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Un sistema di imprese per produrre socialità

La conclusione della relazione di Silvano Ambrosetti, Presidente della Lega Coop Lombardia, sul tema dei vantaggi sociali ed economici della cooperazione ventori e alla loro presenza nei consigli di amministrazione. Il problema che occorre affrontare oggi è, in buona sostanza, quello di adeguare la legislazione in modo da configurare un modello `flessibile' che favorisca una superiore capitalizzazione delle imprese che operano in segmenti di mercato richiedenti straordinarie dotazioni finanziarie, cogliendo anche le opportunità di ricorso al capitale di rischio, la cui offerta potrebbe aumentare notevolmente per una serie di ragioni. Tra queste, l'entrata in campo dei fondi pensione, la possibilità data alle banche di entrare nelle imprese e più in generale l'apertura e integrazione tra i mercati internazionali. Si tratta di temi che non possono essere liquidati con poche battute, vanno in ogni caso tenuti d'occhio gli sviluppi legislativi a livello di Unione Europea e comunque dovremmo essere tutti sinceramente interessati a una discussione approfondita e non di tipo ideologico. promosse e "spese" politicamente. In altre parole, la Lega delle Cooperative deve risultare un soggetto che, con l'insieme delle sue iniziative, esprime una politica e gioca un ruolo su un terreno che ritengo strategico per lo sviluppo del nostro movimento.

Le immagini dell'articolo sono tratte da:

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The British Workman, 1879

Tapparelle Riparazioni

Razionalizzare la struttura organizzativa

II socio sovventore

Le figure del socio sovventore e dell'azionista di partecipazione cooperativa, introdotte da quella legge, hanno infatti avuto scarsa diffusione nelle nostre imprese e le ragioni di ciò stanno nella remunerazione dei relativi titoli di rischio e soprattutto nella impossibilità di realizzare guadagni sotto forma di capita' gain, a causa delle norme in materia di indivisibilità del patrimonio, nonché nei limiti posti ai voti spettanti ai soci sov- gestione mut tiserx ice

E' stato costituito un gruppo di lavoro nazionale, il quale sta ragionando sull'insieme della legislazione cooperativa in discussione in Parlamento: riflessi sull'impresa cooperativa delle innovazioni fiscali contenuti nelle deleghe della Legge finanziaria, ONLUS, definizione della figura del socio lavoratore. Per quanto riguarda la legislazione regionale, è in corso un confronto con l'amministrazione nell'ottica della preparazione della Conferenza della Regione Lombardia sulla cooperazione, prevista tra qualche mese. Quest'ultima ha per oggetto "l'analisi dell'attuale situazione del movimento cooperativo in Lombardia e la predisposizione di proposte di sviluppo e promozione per le cooperative stesse". In altre parole: esame del quadro formativo e legislativo riferito alla cooperazione, ridefinizione del sistema degli incentivi (fondi di rotazione, finanziamento per progetti, contributi) e strumenti di conoscenza, promozione e sviluppo della cooperazione.

Circa il riassetto associativo, l'imminente unificazione tra le Associazioni di Servizi e di Produzione e lavoro aiuterà indubbiamente nell'eliminazione di ripetizioni di funzioni; ma la ricerca di una maggiore flessibilità va condotta anche in presenza di strutture associative distinte Le risorse umane e finanziarie di cui dispone la nostra organizzazione lombarda devono infatti essere dislocate con maggiore facilità, poiché le esigenze complessive dei movimento per forza di cose mutano nel corso degli anni e occorre evitare effetti di trascinamento non utili per la funzionalità delle strutture associative. E' comunque necessario che l'unificazione delle due Associazioni avvenga con modalità e scansioni che garantiscano un raccordo con le scelte che saranno compiute dalle omologhe Associazioni nazionali e con il processo di riorganizzazione della Lega regionale. Bisogna inoltre dare seguito a un orientamento più volte affermato a livello lombardo, costituendo un settore 'sociale' della Lega, in senso lato. Cooperative sociali, mutue, più in generale le attività connesse ai settori della sanità, dell'assistenza e della previdenza integrativa e che comunque possano essere ricomprese in un discorso di riforma dello Stato sociale, devono potere coordinarsi tra loro, per essere più visibili all'esterno, via Lucilio Gaio, 5 20151 Milano

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Censimento aree degradate in stato di abbandono nella Zona 19

Pubblichiamo in anteprima per i nostri lettori il censimento svolto dal settore Parchi e Giardini di Milano che individua le aree verdi in stato di degrado o abbandono nella città. Per Milano 19 abbiamo estrapolato le aree individuate nella Zona, specificate per tipologia.

