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Come sconfiggere il terrorismo

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Palestra Giano

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La strage di via Fani, la barbara uccisione dell'onorevole

Aldo Moro, i giornalieri delitti perpetrati dalle Brigate Rosse e dai gruppi terroristici dalle varie sigle hanno dato il via a un intenso dibattito sulla strategia del terrore che ha sostituito negli ultimi anni quella della tensione avviatasi nel lontano 1969. Pubblichiamo in questo numero un'intervista in esclusiva rilasciata a ‹<Quartiere e Politica» dall'onorevole Luigi Longo Presidente del PCI, aprendo così una serie di interventi che presenteremo nei prossimi mesi.

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È in atto una diffusa campagna di stampa che in modo più o meno esplicito cerca di attribuire al Partito Comunista Italiano, alla sua storia e tradizione, una qualche paternità del terrorismo delle Brigate Rosse. Qual'è il tuo giudizio in merito?

Nel quadro dei tentativi di analisi da varie parti compiuti a proposito del terrorismo — e sulla legittimità dei quali nulla vi è da obiettare — si è inserito un tentativo di altra natura, assai poco serio dal punto di vista della ricerca, ma comprensibilissimo: un attacco propagandistico contro il PCI, presentato come un progenitore delle bande terroristiche.

Non vi è nulla nella nostra storia come nella storia di tutti i partiti comunisti, che possa giustificare questa affermazione. In nessuna circostanza, di tempo e di luogo, abbiamo considerato il terrorismo come strumento di lotta politica. Anche quando eravamo in pochi a combattere fascismo, non abbiamo mai ceduto alla tentazione sciagurata dell'atto terroristico, ma abbiamo sempre e tenacemente ricercato attorno alla nostra linea, il consenso, l'appoggio delle masse. Se non fosse stata questa la nostra strategia, non saremmo oggi la grande forza democratica e nazionale che siamo.

Che rapporto c'è, a tuo parere, tra estremismo e terrorismo?

Certamente una distinzione va fatta: l'estremismo, fenomeno in qualche misura connaturato ad ogni esperienza rivoluzionaria, rappresenta l'esaspera- zione generalmente verbale dei fenomeni di una ideologia o di una linea politica. Di solito i suoi approdi sono l'attesa vana, la paralisi dell'azione, l'involuzione, l'opportunismo. Il terrorismo ha invece origini ideologiche diverse, di destra o di sinistra indifferentemente. Teorici del terrorismo furono gli anarchici ad esempio, allo stesso modo in cui lo furono e lo sono i fascisti.

Il terrorismo, sempre perdente, non persegue un proprio obiettivo politico di fondo: dissoda un terreno su cui altri semineranno, ricavandone i frutti politici. Espressione dell'individualismo, il terrorismo è la negazione dell'azione politica di massa, è l'esatto contrario (.4.falla pratica rivoluzionaria.

Nella situazione attuaI9, è senz'altro possibile — data la natura sostanzialmente piccolo borghese dell'estremismo — che una parte dell'area che si definisce rivoluzionaria si presenti come terreno di cultura per le reclute del terrorismo. Come si può coerentemente isolare il terrorismo nel senso di spezzare il legame con aree sia pur ristrette di consenso o di agnosticismo?

L'esistenza di legami tra terrorismo e determinate aree, sia pure ristrette, sulla base di un consenso esplicito o potenziale, deriva in gran parte dalla sfiducia ingenerata in alcuni strati sociali, specialmente giovani, che pensano che il metodo democratico non possa costruire strumento di trasformazione della società. Scontiamo con ciò un trentennio di pessima gestione del potere, di una egemonia totale della DC che ha provocato guasti profondissimi nella struttura dello Stato e nel funzionamento delle istituzioni.

Bisogna dunque ricostruire questa fiducia lottando contro il terrorismo — di cui va svelata senza esitazione la sostanza reazionaria — e facendo funzionare la democrazia. L'iniziativa delle masse è oggi indispensabile anche — e direi soprattutto per strimolare, criticare, incalzare il governo a lavorare seriamente in modo efficiente alla soluzione dei problemi nazionali. La classe operaia, i lavoratori che in modo così netto hanno espresso la loro condanna verso il terrorismo — costituiscono oggi l'autentico pilastro a sostegno della democrazia, senza la quale — ripeto — non è pensabile avviare il nostro Paese verso traguardi di libertà e di effettiva giustizia sociale.

La scomparsa di

Credo di interpretare anche i sentimenti dei componenti del Comitato interpartitico per l'area ex TIBB ricordando ai cittadini della Zona 2 la figura dell'arch. Luciano Narici, rappresentante del PSI, prematuramente scomparso.

Fin dalla nascita del Comitato Narici ha operato con il massimo impegno e con grande intelligenza tecnica e politica perché il problema del riutilizzo a fini sociali di un'area così importante per la Zona 2 divenisse una realtà. Il suo contributo nasceva da una grande fiducia nel decentramento e nelle istituzioni democratiche, nella loro capacità di porsi in un rinnovato rapporto con i cittadini e, più in generale,

Luciano Narici

con i più gravi problemi della città e dei suoi quartieri. Per questo il Decentramento perde uno dei suoi più validi operatori. Alla famiglia di Luciano Narici e al PSI vada il più commosso cordoglio dei comunisti della Zona 2. Ambrogio Sala Coordinatore del PCI Zona 2

Nel 79mo anniversario i familiari ricordano il partigiano Giuseppe Raboni (Binda) della 78ma Brigata Garibaldi operante in Val di Ceno. Offrono L. 5.000 a <sCuartiere e Politica».

2° FESTIVAL DE /9 Unita DELLA ZONA 2

Giardini di Viale Restelli - 16/25 Giugno 1978

La più bella festa popolare della zona

Spettacoli - Dibattiti - Spazio donna - Spazio bambiniMostre politiche - Libri - Quadri - Mostra fotografica dei quartieri "Isola-Fontana-AbbadesseGiochi - Gastronomia - Ballo Popolare.

Richiedete il programma completo del Festival alle Sezioni del PCI e ai Circoli della FGCI.

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