si invernali, esistenze private dei fantini, Lodato: SkytheinCity Healy)(Hugo Awards 2021 / Sport / Altamente lodato: PoolHockney’s Pisani)Du(Louis Awards 2021 / People / Altamente Lodato: Correlation Shahpar)Najafloo(Amirmahdi

Drone Photo Awards 2021 / Urban /

Se non è riservato, a grandi linee, quanto costa un’edizione del Sipa? «È difficile richiamare queste cifre. Siamo quattro-cinque persone che lavorano vo lontariamente per il Sipa durante tutto l’anno. Questi costi non li conteggiamo. Così come non conteggiamo quelli co perti dagli sponsor tecnici, per esempio la stampa delle fotografie in mostra».

Drone Photo

Heart of the Forest (Luo Shengping)

Magadi (Ying Shi)

Lodato:/Wedding/2021AwardsPhotoDrone

cerimonie legate alla corsa, tanto care ai senesi, a cui il grande pubblico di Piazza del Campo non può accostarsi. Fotogra fia e Palio: due momenti ed elementi che mi appartengono intimamente». Come ti è venuta l’idea di presenta re il tuo libro negli Emirati? «Non so neppure io come sia potuto succedere. Andare a Dubai, ed essere presente col libro e con una mostra per sonale sul Palio, mi ha fatto sentire parte del mondo dei grandi fotografi. Proba bilmente, nascerà qualcosa tra il Sipa e il loro Xposure International Photography Festival. Lo spero proprio». Bene, Luca, grazie. Vuoi aggiungere altro? Un tuo pensiero personale sulla Fotografia e sulla rilevanza dei relativi concorsi? «Per qualcuno, per molti?, un concorso può rappresentare un momento fine a se stesso, accompagnato da una spa smodica volontà di vincere. «Invece, secondo me, dovrebbe es sere inteso come avventura da vivere, non sfida da vincere. Questa è la mia sintesi: è più bello far parte di un even to, conoscere gli altri partecipanti, im parare da loro, piuttosto che esserne il protagonista principale. «E poi, vi saluto ribadendo il senso e valore dei sogni. Se sogni e se credi nei tuoi sogni, allora sono i tuoi stessi sogni che ti indicano la strada che devi intra prendere. Non è detto che sia la strada giusta, però è quella in cui credi». Per un giovane [ma non solo per lo ro] è un buon punto dal quale partire. Mi ricorda un pensiero dal libro di Car los Castañeda, A scuola dallo stregone: «Tutte le strade sono uguali. [...] Tutto sta ad accertarsi che quella strada ha un cuore. È il solo dato che conti. Se non ha un cuore, è una strada sbagliata». In chiusura di considerazioni, in ac compagnamento e commento alle foto grafie premiate ai Drone Photo Awards, una ultima annotazione breve, che è anche un convincimento. Il drone non è una macchina fotogra fica, sia stabilito. Anche se scatta foto grafie ed è comandato dal fotografo, è qualcosa di diverso. Assomiglia a un telescopio spaziale, più che a una mac china fotografica propriamente tale. Da quale punto di vista? Dalla sostan ziale omogeneità delle inquadrature. Pro prio come con Hubble, o altri telescopi che orbitano nello Spazio. Conclusione: è sacrosanto riservare le immagini scattate con un drone in un Concorso apposito. Per quanto!

61

classificato:Secondo/Wildlife/2021AwardsPhotoDrone Fast Food (Igor Altuna)

Lodato:/Nature/2021AwardsPhotoDrone Flamingos Flying Over Lake

■ ■

62 / SOLO FIGURE... SENZA PAROLE / IWO JIMA WunderKammer (12)23 FEBBRAIO 1945 (SETTANTASETTE - 77 ANNI FA): FOTOGRAFIA DI JOE (JOSEPH) ROSENTHAL / AP 1945)luglio(11Usa 1980)febbraio(23Usa2015)giugno(15Togo (2004)libriRcs 2015)giugno(15Togo1984)febbraio(19Usa 2013)/(1961ProductionsR&A (1949)CorporationPicturesRepublic (2000)BooksBantam (2007)EditoreEinaudiGiulio (2006)VideoHomeWarner 2006dicembre9dalGiappone,In