Aree in carico al settore Parchi e Giardini, in stato di abbandono e di degrado per le quali è stata operata una forma di recupero a verde elementare nel corso dell'appalto di manutenzione ordinaria 94/96 in fase di chiusura contabile.

"A"Area di via Borsa superficie mq. 17.693; stato attuale: seminato a tappeto erboso; interventi di recupero: sgombero macerie, pulizia, livellamento, semina; lavori ultimati nel 1996.

"A" Area di via Betty, Omodeo, Cekov superficie mq. 8.019; stato attuale: seminato a tappeto erboso; interventi di recupero: sgombero macerie, pulizia, livellamento, semina; lavori ultimati nel 1995.

"A" Area Cekov superficie mq. 4.400; stato attuale: seminato a tappeto erboso; interventi di recupero: sgombero macerie, pulizia, livellamento, semina; lavori ultimati nel 1995.

"A" Area via Mafalda di Savoia e Cilea superficie mq. 45.925; stato attuale: seminato a tappeto erboso con attrezzature gioco per bambini; interventi di recupero: sgombero macerie, pulizia, livellamento, semina; lavori ultimati nel 1995.

Casistica "B"

Aree di proprietà comunale non in carico al settore per le quali può essere programmata una forma di recupero con risorse reperibili nell'appalto di manutenzione ordinaria 96/98 in corso.

"B" Area di via Appennini, Gallarate superficie mq. 3.000; stato attuale: seminato a tappeto erboso; interventi di recupero: sgombero macerie, pulizia, livellamento, semina; lavori eseguiti.

Casistica "C"

Aree di proprietà comunale non in carico al settore nelle quali si riscontra un effettivo stato di degrado che comportano interventi che non trovano riscontro economico nell'appalto in corso.

"C" Area di via Betty superficie mq. 9.400; stato attuale: area con sterpaglie, gruppi di robinie, area bitumata, ammassi di conglomerato cementizio; interventi di recupero: sgombero previa demolizione di macerie, scavo con rimozione materiale costipato, stradossamento terra di coltivo, livellazione, semina, potatura alberi; costo dell'intervento £. 38.000.000; tempi necessari per l'esecuzione dell'opera giorni 40.

"C" Area di via Appennini, Gallarate superficie mq. 4.000; stato attuale: in battuto adibito a parcheggio; interventi di recupero: stradossamento, terra di coltivo, livellazione, semina; costo dell'intervento £. 13.000.000; tempi necessari per l'esecuzione dell'opera giorni 18.

"INCLITUS TIRIBENNIUS, PRINCIPIS ECCLESIAE SEDIS, AD OCCASUM MEDIOLANI PLEBANIAE DOIMINUS VERGENS"

Un antico borgo ai margini di un quartiere nuovissimo

Niente paura, si tratta di Trenno. E' certo un modo oscuro, ma forse adeguato per rendere omaggio a quello che oggi è un quartiere della moderna Milano che però vanta antichi ed illustri natali.

Si ha notizia infatti di Trenno già al tempo dei romani, quando appunto si chiamava Tiribennius: sembra poi che nel 1605 fosse eretta addirittura a sede vescovile con giurisdizione sui territori a ovest di Milano (a quel tempo chiamati appunto "plebania").

Origini antiche

Delle fastigia di quei tempi rimane a testimonianza ancora oggi una grande tela, (3 metri per 2) della scuola del Rubens (i più campanilisti affermano che sia del Rubens in persona) nella così alti che si poteva vedere Milano solo dal campanile.

