Umanesimo 5.0

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numero speciale Smart Life Festival 2022 / Umanesimo 5.0

COS’È UNA FANZINE?

Che cos’è una fanzine? Beh, è una domanda complicata, ma molto complicata eh. Noi di Cinque ce lo siamo chiesti fin da subito; ci siamo guardati, ognuno con la sua diversa interpretazione, e poi abbiamo risposto a modo, nostro. Ecco, se dovessimo dire cos’è una fanzine, non sapremmo rispondere se non copiando e incollando la descrizione di Wikipedia. Che però, diciamocelo, è un po’ fredda, asettica e standard. Ci fa piacere che sia una “pubblicazione non professionale prodotta da entusiasti di un particolare fenomeno culturale per il gusto di condividere i propri interessi con altri”. Ma possiamo dire che se la descrizione parla di gente entusiasta, a noi non entusiasma come presentazione della nostra “creatura”? E allora, ripartiamo. Che cos’è la nostra fanzine? Bene, così va meglio. Dunque, Cinque, che poi è il titolo che le abbiamo dato perché il Collegio, in cui noi autori viviamo, si trova in via san Carlo 5, è un insieme di lettere, frasi e segni di interpunzione assemblati da circa venti studenti del Collegio San Carlo di Modena. Venti è un bel numero: sono quaranta occhi, quaranta orecchie e venti bocche che si confrontano senza freni provando a raccontare su carta stampata le proprie emozioni, sensazioni e discussioni. È un confronto in pagine, sempre nuove ma sempre nostre. Questo è il terzo numero, ed è un po’ speciale. Ci troviamo, infatti, all’interno dello Smart Life Festival, il festival della cultura digitale, giunto alla settima edizione e che quest’anno si intitola “Umanesimo 5.0”. Il tema ruota attorno ad un nuovo umanesimo, oramai alle porte: la super smart society e la consapevolezza che il futuro del mondo contemporaneo debba riportare al centro dell’innovazione tecnologica il benessere delle società e delle persone; uno sviluppo tecnologico che tenga a mente anche la sostenibilità ambientale e sociale e che non si basi solamente sulla competitività.

Abbiamo detto che è un numero speciale, ma è anche un po’ più breve del solito. Ci siamo fatti in otto, come le facciate di questa fanzine, per scrivere e descrivere, indovinate un po’, la nostra visione su questa nuova epoca e su tutte le sue sfumature che stiamo vivendo.

COME N O N SAPERE DI VIVERE IN UN MONDO CHE NON CI APPARTIENE PIÙ

AH, CI PIACE ANCHE PARLARE. ABBIAMO UNA RADIO E SAREMO LA VOCE UFFICIALE DELLO SMART LIFE FESTIVAL. UNA DIRETTA STREAMING DI 40 ORE, OLTRE 30 SPEAKERS E TANTI OSPITI. LO VEDETE QUESTO QR CODE? BENE, USATELO E VENITE A VEDERE. CI TROVATE SUL NOSTRO CANALE TWITCH @RADIOFSC_UNIMORE, VENERDÌ 30 SETTEMBRE E SABATO 1° OTTOBRE DALLE 10:00 ALLE 24:00 E DOMENICA 2 OTTOBRE DALLE 10:00 ALLE 20:00. VI ASPETTIAMO!

Matteo Cappa
di
Francesca Bruschi illustrazione tratta da @Gudim_public
illustrazione tratta da @Gudim_public illustrazione tratta da @Gudim_public

C’È QUALCOSA DI SPECIALE DENTRO

DI

Passa un minuto.

Gli utenti di Instagram hanno appena condiviso 65 mila foto. Passa un giorno.

I computer degli aerei sui cieli di New York hanno appena elaborato di 12 milioni di terabyte. Passa una settimana.

Un’intelligenza artificiale elabora calcoli, modelli e previsioni su centinaia di milioni di informazioni.

Pensate: una macchina che assomiglia ad un essere umano, ma molto più potente e precisa di un programmatore esperto o di un formidabile statistico.

Per realizzarla abbiamo preso spunto anche dalla natura: dalle formiche, dagli uccelli; dal nostro modo di applaudire dopo uno spettacolo o, visto che siamo in Italia, dal modo di applaudire subito dopo l’atterraggio in un volo low cost.