La società della mediocrazia è una ragnatela relazionale che amalgama nella medesima con dizione esistenziale i despoti, gli esperti, gli incompetenti e gli utenti. Gli strumenti della me diocrità condivisa sono l’illusione, l’apparenza, la docilità: insom ma, fingersi migliori di quello che si è! Posizionarsi dove tira il vento della finanza/politica; non disturbare mai nessuno e -so prattutto- mai far nulla che possa contrastare i dettati comporta mentali dell’ordine economico e sociale. Dire la mia parola è no! significa disertare la cultu ra circolare dell’idiozia e uscire dalla mediocrità nella risorgen za dell’immaginario liberato. Il rapporto tra mediocrità e governance (già studiato da Arthur Schopenhauer, Søren Kierkegaard, Karl Marx, Anto nio Gramsci) si manifesta ancor prima della Seconda guerra mondiale, con la comparsa di grandi aziende e multinazio nali, poi mutuato da leader po litici di destra e sinistra: «Nella governance, la misura dell’ef ficacia è la salute del settore economico e finanziario. Così muore la politica, cancellata dai diktat manageriali. Basta os servare il linguaggio nel dibat tito pubblico. Non parliamo più di popolo, ma di società civile; i cittadini diventano partner, riprendendo appunto un les sico del settore privato anche nella politica e le relazioni so ciali. [...] L’esperto è una figura centrale della mediocrazia: si sottomette alle logiche della governance, sta al gioco, non provoca mai scandalo, insegue mete. È la morte dell’intellet tuale» (Alain Deneault). Tutto vero. La peste autentica del mediocre di successo è la somiglianza con la mediocri tà generalizzata e accettata: il compromesso, la corruzione e la connivenza con i poteri ma fiosi della politica lo riprodu ce, e il divenire gli appartiene! re a riconoscimenti gratificanti. A scuriosare nelle sue fotogra fie di viaggio negli Stati Uniti, si capisce che i soggetti di cattura -stanze in cui ha dormito, pasti consumati, persone, strade, sta zioni di servizio, motel, automo bili, parcheggi-, tutti fotografati su dominanti verdi, rosse, gialle, figurano una devozione mon dana di seconda classe. Qui si annusa il colorismo della quo tidianità come un’atarassia dei sentimenti affrescati nella dos sologia accademica. Le immagini della mediocra zia che Stephen Shore mette in scena riflettono la bonomia accreditata e le istantanee che dice di realizzare -latrine, car telli stradali, cavi elettrici, inse gne pubblicitarie- non sono proprio icone di trasformazio ne del paesaggio tradizionale americano (come dicono), ma una sorta di segnaletica lessi cale che scade nella consola zione dell’ordinario. La frequentazione della Fac tory di Andy Warhol, un abile millantatore assurto a “genio” di mercati d’alto bordo quanto di centri commerciali, gli deve aver fatto comprendere che la fotografia meno dice più si vende! E l’ha capito bene! Tan to che, le sue lezioni di foto grafia lo confermano.

IN DECLINAZIONE AL NEGATIVO (INUTILE!), SULLA FOTOGRAFIA DELLA MEDIOCRAZIA

La fotografia della mediocra zia si può riassumere tanto nel la fotografia insegnata, quanto in autori come Stephen Sho re, fotografo statunitense nato nel 1947. Per molti scrivani da riporto o fotografi del cretini smo edulcorato, è stato un ta lento precoce: a soli quattordici anni, presenta sue fotografie a Edward Steichen, allora diretto re del Dipartimento fotografico del MoMA / Museum of Modern Art, di New York, e da lì s’innal za ad apostolo della fotografia moderna. Del resto, avendo un mentore come Steichen, un pit torialista raffinato nell’estetismo da salotto borghese, Stephen Shore non poteva che approda Infatti, i discepoli leggono e realizzano fotografie come man giano le zuppe Campbell’s, di Warhol: una sollecitazione per i mediocri in tutto, perfino nel masturbarsi con la passionalità necessaria, che nelle istruzioni per l’uso della fotografia mo derna di Stephen Shore vedo no l’uscita di sicurezza dell’ico nografia sommaria: quando la stupidità dei maestri si concilia con le loro dottrine e perfino con le loro vittime, vuol dire che la cultura anestetizzante ha preso il posto della soggettività cre ativa, e il cammino è quello di non mettere mai in discussio ne il Sistema che lo detta. Tutto rientra nella standardizzazione del pensiero, la “media” diventa la norma e la mediocrità viene eletta a modello! In ogni ambito della vita so ciale, la fotografia della medio crazia incoraggia l’educazione alla passività, all’affidabilità, alla religione d’impresa. I fotogra fi non sono nemmeno sfiorati dallo spirito critico, unico gri maldello culturale per diserta re dalla “linea mediana” delle regole stabilite. Del resto, pie garsi in maniera ossequiosa a una visione del mondo come unica prospettiva del neolibe rismo è l’apogeo del mediocre. Alla periferia di Dio c’è sempre il Diavolo... che veste Prada! La moda di ogni moda è la prima gogna che introduce a una vita devota alla mediocrità! Non ne vogliamo mangiare di questo pane. ■ ■ In un certo senso, l’ assertività indica la volontà di sostenere la propria opinione come ve ra. come inviolabile. Su questa rivista, i collaboratori invitati hanno diritto di esprimere i propri pensieri (convinzioni e convincimenti). La direzione/ redazione ha il dovere di edi tare e pubblicare, indipenden temente da eventuali propri pareri diversi, magari contrari.

