FOTOgraphia 264 settembre 2020

Page 1

GIAN PAOLO BARBIERI AUDREY HEPBURN / SETTEMBRE 2020 / NUMERO 264 / ANNO XXVII /

264

MilanoDCB-1comma1,articolo46),numero27-02-2004,ilLeggein(convertito353/2003D.L.-postaleabbonamentoinSpedizione-SpAItalianePoste7,50,€Mensile,

NONNELLAFOTOGRAFIAEOSSERVAZIONIRIFLESSIONICOMMENTISULLARIVISTACHETROVIINEDICOLA / Sottoscrivi l’abbonamento a FOTOgraphia per ricevere 10 numeri all’anno al tuo indirizzo, a 65,00 euro Online all’indirizzo web in calce o attraverso il QRcode fotographiaonline.com/abbonamento ABBONAMENTO ANNUALE 10 numeri a 65,00 euro info:Per abbonamento@fotographiaonline.com0436716602srlgraphia

NINO MIGLIORI IL TUFFATOREMilanoDCB-1comma1,articolo46),numero27-02-2004,ilLeggein(convertito353/2003D.L.-postaleabbonamentoinSpedizione-SpAItalianePoste7,50,€Mensile, 264 / SETTEMBRE 2020 / NUMERO 264 / ANNO XXVII /

NONNELLAFOTOGRAFIAEOSSERVAZIONIRIFLESSIONICOMMENTISULLARIVISTACHETROVIINEDICOLA / Sottoscrivi l’abbonamento a FOTOgraphia per ricevere 10 numeri all’anno al tuo indirizzo, a 65,00 euro Online all’indirizzo web in calce o attraverso il QRcode fotographiaonline.com/abbonamento ABBONAMENTO ANNUALE 10 numeri a 65,00 euro info:Per abbonamento@fotographiaonline.com0436716602srlgraphia

MilanoDCB-1comma1,articolo46),numero27-02-2004,ilLeggein(convertito353/2003D.L.-postaleabbonamentoinSpedizione-SpAItalianePoste7,50,€Mensile,

GIOVANNI GASTEL MAGALI / SETTEMBRE 2020 / NUMERO 264 / ANNO XXVII / 264

NONNELLAFOTOGRAFIAEOSSERVAZIONIRIFLESSIONICOMMENTISULLARIVISTACHETROVIINEDICOLA / Sottoscrivi l’abbonamento a FOTOgraphia per ricevere 10 numeri all’anno al tuo indirizzo, a 65,00 euro Online all’indirizzo web in calce o attraverso il QRcode fotographiaonline.com/abbonamento ABBONAMENTO ANNUALE 10 numeri a 65,00 euro info:Per abbonamento@fotographiaonline.com0436716602srlgraphia

MilanoDCB-1comma1,articolo46),numero27-02-2004,ilLeggein(convertito353/2003D.L.-postaleabbonamentoinSpedizione-SpAItalianePoste7,50,€Mensile, OLIVIERO TOSCANI ANGELO E DIAVOLO264 / SETTEMBRE 2020 / NUMERO 264 / ANNO XXVII /

NONNELLAFOTOGRAFIAEOSSERVAZIONIRIFLESSIONICOMMENTISULLARIVISTACHETROVIINEDICOLA / Sottoscrivi l’abbonamento a FOTOgraphia per ricevere 10 numeri all’anno al tuo indirizzo, a 65,00 euro Online all’indirizzo web in calce o attraverso il QRcode fotographiaonline.com/abbonamento ABBONAMENTO ANNUALE 10 numeri a 65,00 euro info:Per abbonamento@fotographiaonline.com0436716602srlgraphia

GABRIELE BASILICO LE TRÉPORT / SETTEMBRE 2020 / NUMERO 264 / ANNO XXVII / 264

MilanoDCB-1comma1,articolo46),numero27-02-2004,ilLeggein(convertito353/2003D.L.-postaleabbonamentoinSpedizione-SpAItalianePoste7,50,€Mensile,

NONNELLAFOTOGRAFIAEOSSERVAZIONIRIFLESSIONICOMMENTISULLARIVISTACHETROVIINEDICOLA / Sottoscrivi l’abbonamento a FOTOgraphia per ricevere 10 numeri all’anno al tuo indirizzo, a 65,00 euro Online all’indirizzo web in calce o attraverso il QRcode fotographiaonline.com/abbonamento ABBONAMENTO ANNUALE 10 numeri a 65,00 euro info:Per abbonamento@fotographiaonline.com0436716602srlgraphia

MilanoDCB-1comma1,articolo46),numero27-02-2004,ilLeggein(convertito353/2003D.L.-postaleabbonamentoinSpedizione-SpAItalianePoste7,50,€Mensile, FERDINANDO SCIANNA MARPESSA / SETTEMBRE 2020 / NUMERO 264 / ANNO XXVII / 264

NONNELLAFOTOGRAFIAEOSSERVAZIONIRIFLESSIONICOMMENTISULLARIVISTACHETROVIINEDICOLA / Sottoscrivi l’abbonamento a FOTOgraphia per ricevere 10 numeri all’anno al tuo indirizzo, a 65,00 euro Online all’indirizzo web in calce o attraverso il QRcode fotographiaonline.com/abbonamento ABBONAMENTO ANNUALE 10 numeri a 65,00 euro info:Per abbonamento@fotographiaonline.com0436716602srlgraphia

MilanoDCB-1comma1,articolo46),numero27-02-2004,ilLeggein(convertito353/2003D.L.-postaleabbonamentoinSpedizione-SpAItalianePoste7,50,€Mensile,

TONI THORIMBERT LA RAGAZZINA DEL ’74 / SETTEMBRE 2020 / NUMERO 264 / ANNO XXVII /

264

NONNELLAFOTOGRAFIAEOSSERVAZIONIRIFLESSIONICOMMENTISULLARIVISTACHETROVIINEDICOLA / Sottoscrivi l’abbonamento a FOTOgraphia per ricevere 10 numeri all’anno al tuo indirizzo, a 65,00 euro Online all’indirizzo web in calce o attraverso il QRcode fotographiaonline.com/abbonamento ABBONAMENTO ANNUALE 10 numeri a 65,00 euro info:Per abbonamento@fotographiaonline.com0436716602srlgraphia

GIANNI BERENGO GARDIN GRAN BRETAGNA / SETTEMBRE 2020 / NUMERO 264 / ANNO XXVII / 264

MilanoDCB-1comma1,articolo46),numero27-02-2004,ilLeggein(convertito353/2003D.L.-postaleabbonamentoinSpedizione-SpAItalianePoste7,50,€Mensile,

NONNELLAFOTOGRAFIAEOSSERVAZIONIRIFLESSIONICOMMENTISULLARIVISTACHETROVIINEDICOLA / Sottoscrivi l’abbonamento a FOTOgraphia per ricevere 10 numeri all’anno al tuo indirizzo, a 65,00 euro Online all’indirizzo web in calce o attraverso il QRcode fotographiaonline.com/abbonamento ABBONAMENTO ANNUALE 10 numeri a 65,00 euro info:Per abbonamento@fotographiaonline.com0436716602srlgraphia

MAURIZIO GALIMBERTI JOHNNY DEPP / SETTEMBRE 2020 / NUMERO 264 / ANNO XXVII /

264

MilanoDCB-1comma1,articolo46),numero27-02-2004,ilLeggein(convertito353/2003D.L.-postaleabbonamentoinSpedizione-SpAItalianePoste7,50,€Mensile,

NONNELLAFOTOGRAFIAEOSSERVAZIONIRIFLESSIONICOMMENTISULLARIVISTACHETROVIINEDICOLA / Sottoscrivi l’abbonamento a FOTOgraphia per ricevere 10 numeri all’anno al tuo indirizzo, a 65,00 euro Online all’indirizzo web in calce o attraverso il QRcode fotographiaonline.com/abbonamento ABBONAMENTO ANNUALE 10 numeri a 65,00 euro info:Per abbonamento@fotographiaonline.com0436716602srlgraphia

Chiediamo che la Fotografia sia giudicata con pari dignità. Roberto Tomesani; a pagina 48 Il signor Dodgson sperimentò che grazie alla fotografia poteva avvicinare diversi personag gi di quel mondo della creatività che lo attrae va moltissimo: pittori, poeti, scrittori e gente di teatro. Diego Mormorio; a pagina 46 Questo è un altro discorso, per un altro gior no. Lello Piazza; a pagina 37 Loro sono anche la migliore compagnia. Mau rizio Rebuzzini; a pagina 33 / Copertina In edizione speciale, da collezione (?), in oc casione del restyling formale, con accompa gnamento di un rinnovato modo di affronta re e svolgere i contenuti, nove soggetti iconici: Gian Paolo Barbieri (Audrey Hepburn); Nino Migliori (Il tuffatore); Giovanni Gastel (Magali); Oliviero Toscani (Angelo e diavolo); Gabriele Basilico (Le Tréport ); Ferdinando Scianna (Marpessa); Toni Thorimbert (La ragazzina del ’74); Gianni Berengo Gardin (Gran Bretagna); Maurizio Galimberti (Johnny Depp)

Fotografia nei francobolli Dalla compendiosa analisi Fotografia nei francobolli , di Maurizio Rebuzzini, in corso d’opera e prossima pubblicazione, emissio ne filatelica statunitense in omaggio a Lewis W. Hine (1874-1940), con propria immagine iconica, dal foglio Souvenir di venti Masters of American Photography, del 13 giugno 2002 07 / Editoriale Vita condotta anche con la Fotografia 08 / 1/125 di secondo Paradossalmente, ogni Autore Fotografo è spes so identificato per una sua sola Fotografia: per un centoventicinquesimo di secondo SENZA GRADUATORIA. In avvio di que sta edizione speciale e particolare di FOTOgraphia (settembre 2020), in evi dente restyling formale e di contenuti (?), è doveroso un chiarimento. Sia in anticipazione delle nove coperti ne con fotografie iconiche di nove autori italiani di spicco, dallo scorso giugno, sia in sintesi visiva, su questo stesso nume ro, a pagina nove, la sequenza di pre sentazione è scandita dalla successione Gian Paolo Barbieri (ritratto di Audrey Hepburn), Nino Migliori (Il tuffatore), Gio vanni Gastel (Magali), Oliviero Toscani ( Angelo o diavolo), Gabriele Basilico (Le Tréport ), Ferdinando Scianna (Marpes sa), Toni Thorimbert ( La ragazzina del ’74 ), Gianni Berengo Gardin (Gran Breta gna / Morris Minor 1000) e Maurizio Ga limberti ( Johnny Depp). Non c’è graduatoria, ma avvicenda mento per così dire estetico, con alter nanze sulle tre file di altrettante tre im magini. Nulla di diverso, con propria ge nesi progettuale scandita da passi sem pre più e meglio mirati. Quindi, nelle relazioni giornalistiche a presentazione e commento del senso del le scelte, che certamente hanno escluso più di quanto abbiano accluso, vengono analizzati passi attraverso i quali abbiamo dato valore a questa sintesi, e non ad altre. Del resto, questo princìpio selettivo si allinea con una delle condizioni fondanti della stessa Fotografia, le cui inquadratu re e composizioni escludono più di quan to includano (riflettiamoci). Da cui, ogni scelta coerente e concentrata (e motiva ta) va accettata; forse, addirittura condivi sa. Per tanti versi è questo il corretto ap proccio ai casellari (fotografici, per quanto ci interessa e compete) compilati con at tenzione e dedizione. Però, se qualcuno intendesse frequen tare altre ipotesi, ciascuna appagante di se stesso, è libero di farlo. In definitiva, vo lendo anche approfondire, la realtà è ine vitabilmente più semplice di come possa apparire. Gli accadimenti possono conce dersi il lusso di essere -o sembrare- com plicati. Gli Uomini, invece, sono sempre più semplici di quanto ci si immagini.

/ 22/ / 14/ / 16/ / 39/ / 10/ / 12/ 264 SOMMARIOPRIMA COMINCIAREDI

■ FOTOgraphia Abbonamento 10 numeri 65,00 euro. Abbonamento annuale per l’estero, via ordinaria 130,00 euro; via aerea: Europa 150,00 euro, America, Asia, Africa 200,00 euro, gli altri paesi 230,00 euro. Versa menti: assegno bancario non trasferibile intestato a Graphia srl Milano; vaglia postale a Graphia srl - PT Milano Isola; su Ccp n. 1027671617 intesta to a Graphia srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano; addebiti su carte di credito CartaSì, Visa, MasterCard e PayPal (info@fotographiaonline.com).

■ A garanzia degli abbonati, nel caso la pubblicazione sia perve nuta in spedizione gratuita o a pagamento, l’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e in suo pos sesso, fatto diritto, in ogni caso, per l’interessato di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione ai sensi della legge 675/96.

■ 2020 / 264 - Anno € 7,50 aassociataRivista TIPA www.tipa.com

■ È consentita la riproduzione di testi e fotografie, magari citando la fonte (ma non è indispensabile, né obbligatorio farlo).

■ Manoscritti e fotografie non richiesti non saranno restituiti; l’Editore non è responsabile di eventuali danneggiamenti o smarrimenti.

Fotocomposizione DTP e selezioni litografiche: Rouge, Milano Stampa: Arti Grafiche Salea, Milano

■ ■ Nella stesura della rivista, a volte, utilizziamo testi e immagini che non sono di nostra proprietà [e per le nostre proprietà valga sempre la precisazione certificata nel colophon burocratico, qui sopra]. In assoluto, non usiamo mai proprietà altrui per altre finalità che la critica e discussione di argomenti e considerazioni. Quindi, nel rispetto del diritto d’autore, testi e immagini altrui vengono riprodotti e presen tati ai sensi degli articoli 65 / comma 2,70 / comma 1bis e 101 / comma 1, della Legge 633/1941 / Protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio.

■ Nessuna maggiorazione è applicata per i numeri arretrati.

■ SETTEMBRE

12 / Ancora... Life In una bibliografia pluridecennale, Life è riu scita a curare un ennesimo titolo: Life. The Classic Collection di Antonio Bordoni 14 / Bandiera iconica La fotografia di Joe Rosenthal scattata sull’isola di Iwo Jima in due rievocazioni cinematografi che: Flags of Our Fathers, di Clint Eastwood, del 2006, e Il sesto eroe, di Delbert Mann, del 1961 Ricerca iconografica di Filippo Rebuzzini 16 / Sullo scaffale Nove monografie firmate dai nostri odierni nove autori iconici, tra attualità e Tempo 19 / Nove Nove Nove Autori italiani di spicco, ciascuno con una propria immagine iconica: dalle nove co pertine in attualità di Maurizio Rebuzzini 34 / Esauriti i riti... In mancanza di attese, approfondiamo il Wor ld Press Photographer of the Year 2020 : Ya suyoshi Chiba di Lello Piazza 38 / Fotografie iconiche Photo Icons, di H-M Koetzle, è Storia di 50 fo tografie straordinarie di Angelo Galantini 44 / Angeli e demoni Vogliamo parlarne? di mFranti 46 / Lewis Carroll Scrittori e Fotografia di Diego Mormorio 48 / © = Copyright Per la professione di Roberto Tomesani 50 / Edward Burtynsky Sguardi su di Pino Bertelli / 24/ / 14/ / 17/ / 42/ / 34/ / 13/ SOMMARIO DIRETTORE RESPONSABILE Maurizio Rebuzzini ART DIRECTION Simone Nervi IMPAGINAZIONE Maria Marasciuolo REDAZIONE Filippo Rebuzzini CORRISPONDENTE Giulio Forti FOTOGRAFIE Rouge / Ottavio Maledusi SEGRETERIA Maddalena Fasoli HANNO COLLABORATO 9 Autori con proprie immagini iconiche Pino RobertoMarcoLelloDiegoOttavioAngelomFrantiAntonioBertelliBordoniGalantiniMaledusiMormorioPiazzaSaielliTomesani www.FOTOgraphiaONLINE.com Redazione, Amministrazione, Abbonamenti: Graphia srl - via Zuretti 2a, 20125 Milano MI 02 66713604 redazione@fotographiaonline.com ■ FOTOgraphia è venduta in abbonamento. ■ FOTOgraphia è una pubblicazione mensile di Graphia srl, via Zuretti 2a, 20125 Milano. Registrazione del Tribunale di Milano numero 174 del Primo aprile 1994. Poste Italiane SpA - Spedizione in abbona mento postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge il 27-02-2004, nu mero 46), articolo 1, comma 1 - DCB Milano.

