12 minute read

I milanesi insorgono e riconquistano la libertà

Next Article
„ostirTicp.

„ostirTicp.

In tre giorni di duri combattimenti riescono a costringere alla resa tedeschi e fascisti presenti in città -Gli americani arrivano quando tutto è finito.

di Gian Piero Pagetti

Advertisement

Nella notte tra il 24 ed il 25 aprile 1945 le Brigate Matteotti attaccarono il parco mezzi corazzati che i tedeschi avevano sistemato nell'area della Fiera Campionaria. I partigiani della Brigata Pasubio, invece, si impossessarono, senza colpo ferire, rautocentro della polizia in via Castelvetro, convinsero gli agenti ad unirsi a loro e, visto che erano già da quelle parti, passarono poi ad occupare la zecca di via Mantegna. Alle sei del mattino del 25 aprile Leo Valiani redasse il testo ufficiale dell'ordine di insurrezione e due ore più tardi nel Collegio dei Salesiani, in via Copernico, si riunì il CLNAI (Aspesani, Pertini, Sereni, Valiam ed il presidente Marazza), che emise tre decreti: "Tutti i poteri al CLNAI" (assunzione dei pieni poteri in nome del popolo itahano e per conto del governo legale); "Per l'amministrazione della giustizia" (istituzione dei tribunali del popolo presso le formazioni CVL e, articolo 5, pena di morte per gerarchi e militari fascisti che non si fossero arresi); "Della socializzazione" (controllo della produzione da parte dei consigli di gestione di fabbrica regolarmente eletti).

E gli avvenimenti cominciarono a susseguirsi ed ad accavallarsi ad un ritmo tanto incalzante da rendere difficile per il cronista prendere nota di tutti e nel loro esatto ordine cronologico.

Fin dalle prime ore del mattino in molte fabbriche milanesi ebbero inizio gli scioperi insurrezionali. La Borletti e la TIBB vennero occupate dagli operai in armi. Nei quartieri periferici, a cominciare da quelli di Porta Romana, Porta Vigentina e Porta Ticinese, entrarono in azione i GAP e le SAP.

La OM, occupata dagli operai, venne attaccata dai brigatisti neri, che però, dopo quattro ore di combattimento, vennero costretti alla fuga. I matteottini occuparono la caserma della polizia di via S. Orsola e le caserme dell'aeronautica di via Ferrucci e di Piazza Firenze ed in quest'ultima catturarono e fucilarono il noto criminale fascista colonnello Tamburi.

Verso le IO del mattino la 40.a Brigata Matteotti occupò la trasmittente EIAR di Porta Vigentina, e Corrado Bonfadini poté trasmettere via radio il primo proclama del CLN annunciando che Milano stava per essere liberata. E quello stesso mattino i partigiani occuparono anche il distretto di via Mascheroni e, dopo un vittorioso scontro a fuoco con i fascisti, costituirono in piazzale Dateo il loro primo campo trincerato in città.

Alla Pirelli di Milano iL CLN aziendale, riunito fin dalle otto e mezzo del mattino, venne raggiunto dall'ordine di sciopero alle 11,30. Subito vennero erette barricate in via Fabio Filzi. Alle 14 sopraggiunse la Muti, alla quale, verso le cinque del pomeriggio, si aggiunsero carri armati tedeschi, che costrinsero la guarnigione partigiana, rimasta ormai senza munizioni, ad arrendersi. Alcuni operai vennero presi dai fascisti, portati al vicino Hotel Gallia e condannati seduta stante a morte, ma per loro fortuna i tedeschi, consapevoli ormai del loro destino, fecero sospendere resecuzione. Alla Pireli Bicocca lo sciopero iniziò alle 12,05. Gli operai attaccarono e catturarono il consistente presidio tedesco, il cui comandante rimase ucciso nel combattimento; ma verso le due del pomeriggio i 600 francesi collaborazionisti (ausiliari dell'esercito tedesco) acquartierati in una caserma vicina allo stabilimento intervennero con mitragliatrici e mortai contro le pistole ed i moschetti degli operai. Due ore più tardi intervennero, con carri armati e cannoncini, anche i tedeschi dei presidi della zona, e gli operai furono costretti a ritirarsi in attesa di rinforzi.