Le piene di maggio

Ma il ricordo più simpatico sono le "piene di Maggio": c'era allora infatti il "Campiere" che aveva, la responsabilità del flusso delle acque di irrigazione provenienti dal canale Villoresi, che si immettono nei canali che attraversano i campi attorno a Trenno, e sembra che quando bevesse un bicchiere di più, sbagliasse l'apertura delle saracinesche e mandasse troppa acqua, i canali straripavano (soprattutto il più grosso chiamato il "Cagnola") e l'acqua invadeva le strade trasformando il paese addirittura in una piccola Venezia. Erano momenti di disagio ma anche di eccitazione quando i bambini improvvisavano dei battelli con le camere d'aria delle vendeva casalinghi in cambio di rottami e stracci, e neppure quei mendicante che chiedeva l'elemosina per le strade richiamando l'attenzione col battere di un ferro dentro un triangolo di metallo.

Quando l'acqua non c'era il padrone della strada era il "Carletu el manuber", ex tenente d'aviazione che magari s'imbatteva a discutere con il "Givan rubiola" e quando il discorso si faceva pettegolo l'argomento cadeva sempre sul "Prevesin" che sembra avesse ceduto la fidanzata per 2000 lire a un coniglio.

Artigiani e agricoltori orgogliosi

Sono tutti fatti dei tempi della Rosa Scolari, la "signora" del paese, di un paese autosufficiente, di artigiani e agricoltori orgogliosi del loro lavoro e gelosi del loro territorio.

Pare che sentissero molto la rivalità con Pero: gli anziani ricordano le "guerre" con Pero nei campi di confine con bastoni e addirittura carabine ad aria compressa. Molte cose oggi sono cambiate: Trenno ad esempio non è più un comune autonomo.

chiesa parrocchiale dove fino a qualche tempo fa esisteva anche uno splendido altare di perfetto stile barocco che è andato distrutto per lasciar posto ad un più freddo altare moderno.

Ma siamo certo molto lontani nel tempo e nessuno oggi sente nella propria vita di tutti i giorni, da "Milanese '77", i benefici che potrebbero derivare dall'essere stato il proprio paese una sede vescovile o un ex "castrum" romano.

Ed è cercando di scoprire la vita di tutti i giorni che ritrovi schemi curiosi che già avevamo trovato il mese scorso a Figino: anche qui si beve ancora il "quartino", anche qui si gioca a scopa, anche qui gli anziani si ritrovano dal tabaccaio e i giovani in latteria.

Ed è incontrando gli anziani che si ritrova il volto di una Trenno scomparsa. Facciamocela raccontare.

La prima cosa che ricordano è che Trenno era completamente circondata da un bosco con alberi ruote dei camion per riunirsi davanti alla casa del "Gustolana".

Era un simpatico vecchietto, bravissimo narratore di favole, che incantava i bambini mentre fabbricava reti (sembra che i canali fossero pieni di pesci e di rane) e sembra costruisse anche dentiere di... legno!

Quando c'erano le "piene" non si vedeva circolare il "Piaté" che

Ha subito la stessa sorte di Figino, Quinto Romano, ecc. che negli anni '20 sono stati incorporati in Milano sulla base di una legge fascista dalla trasparente intenzione politica: questi paesi avevano un forte elettorato di sinistra e, sottraendo loro l'autonomia comunale, venivano posti sotto il controllo centrale cittadino. Ma oggi a Trenno si sentono ormai milanesi. Anche perché la Milano cresciuta a macchia d'olio li ha raggiunti.

La stessa popolazione è ormai eterogenea, di disparato livello sociale e quasi tutti lavorano nella grande città. Sopravvive ancora qualche forma artigianale (esiste per esempio anche un materassaio) anche se non c'è più chi fabbrica le ruote per i carri e, nei campi coltivati dalle quattro aziende agricole esistenti, le macchine e i diserbanti hanno sostituito le mondine che venivano fin da Brescia a lavorare nei campi attorno al paese.