XXVII -

EDITORIALE Maurizio Rebuzzini

7 Verba volant, scripta manent è una locuzione latina che -quantomeno-ilideeall’intenzioneconcludereunaanalfabeti);spessociòladellaseimponiamorature.scrittivocerifrasidichiamarePurtroppo,delsignifica“Leparolevolano,gliscrittirimangono”.Fapartelessico,frequentatoinoccasionichesiritengonoidonee.algiornod’oggi,imomentiopportuniperriilconcettosonodeviatidallospiritooriginario,spessoreeprofonditàbensuperiori.Oggigiorno,lapesottolineachebisognaratificaregliaccordipresia-perché,perl’appunto,“leparolevolano,mentreglirimangono”-atestimonianzaecertificazioneduInsomma,nonfidiamocidell’onoredinessuno,mascritture“notarili”inequivocabili.Invece,ilprincìpiooriginarioera/èstatoaltro.Inrapidità:avetequalcosadacomunicare,alfinechealtribeneficinovostraopinionee/oriflessione,andateaparlarnetragente,perché“leparolevolano”(Verbavolant),mentrechescriveteneilibri“rimanerinchiuso”inbiblioteche,inaccessibiliaipiù(magari,aitempi,soprattuttoappunto,Scriptamanent.Seciconcediamorilevazioneaquestoproposito,nonpossiamochechel’usoattualeèdiametralmenteoppostooriginaria.Dalcuorecheinduceadivulgareeparole,sièapprodatiallacinicamentechepreservapropriostatogiuridicoelapropriacondizionesociale,ointendefarlo.Tracciatequestelineeguida,rimangonodaconsiderare dendolocomprometteredaiallegri,condivisoimparato,momentononconfidaretomenoproprieipropricomportamentialriguardo.Ognunodinoi,nelleazioni-perquantociriguardaeinteressa,quanqui,inFotografia-,deveimpossessarsiditantoechequestoapprocciosiarilevanteeapprezzabile,soltantopersé.Dobbiamo“rassegnarci”avivere,dalchenonc’èaltraalternativa.Ciòcheabbiamoeorasappiamo,nonètesoroindividuale,mavaedistribuito.Bisognaapprodareamodidifarecheconsentanodiabolireognisfumaturanegativaproblemiapparentementepiùscottanti,senzaperaltrol’argomentodelqualecisioccupa,renbanale,impoverendolodeipropricontenuti.Agireversogli

altri,perglialtri,primachepersestessi,

difficileutilelasciarequestaBarbieri,laprezzarepossiamobattiamocicheleneppurepiù:ognitradividui,rapportatoDavista),diretto,significaarricchirelenostreesistenze.Ogniincontro,siasiainterposto(magari,dallepaginediquestarièuntassellodialmenoduevite:lanostrael’altrui.unpuntodivistastorico,qualsiasiistanteèbreve;maall’esistenzaumana,noncosìbrevepergliinpertuttinoi.Apparentemente,ognitrasmissionepersonehaunpropriosoggettoesplicito,mainrealtàParolapuòsignificare,espessosignifica,moltodilarelativitàdellecoseinquestomondo.Infondo,mapoitantoinfondo,nonèlagentechearrivaalinterpretazioni.Èpiùverochesonoleinterpretazioniplasmanolagente.AncheinFotografia,perquantocompetesoprattuttoinFotografia,siamonoichecominprimalineapersalvaguardarequantononcipermetterediperdere,etranoidobbiamoapinostrireciprocidoverieoneri(eonori).AncheconParola...soprattuttoconlaParola.DaeconGianPaoloautorediunadellenovecopertineiconichediedizionespeciale/particolare:«Èunnostrocompitoallegenerazionifuturequalcosachepossaessereloronell’intraprenderequestomestiere,semprepiùecomplesso».

Ovviamente, in qualche misura (lecita), il richiamo esplicito e palese del titolo è stereotipato. Per certi versi, è un tempo di otturazione (di antica memoria?) che identifica l’istantanea, distinguendola dalla posa: statisticamente, 1/125 di se condo potrebbe essere il tempo di ot turazione comune e collegiale delle nove fotografie iconiche (dei relativi au tori, ma non soltanto di loro) che si al ternano sulle nove co pertine personalizzate di questa attuale edi zione speciale di FOTOgraphia, in occasio ne del proprio restyling grafico e di contenuti (anche di questi). Qui e ora, non ser ve richiamare antiche lezioni di Fotografia, relative al tempo di otturazione standard ottimale, svincolato da altre esigenze es pressive, che appar tengono a insegna menti ormai abban donati (forse): tempi di otturazione più bre vi, per congelare mo vimenti del soggetto; tempi di otturazione più lunghi, per regi strare eventuali mos si del soggetto, oppu re per consentire im postazioni adeguata mente “chiuse” del diaframma, al fine di estendere la distribu zione della profondi tà di campo. In definitiva, in assenza di altre necessità e intenzioni, il Cen toventicinquesimo di secondo è sta to per decenni l’equilibrio formale più frequentato dalla Fotografia e dai Fo tografi (per quanto, poi, non significhi nulla, a fronte di inquadrature, com posizioni e visioni a lungo meditate). Sempre in riferimento alle attuali no ve immagini iconiche, anche le inqua drature e composizioni in sala di po sa, nel conforto del controllo minuzio so di tutti i parametri da frequentare e applicare, sono altrettanto riconducibi li al Centoventicinquesimo di secondo, in sincronizzazione lampo con ottura tori centrali (medio e grande formato). Da cui e per cui... stereotipo fotografico adeguatamente corretto, prima che si gnificativo di quanto rappresenta. Accettata la convenzione, come de ve essere acconsentita, in proseguo di considerazioni e riflessioni, questo fati dico Centoventicinquesimo di secon do, comunque sia, un tempo infinite simale, rimane incollato all’esistenza di molti e molti fotografi, non solo ai no stri odierni compagni di avventura. Nel senso che, spesso (forse sempre), un autore è riconosciuto per una sua so la Fotografia, e a questa continuativa mente ricondotto: un Centoventicin quesimo di secondo di Vite fotografi che che si sono protratte e allungate sui decenni, in relazione e dipendenza del le rispettive anagrafi. Vogliamo richia marne alcune?: l’apicoltore Ronald Fi sher, di Richard Avedon; l’anonimo che salta, davanti alla Gare Saint Lazare, di Parigi, per Henri Cartier-Bresson; l’e migrante / immigrato davanti al pa lazzo della Pirelli, a Milano, di Uliano Lucas; il miliziano spagnolo (più dello sbarco in Normandia), di Bob Capa; il bacio all’Hotel de Ville, a Parigi, di Ro bert Doisneau; l’appassionato bacio in Times Square, a New York, il V-J Day, di un marinaio avvinghiato a una croce rossina, di Alfred Eisenstaedt; “W Fau sto”, di Tino Petrelli; Nude Belgravia, di Bill Brandt; la fami glia di immigrati (ita liani), nel deposito ba gagli di Ellis Island, a New York, di Lewis W. Hine (anche uno dei venti soggetti del fo glio filatelico Souvenir Masters of PhotographyAmerican , emes so il 13 giugno 2002 [su questo numero, a pagina tre]); i preti ni, di Mario Giacomelli; la Migrant Mother, di Dorothea Lange; il ponte di terza classe, di Alfred Stieglitz; la ban diera statunitense is sata in cima al mon te Suribachi, sull’iso la di Iwo Jima, di Joe Rosenthal [in ricostru zioni cinematografi che, su questo nume ro da pagina quattor dici]; il cadavere di Al do Moro nel bagaglia io della Renault R4 rossa, di Gianni Gian santi; la luna che sor ge a Hernandez, New Mexico, di Ansel Adams; il pifferaio, di Werner Bischof; Two Shells, di Edward Weston… e ancora e ancora altro. Già! Soffermiamoci sulle Fotografie e relativi Autori delle nostre attuali no ve copertine in comunione di inten ti, con limitate osservazioni trasversa li che si esprimono con una intenzio ne mirata e indirizzata: quella di solle citare in ciascuno il desiderio di visioni complementari a ciò che appare sulla superficie a tutti evidente, per consi derare anche (soprattutto?) quell’ac compagnamento intimo che defini sce ogni Fotografia. Al solito, invitia

Gian Paolo Barbieri (1935) ha realizzato il ritratto dell’attrice Audrey Hepburn nel 1969, a trentaquattro anni, quando già la sua carriera di fotografo di moda era ampiamente consolidata.

Per anni presente alla Mostra del cinema di Venezia, per realizzare ritratti in mo saico, Maurizio Galimberti (1956) è inviolabilmente legato al suo Johnny Depp, del 2003, realizzato a quarantasette anni.

Anche Giovanni Gastel (1955) era già fotografo più che affermato, quando, nel 1995, a quarant’anni, realizzò l’ampio servizio con la top model Magali, per Elle Italia Figlio d’arte (di Fedele Toscani; 1909-1983), Oliviero Toscani (1942) ha vissuto sempre a stretto contatto con la Fotografia. Angelo e diavolo è stato soggetto di una campagna Benetton, nel 1991, quando l’autore era quarantanovenne. Il compianto Gabriele Basilico (1944-2013) ha realizzato l’iconica Le Tréport, nel 1985, a quarantun anni, nell’ambito della Mission Photographique de la DATAR Con intuito eccezionale, quando fu prestato alla moda, con gli stilisti Dolce & Gab bana, il fotogiornalista Ferdinando Scianna (1943) convocò la modella olandese Marpessa (Hennink; 1964): prima campagna, ambientata in Sicilia, con l’iconica posa a Caltagirone, nel 1987, quando Ferdinando Scianna aveva quarantaquattro anni.

8

Clamoroso: Nino Migliori (1926; il prossimo ventinove settembre... novantaquat tro anni) ha scattato il suo iconico Tuffatore, nel 1951: a venticinque anni.

/ A PROPOSITO DI / di Maurizio Rebuzzini (Franti) 1/125 DI SECONDO

Attualmente tra i più quotati fotografi di moda, e non solo, e autorevole Voce in riflessione fotografica, Toni Thorimbert (1957) ha fotografato la Ragazzina del ’74, a diciassette anni, guidato dal proprio approccio a tematiche sociali del tempo.

Per quanto l’auto fotografata da Gianni Berengo Gardin (1930; il prossimo dieci ottobre, novant’anni) sia identificata da molti per ciò che effettivamente è (an che), Morris Minor 1000, la sua attribuzione ufficiale è Gran Bretagna, dal servizio realizzato nel 1977, a quarantasette anni.

9

e del vero, ovvero della Vita nel proprio svolgersi, era guidato anche dal proprio approc cio alle tematiche sociali di quei primi anni Settanta. A seguire, tanta fotogra fia di moda di alto profilo e tanta e tale riflessione fotografica teorica. Ma! Ma quella “ragazzina” si è imposta icono graficamente, sia del suo percorso fo tografico (riferimento limitato a noi), sia del suo essere emblematico e rappre sentativo di un Tempo: da cui, infiniti utilizzi in retrovisioni sociali e politiche. Sul lato anagraficamente opposto, in misura e senso paradossali, Olivie

Mia Photo Fair 2016. Casualmente (?) esposti e presentati in due stand uno di fronte all’altro (29 Arts in Progress e Admira), Gian Paolo Barbieri e Nino Migliori si sono incrociati nel corridoio antistante. Immancabile solidarietà e scambio di foto grafie: Monica Bellucci per Dolce & Gabbana, in cambio del Tuffatore. E Gian Paolo Barbieri annota il proprio indirizzo, facendo tavolino della schiena di Nino Migliori.

Centesimi di secondo è titolo di una sostan ziosa monografia del compianto Fulvio Roi ter (1926-2016), che nel 1984 ordinò e raccolse sue significative foto grafie bianconero di inizio carriera, per l’ap punto centesimi di se condo catturati alla Vita: istanti che avrebbero dovuto rimanere effimeri, ma che la Fotografia ha reso perenni. Da e con Jean-Michel Folon (19342005), autorevole illustratore e pittore belga che è stato capace di vivere l’ar te contemporanea come Arte della Vi ta, in accompagnamento alla mono grafia di Fulvio Roiter: «È un tipo vera mente straordinario. / Ogni tanto ritor na da uno sperduto angolo di mondo. / Dalla sua valigia tira fuori un incredi bile disordine di immagini che noi os serviamo per più giorni». Con relative responsabilità. ■ ■

ro Toscani (1942) ha realizzato la sua iconica Angelo e diavolo, in campa gna Benetton, a quarantanove anni, in solida maturazione professionale. Per quanto estranei e lontani da qualsivo zata tra le nove del nostro percorso. Questo significa nulla, non soltanto poco, anche perché i nostri compagni di viaggio (compreso Gabriele Basili co, prematuramente mancato all’ini zio del Duemilatredici, a sessantano ve anni) smentiscono tutti le proprie anagrafi, presentandosi e offrendosi con brillantezze di pensiero e azione solitamente (scioccamente) riferite a età ben diverse: la classe non è acqua e non è influenzata dal carico degli an ni. Spesso, è vero l’esatto contrario. Gli estremi Nino Migliori e Toni Tho rimbert, da una parte, e Oliviero Tosca mo a non pensare alla Fotografia co me arido punto di arrivo, magari verso e per se stessi, ma fantastico e privile giato s-punto di osservazione in avan ti... specialmente verso la Vita, non ne cessariamente soltanto la propria. Senza intendere alcuna graduato ria, come neppure abbiamo inteso farlo quando abbiamo ac costato tra loro le nove individualità fotogra fiche, un certo passo paradossale e strava gante riguarda Nino Migliori: nato il 29 set tembre 1926 (per no vantaquattro anni al la fine di questo mese), ha scattato il suo Tuffa tore iconico nel 1951... a venticinque anni. Nei decenni a seguire, ha frequentato in lungo e largo la Fotografia creativa ed espressi va, con innumerevoli e avvincenti indirizzi. Ma! Ma, quando ognu no si riferisce a lui, dia mine, si riconduce in violabilmente a que sta visione, diciamola così, giovanile. In rapporto anagra fico, altrettanto va an notato per Toni Tho rimbert (1957; peral tro, il più giovane dei nove autori che ac compagnano questa edizione trettantogiornalistica),redazionale/lacuialiconica

10 ni, dall’altra, non hanno altro significa to che statistico. Però, se proprio in tendiamo rimanere qui, questi valori temporali sono emblematici di come e quanto la Fotografia d’Autore sia in differentemente attraversata da talen to spontaneo ed esperienza e matu rità: in entrambi i ca si, sotto la guida della creatività individuale, che si riconduce al cuore degli stessi Fo tografi. La Fotografia che si afferma nel Tem po, e resiste al suo inevitabile logora mento, è sempre gesto d’Amore, sia in adempimento di incarichi professionali, sia in intenzione inti ma, svincolata da qual sivoglia cere,qui;netornareanchemosecondoconcatenazioneForse,soluzionetronicipidentitifiarazionesicadarene,Infine,vincolo.inconclusioevitiamodiricorlasequenzaclasdeitempidiottudellaFotograinproprimomen“meccanici”,antecel’attualitàditemdiotturazioneeletsenzaalcunadicontinuità.lasuccessioneedaunaunmillesidisecondo,epoioltre,potrebbeutileachinonèinformato:ma,nonma,nonora.Però,pervostropiaricordiamoche

gazzina del ’74 realizzata a diciasset te anni di età, in avvio di sua perimpegnosionale,darizzolano,dell’UmanitariafrequentazionediMileggendarioindidiconcretaesoliformazioneprofesquandoilsuoeinteresselaFotografiadalvero

Life. The Classic Collection [prima e quarta di copertina]; centouno fotografie della storia della celebre rivista, venticinque delle quali estraibili (20,2x25,5cm); Books International, 2008; 144 pagine 25,3x34cm, cartonato con sovraccoperta.

Dal punto di vista formale, l’operazio ne editoriale è altrettanto impeccabi le. Ogni fotografia da staccare dal vo lume, sulle cui pagine è trattenuta da quattro linguette ai vertici, è protetta da una velina di salvaguardia; una vol ta tolta la copia, sulla pagina rimane co munque la riproduzione litografica, sì da non compromette re la consecuzione visi va dell’intera opera illu strata. Quindi, da non sottovalutare, tutte le fotografie sono ade guatamente didasca lizzate e commentate. Per la cronaca, an cora, oltre le centou no fotografie della Life. The Classic Collection, la monografia propo ne altre sei immagini: cinque a corredo del la breve introduzione, più una finale della classica posa in studio dei fotografi dello staff, ordinati nell’inquadra tura (riconosciuti mol ti soggetti, capiamo di essere all’inizio degli anni Sessanta). Di più non c’è da osservare, considera to che le fotografie in quanto tali esulano da qualsivoglia com mento che possa ag giungere qualcosa an cora al proprio valore, affermatosi nell’im maginario collettivo e specialistico: appun to, Classic Collection, e più classic di così è difficile immaginare. Magari, ci sarebbero da commentare sia alcune scelte sia la se quenza delle fotogra Antonio

/ IN MONOGRAFIA / di

Le illustrazioni che accompagnano questa presentazione, estratte dalla serie di ven ticinque fotografie staccabili dalla raccolta Life. The Classic Collection, provengono dal sito http://images.google.com/hosted/life, che offre l’intero archivio fotografico storico della casa editrice, organizzato per molteplici chiavi di ricerca.

Archivio FOTOgraphia

Bordoni ANCORA... LIFE

Come preavvertito, le immagini non possono essere usate commercialmente, ma debbono restare in ambiti privati. In deroga, che ci siamo concessi da soli, le pubblichiamo complete e comprensive del watermark “Life”, in basso a destra. (pagina accanto, in alto) V-J Day (Time Square, New York City, 14 agosto 1945), di Alfred Eisenstaedt, e The Walk to Paradise Garden (1946), di W. Eugene Smith.

