
7 minute read
nE5 Mem
from Milano 19(74)
Villa Liberty I medici dei lager
Un "giallo" di Renato Olivieri ambientato nella nostra zona - Rusconi Editore - L 15.000
Advertisement
Renato Olivieri, veronese di nascita ma milanese di adozione, è uno scrittore che ama Milano, a tal punto d'avervi ambientato i suoi cinque romanzi, così come i tanti racconti apparsi su quotidiani e riviste. Ma Milano non fa solo da palcoscenico alle storie che vedono impegnato il commissario Giulio Ambrosio — l'altro elemento costante della narrazione di Olivieri Milano è protagonista anch'essa della storia stessa, vive e respira con la storia stessa, cambia umori e stagioni, assimila le mode del momento, ed è in lei e con lei che il convincente Ambrosio cerca la chiave di volta dell'inchiesta. Cinquantenne, separato, un amore umbratile con Emanuela, trentacinquenne infermiera al Policlinico — positiva presenza di secondo piano ma concreta e rassicurante —, Giulio Ambrosio è l'investigatore creato dalla felicissima penna di Renato Olivieri. Pieno di inquietudini e di angosce, visibilmente a disagio nel ruolo dell'inquisitore, schivo negli interrogatori, attento a non irritare i sentimenti altrui, ma insistente, tenace, caparbio e un tantito disilluso, buon conoscitore della vita e delle miserie dell'animo umano, sempre in procinto di solidarizzare oltre che con le vittime anche con i colpevoli, inchiesta dopo inchiesta si dimostra sempre di più segugio di razza, come Renato Olivieri, romanzo dopo romanzo, si dimostra scrittore di razza. Fedele alle atmosfere "francesi" dell'amato Maigret, Olivieri predilige il giallo d'ambiente, la cura dei dettagli, le ambiguità sottili. Un paio di forbici è questa volta l'arma del delitto, la moglie di un uomo ricco è la vittima, e la suggestiva villa Liberty è il luogo dell'azione poliziesca. Su tali elementi Olivieri riesce a costruire una vicenda, che non si limita a raccontare, ma scandaglia più a fondo l'animo e l'ambiente dei suoi protagonisti, una famiglia borghese che ha perso tutto tranne il patrimonio, incapace di gestire le proprie contraddizioni.
Renato Olivieri ha accettato di raccontarci lui stesso come è nato Villa Liberty, ilsuo quinto romanzo, arrivato in brevissimo tempo alla ristampa.
Villa Liberty è nata da un'idea di raccontare un delitto che - in un'altra maniera, qui la vittima viene uccisa con un colpo di forbici, nel delitto vero viene invece assassinata accoltellatamolti anni fa mi aveva impressionato. La ragazza si chiamava Valentina, era una stilista di moda, giovane, sposata. Stava per partire in aereo per la Germania quando viene trovata, qualche ora dopo, uccisa in casa sua a Porta Venezia. Non è mai stato trovato l'assassino. L a polizia ricordo, è quanto avevo letto sui giornali, aveva scandagliato un po' la sua situazione familiare, le sue amicizie ecc., però Valentina è morta da anni e nessuno sa chi sia stato il colpevole. Ecco, partendo da questo, io ho immaginato un'altra Valentina. In questo caso si chiamava Norma Gruber e faceva la pittrice, aveva sposato un uomo ricco di un certa Milano dell'alta borghesia. Questo Flavio Gruber, di origine svizzera, doveva abitare per forza in un certo tipo di casa. Ora, mia madre abita alla Fiera campionaria. lo la domenica spesso giro in quella zona, la zona tanto per intenderci di piazzale Giulio Cesare, di piazza Amendola: e un giorno, una domenica, sono andato lungo la via Monterosa, lì, finalmente, ho trovato la villa giusta per ambientare il delitto. La villa è di stile liberty, quel liberty diciamo che si ispirava ai castelli, quei castelletti con la torretta. Nei primi anni del secolo molti signori si facevano la villa con la torretta, i mattoni a vista, e poi le bifore di gusto un tantino tra il liberty e il gotico. La villa si trova esattamente tra le vie Monterosa, Monte Leone, Monte Bianco e Monte Cervino, in questo quadrilatero. C'è ancora. Di fronte, c'è un istituto religioso, credo di missionari, con una chiesa, dove la vecchia signora, la mamma del protagonista, di Flavio Gruber, ci andava tutti i pomeriggi alle cinque e mezzo. Questa villa adesso non è più abitata da famiglie o da una famiglia, non mi risulta per esempio che ci abbia abitato che so, la donna di un gerarca fascista, non so niente del passato di questa villa, adesso c'è una ditta. La villa è un pochino abbandonata, un po' come certe signore di mez-