In un periodo storico in cui ci sente sempre più osservati dal Big Brother di Orwell, non si può non discutere di Intelligenza Artificiale.

Ma qui mi presento: sono Elia, studio Informatica e, grazie al Collegio San Carlo, partecipo agli eventi organizzati da EuCA European University College Association; ideas challenge, dibattiti e workshop con topics relativi allo sviluppo digitale e diffusione di sistemi dotati di AI.

Il tema affrontato dalle nostre ricerche nell’ultimo evento, organizzato in Grecia, riguarda la raccolta e l’utilizzo dei dati biometrici; il nostro corpo, il nostro viso e le nostre emozioni, infatti, rappresentano una vera e propria miniera d’oro: aziende e istituzioni ne raccolgono immagini, informazioni e dati per svilupparne modelli, e classificarci.

“La gente mette etichette alle cose Così è più facile metterle in ordine dopo Mette etichette alle persone così sa cosa sono”

Se da un lato iniziano gli studi sull’Intelligenza Emotiva, dall’altro si presentano modelli di Affetctive Computing: sistemi in grado di percepire le emozioni umane.

I sistemi di monitoraggio, naturalmente, portano tanti benefici: in ambito medico si rivelano molto efficienti per diagnosticare alcuni tipi di disturbi, o la nostra predisposizione in un certo contesto.

Dall’altro lato della medaglia, collezionare dati per analizzare le nostre emozioni significa vivere circondati da sensori e vari sistemi di monitoraggio: immaginate come sarebbe vivere tutti i giorni con un casco ipertecnologico, elettrodi sparsi lungo il corpo e una piccola actioncam che registra 24h/7 i nostri occhi, il nostro sorriso, o semplicemente il nostro pallore.

“Capire tu non puoi

Tu chiamale se vuoi emozioni”

Ecco: immaginate un mondo in cui noi non siamo gli unici ad ascoltarci, a capirci, ma le nostre emozioni diventano oggetto di studio di forze dell’ordine, o aziende interessate a vendere un qualsiasi prodotto.

Affascinante, ma spaventoso.

EMETTESSERO

uando da piccolo pensavo al futuro, immaginavo di poter un giorno guidare un’auto volante: un sogno figlio delle idee fantascientifiche del secolo passato e dell’immaginazione di un bimbo. Oggi, da ingegnere, comprendo come probabilmente non esisterà mai nulla del genere. Eppure, ad oggi, le automobili si sono evolute in modo inimmaginabile, tanto da diventare dei veri e propri capolavori di ingegneria e da eccellere per sicurezza, affidabilità e ottimizzazione dei consumi. Tuttavia, la strada da percorrere è ancora lunga. Ogni periodo storico è caratterizzato da grandi sfide che l’essere umano deve fronteggiare. Oggi, uno sguardo attento verso l’ecologia è fondamentale: nel settore automotive, si ricercano costantemente nuove soluzioni che, come le auto ibride o elettriche, aiutino a rendere il trasporto di beni e persone più sostenibile, riducendo le emissioni di sostanze nocive e di CO2 (che non è pericolosa in sé, ma è un potente “clima-alterante”). Una possibile soluzione può essere rinvenuta nelle auto a idrogeno. Probabilmente ne hai sentito parlare, ma sai come funzionano? Beh, no, l’idrogeno non è bruciato come succede con il carburante nelle auto comuni: infatti, il motore a idrogeno, chiamato Cella a combustibile con membrana a scambio protonico o PEM Fuel Cell, in realtà sfrutta la chimica per “estrarre” gli elettroni dalle molecole di idrogeno (H2) e portarli ad un motore elettrico sotto forma di corrente; questi, poi, tornano nella cella e si ricombinano con l’ossigeno dell’aria e l’idrogeno per formare H2O… Cioè acqua! [A-E] Dunque, un sistema di questo tipo è più simile a una batteria (o ancora meglio a una mini-centrale elettrica), la cui unica emissione è acqua. “Quindi…” si potrebbe pensare “…prendo dell’idrogeno, dell’aria, un catodo, un anodo e una membrana e ho elettricità quasi gratis”, facile no? Purtroppo, invece, come per tutto, le sfide da affrontare per rendere fruibile questa tecnologia sono ancora tante.

Q

INFATTI: ―L’IDROGENO E L’ACQUA POSSONO CORRODERE I COMPONENTI; ―PER GENERARE ABBASTANZA ENERGIA DA ALIMENTARE UNA MACCHINA IL PESO E LO SPAZIO OCCUPATO SONO ELEVATI; ―PRODURRE CELLE A IDROGENO COSTA MOLTO - UNA MACCHINA

AD OGGI COSTA CIRCA €70.000, IN ITALIA [1];

―PRODURRE L’IDROGENO DA USARE COSTA ANCORA TANTO; ―NON CI SONO MOLTI DISTRIBUTORI, L’EQUIVALENTE DELLE “POMPE DI BENZINA” – OGGI SOLO 6 IN ITALIA [3].

Queste e altre sono le tematiche che gli ingegneri di tutto il mondo (soprattutto in Giappone, Sud Corea, U.S.A., Cina, ma anche in Europa) stanno affrontando ogni giorno per permetterci di utilizzare nel prossimo futuro una tecnologia che, ancora oggi, sa quasi di fantascienza.

Ma allora, quando? Chiaramente, esistono proiezioni indicative che parlano di un possibile “boom” della tecnologia, grazie a consistenti investimenti nella ricerca da parte dei governi e dei privati, tra il 2028 e il 2030 [2], anni in cui sarà probabile cominciare a vedere i primi veicoli (e i primi distributori!) circolare sulle nostre strade.

Oggi, quando penso al futuro, desidero un mondo più sostenibile per la nostra e per le future generazioni e, con sufficienti studi e avanzamento tecnologico, le auto a idrogeno potrebbero diventare parte integrante di una soluzione…

QUESTA GIUNGLA
ANALOGICO E DI DIGITALE Elia
Pitzalis illustrazione tratta da @Gudim_public
E SE LE AUTO
ACQUA?
Francesco
Gerardo Mecca

Quando ero bambina la parola smart faceva rima solo con smart-ies, quei confetti ricoperti da un cioccolato finissimo di mille colori. Mi divertivo a collezionare scatole da forme geometriche precise e a mangiarne quantità indefinite di smarties scegliendo con cura solo quelli di colore verde e rosa, perchè erano i più buoni. C’è chi è d’accordo con me e c’è chi mente, non esistono alternative possibili.

Di certo a sei anni non avrei mai immaginato che la parola smart in futuro avrebbe fatto rima con altre mille ancora: smart-technologies, smart-phone, smart-working e potrei continuare con una lista di sostantivi di indefinita lunghezza. Smart, oggi, non è solo un aggettivo da giustapporre, è qualcosa di più: un modo di essere, anzi un modo di vivere, un modo di pensare a cinque lettere, breve, conciso e fortemente orientato al risultato. Insomma, un tipo di approccio completamente diverso da quello delle generazioni dei nostri nonni. Un approccio facile, veloce e concreto, per quelli che come noi non hanno tempo di stare dietro al tempo.

To be smart è quel vestito che scegliamo di indossare quotidianamente per evitare di essere tagliati fuori da un mondo che viaggia in una sola direzione, quella intelligente, forse l’unica possibile, quella smart. Presi dalla frenesia del viaggio, ricordiamoci di non scordarci un passaggio fondamentale: to be smart è un obiettivo, un risultato, è la meta giusta verso cui approdare per un mondo - si spera - migliore; ma gli obiettivi servono a ben poco se non ci sono binari da percorrere. Allora, forse, prima di preoccuparci di essere smart, dovremmo ricordarci di essere umani. Se ci dimentichiamo di essere umani, come possiamo sperare in un mondo migliore? To be human è questo l’unico vero mantra che ancora (r)esiste attraverso i secoli, anche quando poteri forti e negletti eventi cercano di nasconderlo sotto il tappeto, come si fa con la polvere. Vano tentativo, questo, di chi non ha ancora capito che le cose nascostevengono sempre a galla - prima o poi. È sottile, non facile da intuire in una società poco avvezza per natura al pensiero critico e razionale: to be human non è il traguardo, non è l’obiettivo e neppure il fatturato di fine mese. To be human è l’anelito che ci muove ogni giorno a fare, anzi, a dare di più per gli altri, per il mondo, per noi stessi. La creazione della smart society non può prescinderne: to be human ne è il postulato. Prima ancora di chiedere al mondo sempre più parole dallo “smart giustapposto”, dovremmo forse chiederci perché nonostante il pianeta terra continui a riempirsi di tecnologie, contratti e mind set smart, ancora la nostra vita il margine di miglioramento non l’ha conosciuto. La società si reinventa, la tecnologia si evolve, ma se continuiamo ad essere barricati all’interno di mentalità troppo chiuse per guardare sotto al tappeto, ciò che ci resta è solo il processo contrario quello involutivo. Alla fine del viaggio verso un mondo più smart e meno human ci attende un mero esercizio di stile: a cosa ci servono macchine che riconoscono i pedoni, se non riusciamo a riconoscere che è umano anche chi vive oltre il Mediterraneo? A cosa ci serve un universo parallelo per comprare beni, se nel mondo c’è ancora chi ha come casa la strada? A cosa ci serve la più alta ingegneria biomedica, se il diverso rimane sempre uguale? A cosa ci serve un connessione 5G, se poi non ci accorgiamo di chi ci muore accanto? Allora, forse, quello di cui abbiamo più bisogno non è una società dei “più”, ma solo un approccio diverso. Che poi non dobbiamo nemmeno sforzarci, per essere umani basta applicarsi.

UN MONDO ANCHE NUOVO

DENTRO ISTERICI GIOCHI ISTRUITI

S OTTILMENTE INSOSPETTABILE MI ORIENTA

UTTI

ACERARE EMOZIONI

TO BE SMARTIES O TO BE SMART? Maria
ACROSTICO Giovanni
E
T
A L

QUIZ: LO SMARTOMETRO

In un mondo in costante evoluzione, anche le nostre abitudini hanno preso una direzione diversa. Qui un piccolo test per scoprire…. quanto sei smart.

1. QUANTO SPESSO COMPRI ONLINE?

A〉 Sempre B〉 Abbastanza C〉 Quasi mai

2. NON VIVI SENZA..

A〉 Smartphone B〉 Computer C〉 Agenda

3. LA SPESA CHE ARRIVA A CASA TUA

A〉 Non ne posso fare più a meno B〉 Ogni tanto ne approfitto

C〉 Preferisco farmi una passeggiata

4. SI VA AL RISTORANTE E ARRIVA IL MOMENTO DI PAGARE

A〉 Il portafoglio, questo sconosciuto.. B〉 Ora tutti i locali accettano il POS vero? C〉 Si divide in contanti

5. LA MUSICA DA METTERE A UNA FESTA..

A〉 Alexa, riproduci “dove si balla” B〉 Ci pensa un dj ovviamente C〉 Un giradischi per un effetto più vintage

6. PER LA GUIDA AUTONOMA

A〉 Assoltamente pro B〉 Sarebbe un grande passo avanti C〉 Non sono completamente fiducioso

7. PENSI CHE LA TECNOLOGIA ABBIA CAMBIATO IN MEGLIO IL NOSTRO MODO DI VIVERE?

A〉 Sì, senza dubbio e continuerà a farlo B〉 Di sicuro ha più lati positivi che negativi C〉 Vedremo in futuro

8.COME IMMAGINI IL MONDO TRA 10 ANNI?

A〉 L’intelligenza artificiale avrà preso il sopravvento B〉 Buona parte della società saprà sfruttare al massimo le potenzialità della tecnologia C〉 Più complesso di quello attuale

MAGGIORANZA DI RISPOSTE A

A Parigi il robot che fa le pizze in autonomia aspetta solo te! Ormai la tecnologia non solo è entrata a far parte della tua vita quotidiana, ma anzi, la migliora ogni giorno di più, rendendoti sempre più fiducioso in essa. Occhio però a non perdere il contatto con la realtà.

MAGGIORANZA DI RISPOSTE B

Sei un amante della tecnologia, ma preferisci ancora le vecchie abitudini. Sono stati fatti tantissimi passi avanti, ma ancora non rinunci ad alcune vecchie abitudini, come andare a fare la spesa e scegliere personalmente i prodotti da comprare. Ammetti però che la consegna a domicilio tramite app non è affatto male!

MAGGIORANZA DI RISPOSTE C

È vero, la tecnologia ha cambiato il nostro modo di vivere, ma tu riesci an-cora a non farti influenzare. Sei ancora diffidente di fronte alle comodità dei servizi di pagamento e dei negozi online, e sicuramente nei i tuoi piani per il weekend non sono ammessi computer e co. Potresti però ripensarci quando fuori piove e fa freddo…

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