FOTOgraphia 272 giugno 2021

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TANO D'AMICO MISERICORDIA E TRADIMENTO / GIUGNO 2021 / NUMERO 272 / ANNO XXVIII / 272 WORLD PRESS PHOTO 2021 PER QUANTO... LIBERTÀ TIPA AWARDS 2021 VALORI FOTOGRAFICI ASSOLUTI

NONNELLAFOTOGRAFIAEOSSERVAZIONIRIFLESSIONICOMMENTISULLARIVISTACHETROVIINEDICOLA / Sottoscrivi l’abbonamento a FOTOgraphia per ricevere 10 numeri all’anno al tuo indirizzo, a 65,00 euro Online all’indirizzo web in calce o attraverso il QRcode fotographiaonline.com/abbonamento ABBONAMENTO ANNUALE 10 numeri a 65,00 euro info:Per abbonamento@fotographiaonline.com0436716602srlgraphia

Il libro è denso di particolari di vita, che spesso esulano dalla beatificazione del per sonaggio. Ce n’è uno che ancora oggi ricor diamo, a trent’anni abbondanti dalla lettu ra della Biografia. Con grande presenza/ complicità amicale, Lisette Model, altra fo tografa protagonista del Novecento, con la quale Diane Arbus studiò nel 1957, le orga nizzò un workshop, affinché potesse racco gliere quanto le serviva per acquistare una sognata biottica Mamiya C33, sei-per-sei a obiettivi intercambiabili (tre nella sua do tazione professionale). È la macchina foto grafica che Diane Arbus ha tra le mani, in un ritratto realizzato da Tod Papageorge, a Central Park, di New York, nel 1967. Dal nostro punto di vista mirato, prima che viziato, una doverosa nota al proposi to: Diane Arbus è stata fotografa rispettosa di condizioni tecniche sovrastanti, come tutti i fotografi statunitensi: dunque, im mancabile paraluce attorno i due obiettivi, uno di visione, l’altro di ripresa.

I dipinti, le fotografie, le immagini di chi non rinuncia alla misericordia si riconoscono su fu pensata e realizzata come manifesto per la pace e l’uguaglianza, valori fondamentali dell’Umanità visualizza ti e sottolineati dalla fotografia umanista del Descrivere “come” è azione iniziale e origina ria del fotografo; spiegare “perché” è impegno soltanto di quei fotografi che non si fermano Maurizio Rebuzzini; a pagina 32 Dal corpo di fotografie che accompagnano le riflessioni dell’autorevole fotogiornalista Misericordia e tra dimento. Fotografia, bellezza, verità, in edi zione Mimesis, una minatrice in sciopero. Da 03 / Fotografia attorno a noi Dettaglio da una busta personalizzata, con annullo postale del primo giorno di emissio ne del francobollo statunitense dedicato alla Fotografia (Photography ): 26 giugno 1978. Questa testimonianza filatelica, con richiamo a Las Vegas, in Nevada, di presentazione uffi ciale, comprende una insolita combinazione di francobolli, sostanzialmente “a tema”: Tho mas Alva Edison, nel centenario dalla nascita (11 febbraio 1947), George Eastman, altrettanto in centenario (12 luglio 1954); cinquant’anni di cinema sonoro (6 ottobre 1977); ancora, cin quant’anni di cinema (31 ottobre 1944) 07 / Editoriale Volente o nolente, siamo vecchi. Un tempo, significava Esperienza; oggi, basta e avanza Dal singolare originario, a cura di Edward Stei chen, del 1955, al proditorio plurale in richia QUELLA MAMIYA. Il prossimo ventisei luglio, ricorre il cinquantesimo dalla scomparsa di Diane Arbus, una delle più luminose figu re della Fotografia del secondo Novecento, certamente una delle voci più radicali del la nostra Storia. Nata Nemerov, il 14 marzo 1923, in una facoltosa famiglia newyorkese di pellicciai, ha concluso la propria vita sponta neamente, suicidandosi prima di compiere cinquant’anni. I tormenti della sua esistenza, che hanno guidato anche la sua Fotografia, forse condizionandola, più che indirizzan dola, sono stati raccontati nella Biografia compilata da Patricia Bosworth, pubblica ta in edizione italiana Serra e Riva, del 1987, e ripubblicata da Rizzoli, in occasione del fiacco film Fur - Un ritratto immaginario di Diane Arbus, di Steven Shainberg), nel 2006. 11/ / 12/ / 44/ / 11/ / 43/ / 13/

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PapageorgeTod

272 SOMMARIOPRIMA COMINCIAREDI

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immagini possiamo... di Tano D’Amico / 36/ / 26/ / 15/ / 08/ / 40/ / 22/ SOMMARIO DIRETTORE RESPONSABILE Maurizio Rebuzzini ART DIRECTION Simone Nervi IMPAGINAZIONE Maria Marasciuolo REDAZIONE Filippo Rebuzzini CORRISPONDENTE Giulio Forti FOTOGRAFIE OttavioRouge Maledusi SEGRETERIA Maddalena Fasoli HANNO COLLABORATO Francesca Adamo Antonio Bordoni Tano D’Amico Giulio Forti MarcoLelloAndreasAngelomFrantiGalantiniIkonomuPiazzaSaielli www.FOTOgraphiaONLINE.com Redazione, Amministrazione, Abbonamenti: Graphia srl - via Zuretti 2a, 20125 Milano MI 02 66713604 redazione@fotographiaonline.com ■ FOTOgraphia è venduta in abbonamento. ■ FOTOgraphia è una

Secondo “diario”, in forma di Parola, dell’ac creditato fotogiornalista Tano D’Amico: Mise ricordia e tradimento. Fotografia, bellezza, verità. Più che l’immagine, qui è proprio la Parola di Maurizio Rebuzzini 34 / Fotografi CNA In tempi forzati Raccolto in monografia cartacea e in Rete, il progetto Artigiani vs Covid-19 è stato svolto da sedici fotografi CNA (Confederazione Na zionale dell’Artigianato e della Piccola e Me dia Impresa) di Angelo Galantini 40 / Valori assoluti Quaranta ambìti TIPA Awards 2021... il meglio della tecnologia attuale di Antonio Bordoni 48 / Vengo anch’io Mercati di Giulio Forti 50 / Oltre l’apparenza Nelle pubblicazione mensile di Graphia srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano. Registrazione del Tribunale di Milano numero 174 del Primo aprile 1994. Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento po stale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge il 27-02-2004, numero 46), ar ticolo 1, comma 1 - DCB Milano.

Fotocomposizione DTP e selezioni litografiche: Rouge, Milano Stampa: Arti Grafiche Salea, Milano

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10 / Deardorff In edonismo consapevole, prima che volon tario: da cui, feticismo fotografico confessato 12 / Corrispondenze

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Si parte con il film Images, di Robert Altman, del 1972, per raccontare un uso particolare della Speed Graphic 4x5 pollici, al femmini le. Tanto quanto in altri titoli cinematografici Ricerca iconografica di Filippo Rebuzzini 14 / Per quanto... libertà A proposito di World Press Photo 2021, nes sun casellario di vincitori (e vinti?), ma ulte riore tassello di Storia della Fotografia, in pro prio svolgimento di Lello Piazza 26 / Tano AppuntiD’Amicoamatita

supporresorprenderci.narespegnerci,cunocombinazionesmovonarecheserve,diterminizatare.rizzatasegnareorologio,memente,nostraNelharovesciatoSecolo/Millennio,coscientisosmettevolta,Èmensodificuo,loto,razionali.senzanatiesione,soprattuttosvoltotino,alprofessionaledell’Età,giadistanziosoinbiatofia,cenniAccompagnatidallaFotografia,abbiamoattraversatodediVita.Abreve,l’etàneconteggeràsette;laFotogracinque.NelloscorrerediquestoTempo,tantoècamesiètrasformato,ancheinFotografia(soprattutto,Fotografia?).Mailcambiamentopiùenergeticoesononèvisibileenonsipuòconteggiareconnullaconcreto,materiale,corporeoetangibile.Èlì,chealegnell’ariacomenullafosse:riguardailsenso(evalore?)siaindividuale(ahinoi),siacollettiva(ancora,ahinoi).NeiprimianniSettantadelNovecento,dinostroesordioinFotografiaenelgiornalismofotografico,qualearrivammoperCaso,masoprattuttoperinganl’Etàconsideravasoltantol’Esperienza:piùsieraavanneglianni,meglioera,perchéquestosignificavaaveresuperatoesami,vicende,esercizicherichiedonoTempo.Inqueilontanimomenti,inognioccacisentivamocomeintrusiinunMondogiàformatoconsolidato,cisentivamofuoriluogo.Eravamosubordiatuttoetutti.Cieraconcessosoltantodi“guardare”,altreautorizzazioniadagirecomesoggettilogicieStavamolì,puntoebasta,inunmondodominaguidatoecondizionatodaaltreEtà,chenonlanostra.Ciononostante,nell’inevitabilescorreredelTempo,ilso“guardare”,inruolosubalterno,sièrivelatopiùcheproprincipalmenteperchéabbiamoavutolafortunaavvicinareeaffiancarepersonalitàfotografichediimvaloreespessore...ovverodigrandeesperienza.lafonteallaqualecisiamosaziati,edificando,anostraquell’edificiodiconoscenze(ecoscienze!)chenonmaidicrescere,siaversol’altodelSapere,siaverl’altissimodelnon-Sapere(siachiaro,piùsisa,piùsièchesenepuòsaperedipiù).Interminiinvertiti,eperfinocontrapposti,versolafinediunclamorosocambiamentosocialehaiterminidellaquestione.Ilvaloredellagioventùsopravanzatoquellodell’Esperienza(largoaigiovani).frattempo,avremmopotutorimanerestravolti:l’unasen’eraandatael’altranonservivapiù.ImprovvisacisiamoscopertiVecchi.Nullafunzionavapiùcountempo.Eravamodiventaticomeunvecchioecarolecuimolleeicuimeccanismisiincontranoperiltempo,benlontanidallaprecisionecomputediunattualedispositivoalquarzo.Eppure,nonavevamo,enonabbiamo,smessoditicchetRispettolanostragioventù,sottomessaall’Esperienaltrui,abbiamoimparatoaosservareeconsiderareindiprecedentieopinioni;pertanto,tuttoèoggettocontinuiriesami.Oggi,siamoconsapevolichealtrononnonservirebbe.Inparticolare,oggi,sappiamobenenullaèfreddocomeappare,chenonsideveragioinbaseaunsistemaditerminiedogmi,neltentatidiforzareleinfinitevariantidell’Umanitàinunorganidiregoleprestabilite:finoallaFotografia,magistraledinormelogicheeapplicazioniarbitrarie.No!Sonopassatiidecenni,edeccociancoraqui.Qualhaipotizzatoeprofetizzatocheavremmodovutoscomparire:e,invece,continuiamoacammiepensareeragionare.EquestononsmettemaidiIlpensierocifasorridere,anchesepossiamochenonsiavero.

EDITORIALE Maurizio Rebuzzini 7

Alla fine del campionato di calcio, soprat tutto le squadre che rischiano la retro cessione in Serie B redigono complesse tabelle di sopravvivenza. Ovvero, entrare in campo per vincere, come da statuto dello sport, può non essere convenien te, perché si rischia di perdere. Quindi, in base a minuziosi calcoli, spesso, è più opportuno tenersi stretto un pareggio, da un punto in classifica, piuttosto di rin correre i tre punti della vittoria, che po trebbero costare quello zero punti della sconfitta. Curiosamente, il più delle volte, questi conteggi si incrociano con ana loghe ambizioni della squadra avversa ria, in condizioni di classifica equivalenti. Da cui, alla luce di un pareggio di op portunità (magari non concordato uffi cialmente, ma perseguito ufficiosamen te), i quotidiani di sport si trovano a ti tolare, spesso: «Cronaca di un pareggio annunciato». Questo corrisponde a quella intenzione, non scritta, ma che si ripro mette molto giornalismo, che declina titoli in richiamo di espressioni generi camente note al pubblico (quasi). Così che il titolo appena convocato è rievo cazione esplicita dal titolo del roman zo Cronaca di una morte annunciata (Crónica de una muerte anunciada), del 1981, del premio Nobel per la Let teratura 1982 Gabriel Garcia Márquez. Nel panorama del giornalismo italia no, quantomeno dal punto di vista della capacità di comporre titoli di forte richia mo, spesso declinati così come abbiamo appena considerato, le migliori prime pagine di quotidiano sono quelle del Manifesto e della Gazzetta dello Sport (!). In richiamo retrospettivo, non possia mo non ricordare il fantastico indirizzo satirico dei settimanali Cuore, Tango e Male, di decenni fa, per tanti versi eredi della tradizione francese (soprattutto, da Charlie Hebdo a Hara-Kiri). Allora: un conto sono i richiami, le de clinazioni e i divertissement di condivisio ne e abbraccio, Un altro sono trascrizioni in forma e dimensione di plagio: senza timore alcuno nell’uso di termini e so stantivi. Lo annotiamo alla luce di una imponente mostra fotografica allestita ad Aosta, dallo scorso ventinove maggio al prossimo dieci ottobre (nel giorno in cui Gianni Berengo Gardin compirà novan tuno anni!). Sicuramente, l’allestimento sarà sontuoso nella propria forma e au torevole nei contenuti: lo garantiscono sia il luogo espositivo (forma: Museo ar cheologico Regionale), sia gli accreditati curatori (contenuto: Elio Grazioli e Walter Guadagnini). Per non parlare, poi e ancora, degli autori se lezionati (ancora contenuto), che compongono un efferve scente casellario della fotogra fia italiana contemporanea.

/ GIÀ... / di Maurizio Rebuzzini (Franti) QUESTA

La mostra ad Aosta, si in titola The Families of Man, e non nasconde di riprendere la storica, epocale e iconica The Family of Man, inventata e curata da Edward Steichen all’inizio degli anni Cinquanta del Novecento, e allestita in prima esposizione al Museum of Modern Art (MoMA), di New York, dal 24 gennaio all’8 mag gio 1955, prima di avviare un tour mondiale, allungatosi su otto anni, raggiunto da dieci milioni di visitatori (in Italia, a Torino , nel 1959 [qui, in ar chivio, abbiamo fotografie di scena di quelle date italiane, ma non serve riprenderle og gi]). Attenzione: la curatela di Edward Steichen non dipese tanto dal suo essere fotografo (magari, anche questo), ma direttore del Dipartimento di Fotografia dello stesso prestigioso museo newyorkese, dal 1947 al 1961. Per la Società dello spettacolo, rileviamo anche che Steichen vinse l’O scar, nel 1945, per il suo documentario The Fighting Lady (La donna combat tente), girato il precedente 1944.

L’originaria The Family of Man si tra duce in “La famiglia dell’Uomo”; l’attuale collettiva italiana The Families of Man è plurale: “Le famiglie dell’Uomo”. Ma la differenza è impercettibile ai più: dun que, è sostanziosamente ingannevole. Sia chiaro: personalmente, non giudi chiamo, ma osserviamo. Almeno fino a quando si esagera. A nostro intendimen to, qui si è esagerato, in due direzioni. Anzitutto, nel riproporre proditoria mente una identificazione storica che avrebbe dovuto rimanere integra e in tonsa nell’iconografia della Storia della Fotografia. Quindi, nel ricalcare un pro getto che ha avuto senso settant’anni fa, all’indomani della devastazione di una guerra mondiale. Infatti, The Family of Man fu pensata e realizzata come ma nifesto per la pace e l’uguaglianza, valori fondamentali dell’Umanità visualizzati e sottolineati dalla fotografia umanista del dopoguerra. Oggi, i presupposti di allora non esistono; e la selezione proposta, per quanto auto revole, non può certamente rappresentare né la famiglia, né le famiglie dell’Uomo (per quanto, tra singolare e plurale la differenza sia comunque mastodontica e smisurata). Tanto più, l’intersezione tra i titoli (e non le intenzioni) è ulteriormente inficiata, se vo gliamo vederla e dirla anche così, dal recente allestimen to del Musée The Family of Man, in Lussemburgo (Mon tée du Château, 9712 sessantottofotografizatezionategrafietutteman),place/museum/the-family-of-www.visitluxembourg.com/en/Clervaux;dovesonoripropostelecinquecentotréfotooriginarie(503),seletraduemilioni,realizdaduecentosettantatré(273),provenientidapaesi.Conilpa trocinio di Unesco World Documentary Heritage, il museo celebra la personali tà di Edward Steichen (1879-1973), lus semburghese di nascita. Eccoci qui. ■ ■ E QUELLA

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In occasione dell’allesti mento permanente del Musée The Family of Man, in Lussemburgo, il 24 set tembre 2013, le poste lo cali hanno emesso due francobolli simbolici (uno è un ritratto di Edward Steichen), pubblicati an che in foglio souvenir, che visualizza sale del museo. In precedenza, il 16 marzo 2004, lo stesso fotografo fu celebrato in una serie filatelica di due valori de dicati a personaggi lus semburghesi affermati si negli Stati Uniti. Oltre Edward Steichen, Hugo Gernsback (1884-1967), in ventore, scrittore, editore (per esempio, di Amazing Stories, la prima rivista di fantascienza al mondo). FOTOgraphia (2)

Archivio

Informa zione fotografica, illu strato con una imma gine di Tina Modotti, re alizzata in Messico, nel 1925, definitaalternativamente Fili del telefo , oppure Prospettiva con fili elettrici Se vogliamo, proprio per questo feticismo (?) Deardorff, il francobol lo statunitense esplici tamente riservato alla Photography / Fotogra merita un approfon dimento. I dati ufficia li della propria identi ficazione tecnica so no presto riassunti. Si tratta di un francobollo da quindici centesimi, tariffa base dell’epoca, che l’United States Po stal Service, l’Ammini strazione postale statu nitense, ha emesso il 26 giugno 1978. Rispetto la media, ai tempi oscillante attorno tirature prossime ai quaranta milioni di esemplari, la particolarità fila telica del soggetto fotografico ha consi gliato di incrementare la tiratura, fino a 163.200.000 esemplari 3,1x4cm circa (!), riuniti in 4.080.000 fogli interi da qua ranta francobolli ciascuno. FOTOgraphia

