Periodico 5 - nr.0

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Che poi alla fine dicono tutti che noi giovani dobbiamo esprimerci, che dobbiamo liberarci dalle nostre emozioni, ma non ti danno mai la possibilità di farlo. Mentre qui addirittura ci fanno fare una fanzine e ci danno carta bianca (poi diventata gialla). E quindi che fai? Ti tiri indietro? Ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti che un’occasione così non la potevamo sprecare. Arriva questo Jumbo, un famoso art director internazionale, ci fa vedere come ha realizzato i suoi lavori e ci chiede se ci piacciono. Noi annuiamo, ci guardiamo di nuovo, e capiamo, più o meno, che dobbiamo fare. Siamo quindici, siamo noi, ma siamo anche tante persone. E così ognuno decide di metterci del suo, che poi diventerà nostro. Ecco come siamo arrivati alle pagine che troverete qui di seguito, senza un ordine preciso (un ordine c’è, ma è quello che piace a noi).

VI PRESENTIAMO “NOI” Inizia Marisa, che studia lingue ma ha la passione per le foto e dice che ha questa idea di far vedere il collegio da dentro, diversamente. Decide di mostrarci mostrando cosa vediamo tutti i giorni. Uno sguardo dentro le camere in cui viviamo, senza filtri. Rooms – pag. 2 Poi ci sono tre ragazzi, Alessandro, Giuseppe e Matteo, che hanno stabilito che la felicità è fatta di mattoni. Cioè no, scusate, di parole. Un muro di parole. La felicità secondo noi – pag. 3 Dopo un po' a Giuseppe, uno dei tre di prima, parte il pallino che anche il pensiero dei lettori conta, e quindi si mette e abbozza una lavagna dove potrete scrivere quello che vi pare. Caro diario… - pag. 4 A pagina 5, tanti 5, a caso. Belle foto Davide! Siccome siamo il presente e il futuro, ma c’è anche un passato dietro di noi, abbiamo impaginato una linea temporale tra una vecchia fanzine del Collegio e noi. Perché, in fondo, i giovani erano giovani anche nel 1900. Camilla,

L OPPHHO OZZZZNN-C C O L O O COLOPHON

5x3 collegiali,

Cristall e Sofia si sono messe d’ingegno e hanno tirato fuori questo confronto temporale. AC/DC – pag. 6

Ad un certo punto della riunione di redazione, si alza Maria Antonietta dicendo che se abbiamo avuto questa possibilità, se possiamo liberarci, lei vuole farlo fino in fondo.La sera stessa, torna a casa e scrive questo pezzo chiamato “odio”. In pratica vomita addosso alle generazioni passate tutte le critiche che ci vengono rivolte contro. S’è liberata davvero. Odio – pag. 8 Se volete vedere una speranza andate a pagina 9. Gaia, Camilla, Cristall e Sofia ve la raccontano. In Collegio, però, ci sono anche dei ragazzi che si ritrovano in una stanza con cuffie e microfoni e si mettono a registrare le proprie voci. Non sanno perché lo fanno, ma stanno bene e quindi stiamo bene, anche a noi. Radio FSC – pag. 10

Abitiamo a Modena, viviamo questa città, ma ne frequentiamo solo alcune zone. Per questo motivo Michela ha selezionato delle foto dai nostri profili social, per mostrarvela dal nostro punto di vista. Modena come la vediamo noi – pag. 12

15 bocche, 30

occhi, 150 dita: 1 sola Fanzine

PERIODICO 5

Racconteremo raccontandoci, le nostre idee saranno inchiostro e le tatueremo sui fogli, una catarsi cartacea e colorata, il dietro le quinte di tutti noi sarà il protagonista della scena

La nuova fanzine del Collegio San Carlo

Perché da noi vincere non fa RiMa

con uno ma con 5________________Batti il 5

Prima abbiamo parlato di passato, ora parliamo di futuro. Si punta al 2026, scoprite perché con l’intervista di Cristall e Marisa a Gabriele Pollastri. Laboratorio 2026 – pag. 14 E infine, beh, c’è uno stivale sdraiato. A Davide e Alessandra andava così, capirete il perché. Italia – pag. 16 E poi vedete tutta questa grafica? Ecco. Alberto, Elia e Riccardo hanno realizzato pagina dopo pagina, click dopo click, salvataggio dopo salvataggio la fanzine che stato sfogliando. Hanno dato una cornice a questo quadro che inizia per N e finisce per OI.