Trenno, periferia milanese

I problemi della Trenno di oggi sono quelli di tutta la periferia milanese: sviluppo organico con equilibrata espansione di insediamenti e servizi, e sotto questo profilo si sentono perfettamente integrati nella realtà della Zona 19. Seguono ad esempio con attenzione lo sviluppo del piano particolareggiato per il Gallaratese dove la metropolitana, un centro amministrativo comunale, la scuola omnicomprensiva, sarebbero servizi di diretta fruizione anche per Trenno, che con il Gallaratese confina. Il punto dolente è la viabilità: le strade di Trenno sono l'unico collegamento tra le due grosse arterie statali del Sempione e di Novara e all'interno dell'abitato avvengono delle strozzature che causano diversi incidenti.

Sarebbe necessario stabilire quindi un basso limite di velocità per ovvie ragioni di sicurezza. Nonostante la sua integrazione con la Zona 19 di cui Trenno vive i problemi e le inquietudini, rimane però una differenza fondamentale: Trenno ha una storia alle spalle, una storia che magari attraverso piccole cose come l'osteria tipica, lo spirito di aggregazione degli abitanti, traspare ancora.

Ed è questa storia, questa sua storia, che permette a Trenno di non essere solo un dormitorio come tutta la periferia "nuova".

Originari dell'Asia, il gelso bianco e il gelso nero sono coltivati da antica data. Il gelso bianco, conosciuto dai Romani durante le campagne d'Asia, si diffuse più tardi nel bacino del Mediterraneo con l'espansione dell'allevamento del baco da seta, che si nutre delle sue foglie. Secondo una leggenda, due monaci, su incarico dell'imperatore Giustiniano, nel VI secolo riuscirono a importare dall'Oriente dei bachi da seta nascosti all'interno cavo di bastoni di bambù.

In Lombardia ne promosse la coltura il duca di Milano Ludovico Sforza (1452-1508), soprannominato "Il Moro", a quanto è stato tramandato, da "Morus", il nome latino del gelso. La parola "gelso" deriva dal latino "celsus" (alto), in contrapposizione al modesto rovo da more. Lasciato crescere liberamente il gelso bianco è un albero di media grandezza dal tronco irregolarmente ramificato spesso tozzo, corto e sbrozzoloso per la pratica della capitozzatura, rivolta a favorire l'emissio- che ricordano le more del rovo e sono dolci solo a maturità, cioè verso la fine di giugno. Grazie alla impollinazione-anemofila, ossia tramite il vento, esiste la possibilità di svariati incroci.

Molto decorative sono le varietà di gelso con i rami ricadenti, ottenuti con un'adeguata potatura, e adatti per la coltura in vaso.

Il gelso ha il legno duro, resistente e flessibile, con il quale si fanno botti, carri, barche, mobili, secchi, attrezzi, lavori di intarsio e al tornio.

E' inoltre uno dei migliori combustibili, ed è apprezzato in Oriente per fare della buona carta. Le foglie sono state usate per tingere di giallo alcune fibre derà la colazione con belle more scure raccolte prima che il sole picchi con violenza, passerà tutta l'estate in buona salute". Nella mitologia degli alberi il gelso occupa un posto importante. In alcune raffigurazioni cinesi dell'universo, dal gelso, residenza a levante della Madre dei Soli, si innalzava al mattino il nostro Sole.

Il gelso sacro era considerato ermafrodito e precedeva la separazione tra i due sessi, tra il chiaro e lo scuro, tra il cielo e la terra. Simboleggiava quindi l'ordine cosmico, il principio universale.

Secondo un mito greco, tramandato da Ovidio nelle "Metamorfosi", i frutti del gelso da bianchi si colorarono di rosso cupo con il sangue sgorgato dalla ferita di Piramo, il giovane suicidatosi per amore di Tisbe sotto un gelso che si ergeva al margine di una fresca fonte.

La fanciulla, alla vista del cadavere dell'amato si diede a sua volta la morte.