La statunitense Dear dorff è stata un autenti co mito per generazioni di fotografi e usata da tanti autori di ogni gran dezza espressiva e crea tiva. Grande formato fol ding in legno -interpre tazione tecnica che gli americani definiscono “View”-, è stata prodot ta senza sostanziali mo difiche dal 1924 al 1988, quando il marchio è sta to ceduto a una cordata giapponese, capeggia ta da Horseman, che lo tenne in vita per pochi anni ancora. La L. F. Deardorff & Sons, di Chicago, fu fon data dal capofamiglia Laben F. Deardorff, ap prezzato riparatore di macchine pellicolapartetaprofessionali,fotograficheecondotdalfiglioMerleS.Acostruzioniperdidimensioni ancora supe riori, tre furono i formati standard: al consueto, 8x10, 5x7 e 4x5 pollici, rispet tivamente equivalenti a 20,4x25,4cm, 12,7x17,8cm e 10,2x12,7cm (semplificati in 20x25cm, 13x18cm e 10x12cm). Ma la Deardorff per eccellenza, quel la dei sogni, delle speranze e del desi derio, è la otto-per-dieci. romanzo di William Bayer, in originale Blind Side, del 1989 (in Italia, dal 1996), con protagonista un fotografo, per l’ap punto (con nostre correzioni alla cattiva traduzione italiana): «La prima volta che la scorsi, il mio campo visivo era con fuso; niente di sorprendente, visto che stavo fissando nel vetro smerigliato di una macchina fotografica a lastre. En trò nella mia inquadratura e si fermò, in piedi, fuori fuoco. Mi ci volle qualche se condo per coglierne la figura». Più avan ti, la decifrazione: «Sistemai il treppiedi, montai un obiettivo da 120 millimetri sulla mia Deardorff [eccoci!], mi coprii il capo con un panno nero e mi appre stai a inquadrare e mettere a fuoco». Comunque, se vogliamo considerarla così, la più eccellente celebrazione pubbli ca della Deardorff riporta a una emissione filatelica statunitense del 1978, sostan zialmente noconquantomenocoincidente,neitempi,ilfrancobolloitaliadedicatoall’

Per l’appunto, Deardorff: quanti sogni, quanti ricordi, che straordinaria evoca zione di un Tempo e un Mondo che, soltanto qualche anno fa, faceva palpi tare i cuori di chi -noi tra questi- consi derano discriminante anche la forma degli utensili fotografici, fatta salva la propria relativa ottima funzionalità (e le due componenti sono sempre indi visibili tra loro). Da e con Lisette Model (1901-1983), fotografa statunitense, au striaca di nascita, che ha illuminato il Novecento: «La macchina fotografica è uno strumento di indagine. Fotografia mo non soltanto ciò che conosciamo, ma anche ciò che ci è ignoto. Quan do punto l’obiettivo su un soggetto, è come se formulassi una domanda. A volte, la fotografia è la risposta, e io so no colei che impara».

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/ EDONISMO? CERTO CHE SÌ / di Antonio Bordoni DEARDORFF Archivio

BordoniAntonio

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Il 10 agosto 1980, il francobollo statunitense della Fotografia è stato usato per celebrare il centenario dell’associazione Professional Photographers of America. Deardorff con il fotografo Richard Avedon e la modella Gisele Bündchen: in co pertina di United, del luglio 1986, e GQ, dell’aprile 2014.

Archivio FOTOgraphia (4)

Questo puntocommemorativo,francobolloapdedicatoalla Fo tografia (in America?), venne presentato uffi cialmente in occasione di due simultanee con venzioni di settore: l’Ot tantasettesima Interna tional Exposition of Pro fessional Photography e la Ventiseiesima Na tional Industrial Photo graphic Conference, che si sono svolte entrambe a Las Vegas, in Nevada, a fine giugno 1978. Addirittura, a cura del la potente associazione dei fotografi professioni sti, si tenne una solenne cerimonia nella Circus Maximus Room del ce lebre Caesars Palace, di Las Vegas. Lunedì 26 giu gno 1978, giorno di emissione, alle undici del mattino, fece gli onori di casa un co mitato tecnico e d’onore, composto da dirigenti del servizio postale, esperti di colorimetria e stampa litografica, rappre sentanti delle associazioni di categoria (fotografi professionisti e responsabili di azien de produttrici e distri butrici); ospite di presti gio: Joseph Rosenthal, autore della nota foto grafia (epocale e premio Pulitzer) della bandiera statunitense issata sul la sommità del monte Suribachi, nell’isola di Iwo Jima, il 23 febbraio 1945, durante la Seconda guerra mondiale. Il francobollo statuni tense celebrativo della Fotografia è stato dise gnato da Benjamin So moroff, dell’Ansel Pro ductions, di New York. Illustratore editoriale, Benjamin Somoroff ha studiato pittu ra al Philadelphia College of Art, prima di specializzarsi sotto la guida dell’art di rector di origine russa Alexey Brodovitch, che dalle pagine di Harper’s Bazaar ha fatto da guida a una intera generazio ne di fotografi di moda: Richard Avedon, Hiro e Irving Penn sopra tutti. La visualizzazione del francobollo è chiara ed esplicita: inconfondibi li elementi fotografici, sovrastati da una affa scinante Deardorff 8x10 pollici in legno, fanno da cornice a una com posizione di fantasia giallo-magenta-cia no dei colori primari sottrattivi, sulla cui combinazione si basa la stampa grafi ca, e non soltanto questa. Si distinguo no anche un antico obiettivo, un anel lo adattatore per obiettivi, una lampa da da studio di grande potenza luminosa e un album fotografico del passato remoto. A margine della vi cenda, nell’ambito delle consuete segnalazioni di costume, va anno tato che questo fran cobollo è stato diversa mente utilizzato dalle associazioni di catego ria statunitensi, arrivan do anche a nesegnalazionibesciuto,cistaDeardorffstrettoquestione,Mainterpretazioniparticolariaspilla.sitrattaditutt’altraestraneaalloambitofilatelico.Daqui,tornandoallainchiavefeti(questovariconoecimancherebaltro),almenodueincopertidiperiodiciillustrati:

uno statunitense, con soggetto di pre stigio; l’altro italiano, con richiamo alla opprimente e invadente Società dello spettacolo. In questo ordine. Tra tre copertine dedicate a Richard Avedon in gesto fotografico da riviste statunitensi (le altre due, Newsweek, del 16 ottobre 1978, con Sinar Norma, e The Maga zine, allegato domeni cale del Sunday Times, del 26 settembre 1993, con Deardorff defilata, in taglio), quella di Uni ted, mensile delle linee aeree United Airlines, del luglio 1986, è la più esplicita in materia di Deardorff 8x10 pollici, che Richard Avedon ha utilizzato per il suo con sistente e coinvolgente progetto In the Ame rican West, raccolto in monografia da Harry N. Abrams, nel 1985. Con la stessa Deardorff, Richard Avedon ha scritto capitoli significativi della Storia. Copertina italiana: mensile GQ, dell’a prile 2014, con la modella Gisele Bünd chen, in una raffigurazione comprensiva di una affascinante Deardorff in legno 8x10 pollici: Ai tempi, secon do una classifica stilata dall’autorevole rivista sta tunitense di economia Forbes, la modella era la più pagata del mondo. I quarantatré milioni di dollari guadagnati nel 2013 stabilirono una ci fra da record. A chi intessa. ■ ■ La tiratura di 163.200.000 francobolli statunitensi dedicati alla Fotografia (con Deardorff; emissione del 26 giugno 1978) è stata raggiunta con 4.080.000 fogli da quaranta francobolli ciascuno.

/ CINEMA /

fonetici. La ricca autrice di letteratura per l’infan zia Cathryn è persegui tata da telefonate che le fanno credere che il marito Hugh (interpre tato dall’attore René Au berjonois) la tradirebbe. Sulla sua psiche debole, fragile e sfiduciata, que ste presunte rivelazioni bastano a farle osserva re la propria vita da un punto di vista alterato. Soprattutto, comincia a vedere il marito co me un uomo diverso da quello che ha sposato, a intercettare comporta menti sospetti, a ridise gnare i propri orizzonti. Non serve a molto, forse a nulla, addirittura, un cambio di ambiente, in un cottage nella campa gna irlandese, immerso in una avvolgente na turaInsomma,inglese. tutto è ir rimediabilmente com promesso, e neppure la tranquillità del paesag gio circostante, confor tante sia per la scrittura sia per realizzare le fo tografie di illustrazione del libro in lavorazione (per l’appunto, In Sear ch of Unicorns), riesce a invertire la marcia esi stenziale di Cathryn. Quindi, come è scontato che sia (e debba essere), è proprio la componente “fotografica” della sceneggiatura/sce nografia che ha sollecitato questo no stro richiamo, in spazio redazionale si stematicamente dedicato. Nel film, si incontra qualche ester no, neppure molti, per il vero, riconducibili a una convincente inquadra tura di obiettivi Nikkor appoggiati su uno scrit toio, Fotografiato.impolverati,abbondantementevarilevaMa,soprattutto,ladiCathryn di Maurizio Rebuzzini - Ricerca iconografica di Filippo Rebuzzini

Il tasso “fotografico” del film Images, di Robert Altman, del 1972, si misura sul la consistente presenza scenografica di una Speed Graphic 4x5 pollici utilizzata su treppiedi: dunque, non finalizzata al proprio indirizzo principale e statutario nel fotogiornalismo, anche in cronaca, ma finalizzata allo still life per negativi di dimensioni generose (10,2x12,7cm). Nel film, è usata dalla protagonista Cathryn, scrittrice per l’infanzia, magistralmente interpretata dall’attrice Susannah York. voce, certamente fuori dal coro, è stata esemplare: basta scorrerne la filmogra fia... in marchio di fabbrica. Svolta in corsi e ricorsi che si inseguo no, la trama di Images può essere anche semplificata, quantomeno in termini

CORRISPONDENZE

Film anglo-statuniten se del 1972, Images è un horror razioni,sodiRimanendoquestastessostivalalpersceneggiatura:comequiprestataattricegistraleinterpretatopsicologicodaunamaSusannahYork,inglesespessoaHollywood,creditataanchecoautricedellapremiolamiglioreattrice,VenticinquesimoFediCannes,dello1972,proprioperperformance.qui,primaallungarcioltre,verleconsueteconsidevarilevatoche i panni della protago nista Cathryn, scrittri ce per l’infanzia, han no calzato a pennello a Susannah York (Susan nah Yolande Fletcher; 1939-2011), che -in que gli stessi anni- scrisse due racconti per bam bini: In Search of Uni corns, presente nel film, e Lark’s Castle Il regista Robert Alt man (1925-2006) aveva concepito il film a metà dei controversi anni Ses santa, più controversi negli Stati Uniti che al trove, va rilevato. Su una sceneggiatura sempli ficata e definita solo a tratti generali, la vicenda è stata composta nelle proprie tonalità durante le riprese, con la fattiva collabo razione degli stessi attori, proprio a par tire dalla protagonista Susannah York e del suo In Search of Unicorns. Come al tri film dello stesso Robert Altman, an che Images è stato poco sostenuto dalla produ zione, una volta ancora dubbiosa sui contenuti identificati e presenta ti dall’eccellente regista, che -oggigiorno- è uno dei più eddimenticaticolpevolmenteerimossi:èscandaloso!Lasua

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si manifesta con una Speed Graphic 4x5 pollici montata su treppiedi (Til tall, dalle inconfondibili manopole in acciaio, autentico classico della cultura fotografica statunitense). Dunque, qui non si tratta di una dotazione tecnica e operativa finalizzata al proprio indirizzo principale nel fotogiornalismo, anche in cronaca (leggi, soprattutto: Weegee), ma finalizzata allo still life per negativi di dimensioni generose (10,2x12,7cm).

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Archivio FOTOgraphia

Copertina dell’edizione italiana del DVD di Images candina originaria statunitense. Il richiamo italiano elabora il princìpio del “puzzle psico logico”; quello statunitense accosta la fotografia (per il vero, Deardorff) al coltello omicida.

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Nella sceneggiatura/scenografia, Ca thryn allestisce una composizione con foglie autunnali, rami spezzati e una testa di stambecco, per il libro che sta scrivendo. Al culmine (?) della propria paranoia, distruggerà il set e, poi, an nienterà addirittura la Speed Graphic, sparandole contro con una doppietta da caccia. Prima di dedicarsi alla con clusione omicida... ovvia. Questo potrebbe essere tutto, ma -fedeli alle nostre osservazioni spesso trasversali- non è così. Due notazioni ancora, a proposito di Images, per certi versi, e della presenza nel cinema della fotografia Speed Graphic al femmini le. In questo stesso ordine. In riguardo a un certo stile del cine ma statunitense, che spesso inserisce dettagli trasversali nelle vicende narrate, intercalando “per gioco”, senza influi re sul risultato doveroso, né -tantome no- compromettendolo, anche questo film ha un curioso dietro-le-quinte. In Images, di Robert Altman, del 1972, i nomi dei personaggi sono l’inverso dei nomi reali degli attori che interpretano le relative controparti: la protagonista Susannah York è Cathryn, mentre l’at trice Cathryn Harrison interpreta la fi glia Susannah; gli uomini della vicenda sono Hugh, Rene e Marcel, interpretati in incrocio dagli attori René Auberjo nois, Marcel Bozzuffi e Hugh Millais. Infine, e per concludere in promessa di titolo, Corrispondenze (eccole qui tra noi), per quanto ci riguarda, ovviamen te in chiave mirata, segnaliamo altre Speed Graphic del cinema, in versione altrettanto femminile. Tra le mani o sui treppiedi di: Dora Monier (l’attrice Simone Renant), in Le gittima difesa (Quai des Orfèvres), di Henri-George Clouzot, del 1947; Marga ret Bourke-White (Candice Bergen), in Gandhi, di Robert Attenborough, del 1982; Margaret Bourke-White (Farrah Fawcett), ancora, in Il coraggio di Mar garet o Margaret Bourke-White, una donna speciale (Double Exposure: The Story of Margaret Bourke-White), nel film-Tv di Lawrence Schiller, del 1989; Paula Klaw (Lili Taylor), con Betty Page, The Notorious Bettie Page, di Mary Harron, del 2005; Ann Kay (Dawn Ad dams), in Un re a New York ( A king in New York ), di Charles Chaplin, del 1957. Nulla d’altro.

In accompagnamento alla mappa mondiale della Libertà di stampa, riporto la email che mi è arrivata, segnalandone la pubblicazio ne sul sito dell’organizzazione Reporters sans Frontières (RSF, https://rsf.org/en/ranking). «Cari amici, abbiamo appena pubblicato il nostro World Press Freedom Index 2021. Que sto indice, che valuta ogni anno la situazione della libertà di stampa nel mondo, mostra che il giornalismo è attualmente in pericolo in più di centotrenta paesi. La pandemia è stata usata come motivo per bloccare l’acces so dei giornalisti alle fonti di informazione e ai resoconti sul campo. Questo accesso ver rà riaperto quando la pandemia sarà finita? La nostra indagine mostra che i giornalisti trovano sempre più difficile indagare e scri vere e fotografare, ripor tando su storie delicate, soprattutto in Asia e in Medio Oriente, ma an che in Europa. «Il giornalismo è il mi glior vaccino contro la di sinformazione, ma -pur troppo- la sua efficacia è troppo spesso resa vana da fattori politici, econo mici e tecnologici. Du rante la pandemia, ciò è accaduto con maggior frequenza del solito. «Per esempio, il presi dente brasiliano Jair Bol sonaro e il presidente ve «In risposta al controllo delle notizie da parte dei governi e alla natura virale della disinfor mazione sui social media, il giornalismo è la fonte principale per garantire che il dibattito pubblico si basi su una vasta gamma di fatti accertati. Difendere il giornalismo significa difendere la libertà di tutti». L’email conclude, suggerendo una dona zione all’associazione che si può elargire a https://donate.rsf.org/b/my-donation. Suggeri sco anche di dare un occhio alla collezione di libri fotografici che pubblica, a dicatoquistato,org/collections/albums-photos.https://boutique.rsf.Hoappenaaca9,90euro,iltitolopiùrecente,deaJacquesHenriLartigue.Moltobello.

nezuelano Nicolás Maduro hanno promosso rimedi contro il Covid-19 la cui efficacia non è mai stata dimostrata dalla ricerca medica. Fortunatamente, il giornalismo investigati vo di organi di stampa, come la brasiliana Agência Pública, e le storie approfondite dal le poche pubblicazioni indipendenti del Ve nezuela sono stati in grado di smentire con i fatti le affermazioni dei presidenti. «In Iran, le autorità hanno rafforzato il con trollo sulla copertura delle notizie e intensifi cato i processi contro i giornalisti, per essere liberi di ridurre il numero di morti attribuibili al Covid-19. In Egitto, il presidente Adbel Fattah Al-Sisi ha semplicemente vietato la pubblica zione di dati sulla pandemia diversi da quel li forniti dal ministero della salute egiziano. `

A cura di Reporters sans Frontière, il Freedom of the Press Worldwide 2021 misura lo stato di libertà di stampa nel mondo: l’Italia è al qua rantunesimo posto, in una “classifica” sempre guidata dai paesi scandinavi. In questo ordine: Norvegia, Finlandia, Svezia e Danimarca.

Post Scriptum: nella classifica, l’Italia è al quarantunesimo posto, davanti alla Corea del Sud. Non ha cambiato po sizione dalla pubblicazio ne del precedente indice. Come sempre, i paesi migliori sono quelli scan dinavi: Norvegia, Finlan dia, Svezia e Danimarca. Meglio dell’Italia, incre dibilmente (?), il Ghana (trentesimo) e il maniaSvizzerapropriosima)laUnito(trentaduesimo).SudafricaIlRegno(trentatreesimo)eFrancia(trentaquattrenonèchestianomeglio.Benela(decima)elaGer(tredicesima).Libertàdistampa!

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Non è proprio il caso di riferire in senso stretto e contingente dei vincitori (e vinti?) al World Press Photo 2021, per fotografie realizzate nel precedente 2020, certamente il più accreditato e autorevole Concorso di fotogiornalismo al mondo. Non è il caso di farlo, soprattutto perché altre ovvie tempestività hanno già compilato i propri casellari, per quanto in forma anonima e impersonale: solo elenchi, dopo elenchi precedenti e prima di elenchi successivi. Per contro, in allineamento a un mandato che ci definisce, andiamo sottotraccia, per raccontare -come sempre- in modo da comporre un ulteriore tassello di Storia della Fotografia, in proprio svolgimento

per quanto...