64

In ogni ambito della vita sociale, la fotografia della mediocrazia incoraggia l’educazione alla passività, all’affidabilità, alla religione d’impresa.

La fotografia della medio crazia si riflette in ciò che la marca d’insignificanza: orde di fotografi senza Fotografia si eccitano al richiamo dell’im magine mercatale e replicano le aberrazioni culturali della so cietà contemporanea, che ha un solo programma: quello di arricchire le multinazionali, i pa radisi fiscali, meno diritti per i lavoratori, distruzione del ser vizio pubblico, inquinamento drastico del pianeta, gestione privata delle pandemie, inte grazione con guerre neolibe riste che condannano nell’ine dia l’intera umanità.

/ SGUARDI SU / STEPHEN SHORE

NullaIgnoranza!didiverso!

66 Nessuno deve pretendere nulla da nessuno. Tanto meno, noi dobbiamo farlo, quantome no da e su queste pagine, in qualche modo e misura “col lettive”, ovvero di proprietà del pubblico al quale ci rivolgiamo più che nostra. Però... vanta no di frequentare la Fotogra fia, di farne addirittura parte, ma non ne conoscono nulla, e neppure si impegnano per saperne qualcosa. In genere, pensano solo alla propria fotografia (qui la minu scola è d’obbligo, prima che vo lontaria); tutt’al più, approdano a quella dei vicini di social, ai quali riservano attenzioni subordina te a un percorso preteso di an data-e-ritorno: mi interesso di te, affinché tu ti senta in obbli go/dovere di contraccambiare. Qui, in Italia, siamo circondati da fotografi, o presuntamente tali, o pretestuosamente tali (in autodefinizione e autocertifica zione), soprattutto giovani, che non hanno la minima idea dei valori, princìpi e intendimenti della Fotografia... che non sia la loro propria. E per sé, questo sarebbe anche e perfino legit timo; se non che, ahinoi, si av venturano ad esprimere giudizi di merito riguardo -addiritturaautori che stanno compilando capitoli fondanti della comuni cazione visiva contemporanea. In testimonianza diretta, non per sentito dire, né -tantome no- per relazione da terza per sona. Con il Ricordo, così diverso dalla sola memoria, torniamo alla sera di venerdì Primo set tembre 2017, alla quindicesima edizione di Corigliano Calabro Fotografia, l’unica alla quale sia mo stati invitati (su pressione altrui, non richiesta né deside rata, soprattutto in merito alla sgradita frequentazione della manifestazione).Inunamorbida serata di fine estate, al Castello Ducale, la fo tografa Monika Bulaj ha svolto un appassionante e toccante, demerito per alcuno. Solo che... se ti consideri fotografo! Allora, abbiamo intuito che, all’interno di una libreria, dove si vendono prodotti a loro to talmente estranei, costoro so no privi di punti di riferimento. Non avendone interesse alcuno, non capiscono verso cosa do vrebbero indirizzare il proprio sguardo, non hanno codici di relazione. Ma la Fotografia, sia quella realizzata, sia quella fre quentata, non può prescinde re, né esimersi, dalla Curiosità e da ogni possibilità di Incontro. Infatti, per quanto personal mente si sia attenti al mondo editoriale, non possiamo igno rare quanto e come l’intera edi toria planetaria sia in qualche modo e misura anche clande stina. Da cui: tanti nostri incontri con libri, molti dei quali fonda mentali nella nostra Vita (non soltanto fotografica) sono stati casuali. Certo: alcuni titoli, per fino considerevoli, li abbiamo incontrati e avvicinati per caso. Ma il Caso è guidato dalle no stre azioni e opzioni. Quanti libri abbiamo incrociato per Caso (!) ? Ma siamo entrati in libreria, in librerie antiquarie incontrate incidentalmente, in botteghe insospettabili. Ancora, a quanto siamo approdati tra i banchetti del Mercatino delle Curiosità (in nostra definizione), della do menica mattina, a Milano, na to numismatico e filatelico, e oggi allargato a tanto d’altro? Analogamente, frequentando a casaccio, per altrettanto Caso, avremmo magari potuto con trarre l’Aids. Insomma, i presup emozionante e commovente «monologo con immagini, film, suoni e musiche». Sia chiarito: “appassionante e toccante, emo zionante e commovente” sono aggettivi declinati in relazione a pre-giudizi personali, tanto ci coinvolge tutta la Fotografia del la più che valida fotografa po lacca (basata in Italia).