PAOLA BOMBONIERE bomboniere per: nozze-comunioni cresime-battesimi
Milano Via dei Cignoli, 3 (ang. via Gallarate)
Telef: 30.86.993 z'età, ha un'aria molto fané, ecco. Avrebbe bisogno di manutenzione il giardino, molto bello, dove ci sono dei cipressi altissimi; c'è un rampicante sulla facciata, che d'inverno è marrone, color bronzo, e d'estate è tutto bello verde. Questa villa ha un'aria abbastanza sinistra, che le è data non tanto dallo stile liberty che è già di per sè funerario, tanto è vero che poi ho pensato che la tomba di famiglia doveva essere anch'essa liberty al Cimitero Monumentale, dove viene inumata la vittima. Ma a parte questo, quella villa lì in particolare, un po' abbandonata, un po' all'inizio, solo all'inizio, ma è fatiscente, era per me il posto ideale dove si poteva svolgere un delitto come quello che io immaginavo, ispirato all'altro, quello vero. Questa villa ha una torre, sulla torre ho immaginato che ci fosse lo studio di Norma Gruber, e ho immaginato che tutto accadeva un pomeriggio, quando è buio, d'inverno, la settimana prima di Natale. Il commissario Ambrosio gira intorno a quelle strade, anche perché la mamma del protagonista, di Flavio Gruber, non si sente bene a un certo punto, scioccata anche da questa vicenda, e viene ricoverata alla clinica Culumbus, anch'essa liberty. E poi un'altra zona che mi è piaciuta, dove ho raccontato alcuni particolari, alcuni episodi che sono fondamentali nella trama del romanzo è via Monferrato. Via Monfertrato è una strada che in pratica congiunge piazza Piemonte con via Cimarosa. E una via breve, molto interessante perché, secondo me, è una via piena di ambiguità. Ville, alcune molto belle, devo dire, una è stata addirittura completamente ristrutturata, poi ci sono delle palazzine, dei palazzotti, con delle finestre spesso chiuse, con dei giardini. un pergolato. Passa l'autobus, però è l'unica cosa viva, salvo le automobili che vanno e vengono nelle ore di punta, però è una via, soprattutto di sera, a parte l'autobus, soprattutto la domenica in cui uno potrebbe avere forse un rifugio segreta. È una via da garconnières, insomma, in un certo senso, di lusso. In questa via ci abita un personaggio, la signora Kustermann - che però è una milanese che ha sposato uno svizzero anche lei, che era la segretaria ecc. ecc. del papà di uno dei personaggi, cioè il papà di Flavio Gruber, ed ora è l'amministratrice della vecchia signora Gruber. A suo modo anche in via Monferrato si respira un'aria liberty. Il fatto è che tut-
I detenuti del blocco 46 potevano gustare conigli contaminati dal tifo
Antonio Frescaroli, nella sua prefazione La Tortura attraverso i secoli, cita Pascal riportando la locuzione che nell'uomo "c'è un angelo e c'è una bestia".
Anche se il riferimento dell'autore riguarda miserie e crudeltà commesse in tempi antichi, ci sembra che la fase si adatti bene alla presentazione del libro.
Rievocando alcuni sistemi medioevali come il mantello degli urbiaconi, i sandali della verità, il ceppo, la seggiola del pentimento o, peggio ancora, la strappata: ci domandiamo come fosse possibile comminare torture così disumane e rudimentali.
Ma leggendo I medici dei lager ci si rende conto come la tortura si fosse... affinata in omaggio, forse, alla scienza medica sperimentale ed al progresso!
Ve ne offriamo uno straldio. Da Buchenwald, la clinica di lusso.
"Progettato come una vera e propria clinica di lusso, il blocco 46 era il luogo più confortevole del campo: buoni letti individuali, coperti di trapunte bianthe e blu erano allineati in quattro sale luminose, dal pavimento lucido...