15 anni) ha potuto ricevere dopo cinque mesi. È la sua infermiera Adriana Sil va da Costa Souza che l’abbraccia. A marzo 2020, le case di cura brasiliane sono state chiuse a tutti i visitatori, a causa della pandemia di Covid-19, im pedendo a milioni di brasiliani di andare a visitare i propri parenti anziani. della pandemia e la pericolosità del virus, hanno aggravato la situa zione. A fine 2020, il Brasile ha raggiunto uno dei risultati peggiori a livello globale, con oltre sette milioni di casi segnalati (7,7 milioni) e centonovantacinquemila morti (195.000).

di Lello Piazza Parliamo del World Press Photo (WPP, nel seguito), alla luce della sua edizione 2021, in attualità di valutazioni e con siderazioni. Ma, fra un attimo. Prima, voglio dedicarmi all’importanza della parola Press (nella propria declinazione “italiana”, sostantivo femminile): “infor mazione” in senso lato, cominciando da un recente fatto di cronaca.

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Primo premio Portraits / Stories: The “Ameriguns” [combinazione tra “Americans” e Ameriguns”, che si pronunciano allo stesso modo, in un contesto nel quale “gun” esprime quello che effettivamente signi fica: arma], di Gabriele Galimberti (Italia; per National Geographic). 14 aprile 2019. Il trentacinquenne Torrell Jasper posa mostrando il fun zionamento di una delle sue armi, davanti all’esibizione del suo arsena le, esposto ai bordi della piscina della sua casa a Schriever, in Louisia na, negli Stati Uniti [dove, per caso?, ha sede una delle più agguerrite basi dell’aeronautica]. Torrell Jasper è un ex marine. Suo padre gli ha insegnato a sparare quando era bambino. Secondo lo Small Arms Survey, progetto di ricerca creato a Ginevra, la metà di tutte le armi da fuoco del mondo usate per scopi non mili tari è di proprietà di cittadini degli Stati Uniti. I dati raccolti afferma no che il numero di armi da fuoco supera la popolazione del paese: quasi quattrocento milioni di armi (393) e poco più di trecento milioni di persone (328). Da tempo questione controversa, il diritto alla pro prietà di armi è garantito dal secondo emendamento della Costituzio ne (1791). Secondo il Gun Violence Archive (GVA), solo nel 2020, negli Stati Uniti, si sono verificate seicentotrentatré aggressioni con armi private, due al giorno, più che in qualunque altro paese del pianeta. World Press Photo 2021; Skira Editore, 2021; in ita liano; 240 pagine 19x25cm, cartonato; 27,50 euro.

Lo scorso mercoledì dodici maggio, l’Agenzia Nazionale Stampa Associata (ANSA, la prima agenzia di informazio ne multimediale in Italia e la quinta al mondo -dopo Reuters, Associated Press / AP, Agence France Press / AFP e la spagnola Agencia EFE-, che, dal 2003, per le notizie che riguardano il Medi terraneo, opera come ANSAmed) lan cia questa terribile notizia, con accom pagnamento di precisazioni doverose: «Tel Aviv, 12 mag - Israele ha distrutto oggi un edificio di dieci piani situato nel pieno centro di Gaza City [in terri torio palestinese]. Si tratta del palazzo al-Shuruk [e altre grafie], dove hanno sede -tra l’altro- le redazioni di alcuni media. Nel pomeriggio, è poi stato col pito, ed è crollato, anche un edificio di una dozzina di piani che ospitava gli uf fici, tra gli altri, dell’agenzia di stampa Associated Press e di al Jazeera.

29 maggio 2020. Le forze dell’ordine usano gas lacrimogeni contro i dimostranti, durante una manifestazione per l’omicidio, da parte della polizia, di George Floyd. Siamo a Saint Paul, in Minnesota, nei pressi della stazione di polizia nel quale è arruolato l’agente che ha arrestato e ucciso George Floyd, il venticinque maggio. La vicenda è nota in tutto il mondo. L’afroamericano quaranta seienne George Floyd è morto durante l’arresto da parte della poli zia di Minneapolis. Quattro giorni dopo, Derek Chauvin, l’ufficiale di polizia che lo ha tenuto bloccato a terra, premendogli un ginocchio sul collo per più di otto minuti, è stato accusato di omicidio. Deci sivo un video girato durante l’arresto, finito sui social e diventato virale. Nei mesi successivi, grandi proteste si sono svolte in più di centocinquanta città americane, alle quali hanno partecipato circa ventisei milioni di cittadini, dando vita al Black Lives Matter (BLM), il più grande movimento di protesta nella storia degli Stati Uniti. A sostegno, le manifestazioni si sono allargate nel mondo. In ognuna, otto minuti e quarantasei secondi di silenzio doveroso e partecipe: il tempo passato il quale George Floyd è morto soffocato. (continua a pagina 21) Nell’autunno Duemila cinque è stato celebra to il cinquantenario del World Press Photo. Con l’occasione, e a margine, l’8 ottobre 2005, le poste olandesi hanno emesso una serie filatelica dedi cata (anche Souvenir).

Archivio FOTOgraphia

Terzo premio Spot News / Stories: Minneapolis Unrest: The George Floyd Aftermath, di John Minchillo (Usa; Associated Press).

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«Nell’imminenza dell’attacco, pre annunciato dall’esercito con un’ora di anticipo, l’edificio era stato evacuato. La dirigenza dell’AP si è detta “scioc cata” e “inorridita” dal gesto compiuto da Israele, che ha accusato Hamas di usare il medesimo stabile come base di supporto per farsi scudo con i civili. L’episodio è stato condannato anche dalla Casa Bianca, secondo la quale “la sicurezza dei media è essenziale”». [Ha mas è l’organizzazione politica che ha vinto le elezioni legislative palestinesi del 2006, diventando -di fatto- l’autorità di governo della Striscia di Gaza, dopo la Battaglia di Gaza, del 2007]. Già... La sicurezza dei media è essen ziale. Forse questo avrebbe dovuto (po tuto?) essere l’aforisma del Cinquan tesimo anniversario del World Press Photo, celebrato nel 2005, invece del la celebre sentenza del filosofo ingle se Francis Bacon (1561-1626): The con templation of things as they are, with out substitution or imposture, without error or confusion, is in itself a nobler thing than a whole harvest of inven tion («Guardare le cose come stanno, senza confondersi o mal interpretare, senza cambiar le carte in tavola o men tire a se stessi, rappresenta il traguar

18 Secondo premio Environment / Singles: Temple and Half Mountain, di Hkun Lat (Myanmar). 15 luglio 2020. Hpakant, Stato Kachin (Myanmar). Un tempio buddista occupa an cora metà di una imponente montagna, mentre l’altra metà è stata scavata da im ponenti macchinari per l’estrazione della giada. La più grande miniera di giada del mondo sta appunto qui, dove si estrae la giadeite, la più preziosa delle forme di gia da, della quale la Cina è il maggior acquirente. Le tecniche estrattive rappresentano una distruzione inaccettabile dell’ambiente (Antropocene!).

Secondo premio Portraits / Stories: Nowhere Near, di Alisa Martynova (Russia). 13 giugno 2020. Christ è un ragazzo del Gabon, Africa centrale. È venuto in Ita lia per studiare economia all’Università di Firenze. Ufficialmente, in Italia, risiedono più di un milione di immigrati provenienti dall’Africa. Oltre a questi, una quantità sconosciuta di migranti privi di docu menti, molti dei quali hanno rischiato la vita per arrivarci. Questo progetto fotografico sottolinea le differenti vicende di una costella zione di giovani provenienti da diversi paesi africani, maschi e femmine e di culture diverse. Sono arrivati in Italia con le proprie storie personali, e cercano di smentire gli stereotipi sui migranti africani, sostenuti soprattutto dai sim patizzanti della Lega, il cui leader è Matteo Salvini, già ministro degli Interni. Ammesso e non concesso che l’avverbio sia plausibile e corretto, curiosamente questo progetto fotografico “italiano” è stato svolto da una fotogiornalista russa: segno tangibile che il senso “geografico” dei progetti fotografici è soggettivo.

Terzo premio Sports / Singles: Tour of Poland Cycling Crash, di Tomasz Markowski (Polonia). 5 agosto 2020. A Katowice, il corridore olandese Dylan Groenewegen (a sinistra) cade a pochi metri dal traguardo della prima tappa del Giro ciclisti co della Polonia, dopo essersi scontrato con un altro atleta, altrettanto olandese, Fabio Jakobsen. Per chi ne fosse all’oscuro, lo sprint finale di una gara ciclistica su strada si svolge a ottanta

Terzo premio Sports / Stories: Thoughts of Flight, di Fereshteh Eslahi (Iran; Podium Photos). 11 settembre 2020. L’iraniano Saeed Ramin è stato un esperto del parkour, at tività ludico-sportiva, praticata negli spazi cittadini, che consiste nel superare ostacoli architettonici di vario tipo con volteggi, salti e altre acrobazie. Sette an ni fa, è caduto durante una competizione. Rimase quasi paralizzato. Oggi, ha riconquistato qualche funzione vitale ed è in grado di muovere da solo la sedia a rotelle: qui è sollevato da una gru, per avere la sensazione di volare.

Primo premio Nature / Stories: Pandemic Pigeons - A Love Story, di Jasper Doest (Olanda). 6 aprile 2020. Una coppia di piccioni ha fatto amicizia con la famiglia del foto grafo (Jasper Doest), bloccata in casa, a Vlaardingen, in Olanda, durante la pan demia di Covid-19. Ollie e Dollie, come la famiglia ha battezzato i due piccioni, hanno cominciato a visitare diverse volte al giorno la casa. Il piccione di città (Columba livia domestica ) discende dal piccione selvatico, che abita le scogliere del mare. Negli edifici urbani, ha trovato un eccellente sostituto delle scogliere e si è adattato alla vita in città. Oggi, vive in ogni continente, tranne l’Antartide. La popolazione mondiale conta centinaia di milioni di volatili. I piccioni selva tici sono stati tra i primi uccelli a essere addomesticati, cinque-seimila anni fa, in Mesopotamia. Sebbene siano ritenuti vettori di malattie, non ci sono prove scientifiche a supporto. Comunque, il pensiero comune è avverso ai piccioni in città, tanto da aver creato barriere di pensiero. Al contrario, questo episodio olan dese: nella fotografia, Merel, figlia del fotografo, si protegge all’arrivo di Dollie. chilometri orari. Nello specifico, una autentica fotografia di sport, che congela il gesto atletico (qui non cercato, ma subìto) in un istante colmo di intensità: al contrario delle due immagini ag giudicate al Primo e Secondo posto del Concorso. In complemento, ricordiamo che la media di una corsa a tappe, quale è il Giro d’Italia, è di quaranta chilometri all’ora: per almeno tre milacinquecento chilometri, scalate comprese.

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In Spagna, Francia e Portogallo è stata lanciata Let’s Talk About Pork, una campa gna finanziata dall’Unione Europea, per dimostrare che il settore segue alti standard di sostenibilità e biosicurezza: garanzie che gli animali non soffrono e che abbiano spa zio sufficiente per muoversi liberamente. Chi si occupa dei diritti degli animali afferma che l’industria rende difficile l’accesso alle aziende, per i controlli. E che sono costretti a introdursi nelle strutture segretamente, spesso di notte, al fine di documentare ciò che accade all’interno. Le fotografie di questa storia sono state realizzate durante una serie di incursioni notturne in varie strutture di tutta la Spagna. Missione della Foto grafia (anche questa): mostrano che la situazione non è quella dichiarata. A mio giu dizio, questa storia avrebbe dovuto essere Primo premio della categoria Environment

Primo premio Spot News / Stories (tra i sei finali sti della World Press Photo of the Year 2021 ): Port Explosion in Beirut, di Lorenzo Tugnoli (Italia; Agenzia Contrasto, per The Washington Post). 4 agosto 2020, 18,00. Una terrificante esplosio ne, causata da oltre quasi tremila tonnellate di nitrato di ammonio: (2750), scuote la capitale del Libano. Equivalente a un terremoto di gra do 3.3 della scala Richter, l’esplosione danneggia o distrugge circa seimila edifici, uccide almeno centonovanta persone e ne lascia ferite altre sei mila; i senza casa sono quasi trecentomila. L’ec

Primo premio Spot News / Singles (tra i sei finalisti della World Press Photo of the Year 2021 ): Emancipation Memorial Debate, di Evelyn Hockstein (Usa; per The Washington Post). 25 giugno 2020. Un gruppo di circa cento cittadini statunitensi si sono raccolti davanti al monumento dell’Emancipation Memorial, di Washington DC, per di scutere della sua eventuale rimozione. Un uomo e una donna del gruppo sono in evidente disaccordo. È una classica situazione nella quale, senza didascalia, una ricca didascalia, l’immagine potrebbe venire cestinata in quanto banale e anonima (appunto, se decontestaualizzata). Il tema è scottante. Siamo nel Lincoln Park, a Washington DC. Il gruppo scul toreo dell’Emancipation Memorial mostra Abraham Lincoln che tiene in una mano il Proclama di Emancipazione (1862, che decretò la liberazione di tutti gli schiavi nei territori degli Stati Confederati d’America). L’altra mano di Lincoln è poggiata sulla testa di un afroamericano (in definizione attuale), inginocchia to ai suoi piedi. I sostenitori della rimozione della statua ritengono che sia pa ternalista, umiliante nella rappresentazione dei neri americani. Quelli contro la rimozione dicono che è una rappresentazione della liberazione dei neri dalle catene della schiavitù e che, rimuovendola, si cancellano attimi importanti del la Storia americana. Il dibattito non si è ancora concluso. 20 Terzo premio Environment / Stories: Inside the Spanish Pork Industry: The Pig Fac tory of Europe, di Aitor Garmendia (Spagna). 28 febbraio 2020. Maiale che soffre di un’infezione agli occhi in un allevamento intensi vo a Castilla-La Mancha, in Spagna. I maiali vivono in un ambiente invaso da gas, come metano e ammoniaca, prodotti dall’accumulo di residui di mangime e materia fecale. Come abbiamo imparato negli ultimi tempi, o come avremmo dovuto impara re, una delle più pericolose minacce per l’Uomo è il mondo dei virus, noti o ancora sconosciuti. Uno dei settori dove si ritiene più probabile la comparsa di nuovi virus è quello dell’allevamento intensivo di animali per alimentazione. La Spagna è uno dei quattro grandi esportatori mondiali di carne di maiale. Ogni anno, l’Unione Europea consuma circa venti milioni di tonnellate di carne di maiale, ed esporta circa il tredi ci percento della sua produzione, per lo più in Asia orientale, in particolare in Cina.

cellente lavoro fotografico documenta in modo estremamente vivo la cronaca del post esplosio ne. Molti cittadini hanno visto nell’incidente un chiaro sintomo dei problemi che il paese sta af frontando, dall’insufficienza governativa alla cat tiva gestione e corruzione. Nei giorni successivi all’esplosione, decine di migliaia di manifestanti sono scese nelle strade del Beirut, protestando e scontrandosi con la polizia. Eccellente esempio di ottimo fotogiornalismo sul campo, che fa onore alla nuova generazione di fotografi italiani in azione nel mondo. 21 do più prezioso che l’Uomo in tutta la sua Storia abbia mai raggiunto» [altro ve, «La semplice contemplazione delle cose così come sono, senza supersti zioni o inganni, errori o confusioni, vale più di tutti i frutti dell’invenzione»]), in Novum Organum, Science, Aphorisms, Book I, CXIXX Come raccontiamo nel riquadro pub blicato a pagina 14, che si riferisce al rap porto annuale di Reporters sans Fron tières, per quanto possa essere lecito discutere della qualità del lavoro dei fotoreporter, prima ancora e a monte, è doveroso battersi per metterli in con dizione di lavorare. Speriamo di esser ne consapevoli in tanti. Dunque, World Press Photo, edizione 2021, per immagini scattate nel 2020. Personalmente, vedo e considero il WPP più come uno dei più rilevanti e ap prezzati medium di informazione, che non come un Concorso; un medium che pubblica un solo numero all’anno, compilato e illustrato da tutti i vincitori del Concorso ed editato dalla sua giu ria. Questo (solo) numero non soltan to informa, come peraltro fa in misu ra egregia, ma redige una sintesi del le più considerevoli notizie dell’anno. Lo fa con le immagini, accettando in Concorso le fotografie più significative dei momenti più sintomatici dell’anno. Volente o nolente, con riserve che si sono potute esprimere in diverse occa sioni, l’immenso valore del World Press Photo arriva soprattutto (non anche) dall’impegno dei fotogiornalisti. Anno dopo anno, se vogliamo, edizione dopo edizione, sono loro che spalancano le porte per far conoscere argomenti che possono sfuggire all’informazione pla netaria, perché si svolgono in località estranee al giornalismo condizionato dall’immancabile Società dello spet tacolo. Certo, tanto dolore. Certo, so prattutto tragedie. Ma, attenzione: Vi ta... per quanto è doveroso conoscere e, magari per indignarsi. Certamente, per comprendere anche la crudeltà e ferocia del Sapiens. Comunque, per non girare mai la testa dall’altra parte. Per questo, anche il WPP deve far parte di tutti i media dei quali è fonda mentale proteggere la sicurezza e l’esi stenza. Non solo WPP è informazione, ma educa, insegna come si realizza e confeziona informazione giornalistica visiva, crea modi espressivi, elargisce lezioni e sollecita intenzioni. (continua da pagina (continua17) a pagina 24) A partire dal titolo di Wor ld Press Photo of the Ye ar, c’era da aspettarsi una particolare attenzione ai lavori dedicati all’attualità planetaria Covid-19 (quel la che si prende quando si viene infettati dal virus SARS-CoV-2). Altro argo mento gorie.scelteselezionesecondobientali.illustranoefficacinelmigranti,tenzioneelopalestinese.datoConcorsopresentefrequentementeneilavoridel2021hariguarlasituazioneisraPocaatalproblemadeiinannipassatimirino.EforsepocoleimmaginichevicendeamQuestoalmenome.PassiamoallanostradifotografietraalcunecateInbreve: Contem porary Issues (questioni culturali, politiche e so ciali che interessano in dividui e società), Envi ronment (l’impatto uma no, positivo o sull’ambiente),negativo, General news (notizie di cronaca e relative conseguenze), Nature (flora, fauna e pa esaggi nel proprio stato naturale), Portraits (indi vidui o gruppi in ritratti osservati o in posa), Spor ts (sport individuali o di squadra), Spot News (te stimonianze di momenti o eventi che hanno uno svolgimento immediato). Ciascuna categoria si divide in Singles e Stories Poi, ci sono i Long-Term Projects, da ventiquattro a trenta fotografie scat tate negli ultimi tre anni, con un minimo di quat tro scattate nel 2020 di riferimento temporale. Tutte le immagini di queste categorie (in ver sione Singles o Stories) sono idonee per il titolo di World Press Photo of the Year. Stesso discorso per tutte le storie che hanno potuto beneficiare del titolo Storia dell’anno

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Più che eccellente, eccezionale addirittura, l’interpretazione dell’italiano Antonio Fac cilongo si iscrive a pieno diritto nell’album della fotografia umanista: osservazione lie ve, quasi trasversale, che da fiato e vita al soggetto... se vogliamo, il marito di Amma.

