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GIOVANI ED ANZIANE
A Confronto
La Lega dei Pensionati «San Cristoforo - Barona» organizza quest'anno (10.3) nella cooperativa 'Ferrera', via L. il Moro n. 147, la «Festa della Donna».
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Verrà offerto un rinfresco e distribuita la mimosa, un'occasione per ritrovarsi insieme, pensionate e giovani donne, le une con il loro contributo di esperienze, le altre con i problemi che giorno per giorno affrontano.
Problemi scottanti come quello dell'occupazione, dell'aborto e dei servizi sociali.
I temi di discussione saranno molteplici: a partire dalla disoccupazione dei nostri giovani, alla riduzione della presenza delle donne nel processo produttivo.
E non solo; all'inflazione, alaumento del costo della vita, al blocco della spesa pubblica che si traduce in minori servizi, problemi che tolgono qualcosa, ogni giorno, alla libertà di ricerca e di sviluppo alla donna, che è costretta, per il suo ruolo, ad affrontare da sola il problema immediato della organizzazione, della sopravvivenza. La conseguenza è l'av- vilimento, la riduzione dell'iniziativa, proprio quando il problema del superamento della crisi, richiede la collaborazione e il contributo essenziale delle masse femminili.
Ancora una volta, nel ritrovarsi insieme, si sentirà l'esigenza di discutere i problemi che la legge sull'aborto ha posto: la maternità come valore sociale, la prevenzione dello aborto, gli aborti bianchi ecc. e non ultimo il problema del Consultorio che per disorganizzazione e mancanza di personale, mette in serie difficoltà la sua funzione e la sua continuità.
Un'analisi verrà fatta anche su alcuni servizi della nostra zona quali il trasporto, l'ufficio postale, l'assistenza sociae degli anziani.
«La Sedicesima», invitata, ;arà presente a questa manifestazione, coglierà nei temi trattati, le indicazioni per sviluppare e rafforzare la partecipazione delle donne alla vita politica, sociale e culturale della nostra zona.
GERMANA BORELLA
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Ma che senso ha questa valutazione se non viene collegata alle lotte che i movimenti femminili hanno proposto in questi anni, lotte a cui molte donne e donne diverse fra di loro hanno combattuto? È forse che quel ritrovarci sia nelle piazze che nelle istituzioni si fondava su obiettivi che per i diritti civili avevano trovato strumenti legislativi ma, per cui i movimenti femminili non sono stati in grado di dare un contenuto politico che costruisse sullo slogan « una nuova qualità della vita» una ipotesi di rinnovamento sociale che coinvolgesse tutta la società. Questo è naturalmente avvenuto poichè la solidarietà delle donne si basa sulla loro condizione ma non per questo ne fa una classe. Questa contraddizione può però essere una forza se osserviamo quali sono le questioni che hanno messo in crisi il nostro Paese.
Sul vocabolario, crisi vuol dire anche cambiamento : non le, che, anche noi donne, abbiamo contribuito a mettere in crisi.
Possiamo e dobbiamo proporre provvedimenti che mutino strutture, investimenti e soprattutto consumi. L'industria ha bisogno, sì, di rilancio ma, deve essere un rilancio finalizzato a pareggiare le differenze fra nord e sud; un rilancio che abbia come meta investimenti diversi da quelli finora prodotti. Produrre macchine ma, per lavorare e come dice una vecchia canzone proletaria, «macchine per lavorare la terra ed il ferro», che sono oltretutto esportabili nei Paesi in via di sviluppo.
Possiamo e dobbiamo bloccare il salasso delle spese militari, nell'« anno internazionale del fanciullo » a Napoli i bambini continuano a morire ma, l'Italia aumenta di miliardi lo stanziamento per le spese militari.
Possiamo e dobbiamo fermare il terrorismo e la violenza che insanguinano da oltre dieci anni il nostro Paese; la conoscenza delle origini e degli scopi del terrorismo sono basilari per battere con chiarezza, questa tragedia che, tocca in prima persona le donne.
Possiamo e dobbiamo di fronte alla crisi della famiglia, della coppia, dell'affettività e dell'amore far intendere anche all'interno dei nostri rapporti privati che, la solidarietà, la gioia e l'affetto nascono e si consolidano solo nelle relazioni fra pari.
Per questo, donne di tutte le estrazioni, possono, insieme, nella loro diversità trovarsi unite, con la consapevolezza che, in tutto il mondo, in forme diverse le loro «sorelle» si battono per la loro emancipazione e liberazione.
Anche nella nostra zona è possibile creare un movimento femminile che intervenga su tutti i problemi di zona, cittadini e nazionali.
Un contatto può avvenire attraverso il giornale «La Sedicesima» a cui alcune donne su vari interessi si sono collegate; questo darebbe l'avvio, per la prima volta nel nostro quartiere, alla costruzione di un atteso e sperato coordinamento democratico femminile che potrà in futuro avere anche una sede propria.
Su questo invito tutte le donne della Zona 16 possono fare dell'8 marzo, non un giorno di celebrazione ma, un giorno di lotta per l'emancipazione.
WANDA VILLA dell'Unione Done Italiane