Un'ora di tempo per meditare... la fuga

La città era paralizzata. Fin dalla mattinata i tram erano stati riportati nelle rimesse dai tranvieri, che avevano preso le armi per unirsi alla lotta, mentre i combattimenti locali si moltiplicavano e si confondevano. Un distaccamento delle SAP della Breda disarmò il presidio nazifascista della stazione ferroviaria di Greco. Le Brigate Matteotti occuparono la stazione ferroviaria di Lambrate e la caserma del 3" Autieri. La 117a Brigata Garibaldi occupò la sede rionale fascista Oberdan in via Cadamosto, a Porta Venezia, che era stata trasformata dai fascisti in un vero e proprio fortilizio. Dal carcere di San Vittore i partigiani. liberarono circa tremila prigionieri politici.

La 116" Garibaldi prese possesso del Policlinico, la 124' e la 125' invece, occuparono rispettivamente gli aeroporti Forlanini e di Taliedo.

All'Ercole Marelli gli operai, che avevano occupato lo stabilimento, sostennero per ore ed ore i duri contrattacchi dei nazifascisti, che vennero alla fine re- spinti grazie anche all'intervento della X' Divisione Garibaldi. giunta verso le sei di sera al comando di Oscar Pitea e Bruto Mauri. All'Arena formazioni di Giustizia e Libertà e delle SAP, comandate da Bruno Trentin, attaccarono i reparti fascisti che vi erano asserragliati impegnandoli in un violentissimo combattimento. Ed in mezzo a tanta confusione uomini della 117"

Brigata Garibaldi riconobbero e catturanono l'ex segretario del partito nazionale fascista Achille Starace. che andava in giro per Milano travestito con una tuta da operaio e con una fascia tricolore al braccio, forse nella speranza di essere scambiato per un patriota e di poter così squagliarsela indisturbato.

Ma mentre Starace sperava di uscire senza danni dalla scena in punta di piedi, il suo capo, Mussolini, si illuse di poterlo fare alle sue condizioni ed ancora una volta chiese di poter avviare trattative tramite il solito cardinale Schuster, che, con l'aiuto del conte Gian Riccardo Cella (un industriale al quale Mussolini aveva venduto, aprezzo d'affezione, la tipografia del Popolo d'Italia) organizzò nel pomeriggio di quello stesso 25 aprile un incontro nel palazzo dell'arcivescovo, dove, dopo una rapida consultazione con Longo, Sereni e Valiani, si recarono il presidente del CLNAI Achille Marazza, Riccardo Lombardi ed il comandante generale del CVL Raffaele Cadorna, che, oltre al cardinale ed a Mussolini. vi trovarono anche Graziani, capo dell'esercito repubblichino, ed i gerarchi Barracu, Zerbino e Bassi. Mussolini tentò di tergiversare, di tirare in lungo, forse sperava in un periodo di tregua in modo che gli angloamericani avessero il tempo di arrivare a Milano e di metterlo in salvo; ma i rappresentantri della Resistenza non gli offrirono che un'alternativa: la resa senza condizioni. L'ex "duce" apparve sconcertato, si infuriò nell'apprendere che i te- deschi stavano già cercando di trattare la resa per conto loro, abbandonò la riunione chiedendo un'ora di tempo per meditare; ma aveva già meditato: rientrato in Prefettura raccolse le sue cose, la Petacci, qualche gerarca e verso le otto di sera. forse dimentico, per la paura. del motto"se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi" da lui stesso lanciato in tempi di maggior fortuna, iniziò la fuga verso la Svizzera. Più o meno alla stessa ora i comunisti della zona nord di Milano uscirono per le strade a distribuire "La Forgia", giornale del VII" Settore (Sesto e Bicocca) del PCI, con la notizia dell'insurrezione.