Non è un caso che per i Greci la mora del gelso fosse funesta; il nome veniva associato a "moros", sventura, rovina, morte. Secondo un'altra versione, il termine deriverebbe dal greco "meros", parte, porzione, con riferimento ai frutti multipli.

I rombo é il più grosso tra tutti i cosiddetti 'pesci piatti' ed é notevolmente pregiato ai fini alimentari. Diffuso nell'Atlantico europeo, é presente in tutto il Mediterraneo, compreso il Mar Nero. Normalmente la media degli esemplari in commercio non supera i 50 centimetri di lunghezza. Le carni sono delicate e saporite. E' inconfondibile oltre che per la sua sagoma anche per il fatto che la sua pelle è priva di squame, ma coperta di protuberanze ossee sul lato scuro. Per questo delizioso pesce propongo una ricetta elaborata di alto pregio gastronomico: "rombo al forno in salsa di vongole" ne di nuove fronde. La corteccia, dapprima grigio chiara, con l'età diventa bruna e profondamente solcata in senso longitudinale.

Le foglie lisce e lucida. asimmetriche alla base, alterne e seghettate, possono essere intere o lobate, come quelle del fico, suo parente stretto.

I fiori insignificanti, quelle maschili raccolti in amenti cilindrici, in amenti ovati quelli femminili, compaiono in aprilemaggio. Verso la fine di giugno maturano le infruttescenze, di colore dal bianco sporco al rosa, simili a lamponi, dolci anche se immature, ma insipide, e quindi destinate prevalentemente all'alimentazione animale.

Il gelso nero è stato introdotto in Europa in epoche remote. Nel complesso assomiglia al gelso bianco; ha le foglie cordato, ovato-arrotondate e ruvide. Viene coltivato per le infruttescenze carnose nero-violacee tessili e per dare lucentezza alla seta; in medicina popolare sono state utilizzate per le proprietà diuretiche e astringenti.

Con i frutti maturi del gelso nero si ottengono belle sfumature di viola. In alcuni paesi si mangiavano come la frutta secca, o in forma di gelatine, confetture, sciroppi dissetanti, ratafià, vino e aceto, e servivano anche per colorire e addolcire il vino.

Con la corteccia si fanno fibre robuste adatte per fare cordami e carta; gli indigeni della Malesia e della Polinesia ne ricavavano una specie di feltro, il "tapa".

La corteccia della radice ha un'azione ipoglicemizzante, ed è stata raccomandata come purgante e come diuretico nell'insufficienza renale e nell'idropisia. In medicina domestica con i frutti maturi si prepara uno sciroppo espettorante e blandamente lassativo.

Il poeta romano Orazio afferma in una satira: "Colui che conclu- a cura di Delia Oppo

Rigoni Stern in "Arboreto salvatico" ricorda l'usanza dei popoli antichi di piantare i gelsi sulle tombe: il corpo decomposto in umori veniva assorbito dalle radici e la materia si sarebbe vivificata negli alberi, continuando così, per anni e per secoli, a testimoniare l'affetto e la memoria ai posteri.

Accade sempre più di rado di vedere dei gelsi. L'industria della seta, una volta fiorente in Lombardia, è scomparsa e non tanto per la malattia dei bachi provocata dal bruco di una farfalla arrivata dagli Stati Uniti, quanto per la concorrenza delle fibre sintetiche.

L'agricoltura meccanizzata e la monocoltura, che esigono grandi appezzamenti, hanno fatto il resto; i filari di gelso lungo le cavedagne, le prode dei fossi e i viottoli non ci sono più e la campagna ha assunto la fisionomia di un deserto.

Nella nostra Zona i gelsi hanno una funzione esclusivamente decorativa, come quelli che si intravedono dalle cancellate di via Albenga, via Salomiraghi, via Boine angolo via Serra e sulla montagnetta di San Siro.