12

Quante tante monografie illustrate so no state realizzate, attingendo dal ca piente archivio fotografico di Life? Tan te, per quanto mai troppe (fino all’ap prezzata edizione italiana Life. I gran di fotografi, pubblicata da Contrasto Books, nel 2004). I punti di vista dei curatori che da decenni si cimentano sono stati veramente eterogenei: han no spaziato dalla celebrazione cronolo gica di date alla rievocazione di argo menti (cinema, guerre, costume, fer rovie e altro ancora), con compilazio ni sempre attente e coinvolgenti. Tali -ovvero coinvolgenti-, almeno per co loro i quali, noi tra que sti, sanno emozionar si di fronte alla Foto grafia, colgono il sen so e ritmo del Tempo che scorre e delle trac ce (indelebili?) che la scia dietro di sé. Così, in un’epoca di consumi rapidi e insi pidi, dai quali c’è chi sta lontano, si potreb be considerare con cluso il luminoso ca pitolo delle monogra fie illustrate di Life , che ormai dovrebbe ro aver detto tutto, ri velato tutto, mostrato tutto.UnaErrore!volta ancora, e una di più (evviva!), l’intelligenza riesce di nuovo a stabilire una sostanziosa differen za. Dieci anni fa, circa, la divisione Life Books ha raccolto e pubbli cato un’altra, ennesi ma selezione storica di immagini. Il titolo della raccolta fotografica al la quale ci riferiamo è addirittura provocato rio, disarmante:apparentemente Life. The Classic Collection, che ripete e ribadisce il per corso di tante altre edi zioni precedenti. Tan to che, di primo acchi to, verrebbe da pensa re “che noia!”, “ancora!”, “e... basta!”. Inve ce, come appena rilevato, si impone l’in telligenza dei curatori, che hanno com piuto un affascinante passo in avanti. Oltre presentare centouno fotogra fie del fotogiornalismo di Life (appunto classiche), autentiche immagini iconi che del Novecento (tutte a piena pagi na, sette su doppia pagina), la raccolta ne offre venticinque da staccare dal vo lume, un quarto del totale, pronte per essere incorniciate e appese alla pare te: in buona dimensione 20,2x25,5cm. Ecco qui l’idea nuova, l’idea che dà senso e sapore all’intera edizione. In somma, l’idea che rivela anche come certa editoria internazionale sia ade guatamente più intelligente di altre (soprattutto italiane, dedite più alla ri cerca di confortanti commissioni/com mistioni pubbliche che all’esercizio del proprio compito istituzionale).

Archivio FOTOgraphia

13 fie staccabili dal volume, tutte riferite alla cultura e socialità degli Stati Uni ti, in equilibrio tra storia, avvenimen ti epocali e momenti di relax. Ma, fa cendolo, non si aggiungerebbe né to glierebbe nulla al senso complessivo e globale della affascinante monografia: consapevolmente americanocentrica. Ancora, e sulla stessa lunghezza d’on da, volendolo fare, ma non è proprio il caso, si potrebbe sottilizzare sulla com binazione dei capitoli e la consecuzio ne delle immagini, che riprendono -ri petendoli- schemi e passi già adotta ti in precedenti raccolte, ma lasciamo perdere: sarebbe ridicolo, oltre che su perfluo. Quando si incontrano imma gini iconiche della Storia della Fotogra fia, c’è soltanto da stare zitti, e ascolta re in silenzio il loro messaggio, che an cora oggi raggiunge la mente e il cuo re con lancinante energia. In chiusura, sintetizziamo la storia della celebre testata. Con un laconico annuncio del 27 marzo 2007, l’editore Time Inc ha decretato e motivato la ter za chiusura di Life, che già aveva cessa to le pubblicazioni settimanali all’inizio degli anni Settanta del Novecento, per poi riprendere come mensile (dal 1978 al 2000), prima della più recente perso nalità abbinata a una identificata serie di quotidiani: «Benché presso il pubbli co l’idea della rivista Life come supple mento settimanale di molti quotidiani sia stata un grande successo, la crisi di questi media e le prospettive nel mer cato pubblicitario ci inducono a rinun ciare a ulteriori investimenti nell’iniziati va». Evidentemente, non bastò che Life venisse distribuita in tredici milioni di

copie da centotré quotidiani e occu passe il terzo posto nella classifica de gli inserti di questo tipo.

Nata nel 1936 come settimanale am piamente illustrato (il suo ideatore Hen ry Luce concepì un giornale dove «le im magini avrebbero avuto la stessa im portanza delle parole»), Life interrom pe una prima volta le pubblicazioni il 29 dicembre 1972. Nonostante cinque mi lioni e mezzo di copie vendute, il news magazine arrivava a perdere circa die ci milioni di dollari l’anno a causa del la pubblicità che stava abbandonando la carta stampata per la televisione. Ri lanciata nel 1978 come mensile, Life so pravvisse ancora fino al Duemila, quan do venne chiusa per la seconda volta. Risorse nel 2004 come supplemen to di quotidiani; ora, Life si trova solo sul web, non più come rivista, ma co me collezione di oltre dieci milioni di immagini. Tutte queste fotografie, che coprono gli eventi e i temi più impor tanti del Ventesimo secolo, possono es sere scaricate for free, a patto che non se ne faccia uso commerciale. Più del novanta percento di questa immensa collezione, non è mai stata pubblicata. Da non credere; oppure, da cre dere e accedere e frequentare per propria convinta partecipazione in dividuale a una delle leggende del fotogiornalismo dal Novecento.

Nell’autunno 1989, Time Magazine realizzò una edizione speciale per i centocinquant’anni della Fotografia (1839-1989)... fotogiornalistica. La copertina di questo fascicolo ri chiama undici soggetti: quattro dei quali fanno anche parte della sele zione Life. The Classic Collection In ordine: Rita Hayworth (1941), di Bob Landry (una delle venticinque fotografie estraibili dalla monogra fia); V-Day, Times Square, New York City (1945), di Alfred Eisenstaedt (al tra fotografia estraibile); Among the Mourner (1945; soldato che suona la fisarmonica ai funerali del presiden te Franklin D. Roosevelt), di Edward Clark; Life in 3-D (1952), di J. R. Eyer man (ancora uno dei venticinque soggetti estraibili dalla monografia).

SOLOONLINE// /QR codeALTRE IMMAGINI

■ ■

La partecipazione della Fotografia a Flags of Our Fathers è quantitati vamente modesta. Si risolve nelle se quenze iniziali dei marine che issa no la bandiera in cima al monte Suri bachi, a certificazione della presenza nell’isola e intenzione a conquistarla militarmente. Da qui, parte il raccon to della finalizzazione della fotogra fia, per la raccolta di fondi a sostegno dell’impegno bellico degli Stati Uniti: ed è questa la qualità della presenza fotografica nel film, che sottolinea co me e quanto la Fotografia influenzi la nostra vita I sei marine vengo no richiamati in patria, dove -per l’appuntosono presentati come eroi da offrire al pub blico: serate a invito, con tanto di rievoca zioni del gesto, anche in forma pittorica e in sculture improvvisate di grande impatto e ri chiamo. In particolare, il film sottolinea subi to, non soltanto presto, l’influenza che ebbe la fotografia, una vol ta pubblicata sulle pri me pagine dei quoti diani statunitensi: e qui sta il linguaggio della Fotografia, con tutti i propri stilemi (e, dunque, la differenza tra l’istantanea della bandiera originaria e l’epicità dell’immagi ne di Joe Rosenthal). In ogni caso, va registrato che la fotografia ha vinto il premio Pulitzer ed è stata ripro dotta su francobolli, poster, magliette, ol tre ad essere spesso parodiata/omaggia ta in richiamo a even ti da sottolineare con forza e decisione, in virtù soprattutto del la sua appartenenza di diritto alla memo ria collettiva. Ricerca FOTOgraphia

La fotografia iconica della bandiera statunitense issata sul monte Suribachi (isola di Iwo Jima), scattata da Joe Rosenthal, il 23 febbraio 1945, è base dei film Flags of Our Fathers, di Clint Eastwood, del 2006, e Il sesto eroe, di Delbert Mann, del 1961. (qui sotto) Francobollo statunitense dell’11 luglio 1945, in busta dedicata.

iconografica di Filippo Rebuzzini BANDIERA ICONICA Archivio

14 Il 23 febbraio 1945, le forze armate sta tunitensi conquistano un prezioso ter ritorio: per l’occasione, cinque marine e un medico issarono la bandiera stel le-strisce sulla sommità del monte Su ribachi, nell’isola di Iwo Jima. Fotogra fato da Joe(seph) Rosenthal, dell’As sociated Press, il momento è diventa to uno dei contrassegni della Seconda guerra mondiale, un simbolo per l’e roismo americano e una “icona” della Fotografia trasmigrata a piè pari sulla Storia. E qui, non entriamo nel merito della vicenda dell’autentica bandiera, issata prima di questa, che esula dalle consi derazioni odierne. Invece, per intenzione, ci occupiamo del la trasposizione cine matografica della fotografia di Joe Rosenthal. Diretto da Clint Eastwood, il film Fla gs of Our Fathers, del 2006, è stato sceneg giato da Paul Haggis, sulla base del roman zo omonimo di James Bradley: una biografia dei sei uomini nella fo tografia, scritta dal fi glio di uno di loro. Nel film, Joe Rosenthal ha il volto dell’attore Ned Eisenberg, che gli as somiglia molto. Con l’occasione, ri cordiamo che prima di Flags of Our Fathers, la vicenda di questa Fotografia epocale e iconica arrivò al cine ma nel 1961: The Out sider, del regista Del bert Mann, che in Italia è stato trasformato in Il sesto eroe. Si raccon ta la storia (reale? inter pretata?) di Ira Hamil ton Hayes (l’attore Tony Curtis), elevato a eroe nazionale per aver issa to la bandiera sul mon te Suribachi (dunque, si narra di uno dei sei marine della Fotogra fia, generalmente riferita all’isola di Iwo Jima). Frastornato da tanta attenzione, Ira Hayes diventa alcolizzato, e poi tro va la forza di uscire dal tunnel. Ancora a complemento, va segnalato che Clint Eastwood ha girato due film simultaneamente. Oltre la conquista di Iwo Jima, ha raccontato la difesa dell’i sola dal punto di vista dell’esercito giap ponese. Film epocale, film commoven te, Lettere da Iwo Jima è stato sceneg giato sulla base delle memorie del ge nerale Tadamichi Kuribayashi, coman dante in capo a Iwo Jima.

■ ■ / CINEMA / di Maurizio Rebuzzini /

Considerando che in esordio di carriera, nella seconda metà degli anni Settanta, Gio vanni Gastel scattava circa tremila fotografie l’anno per la moda, in funzione di redazio nali e pubblicità, immaginiamo quanto sia stato problematico selezionare quanto per comporre la mostra Quarant’anni di storia e di immagini, allestita al milanese Palazzo della Ragione, nell’autunno Duemilasedici. Identificabile come “antologica”, questa rassegna ha composto i tratti di un viaggio “immaginario” che l’attento fotografo ha percorso districandosi tra committenza e sperimentazione, in interpretazioni creative senza soluzione di continuità. Impeccabile anche l’immancabile volume-catalogo.

Giovanni Gastel; a cura di Germano Celant; Silvana Editoriale, 2016; 500 fotografie; 528 pagine 21x24cm; 45,00 euro.

OLIVIERO TOSCANI. CARO AVEDON Vogliamo partire da questo, giusto per contestualizzare quelle trasversalità fotografiche che ci sono care? Nell’autoritratto (giovanile) di copertina, Oliviero Toscani ha al collo una Leica M4-2 nera (?) e tiene il flessibile collegato all’obiettivo di ripresa di una Sinar Norma 8x10 pollici (nello studio Ballo + Ballo della sorella Marirosa e Aldo Ballo?), fissata su trep piedi Gitzo. Da notare, ancora, la testa a snodo Sinar originaria e lo châssis Polaroid 8x10 pollici. Questa è la forma a tutti apparente, dalla copertina. I contenuti del libro sono, poi, altrettanto raffinati e istruiti. Con il pretesto di rivolgersi a venticinque fotografi di spicco internazionale, Oliviero Toscani riflette e fa riflettere sui termini attuali dell’esercizio della Fotografia, qualsiasi cosa questa significhi per ciascuno di noi. Oliviero Toscani. Caro Avedon; Solferino, 2020; 192 pagine 14x21,5cm; 15,00 euro.

16 / SULLO SCAFFALE / di Angelo Galantini

GIAN PAOLO BARBIERI. MADAGASCAR Originariamente pubblicata in edizione Allemandi, nel 1994, la monografia Madagascar, di Gian Paolo Barbieri, è stata successivamente proiettata nel mercato librario planetario dalla successiva edizione Taschen Verlag, del 1997. Dopo le Seychelles (1984) e Tahiti (1989 e 1998), ulteriore fantastico e avvincente percorso tropicale, alle origini della cultura che ha segnato le tappe evolutive della Vita, della Specie. Pensiamo che gli Uomini che adoravano la pietra eressero l’inquietante Stonehenge: quegli Uomini, i nostri Antenati, volti anonimi, sono ancora vivi in tutti noi, nei loro discendenti; mentre Stonehenge, e quello che rappresentava, è morta. Come affer ma Gian Paolo Barbieri con le proprie Fotografie: è l’Uomo a continuare in eterno. Gian Paolo Barbieri. Madagascar ; Taschen Verlag, 1997; 128 pagine 26x32,5cm.

NINO MIGLIORI. STRAGEDIA USTICA 1980 Per quanto l’anagrafe di Nino Migliori segnali il giro di boa dei novant’anni, la sua creatività fotografica è ancora oggi una delle più vivaci tra quante se ne manifestano attorno a noi. Con la tecnica definita a “lume di candela”, in caratteristica formale delle sue interpretazioni, esordita nel Duemilasei con Lumen, ha realizzato ottantuno composizioni evocative di una delle più misteriose stragi avvenute nel nostro paese: incidente aereo (?) al largo di Ustica (Palermo), il 27 giugno 1980; per l’appunto, qua ranta anni fa, con ottantuno vittime. Allestite in mostra, nell’Ex Chiesa di San Mattia, a Bologna, le fotografie sono raccolte in un avvincente volume-catalogo. Nino Migliori. Stragedia Ustica 1980; a cura di Lorenzo Balbi; Edizioni MAMbo (Museo d’Arte Moderna di Bologna), 2020; 192 pagine 21x28,5cm; 20,00 euro. GIOVANNI GASTEL

GABRIELE BASILICO. BORD DE MER

TONI THORIMBERT. SEDUCTION OF PHOTOGRAPHY Convinto e consapevole progetto di Toni Thorimbert, capace di riflettere sulla Fotografia, oltre a realizzarla con diversi indirizzi. Racconto di storie... di attrazioni che trovano la propria essenza al di fuori del soggetto e dell’autore. Toni Thorimbert: Seduction of Photography. In due edizioni, 2016, di 76 pa gine 19,7x26,2cm: 300 copie numerate e firmate / 25 copie, numerate da 275 a 300, in box di plexiglas 27,6x21x3,7cm, con una stampa 20x26,5cm in carta baritata, numerata da 1 a 25 e firmata dall’autore. GIANNI BERENGO GARDIN. IL LIBRO DEI LIBRI Casellario di oltre duecentocinquanta libri, aggiornato al Duemilaquattordici di edizione. Nell’imponente volume, di trecentododici pagine, l’argomento è introdotto da un acuto testo di Peter Galassi: «Non conosco altre figure altrettanto significative nel mondo della fotografia della seconda metà del Novecento il cui lavoro sia così profondamente radicato nei libri fotografici o che ne abbiano realizzati una simile quantità».

MAURIZIO GALIMBERTI. POLAROID PRO ART Rarità bibliografica, alle origini del percorso espressivo e creativo di Maurizio Galim berti. Per quanto il fascicolo non gli sia attribuito ufficialmente, tutte le illustrazioni, le considerazioni, le opinioni e la didattica sono inviolabilmente sue. Certo, a seguire, si registrano tante e tante edizioni librarie preziose e prestigiose, ma questo ritorno agli albori, in tempi di Polaroid Image Pro, identifica da dove tutto (non soltanto molto) è partito. Per non sottolineare, poi, il gusto malvagio di una segnalazione particolare. (Maurizio Galimberti). Polaroid Pro Art; Polaroid Italia, 1993; 70 pagine 21x20,5cm.

Gianni Berengo Gardin. Il libro dei libri, a cura di Bruno Carbone; Contrasto Books, 2014; 312 pagine 23,5x28,5cm, cartonato; 39,00 euro.

17

Confessione dovuta. Da tempo, lo scaffale della nostra libreria personale sul quale sono ordinate le monografie di Gabriele Basilico è poco consultato. Sì, i volumi che possediamo sono affascinanti; no, il dolore che proviamo incontrando le com mosse dediche che ci ha lasciato è ancora insostenibile. Sfogliamo e risfogliamo le edizioni postume (è prematuramente mancato all’inizio del Duemilatredici), tra le quali questa, pubblicata da Contrasto Books, che ogni volta offre scoperte nuove. Gabriele Basilico. Bord de Mer ; Contrasto Books, 2017; 152 pagine 28x24cm; 45,00 euro.