Seduto accanto a noi, un foto grafo italiano giovane, per ana grafe, e analfabeta, per propria superbia, arroganza e ambizio ne. Per l’intera ora del monolo go, non ha staccato gli occhi dal monitor del proprio smartphone, magari per coltivare la propria fotografia e quella di suoi vicini di pensiero e frequentazione. Alla fine, quando le luci si suo no accese nell’anfiteatro, e prima di precipitarsi verso stolte ritua lità contemporanee (“andiamo a bere un po’ di champagne!”), si è permesso di giudicare no iosa, ripetitiva e inconsistente la serata. Ci ha rivolto la parola: «Ma a te, è piaciuta?». In rispo sta: «Anzitutto, l’ho seguita, non fosse altro, per educazione; poi, per essere in grado di rifletterne successivamente. Comunque, osservo sempre e non giudico mai». Soltanto, ci dissetiamo a ogni fonte ci venga offerta. Analogamente, c’è capitato di entrare in librerie, accompa gnati da altrettanto presunti fo tografi, presuntamente tali per propria autoidentificazione, che -tra gli scaffali- hanno rivelato smarrimento e disorientamento. Ancora un distinguo: ciascuno ha il dirittodi vivere come vuo le e intende: nessun giudizio di posti del Caso dipendono da noi e da quell’attenzione (amore?) che accompagna e presiede il passo, gli interessi, i propositi e gli scopi della nostra Esistenza, fosse anche soltanto di quella in compagnia della Fotografia. Quindi, e a integrazione, è al trettanto ignorante attribuire valori spettacolari in un ambito capace -invece- di esprimere valori propri profondi. Anche qui, un Ricordo. Anco ra, estivo. Del Duemiladiciotto, a Grosseto, a margine di una per sonale di Gian Paolo Barbieri, fotografo che amiamo incon dizionatamente, che conside riamo tra i più grandi al mon do (il più grande?). Sulla non gestita emozione del momen to, che peraltro fu mal riposta, tanto inconsistente è la curate la di quella personale d’autore, un presunto primo attore della Fotografia, magari insoddisfat to della propria sola personalità commerciale (peraltro, più che nobile), fu attratto da una prima edizione di una monografia di Gian Paolo Barbieri, proposta al bookshop di accompagna mento: Tahiti Tattoos, in esem plare Fabbri, del 1989, valutata ottocento euro (molto inferiori sono le quotazioni della riedi zione Taschen Verlag, del 1998).

Rimanemmo sconcertati: nel la propria libreria di casa, il perso naggio in questione non ha un libro fotografico degno di cinarsiNonidentificazione/denominazione.questal’abbiamomaivistoavviaunlibro;nonl’abbia mo mai sentito commentarne uno; è tra quanti sono smarriti, disorientati, senza punti di rife rimento in libreria. Ma! Ma... la partecipazione sceno grafica a un istante può indurre in tentazione: valore spettaco lare, invece di valori autentici. In allungo, con nel bene nel ma le, su questo stesso numero di rivista, da pagina quarantatré.

■ ■ / IN IRONIA E SARCASMO / IGNORANZA!