Il podestà se ne va, ritorna la libertà

Nella notte tra il 25 ed il 26 aprile gli operai della Pirelli Bicocca passarono al contrattacco e riconquistarono il loro stabilimento costirnFnd o alla resa i collaborazionisti francesi che il giorno prima lo avevano occupato. Quella stessa notte patrioti e Guardie di Finanza (comandate dal colonnello Malgeri) occuparono la Prefettura, altri uffici pubblici, tutte le stazioni radiofoniche e le principali tipografie cittadine, prima fra tutte, ovviamenter, quella del "Corriere della Sera", in via Solferino, da dove la mattina del 26 aprile uscirono i primi giornali liberi di Milano: "Avanti!", "l'Unità", "Italia Libera". Non uscì invece il "Corriere" al suo posto comparve il "Nuovo Corriere" (anno I, numero I) con la notizia della liberazione. Milano praticamente era libera. Il potere era ormai nelle mani del CLNAI, che quella mattina stessa insediò ai loro posti il prefetto Riccardo Lombardi, il questore Elia ed il sindaco Mario Greppi; ma sulla città ancora incombevamo gravi pericoli. La vittoria insurrezionale a Milano era stata, tutto sommato, abbastanza facile ed era costata ai patrioti perdite non gravi: in tutto nella giornata del 25 aprile, una ventina di morti e qualche decina di feriti. Il nemico, sorpreso dall'insurrezione e demoralizzato dalla fuga dei grandi gerarchi con Mussolini alla testa, batteva in ritirata. La viltà dei capi accellerava il processo di disgregazione delle formazioni fasciste, che non sapevano opporre una resistenza coordinata ed organizzata. Ma. per quanto disorganizzate, notevoli forze fasciste e tedesche, dotate abbondantemente di armi di ogni genere, erano ancora concentrate a Milano. Se esse, dopo un primo attimo di smarrimento dovuto alla sorpresa, si fossero riavute ed avessero opposto una resistenza organizzata, se le colonne che già avevano abbandonato la città avessero fatto marcia indietro decise a combattere, la lotta sarebbe stata dura per l'abbondanza di armi pesanti di cui disponevano, contro quelle leggere dei patrioti e della popolazione. Era pertanto urgente che confluissero al più presto su Milano le formazioni partigiane di montagna e nella notte tra il 25 ed il 26 aprile Luigi Longo e Pietro Secchia, rispettivamente comandante generale e commissario generale delle Brigate Garibaldi, inviarono a Cino Moscatelli, al comando divisioni garibaldine della Valsesia, un marconigramma: "Milano liberata, ma è necessaria qui vostra presenza in forza. Venite al più presto e con maggiori forze possibili. GO e Pietro", poi riconfermato con un messaggio inviato, a mezzo staffetta, il mattino dopo. mentre a Milano i patrioti continuavano la loro azione espugnando caserme e sedi fasciste e tedesche. occupando militarmente stabilimenti quali l'Alfa Romeo, risma Fraschini. la Pracchi, la Motomeccanica, la Sertum. l'Allocchio Bacchini, le Rubinetterie Italiane, attaccando autocolonne di fascisti e di tedeschi.

Esplode nelle strade la gioia dei milanesi

Nella notte tra il 26 ed il 27 aprile il presidio SAP della Pirelli Bicocca bloccò sei pullman carichi di tedeschi. la mattina del 27 si diffuse la notizia che il CLNAI aveva comunicato al CNL centrale di Roma la sua aspirazione che "in seguito alla riforn}a del governo che certamente seguirà alla liberazione del Nord, i ministeri decisivi per il rinnovamento democratico del paese, e in particolare il ministero degli interni, siano affidati a imitarti che abbiano decisamente combattuto il lizscivmo" ed aveva emesso mandato di arresto per collaborazionismo con i tedeschi. contro gli industriali Benni. Donegani. Pirelli. Puricelli. Belluzzo. Treccani degli Alfieri. Rocca. Bianchini e Marinotti. che però .i erano già tutti rifugiati. con i loro soldi, in Svizzera. Continuavano intanto le ultime scaramucce. In via Quercino le SA P e le maestranze della Pirelli attaccarono il comando tedesco costringendolo alla resa. Ad arrendersi furono pure costretti i tedeschi acquartierati alla Bicocca, mentre 4 ufficiali nazisti vennero uccisi ad un posto di blocco che cercavano di forzare con un'auto, lanciando bombe a mano.