29 aprile 2015. Commovente esplorazione fotografica nel territorio onirico en tro il quale bambole / bambolotti, perfettamente somiglianti a bambini in car ne e ossa, evocano partecipazioni emotive negli adulti. Si tratta di veri e propri bambini artificiali (reborn babies). Addirittura, molte donne che non possono avere figli o che ne hanno perso uno, riversano il proprio amore su un bambi no artificiale, curandolo, cambiandogli i pannolini, comprandogli vestiti, come se fosse un bambino vivo. Nell’immagine-simbolo del progetto, un reborn baby pronto e imballato per essere spedito a un nuovo genitore. Siamo a Olesnica, in Polonia. La confezio ne include un certificato di nascita e un set di abiti. Il rituale di apertura della scatola finisce spesso sui social media, come fosse una nascita vera e propria. I reborn babies sono apparsi per la prima volta negli anni Novanta del No vecento. Sono iperrealistici, creati con capelli umani impiantati, pori, lacrime e saliva. I più sofisticati sono dotati di sistemi elettronici in grado di riprodur re il battito cardiaco, la respirazione e il poppare di un bambino vero. La mag gior parte di queste “bambole” sono in vinile, anche se le più realistiche sono realizzate in silicone, e talvolta sono “aromatizzate” alla fragranza di bambino. World Press Photo Story of the Year 2021 e Primo premio Long Term Projects: Ha bibi, di Antonio Faccilongo (Italia; Getty Reportage). In arabo, “Habibi” significa “amore mio”. La serie fotografica di Antonio Faccilon go mostra l’impatto del conflitto sulle famiglie palestinesi e sulle loro difficoltà nel preservare i propri diritti riproduttivi e la dignità umana, partendo da inverosimili storie d’amore. Per i carcerati, mettere al mondo figli è un’impresa quasi impossi bile. Le visite coniugali sono negate e il contatto fisico è vietato. Fanno eccezione i bambini di età inferiore ai dieci anni, ai quali sono ammessi dieci minuti alla fine di ogni visita, per abbracciare i loro padri. Con i bambini, nascosto in cannucce di biro, in involucri di plastica delle caramelle, lo sperma illegale esce dalle carceri. Nel feb braio 2021, il Middle East Monitor ha riferito che era nato il novantaseiesimo bam bino palestinese figlio del liquido seminale contrabbandato in prigioni israeliane. Tulkarm (Palestina), 25 gennaio 2015. Amma Elian, il cui marito è stato condannato all’ergastolo nel 2003, tiene in braccio due gemelli nati grazie a questo espediente.

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Secondo premio Long Term Projects: Reborn, di Karolina Jonderko (Polonia).

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Moltissimi sono coloro che, ogni anno, aspettano gli esiti del Concorso. Aleg giano domande: Chi sono i più bravi? Quali le immagini più belle? Quali gli eventi scelti come più significativi? Un po’ di cifre sono d’obbligo. All’edizio ne WPP 2021, hanno partecipato più di quattromila fotografi (4315), provenienti da centotrenta paesi (130), con circa set tantacinquemila immagini (74.470). Al la precedente edizione 2020, i fotografi furono un poco meno, quattromiladue centottantadue (4282), da centoventi cinque paesi (125), con settantatremila novecentonovantasei immagini (73.996). Per tutte le notizie riguardanti il WPP 2021, che, per mille motivi (anche di spa zio, ma non solo), non inseriamo in que sto articolo, rimandiamo a pressphoto.org/contests/photo-contestwww.world [anche dal QRcode a fine articolo]. A causa della pandemia in corso, il pro cesso di valutazione è avvenuto esclu sivamente online. In un primo round, sette giurie specializzate e indipendenti hanno selezionato i finalisti delle otto categorie. A seguire, questi sono poi stati giudicati da una ulteriore giuria, presieduta da NayanTara Gurung Ka kshapati, basata a Kathmandu, capi tale del Nepal, co-fondatrice di Photo. Circle (2007), una piattaforma LED in dipendente riservata a giovani artisti nepalesi, per la realizzazione e pubbli cazione di propri progetti. Ha fondato anche la Nepal Picture Library (2011), un’iniziativa di archiviazione digitale per valorizzare la storia socio-cultura le e politica del paese. Infine, è anche la co-fondatrice e direttrice del festival internazionale di fotografia che si svol ge a Kathmandu ogni due anni.

Ci sono poi regole che riguardano il formato digitale delle fotografie invia te al Concorso. Ognuno di noi, che ab bia fatto parte di una giuria o che abbia lavorato in un giornale, conosce la sof ferenza che nasce dalla disattenzione con cui tanti (troppi?) fotografi inviano il proprio materiale digitale. Ogni im magine inviata al WPP deve essere nel la dimensione originale in pixel con cui è stata scattata (a meno che non ci sia stato un ritaglio). Il formato deve essere Jpeg con compressione di alta qualità. Il profilo ICC (International Color Consor tium) deve essere incorporato. Si consi gliano AdobeRGB, sRGB o Gamma 2.2 in scala di grigi. Nessun CMYK, solo RGB.

Non mi dilungherò sul processo che la giuria si riserva di applicare per il con trollo della autenticità dell’immagine, che potrebbe essere il controllo dei file RAW; oppure, il controllo di una serie di almeno sette fotogrammi (tre prima e tre dopo lo scatto in Concorso); oppu re, dell’utilizzo di una app dedicata per scatti realizzati con smartphone; oppu re, se si tratta di una scansione da pel licola, della stampa a contatto di una porzione della pellicola che includa al meno tre fotogrammi prima e tre dopo lo scatto in concorso. È stato doveroso sottolineare il rigore estremo e regale a cui il materiale sot to giudizio viene sottoposto. In questo mondo, altrimenti approssimativo, do ve stiamo vivendo, almeno nel nostro pigro e permissivo Occidente, mi rassi cura poter credere che esista la possi bilità di osservare e considerare lavori premiati e giudicati con estremo rigore.

Chi vuole proseguire, passi alle dida scalie delle immagini selezionate, che pubblichiamo. Ogni fotografia è com pleta della didascalia originaria, spesso necessaria per avvicinare e compren dere il soggetto.

Tra i sei lavori finalisti per il titolo di World Press Photo of the Year 2021, oltre quelli qui considerati (Evelyn Hockstein, Primo premio Spot News / Sin gles, e Lorenzo Tugnoli, Primo premio Spot News / Stories), c’è stato anche Fi ghting Locust Invasion in East Africa, dello spagno lo Luis Tato (per The Wa shington Post), che ab biamo segnalato lo scor so mese come vincitore nella categoria Professio nal Wildlife & Nature dei Sony World Photography Awards 2021 A proposito della nostra messa in pagina di una selezione di fotografie premiate al World Press Photo 2021, sono necessa rie un paio di comprensibile.tosenzazaallastessamenosenzalesceimpegnativiterpretazionicheattenzionedotografiepicombinazione,segnalazioni.precisazioni/Unaperlasulledoppagineaffacciate,difoinqualchemoemisuraconvergenti:“redazionale”accostatraloroindisoggettielievi.Lasecondanotaribadilaconservazionedeldidascalieoriginarie,lequaliverrebbeladefinizionedellafotografia,relegatasolapropriaapparendisuperficie.Oppure,lequaliilsoggetpotrebberisultarein

Non sono accettati elaborati con espo sizioni multiple, polittici (dittici, trittici e così via). Né panorami cuciti, prodotti on camera o con software di modifica delle immagini. Il contenuto di un’immagine non deve essere alterato. Ci sono due ec cezioni, ma non voglio privarvi del pia cere di scoprirlo in un filmatino su youtube.com/watch?v=WtLLJ55qVIwwww.

Per meglio comprendere il valore del Concorso, coinvolgo ora in alcuni aspetti del WPP, riferendo regole e informazio ni che solo chi ha già provato a parte ciparvi conosce. Queste regole e infor mazioni danno l’idea della sua sacralità. Intanto, chi può partecipare? Il WPP è indirizzato e aperto solo ai fotogra fi professionisti. Ogni partecipante de ve fornire un documento con una data valida che dimostri il suo status profes sionale. Per esempio, una lettera di re ferenze (del 2019 o 2020) di un’agenzia fotografica, di un photo editor o il tes serino di un’associazione giornalistica riconosciuta, il riscontro di una pubbli cazione di un servizio con fotografie del 2019 o 2020 (con certificazione visibile nel credito) su un medium riconosciuto.

■ ■ SOLOONLINE / / /QR codeWPP 2020: I VINCITORI

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(continua da pagina 21) TatoLuis

Prima di approdare al soggetto oggi esplicito -il fotogiornalista Tano D’Amico, anche / soprattutto (!) in veste di attente con siderazioni sulla materia-, due premesse sono doverose, ol tre che indispensabili. Anzitutto, rileviamo che ai fotografi non è richiesto riflettere, né scrivere di Fotografia. Il loro compito è altro: quello di comunicare con l’Imma gine, magari per far meditare. Ma! Ma ci sono casi esemplari di fotografi che sono capaci di ragionare sulla Fotografia, certamente a partire da proprie esperienze personali sul campo, in modo da aggiungere al tri valori alla propria personalità. In questo senso, se voglia mo prenderla da lontano, il primo caso accertato è quello di Nadar (Gaspard-Fèlix Tournachon; 1820-1910), a tutti gli effetti una delle più potenti personalità d’autore tra quan te hanno contribuito a scrivere la Storia della Fotografia, che ha illuminato con i suoi ritratti di metà Ottocento, ag giungendo una sostanziosa postilla in forma di scrittura. Le valutazioni riunite in Quand j’étais photographe, del 1895 [riedizione francese più recente Hachette Livre, del 2018], sono state proposte in italiano in tempi successivi, a cura di Michele Rago: Quando ero fotografo; Editori Riu niti, nel 1982, e Abscondita, nel 2010.

26 AAPPUNTIMATITA di Maurizio Rebuzzini

In seconda premessa, precisiamo che non intendiamo riferirci ai fotografi che parlano di sé, ma partendo da sé (magari) approdano a percorsi che destinano Parole rilevan ti e nobili, offrendole a piene mani. In questo senso, come spesso invitiamo, non si tratta di considerare la Fotografia come arido punto di arrivo, ma fantastico (e privilegiato) s-punto di partenza... verso la Vita, per la Vita. A diretta con seguenza, non è solo un problema del sapere (conoscen za?), ma di voglia di condividere. E capacità di farlo. Forse.

TANO D’AMICO

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In tempi recenti, l’autorevole fotogiornalista Tano D’Amico ha compilato una qualificata quantità di proprie riflessioni fo tografiche, accompagnate a e da immagini, raccolte in due volumi immediatamente conseguenti, entrambi pubblicati da Mimesis Edizioni. Il primo coinvolgente “diario”, in forma di Parola è dello scorso anno: Fotografia e destino. Da mag gio, in continuazione, registriamo Misericordia e tradimento. Fotografia, bellezza, verità, che continua il cammino intrapreso

Del resto, sia anche chiaro che, per come l’intendiamo noi e per quanto coinvolgiamo nei ragionamenti, con la Fotogra fia tutta, è legittimo e indispensabile approdare a un effettivo riconoscimento di una (stessa) Fotografia che non vale solo per sé, e le proprie intenzioni e/o necessità di partenza, ma per qualcosa di altro che ciascuno trova prima di tutto in se stesso. In ultima premessa, da e con mFranti, immancabile alter ego di tutte le stagioni. Le parole (non “le Parole”) sono facili da usare: apparentemente, sono a disposizione di ognuno. La bellezza della parola è di non imporre, né pretendere, sincerità, né -tantomeno- garantirla. Così che si possono declinare parole per farsi belli (?). Quanto, poi, comportarsi in onore di quanto pronunciato e promesso... è altra que stione. Lo pensiamo e affermiamo per esperienze e cono scenze personali. Anche recenti. Tano D’Amico... finalmente.

Per certi versi in adempimento e risposta a quanto richie sto dalla Società dello spettacolo, e dintorni, e contorni, Tano D’Amico è generalmente identificato per il suo impegno fo togiornalistico accanto e a sostegno dei Movimenti che dagli anni Sessanta e Settanta in poi, con stagioni alterne, si sono contrapposti al potere politico predominante e invadente nel nostro paese, spesso completamente e volontariamente estraneo a qualsivoglia intenzione di rapporto democratico nella società. Tanto che una delle definizioni che spesso lo accompagnano, sminuendone la profondità di valore, me riti, qualità e virtù, semplifica in “fotografo del Movimento”. Personalmente, siamo contrari alle etichette (a parte quel le che, in cucina, distinguono l’apparenza del sale da quella dello zucchero: le cui inversioni di uso sono tragiche). E, dun que, ne abbiamo riferito solo per dovere giornalistico in te stimonianza, riservandoci di dissentire (?) e allontanarci (?).

Però, diamine, non è tanto della Fotografia di Tano D’A mico che oggi e qui intendiamo occuparci: tante e tali so no le fonti sulle quali ciascuno può approfondire, che un ulteriore supplemento non avrebbe alcun peso, né modo di aggiungere alcunché di significativo.

Quindi, oggi e qui, incontriamo la Parola di Tano D’Ami co, certamente declinata a partire dalla sua Fotografia e dal suo intendimento della Fotografia (sua e non sua). Ovvero, intersechiamo qualcosa che potrebbe essere sfuggito, so prattutto alla luce di attenzioni individuali altrove (egoisti camente) indirizzate. Qualcosa che deve essere affrontato e approfondito, se e per quanto ciascuno di noi intenda non limitare alla superficie a tutti apparente la propria frequen tazione, comprensione e coscienza della Fotografia! In tempi recenti, Tano D’Amico ha compilato e pubblicato una qualificata quantità di proprie riflessioni fotografiche, accompagnate a e da immagini, raccolte in due edizioni li brarie immediatamente conseguenti: ognuno può vederla a modo proprio, perché ipotizziamo che anche questa sia stata l’intenzione dell’autore. Le singole fotografie sono ispi razione di Parola; oppure, con processo temporale contrario, ma coincidente nelle intenzioni, le Parole trovano fotografie ispiratrici in senso compiuto. In ogni caso, appassionanti diari di ricordi e considerazioni, che indagano (e risolvono, perfino!) il forte legame che unisce il racconto fotografico alla Storia. Dopo le edizioni specifiche e mirate di Ci abbiamo pro vato. Parole e immagini del Settantasette, con Nanni Ba lestrini (1935-2019), poeta, scrittore e saggista italiano di al tissimo valore (Bompiani Editore, 2017), e una sostanziosa quantità/qualità di monografie illustrate, sempre riferite a tematiche sociali affrontate con piglio, decisione e parte cipazione, la scorsa estate Duemilaventi, Tano D’Amico è arrivato in libreria con un suo primo coinvolgente “diario”, in forma di Parola (per quanto accompagnato da imma gini a corredo e in complemento, sull’impianto di Parole protagoniste e soggetto dichiarato): Fotografia e destino. Appunti sull’immagine (Mimesis Edizioni). Da questo maggio, la stessa casa editrice replica: Miseri cordia e tradimento. Fotografia, bellezza, verità continua il cammino intrapreso lo scorso anno, andando a focalizzarsi su valori che avvolgono e definiscono sia il linguaggio foto grafico, sia l’etica e deontologia (?) di coloro che lo frequen tano. Lo sappiamo bene anche noi, che abbiamo percorso tragitti analoghi, altrettanto seminati di tanto “tradimento” e poca “misericordia”, soprattutto da parte di coloro i quali, a parole (quelle facili, quelle usa-e-getta), hanno promesso l’esatto contrario: così che, in conferma, tra il dire e il fare... In coincidente passo di ricordi e affezioni, questo secondo titolo potrebbe indurre un pensiero, anche espresso altrove, dal quale ci teniamo ben distanti: quello di indicare il preferito tra i due immediatamente conseguenti. Al pari dei genitori di figli gemelli -e sappiamo di cosa stiamo parlando-, non in tendiamo farci soggiogare dall’esprimerci a favore di uno dei due titoli a scapito dell’altro. Ma non lo facciamo per timori individuali, quanto per concretezza di valutazione, perché le due ammirevoli e coinvolgenti raccolte si susseguono per correndo lo stesso territorio, per quanto osservato con inten zioni diversamente mirate. Cammino di eccezionale valore. IMMAGINI E MISERICORDIA I sentimenti sono difficili da definire. Spesso so no imprendibili, incontrollabili, possiamo portar li sempre con noi. Invisibili, tante volte segreti. Può essere meglio non manifestarli, mostrano la nostra diversità, la nostra opposizione. Le parole gli corrono dietro. Vengono a posteriori, do po i sentimenti che volano via, non si lasciano prendere. Non si fanno definire, né chiudere. I poeti sono gli unici che possono riuscirci, con il suono delle parole e l’astrattezza dei caratteri grafici che usano, con le pause, i vuoti, i segni dei loro versi. La musica delle parole dei poeti è simile alla musica delle immagini, di altre scrit ture, altri caratteri. Immagini astratte. Le immagini sono vicine ai sentimenti. Tira no fuori dal buio i sentimenti e li fanno apparire in un attimo. È la misericordia il sentimento che l’universo cerca di più. Il sentimento di cui l’universo ha più sete. Anche le immagini la cercano, ne han no sete, la mostrano. Misericordia: nelle lettere, nelle sillabe, nel suono di questa parola ci sono i miseri e ci sono i cuori. Cuori che sono stati gettati dalla parte dei poveri, che battono con i miseri, in sintonia con loro che riconoscono di essere miseri. L’universo la cerca, la misericordia - in continuazione. La realtà la invoca continua mente. Le immagini in grado di mostrarla sono poche e bellissime. Diventano subito un ricor do di cui non possiamo fare a meno. Immagini che non sono state fatte per essere comprate e vendute. Immagini concepite per tutti. Per la collettività, le chiese, per noi stessi, rimaste tutta la vita nello studio dei pittori che le hanno cercate, con chi le ha concepite. Immagini dalla vita difficile di esseri umani dalla vita difficile, di un’umanità condannata. Una misericordia che, di solito, ha poco spazio nelle immagini. Una misericordia di cui essere custodi gelosi. Le immagini la perpetuano con la bellezza ve ra, che è fatta di misericordia. Eppure la misericordia può essere il senti mento più nascosto di tutti, quello da tenere segreto. Perché dà fastidio e perché rende la vita difficile a chi la porta nel cuore e riesce a mostrarla in immagini che non si lasciano dimenticare. Meglio conservarla con pudore, la misericordia. Lasciare che ne parlino le immagini che la ritraggono. Anche quelle incontre ranno molte avversità, sebbene, viste una vol ta soltanto, non saranno dimenticate. La vera bellezza è fatta di misericordia.

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Tano D’Amico (1942) è un fotogiornalista tra i più capaci del nostro secondo Novecento. La messe di racconti fotografici che ha compilato nello scorrere dei decenni è tanta e tale da comporre un accreditato e autorevole racconto del no stro paese, capace di scelleratezze che non dovremmo mai dimenticare: anche grazie alle Fotografie di Tano D’Amico, quei momenti, quegli episodi, che qualcuno avrebbe voluto esaurire nel momento effimero di proprio svolgimento, so no ancora presenti qui tra noi. E oggi, come già ieri, in cro naca, inducono a pensare, riflettere e, perché no?, indignarsi.

(continua a pagina 32)

Senza coraggio non c’è amicizia ma viscida ipo crisia. Menzogna e delazione. In tanti scoprirono che era più conveniente dimenticare, rimuovere anni di amicizia e gli affetti che li avevano animati. I più provveduti fra quelli vennero cooptati e diventarono i cani da guardia del potere. Così bravi da rendersi indispensabili difensori della cultura dominante, dei suoi riti e dei suoi costumi, del classismo. Difensori dei bombardamenti, degli in terventi militari. Nel periodo d’oro delle tangenti, accettarono il ruolo di tangenti viventi. Figure im poste dal potere politico. Con acume e arrivismo subentrarono anche a quelli che li avevano imposti. Fu un periodo fondato sulla rimozione. Il fotografo assistette alla distruzione degli archivi fotografici, al loro svecchiamento. Si diceva proprio così: “Svecchiare gli archivi”. Uno dei primi archivi a essere svecchiato fu quello del giornale di cui egli aveva forse costruito l’immagine. Il giornale aveva dieci anni di vita e dieci anni di immagini diventate all’improvviso troppo vecchie. Gli uni si prepararono a trarre il massimo van taggio dalla sventura degli altri. Non ci fu un vero dibattito in merito. Non si parlò di valori, convinzioni, visioni morali, visioni storiche. Non si tirarono in ballo i valori perché non ce n’erano. Fu una corsa al ribasso. Vinse, si salvò chi si abbassava di più, nel campo dell’etica, della morale, nei pensie ri, nelle azioni e nelle immagini. I movimenti, che come le immagini belle sono fatti di un impegno duraturo in favore della vita, impegno preso per durare tutta la vita, e di amore sconfinato, non ebbero più spazio. Chi poteva fuggiva. Chi non si rassegnava veniva isolato e travolto.

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L’immagine nuova, diversa, irrompe dagli strappi della storia quando c’è conflitto. Quando si mette in discus sione un regime, quello che cambia per primo è il modo di guardare. Un appunto scritto a matita tanto tempo fa. Quanti anni fa? Una cinquantina. Al fotografo, quel pensiero, sembrò di averlo sempre avuto, di averlo saputo da sempre. E gli sembrò di aver sempre rincorso quel suo appunto a matita. Il senso della sua vita scritto con la matita. Aveva rincorso la novità, la diversità, la consapevo lezza, la bellezza. Le aveva viste, le aveva cercate, le aveva attese e loro si erano presentate come lampi. Si rendeva conto, il fotografo, che solo chi cerca, chi ha bisogno di quei lampi, può vederli, e forse coglierne qualcuno. Per gli altri non c’era che tenebra. Il fotografo aveva bisogno di quei lampi: per lui erano la bel lezza. Ne aveva bisogno per vivere, e li cercava senza pretendere alcunché, privo di certezze, come un mendicante. Fotografie difficili, attese, che lo avevano vi sto profondamente coinvolto, fotografie quasi sempre rifiutate dalla stampa. Quel fotografo ha avuto splen didi colleghi, e ancor più splendide colleghe. Alcuni di loro hanno portato il minimo comune denominatore culturale del Paese a una maggiore consapevolezza. Erano tutti indipendenti, senza un contratto con chicchessia. Non attendevano l’approvazione dei giorna li e dei gruppi editoriali. A loro dobbiamo la memoria del Paese, quel poco di verità che ci mantiene vivi. E se quel certo modo di guardare non è stato cancellato, se, prima di tutto, è potuto nascere, ciò è accaduto perché il fotografo e i suoi compagni si sono battuti per strada. Si battevano e morivano sulla strada.

IL VALORE DELL’AMICIZIA

Quando, per convenienza, gettiamo via misericordia e bellezza, solo i miseri le raccolgono. I miseri e le immagini. Nelle sonomisericordiaimmagini,ebellezzapiùfortideltradimento.

SOLOONLINE / / /QRTANOcode D’AMICO

Misericordia e tradimento. Fotografia, bellezza, verità, di Tano D’Amico; Mimesis Edizioni, Collana Sguardi e Visioni, 2021; 112 pagine 13,5x20,2cm; 12,00 euro. Da Un appunto a matita e Soffocare il dissenso a Ciò che abbiamo perso e I tra dimenti della storia, il vo lume raccoglie trentanove passi di pensiero attraverso i quali Tano D’Amico affron ta l’attualità dello spirito li bertario della Fotografia.

UN APPUNTO A MATITA

Quando la consapevolezza diventa misericor dia, il potere, lo dice la storia, fa scorrere il san gue. Spunta una visione personale, si fa strada sostenuta dal coraggio dei propri affetti. Penso alle immagini che preannunciano la Comune di Parigi. Miseri legati l’un l’altro dai propri af fetti. Miseri che praticano la misericordia fino alla morte. Forse anche dopo. I movimenti che ho vissuto e fotografato erano cementati dalla misericordia, ed è stata quella a essere sconfit ta. Le nostre sconfitte sono state sconfitte af fettive. Ogni volta la misericordia veniva spaz zata via e ogni volta restava un certo rimpianto che coinvolgeva tutti, anche i vincitori. Anche quelli che, provenienti dai movimenti, si era no identificati coi repressori, i vincitori. Quella misericordia si fa sentire ancora, si è tramuta ta in rimorso. Per sopportare il rimorso si ricor reva a un furore in grado di seppellire ciò che restava della misericordia di ogni tempo, per smarrirne il significato. Le immagini di misericordia diventarono l’ornamento che ci regalava il passato. Antichi splendidi ornamenti coperti di mistero. Non mi stancherò mai di dire che i movimenti dei nostri anni furono tenuti insieme dalla misericordia. I miseri entrarono nel la storia e noi li abbiamo accompagnati. Forse siamo nati per presentarci tutti insieme sulla soglia della storia. Tutti miseri, tutti tenendoci per mano. Quando fummo sconfitti, quelli di noi che si misero con i vincitori si ritagliarono il ruolo di cani da guardia contro la misericordia, nelle redazioni dei giornali, nelle televisioni, negli archivi. La misericordia sopravvisse come era sempre sopravvissuta. Fu lei a determinare la memoria di quegli anni: le sue immagini so pravvissero. La bellezza della misericordia non lascia indifferenti.

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La distruggemisericordial’obbedienza,suscitatradimento.Selevenissepermesso di agire, questo mondo, il mondo che crollerebbe.conosciamo,

La misericordia è silenziosa, ma stride con ogni potere e con certi suoi effetti. Stride con le si stematizzazioni di ogni potere. La misericordia conviene tenersela per sé, e affidarla alle imma gini. Loro se la cavano sempre. Belle e misericordiose, belle e coinvolgenti, basta che siano viste perché possano vivere. Faranno tornare bambini. Bellezza e amabilità in cerca delle ra dici dell’anima toccano il nocciolo della nostra umanità. Forse ci cambieranno solo per un attimo. Magari poi tutti torneranno a essere com’e rano prima di averle viste. Quando gli uomini scelgono di vedere, quell’at timo è grandioso, luminoso nella tenebra del con formismo, dell’indifferenza, dei ruoli delle funzioni. Quell’attimo c’è e si sente. Le immagini che con tinuano a vivere nel tempo sono costruite intorno a quell’attimo. E vivono per tutti gli attimi che verranno in seguito a quello che ha determinato la loro nascita. Quegli attimi le immagini li pren dono da noi, da quello che viene suscitato in noi, che siamo gli spettatori. La loro vita continuerà fino a quando ci saranno occhi a guardarle.

LA MISERICORDIA CHE UNISCE

OCCHI PER SCEGLIERE

Nel nostro Paese si è sempre fatta carriera sulla pelle degli sprovveduti, sull’annientamento delle minoranze in cerca di consapevolezza. Anche allora si volevano zittire le voci dissonanti – tutte. Sotto Pasqua, durante una primavera che il fotografo ricorda molto fredda, ci fu la prima ondata di arresti. Furono portati via redat tori di riviste di movimento, professori, ricercatori, stu denti. Molti noti, altri meno. I telegiornali rispolverarono le tecniche di mostrizzazione somatica già usate dalla stampa e dal cinema fascisti e nazisti. Solo in seguito si capì che quegli arresti erano stati il frutto delle accu rate segnalazioni dei colleghi perbene, di intellettuali innocui. Una sorta di delazione culturale di massa. Ri muovendo amicizie, amori, affetti, si rimuove anche la bellezza. La si lascia fuori, e lei torna, piano piano, agli ultimi. Quando poi la civiltà rifiorisce di nuovo, allora è dagli ultimi che la si va a prendere. Nei periodi più sor didi la bellezza torna agli ultimi, che non ne possono fare a meno, non possono liberarsene. Tra gli ultimi, la bellezza si palesa nella misericordia e lì la trovano le im magini che la cercano.

LA BELLEZZA AGLI ULTIMI

CARLO Il direttore del canale culturale di una radio definì quelle immagini “oggetti contundenti”. Il fotogra fo lo corresse: “soggetti contundenti”, semmai. In un certo senso, contundenti era proprio il termine adatto. Le immagini, infatti, diventava no sempre più affilate, rifiuto dopo rifiuto. Ri manevano i volantini. Ogni singola immagine doveva racchiudere fatto, contesto, motivazio ne. Un attimo di presente che mostrava insie me anche il prima e il dopo. Il tradimento, l’abbandono sono ingredienti necessari a una bella immagine, a un soggetto contundente. Per affilare le immagini della misericordia.

NUTRIMENTI DELL’UNIVERSO La bellezza è in grado non solo di farci sentire in sintonia con l’universo, ma anche di nutrir lo. Attraverso di essa possiamo comunicare con l’universo. Anzi, la bellezza è proprio nell’opera dell’uomo che, attraverso di essa, parla all’universo. C’è la bellezza dell’universo che gli esseri uma ni riescono a capire e comprendere, partecipare, ascoltare. Una bellezza che parla agli uomi ni, che suggerisce immagini agli uomini. E c’è una bellezza che parla all’universo, che a esso sussurra. L’universo sembra ascoltarla. Sembra assetato dei sentimenti degli uomini e della lo ro bellezza fatta di misericordia. Non gli mancano i pensieri, né razionalità, matematica, fisica, chimica, o l’astronomia. L’uni verso conosce tutte queste cose, sono roba sua. Gli uomini, invece, devono inseguirle, cercarle. La scienza degli uomini insegue le leggi che l’universo possiede. Sono i sentimenti ciò che manca all’universo. Gli esseri umani, gli animali, invece, li hanno già. L’UNIVERSO, LA REALTÀ L’universo aiuta i fotografi appassionati, li seduce, gli fa vedere, sentire la bellezza, e i fotografi diventano capaci di fare bellezza a loro volta. Ma l’universo non può accontentarsi, perché quella bellezza già gli ap partiene, è quella delle sue creature, la bellezza del la vita stessa, e chiede allora a ognuno di loro parte cipazione. Alcuni fotografi sanno che la vera bellez za può essere critica, e di fatto lo è. La vera bellezza può piangere e fare piangere, muove e si adopera per smuovere. Nei drammi degli uomini essa non chiede mai dov’è il Dio che permette tutto questo. Chiede a noi perché permettiamo tutto questo. Anche la realtà chiede di essere partecipata, com presa e criticata. È lei ad aiutare il fotografo che cerca e a metterlo nella condizione di trovare. La realtà sembra chiedere al fotografo di essere rappresentata e criticata. Gli chiede di continuare a cercare. Lo in coraggia, lo invita a prendere parte, a schierarsi, ad agire. E a volte si ha la sensazione che la realtà chie da aiuto, un aiuto concreto, tangibile, al fotografo e a chiunque guardi.

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AL CUORE DI CHI GUARDA I dipinti, le fotografie, le immagini di chi non rinuncia alla misericordia si riconoscono subito. Si fanno vedere, si abbarbicano al cuore dello spettatore, diventano una parte del suo cuo re. Vorrei dire che fanno parte della memoria dello spettatore, ma così non basta: c’è di più. Tra immagine e spettatore c’è un rapporto vi vo, qualcosa che appartiene ai sentimenti, vi vo e forte. Più vivo e forte dello spettatore, che diventa sempre più vecchio e debole. La misericordia può non morire mai e fare compagnia sempre, fino alla fine. Chi conosce la misericordia, e non la rinnega, si affida a essa e ci conta.

LA VERA BELLEZZA L’esercizio della misericordia, la misericordia vissuta, può portarci all’ostracismo nel nostro ambiente, alla compromissione con i persegui tati, alla povertà, alla perdita di opportunità di lavoro, di possibilità. Ma è la misericordia dei miseri a essere davvero dirompente. Non lascia scampo, soprattutto ai miseri. La bellezza non è comoda, non è pacifica, getta il cuore dalla parte dei miseri. La vera bellezza è critica, non lascia le cose come stanno, non mette in bella copia i luoghi comuni su cui si basa il potere culturale. Non c’è bellezza sen za misericordia. La vera bellezza non compia ce nessuno, non è mai soddisfatta, mai arrogante, né orgogliosa. Chiede di prendere parte, di schierarsi, spinge a vivere in prima persona, a guardare con i propri occhi, a giudicare col proprio cuore. Non inchioda gli esseri umani ai ruoli che il regime determina per loro. La vera bellezza li libera.

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Nelle sue Parole, attraverso le sue Parole, trasversale e im plicita a una coerente e connessa Coscienza dell’Uomo, si manifesta un’intenzione esplicita, e qui dichiarata, di grati ficazione della Fotografia, attraverso la Fotografia, che non si esaurisca nella sola e sterile osservazione asettica della sua apparenza a tutti accessibile, ma si rafforzi nel coinvol gimento in una vicenda (materia? espressività? creatività?) che solleciti una partecipazione individuale diretta. Detta meglio, forse: è proponimento affermato, è intento notificato di Tano D’Amico quello di sollecitare riflessioni e considerazioni tanto coinvolgenti da indurre Pensieri. An cora: la sua intenzione di assaporare e far assaporare il pro fondo di un’esperienza che sembra essere sempre uguale, ma che invece è sempre così diversa. Da Fotografia e destino a Misericordia e tradimento (e, speriamo, anche oltre, con ulteriori arrivi prossimi: li atten diamo), le attente e perspicaci considerazioni di Tano D’A mico considerano passi fotografici autonomi e risolutivi per se stessi. In relazione al richiamo affrontato, individua to nell’Esistenza, piuttosto che tra sue pieghe, ognuno di questi è esemplare nel rivelare come certi accadimenti si manifestano e nello spiegare perché si sia arrivati a questo. Da cui, una domanda è spontanea: qual è la differenza tra descrivere “come” e spiegare “perché”? e in che modo e mi sura la Fotografia è comunicazione opportuna per il doppio assolvimento? Descrivere “come” significa ricostruire la serie di eventi specifici che hanno condotto ogni situazione da un punto a un altro. Spiegare “perché” significa individuare i nessi che dimostrano la consequenzialità degli eventi. Ancora: descrivere “come” è azione iniziale e originaria del fotografo, magari di tutti i fotografi; spiegare “perché” è impegno soltanto di quei fotografi che non si fermano all’esuberanza visiva del proprio soggetto, ma approfon discono sotto traccia. A conseguenza, spiegare il “perché” non è azione che si esaurisce al momento dello scatto, ma si estende lungo l’iter di presentazione e visualizzazione della Fotografia. Quindi, spiegare il “perché” si basa e di pende da una partecipazione attiva del pubblico, che en tra in sintonia con la Fotografia: non con la sua ridondanza apparente, ma nei suoi contenuti compresi. Un invito a osservare, piuttosto di giudicare. Una esorta zione a pensare, invece di credere. Appunti a matita

Da Immagini e misericordia, uno dei quaranta passi che segnano il tempo narrativo del coinvolgente Misericordia e tradimento. Fotografia, bellezza, verità, di Tano D’Amico: «I sentimenti sono difficili da definire. Spesso sono imprendibi li, incontrollabili; possiamo sempre portarli con noi. Invisibili, tante volte segreti. Può essere meglio non manifestarli, mo strano la nostra diversità, la nostra opposizione. Le parole gli corrono dietro. Vengono a posteriori, dopo i sentimenti che volano via, non si lasciano prendere. Non si fanno definire, né chiudere. I poeti sono gli unici che possono riuscirci, con il suono delle parole e l’astrattezza dei caratteri grafici che usano, con le pause, i vuoti, i segni dei loro versi. La musica delle parole dei poeti è simile alla musica delle immagini, di altre scritture, altri caratteri. Immagini astratte. «Le immagini sono vicine ai sentimenti. Tirano fuori dal buio i sentimenti e li fanno apparire in un attimo». Per poi concludere con «La vera bellezza è fatta di misericordia». Senza intenzione di farlo, Tano D’Amico si è anche riferi to a se stesso, essendo lui autentico Poeta. È un poeta che conosce e frequenta quella Coscienza dell’Uomo, altrove tradita, va rivelato, sottolineato e apprezzato.