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NOI SAREMO SOLO

Una frase con cinque parole

Via San Carlo 5

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LA FELICITÀ SE CO NDO NOI

Francesca, 23 anni, “una camera forte e astratta”

Geri, 20 anni “a volte la scienza è più arte che scienza” Luigi, 21 anni camera con formula “all you can chill, bevande escluse”

ROOMS

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Le foto delle nostre camere scattate con delle fotocamere. La nostra casa quando siamo lontani da casa. Viviamo il collegio vivendoci dentro. Vi mostriamo il nostro mondo e una parte di noi.

CaneGocciaLasagneBolladisapon eLondraYoyoKlimtRossoBacioCorrereTortad imeleCinemaViaggioDocciaJovan ottiTulipanoGelatoArancioneBirra GolAperitivoNetflixMatematicaUs cireGoccioleCappelloFuochid’arti ficioEspressionismoScriverepoesi eCapirsiSpaceJamJohnBelushiOli veAteneInterGialloSorrisoCheese cakeRischioPinguinitatticinuclea riRadioUrlareCompagniaAlessand roCattelanPizza2019la{parentesig raffa}NoiVerdeNascondinoDivano ecopertaNonsaperecosadiremaco munquestarebeneBatteriacaricaPa uloDybalaOmbrecinesiCampagna CampaniaBluSinestesiaCasaTrott olaCenafuoriMaglionePogare TommasoParadisoCieloCarbonar aPianoforteTerracottaFotografar eTeatroNonrispettarelesillabeVio laCalciodirigorePolpettealsugoSv egliarsidopounbelsognoHIMYMRo maMarePatatinefritteSpagnaMarc oTemaMetaAnagrammaPunteggia tura 3


Si richiede al candidato di compilare la scheda seguendo le proprie emozioni. E se ti va, taggaci! #collegiofsc 4

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La mènte contòrta dei collegiàli Puo cèrto causàre non pòchi disàgi I nostri tutor prèsto si accòrser Di avère a che fàre con càni randàgi

E quàndo nòn bastàva Gli occhiàli ìnforcàvan E con un fàre istìtuzionàle Un cazziatòne ci somministràvan

Sapèvan gestìre ognì situaziòne E ànche placàre la confusiòne Si limitàvan soltanto a chiamàr il vècchio telèfono àl tavolòne

Vecchie e nuove fanzines. Volti a confronto in epoche diverse. A distanza di quasi 400 anni, le figure di spicco del Collegio San Carlo non hanno perso la loro singolarissima verve. Queste le loro facce, queste le loro sfaccettature.

AC/DC 7


Odio quando puntate il dito contro di noi. Quando vi dimenticate che siete stati giovani, che avete amato, bigiato la scuola, o ballato in discoteca. Odio quando vi sento dire che la nostra è tra le peggiori generazioni che ci siano, povera di idee, senza voglia di vivere, senza futuro; eppure, anche voi sapete cosa vuol dire disperarsi, lottare per amore, sognare sui versi di una canzone. Odio il vostro giudizio asettico che no, non ci scivola addosso. No, non è vero che siamo una generazione senza sogni e senza ideali. Forse eravate voi quelli così. Anche senza forse. Odio quando dite che siamo disinteressati al mondo che ci circonda, odio quando ci dite che non leggiamo, che non approfondiamo, che quasi non pensiamo. Odio quando ci dite che non ragioniamo di politica e che non siamo cittadini responsabili, perché, alla fine, noi votiamo, e se non lo facciamo, è perché lo Stato non ce lo permette, mentre siamo lontani da casa a cercare di prendere uno straccio di laurea ed entrare nella gabbia dei leoni senza animo ed emozioni. Odio quando dite che non dobbiamo fumare, che dobbiamo ubbidire e fare i bravi figli di famiglia, con la media del 30 e lode e la laurea magistrale presa in 2 anni, mentre c’è gente che vede nel vuoto, al di là di un ponte, l’unica ancora di salvezza. Odio quando ci dite che la colpa dei contagi è di noi ragazzi in giro, che il vaccino ce lo siam fatti solo per prendere l’aereo e che siamo irresponsabili. Odio quando ci dite che non sappiamo nulla di attualità e che non lottiamo per i nostri diritti e per un mondo migliore. E poi i cortei sull’endometriosi chi li fa? E i gay pride? E il Ddl Zan? E il referendum sulla cannabis e sull’eutanasia? Noi non abbiamo paura di firmare per quello in cui crediamo, noi siamo maledettamente coerenti e lucidamente schierati, perchè non abbiamo paura di esprimere le nostre idee. Semplicemente lo facciamo a modo nostro ed è giusto così, e voi non comprendete i nostri modi, come i nostri nonni non capivano i vostri.

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Odio quando dite che noi non sappiamo far altro che stare al cellulare, che è una perdita di tempo, che non ci fa bene, ma alla fine chi è che vi ha insegnato a scaricarvi l’app di immuni, ad usare un QR code? Odio quando dite che siamo una generazione di buoni a nulla, quando poi le università sono piene di giovani studenti che fanno associazionismo e le piazze di persone che lottano per avere un’aria e delle strade più pulite. Io odio quando dite che non siamo curiosi, che “lascia stare tanto non capisci”, che non ci informiamo e che non sappiamo cos’è la Loggia P2, le stragi di Bologna e gli anni di piombo. Odio, odio quando ci dite che non andiamo nei musei, che per colpa nostra i teatri e i cinema stanno chiudendo, che non abbiamo amore per la cultura. Odio quando ci dite che la musica che ascoltiamo fa schifo o quando pensate che non sappiamo chi è Guccini o chi canta Hey Jude. “Ma poi ci siete mai stati a Piazza Verdi a Bologna?” tra chitarre di fortuna, De Andrè, le Peroni vuote e l’aria che si riempie di giovani speranze? Io odio, perchè amo, amo così profondamente che vorrei capire perchè voi, che siete stati giovani come noi, non riusciate a vedere che siamo pieni di sogni, che sappiamo amare, semplicemente, lo facciamo a modo nostro. Senza pretese, senza giudizi, senza paure, semplicemente così.

1 2 COSA PROVI ? Guarda la foto numero 1. Poi guarda la foto numero 2. Ho detto guarda la foto numero 2. Forse un giorno non ci sarà bisogno di ripeterlo. M A G A R I 9


RADIO FSC

FABBRICA DI STORIE COLLEGIALI

Verde, Rosso, Giallo, Blu, Viola, Indaco, Bianco, Nero, Marrone, Arancio, Azzurro, Grigio. Questo non è solo un elenco di colori, questo è l’armadio di sfumature che ho a disposizione e che scelgo di cambiare a seconda delle mie emozioni. Questi sono i colori, che ogni giorno, formano la mia pelle. A noi camaleonti piace cambiare, cambiare a seconda di ciò che sentiamo. Credo sia arrivato il momento di presentarmi: sono il camaleonte di RADIO FSC. Sei ragazzi, un dicembre tra i meno fortunati della storia, un camaleonte e mille sfumature di colori, tante quante sono gli interessi, le emozioni e le passioni che hanno deciso di raccontare. Devo ammetterlo, ci vuole del coraggio a scegliere come animale il camaleonte, ma dicono che sono perfetto, amano l’idea che la mia pelle sia cangiante, che scelga di cambiarne le sfumature con la stessa velocità con cui cambiano i vestiti. RADIO FSC nasce da un’esigenza, l’esigenza di comunicare, di affacciarsi alla finestra, anzi, di essere una finestra, una finestra sul mondo, sul loro mondo, intendo. Una radio, che poi è diventata podcast, dirette Youtube, interviste, dove raccontano Modena, gli eventi che la fanno bella, parlano dell’università e dei giovani. Da Dicembre 2019 questi ragazzi hanno scelto, ogni giorno, di spogliarsi delle loro emozioni per colorarsi, con tanti colori quante sono le sfumature della mia pelle. Ma a raccontarveli saranno i loro stessi podcast: @radiofsc su Spotify Youtube Instagram

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SEMAFORI

ammino, cammino spesso. L’altro giorno, stavo passeggiando con le cuffie nelle orecchie, il telefono in mano e lo sguardo rivolto al mondo esterno per non scontrarmi con esso. Normale routine penserete voi. Ad un cer to punto, però, il mio passo si deve arrestare, non per mia scelta, ma poiché una luce si accende davanti a me. Semaforo rosso per i pedoni. Allora mi fermo, clicco il pulsante per prenotare il verde, e attendo che lo scatto luminoso mi dia il via. Durante la mia pausa alla fermata, il semaforo richiama la mia attenzione. Questo strumento, che utilizziamo per regolare il traffico e i movimenti in città, così basilare nel suo funzionamento ma, allo stesso tempo, così impor tante e decisivo. Infatti, se si guarda questo vigile cromatico da un’altra angolazione, lo si scorge dentro ad ognuno di noi. Chiunque, dentro di sé, ha un semaforo. I vari studi anatomici non ce lo hanno mai svelato, la medicina si ostina a negarlo, ma io ne resto convinto, e confido nella continua evoluzione della scienza che, prima o poi, ufficializzerà questa nuova componente del nostro corpo. Vi sento e vi vedo, non tastatevi per cercare di capire in quale par te esatta esso si trovi, è-dentro-ognuno-di-noi, magari nascosto, ma c’è. Sì, perché quelle tre luci: il giallo, il rosso e il verde, rappresentano i nostri possibili stati d’animo, come ci percepiamo e ci sentiamo nei confronti del mondo. Il giallo è la luce che, solitamente, rimane accesa per più tempo dentro di noi. Questa luce brilla quando viviamo la nostra condizione di tranquillità. Quelle giornate o quei momenti “standard”. Ci illumina quando non ci soffermiamoesageratamente su ciò che accade. Le ore passano e noi quasi non ce ne accorgiamo. Gli altri due colori però, le altre due luci, sono quelle che quando si accendono fanno più effetto. Se il nostro semaforo va sul rosso, siamo scontrosi con noi stessi, non amiamo qualcosa di noi, siamo insicuri, non riusciamo più a fidarci completamente di noi, iniziamo a scavarci e a trovarci difetti fossilizzandoci su questi. Non si cammina più. Siamo fermi allo stop. Non abbiamo voglia

Questo è un podcast, ma trascritto. Di solito lo ascolti, qui lo leggi. di vedere le persone e pensiamo che non saremo mai soddisfatti. E questo colore può durare momenti, giornate o periodi. Il rosso ci frena ai nostri occhi. Quando invece siamo sul verde, siamo euforici. Ci amiamo, ci crediamo invincibili, tutto il nostro futuro diventa roseo, siamo sicuri che ci realizzeremo e realizzeremo tutto quello che desideriamo. Ci immaginiamo su un palco pronti ad incantare il mondo. Tutto ciò che ci riguarda, ci piace. E anche questo colore può durare momenti, giornate o periodi. Il verde ci spinge tra le nostre braccia. Quante volte ci capita di sentirci sicuri di noi stessi, carismatici, pronti a lottare contro chiunque e poco dopo, quelle stesse cose su cui ci sentivamo così saldi, iniziano a traballare. Quante volte cambia il vento dentro di noi, quante volte un nostro difetto compare e poi scompare ai nostri occhi. Alcuni giorni è il principe dei nostri pensieri, altri non ce lo ricordiamo neanche, come non facesse nemmeno par te di noi. Ecco, ora sappiamo con chi prendercela, caro semaforo, sappiamo che ci sei. uesto meccanismo è succube delle nostre emozioni, delle nostre sensazioni e degli input che riceviamo dal mondo esterno. Perché, come quando si clicca il pulsante per far cambiare colore al semaforo, così, le altre persone e ciò che ci circonda, hanno potere sul nostro, di semaforo. Per alcuni di più, per altri di meno. Quindi anche noi, abbiamo il potere di cambiare i colori degli altri: un nostro gesto, una nostra parola, una nostra frase, può por tare il giallo sul rosso o sul verde o viceversa. Non possiamo assolutamente sottovalutare questa nostra capacità, dobbiamo sempre stare all’erta su come e a chi diciamo una determinata cosa. Perché, citando quel supereroe morso dal ragno radioattivo, “da un grande potere, derivano grandi responsabilità” Se ci pensate, in fondo, sia il pedone sia la nostra percezione, di fronte alla luce verde, si muovono con passo più sicuro.

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LABORATORIO 2026 FANZINE, INTERVISTA A GABRIELE POLLASTRI Responsabile organizzazione attività culturali Fondazione Collegio San Carlo 1. Descrivi il Laboratorio 2026 in una parola.

Il progetto laboratorio 2026 nasce con l’intento di ripercorrere attraverso contenuti multimediali, immagini, mostre e installazioni i 400 anni di storia della Fondazione Collegio San Carlo. Questa istituzione, sin dalla sua nascita, si è posta l’obiettivo di educare i giovani proponendo loro un modello educativo a 360 gradi. Il Collegio, inizialmente aperto ai giovani delle famiglie nobiliari, si è poi tramutato in Università nel 1682. Infine è diventato un’istituzione di natura privata nel 1945. Sono passati tanti anni, ma la sua missione è rimasta la stessa: formare i ragazzi e renderli più consapevoli del loro presente. Ed è proprio grazie ai collegiali che è stato possibile realizzare l’installazione "Un volto molte persone", spin-off della mostra "Una faccia una razza" di Francesco Radino ( vedi quarta di copertina). A partire da numerosi ritratti di studenti del Collegio del passato e del presente, è stato possibile creare nuovi volti, non esistenti nella realtà ma frutto di un’azione collettiva che ci interroga sulle molteplici radici racchiuse in ogni persona. Al laboratorio 2026 viene dedicato inoltre anche un sito ricco di spunti e curiosità: l’intrecciarsi di tematiche religiose e filosofiche, contenuti legati alla storie e alla realtà attuale della Fondazione, danno vita a un vero e proprio giornale senza tempo che permette a tutti di essere sempre informati sulle attività e le modalità di partecipazione al progetto in continua evoluzione.

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2. Perché oggi è importante ripercorrere i 400 anni della Fondazione e valorizzarne il patrimonio storico? 3. Com’è cambiato nel corso del tempo il ruolo della Fondazione nel territorio e nella società? 4. A fronte di tutto ciò, quali sono le sfide che i ragazzi dovrebbero porsi? 5. In che modo la filosofia si pone come una componente centrale del progetto? 1. LA PAROLA CHIAVE È PARTECIPAZIONE. È una parola che ha assunto un ruolo centrale già nella fase iniziale di progettazione, quando si voleva creare proprio un percorso partecipato. Il Laboratorio 2026 si è prefissato un obiettivo ambizioso, quello di iniziare a pensare oggi a quale sarà il ruolo della Fondazione in futuro. Abbiamo deciso di raggiungere questo obiettivo, ma non da soli, bensì coinvolgendo le persone. Le persone che vivono la Fondazione, gli studenti che abitano i nostri luoghi, ma anche chi, dai bambini agli adulti, ci conosce tramite le attività culturali che svolgiamo, come le conferenze, i workshop, le mostre, i laboratori. Attraverso specifiche attività partecipate stiamo condividendo le loro intuizioni per il futuro della Fondazione. Questo costituisce un grande patrimonio di idee, che saranno conservate e archiviate, e che ci consentiranno anche di verificare se il futuro immaginato corrisponderà a quello reale. La reazione che stiamo riscontrando è decisamente positiva: il coinvolgimento genera molta curiosità. Poter esprimere il proprio parere, i propri dubbi o le domande legate ai temi affrontati nelle conferenze; poter mettere in comune la propria visione e le proprie speranze; poter dare un contributo reale alla riflessione sull’evoluzione del Collegio portano a sentirsi davvero parte del processo. L’obiettivo finale, dunque, è creare una relazione profonda con la Fondazione, un rapporto in cui le persone siano libere di dialogare con le nostre attività, a partire dagli studenti del Collegio e della Scuola di Alti Studi, che hanno un ruolo fondamentale nell’immaginare cosa potrà essere la Fondazione domani. 2. Il secondo grande obiettivo del progetto è quello di guardare al futuro, senza lasciare indietro il passato e ci siamo detti che guardare indietro è, in realtà, il miglior modo per guardare avanti. Il progetto si sviluppa provando a ripercorrere il cammino che è stato fatto finora. Se ci guardiamo indietro abbiamo alle spalle un percorso lungo quasi 400 anni, ricco di tanti avvenimenti, che riguardano Modena, ma che hanno anche un respiro nazionale e oltre. Cito due esempi: uno risale al 1784, anno in cui il conte milanese Paolo Andreani, ex studente del Collegio dotato di grande capacità creativa, dopo aver lasciato il San Carlo senza peraltro aver

terminato gli studi, è protagonista del primo volo a mongolfiera in Italia, su una mongolfiera da lui progettata. Il secondo episodio risale al 1802, anno in cui Agostino Fantoni, anche lui studente del Collegio, inventa il primo prototipo di una macchina da scrivere, nato dall’esigenza di comunicare con la sorella Carolina, sordomuta, le cui lettere sono ancora oggi conservate a Reggio Emilia. Il grande obiettivo, quindi, è non solo quello di ripercorrere la storia, ma anche quello di mettere tutto questo patrimonio di storie ed esperienze a disposizione della città e delle persone.

3. Dal punto di vista istituzionale, la Fondazione cambia tante volte nel corso della storia: inizialmente era il Collegio dei nobili, poi si trasforma in Università, poi in Collegio nazionale, poi ancora in istituzione parificata, fino alla seconda metà del ‘900 in cui nasce la Fondazione San Carlo, per come la conosciamo oggi. Benché la forma sia cambiata nel corso del tempo, il ruolo è rimasto coerente: lo scopo è semprestato quello di formare i giovani in modo aperto rispetto alla società circostante. Il fatto che la Fondazione sia riuscita a mantenere questo ruolo, con un passato alle spalle cui non è facile tenere testa, costituisce proprio un suo punto di forza. Dal mio punto di vista, si riscontra una coerenza incredibile negli obiettivi formativi del Collegio nel corso della sua storia. La funzione che si prefiggeva nel ‘600 era già fortemente contemporanea, perché gli studenti, oltre ad approfondire le discipline di base, umanistiche e scientifiche, si dedicavano anche alle arti, alla danza, alla musica e a discipline trasversali. Allo stesso modo, oggi, è fondamentale l’apprendimento delle soft skills e delle nuove competenze. Lo studio interdisciplinare, quindi, è sicuramente un elemento di continuità. Lo scopo, anche oggi, è quello di fornire agli studenti una formazione completa, aperta rispetto alla società contemporanea. 4. A tal proposito, all’interno del progetto abbiamo avuto l’idea di chiedere ai bambini di immaginare come sarà il collegiale del futuro. Confrontando i loro disegni e commenti, si è trovato un filo conduttore molto interessante: il collegiale del futuro, nell’immaginario dei bambini, sarà una persona tecnologica, cosmopolita, capace di costruire nuovi prototipi ed estremamente creativa. Mi sembra una previsione interessante, che ci fa intuire quale potrebbe essere la vera sfida per i ragazzi: continuare a crescere e formarsi con l’obiettivo di stare radicati nella realtà che li circonda, contribuendo al suo sviluppo e al suo futuro. È quello che i bambini hanno immaginato: che siano capaci di contribuire alla felicità del mondo in cui vivono. 5. Il progetto vuole mettere insieme linguaggi differenti e la filosofia è sicuramente un elemento fondamentale. Da sempre è radicata nella storia del Collegio e resta oggi la principale risorsa, insieme agli studi religiosi, attraverso cui la Fondazione riflette sui grandi temi del passato e del presente. Per provare a immaginare il futuro è necessario comprendere la società in cui viviamo e, proprio per questo, la filosofia assume un ruolo centrale. Con il progetto vogliamo creare un dialogo tra riflessione filosofica e altri linguaggi, visivi, espositivi, performativi, digitali attraverso cui coinvolgere le persone. Anche in questo caso torna il tema della partecipazione, funzionale per produrre nuovi risultati e uscire dagli schemi.

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TANTI STUDENTI, DIVERSI SPESSORI, UNA SOLA DIREZIONE: MODENA.

Puglia 22 Calabria 19 Sicilia 12 Basilicata 6 Abruzzo - Lazio - Veneto 5

PERCHÈ DA SDRAIATO LO STIVALE NON CONOSCE DIFFERENZE TRA NORD & SUD

Emilia Romagna - Sardegna 4 Campania - Lombardia 3 Trentino - Marche 2 Friuli Venezia Giulia Molise - Piemonte 1

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#lab2026


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