FERDINANDO SCIANNA. MARPESSA. UN RACCONTO La combinazione fotografica tra l’autorevole fotogiornalista Ferdinando Scianna (Magnum Photos; per lungo tempo, l’unico italiano nella prestigiosa e autorevole Agenzia), in prestito alla moda, e la modella Marpessa è rivelata in una ottima monografia, che consideriamo tra i titoli fondanti della Storia prossima della Fotografia. Consistente ed esaustivo l’apparato fotografico, che esordisce con il primo incarico, nel 1987, per gli stilisti Dolce & Gabbana; ecce zionale, quindi, l’esemplare testo di Ferdinando Scianna... da leggere e rileggere e rileggere. Ferdinando Scianna. Marpessa. Un racconto; Leonardo Editore, 1993; 120 pagine 30x40cm.

NOVENOVE

19

di Maurizio Rebuzzini Come rilevato in altri interventi redazionali, su questo stesso numero speciale di settembre 2020 avviato con nove copertine iconiche, su medesi mo impianto giornalistico, qualsiasi siano e in co munque si esprimano, le scelte individuali vanno accolte. Addirittura, accettate. Certo, altri potreb bero percorrerne di diverse, ma ogni “scelta” è giusto tale, e ha motivazioni proprie. Nel momento in cui si sono identificate e pro poste nove immagini di altrettanti nove autori italiani di spicco, allo stesso momento, se ne so no esclusi tanti e tanti altri, altrettanto meritevo li di attenzione e richiamo “iconico”. Del resto, è questo il senso di ogni indicazione: omette più di quanto includa. Ma, attenzione, non ignora, e lo fa con dolore, certamente... ma lo deve fare. Per quanto, volendola rilevare anche così, que sta sia una delle condizioni fondanti della stessa Fotografia, le cui inquadrature e composizioni es cludono più di quanto includano (riflettiamoci), la condizione sussiste, e va accettata. Per tanti versi è questo il corretto approccio ai casellari (fotogra fici, per quanto ci interessa e compete) compilati con attenzione e dedizione. (per quanto realizzato all’interno di un proprio tragitto lungo e articolato), sfruttando una so stanziosa opportunità che gli è stata consentita, ottenendo il meglio in questa stessa occasione, è per se stessa Individualmente,affascinante.noiapprezziamo l’unico col po (per quanto realizzato all’interno di un proprio tragitto lungo e articolato, ribadiamolo), pur co scienti che non abbiam o idea se abbiamo mai esercitato il nostro. In definitiva, questo lo si capi sce, lo si può capire solo alla Fine, quando ci si volta indietro a considerare la Vita trascorsa. Per ora, è vitale la sensazione che la nostra unica oppor tunità sia ancora là fuori ad aspettarci. Esistiamo consapevoli che dobbiamo e possiamo ancora vivere il nostro vero colpo. Fotografia a parte, in metafora, questo è uno dei pensieri che, decenni fa, ci ha colto nell’unico no stro breve soggiorno a Los Angeles, in California, a metà degli anni Ottanta del Novecento, quando andammo a visitare il Bradbury Building, in cen tro città (downtown), polveroso gioiello architet tonico di antica bellezza, tuttora più luminosa e duratura di quella di tutti i grattacieli in marmo e vetro che ormai lo sovrastano come un esercito

Dunque, nove autori italiani (Gian Paolo Barbieri, Nino Migliori, Giovanni Gastel, Oliviero Toscani, Ga briele Basilico, Ferdinando Scianna, Toni Thorimbert, Gianni Berengo Gardin e Maurizio Galimberti), da considerare e avvicinare in propri termini “ico nici”, consapevoli anche che non si tratta di sintesi enciclopedica esaustiva -ci mancherebbe altro-, ma cammino da percorrere tutti assieme. Dopo di che, considerazione non certo se condaria, l’idea di un Uomo -nel nostro caso, un Fotografo- che lascia il segno con un unico colpo di energumeni. Le sue linee ornate e le superfici di piastrelle smaltate hanno sfidato e vinto i tra dimenti degli Uomini e della Natura.

Il fastoso Bradbury Building è sopravvissuto a terremoti e sommosse (tante ce ne sono state a Los Angeles), a periodi di abbandono e decaden za, e a una città (e società) che non si cura spesso di salvaguardare quel poco di cultura e radici che possiede. Ancora, sono eccezionali il suo enorme lucernario dell’atrio, i pavimenti di piastrelle mes sicane e le decorazioni in ferro battuto.

Nel momento in cui questa edizione speciale di FOTOgraphia di settembre 2020, in numero da collezione con nove copertine iconiche a scelta, ha identificato e proposto nove immagini di altrettanti nove autori italiani di spicco, allo stesso momento, ne ha esclusi tanti e tanti altri, altrettanto meritevoli di attenzione e di richiamo “iconico”. Del resto, è questo il senso di ogni indicazione: omette più di quanto includa. Ma, attenzione, non ignora

Ricordo personale. Il primo incontro profes sionale con Giovanni Gastel, data alla primavera Millenovecentottantasette, quando lo intervistai per il primo numero, di avvio, del mensile PRO, successivamente Foto PRO, datato al maggio di quell’anno: entrambi eravamo sostanzialmente giovani, lui più di me, per quanto, a trentuno anni, era già fotografo ben affermato nel mondo della moda; tanto che, va ricordato, in un tempo nel quale fotografava circa tremila soggetti l’anno, per redazionali e pubblicità, nell’ottobre 1985, a trent’anni da compiere di lì a qualche mese, aveva realizzato tutti i servizi del mensile Mondo Uomo, a partire dalla Riprendiamocopertina.daquella lontana intervista, pre monitrice di quanto tanto sarebbe successo in seguito: «Con la fotografia, ho cominciato molto presto, a diciassette anni, mentre frequentavo ancora il liceo, che stavo finendo con grandi diffi

Aneddoto significativo, riferitoci dallo stesso Gian Paolo Barbieri: a Roma, in quel 1969, Audrey Hepburn si è presentata in sala di posa con un sacchetto contenente sue pantofole... «Per non sporcare il fondale»!

A infittire ulteriormente questo “mistero” -qui in metafora sulle e per le nostre attuali considera zioni fotografiche relative a immagini iconiche-, in seguito, George Wyman non ha più proget tato un palazzo di qualche importanza, né a Los Angeles, né altrove negli Stati Uniti: il Bradbury Building è stata la sua unica opportunità! Esaurita la metafora, comunque sia significati va, per quanto estranea alla Fotografia, torniamo in compagnia dei nostri nove Autori, ciascuno rappresentato da una propria immagine iconica, aggiungendo ulteriori considerazioni e riflessio ni. In ordine di presentazione ufficiale, alla quale non corrisponde alcuna intenzione graduatoria [su questo stesso numero, a pagina quattro]: Gian Paolo Barbieri, Nino Migliori, Giovanni Gastel, Oliviero Toscani, Gabriele Basilico, Ferdinando Scianna, Toni Thorimbert, Gianni Berengo Gardin e Maurizio Galimberti.

Nino Migliori: Il tuffatore, 1951. Come se, a ven ticinque anni, la Fotografia di Nino Migliori (29 settembre 1926; novantaquattro anni alla fine di questo mese) avesse già manifestato quanto ave va da esprimere e pronunciare; in ripetizione, da altrove: datazione emblematica di come e quan to la Fotografia d’Autore sia indifferentemente attraversata da talento spontaneo ed esperienza e maturità. In entrambi i casi, sempre sotto la gui da della creatività individuale, che si riconduce al cuore degli stessi Fotografi. Nei decenni e decenni e decenni a seguire, Nino Migliori ha frequentato in lungo e largo la Fotografia creativa ed espressiva, con innu merevoli e avvincenti indirizzi. Tanto che è do veroso e necessario richiamare qui l’ampia ed esaustiva retrospettiva bolognese (aggiornata al Duemilatredici di proprie date espositive) Nino Migliori a Palazzo Fava. Antologica, che si è of ferta e proposta come la più ampia e articolata mostra allestita con le opere di uno tra i più im prevedibili e multiformi artisti nel campo della Fotografia. Indiscutibilmente, Nino Migliori è og gi considerato un vero architetto della visione, al culmine di un percorso artistico di grande rilievo a livello Autoreinternazionale.capacediindagare, penetrare ed entra re nei molteplici aspetti del reale, naturalmente li disvela… nel momento in cui palesa se stesso, in perfetta sintonia con il proprio Io interiore. Quelle di Nino Migliori sono opere fotografiche genia li, sempre guidate da sperimentazioni attente e mirate, mai banali, che annullano il Tempo e si allungano al di là: ovunque voglia approdare l’os servazione di coloro verso i quali indirizza la pro pria visione. Del resto, come spesso osserviamo, la Fotografia vale soprattutto per ciò che ciascuno, avvicinandola e assorbendola, trova in se stesso.

Gian Paolo Barbieri: ritratto dell’attrice Audrey Hepburn (Audrey Kathleen Ruston Hepburn; 1929-1993), belga di nascita, inglese di formazio ne e statunitense per carriera, considerata una delle più eleganti e raffinate personalità del mondo cinematografico di tutti i tempi: memo rabile e seducente la sua interpretazione nel film Colazione da Tiffany (Breakfast at Tiffany’s), di Blake Edwards, del 1961, dall’omonimo romanzo di Truman Capote, del precedente 1958. Realizzato nel 1969, in redazionale Valentino per Vogue Italia, questo ritratto è effettivamente ico nico dell’autore, che pure ha realizzato centinaia/ migliaia di Fotografie di valore, in garbato stile e con personalità riconoscibile e riconosciuta, dalla moda all’etnico, dalla ricerca personale allo still life di fiori, da-a tanto altro ancora. Personalmente, per Gian Paolo Barbieri abbiamo un altro riferi mento iconico, che preferiamo (preferiremmo), all’interno di un cammino che certo non ha lesi nato “icone”, tra le quali è difficile e imbarazzante sceglierne e isolarne una soltanto: Aepyornis Egg, del 1994, anche copertina dell’avvincente e coin volgente monografia Madagascar (in edizioni Allemandi, del 1994, e Taschen Verlag, del 1997).

20

Edificato nel 1893, in gloria duratura, il Bradbury Building è stato progettato da un disegnatore sconosciuto, pagato cinque dollari la settimana. Quando ideò l’edificio, nel 1892, George Wyman -eccoci a lui- non vantava alcuna laurea in archi tettura e nessuna referenza come progettista: ep pure, il suo prospetto ha prodotto una struttura capace di durare ben più di un secolo e di mera vigliare generazioni di architetti a venire (uno dei quattro edifici di Los Angeles iscritto nel National Register of Historic Places, nel 1971, e nel National Historic Landmark, nel 1977).

Giovanni Gastel: Magali; 1995. Redazionale mo da per Elle Italia. Successivamente, il soggetto è stato rielaborato per una proposta advertising per la Ferrari FF (Ferrari Four).

Tutto questo, anche questo, per rilevare che pochi hanno avuto coraggio e forza di affrontare la personalità “comunicativa” di Oliviero Toscani, magari fino a spingersi alle sue energiche posi zioni contro la pena di morte e aspetti amari della società dello spettacolo (da e con Guy Debord).

Riguardo Angelo e diavolo, Oliviero Toscani an nota che è una fotografia tra le più “faticose” da lui realizzate; afferma di avere impiegato anni a trova re i soggetti giusti per questo doppio ritratto utiliz zato per una campagna United Colors of Benetton.

Sulla sua fotografia storicizzata come Le Tréport, del 1985, realizzata al nord della Francia, nell’am bito dell’autorevole Mission Photographique de la DATAR (Délégation interministérielle à l’amén agement du territoire et à l’activité régionale), per la quale ha operato sulle coste del Nord della Francia, dal confine con il Belgio a Le Mont Saint Michel, Gabriele Basilico è stato esplicito: «Di tutte le fotografie che ho realizzato per DATAR, questa è quella che mi piace di più; c’è molto che potrei riferire al riguardo, ma il termine che preferisco è contemplazione. Contemplazione significa spen dere più tempo nell’atto di vedere, ignari del tem po, lasciandosi alle spalle la velocità e le acrobazie della fotografia ad alta rapidità, permettendoti di affondare quasi meditativamente nella bellezza della natura e dissolversi in essa». Punto! a pagina

(continua

31)

21 coltà. Ho cominciato mettendomi in società con due ragazze che uscivano dall’Istituto Europeo di Design. Mi ricordo che ci eravamo trovati as sieme in vacanza; tutti e tre volevamo essere fo tografi. Loro erano appena diplomate, e siamo partiti, anche se nessuno di noi tre sapeva molto bene cosa significasse». A domanda introduttiva, «Perché proprio la fo tografia?», Giovanni Gastel rispose, in propria per correnza: «Pensavo che avrei fatto lo scrittore... i soliti sogni di gioventù. Una ragazza che avevo allora mi spinse invece alla fotografia. All’inizio, lo feci con tranquillità. La fotografia non si presen tava certo come la passione della mia vita, ma lo è diventata; quindi, avevo anche più spirito criti co: ero molto severo con il mio modo di lavorare. Comunque, aprii lo studio con il nome della ra gazza; sono quei passaggi romantici che a dicias sette anni si possono anche fare. In realtà, non era proprio uno studio. Lavoravamo a casa di una delle due e attraverso conoscenze riuscimmo ad arrivare al primo cliente: un’agenzia di promotion. Di notte, scattavamo still life in 35mm [!]. Poi, non ci hanno più permesso di lavorare in casa. «Allora abbiamo chiesto a Nick Giordano di pre starci il suo studio. Lui era un reporter, e dunque stava spesso in giro; mentre lui era fuori, noi po tevamo continuare il nostro lavoro in sala di po sa. Penso che facessimo cose spaventose, però è stato il mio primo contatto reale con la fotografia. Di quel periodo, ricordo che fotografavo un po’ di tutto: matrimoni, fototessera, ritratti, piccoli still life, quel che capitava. Non rifiutavo niente. In quel periodo, un cliente molto divertente è stata una rivista di bambini. Avevano visto le mie pri me fotografie. Mi hanno chiamato per realizzare le illustrazioni di tutta la rivista... copertina, inter no... tutto. Poi, invio la fattura, e mi ritorna indietro. Vado a controllare, e non c’era più niente: erano spariti tutti. Primo buco della mia vita; dopo, sono stato più attento... molto più attento». Su Oliviero Toscani, qui presente con Angelo e diavolo, del 1991, tutti hanno detto e scritto di tut to, magari a partire dalle sue campagne Benetton degli anni Ottanta e Novanta del Novecento, spesso controverse: fino alla solenne ufficiali tà del concetto. Una delle fotografie di Oliviero Toscani di campagna Benetton è inclusa nel percorso della avvincente mostra Controverses. Una storia giuridica ed etica della fotografia, che dieci anni fa è itinerata in Europa, prima, e nel mondo, poi: realizzata dal Musée de l’Élysée, di Losanna, in Svizzera, è stata esposta a Losanna (allestimento originario, d’avvio), Parigi, Bruxelles, Vienna, Firenze (al Museo Nazionale Alinari della Fotografia, nella primavera 2011) e Praga, prima di spostarsi oltre l’Europa, partendo dall’Australia. Si tratta di una concentrata rassegna di foto grafie di e da scandalo: scatti discussi, polemici, spesso finiti in tribunale, che, come indica il ti tolo dell’esposizione, hanno sollevato dispute e dibattiti. Senza soluzione di continuità, contro versie d’autore, di utilizzo, sociali, di costume e, anche, commerciali, alla cui messa in mostra so pravvive il volume-catalogo Controverses. Une histoire juridique et éthique de la photographie (a cura di Daniel Girardin e Christian Pirker; Actes Sud / Musée de l’Élysée, 2008).

Nello specifico di Controverses, fu considerato uno dei soggetti in campagna Benetton, che Oliviero Toscani ha seguìto dal 1982. In tutte queste campagne pubblicitarie, si è manifestato un Oliviero Toscani provocatorio ed esplicito: mai il prodotto in quanto tale, ma argo mentazioni sociali. I suoi manifesti sull’Aids, la pena di morte e la guerra hanno suscitato polemiche. Secondo alcuni, Oliviero Toscani induce i consu matori a riflettere. Per altri, è uno sfruttamento della sofferenza umana... noi siamo allineati con la prima delle due opinioni (e altre ce ne sono state). Virginal Love, lì considerata (e immagine-sim bolo del passaggio italiano della mostra, al Mnaf, di Firenze), contrappone il bacio carnale e profano alle promesse solenni pronunciate da chi prende i voti. Contrastando la regola del celibato dei re ligiosi, Virginal Love scioccò parte dell’opinione pubblica. In Italia, sotto la pressione del Vaticano, le autorità ne proibirono la diffusione. In Francia, a seguito delle numerose rimostranze delle as sociazioni religiose, il Bureau de Vérification de la Publicité, l’organo di controllo della pubblicità, ri chiese il ritiro dei manifesti. In compenso, Virginal Love si aggiudicò l’Eurobest Award inglese.

Gian Paolo Barbieri Audrey Hepburn (1969) BarbieriPaoloGianFondazione©

Nino Migliori Il tuffatore (1951) MiglioriNinoFondazione©

Giovanni Gastel Magali (1995)

Oliviero Toscani Angelo e diavolo (1991)

Gabriele Basilico Le Tréport (1985)

Ferdinando Scianna Marpessa (1987)

Toni Thorimbert La ragazzina del ’74 (1974)

Gianni Berengo Gardin Gran Bretagna (1977)

Maurizio Galimberti Johnny Depp (2003)

(continua da pagina 21)

In Marpessa. Un racconto è riunito un consistente corpus di immagini avente per soggetto la cele berrima modella olandese (Marpessa Hennink), in avvio di carriera, estrapolate dal proprio ambito ori ginario e professionale, per affrontare un ulteriore e diverso cammino proprio. Ma, soprattutto, va considerato l’ottimo testo introduttivo di Ferdinando Scianna, fotogiornali sta allora prestato alla moda, che scrive di sé e di questa sintonia fotografica, redigendo poco di sé e molto di Fotografia, perlomeno per come an che noi la intendiamo: non aridamente fine a se stessa, ma prepotentemente s-punto di riflessio ne privilegiato... verso la Vita. «La prima volta che ho visto Marpessa è stato in una fotografia, una piccola foto della collezione autunno-inverno del 1987 che, a Milano, mi mo strarono gli stilisti Dolce e Gabbana. Erano appena agli inizi di una carriera che sarebbe rapidamente stata di grande successo e mi avevano chiesto di fare le fotografie per il loro catalogo. Non avevo mai fatto fotografie di moda. Di moda non sapevo nulla, né di modelle. Mi mostrarono queste piccole foto di due ragazze. Indicai la mia preferenza per Marpessa. Inguainata in un lungo abito aderente, sprigionava una grande energia. «I vestiti che dovevo fotografare erano ispirati alla Sicilia. Domenico Dolce è siciliano come me e io, come fotografo, ero stato cercato proprio in virtù dei miei libri sulla Sicilia. Sono nato a Bagheria. Lì vivono mia madre e mia sorella. Ed è lì che decidemmo di riunirci. La sera, per ultima, ci raggiunse Marpessa. [...] «Volevo narrare in fotografie il sottile e com plesso rapporto tra il fotografo e la modella. [...] «In Sicilia, attraverso Marpessa, ma non solo at traverso di lei, mi ero abbastanza esplicitamen te messo in scena. Bisognava ora che anche la memoria e la vicenda esistenziale di Marpessa entrassero in scena in maniera diretta, per equi librare, nel racconto che stavo portando avanti, la composizione narrativa. [...]». Il testo completo va rintracciato e recuperato nella monografia Marpessa. Un racconto, che si allunga ancora su altri incontri fotografici, succes sivi all’originario, in Sicilia, per Dolce & Gabbana. Comunque, dalla quarta di copertina: «Guardando queste immagini, cominciai a capire che attraver so di esse avevo tentato un viaggio nella memoria

31 Ho conosciuto Gabriele Basilico, nei primi anni Settanta: lui già “Gabriele Basilico”; io all’esordio del mio cammino in Fotografia. Con altri (come noi?), ci si incontrava in piazza Leonardo da Vinci, di fronte al Politecnico, dove lui si è laureato in Architettura. Ci si intratteneva in chiacchiere nel la piccola bottega nella quale Gino Golo avrebbe dovuto realizzare copie cianografiche per gli stu denti, e dove forse, in tempi precedenti, lo aveva anche fatto. Ma non lo faceva più, per anteporre a tutto il suo curioso modo di intendere il commer cio di apparecchi fotografici usati che gestiva. Si stava lì, a conversare, attendendo il momento in cui, da sotto il banco, sarebbero comparse mac chine fotografiche in vendita. Al nostro primo incontro, Gabriele Basilico mi espresse un elogio appassionato della biottica a obiettivi intercambiabili Mamiya C33 Professional (gratificante l’estensione “Professional”), allora in cronaca tecnologica. Io l’avevo appena compera ta, lì da Gino Golo, con lo standard 80mm f/2,8, e lui mi approfondì le metodologie di utilizzo, con una partecipazione senza dubbio diversa, perché su periore, di quella del comune libretto di istruzioni. In particolare, ricordo ancora come fare a meno di un accessorio che entrambi sognavamo di posse dere: il Paramender, per la correzione meccanica del parallasse (tra obiettivo di visione e quello di ripresa), alle distanze di messa a fuoco ravvicinate. Ancora, un altro momento comune che ricordo con grande piacere, tra i tanti avuti con Gabriele Basilico, prematuramente mancato nel febbraio Duemilatredici, è l’orgoglio con il quale, nell’esta te Duemilaotto, mi mostrò la sua “presenza” in una avventura pubblicata su Topolino: che con teggiava come grande e autorevole encomio del la sua professione e professionalità. Con parodia del nome “Gabriel Rosmarino” (nel quale è facile individuare e accreditare Gabriele Basilico), un fotografo viene evocato in un fumet to pubblicato su Topolino, numero 2748, del 23 luglio 2008: Zio Paperone e la vacanza minima lista, sceneggiato da Maria Muzzolini e disegnato da Alessandro Gottardo. Testuale: «E per le foto [grafie], esigo il leggendario Gabriel Rosmarino! Non importa quanto mi costerà!». Per quanto non sia richiesto ai fotografi di espri mersi sulla Fotografia con cognizione di causa -al tro chiediamo loro-, Ferdinando Scianna (da de cenni nell’autorevole agenzia Magnum Photos) è uno dei pochi che affianca il suo mandato prin cipale con l’attenta e pertinente riflessione teori ca (dalla pratica!?) sul linguaggio e il significato dell’Immagine. Se non avessimo timore degli as soluti, come in effetti abbiamo, non è tanto “uno dei pochi”, come pure è, ma, addirittura il più at tento, perspicace, sottile e acuto... di tutti. La sua bibliografia di concentrate e vigili considerazioni sulla e dalla Fotografia è ricca di tanti e tanti titoli, pubblicati soprattutto da Contrasto Books. Estratto sintomatico e indicativo: «Molti pensa no che oggi ci sia particolare urgenza di affronta re i problemi etici nel fotogiornalismo. A me non pare. L’etica è etica. Non credo che esista un’e tica specifica del giornalismo, con una conse guente sottoetica del fotogiornalismo» (da Etica e fotogiornalismo; Electa, 2010). In allineamento con la sua iconica Marpessa (con gesto fotografico abbinato, in inquadratura/ composizione), realizzata a Caltagirone, in Sicilia, nel 1987, in campagna Dolce & Gabbana, è oppor tuno tornare a una avvincente e convincente mo nografia del 1993, pubblicata da Leonardo Editore.

32 della mia infanzia siciliana, scavando i resti arche ologici del sentimento della donna quale nei miei primi anni di vita si era indelebilmente inciso».

Considerato, quindi, che la carriera professiona le di Toni Thorimbert, allora studente all’Umanita ria di Milano, si è poi svolta nell’ambito della moda e del ritratto in illustrazione giornalistica, questa visione iconica segna un passo addirittura auto nomo, rispetto i decenni a seguire. Attenzione, però, non un passo casuale, ma un momento du rante il quale una certa socialità del Tempo -primi anni Settanta del Novecento- guidava il cuore di coloro i quali interpretavano la vita nel proprio svolgersi con partecipazione e convinzione... an che fotografica. Era il cuore a guidare questi emo zionanti e appassionanti fotografi, attenti e pronti a registrare il clima sociale. Al quel tempo, assie me a tanti e tanti altri Fotografi, Toni Thorimbert ha contribuito a dimostrare come la Fotografia potesse rivelarsi arma potente e rivoluzionaria. Ancora oggi, faremmo bene a imparare da loro. Come annotato, a seguire, la fotografia pro fessionale di Toni Thorimbert ha abbandonato il “fotogiornalismo”, per esprimersi altrove e altri menti, ma senza aver perso il Cuore con il quale è partita. Ancora: Toni Thorimbert è tra i pochi fotografi capaci di riflettere sulla materia e le pro prie trasversalità e i propri contenuti, facendone soggetto di incontri ed esternazioni di rara con centrazione e preziosi contenuti.

La Ragazzina del’ 74, però, conservando l’iden tificazione con la quale questa fotografia è stata storicizzata e si è affermata nella Storia italiana contemporanea, andando anche a illustrare ico nograficamente tante e tante retrovisioni. Ora e qui, annotiamo con piacere intimo, che la fotogra fia di Toni Thorimbert è stata proposta sull’album Are(A)zione, il primo live degli Area (di Demetrio Stratos), registrato durante una serie di concerti tenuti nel 1975 a Milano (Festa del Proletariato giovanile, al Parco Lambro), Napoli (Festa del l’Unità), Rimini (Festa della gioventù) e Reggio Emilia (Teatro Comunale). Quindi, per quanto ci sentiamo estranei a quelle ricerche relative a soggetti anonimi di fotografie iconiche (e non) ai quali si cerca di dare volto ter reno attraverso l’identificazione anagrafica, nel caso di questa Ragazzina si impone una con siderazione diversa. Trasferitasi in Brasile, dove ancora vive, Giovannina Serafini (è lei), ha voluto conoscere e incontrare Toni Thorimbert, in un suo ritorno temporaneo in Italia. Non importa l’iden tificazione, quanto il senso: (circa così) «Questa fotografia l’ho sempre con me; rappresenta l’ori gine delle mie scelte sociali, proseguite in Brasile. L’ho trasmessa a mia figlia, nel suo affacciarsi alla Vita. È stato un momento stupendo, che tengo nel cuore, ma non chiuso nel cuore».

Il prossimo dieci ottobre, Gianni Berengo Gardin compie novant’anni: è nato il 10 ottobre 1930. In oltre sessant’anni di Fotografia, ha illustrato qua si trecento libri: nel Duemilaquattordici, l’edizio ne Contrasto Books dell’enciclopedico casellario Gianni Berengo Gardin. Il libro dei libri, a cura di Bruno Carbone, ne ha censiti più di duecentocin quanta, ai quali si aggiungono altri sei anni di sua Fotografia. In questo imponente volume carto nato, di trecentododici pagine (312) 23,5x28,5cm, il casellario è introdotto da un acuto testo di Peter Galassi (1951; scrittore, curatore e storico america no dell’arte, a capo del dipartimento fotografico del MoMA / Museum of Modern Art, di New York, dal 1991 al 2011). Lapidaria una sua annotazione oggettiva, che anticipa considerazioni soggettive di spessore e valore: «Non conosco altre figure al trettanto significative nel mondo della fotografia della seconda metà del Novecento il cui lavoro sia così profondamente radicato nei libri fotografici o che ne abbiano realizzati una simile quantità»... e qualità, aggiungiamo di nostro. Ovviamente, è doveroso annotare che si tratta di titoli a tema, tessere di un percorso fotogra fico a dir poco esemplare; le monografie d’au tore, che indagano sulla vasta produzione, sono quantitativamente inferiori, e ci mancherebbe altro. Comunque, sono a propria volta numerica mente consistenti. Se lo si volesse fare, anche in questo caso, si approderebbe a cifre da record assoluto, a compagnie ben cadenzate nei decen ni a seguire. Tanto che, ricordiamolo anche qui, Gianni Berengo Gardin è stato insignito del pre stigioso e autorevole Lucie Award 2008 Lifetime Achievement, riconoscimento di merito fotogra fico che non ha eguali al mondo (soltanto un altro italiano vi è approdato: Gian Paolo Barbieri, anche lui con noi, oggi, un altro dei nove: Lucie Award 2018 / Achievement in Fashion). Per quanto riguarda l’attuale passo redaziona le e giornalistico, va rivelato che Gianni Berengo Gardin non è particolarmente legato all’iconica Morris Minor 1000 parcheggiata davanti a un lago, con due persone a bordo, ufficializzata come Gran

Per età, il più giovane tra i nove fotografi di spicco di questa nostra odierna edizione speciale avviata da nove fotografie iconiche, Toni Thorimbert è anche colui il quale ha scattato la sua Ragazzina del ‘74, all’età ancora più giovane: a diciassette anni, anticipando così i venticinque anni ai quali Nino Migliori ha scattato il suo Tuffatore, nel 1951.

Trama: la fotografia è stata scattata durante uno dei raduni nell’ampio spazio antistante la Palazzina Liberty, all’interno del Parco Vittorio Formentano, di Milano, occupata dal collettivo teatrale di Dario Fo (1926-2016; Nobel per la Letteratura 1997), all’i nizio di quell’anno. Certamente, è il raduno di festeggiamento per la vittoria del “Sì” al referen dum sul divorzio; altrettanto certamente, è stata scattata con una Nikon F dotata di teleobietti vo 135mm f/28. Purtroppo, ancora certamente, è un negativo andato perduto: l’unico che Toni Thorimbert ha smarrito nella sua lunga vita foto grafica. Anche questo è... Storia.

Invece, nel proprio cuore, Gianni Berengo Gar din è particolarmente legato alla sua Venezia in vaporetto, del 1960, altrimenti semplificata in Va poretto. In effetti, a ben considerare, non ha affat to torto, e noi siamo allineati al suo sentimento. Se non che, la distinzione è sempre la stessa: a chi rivolgiamo le nostre attenzioni?, da chi atten diamo risposte? In questo caso, quelle divergenti, tra pubblico generico e interlocutori beneducati, hanno entrambe proprie ragioni d’essere. Il gesto con il quale Maurizio Galimberti ha cre ato e coltivato la propria espressività, oggi e qui con un ritratto dell’attore statunitense Johnny Depp, combinato nel Duemilatre, nei giorni e spa zi del Festival del Cinema, di Venezia, è definibile Mosaico immediato a scomposizione controlla ta (di nostro conio). Una sequenza programmata di fotogrammi polaroid a colori autosviluppanti (da qualche tempo, Fujifilm Instax) consente a Maurizio Galimberti di rappresentare un seducen te dinamismo espressivo attraverso l’accostamen to di tessere originariamente statiche.

A parte altre moderate frequentazioni (soprat tutto) precedenti, il suo estro (la sua genialità) si basa giusto sulla fotografia a sviluppo immedia to, della quale è diventato uno degli interpreti di spicco. Anche in e per questo, si inserisce in una tradizione da tempo consolidata, entro la quale applica e propone la propria emotività, impe gnandosi principalmente nella scomposizione programmata della realtà, successivamente ri composta in una forma che la renda di nuovo evidente e riconoscibile. Il ritratto iconico di Johnny Depp, ora in una colle zione privata, è stato realizzato in una giornata “ci nematografica” particolarmente intensa, durante la quale Maurizio Galimberti ha fotografato anche gli attori Benicio Del Toro, Catherine Zeta-Jones, Salma Hayek e George Clooney. Aneddoto: effet tuate trentasette inquadrature, destinate al mo saico 49x42cm formato da trentacinque polaroid, l’agente dell’attore ha fatto notare che in alcune pose Johnny Depp indossa gli occhiali, in altre no (ed è anche questo uno dei valori di questa foto grafia). Lo stesso attore non ha voluto altri scatti, asserendo che l’artista ha diritto di agire secondo proprie intenzioni e propri passi (per buona fortu na di Maurizio Galimberti, che a quel punto aveva esaurito i filmpack di pellicola). Comunque, ha ag giunto, «This portrait is... incredible».

Nello stesso settembre Duemilatre di realizza zione, il ritratto in mosaico è stato pubblicato sulla copertina di Magazine, settimanale abbinato al quotidiano londinese The Times Riassumiamo. Gian Paolo Barbieri (1935) ha realizzato il ritratto dell’attrice Audrey Hepburn nel 1969, a trentaquat tro anni; Nino Migliori (1926; il prossimo ventinove settembre... novantaquattro anni) ha scattato il suo iconico Tuffatore nel 1951: a venticinque anni; Giovanni Gastel (1955) ha realizzato l’ampio servi zio con la top model Magali nel 1995, a quarant’an ni; Oliviero Toscani (1942) ha scattato Angelo e diavolo nel 1991, a quarantanove anni; il compianto Gabriele Basilico (1944-2013) ha realizzato l’iconica Le Tréport, nel 1985, a quarantuno anni; prestato alla moda, Ferdinando Scianna (1943) ambientò in Sicilia la sua prima campagna Dolce & Gabbana, con la modella Marpessa, nel 1987, a quaranta quattro anni; Toni Thorimbert (1957) ha fotogra fato la Ragazzina del ’74, a diciassette anni; Gianni Berengo Gardin (1930; il prossimo dieci ottobre, novant’anni) ha realizzato l’iconica Gran Bretagna (Morris Minor 1000) nel 1977, a quarantasette anni; il ritratto di Johnny Depp, di Maurizio Galimberti (1956) è del 2003, scattato a quarantasette anni. Finale. A parte altre considerazioni fotografiche specifiche e mirate, c’è un altro motivo, almeno, per la compagnia di nove autori di spicco in nostro attuale viaggio comune. Da e con lo scrittore Hanif Kureishi (1954), in Nell’intimità (Bompiani, 1998): «Se vivere è un’arte, è un’arte strana, che dovrebbe comprendere tutto, e in particolare un forte piace re. La sua forma evoluta dovrebbe comprendere un numero di qualità fuse insieme: intelligenza, fascino, fortuna, virtù, nonché saggezza, gusto, conoscenza, comprensione, oltre all’accettazione del fatto che l’angoscia e il suo conflitto fanno par te della vita. Il benessere economico non sarebbe da considerarsi essenziale: dovrebbe esserlo inve ce l’intelligenza per raggiungerlo, se necessario. Le persone di cui penso che vivano con talento sono quelle che hanno vite libere, che formulano grandi schemi e li vedono realizzati. E loro sono anche la migliore compagnia». Confermiamo, ribadendolo: Intelligenza, Fascino, Fortuna, Virtù, Saggezza, Gusto, Conoscenza, Comprensione. Ancora: Intelligenza per raggiun ge il benessere economico, se necessario. Grandi schemi e li vedono realizzati. Già: sono anche la migliore compagnia.

La lezione che assolve è antica, e ha precedenti nobili. Sopra tutto -per sua dichiarazione spesso ripetuta e confermata-, l’insieme della sua appli cazione fotografica si riconduce alle nobili lezioni del Fotodinamismo futurista teorizzato e visua lizzato da Anton Giulio Bragaglia (oppure da suo fratello Carlo Ludovico: diatriba arrivata anche in Tribunale). In tutti i casi, nel suo interpretare e fo tografare, Maurizio Galimberti domina l’indispen sabile intermediazione tecnica, che finalizza alle sue dichiarate intenzioni espressive.

33 Bretagna, ripresa nel 1977. A parte considerazioni professionali particolarmente favorevoli e gradite (redditività di impresa), c’è da osservare che il gu sto “meno educato” del grande pubblico ha gradi to e premiato la sua combinazione grafica a tutti apparente: da cui, gli ampi utilizzi nel quotidiano di poster, mouse pad, cartoline e complementi di cancelleria, soprattutto; da cui, ancora, le infinite imitazioni che affollano la Rete (magari, senza al tre indicazioni, in misura di plagio).

■ ■

34 IESAURITIRITI...

35

Fino a qualche anno fa, si aspettava l’esito del concorso fotogiornalistico più importante del mondo, il World Press Photo, con ansia e ap prensione. A metà aprile, non si vedeva l’ora di partire per Amsterdam e assistere alla inaugurazione della mostra con le immagini premiate.

Fotografia declinata al positivo, che ispira a praticare la non violenza

Era un grande rito. Ma, oggi? Ogni giorno c’è un rito. E tutto svanisce.

Per l’attuale edizione 2020 del prestigioso Premio, della quale si è sa puto tutto in diretta web, ci limitiamo al World Press Photographer of the Year Yasuyoshi Chiba, fotogiornalista giapponese basato in Kenya.

Archivio FOTOgraphia (2) Per i cinquant’anni del WorldPressPhoto(19552005), furono svolte ini ziative in celebrazione. A testimonianza, l’otti ma monografia foto giornalistica Things As They Are - Photojourna lism in Context Since 1955; Chris Boot, 2005; 384 pagine 23x30cm). A ulteriore ricordo, l’e missione filatelica olandese di un foglio Sou venir, del 5 ottobre 2005. (pagina precedente) Straight Voice , scat tata durante una pro testa pacifica a Khar tum, capitale del Su dan, il 19 giugno 2019, da Yasuyoshi Chiba, World Press Photogra pher of the Year 2020

World Press Photo 2020; a cura di World Press Photo Fondation; Skira Editore, 2020; 240 pagi ne 19x24,5cm, cartona to; 37,50 euro.

36 di Lello Piazza World Press Photo 2020, il mio tren tatreesimo WPP. Il più lontano cata logo delle fotografie vincitrici, ordina tamente collocato nella mia libreria personale, data 1989: quindi, ne ho in casa da spolverare trentadue, compre so quello elegante con copertina rigi da della più recente e attuale edizione 2020 (in edizione Skira). Ma, prima di proseguire con il WPP, mi fa piacere anticipare quello che è il mio senti mento nei confronti non solo dello stesso autorevole Premio, ma di tutto il mondo della comunicazione, o alme no uno dei suoi tanti sgradevoli aspetti. Lo faccio attraverso un breve dialogo tra la volpe e il Piccolo Principe, tratto dal bellissimo libro di Antoine de SaintExupéry: «Che bisogna fare?», doman dò il piccolo principe. / «Bisogna essere molto pazienti», rispose la volpe. «In principio, tu ti sederai un po’ lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino...» / Il piccolo principe ritornò l’indomani. / «Sarebbe stato meglio ri tornare alla stessa ora», disse la volpe. «Se tu vieni, per esempio, tutti i pome riggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora au menterà la mia felicità. Quando saran no le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicita! Ma se tu vieni non si sa quan do, io non saprò mai a che ora prepa rarmi il cuore... Ci vogliono i riti». / «Che cos’è un rito?», disse il piccolo principe. / «Anche questa è una cosa troppo spes so dimenticata», disse la volpe. / «È ciò che rende un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora, dalle altre ore. C’è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del vil laggio. Allora, il giovedì è un giorno me raviglioso! Io posso spingermi fino alla vigna. Se i cacciatori ballassero non si sa quando, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza». Ecco, i riti. Fino a qualche anno fa si aspettava l’esito del concorso fotogior nalistico più importante del mondo, il World Press Photo, con l’ansia con la quale la volpe aspetta il giovedì. A metà aprile, non si vedeva l’ora di partire per Amsterdam e assistere alla proclama zione dei vincitori e alla inaugurazione della mostra con le immagini premiate. Era un grande rito. Ma, oggi? Tutti i gior ni, tutti i momenti c’è un rito. Facebook, Instagram, Twitter... e quello che verrà ancora. Una grandinata di anticipazio ni. Tutti i giorni c’è un rito, vuol dire che il rito non esiste più. Con la Photokina è accaduto più o meno lo stesso. Si sa già tutto prima di partire. E la Photokina svanisce. È svanita. Presumo che chi ha iniziato a leggere questo articolo si aspetti che si parli dei risultati dell’edizione 2020. Cerchiamo di accontentarli, presentando almeno il World Press Photographer of the Year Yasuyoshi Chiba, rimandando poi al QRcode finale, attraverso il quale si possono visionare altre fotografie pre miate quest’anno. La più importante Fotografia dell’at tuale WPP 2020 (al solito, per fotografie scattate nell’anno precedente, in que sto caso, il 2019), in responso di giuria, è stata scattata durante una protesta pacifica a Khartum, capitale del Sudan, il diciannove giugno dell’anno scorso. La protesta chiedeva la trasformazione del governo da militare a democratico. A un certo punto, un blackout elettrico getta la megalopoli nel buio. Un gio vane, illuminato solo dalla luce dei te lefonini dei suoi compagni, continua a recitare poesie di dissenso. A commento della sua proclamazio ne a fotografo dell’anno, il fotogiorna lista Yasuyoshi Chiba (Agence FrancePress), ha dichiarato: «Questa è stata l’unica protesta pacifica che ho incon trato durante il mio soggiorno. Questi giovani esprimevano una forza invinci bile, il vigore della brace nascosta sotto la cenere, in attesa di un nuovo incen dio». Straight Voice (che mi permetto di tradurre con Una voce che non si può ignorare) è il titolo che il reporter ha dato all’immagine. Yasuyoshi Chiba è un fotogiornalista giapponese, basato a Nairobi, in Kenya. Dopo aver studiato fotografia alla Mu sashino Art University, di Tokyo, ha ini ziato a lavorare come fotografo di staff per il quotidiano nazionale giapponese Asahi Shimbun. Dal 2007, è libero pro fessionista. Si è trasferito in Kenya e, nel 2011, è entrato nell’Agence France-Pres se (AFP), e guida lo staff dei reporter dell’Agenzia per l’Africa orientale e l’O ceano Indiano. I suoi lavori più impor tanti sono stati realizzati in Brasile e in Kenya. Tra questi, citiamo la monogra fia Kenya Burning. Mgogoro Baada ya Uchaguzi 2007/8, pubblicata a Nairobi da Godown Arts Centre, nel 2009. Con testi in inglese e swahili (lingua ufficia le del paese), il libro è stato realizzato

SOLOONLINE / / /QR codeWPP 2020: I VINCITORI

■ ■ PS: La fotografia del vincitore è stata scattata con Fujifilm X-H1, con senso re di acquisizione digitale di imma gini in formato APS-C (15,7x23,5mm), la cui dimensione è circa pari ai due terzi di quella del sensore Full Frame. Finalmente, è in corso una rivoluzione simile a quella che, all’inizio degli anni Trenta, ha portato dai formati di espo sizione superiori alla pellicola 35mm. Dall’edizione 2018, l’autorevole World Press Photo ha modificato il proprio cammino an nuale. Dopo oltre ses sant’anni di vincitori uf ficializzati a febbraio, le valutazioni della giu ria sono ora scandite in due tempi: annuncio di nominati/finalisti per ogni categoria e successiva ufficializ zazione dei vincitori, in occasione della mostra ad Amsterdam. Tra i sei finalisti per il World Press Photographer of the Year 2020, segnaliamo Scontro con la polizia, durante una manifestazione antigovernativa (Algeri, Algeria; 21 maggio 2019), del fotogiornalista al gerino Farouk Batiche, della Deutsche PresseAgentur, comunque Primo premio Spot News, che consideriamo di altrettanta energia visiva e fotogiornalistica: in atto di forza.

37 in collaborazione con il fotogiornalista kenyota Boniface Mwangi, ed è stato curato da Billy Kahora, noto giornalista e scrittore, altrettanto kenyota. Gli anni scorsi, al World Press Photo, Yasuyoshi Chiba era già stato premiato nell’edizione 2009, come vincitore nella categoria People in the News - Singles, e in quella 2012, come vincitore in People in the News - Stories. Quest’anno, oltre al prestigioso titolo di Photographer of the Year, si è affermato anche (e anco ra) in People in the News - Singles. A commento della assegnazione del titolo di fotogiornalista dell’anno a Yasuyoshi Chiba, il presidente della giu ria, il sudafricano Lekgetho Makola, ha dichiarato: «Soprattutto nel periodo nel quale viviamo, quando c’è molta violenza e molti conflitti, è importan te segnalare un’immagine che ispiri le persone [a praticare la non violen za]. Vediamo questo giovane, che non sta sparando, che non sta lanciando un sasso, ma sta semplicemente re citando una poesia. Sta protestando, ma anche esprimendo un senso di speranza». Lekgetho Makola, dirige il Market Photo Workshop, una scuola di fotografia, una galleria fotografica e una fucina di progetti con sede a Johannesburg (Sudafrica), che ha mol to contribuito a far crescere i giovani reporter del proprio paese.

Ho esordito annotando come e quan to mi senta defraudato delle emozio ni che nascono dall’attesa del giorno in cui si celebra il rito. Erroneamente, si potrebbe pensare che ce l’ho con i social media. Non è proprio così: mi indispone il modo con cui questi im portantissimi media sono usati. Ma questo è un altro discorso, per un altro giorno. Certo il WPP non ha perso for za, né autorevolezza. Verificate le rigide regole che riguar dano l’accettazione delle fotografie che ambiscono a entrare nella compe tizioneStupefacenti.(www.worldpressphoto.org).

Nadar: Sarah Bernhardt (1864 circa). Il ritratto in sala di posa; indagine della personalità interiore del soggetto.

Tre. Prendiamo sempre le distanze dalle segnalazioni che vantano di indi care quelle che sarebbero le Fotografie che “hanno cambiato il mondo”, che si offrono in forma di raccolta monografi ca (tante ce ne sono). Il più delle volte, non si tratta mai di Fotografie che “han no cambiato il mondo”, ma di fotografie di “avvenimenti che hanno cambiato il mondo”. La differenza non è da poco.

Photo Icons. La storia di 50 fotografie straordinarie, di Hans-Michael Koetzle; Taschen Verlag (Bibliotheca Universalis), 2019; 432 pagine 14x19,5cm; 15,00 euro. 38 di Angelo Galantini Ogniqualvolta affrontiamo il tema del le Icone della Fotografia, esprimiamo premesse che ci paiono indispensabili. Anche qui, in presentazione dell’ottima Photo Icons. La storia di 50 fotografie straordinarie, di Hans-Michael Koetzle, in edizione Taschen Verlag (in italiano!), pubblicata nell’agevole collana Biblio theca Universalis, ulteriore l’edizione originaria 50 Icone della fotografia, del 2011, sono necessari alcuni preliminari, che definiscono i termini e confini delle attribuzioni. In loro assenza, potrebbe ro sorgere equivoci, e spesso sono sorti equivoci. Evitiamoli. Uno. L’accredito di “icona” dovrebbe essere parsimonioso, soprattutto più di quanto è in uso (leggero!) nei nostri tempi. Non arriviamo alla sacralità dei termini e valori, ma neppure ce ne di scostiamo troppo. Quindi, preferirem mo maggiore rispetto per le assegna zioni e definizioni. Anche perché l’esa gerazione confonde i termini del discor so e mina l’autentica scala di valori che dovrebbe definire anche la Fotografia.

Come sottolineato spesso, saremmo/siamo distanti dalla combinazione fotografia-icona, troppo abusata, soprat tutto a sproposito. Ancora: è tanta la considerazione nel la quale teniamo il termine e riferimento storico di “ico na”, che non vorremmo fosse invalidata da attribuzioni concesse alla leggera. Ma! Ma il casellario delle Photo Icons (con attuale sottotitolo esplicativo La storia di 50 fotografie straordinarie), dalle originarie 50 Icone della foto grafia. Le storie dietro gli scatti, efficacemente compilato dal competente Hans-Michael Koetzle, pubblicato dal va loroso Taschen Verlag, ora disponibile nell’agevole collana Bibliotheca Universalis, è di tale pregio e virtù da dare merito all’ipotesi stessa di “icona fotografica”. Dopo di che, altri distinguo, soltanto trasversali, che non intacca no la sostanza di questa raccolta: unica, e per questo indi spensabile. Come poche altre monografie sanno esserlo

QUESTE CINQUANTA Ciò premesso, e come anticipato, il ri ferimento e richiamo alla celebrazione in “icona” di ognuna delle cinquanta immagini raccolte e commentate nel l’ottimo Photo Icons. La storia di 50 fo tografie straordinarie è più che legit timo e ampiamente giustificato. Da una parte, sì, le immagini indicate e presentate dal bravo e competente Hans-Michael Koetzle rientrano perlo più nell’ambito degli addetti; dall’altra, altrettanto sì, la maggior parte di loro appartiene alla Storia del Mondo.

Foto iconiche grafie

Due. In ogni caso, sarebbe opportuno un indice di riferimento certo e oggetti vo. “Icona” della Fotografia per chi? Per il pubblico (generico), al quale si rivolge l’insieme delle immagini, siano del e dal vero o costruite? Per gli addetti ai lavo ri, che elevano la Storia della Fotografia fino alla propria autoreferenzialità? Ciò a dire che l’identificazione “icona” è co munque soggettiva e indirizzata.

39

Tra i tanti modi di raccontare la storia evo lutiva del linguaggio fotografico, ricca di mille e mille sfumature, per il suo attuale Photo Icons, Hans-Michael Koetzle ne ha adottato uno che si distingue per origina lità. Ed è questo il pregio discriminante del suo concentrato saggio illustrato. Frutto di selezione meticolosa, quella di Hans-Michael Koetzle non è una sem plice cronologia di date e avvenimenti, che pure si sono susseguite e susseguiti, e come tali sono scanditi dalla sequenza del casellario, ma è una raffinata e colta visione sottotraccia. Attenzione, a suo autorevole merito, tra altre opere dello stesso autore Hans-Michael Koetzle, ri cordiamo anche l’ottimo Fotografi A-Z, imponente casellario di trecentonovan totto (quattrocentotré) autori che hanno lasciato una impronta indelebile nella Storia della Fotografia [qui, a lato]. Invece di dilungarsi sulla sequenza sol tanto temporale di accadimenti, l’autore ha individuato punti focali a proprio mo do di vedere rappresentativi dell’insie me. In definitiva, è questa la chiave rive lata dal sottotitolo La storia di 50 fotogra fie straordinarie, ovvero la storia dietro le immagini. Nella successione (dal 1827 al 2001), non conta tanto l’avvicendarsi di date, quanto la palese manifestazione di fatti fotografici significanti, sia per l’am bito propriamente fotografico, sia per la relativa proiezione sulla società e il co stume, ovvero sulla Storia. Per l’appunto. Con la forza delle proprie opinioni, l’au tore ha selezionato una consecuzione di elementi discriminanti e rappresentati vi, e li ha commentati in duplice proie zione: verso l’evoluzione del linguaggio espressivo e verso lo svolgimento più ampio della Vita. In pratica, conservan do una successione temporale, dalla originaria Vista dalla finestra di Gras, di Joseph Nicéphore Niépce (1826 o 1827), universalmente riconosciuta e identifi cata come la prima Fotografia riuscita (in forma di eliografia), Hans-Michael Koetzle ha indicato e percorso una se rie di tappe a proprio modo di vedere ideologicamente espressive. Passo pas so, accompagna noi lettori e osservatori lungo un tragitto ricco di emozioni.

Fotografi A-Z; a cura di Hans-Michael Koetzle; Taschen Verlag (Bibliotheca Uni versalis), 2015; 640 pagine 14x19,5cm, cartonato (sull’edizione originaria di 444 pagine 25x31,7cm, del 2011); 15,00 euro. Archivio FOTOgraphia

Originariamente pubblicato nel 2011, e successivamente riproposto nella pratica collana Bibliotheca Universalis, dal 2015, l’alfabetico Fo tografi A-Z, compilato dallo stesso Hans-Michael Koetzle delle 50 Ico ne della fotografia / Photo Icons di analogo percorso editoriale, vanta il fantastico merito e valore della consultazione semplificata e lineare: appunto soltanto alfabetica, e non preordinata per altre chiavi di in terpretazione da decifrare a priori. Da Slim Aaron e Berenice Abbott a Willy Otto Zielke e Piet Zwart, si incontrano trecentonovantotto autori della Storia della Fotografia (quattrocentotré, con cinque coppie).

Insomma, Fotografi A-Z ha le stimmate del libro epocale, che fa il punto di una Storia, nello stesso momento nel quale ne celebra una certa conclusione: oggigiorno, tra semplificazioni di stampa, improv visazioni editoriali, casualità diffuse e incapacità di giudizio, il libro fotografico sta vivendo una strana stagione, divisa tra la capacità di esprimere (da parte degli autori) e la inettitudine e incompetenza di chi dovrebbe intuire ciò che si proietta in avanti, diverso da quanto -seppure esuberante- è destinato a concludersi in se stesso e nella propria effimera cronaca. Così è, ci piaccia o meno.

SOLOONLINE/ / /QR code398/403 AUTORI

CASELLARIOALTRO

40

Da ciò, e per altri tanti motivi, si trat ta di una monografia, di una raccolta assolutamente indispensabile nelle li brerie personali di coloro i quali, noi tra questi, si occupano con convinzione e concentrazione di Fotografia. Nessun dubbio in proposito.

Quindici i fotografi italiani, sostanziosamente contemporanei, inclu si nel casellario: Gian Paolo Barbieri, Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Mario De Biasi, Franco Fontana, Caio Garrubba, Luigi Ghirri, Ma rio Giacomelli, Ugo Mulas, Federico Patellani, Franco Pinna, Paolo Ro versi, Ferdinando Scianna, Tazio Secchiaroli e Massimo Vitali... quindici su trecentonovantotto (o quattrocentotré), neanche male. Da e con Michele Smargiassi, in Il Venerdì di Repubblica, dell’11 marzo 2011: «Guardatelo bene questo libro di libri [fotografici], perché in futuro non ne vedrete molti altri. [...] Per ogni fotografo che abbia a cuore il proprio lavoro, il libro è ancora un approdo. Ma la cultura del libro co me vocazione o apoteosi della fotografia è finita con il secolo che l’ha portata all’eccellenza; e un’estetica fotografica intera è finita con essa». Già... il mondo cambia, si evolve, e fa le proprie vittime... inevitabili. L’evoluzione tecnologica, sociale ed esistenziale è analoga: per quan to concede, qualcosa altro travolge. Così che, questa selezione di Fotografie impaginate, non di Foto grafie asettiche e svincolate dal proprio contesto originario che le ha definite, compone i tratti espressivi di un percorso controllato e go vernato dagli autori. Altri tempi, altri climi, da guardare bene... perché non abbiamo/avremo modo di rivivere, al presente e al futuro.

RACCONTO AVVINCENTE

41 Con la forza delle proprie opinioni, per l’at tuale Photo Icons. La storia di 50 straordinariefotografie , HansMichael Koetzle ha selezionato una consecuzione di elementi discri minanti e rappresen tativi, e li ha commen tati in duplice proiezione: verso l’evoluzione del linguaggio espressivo e verso lo svolgimento più ampio della Vita. In pratica, con servando una successione temporale, dall’originaria Vista dalla finestra di Gras, di Joseph Nicéphore Niépce (1826 o 1827), riconosciuta e identifica ta come la prima Fotografia riuscita, HansMichael Koetzle ha indicato e percorso tap pe a proprio modo di vedere ideologicamente espressive. Non una Storia che esaurisce l’esauribile, ma una Storia ammirevole. Dorothea Lange: Migrant Mother, Nipomo, California (1936). Una icona del Novecento in analisi originale per punto di vista e taglio, con al tre visioni di ambiente.

Robert Lebeck: Leopoldville (1960). Aggressio ne a re Baldovino. Foto grafia in reportage che fece il giro del mondo. (pagina seguente) Eugène Durieu e Eugène Delacroix: Nudo di spalle (1853 circa). Inizia la grande avventura del nudo in fotografia. Karl Blossfeldt: Adianto (1900 circa). Visualiz zazione di piante con maestria fotografica.

42

Non una Storia che esaurisce l’esauri bile (ammesso, e non concesso che que sto sia anche possibile, e che le altre storie questo facciano), ma una Storia disegna ta unendo puntini apparentemente au tonomi, ma collegabili, quindi collegati. Per fare questo, Hans-Michael Koetzle analizza non un insieme di fotografie, né una consecuzione di autori; invece, per ognuno degli autori selezionati, si soffer ma su una sola immagine emblematica e da questa parte per e con il suo racconto.

■ ■ SOLOONLINE / / /QR codeLECINQUANTA ICONE

Ciò detto, va sottolineato il pregio del la voro di ricerca e documentazione, arric chito da combinazioni che (finalmente!) inquadrano le singole immagini in pro pri contesti realistici. Nessuna Fotografia è trattata a sé, come elemento asettico di una eterea non-storia, ma tutte sono, come si dice, contestualizzate. Quasi a dire Come la Fotografia influenza / ha influenzato la Vita. Un esempio, tra i tanti possibili, riguar da il mitico Bacio all’Hotel de Ville, di Robert Doisneau, del 1950. È lo spunto per presentare l’autorevole autore fran cese, ma il racconto non è teorico e si completa con la presentazione delle pagine di Life, del 12 giugno 1950, dove la fotografia fu pubblicata per la prima volta, all’interno di un ampio servizio sullo scambio di effusioni/baci a Parigi.

Analogamente, ogni altra immagine commentata da Photo Icons. La storia di 50 fotografie straordinarie è tratta ta e presentata allo stesso modo, nella propria contemporaneità prima della proiezione storica: Fotografie in quan to tali, prima di diventare icone

.

La trattazione di Hans-Michael Koetzle è a dir poco competente, tanto che ne consegue un racconto avvincente. Come accennato, le scelte sono individuali e quindi non necessariamente condivisibi li: ognuno di noi ne avrebbe sicuramente fatte di diverse. Ma questo del personali smo sottintende meriti e valori che non vanno sottovalutati. Anzi, è esattamente vero il contrario: soprattutto oggi, in epo ca di “politicamente corretto”, nella qua le ancora pochi scelgono e indicano vie. In un mondo nel quale i più si limitano a seguire e accontentare il branco, ben vengano quelle voci che si elevano non per il tono, ma per i contenuti. Ecco tutto!

Per come la intendono in molti, la proiezione del foro stenopeico, così come la cre azione di ogni immagine fo tografica (chimica o digitale, poco conta), ribadisce quel processo creativo con il qua le “la natura si fa di sé medesi ma pittrice” (espressione pre sa a prestito da evocazioni an tiche, dell’epoca nella quale alcuni pionieri sperimenta vano le strade chimiche del la formazione automatica di immagini: che poi avremmo definito “Fotografia”). No, come ogni altra arbitra rietà fotografica, anche il foro stenopeico elevato ad assolu to, a religione, dischiude porte che avviano verso luoghi im barazzanti e inquietanti.

44 Ho visto e vedo tanti orrori fo tografici dei nostri giorni, favo riti e resi possibili dalle (ammi revoli!) semplificazioni digita li dell’acquisizione di immagi ni, eppure... non dubito del va lore della tecnologia digitale (e di ogni Tecnologia)! Allora: sono perfettamente consapevole di taluni retro gusti amari dell’attuale per sonalità digitale della ripresa fotografica. Ovvero, imperter ritamente convinto di taluni abusi e cattivi utilizzi, di alcu ne cattive applicazioni: ma questo non scalfisce l’impian to generale, sia della Tecnologia, sia della Fotografia. Non esistono Angeli e De moni; e se ci sono, e per quan to possono esserci, si mani festano negli impieghi indi viduali e non sono impliciti nelle tecnologie di base. Non ci sono Angeli e Demoni, se non nel nostro cuore, dove li creiamo e coltiviamo per no stra capacità o -all’oppostoottusità e stupidità manifeste. Non esistono Angeli e De moni, ma -tutt’al più- si incon trano imbecilli. Questi, sì. Fortunatamente, gli imbe cilli si scompongono in parti uguali e equilibrate tra coloro i quali elevano il presente in contrapposizione al passato, lodando stoltamente la tec nologia della gestione digitale di immagini, e coloro i qua li -ancora stoltamente- rim piangono sapori del passato, denigrando il presente. In effetti, trasversalmente a qualsivoglia pensiero, sol tanto una condizione è fon dante: quella che sottolinea come l’Anima e l’intenzione dell’Autore siano gli unici ele menti discriminanti e deter minanti dell’azione fotogra fica, dell’essere Fotografi, del vivere la Fotografia come fan tastico s-punto di partenza e non arido punto di arrivo... e tanto altro, ancora. co introduce una serie di valo ri che condivido e che mi so no particolarmente cari. Pri ma di tutto, e oltre tutto, per quell’attimo, che si fissa inde lebilmente nel Cuore e Animo di ciascuno, dove rimarrà cu stodito per sempre, pronto a tornare in superficie per evo care vibranti Emozioni.

■ ■

Angeli e Demoni? Ognuno faccia i conti con i propri Angeli e -casomai- con i propri Demoni.

Per quanto segua con pas sione questa espressione foto grafica, che affonda le proprie radici indietro nei secoli, addi rittura in tempi anteceden ti la nascita della Fotografia, in coincidenza di visione, so no anche convinto che mol te frequentazioni stenopei che dei nostri giorni, non tut Conta solo questo, e il sup porto sul quale ciascuno rac coglie la propria intelligenza, o relega la propria stupidità, non incide in alcun modo e nessuna misura sull’intera vi cenda nel proprio insieme e complesso: sia pellicola foto sensibile o sensore digitale.

Da qui, in parallelo di consi derazioni, riprendo da qualco sa che calza a pennello, nel mo mento in cui non dovrebbe “offendere” nessuno. In coor dinazione (consapevole) con un certo passato allineato a un probabile presente, rivol giamoci alla fotografia steno peica. Senza obiettivo. Ma, anche: senza religione! Sia per la fotografia stenopei ca, sia per quella analogica/ chimica, sia per quella digita le, sia per quella a colori, sia per quella in bianconero, sia per quella a inquadratura vertica le, sia per quella a inquadra tura orizzontale, sia per quel la stampata su carta baritata, sia per quella stampata su po litenata, sia per quella..., sia per quella...Confermo,all’infinito.ribadisco e ripe to: la Fotografia, che deve es sere un inviolabile gesto d’A more, non dipende mai da come la si realizza, ma per ché lo si fa (anche se il come ha la propria importanza, ma non qui, ma non ora). Sì, l’applicazione volontaria e consapevole del foro stenopei te, per fortuna, rappresentino anche una malaugurata scor ciatoia: per gli imbecilli che non hanno modo di esprimersi con capacità autentica. Come distinguere l’una in tenzione e dimensione dal l’altra? Con il Cuore, prima che con altri criteri. In una creatività applica ta, quale è quella fotografica, quale è quella stenopeica, de finita da differenze espressi ve immortali, il territorio della sua manifestazione esplicita è quello dell’immaginazione che va oltre l’immagine. Da e con Giacomo Leopar di: “L’anima s’immagina quel lo che non vede”... soprattutto se osserva la proiezione della luce prodotta da un piccolo fo ro, senza altre mediazioni. Allora: se il linguaggio foto grafico è -come pure effetti vamente è- una straordinaria combinazione di regole logi che e usi arbitrari, la Fotogra fia tutta (senza religioni, sen za chiusure, senza barriere) deve essere un fantastico at to d’Amore: solo l’Amore si accorda con quella situazione di Verità che restituisce alla Vi ta la Bellezza che le è propria. Nel fotografare, ciascuno ha opinioni diverse su ciò che è degno di memoria, ma tut ti abbiamo capito che se possiamo rubare un momento all’aria (magari, con una Fo tografia), possiamo crearne anche uno tutto nostro (magari, con una Fotografia). Con la Fotografia tutta è le gittimo e indispensabile ap prodare a un effettivo riconoscimento di una Fotografia che non vale solo per sé, e le proprie intenzioni e/o neces sità di partenza, ma per qual cosa di altro che ciascuno tro va prima di tutto in se stesso.

Non esistono Angeli e Demoni, ma -tutt’al piùsi incontrano imbecilli. di mFrantiLA FOTOGRAFIA VALE PER QUALCOSA CHE CIASCUNO TROVA PRIMA DI TUTTO IN SE STESSO

/ VOGLIAMO PARLARNE? / ANGELI E DEMONI

46

Per quasi due anni, ho vissu to nell’Ottocento, accompa gnandomi a Charles Lutwid ge Dodgson, tra Oxford e Lon dra. Ho cominciato a seguir lo già da quando non era an cora diacono. Credo di sape re molte cose di lui, anche se il signor Dodgson era bravis simo a confondere le carte. E in realtà molti si sono confusi, a cominciare dalla regina Vit toria. Una confusione, la sua, comunque del tutto trascura bile. Dopo aver letto il suo Ali ce nel paese delle meraviglie, la regina Vittoria, cui il libro era piaciuto tantissimo, chiese di ricevere i suoi libri preceden ti. Le giunsero dunque alcu ne pubblicazioni riguardanti questioni matematiche. Perché, in realtà, prima an cora che scrittore di favole, il signor Dodgson era matema tico, insegnante di questa di sciplina al Christ Church Col lege di Oxford, diacono e foto grafo. Fotografo per un diletto che era tutt’uno con la lette ratura. Il signor Dodgson -mi si scusi, non voglio prender mi troppa confidenza, io pre ferisco chiamarlo così- era fo tografo in quando scrittore e scrittore in quanto fotografo.

Fotografo per un diletto che era tutt’uno con la letteratura. di Diego MormorioCHARLES LUTWIDGE DODGSON: CONSERVATORE ANTICONFORMISTA

Il signor Dodgson -che nel 1856, quando usò per la pri ma volta lo pseudonimo Lewis Carroll, aveva ventiquattro an ni- confondeva le carte, dice vamo, ma spesso le teneva nascoste. Qualche volta, scri vendo a una sua piccola ami ca, si firmava «Your affectio nate friend Charles L. Dodg son (alias “Lewis Carroll”)». Ma, se non conosceva il mittente, mandava indietro tutte le let tere che gli giungevano col no me di Carroll: le consegnava, come diceva scherzosamen te lui, “all’ufficio lettere morte”.

/ SCRITTORI E FOTOGRAFIA / LEWIS CARROLL

Il signor Dodgson era come una lepre imprendibile e una volpe. Ha saputo vivere dentro una società perbenista con la Il signor Dodgson, seguiva Agostino: amava Dio e pen sava quello che gli sembrava più giusto, secondo la lettera deiDaVangeli.giovane, il signor Dodg son fu quello che si dice “un bel ragazzo”. Era alto con i capelli castani e un po’ ricci, occhi az zurri, un’aria sognante. Aveva un fascino al quale, come di verse altre donne, non fu in sensibile Lorina Reeve, moglie del Decano del Christ Church (il famoso grecista Henry Ge orge Liddell) e mamma della mitica Alice, la bambina per la quale il signor Dodgson scris se il suo bellissimo libro. Nella vita del signor Dodg son ci furono fatti fondamen tali: l’incontro con le sorelle Liddell, figlie del Decano; e quello con Reginald Southey, di tre anni più giovane di lui. Southey fu infatti il maestro di fotografia di Charles Dod gson e la sua amicizia, più di ogni altra, portò il signor Dodg son a diventare Lewis Carroll. I due giovani, Charles e Regi nald, si incontrarono al Christ Church. Scoprirono subito di avere una comune passione per la scienza. Seguendo que sto interesse, Reginald aveva già sperimentato la fotogra fia e ne trasmise i rudimenti a Charles, che, dopo alcune pro ve, capì che questa nuova arte era alla sua portata. Il signor Dodgson speri mentò che grazie alla foto grafia poteva avvicinare di versi personaggi di quel mon libertà guardinga di un anima le nella foresta. Lo dico sempre ai miei amici: ha fatto (quasi) tutto quello che ha voluto sen za che (quasi) nessuno se ne rendesse conto. Era un uomo teatrale, costantemente im pegnato in un esercizio di si mulazione e dissimulazione. Ha recitato molte parti, tan to da confondere la gente. Do po morto, molti hanno credu to che fosse stato un pedofi lo represso, mentre in vita un numero ancor più consisten te aveva pensato che fosse un castissimo santo adoratore di bambini. Lo ripeto: due scioc chezze speculari e gigante sche. Il signor Dodgson non era né santo né pedofilo. Il signor Dodgson era un con servatore anticonformista, co me tanti ce ne sono nella let teratura. Il conservatorismo era connaturato alla sua prove nienza sociale: aveva avuto un nonno vescovo ed era terzoge nito di un arcidiacono. Il suo anticonformismo ave va basi radicalmente cristia ne, segnatamente agostinia ne. In una lettera del luglio 1885, arrivò a scrivere: «Più la vi ta si avvicina alla sua fine e più sento che nell’ultimo giorno non importerà minimamen te quale forma di religione un uomo abbia professato - anzi, molti che non hanno mai ne anche udito parlare di Cristo in quel giorno si troveranno salvati dal Suo sangue». Quanti praticanti avrebbe ro oggi questo coraggio? do della creatività che lo at traeva moltissimo: pittori, po eti, scrittori e gente di teatro. Abbiamo prima accennato alla teatralità del signor Dod gson. Cogliamo qui l’occasio ne per dire che, anche se la sua condizione di religioso glielo avrebbe impedito, egli fu per tutta la vita frequentatore non solo di spettacoli shakespea riani, ma anche di opere leg gere, portando talvolta alcune sue piccole amiche ad assiste re a queste rappresentazioni. Come tutti forse sanno Ali ce nel paese delle meraviglie nacque in barca, il 4 luglio 1862, durante una gita sul Tamigi. Quel giorno, oltre alle piccole Liddell, e il signor Dodgson, c’e ra un amico di questi, il signor Robinson Duckwort, che ave va spesso partecipato a que sto genere di gite. Come tan te altre volte, il futuro diacono si mise a raccontare una sto ria che inventava lì per lì e che procedeva prendendo spunto dalle domande che le picco le amiche gli andavano facen do. Il racconto di quel giorno, diversamente dei precedenti, era destinato ad entrare nella Storia. La piccola Alice gli chie se, infatti, di metterlo su carta. Nacque così un dei libri più bel li dell’Ottocento.Perviadellafama di questo libro, intorno al signor Dodg son si volle, dopo morto, co struire una montagna di di cerie, cui appartiene quella che vuole ch’egli avesse chie sto la mano della piccola Ali ce, quando aveva soltanto un dici anni. Follia! Ancora oggi a pronunciare il nome di Lewis Carroll molti dicono “il pedo filo”. E niente c’è di più falso. Non abbiamo spazio per par larne. Intanto i lettori partico larmente curiosi possono leg gere il mio libro Lewis Carroll scrittore e fotografo, dove ho chiarito tutta l’insensatezza di questa accusa.

■ ■

Per capire meglio Uno (Le immagini trovate sul web non sono di tutti: hanno un autore a cui fare riferimen to per l’utilizzo). Le immagini che si trovano in forma “anonima” sul web sono state rese tali da qualcu no che le ha private della cor rispondenza con l’autore. Per rispettare le immagini e i loro ne ricavano sostegno vitale, nel lungo equilibrio della ca tena alimentare (in metafora, i fotografi di mestiere), ma an che i bagnanti, i turisti e i ma rinai (il resto della popolazio ne), che ottengono giovamen to e piacere dalla conserva zione di un habitat non inqui nato e rovinato dai comporta menti irresponsabili di pochi.

IoLavoroConLaFotografiaSOLOONLINE/ / /QR code

Ecco il perché delle iniziative taggate: #IoLavoroConLaFotografia

#IoLavoroConLaFotografia:

Chiediamo che la Fotografia sia giudicata sempre con pari dignità.

■ ■ / PROFESSIONE E PROFESSIONISTI / ©=C OPYRIGHT di

48 Il linguaggio scritto e parlato è usato da chiunque, per co municare con gli altri. Esistono, tuttavia, profes sionisti della Parola -scritto ri, saggisti, poeti, giornalisti, narratori, eccetera- che non si limitano, come tutti, a fare un uso quotidiano della Pa rola come mezzo di comuni cazione, ma dedicano al lin guaggio tutta la propria vita e le proprie competenze. Allo stesso modo, esiste un manipolo di professionisti del l’immagine -fotografi, repor ter, videomaker, postprodut tori, eccetera- che vivono del proprio lavoro con le imma gini, fisse o in movimento [o, quantomeno, dovrebbero vi vere del proprio lavoro]. Costoro -i professionisti del l’immagine- non si limitano a fare un uso quotidiano e con sueto della Fotografia, come ormai fa chiunque di noi, ma le dedicano ogni sforzo quo tidiano, e l’intero loro vissuto. Ecco cosa scrittori, saggi sti e poeti hanno in comu ne con fotografi, videoma ker e reporter: l’uso totalizza to e professionalizzante di un mezzo di comunicazione che, nella propria forma base, è uti lizzato dall’umanità nella pro pria interezza [?!]. Non “rivendicazioneuna sindacale” Quindi, adoperarsi per una maggior coscienza e rispetto dell’importanza del mezzo fo tografico non rivela e palesa i tratti di una rivendicazione sindacale a difesa di una spa ruta categoria di addetti ai la vori, ma rappresenta un atto di presa di coscienza e rispet to di un intero ecosistema di comunicazione.Èunpo’come esercitare ri spetto per l’ambiente marino e il relativo habitat: dalla sua conservazione non traggono giovamento solo i pesci, che Condividiamo con tutti la Bellezza e l’Importanza di questo Linguaggio, e ricor diamo tre aspetti importan ti alla base di questo mondo: Uno. Le immagini indivi duate, trovate e recuperate sul web non sono di tutti, ma protette da diritti di utilizzo: hanno un autore, al quale rife rirsi per il loro (eventuale) uti lizzo [e al quale, magari, corri spondere quanto dovuto per lo stesso utilizzo]. Due. La categoria delle “semplici fotografie” rispetto alle “opere fotografiche” -in trodotta nella legislazione ita liana, che così intende distin guere l’opera d’arte (dell’inge gno) da ciò che non ne avreb be le stimmate [segni carat teristici e distintivi]- è anacro nistica, e quindi da eliminare. Tre. La Fotografia è una pro fessione, e il lavoro di chi pro duce e gestisce immagini (fis se o in movimento) deve es sere riconosciuto. La visibili tà non è merce di scambio.

Ti capiterà di imbatterti in ini ziative sui canali social che ac centrano l’attenzione su alcu ni concetti basilari, di “salva guardia” [tutela, difesa, vigi lanza, protezione, sorveglian za, controllo...] del rispetto del la Fotografia e, di sponda, di rispetto del lavoro di chi con la Fotografia lavora, e vive. Si tratta di iniziative in sé semplici e immediate (come i flash mob [raduni di più per sone, convocate all’improvvi so in un luogo pubblico tra mite Internet, email, sms, per inscenare un’azione insolita, in questo caso finalizzata, e poi disperdersi rapidamente] già organizzati e svolti in molte cit tà d’Italia e la creazione e con divisione di “dittici fotografici” appositi), il cui scopo finale è quello di fungere da “pastu ra”, da semplice richiamo, per avere occasione di introdurre alcuni concetti basilari. Vedi www.flash-mob.org creatori, vanno utilizzate so lo immagini volontariamen te concesse in uso, con licen za Creative Commons o simili. Due (La distinzione “sem plici fotografie” / “opere foto grafiche” è anacronistica, e quindi da eliminare). La stesura attuale della Leg ge sul diritto d’autore preve de ancora, per la Fotografia, una categoria di “semplici fo tografie”, separata dalle im magini creative. Questo ge nera infinite sterili diatribe. Chiediamo che la Fotogra fia sia giudicata sempre con pari dignità: così come la mu sica è sempre protetta, non c’è il “semplice motivetto”; la let teratura è sempre protetta, non c’è il “brano insignifican te” [per Chiediamoquanto...].che la discrimi nazione di legge sulle fotogra fie venga eliminata. Tre (La fotografia è una pro fessione, e il lavoro di chi pro duce immagini -fisse o in mo vimento- deve essere ricono sciuto. La visibilità non è mer ce di scambio). I professionisti della Foto grafia vivono del proprio la voro, che va equamente com pensato, come tutti i lavo ri. La promessa di “visibilità” non può essere utilizzata co me merce di scambio, giac ché rimanda all’infinito il mo mento del compenso reale. E dovuto! Roberto TomesaniDIRITTO D’AUTORE, PER COMPORTAMENTI RELATIVI CONSEGUENTI

@tomesani@tauvisualtomesani.com@tauvisualtauvisual #

Il portolano fotografico di Edward Burtynsky non si esaurisce in ciò che l’immaginerappresenta;nonèsolo ciò che emerge dal fotografato, è anche custodire la Bellezza del Mondo.

Bisogna amarla molto la Fo tografia, per volerla distrug gere! La Fotografia, va detto, è una sommatoria della spet tacolarizzazione del mondo Non ci sono dubbi. Al di là della fotografia mer lettata, dove l’immagine è ar tificiale, piacevole e anche “bella”, si scorgono passatori di confine che non guardano poi molto ai pretesti del con senso, né danno così impor tanza al riscontro suggestivo che viene loro tributato. Uno di questi è Edward Bur tynsky: fotografo, regista e artista canadese; un auto re che ha mostrato come si può elevare la Fotogra fia a Bellezza soppesata... sviscerato le categorie del visibile come limiti della cultura e predilezione de gli uomini di potere al cat tivo gusto. La sua scrittura fotografica è una fioritura della finitudine etica/este tica e si esplicita fino al su blime che rovescia il tragi co in poesia. Un fare-Fotografia con tro la barbarie degli ordina menti moderni, delle mo struosità politiche, delle in differenze generalizzate. Le sue immagini deplora no la vanità, la meschinità, l’arroganza dei devastatori della Terra e s’aggrappano ai tormenti dell’ignoto... di svelano i contenuti impe rialisti dell’economia-poli tica, indissociabili dalla de vastazione dell’Umanità. Edward Burtynsky è con siderato tra più importan ti fotografi contempora nei. Una delle sue temati che centrali è quella della distruzione dell’ambiente da parte dell’Uomo. Inol tre, è co-regista (con Jenni fer Baichwal e Nicholas de Pencier) di un film di forte presa del reale, Antropoce ne - L’epoca umana (2018).

50

li desertificate dalle mac chine dell’Uomo, cave di marmo oltraggiate, pezzi di vita saccheggiati, l’iste ria del profitto seminata come un’invasione mon golica si riflettono nelle sue lezioni di meraviglia. Lo stupore che fuoriesce da ogni immagine è una sor ta di commozione davan ti all’irrazionale, all’oltrag gio, all’esproprio della Bel lezza; c’è qualcosa al fondo di questa filosofia della Fo tografia che si dispiega, e -al contempo- intesse i fili di un’esistenza planetaria in pericolo: e solo l’Amare, solo il Conoscere può evi tare il terrore che avanza. La Fotografia pariegeti ca (“condurre intorno”) di Edward Burtynsky è affa bulata nella sapienza del la luce, nella forza dell’in quadratura, nella costru zione d’una “surrealtà” vi sionaria che reinventa l’o rigine documentale dalla quale parte. Come un filo sofo epicureo, il fotografo inventa le immagini sulla forma del sentire e le de La Fotografia di Edward Burtynsky contiene l’insor genza del giusto; e in questi tempi di miserie irrimargi nabili, violenze cieche, ca tastrofi ecologiche, parla re di Bellezza e Insorgen za può sembrare sconve niente, persino provocato rio... quasi uno scandalo... forse lo è anche. Prendere coscienza che solo la Bel lezza può evocare altra bellezza, accrescerla, ele varla a profondità dell’es sere, significa innamorar si dell’Uomo, della Donna e del Mondo. La Bellezza è trasfigurazione della Gra zia e l’Insorgenza è fonte dell’incontro che s’innalza verso la Conoscenza di sé e costituisce il legame, il per corso, il viatico tra l’Amore e la Vita autentica. La cartografia fotogra fica di Edward Burtynsky figura le ferite della Terra martoriata dalla malvagi tà dei potenti: petrolio che allaga le periferie, fiumi in quinati, mari feriti dalla pla stica, terre mangiate dal le scavatrici, foreste pluvia posita in una cosmogo nia dei sentimenti struc cati che hanno come uni co scopo la salvezza dell’U mano in Amore. Il suo portolano fotogra fico non si esaurisce in ciò che rappresenta; l’immagi ne non è solo ciò che emer ge dal fotografato, è anche custodire la Bellezza del Mondo, e costituisce un appello in difesa dei diritti umani e per l’autodetermi nazione dei popoli. “Tienimi lontano dall’arte che non sa piangere e dagli occhi dei bambini che non sanno più ridere” ha detto qualcuno: e, dunque, questo immagi nale del dolore si richiama a una promessa di luce, a sguardi che si ricongiungo no con altri sguardi, all’amo re verso l’altro/a che si accre sce e s’innalza fino alla cre azione di un nuovo sogno. La poetica della discor danza nel discorso fotogra fico di Edward Burtynsky segna anche una dimensio ne della risorgenza e del ri sveglio; la finitezza delle sue opere va a toccare le corde emozionali dell’indigna zione, e nella trasfigurazio ne del vero si dipana sul filo aureo dello stupore e della meraviglia, che s’intreccia no nell’ebbrezza del Bello come valore universale, nel quale si coglie le responsa bilità dei boia e dei ghigliot tinati. I miti celano sempre la volontà di esercitare il po tere sulle masse che li erigo no a “padri”. Ha comincia to san Paolo a scrivere stim mate di raffinata distruzio ne del bello, e la civiltà del lo spettacolo ha compiuto il totale sterminio della liber tà di Tuttipensiero.sonomolto tolle ranti con quanti esprimo no il dissidio, basta che non facciano sul serio. di Pino BertelliSULLA FOTOGRAFIA DELLA RISORGENZA, CON ATTENZIONE PER IL MONDO DELL’UOMO

■ ■ / SGUARDI SU / EDWARD BURTYNSKY

Dal 1991, i logotipi dei TIPA Awards identificano i migliori prodotti fotografici, video e imaging dell’anno in corso. Da ventinove anni, i qualificati e autorevoli TIPA Awards vengono assegnati in base a qualità, prestazioni e valore, tanto da farne i premi indipendenti della fotografia e dell’imaging dei quali potete fidarvi. In cooperazione con il Camera Journal Press Club of Japan. www.tipa.com

Dal 1991, i logotipi dei TIPA Awards identificano i migliori prodotti fotografici, video e imaging dell’anno in corso. Da ventinove anni, i qualificati e autorevoli TIPA Awards vengono assegnati in base a qualità, prestazioni e valore, tanto da farne i premi indipendenti della fotografia e dell’imaging dei quali potete fidarvi. In cooperazione con il Camera Journal Press Club of Japan. www.tipa.com

Dal 1991, i logotipi dei TIPA Awards identificano i migliori prodotti fotografici, video e imaging dell’anno in corso. Da ventinove anni, i qualificati e autorevoli TIPA Awards vengono assegnati in base a qualità, prestazioni e valore, tanto da farne i premi indipendenti della fotografia e dell’imaging dei quali potete fidarvi. In cooperazione con il Camera Journal Press Club of Japan. www.tipa.com

Dal 1991, i logotipi dei TIPA Awards identificano i migliori prodotti fotografici, video e imaging dell’anno in corso. Da ventinove anni, i qualificati e autorevoli TIPA Awards vengono assegnati in base a qualità, prestazioni e valore, tanto da farne i premi indipendenti della fotografia e dell’imaging dei quali potete fidarvi. In cooperazione con il Camera Journal Press Club of Japan. www.tipa.com

Dal 1991, i logotipi dei TIPA Awards identificano i migliori prodotti fotografici, video e imaging dell’anno in corso. Da ventinove anni, i qualificati e autorevoli TIPA Awards vengono assegnati in base a qualità, prestazioni e valore, tanto da farne i premi indipendenti della fotografia e dell’imaging dei quali potete fidarvi. In cooperazione con il Camera Journal Press Club of Japan. www.tipa.com

Dal 1991, i logotipi dei TIPA Awards identificano i migliori prodotti fotografici, video e imaging dell’anno in corso. Da ventinove anni, i qualificati e autorevoli TIPA Awards vengono assegnati in base a qualità, prestazioni e valore, tanto da farne i premi indipendenti della fotografia e dell’imaging dei quali potete fidarvi. In cooperazione con il Camera Journal Press Club of Japan. www.tipa.com

Dal 1991, i logotipi dei TIPA Awards identificano i migliori prodotti fotografici, video e imaging dell’anno in corso. Da ventinove anni, i qualificati e autorevoli TIPA Awards vengono assegnati in base a qualità, prestazioni e valore, tanto da farne i premi indipendenti della fotografia e dell’imaging dei quali potete fidarvi. In cooperazione con il Camera Journal Press Club of Japan. www.tipa.com

Dal 1991, i logotipi dei TIPA Awards identificano i migliori prodotti fotografici, video e imaging dell’anno in corso. Da ventinove anni, i qualificati e autorevoli TIPA Awards vengono assegnati in base a qualità, prestazioni e valore, tanto da farne i premi indipendenti della fotografia e dell’imaging dei quali potete fidarvi. In cooperazione con il Camera Journal Press Club of Japan. www.tipa.com

Dal 1991, i logotipi dei TIPA Awards identificano i migliori prodotti fotografici, video e imaging dell’anno in corso. Da ventinove anni, i qualificati e autorevoli TIPA Awards vengono assegnati in base a qualità, prestazioni e valore, tanto da farne i premi indipendenti della fotografia e dell’imaging dei quali potete fidarvi. In cooperazione con il Camera Journal Press Club of Japan. www.tipa.com

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.