I movimenti scomparvero e la misericordia, punto d’inizio di ogni cosa, rimase l’unico pa trimonio possibile dei miseri e delle immagini.

(continua da pagina 28)

Le Parole di Tano D’Amico sono ammirevoli; personalmen te, le condividiamo entusiasticamente; professionalmente, le indirizziamo a tutti coloro frequentano e vivono la Fo tografia, affinché arricchiscano il proprio pensiero intimo.

MISERICORDIA E POTERE La cultura scritta, la parola, sembra sia nemica della misericordia. Molti anni fa mi ritrovai sul luogo del discorso della montagna, quello delle beatitudini. Ci soffia sempre un vento che ren de difficile parlarsi e sentirsi. Penso che il vento ci fosse anche allora, quando le folle andava no a vedere il maestro. Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, beati i perseguitati a causa della giustizia. Il maestro deve essere ri uscito, con la sua immagine, con i gesti, con le linee del volto, con gli angoli delle membra, con i movimenti, suoi e della veste, con lo sguardo, ad aiutare ognuno dei presenti a trovare den tro di sé il senso di quel discorso, un po’ come in un film muto. Tutti quelli che scelgono l’immagine per esprimersi, per raccontare, si imbattono nella mi sericordia. Possono combatterla, stravolgerla, strumentalizzarla, ingannarla, turlupinarla, ma si imbattono sempre in essa. Picasso diceva, in ogni intervista, che l’immagine nasce dai poveri. I due pittori del Trionfo della Morte di Palermo, con le loro pettinature e le vesti da artisti, con gli attrezzi da pittori, si ritraggono tra i poveri per cui la vita è così penosa da far loro invocare la morte. Si vedono perseguitati e fuggiaschi, donne private dei loro affetti, pan ni da ebrei, veli bianchi di lutto, malati esausti, pellegrini che hanno cercato un assoluto fino alla fine. C’è anche un giovane con il volto e il mantello dell’intellettuale, lui la morte la in voca unendo i moncherini, perché non ha più le mani: le bende dicono che gli sono state ta gliate da poco. CIÒ CHE ABBIAMO PERSO Questo essere presenti a se stessi, responsabi li, sentinelle di se stessi, questo muoversi insie me è ciò che è stato strappato. Con violenze di ogni tipo, fisiche e culturali, con l’inganno, la corruzione, il tradimento. C’è chi tutto questo l’ha chiamato autonomia culturale; c’è chi, più semplicemente, ha parlato di misericordia. La misericordia è ciò che abbiamo perso.

Tutta la bellezza dell’universo e tutta la sua misericordia sopravvivono nel cuore dei miseri e in certe immagini.

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Raccolto in monografia cartacea, pubblicata lo scorso febbraio, il progetto prese ITaliane vs to nell’aprile Duemilaventi, alla prima prepotente mani festazione del virus, con conseguenti regolamentazioni che hanno influito sui tempi e modi dell’attività artigiana professionale. Sedici i fotografi coinvolti, ognuno in co erenza alla propria sede CNA di riferimento geografico. Ogni fotografia messa in pagina comprende commenti e approfondimenti sull’azienda avvicinata, in ognuna del le quali le misure di sicurezza hanno comportato disagi e alterazione del percorso standard di attività professio nale. Testimonianza di un Tempo attuale, che a breve dovremo riconsiderare in termini storici. Sicuramente di Angelo Galantini Come tutti ben sappiamo, avendole vissute in cronaca, allo stes so momento complessiva e individuale, le recenti restrizioni so ciali determinate dalle attenzioni comportamentali in materia di pandemia da Covid-19 hanno influito a tutto tondo, coinvolgen do sia lo svolgimento privato delle giornate, sia quello professio nale. Molti fotografi hanno osservato questi istanti applicando il proprio linguaggio espressivo e documentativo. Alcune di que ste testimonianze hanno dato vita a edizioni librarie, ognuna de clinata con passo autonomo, pur riferendosi allo stesso evento.

Tutte queste riflessioni in passo fotografico, ciascuna degna di attenzione, sono state rivolte soprattutto in avanti, quando e per quanto sarà necessario guardarsi indietro, per capire un partico lare sradicamento sociale che si è manifestato ed esteso a livello globale, in tutto il mondo. Tra le tante, per quanto ci riguarda, os serviamo con particolare trasporto una iniziativa avviata e svolta da fotografi aderenti alla CNA, Confederazione Nazionale dell’Ar tigianato e della Piccola e Media Impresa, che hanno agito dalle sedi locali di Torino, Lombardia, Toscana e Friuli Venezia Giulia. Raccolto in monografia cartacea, pubblicata lo scorso febbraio, il progetto Artigiani vs Covid-19 (altrove, Imprese ITaliane vs COrona VIrus Disease 2019) è stato svolto nell’aprile Duemilaventi, alla pri ma prepotente manifestazione del virus. Sedici i fotografi coinvolti, ognuno referente alla propria sede CNA di riferimento geografico e professionale. Ogni fotografia messa in pagina comprende com menti e approfondimenti sull’azienda avvicinata, in ognuna delle quali le misure si sicurezza hanno comportato disagi e alterazione del percorso standard di attività professionale.

Ovviamente, la pubblicazione è introdotta da doverose rileva zioni compilate da responsabili della potente Confederazione e fotografi professionisti che hanno ideato e realizzato il progetto. Anche e ancora, l’incessante sequenza delle immagini, tra le qua li abbiamo selezionato quante per questa presentazione, avvici nandoci con nostro passo doverosamente giornalistico, estraneo al senso complessivo, che non richiederebbe alcuna distinzione (ma!), è preceduta da una particolare introduzione di Maurizio Rebuzzini, nostro direttore editoriale. Nello specifico, proprio questo testo affronta il senso e valore dell’iniziativa, osservandola da un punto di vista viziato, oltre che mirato: rivolto più alla Fotografia, in quanto lessico, che alle legit time e autorevoli componenti sindacali che hanno confezionato il prospetto e la sua consistente concretizzazione fisica. Da qui, l’introduzione Guardatele bene queste fotografie, di Maurizio Rebuzzini. ■ in

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TEMPI FORZATI LapiRoberto

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ArdyVirgilio ArdyVigilio

Guardatele bene queste fotografie. Sfo gliate con attenzione questa pubblica zione mirata. Prendete in considerazio ne sia l’argomento annunciato, sia il suo svolgimento per immagini. Così che è proprio l’esecuzione fotografica che fa la differenza, che stabilisce il passo, la cadenza, perché della trama sappia mo tutto, non soltanto molto, visto e considerato che sta accompagnando la nostra vita da un anno abbondan te... condizionandola perfino. Dunque, non si tratta di discutere una volta ancora, una di più e -certamen te- una di troppo sulla pandemia che ci ha travolti, subordinandoci a ritmi esi stenziali controllati e accertati. Quanto, invece, è opportuno riflettere su come una qualificata quantità (e qualità!) di fotografi aderenti alla CNA (Confedera zione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa) abbiano af frontato e svolto il tema della resistenza nel proprio lavoro, in tempi e con modi limitati e controllati da una serie di re golamentazioni mediche e sociali og gettivamente disarmanti, quantomeno nel proprio ascendente sul quotidiano di ciascuno di noi, artigiani compresi. È anche di Fotografia che dobbiamo parlare. Per quanto, alla luce di ben al tre pressioni attuali, possa apparire ar gomento minoritario, qui e ora, è do veroso sottolinearne un mandato. Nel farlo dal punto di vista di addetto ai lavori (qualsiasi cosa questo significhi e possa significare), è giocoforza alle arsi con considerazioni e riflessioni che (doppia pagina prece dente) NTB, di Cazzano Sant’Andrea, in provin cia di Bergamo. Azienda che da qua rant’anni opera nel set tore tessile, nel cuore del distretto industria le dell’alta Val Seriana. (centro pagina) Ferra menta Guizzo, di Torino. Tolto un breve periodo, Mauro Stefano Guizzo, titolare dell’attività, ha potuto rimanere sem pre aperto, in merito a una attività commerciale socialmente necessaria. (passante) Gimoto srl, di Cassano d’Adda, in pro vincia di Milano. Azienda che produce ab bigliamento e accessori per moto, che per forza di cose ha momentane amente convertito verso la realizzazione di ma scherine filtranti. FB Vito sas, di Robas somero, in provincia di Torino. Azienda che si occupa di costruzione di carpente ria metallica civile e in dustriale e di serramenti.

IkonomuAndreaseDonadoniMario

MeloniPaola

37 appartengono al lungo cammino del linguaggio e dell’espressività fotogra fici. Da e con Edward Steichen (18791973), fotografo statunitense spesso er roneamente frainteso a causa del suo status sociale elevato: «Missione della fotografia è spiegare l’Uomo all’Uomo, e ogni Uomo a se stesso» (nel 1969, in occasione del suo novantesimo com pleanno). Da e con la sociologa statu nitense Susie Linfield: «Quale sarebbe la nostra comprensione del mondo se non ci fossero le fotografie?» (in La luce crudele. Fotografia e violenza politica, edizione italiana Contrasto Books, del 2013, dell’originario The Cruel Radian ce: Photography and Political Violen ce, del 2011). Da e con lo scrittore sta tunitense David Knowles: «La storia è ineluttabile, o per meglio dire, la storia diventa destino e viceversa» (in I segreti della camera o[b]scura, in traduzione Fazi Editore, del 1997, dell’originale The Secrets of Camera Obscura, del 1994). Da e con l’eccelso fotogiornalista italia no Tano D’Amico, capace di riflettere trasversalmente, oltre la propria foto grafia: «Quando si mette in discussio ne un regime, per prima cosa si deve cambiare lo sguardo; prima di tutto si deve cambiare l’immagine. L’immagi ne nuova irrompe dagli strappi della storia» (in L’immagine perduta, capi tolo di Fotografia e destino. Appunti sull’immagine; Mimesis Edizioni, 2020). Così confortati, affrontiamo come e quanto la Fotografia appartenga alla vi ta quotidiana. Nella vita odierna, ricca di Gagarin srl, di Cesano Maderno, in provincia di LigureMilano.dinascita e lom bardo di adozione, Fran co Bocca Gelsi è un pro duttore cinematografico specializzato in film ar thouse, opere prime e se conde. Con i set bloccati, ha testato la sua capaci tà di stare da solo. Inol tre, ha potuto verificare come e quanto si può utilizzare lo smartwor king, che da necessità temporanea si sta pro iettando verso il futuro. Lavgon di Lavinia Vin cenzi, di Zinasco, in pro vincia di Pavia. Anche qui, si è parzial mente potuto reagire al crollo dell’attività tessile con una moderata con versione in mascherine: indispensabile per non fallire completamente.

GiudicianniEnrico

38 contraddizioni e povera di emozioni au tentiche, c’è tanto bisogno di certa foto grafia, quella svolta e proposta da autori/ interpreti che mettono il proprio cuore e la propria mente in ciò che realizzano: ed è giusto questa la condizione trasversale che ordina tra loro le immagini raccolte in questa autorevole pubblicazione, sia in riferimento al tema affrontato, sia per richiami più alti e universali. Abbiamo soprattutto bisogno della ca pacità che ha la Fotografia di discernere dall’insieme quell’istante significativo, dal quale ognuno di noi può decolla re per pensieri propri, per osservazio ni individuali. È il “momento decisivo”, che il francese Henri Cartier-Bresson (1908-2004) ha fatto proprio, riprenden do un pensiero del Cardinale de Retz (Jean-François Paul de Gondi; 1613-1679): «Non vi è alcunché a questo mondo che non abbia un momento decisivo». È il “momento decisivo”, che Henri Cartier-Bresson ha addirittura teoriz zato in forma fotografica, introducen do l’originaria raccolta di sue immagi ni: quell’Images à la Sauvette, del 1952 (con simultanea edizione statunitense The Decisive Moment, appunto), ec cezionale monografia, fondamenta le per un certo uso della Fotografia. E qui si impone un passaggio di Henri Cartier-Bresson: «A volte c’è un’unica immagine la cui struttura compositiva ha un tale vigore e una tale ricchezza, e il cui contenuto irradia a tal punto al di fuori di essa, che questa singola im magine è in sé un’intera narrazione».

(in alto, da sinistra, sulla doppia Sottopassaggiopagina)della sta zione ferroviaria di Santa Maria Novella, a Firenze. Piazza Castello, Torino. Piazza del Duomo, Milano. Tre testimonianze di lockdown da città capo luogo di regione; ripe tiamole: Firenze, Torino e Milano. Oltre le testi monianze e certificazio ni dei disagi che si so no abbattuti sulle atti vità professionali, argo mento principale, se non unico, della monografia realizzata dalla CNA, al la Storia tramandiamo anche inconsuete si tuazioni cittadine. Cit tà senza abitanti, città incredibilmente vuote, città assurdamente de serte. Al presente, tutti noi ancora lo ricordiamo bene, per averlo vissuto giorno dopo giorno sul la nostra pelle. Tra qual che anno, tra altri anni, che impressione faranno queste visioni apocalitti che e fantascientifiche? Basta aspettare... per chi ci arriverà.

IkonomuAndreas

NanniniAndrea

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Artigiani vs Covid-19 / Imprese ITaliane vs CO rona VIrus Disease 2019; 192 pagine 23x23cm.

GiudicianniEnrico

E qui, e ora, poniamoci una domanda: cosa attira la nostra attenzione fotogra fica? Alla quale e per la quale avremmo risposta certa, per quanto in forma di dubbio: parecchi elementi; nessuno dei quali è significativo di per sé, ma tutti sommati hanno ed esprimono senso. Ancora: perché elevare la Fotografia al di sopra di quanto il suo lessico e la sua espressività già visualizzano? Per ché, come l’attuale raccolta evidenzia e sottolinea, non di sola sostanza a tut ti tangibile è fatta la Vita. Da e con il poeta Walt Whitman (1819-1892): «Oh me, oh vita! Domande come queste mi perseguitano, / infiniti cortei di in fedeli, città gremite di stolti, / [...] Che v’è di nuovo in tutto questo, oh me, oh vita? / Risposta. Che tu sei qui, che la vita esiste e l’identità, / che il poten te spettacolo continua, e che tu puoi contribuire con un verso». Siccome al critico (?) è richiesto di in staurare un rapporto io-tu tra se stesso e il lettore, per arrivare ad amare consa pevolmente quello che prima amavamo spontaneamente, riprendiamo da capo. Guardatele bene queste fotografie. Non commettete l’errore di andare a stabilire quale sia “meglio” di un’altra, secondo canoni casuali. No! Nel proprio insieme e nella propria continuità, queste fotografie non val gono per se stesse, ma per quanto cia scuno di noi prova con ognuna di loro e con tutte loro insieme, in una equa zione continua di andata-e-ritorno. Guardatele bene queste fotografie. Nicoletta Fasani, di Mi lano. Ovviamente, l’attività di Nicoletta Fasani, artigia na nel più autentico dei significati possibili, che disegna e realizza abiti da donna trasformabili e componibili, ha molto risentito dei codici antivi rus. Ma l’atteggiamento è rimasto positivo. Satam, di Milano. Durante l’emergenza, il sindacato degli artigiani tassisti di Milano e pro vincia non si è fermato, mettendosi a disposizio ne per il sostegno di cit tadini in condizioni di sagevoli.

IkonomuAndreasTerazzanMassimo

QUARANTA PASSI In una apposita sintesi tabellare, ricapi toliamo la sequenza dei quaranta am bìti e prestigiosi TIPA Awards 2021, ri badiamo assegnati dalla valida giuria composta da direttori e/o redattori delle ventisei riviste internazionali di fotogra Selezionati con ammirevole competenza tra quanti sono stati introdotti sul mercato nell’ultimo anno, gli autorevoli TIPA Awards 2021 confermano e ribadiscono la personalità di queste significative attribuzioni, affermatesi stagione dopo stagione. Sono i più prestigiosi, qualificati e ambìti premi della fotografia, assegnati dalla selettiva giuria della Technical Image Press Association, composta da direttori e/o redattori di ventisei qualificate riviste internazionali di fotografia. Assegnati a venticinque marchi, quaranta TIPA Awards 2021 riconoscono, rilevano, rimarcano e mettono l’accento sull’evoluzione tecnologica dell’intero comparto della fotografia

la propria aspirazione, ma si comporti linearmente: sta all’interlocutore commerciale indirizzarlo verso la scelta più adeguata, sia questa Entry Level, piut tosto che Advanced, se non persino Professional Ancora, anche la separazione tra gli apparecchi fotografici e gli obiettivi, che assorbono quantità e qualità di tante segnalazioni, a riferimento delle quali è scomparsa la distinzione Mirrorless, oramai super flua, ha motivo di esistere soprattutto (soltanto?) nel la propria misura statistica: perché al pubblico deve arrivare la nozione di macchina fotografica e obietti vo, punto e basta. Casomai, macchine fotografiche e obiettivi congeniali e compatibili con le necessità da assolvere, così come si presentano e offrono sugli scaffali di vendita, per essere integrati nella persona lità attuale della fotografia dei nostri giorni. In ogni caso, è logico che i TIPA Awards cadenzi no e sillabino le categorie di riferimento dell’inte ro mercato, in modo da poter segnalare ciò che la giuria ha ritenuto e ritiene degno di aggiudicazio ne. Sta poi al percorso commerciale fare tesoro di queste indicazioni, sottolineare il valore dei singoli prodotti, certificare la relativa valenza tecnica, se non già persino tecnologica. Insomma... i TIPA Awards si affermano nella propria qualificata e competente proiezione di mercato: con certificazio ni di capacità sulle rispettive confezio ni di vendita, piuttosto che in accom pagnamento agli annunci pubblicitari.

40 di Antonio Bordoni Qual è il percorso per il quale un prodotto fotogra fico, uno strumento della fotografia, viene insignito con il TIPA Award di categoria, in una interpreta zione che persegue le evoluzioni tecnologiche ap plicate? La selezione e distinzione dell’autorevole giuria dei TIPA Awards, composta da direttori e/o redattori di ventisei riviste fotografiche internazio nali (in origine, soltanto europee, da una dozzina di stagioni, autenticamente planetarie), non si basa tanto sul confronto (scontro?) tra configurazioni analoghe e omogenee nella propria proposizione tecnico-commerciale, quanto su un giudizio auto nomo e indipendente: diciamo, per se stesso (pro dotto) in quanto tale. Da cui, la motivazione del premio rivela l’essenza, sottolinea il senso e valore. Come da qualche stagione a questa parte, all’in domani della consistente manifestazione e impo sizione della tecnologia fotografica digitale, che ha moltiplicato gli strumenti di uso e consumo, anche i TIPA Awards 2021 hanno indicato quaranta prodot ti, per altrettante categorie operative di riferi mento, che -anno dopo anno- prendono atto di relative collocazioni commerciali. Ovviamente, la scomposizione/suddi visione si basa sull’ufficialità di termini e relazioni tecniche; altrettanto ovvia mente, come sempre, qualcuno può oggi dissentire da tanto e tale frazio namento, che -se arrivasse integro al pubblico consumatore, verso il quale è orientata la produzione industriale-, potrebbe risultare persino disarman te, se non già addirittura sconcertante. Infatti, come altri che la pensano al lo stesso modo, siamo perfettamente convinti che l’utente che desidera uno strumento fotografico non scandisca

ASSOLUTI VALORI

Nota per le sue autorevoli capacità di registrazione in condizioni di scarsa illumi nazione -la gamma di sensi bilità nativa si estende fino a 51.200 Iso- e le elevate ve locità di elaborazione, fino a quattordici fotogrammi al secondo per centoven tiquattro fotogrammi con secutivi, la Nikon Z 6II da 24,5 Megapixel offre anche eccellenti modalità cre ative, tra le quali esposizione multipla, time lapse e efficace accomodamento della messa a fuoco. I vi deo 4K possono essere acquisiti fino a 60p con Full HD a 1080p, oltre alla riproduzione a centoventi foto grammi al secondo per effetti slow motion. Due slot per schede di memoria e processori Dual Expeed 6. Tramite l’adattatore FTZ opzionale, con la Z 6II si può anche usufruire dell’uso di oltre novanta obiet tivi Nikkor con innesto a baionetta F. Allo stesso momento, gli obiettivi del sistema ottico Nikkor Z si sincronizzano per un massimo di cinque step EV di stabilità dell’immagine integrata; invece, gli obiet tivi adattati possono fornire 3EV. Esaminare le caratteristiche tecniche della Nikon Z 7II dischiude lo sguardo sulle molteplici modalità attra verso le quali sia i fotografi professionisti sia gli appas sionati possono utilizzare le sue capacità per espandere il proprio potenziale creativo e il modo in cui registrano e interpretano il mondo. Si parte dal sensore Cmos BSI da 45,7 Megapixel e il doppio processore Expeed 6, in grado di acquisire immagini fisse a dieci fotogrammi al secondo e vi deo fino a 4K 60p, incluso lo slow motion 120P Full HD 4K. Due slot per schede di memoria, una SD e l’altra CFexpress, gestiscono facilmente il flusso di dati dalla registrazione di immagini fisse o video. Le riprese in condizioni di illuminazione scarsa sono migliorate da una gamma nativa di sensibili tà che si estende fino a 25.600 Iso, con acquisizio ne della messa a fuoco a -4EV e stabilità 5EV incor porata. L’AF con rilevamento degli occhi e del viso, sia per le persone sia per animali, è disponibile in fotografia e video e in ogni situazione operativa.

Best Full Frame Camera Advanced: Nikon Z 6II Best Full Frame Camera Expert: Nikon Z 7II Gli obiettivi super grandangolari, spe cialmente quelli zoom, affrontano par ticolari sfide ottiche, tra le quali gho sting, flare e coma. Questa interpreta zione ottica Nikkor Z 14-24mm f/2,8 S più compatta e leggera del classico zoom Nikkor parifocale, sfrutta appieno la più recente tecnologia degli obiettivi Nikon, per sopprimere la luce accidentale da ogni direzione. Per esempio, oltre all’uso di ele menti asferici e i progressi nella tecnologia Z-Mount, il rivestimento antiriflesso Na no Crystal Coat e Aneo sugli elementi dell’obiettivo mantengono i puntini di luce nitidi e chiari e privi di coma sagit tale e flare, evidenti nelle fotografie re alizzate in notti stellate. Lo zoom incorpora un pratico slot per filtri, che si offre come grande vantaggio, considerando la filettatura del filtro da 112mm; ancora, motore AF passo-passo estremamente silenzioso.

41 TIPA Awards 2021 NIKON

Best Wide Angle Zoom Lens: Nikkor Z 14-24mm f/2,8 S

42 fia aderenti alla Technical Image Press Association (www.tipa.com). Al solito, li riepiloghiamo in due elenchi distinti: uno sequenziale delle quaranta ca tegorie indicate, con progressione razionale dalla ripresa fotografica vera e propria (autenticamente tale) alla gestione infrastrutturale dell’immagine; l’altro alfabetico, per case produttrici. Da questa seconda sintesi, si ricava una ulteriore indicazio ne, da sottolineare: i quaranta TIPA Awards sono stati assegnati a venticinque marchi. E qui corre l’obbligo di una evidenziazione. Cinque premi sono andati a Sony, che agisce con uno spettro tecnico-commerciale più ampio di altri produttori (da cui, premi per apparecchi fotografici, obiettivi e Smartphone), e che si esprime sempre e comunque ai massimi livelli qualitativi e fotogra ficamente propositivi. Quattro premi a Sigma (un apparecchio e tre obiettivi), che così può sottoli neare e vantare una sorta di leadeship fotografica propria e qualificata. Tre premi a Nikon, altrettanto impegnata con la “sola” fotografia, che si sta espri mendo sia nel proprio comparto istituzionale della ripresa fotografica (due apparecchi e uno zoom) in avvincente interpretazione dell’acquisizione di gitale di immagini, con percorso completamente proprio, autenticamente autonomo. Best APS-C Camera Entry-Level Canon Eos M50 Mark II Best APS-C Camera Advanced Fujifilm X-S10 Best APS-C Camera Expert Pentax K-3 Mark III Best Full Frame Camera Advanced Nikon Z 6II Best Full Frame Camera Expert ......................................................... Nikon Z 7II Best Full Frame Professional Camera Sony α1 / Sony Alpha 1 Best Photo/Video Camera Advanced Sigma fp L Best Photo/Video Camera Expert Sony α7S III / Sony Alpha 7S III Best Medium Format Camera Fujifilm GFX100S Best Prime Wide Angle Lens Laowa 15mm f/4,5 Zero-D Shift Best Prime Standard Lens Sony FE 50mm f/1,2 GM Best Prime Telephoto Lens Canon RF 600mm f/11 IS STM Best Wide Angle Zoom Lens Nikkor Z 14-24mm f/2,8 S Best Standard Zoom Lens Tamron 17-70mm f/2,8 Di III-A VC RXD Best Telephoto Zoom Lens Tamron 70-180mm f/2,8 Di III VXD Best Ultra-Telephoto Zoom Lens Sigma 100-400mm f/5-6,3 DG DN OS | Contemporary Best Portrait Lens Sigma 85mm f/1,4 DG DN | Art Best Macro Lens Sigma 105mm f/2,8 DG DN Macro | Art Best Vlogger Camera Sony ZV-1 Best Professional Video Camera Panasonic Lumix DC-BGH1 Best Fine Art Printing Solution Hahnemühle Print Protect & Authenticate Product Range Best Photo Printer Canon imagePrograf Pro-300 Best Imaging Software Expert Zoner Photo Studio X Best Imaging Software Professional DxO PhotoLab 4 Best Lighting Technology Profoto AirX Best Portable Flash Godox AD100Pro Portable Flash Best Tripod Vanguard VEO 3 GO Series Best Tripod Head Gitzo Ball Head Series 4 Best Gimball System Manfrotto Fast Gimboom and Gimbal Series Best Enthusiast Photo Monitor ViewSonic VP2768a Best Professional Photo Monitor LG UltraWide Thunderbolt 4 Best Professional Video Monitor LG UltraFine Oled Pro Best Photo Smartphone Sony Xperia 1 III Best Power Accessory Nitecore SCL10 2-in1 Smart Camera Light & Power Bank Best Video Accessory RØde Wireless Go II Best Photo Accessory Hoya Prond Grad Circular Graduated ND Filter Best Retail Finishing System Cewe Photocenter Best Photo Lab WhiteWall Room View Best Photo Service Cewe Photo Calendar A2 Gold Edition Best Imaging Computer Asus ZenBook Pro Duo 15 Asus ZenBook Pro Duo 15 (UX582) Best Imaging Computer Canon Eos M50 Mark II Best APS-C Camera Entry-Level Canon RF 600mm f/11 IS STM Best Prime Telephoto Lens Canon imagePrograf Pro-300 Best Photo Printer Cewe Photocenter ............................................ Best Retail Finishing System Cewe Photo Calendar A2 Gold Edition Best Photo Service DxO PhotoLab 4 Best Imaging Software Professional Fujifilm X-S10 Best APS-C Camera Advanced Fujifilm GFX100S Best Medium Format Camera Gitzo Ball Head Series 4 Best Tripod Head Godox AD100Pro Portable Flash Best Portable Flash Hahnemühle Print Protect & Authenticate Product Range Best Fine Art Printing Solution Hoya Prond Grad Circular Graduated ND Filter Best Photo Accessory Laowa 15mm f/4,5 Zero-D Shift Best Prime Wide Angle Lens LG UltraWide Thunderbolt 4 Best Professional Photo Monitor LG UltraFine Oled Pro Best Professional Video Monitor Manfrotto Fast Gimboom and Gimbal Series Best Gimball System Nikon Z 6II Best Full Frame Camera Advanced Nikon Z 7II Best Full Frame Camera Expert Nikkor Z 14-24mm f/2,8 S Best Wide Angle Zoom Lens Nitecore SCL10 2-in1 Smart Camera Light & Power Bank Best Power Accessory Panasonic Lumix DC-BGH1 Best Professional Video Camera Pentax K-3 Mark III Best APS-C Camera Expert Profoto AirX Best Lighting Technology RØde Wireless Go II Best Video Accessory Sigma fp L Best Photo/Video Camera Advanced Sigma 100-400mm f/5-6,3 DG DN OS | Contemporary Best Ultra-Telephoto Zoom Lens Sigma 85mm f/1,4 DG DN | Art Best Portrait Lens Sigma 105mm f/2,8 DG DN Macro | Art Best Macro Lens Sony α1 / Sony Alpha 1 Best Full Frame Professional Camera Sony α7S III / Sony Alpha 7S III Best Photo/Video Camera Expert Sony FE 50mm f/1,2 GM Best Prime Standard Lens Sony ZV-1 Best Vlogger Camera Sony Xperia 1 III ............................................................. Best Photo Smartphone Tamron 17-70mm f/2,8 Di III-A VC RXD Best Standard Zoom Lens Tamron 70-180mm f/2,8 Di III VXD Best Telephoto Zoom Lens Vanguard VEO 3 GO Series Best Tripod ViewSonic VP2768a Best Enthusiast Photo Monitor WhiteWall Room View Best Photo Lab Zoner Photo Studio X Best Imaging Software Expert

VALORI QUALIFICANTI Riprendendo il testo di un annuncio tabellare che tempo fa ne sottolineava lo spessore, va ribadito e confermato il valore dei TIPA Awards, immutato nel tempo: «Se avete bisogno di conoscere quali siano i migliori prodotti fotografici, video e imaging, cerca te i qualificati e autorevoli logotipi dei TIPA Awards. I TIPA Awards vengono assegnati in base a qualità, prestazioni e valore, tanto da farne i premi indipen denti della fotografia e dell’imaging dei quali potete fidarvi. Sono attribuiti dai direttori di ventisei riviste di fotografia e imaging, leader nel mondo, in coope razione con il Camera Journal Press Club of Japan».

Come già rilevato in altre occasioni, e la ripetizione si impone, statisticamente parlando, l’eterogeneità dei punti di vista dei membri dell’autorevole Techni cal Image Press Association, che riprendono l’intero TIPA

FUJIFILM

Best Medium Format Camera: Fujifilm GFX100S

Best APS-C Camera Advanced: Fujifilm X-S10 In passato (ormai, remoto), gli apparecchi fotografici digitali medio formato riuscivano a produrre file di dimensioni consistenti, ma erano pesanti e ingombranti, tanto da non consentire applicazioni dinamiche, così frequenti nella fotografia professionale. Al contrario, l’autorevo le Fujifilm GFX100S rivela fin dove la tecnologia ap plicata è riuscita ad approdare: è una medio forma to con agile impugnatura, che le consente di compe tere efficacemente con le dimensioni e il peso delle configurazioni full frame professionali, con sensore di acquisizione di dimensioni sostanzialmente inferiori. Sia che si osservi attraverso il mirino Oled da 3,69 Me gapixel di risoluzione, o sul monitor LCD touchscreen inclinabile a tre direzioni, da 2,36 Megapixel, la gestione e i controlli sono rapidi e versatili, tanto da renderla dota zione fotografica e video effettivamente portatile, per file di grandi dimensioni: centodue Megapixel (102!) o 4K. Il sistema di stabilizzazione dell’immagine integrato è efficace fino a sei Valori Luce e consente di scattare fino a cinque fotogrammi al secondo; due slot per schede SD UHS-II. Fujifilm X-S10 è particolarmente adatta per la fotografia rapida, di viaggio famiglia. Con risoluzione da 26,1 Megapixel, dispone di un versatile monitor LCD ad angolazione variabile. Acquisizioni di immagini stabili, anche nelle condizioni di illumi nazione scarsa sono uno dei tanti punti di forza di questa configu razione, dotata di un dispositivo di stabilizzazione a cinque assi e della capacità di raggiungere l’AF fino a meno sette Valori Luce. Sequen za rapida fino a otto fotogrammi al secondo, tempi di otturazione fi no a 1/4000 di secondo, con tracking rapido, e autofocus con ricono scimento di volto/occhi, che accomoda la corretta messa a fuoco in 0,02 secondi, consentono di registrare attimi in rapido svolgimento. (continua a pagina 46)

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Awards 2021

Quindi, i due premi Fujifilm identificano compar ti sostanziosamente opposti, ma non contrastan ti: quello del più disinvolto interesse fotografico (Fujifilm X-S10, attualità di una tecnologia in conti nua evoluzione) accanto a quello indiscutibilmente professionale (medio formato Fujifilm GFX100S, al vertice della proposta fotografica presente).

Interpretazione macro, che inseri sce un elemento qualitativo parti colare nella dotazione ottica di ogni fotografo, sia professionista, sia non professionista. In particolare, obietti vo a tutto campo, che può svolgere compiti diversi e alternati e versatili: dalle prestazioni del classico obiettivo di focale media, magari per il ritrat to, al confortevole avvicinamento del soggetto, all’inquadratura estrema mente ravvicinata. Il Sigma 105mm f/2,8 DG DN Macro (Art) affronta e assolve tutte le esigenze della fotogra fia, a partire da visione di primi piani. L’apertura relativa f/2,8, una distanza minima di messa a fuoco da 29,5cm, ingrandimento massimo 1:1 (al natu rale) e un’iride del diaframma a no ve lamelle arrotondate si aggiungo no alla gestione versatile di qualsiasi soggetto e, soprattutto, al potenziale per emozionanti effetti bokeh. Siccome gran parte della fotografia macro viene svolta all’aperto, un rive stimento idrorepellente e oleorepel lente protegge la livrea dalle intem perie. Numerosi controlli sulla monta tura dell’obiettivo aggiungono pratici tà operative alle prestazioni creative: interruttore di blocco della ghiera del diaframma, pulsante AFL e interrut tore del diaframma per il silenzio du rante le riprese video.

Best Macro Lens: Sigma 105mm f/2,8 DG DN Macro | Art

44 TIPA Awards 2021 SIGMA

a due ore di ripresa conti nua. Le funzionalità video includono il supporto di tre formati di file RAW in usci ta su registratori di disposi tivi esterni tramite HDMI e controllo del Gimbal. L’eclettica configurazione Sigma fp L dispone anche di una eccellente opzione web cam. Collegata a un com puter tramite cavo USB di tipo C, può registrare con temporaneamente audio e video e caricarsi, in modo che il video possa essere trasmesso in streaming per tutto il tempo desiderato.

Best Ultra-Telephoto Zoom Lens: Sigma 100-400mm f/5-6,3 DG DN OS | Contemporary

Il diaframma a nove lamelle migliora il bokeh di interpretazione fotografica ed è particolarmente finalizzato alle im postazioni di più lunga focale. Il motore passo-passo di regolazione è finalizzato sia per il rilevamento di fase sia per l’AF a contrasto; in combinazione, la tecnologia di tracciamento oculare è coerente con le regolazioni di inquadratura. Sistema di stabilizzazione ottica in quattro fasi, che estende le opportunità di ripresa in condi zioni difficili di illuminazione. Tanta e tale escursione focale tele è primato fotogra fico che stabilisce il valore del produttore.