Ma per tutta Milano era gran festa. La gente era uscita dalle case, dapprima quasi incredula e poi sempre più cosciente che il grande incubo era finito, per manifestare la sua gioia gridando, cantando, ballando. abbracciandosi anche tra sconosciuti, discutendo, partecipando a comizi spesso improvvisati. Ed in piazzale Baracca una gran folla. fra cui numerosissimi erano i giovani. partecipò ad un'imponente manifestazione in onore di Egenio Curie!. il fondatore del Fronte della Gioventù, assassinato proprio lì dai fascisti soltanto due mesi prima.

A mezzogiorno ripresero a circolare i tram. La Comunità Israelitica quel giorno ricominciò, dopo anni di forzato silenzio e di clandestinità. la sua attività ed il Comitato federale milanese del PCI tenne la sua prima riunione legale.

Alle cinque di sera entrò in città, da Porta Ticinese, la prima colonna di partigiani dell'Olt repo pavese, che attraversato tutto il centro cittadino aprendosi a fatica la strada in una marea di folla acclamante, giunse alla fine in piazzale Quindici Martiri (come era stata prontamente ribattezzato piazzale Loreto), accolta da un comizio di Pietro Vergani, ispettore delle Brigate Garibaldi.

Quando tutto è finito arrivano gli americani

La 113" e la 122" Garibaldi attaccarono il posto di bloccozyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBAdel Ronchetto. Alla stazione di Greco venne bloccato un treno merci in partenza per la Germania. I matteottini occuparono il comando tedesco di via Pallavicini, la sede del fascio Mario Asso, il commissariato Sempione. E quella stessa mattina venne occupata la Stazione ferroviaria di Porta Romana. vennero catturati Graziani ed il gerarca fascista Buffarini Guidi e venne arrestato il console tedesco Wolff, che verrà tenuto sotto sorveglianza all'albergo Principe di Piemonte fino all'arrivo degli alleati. E mentre ancora si combatteva alla TI BB, alla Miani e Silvestri, alla CGE. all'Innocenti, in piazza della Scala, all'Arena. in piazza Diaz, in via Rovello. il CNL di Milano si riunì a Palazzo Marino per designare la prima Giunta Municipale democratica: Antonio Greppi (PSIUP). sindaco, Antonio Sanria (PCI) vice sindaco e segretario generale, Ugo Zanchetta (DC) vice sindaco, Eugenio Morandi (PLI) vice sindaco ed assessore alla Ripartizione legale, Mario Boneschi (PdA) assessore ai tributi, Piero Usuelli (PRI) assessore all'Igiene, Samuele Polistína ( PSI U P) assessore all'Urbanistica. Mario Ta nci (PLI) assessore all'Ufficio tecnico. Vincenzo Rigamonti (PCI) assessore ai Danni di guerra, Napoleone Rossi (DC) all'Annona, Marzola (PSIUP) al Personale, Vallino (PdA) allo Stato Civile, Porro (DC) alla Polizia urbana. Magni (PRI) all'Educazione ed Elena Breher (PdA) all'Assistenza. Così, dopo quasi 19 anni, Milano, cacciato il podestà imposto da Roma, riebbe un sindaco ed una giunta democratica, l'uno e l'altra festosamente salutati dai milanesi accorsi numerosi in piazza della Scala, pà- una manifestazione indetta dal CLN, nel pomeriggio di quello stesso 26 aprile, mentre qua e là in vari punti della città, risuonavano ancora gli spari. Ma alle sei di quella sera il centro di Milano, all'interno della Cerchia dei Navigli, era ormai libero e da tutte le fabbriche poterono ritornare a casa gli operai che per oltre 24 ore avevano combattuto a fianco dei partigiani per la difesa degli impianti.

Il 28 aprile entrarono in azione, a fianco dei partigiani, circa 600 guardie di pubblica sicurezza, da tempo organizzate in due brigate inquadrate nella X' Divisione CVL, e si riunì il CLN di Milano: venne concordato con il Comando piazza (segue a pagina 4) pagina 4 - milano 19 l'armamento di vigili urbani e di vigili del fuoco da affiancare ai partigiani nel presidio della città ed il sindaco Antonio Greppi venne autorizzato a recarsi dall'arcivescovo per ringraziarlo "per l'attività svolta negli ultimi tempi ed esclusivamente per l'opera assistenziale", dove quelresclusivamente" pareva voler sottolineare che dal ringraziamento erano totalmente esclusi i tentativi di mediazione che il cardinale Schuster aveva avviato con fascisti e tedeschi senza alcun mandato nè autoriz7a7ione da parte del CLN.