Ingredienti: (dose per 4 persone): rombo circa gr 1000, vongole gr 400, peperone rosso gr 150, panna liquida gr 100, scalogno, aglio, basilico, vino bianco secco, olio d'oliva, sale, pepe nero in grani. Tempo occorrente per la preparazione: lora

Preparazione: lavate le vongole in più acque per eliminare ogni residuo sabbioso; ponetele ad aprire in una cucchiaiata di olio caldo aromatizzato da uno spicchio d'aglio. Appena pronte privatele di metà guscio e tenetele da parte; conservate anche il liquido di cottura filtrato. Bruciacchiate il peperone sulla fiamma viva, spellatelo e privatelo dei semi, del picciolo e delle membrane interne. Eviscerate il rombo, toglietegli le pinne laterali quindi mettetelo su una placca, con la parte scura sulla teglia, salatelo, pepatelo con una generosa manciata di grani e irroratelo con 4 cucchiaiate di olio e con un terzo di bicchiere di vino. Passate nel forno, già a 220° per circa 20 minuti, bagnando il pesce, se necessario, durante la cottura con un mestolino di acqua calda. Mentre il rombo cuoce preparate la salsa: tritate uno scalogno e ponetelo ad appassire in 2 cucchiaiate di olio. Unite il peperone arrostito, ridotto a listelle, il liquido di cottura delle vongole, 3 cucchiai di vino, la panna ed un pizzico di sale e pepe. Lasciate addensare leggermente il sugo, quindi frullatelo e riportatelo sul fuoco, aggiungendo una manciatina di foglioline di basilico tritate e le vongole nel mezzo guscio. Sfornate il rombo, sgocciolatelo dal fondo di cottura, poi sistematelo su un piatto da portata e riopriteo con il sugo bollente delle vongole.Servite, accompagnando con patate al vapore o insalatina mista.

L'ANGOLO DEI BAMBINI

a cura di Marco Tadini

Le Favole Dal Lagiteito

Ho trascorso le vacanze vicino ad un piccolo laghetto e ogni giorno con la macchina fotografica, trascorrevo qualche tempo sulle sue sponde. Piano piano ho conosciuto un pò della sua vita quotidiana e dei suoi abitanti e frequentatori: pesci-gatto, grilli, saltamartini, farfalle, libellule, tortore, falchi, lepri, aironi e molti altri insetti e uccelli. Osservandoli e fotografandoli ho immaginato di vivere con loro e di raccontare, con molta fantasia, quello che accadeva.

Il laghetto di Vico Marino

Il piccolo laghetto ogni mattina salutava i pesci, la collina gli alberi che lo circondavano che dal sole lo riparavano.

Salutava i fiori colorati che ai bordi erano spuntati, scherzava con il leprottino con la talpa a lui vicino.

Salutava gli uccelli, gli insetti più belli tutti ricambiavano il saluto ringraziandolo per il suo prezioso aiuto. La vita del piccolo laghetto si svolgeva in modo perfetto con l'alternarsi delle stagioni, ma la primavera e l'estate eran quelle più desiderate. Con l'esplosione della fioritura la raccolta della frutta matura lui che con il vento giocava nell'acqua che si increspava, diventava felice sbarazzino il piccolo laghetto di Vico Marino.

Il laghetto sito a Vico Marino frazione di Ziano Piacentino a signora M.L. mi scrive 1per chiedere se è opportui no eseguire un ciclo vaccinale per il proprio figlio di 7 anni che soffre da circa 3 anni di frequenti episodi asmatici primaverili associati a congiuntivite e raffreddore costante per quasi tutto l'anno. i consigli del pediatra periodo di maggiore concentrazione dell'allergene respiratorio è in grado di ridurre la frequenza degli accessi asmatici. Per quanto riguarda la rinite è necessario attuare una drastica modificazione dell'ambiente in cui il bambino vive per eliminare gli acari: frequente pulizia in assenza del bambino e ricambio d'aria, eliminazione di tappeti, tende, moquette; peluches, materassi, cuscini e coperte di materiale sintetico, utilizzo di prodotti specifici acaricidi.

E' stato valutato presso un ambulatorio pediatrico allergologico dove è risultato allergico alle graminacee e agli acari della polvere.

dott. Marco Nedbal Pediatra Ospedaliero

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