DA IGNORANTI! , SECONDA TORNATA, SPERIAMO L’ULTIMA: SOLO PER SE STESSI... E VICINI

Dal 1991, i logotipi dei TIPA Awards identificano i migliori prodotti fotografici, video e imaging dell’anno in corso. Da ventinove anni, i qualificati e autorevoli TIPA Awards vengono assegnati in base a qualità, prestazioni e valore, tanto da farne i premi indipendenti della fotografia e dell’imaging dei quali potete fidarvi. In cooperazione con il Camera Journal Press Club of Japan. www.tipa.com

L’esperienza fotografica con gli obiettivi fisheye è più che originale ed esclusiva: addirittura, irripetibile rispetto ogni altra interpretazione ottica consueta. Raggiungono e of frono angoli di campo estremamente ampi, che -invece di produrre immagini con linee di prospettiva coerenti- con feriscono un aspetto convesso / non rettilineo alla com posizione. La resa fotografica del fisheye si basa ed edifi ca sulla propria capacità di distorsione, in relazione della quale si raggiungono suggestive opportunità creative.

TTartisan

055 6461541 • www.rinowa.it •

In versione per: Canon Eos M, Canon Eos R, Fujifilm X, L-Mount (Leica, Panasonic, Sigma), MicroQuattroTerzi / M43-Mount (Olympus, Pana sonic), Nikon Z, Sony E. Ampia gamma di anelli adattatori.

GiroGiroTondo

Scala dei diaframmi da f/2 a f/11; undici lenti in otto gruppi; angolo di campo di 180 gradi (150 gradi circa, in M43-Mount); a fuoco da 12,5cm; paraluce incorporato; da 343 a 370 grammi dipeso (in base all’attacco al corpo macchina).

via Francesco Datini 27 •

Con i sensori digitali in dimensioni APS-C (25,1x16,7mm mirrorless; con interpretazioni da parte di ciascun sistemafotografico), ai quali è destinato, il TTartisan APS-C 7,5mm f/2 Fish Eye, produce un’immagine completa: in rapporto 3:2 e con diametro di copertura di 31,15mm. Invece, quando è utilizzato con sensori Full frame (24x36mm), pro duce il classico cerchio completo, su fondo nero, al quale viene riconosciuta una particolare identificazione fotogra ficamente tale: fisheye a tutto tondo 50126 Firenze info@rinowa.it APS-C 7,5mm f/2 Fish Eye

/ E DOMANI E DOMANI / TASCHEN VERLAG EDIZIONI DEL MAGAZINE PERIODICO DELL’EDITORE TEDESCO, DECLINATO IN INFORMAZIONE EDITORIALE 69 2001-22Fall-Winter2002Fall2003Fall 2010-11Winter2010-11Winter2013-14Winter 2013-14Winter2014Summer2016LoveofSummer

Scala dei diaframmi da f/2 a f/11; undici lenti in otto gruppi; angolo di campo di 180 gradi (150 gradi circa, in M43-Mount); a fuoco da 12,5cm; paraluce incorporato; da 343 a 370 grammi dipeso (in base all’attacco al corpo macchina).

L’esperienza fotografica con gli obiettivi fisheye è più che originale ed esclusiva: addirittura, irripetibile rispetto ogni altra interpretazione ottica consueta. Raggiungono e of frono angoli di campo estremamente ampi, che -invece di produrre immagini con linee di prospettiva coerenti- con feriscono un aspetto convesso / non rettilineo alla com posizione. La resa fotografica del fisheye si basa ed edifi ca sulla propria capacità di distorsione, in relazione della quale si raggiungono suggestive opportunità creative.

Con i sensori digitali in dimensioni APS-C (25,1x16,7mm mirrorless; con interpretazioni da parte di ciascun sistemafotografico), ai quali è destinato, il TTartisan APS-C 7,5mm f/2 Fish Eye, produce un’immagine completa: in rapporto 3:2 e con diametro di copertura di 31,15mm. Invece, quando è utilizzato con sensori Full frame (24x36mm), pro duce il classico cerchio completo, su fondo nero, al quale viene riconosciuta una particolare identificazione fotogra ficamente tale: fisheye a tutto tondo 50126 Firenze info@rinowa.it APS-C 7,5mm f/2 Fish Eye

TTartisan

GiroGiroTondo

via Francesco Datini 27 •

055 6461541 • www.rinowa.it •

In versione per: Canon Eos M, Canon Eos R, Fujifilm X, L-Mount (Leica, Panasonic, Sigma), MicroQuattroTerzi / M43-Mount (Olympus, Pana sonic), Nikon Z, Sony E. Ampia gamma di anelli adattatori.

Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.