Best Portrait Lens: Sigma 85mm f/1,4 DG DN | Art

Rivolto specificamente a fotografi professionisti e a fotografi non professionisti che si impegnano nel ritratto e in applicazioni di raffinata interpretazione visiva, l’eccellente Sigma 85mm f/1,4 DG DN (Art) offre e propone caratteristiche tecni che che compongono una autentica lista dei desideri, compilata per la più effica ce fotografia di alta qualità. Soprattutto, si segnalano e registrano definizioni otti che finalizzate alla più pertinente restitu zione bokeh e altre dotazioni indirizzate a un effetto di sfondo ottico perfezionato, sia per il ritratto sia per soggetti naturali. Allo stesso tempo e modo, Sigma ha prestato particolare attenzione per ottenere risultati ottimali a qualsiasi apertura del diaframma, a partire dalla generosa massima apertura relativa (f/1,4). Il disegno ottico di questo medio tele rivela una autorevole combinazione di vetro ad alto indice di rifrazione, cinque elementi Special Low Dispersion (SLD) e una lente asferica, con conseguente assenza di sco lorimento e fastidiosi effetti di retroillu minazione, combinata con una nitidezza estesa da centro a bordi dell’inquadratura. Numerosi controlli e funzioni lo rendono scelta adatta sia per la fotografia sia per la registrazione video.

Zoom ad ampia escursione, tutta tele, il Sigma 100-400mm f/5-6,3 DG DN OS (Contemporary) consente di approdare a modalità completamente innovative nell’osservazione del mondo, tanto da dischiudere eccezionali visioni della na tura, della fauna selvatica e -persino- nel fotogiornalismo. Opportunamente leggero, in relazione alla lunga escursione (1135g), adeguatamente sigillato e compatto per la sua portata (197,2mm), questo zoom della famiglia ottica Contemporary met te a frutto l’esclusivo know-how Sigma, ai vertici della progettazione ottica.

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Confermiamo, ribadendolo, che le riviste TIPA ri vendicano un ruolo di competenza fuori dal comune, capace di analizzare il mercato fotografico che dal proprio presente si proietta in possibili e potenziali scenari del futuro, immediato ma anche più lon tano. A diretta conseguenza, così profondamente studiati e motivati, i TIPA Awards si affermano co me i più qualificati e prestigiosi premi della tecnica e tecnologia fotografica, e per questo sono ambìti.

Ogni anno, i TIPA Awards scompongono il mercato, identificando al proprio interno categorie merceo logiche significative per se stesse e nell’insieme che disegnano e definiscono. A differenza delle analisi commerciali compilate su altri schemi, il punto di osservazione dei vivaci e brillanti TIPA Awards è as solutamente meno asciutto: soprattutto, è guida to da una competente visione reale e realistica del mercato fotografico, che dalla tecnica si proietta all’uso e, quindi, all’espressione creativa individuale.

COSÌ CHE In un certo senso, se l’analisi sui TIPA Awards po tesse essere ulteriormente approfondita, andan do oltre la sola elencazione delle relative indica zioni, si potrebbe ricavarne un autentico specchio dei tempi tecnologici della fotografia. Per quanto sia legittima, la visione e minuta moltiplicazione e scomposizione delle categorie (da anni assesta te sulla quantità di quaranta) sta a certificare, non solo suggerire, la radicale trasformazione della ge stione fotografica individuale, sia professionale sia non professionale, che oggi si allarga a tutto il pro cesso nel proprio insieme, più e diversamente di quanto non sia mai successo con la consecuzio ne della pellicola e relativo trattamento chimico. Dagli apparecchi, manco a dirlo, ai monitor, ma anche alla carta e ai software, il fotografo d’oggi, e ancor più di domani, deve estende esponenzial mente le proprie competenze di uso e capacità, fino a stabilire un percorso senza soluzione di con tinuità e mutevole, dalla forma ai contenuti. Anche questo, o forse soprattutto questo, offre materia di riflessione. Invece di inutili e aride dia tribe, dal punto di vista operativo, si tratterebbe di valutare quali e quante implicazioni parallele si ac compagnano con le trasformazioni tecnologiche. Senza pregiudizi, né preconcetti, l’argomento offre singolare materia di analisi, che potrebbe arricchi re i contenuti e le coscienze della fotografia, senza che sia necessario schierarsi su fazioni contrapposte. Angeli e demoni: c’è del bene e del male in tutto (ma anche in tutti, come puntualizzò la doppia per sonalità letteraria del dottor Jeckyll e di mister Hyde, che non dovremmo mai perdere di vista). Dunque, si tratta soltanto, e non già soprattutto, di mettere a frutto ciò che ciascuna tecnologia offre. Così co me, in tutta la lunga vicenda tecnica della fotogra fia, dalle proprie lontane origini, si sono scelti ap parecchi, accessori e obiettivi in ordine con le pro prie particolari necessità ed esigenze. Ma la Storia non ci insegna nulla, se decidiamo di dimenticarla.

Come abbiamo avuto già modo di sottolineare, per propria natura e personalità professionale, i direttori e redattori delle ventisei riviste fotogra fiche internazionali che compongono Technical Image Press Association (TIPA) sono -allo stesso momento- al vertice e alla coda del mercato. Al vertice, quando e per quanto debbono intuire le evoluzioni tecnologiche in divenire; alla coda, quan do e per quanto registrano, annotandole e magari commentandole, perfino motivandole, le perso nalità del mercato: comunque questo si esprima. Nella sessione giudicatrice, le discussioni tra i giurati nazionali manifestano ed esprimono quella vitalità che dà lustro al mercato. L’affermazione fi nale arriva al culmine di un processo estremamen te severo e approfondito. Nulla è lasciato al caso o sottovalutato. Come già annotato, svolgendo con doverosa deontologia e adeguato scrupolo il proprio ruolo, intermedio tra le realizzazioni dell’industria e le aspettative del pubblico, ogni anno, la giuria TIPA osserva il presente, tenendo aperti gli occhi anche sul possibile e potenziale futuro: avendo ben chiaro che ciò che conta non sono tanto le solu zioni che si risolvono in se stesse, seppur genial mente, quanto le intuizioni che sanno anche dare spessore generale all’intero mercato fotografico.

46 pianeta, assicura la fondatezza dei giudizi espressi e meriti accordati, che appunto derivano e dipendo no da una confortevole e concentrata osservazione tecnica a giro tondo, senza alcuna soluzione di con tinuità. La configurazione TIPA - Technical Image Press Association evita ogni possibile predominan za e preconcetto. Addirittura, risulta benefica, oltre che eccezionalmente efficace, la comunione di in tenti tra riviste dichiaratamente tecniche, che con competenza elevano le relative condizioni a valore assoluto e inviolabile, e riviste rivolte all’immagine, che subordinano il momento originariamente tec nico all’interpretazione creativa.

Dall’aggiudicazione, alla quale fa seguito la ceri monia ufficiale della consegna dei premi, per un anno, le aziende produttrici e distributrici possono combinare la presentazione dei relativi vincitori di categoria con l’identificazione dei TIPA Awards 2021: «Quando il marchio dei TIPA Awards appare in un annuncio pubblicitario, un pieghevole o sulla con fezione di un prodotto, potete esser certi che è stato meritato. I TIPA Awards sono un motivo di orgoglio per chi li attribuisce e per coloro che li ricevono». Ed è proprio vero.

Al di là delle filosofie di fondo, sollecitate proprio da momenti particolari, come lo è la qualificata e autorevole sintesi dei TIPA Awards, in se stessi i pre mi rappresentano un concentrato momento foca le della tecnologia fotografica attuale e futuribile.

press.associationtechnical.image.tipa.comTIPAawards

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Oggi, si combatte ancora con l’orrendo Covid-19, che ha cau sato due crisi allo stesso tempo. Quella economica è molto si mile a quelle che sono succes se in passato. Per esempio, lo scandalo delle startup per crea re una “new economy”, ma che ha provocato solo “new pover ty” di fallimenti dovuti alla spe culazione. Il crollo della Lehe man Brothers, nel 2008, è sta to bancario. Nel 2009, a New York, i negozi fallivano uno dopo l’altro e sulle vetrine si leggeva “last days” o “going out of busi ness”. Ci sono voluti alcuni anni per assorbire il disastro. Oggi è lo stesso, ma a causa del virus.

48 Nel 2009, il professor Marc Levoy, ricercatore di computer grafi ca, professore emerito presso la Stanford University, di Palo Alto, in California, e vicepresidente di Adobe Inc, e il suo studente Andrew Adams diedero dimo strazione di una macchina foto grafica molto avanzata, la Fran kencamera. Fu così nominato un prototipo digitale program mabile attraverso un software open source, costruito con com ponenti presi qua e là. Un po’ come fece il romanzesco dottor Frankenstein, di Mary Shelley, fantastico creatore della famo sa creatura, o come si arrangiò Steven Sasson per costruire la prima digitale, nel 1975. Presentata al board di una cor poration che faceva miliardi con la pellicola, ricevette una con discendente pacca sulla spalla, mentre il suo progetto venne messo rapidamente da parte. Il segreto fu svelato nel 2012, con una intervista dello stesso Steven Sasson al quotidiano Democrat & Cronicle, diffuso nell’area me tropolitana di Rochester, nello Stato di New Tecnicamente,York. la tecnolo gia della Frankencamera si autodefiniva Photography:Computationalqualcosache

L’industria fotografica entrò in crisi con la fine della pellico la, un evento che aveva eccita to gli informatici. Nell’Ottocen to, George Eastman capì che le macchine fotografiche era no lì per consumare pellicola, e molti produttori di macchine fotografiche di grande forma to scomparvero. Decise come e quando cambiare formato, e rese almeno il cento percento; il commercio, i finitori e i negozian ti circa il venti-trenta percento. Nell’era della pellicola, il de naro si muoveva rapidamente di mano in mano, il che mante neva solido l’intero sistema. Con la transizione al digitale (non importa quanto fossero alti i li velli di qualità), il sistema della pellicola non poteva funzionare.

Tuttavia, l’industria entrò in crisi anche a causa della stessa tec nologia che l’aveva creata. Oggi, si combatte ancora con l’orrendo Covid-19, che ha causato due crisi allo stesso tempo. Quella economica è molto simile a quelle che sono successe in passato. Per esempio, lo scandalo delle startup per creare una “new economy”, ma che ha provocato solo “new poverty” di fallimenti dovuti alla speculazione. Il crollo della Leheman Brothers è stato bancario. TRA LE PIEGHE DEL COMMERCIO FOTOGRAFICO

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/ MERCATI / VENGO ANCH’IO ILLUSIONI E REALTÀ

andava oltre le digitali di allo ra, con la esclusiva funzionalità di poter regolare il piano di messa a fuoco a posteriori. Il progetto diventa realtà e viene lanciato sul mercato nel 2011, con il no me Lytro dalla Lytro Inc. La se rie cresce con la Lytro Illum, nel 2015, e la Lytro Light Field, per poi svanire tre anni dopo. Il prezzo non era altissimo, ma la lentezza operativa e il pe so dei file non ebbero fortuna. Opposta che più non si può a questa strada, nel 2015, spunta la Konost FF configurazione di gitale a telemetro nata dall’idea del solito studente americano. Laureato alla prestigiosa Cornell University, di Ithaca, ancora nel lo Stato di New York, lasciata la ibrido ottico-digitale, che sosti tuisce prismi, specchi e camme. Lo sforzo è meritevole di pre mi, ma è facile pensare che, no nostante tanta tecnologia spaz zatura, un prodotto del genere non troverà sufficienti ammi ratori per sopravvivere. Il tenta tivo Konost è andato contro la logica dell’industria: mantenere lo stesso modello, da rinnovare dopo un paio di anni con l’ag giunta di una funzione qualun que, da presentare come una rivoluzione. Ovviamente, non Intel, Bob Lian si dedica alla Ko nost Electronics startup fonda ta l’anno prima. Di straordinario c’è un concetto non nuovo, ma di élite, per il ritorno alla mac china fotografica digitale senza troppe complicazioni. La Konost di alluminio, con la livrea disegnata a Taiwan, ri corda le linee curve della Leica, richiamata anche dall’innesto a baionetta M, ormai di dominio pubblico. La messa a fuoco av viene sempre per sovrapposi zione di immagini con il mirino tutti ci cascano e si tengono stretta la macchina “vecchia”. La Konost, di Bob Lian, che pare avere una posizione im portante in Samsung, è l’ultima creata d progettisti romanti ci, dopo la reflex “al passato” Nikon Df. Sullo scabro sito ko nos.com, ancora si legge che il gusto della fotografia sta nella «composizione e nella cattura dello scatto perfetto della sce na nella quale sei immerso».

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IMMAGINI CONTRO Se non sappiamo pensare un’im magine diversa, meglio rimanere a casa. Se non cerchiamo, non sentiamo l’esigenza di un’imma gine diversa, riflesso delle no stre aspirazioni, significa che non ce l’abbiamo dentro. Che ci accontentiamo dello sguar le buone motivazioni del reo e l’ingiustizia insita in certe leggi e regolamenti, come i rapporti di forza imposti con la violenza, l’ipocrisia, l’imbroglio.

Dietro la bellezza formale degli scatti di celebrati maestri occi dentali si nasconde il tentati vo continuo, incessante, di far sentire “gli altri” come intrusi nella storia, che è occidentale per definizione. Una storia che magnifica una civiltà ricca di bellezza impareggiabile, di cui i non-europei e i non-bianchi non possono godere. La bellez za di quelle fotografie ha da to una parvenza di verità a ciò che vedeva lo sguardo dell’alta borghesia bianca, al potere in Europa e nelle colonie. Schiac ciando e offuscando con ama bilità lo sguardo degli altri. La fotografia dei soddisfatti è stata imposta come la fotografia di tutti. Una fotografia a mo’ di ci liegina sulla torta della vita. Per quelli per cui la vita è una torta. Per gli altri la fotografia somi glia più alla carne, al sangue del la vita. Può essere carne e san gue, può costare carne e sangue. La fotografia dei soddisfatti è stata imposta ai sottomessi e ai vinti. La forma, la buccia senza il frutto, il surrogato della poesia. Che dei drammi dell’umanità fa un utile involucro. Le pene del mondo sono ridotte a immagini gradevoli e consumabili, buone per ornare scatole di cioccolatini o barattoli di caffè. Mi torna in mente l’acritica arroganza dei miei ricchi compagni di scuola. Acritica perché stavano sempre tra di loro. Si identificavano con i più forti. Erano i rampolli dei più forti. Il potere affida alla fo tografia, fin dalle sue origini, lo sciagurato compito di dividere gli uomini. ■ ■ (da Fotografia e destino. Appunti sull’immagine; Mimesis Edizioni, 2020)

Può l’immagine amare così tanto la vita da cambiarne il destino?

Può l’immagine aggiungere qualcosa alla vita? Un attimo di immagine per ogni attimo di vita. di Tano D’Amico... LA STORIA DELL’UMANITÀ, LA STORIA INTIMA DELL’ANIMO UMANO, DELLO SPIRITO...

FOTOGRAFIA E SOCIETÀ

L’immagine può fondersi con la realtà? Può modificare la realtà? Non dopo, ma prima di esse re realizzata - perché lo sappia mo tutti che poi, una volta resa pubblica, l’immagine influisce sulla realtà. È di questo che ab biamo vissuto, cineasti, fotogra fi di movimenti... E il punto è: mentre viene fatta, l’immagi ne può fondersi con la realtà e cambiarne il percorso? Anche per poco, intendo, anche solo negli attimi in cui l’immagine trova la sua forma, negli attimi in cui occhio e obiettivo sono puntati sulla realtà. Può l’imma gine mischiarsi con la vita? Non dopo, ma mentre la si fa, istan te per istante? Un attimo di im magine per ogni attimo di vi ta. Può l’immagine aggiungere qualcosa alla vita? Può aiutarla? Può opporsi alla morte? L’im magine può amare così tanto la vita da cambiarne il destino?

/ NELLE IMMAGINI POSSIAMO LEGGERE / OLTRE L’APPARENZA

UNAGUARDANDOFOTOGRAFIA Spesso guardiamo le fotografie con l’atteggiamento, lo sguar do, gli occhi del maestrino, del professorino, del dottorino. Con l’alterigia ignorante e vuota di chi si sente chiamato a giudi care la vita, piuttosto che a vi verla. Per dare voti alle imma gini così come alla vita. Alcune fotografie ci invitano a farlo, ci spingono ad assume re quel ruolo, ci fanno sentire in quel ruolo. Sono fotografie ruffiane, concepite con gli occhi di chi vuole compiacere, ingan nando. Così accade che certe fotografie vengano osannate, difese, moltiplicate, proposte e riproposte. Che vengano ritenu te importanti da quei maestri ni che danno voti. Ed è proprio questo tipo di immagine che ci gonfia di vanità, di vacuità, di presunzione, di supponenza, di arroganza. Fotografie concepi te per la parte peggiore di noi. Fotografie servili e tronfie che rivestono di nuova perfezione do di chi comanda. Che, di chi comanda, prima o poi, avremo lo sguardo. Che, prima o poi, ci conformeremo al suo potere. Indipendentemente, ormai, da quel che le immagini comuni cano. Indipendentemente da quel che rappresentano. Signi ficherà che ci siamo adattati, conformati al potere dominan te. Uniformati, adeguati. Non ci sarà più immagine vi vente, con una sua personali tà, una sua dignità. L’immagi ne sarà immaginetta per ogni occasione, quella che si adat ta a ogni discorso, che sia pro o contro. Ma di solito è contro. Contro di noi. Contro chi si op pone a leggi ingiuste. Contro chi si oppone all’ingiustizia, con tro chi si batte per i più svan taggiati, contro gli svantaggiati, contro quelli che non hanno e non cercano potere. Le fotogra fie acritiche, casuali, non par tecipate, impudiche, sguaiate, sgraziate ci rappresenteranno senza pietà, tramuteranno i no stri gesti in reato. Una fotografia bella, una fo tografia che porta a simpatiz zare con il ribelle, non è mai stata portata in un’aula di tri bunale. Non avrebbe fatto altro che echeggiare e moltiplicare formale i nostri luoghi comu ni. Che mostrano, bellissime e rifulgenti, il niente nello sguar do della buona borghesia in ternazionale Immagini che esistono per la nostra sete frustrata di potere: forse si trova proprio lì la radice maligna di tutto. Un desiderio perverso, e sempre presente, che le immagini alimentano. Accolte, rimirate, glorificate, non si contano le fotografie che celebriamo. Montagne di ciarpame per titillare il nostro sciagurato bisogno di potere su persone e cose. Solo per soddisfare il nostro desiderio di appartenenza a una vorace, acritica, ignorante, arrogante, conformista piccola borghesia globalizzata e normalizzata. Bellezza e perfezione sen za verità sono, della bellezza e della perfezione, la buccia senza il frutto.

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