Erano persino possibili certe raffinatezze, che tuttavia non tutti apprezzavano: di nascosto i detenuti potevano gustare la carne, cotta a 120<', di conigli contaminati dal tifo... Il blocco 47 era dunque un luogo di sogno...
Ma dopo qualche settimana, nessuno si presentò più: solo a pronunciare la parola blocco 46 significava seminare terrore".
I medici dei lager. di Philippe Aziz, si articola in tre volumetti ( 2x 17) riccamente illustrati. editi dalle Edizioni Ferni di Ginevra.
Buona lettura! E. Perillo to il romanzo, la via Monterosa, la clinica di via Buonarroti, le case di via Monferrato, la cappella funeraria del Monumentale sono a loro modo di stile liberty. II liberty, come dicevo, per me è uno stile che ricorda la morte, un po' come certi alberghi bianchi a Nizza, il Negresco, per citarne uno, certe ville, villone di Rapallo, certe ville di certi posti... Ravello... anche certi posti, diciamo, che la gente considera lieti, luoghi di villeggiatura... le ville di Bordighera. Ci sono delle ville, a Bordighera, che, standoci dentro, basterebbe starci, almeno per uno come me, una settimana, per pensare al suicidio. Con le palmette, questi vialetti con la ghiaia bianca, questi giardini all'italiana, che io detesto, perché hanno il sapore di cimitero: quindi per me liberty è sinonimo di morte, e quindi delitto, e quindi più che morte, in un ambiente adeguato.
La torretta in cima alla villa, con le finestre intorno, l'unica finestra illuminata, lo si vede sulla copertina, è questo per me il massimo del dramma: latinestra illuminata, in alto, in una villa liberty, come quella di via Monterosa. Tanto è vero che, secondo me, la più bella copertina che ho, avuto è quella lì, e la gente, credo, lo ha comprato più degli altri probabilmente per quella luce in cima alla torretta. Credo di aver detto tutto. Posso aggiungere questo: che nei miei romanzi, dal Caso Kodra a Villa Liberty, e anche il prossimo che si intitoleràSenza tracce, sono ambientati a Milano, quindi per esempio il Caso Kodra è città studi, Maledetto Ferragosto è la zona di via Mozart, Dunque morranno addirittura sono quattro zone perché quattro sono le vittime, l'indagare interrotta invece si svolge dove abito io, un po' anche come Maledetto Ferragosto, che si svolge si in via Mozart, ma anche nella zona di via Crivelli e via Anelli, cioè in pratica il cadavere dell'Indagine interrotta viene trovato al parco Ravizza. E alla fine, gira e rigira, io giro tutta Milano, e quindi, questa volta la ragione per cui con Villa Liberty ho scelto la zona della Fiera era sì per via del liberty, ma anche perché, per esempio, il prossimo romanzo si svolgerà nella zona di largo Richini, di piazza Santo Stefano. Ambietarlo fi mi piace, perché è una zona molto parigina, mi ricorda molto Parigi, potrebbe girarci in quelle vie lì intorno anche Maigret. Intervista raccolta da Daniela Bonafede
Casa di Cura S. Siro
RINNOVATA, POTENZIATA E CONVENZIONATA CON
LA REGIONE LOMBARDIA PER TUTTI I CITTADINI.
PIAZZALE SEGESTA - VIA MONREALE 18, MILANO
TELEFONI 4034341/ 2/ 3/4 (con ricerca automatica)
Zona residenziale ben collegata (Tram 24 - Filobus 90-91 - Autobus 49 - MM p.le Lotto) COMODITÀ POSTEGGIO AUTOMEZZI Poliambulatorio convenzionato per le seguenti specialità
Medicina generale Medicina Geriatrica
- Chirurgia Generale Ortopedia e Traumatologia
- Laboratorio di analisi
- Radiologia e Roentgenterapia
- Ginecologia
- Otorinolaringoiatria
- Cardiologia
- Neuropsichiatria
- Fisiochinesiterapia (Radar, Marconi, Ultrasuoni, forni Bier, bagiuluce, Ionoforesi, stimolazioni elettriche, massaggi, ecc.)
Le tecniche pittoriche (25)