E verso l'una del pomeriggio entrarono a Milano dal corso Sempione, accolti trionfalmente dalla popolazione, i garibaldini della Valsesia e della Valdossola, guidati dai loro comandanti, gli ormai "leggendari" Cino Moscatelli e "Ciro" (Eraldo Gastone). Per quattro ore i partigiani sfilarono per le strade cittadine portando con sé sette carri armati pesanti ed un aereo da caccia catturati ai tedeschi poi in piazza del Duomo ci fu un grande comizio di Luigi Longo, comandante generale delle Brigate Garibaldi, e di Cino Moscatelli; ma nel frattempo i partigiani appena giunti dalle montagne trovarono anche il tempo ed il modo di dare una mano ai loro compagni milanesi per costringere alla resa il presidio tedesco che ancora resisteva in viale Flavio Vegezio, nei pressi della Fiera, il migliaio di avieri asserragliati nella caserma dell'aeronautica di piazza Italo balbo (l'attuale piazza Novelli) ed il presidio nazifascista della Casa dello Studente in viale Romagna.

Quello stesso 28 aprile le donne milanesi organizzarono una grande manifestazione in piazzale Quindici Martiri (piazzale Loreto), dove nella notte tra il 28 e il 29 vennero portati i corpi di Mussolini, della Petacci e dei gerarchi fucilati (in base alla sentenza del CLNAI contenuta nel decreto sull'amministrazione della giustizia emanato il 25 aprile) a Dongo, i loro cadaveri vennero apperi per i piedi alla pensilina di un distributore di benzina e lasciati esposti alla vista dei milanesi che giunsero per tutto il giorno da ogni lato della città, quasi a volersi accertare di persona che fossero ben morti.

Ormai in città ogni resistenza nazifascista era stata annientata. Quel 29 aprile entrarono in città le divisioni partigiane Redi, Beltrami, Val Toce e Taim ed anche il comando della Gestepo, asserragliato all'Hotel Regina e lasciato indisturbato, per evitare inutili spargimenti di sangue, dai patrioti (che però lo tenevano sotto controllo perché nessuno degli occupanti cercasse di uscirne), decise di arrendersi alle prime truppe alleate finalmente giunte quel giorno in città. Il grosso delle truppe alleate entrò invece in Milano domenica 30 aprile, tra due ali di folla festante, su cui i soldati americani, novelli Babbi Natale, lanciavano manciate di sigarette e di cioccolato. E mentre la radio diffondeva il messaggio di saluto del generale Clark (comandante della Va Armata americana ed ufficiale statunitense più alto in grado in Italia) ai milanesi ed il generale Crittenberger, comandantre del IV° Corpo d'Armata americano, veniva riucevuto in Prefettura dal CLNAI, dal Comando generale del CVL, dal prefetto Lombardi, dal questore Elia e dal sindaco Greppi, mentrel'italo-americano dottor Charles Poletti assumeva la carica di governatore della Lombardia e gli alleati prendevano possesso degli uffici pubblici ed assumevano il controllo della situazione militare e dell'ordine pubblico, i soldati americani dilagarono per le strade di Milano, fraternizzando con la popolazione ed affollando bar ed osterie, abbandosi in incredibili bevute, offrendo in pagamento le "A. M. Lire" (Allied Governement Lire): pezzi di carta prestampati con sovrastampato il valore nominale in lire (così come in altre nazioni era espresso nella moneta locale). E i milanesi si accorsero che non soltanto fascisti e tedeschi al nord, ma anche gli angloamericani al sud avevano preso la pessima abitudine di stampare moneta falsa. (30 - Continua - Le puntate precedenti sono state pubblicate a partire dal numero di settembre 1982).

Nelle foto a pagina 3: in alto accanto al titolo tranvieri in armi in un deposito dell'ATM: sotto il comizio di Cino Moscatelli in piazza del Duomo il 28 aprile 1945. Qui sotto due AM Lire.

Lo ha detto al Parlamento europeo Wiesenthal: "Perché bisogna

1985

This article is from: