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SORPRESA! La sentenza di Catanzaro
La sera del 23 febbraio 1979 la Corte d'Assise di Catanzaro `:a emesso la sentenza relati va alla strage di Piazza Fo:it3na. È molto difficile condensare in così poco spazio. un giudizio che richiederebbe, per la sua analisi, forse l'intero numero de «La Sedicesima•.
12 dicembre 1969: una data storica, funesta e drammatica.
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Da lì prende il via la «strategia della tensione» che sarebbe poi continuata con altri sanguinosi episodi. Strage di Brescia — ltalicus ecc... e che oggi è stata sostituita nella forma ma non nella sostanza degli intenti dalla «strategia dell'eversione». (BR - NAP - PRIMA LINEA ecc...).
In loro si è voluto colpire íl SID e l'abberrante uso che se ne è fatto.
Tali condanne però non fanno piena luce sui mandanti, cioè «burattinai> che da anni tentano, avvalendosi di questo o di quel gruppo terroristico, di affossare la democrazia nel nostro Paese.
Su questo punto è importante rilevare che è in corso presso la Procura della Repubblica di Milano, un'ulteriore indagine per svelare appunto chi ha mosso i fili dell'eversione e per fare, quindi, piena luce su tutti quei capitoli bui che da dieci anni insanguinano il suolo nazionale.
Viale Famagosta: le buche
Il 1979 ci ha portato un inverno carognone, con un freddo brrrrigante e gelate siberiane. Le strade hanno mostrato i segni delle intemperie: screpolature, buche, tutti ostacoli infidi e pericolosi per automobi listi e pedoni. Per questo si è provveduto in fretta a ridurre i danni del maltempo, e nel giro di pochi giorni le voragini più evidenti sono state »rammendate», in attesa del rifacimento della sede stradale.
Ricordiamo che il Consiglio di Zona ha stanziato la somma dalla prima / ESERCIZI O NON ESERCIZI ? condotte unitariamente, con la spinta essenziale del movimento dei lavoratori e dei loro sindacati e con il sostegno e l'iniziativa costante dei partiti della sinistra storica, hanno aperto molti spazi a forme di partecipazione che a ragione si possono definire elementi nuovi per una società più avanzata rispetto a quella esistente, basata sulla delega di potere e sulla mancanza di controllo. E così, dalla vittoriosa battaglia condotta per la realizzazione delle Regioni (anni di contrasti per attuare un preciso dettato costituzionale) è scaturita una serie molto articolata di istanze decentrate per una gestione più snella della vita pubblica; in pratica: si è lavorato per portare il potere sempre più vicino alla base. Su questa strada, molto giusta, si incontrano due tipi di ostacoli: 1) la demagogia di chi vorrebbe tutto subito, convinto che «volere» sia sinonimo di «potere»; 2) l'ostruzionismo di chi non vuole mollare il proprio potere decisionale a nessun costo, tanto meno ad una classe sociale che ha interessi antagonisti rispetto ai propri. In molti casi, anche se con sfumature diverse, queste due posizioni si incontrano, se non nei metodi e nelle intenzioni, almeng nei rimuneri, Perd) le cose vadano avanti il progresso ala reale, occorre che le conquiste fatte vengano gestite, che gli organismi funzionino, « Democrazie » è un concetto bello se tangibile attraverso I risultati che produce,. scritto o raccontato, non serve a niente, Per evitare di fare uno svolazzo assolutamente astratto, è utile fare riferimento alla realtà, per esempio, della nostra zona, veramente democratico lasciare ogni incombenza (dalla scoperta dei problemi, alla loro analisi, alla discussione, alla formulazione di proposte, fino el pieno 9PeratiVO per la gfit-IgiARP) a un ristretto 9rUPpo di parsene, ala pure elette democraticamente? Siamo cer- ti di avere assolto ogni nostro dovere — e di avere esercitato ogni nostro diritto — solo deponendo una scheda in una urna? Così, tutt'al più, ci siamo messi in pace la coscienza, e crediamo di esserci liberati da una serie di impegni e di fastidi scaricandoli su altri, conservando poi la possibilità, guarda un po', di dire che sono tutti stupidi (o peggio) quando riteniamo di non essere d'accordo con quanto fanno. Le cose secondo me stanno un po' diversamente.
Noi, col nostro voto, deleghiamo alcuni cittadini a coordinare una serie di attività sociali; non li deleghiamo però a decidere per noi sempre e comunque. Chiediamo loro di essere particolarmente attenti a ciò che succede attorno a noi che possa avere attinenza con la zona, e alla zona stessa; ma è compito nostro provvedere affinchè ciò che si verifica fra di noi, in particolare, sia og getto di vertice, che ogni avvenimento non sia subìto, ma voluto e gestito.
Se i consiglieri fossero disonesti, chi se ne accorgerebbe?
Se fossero incapaci o deboli, chi li orienterebbe? Fortunatamente sono tutte persone degne e stimabili; ma non hanno in tasca la soluzione più giusta per ogni problema, E perchè fare loro il dispetto di caricarli di responsabilità senza poi assisterli e sostenerli? t lecito poi lamentarsi, criticare, denigrare, o anche lodare e approvare, quando i giudizi vengono dati dall'esterno, In veste di spettatori?
La società non è un palcoscenico, dove gli altri (pochi) recitano e noi (tanti) stiamo a guardare; comunque, se anche lo fosse, teniamo presente che gli attori siamo noi, ma siamo anche coloro che pagano il bi glietto, e, se non erro, in questi ultimi anni abbiamo pagato molto salato l'ingresso.
La partecipazione comincia dall'informazione, Non è certo pensabile che ad ogni riunione del Consiglio di Zona o delle commissioni partecipino tutti cittadini sarebbe addirittura
Via Teramo: la voragine di 400 milioni per manutenzioni e riparazioni, voce molto rilevante sulla cifra complessiva di due miliardi destinati dal Comune di Milano alla nostra Zona nell'ambito del decentramento amministrativo.
W. COLOMBO
uno spreco di 'empo e di risorse paralizzare ogni altra attività per concentrare tutto su un fatto solo. È però possibile arrivare ad una sorta di distribuzione dei compiti, in base agli interessi di tutti noi; si può ricucire un tessuto sociale, una vita comunitaria che ora purtroppo è molto carente: se ogni caseggiato funzionasse come una vera comunità, che si organizza e si gestisce la partecipazione a tutte le atti vità sociali, si potrebbe avere, per ogni quartiere, una serie di «specialisti» per ogni spazio operativo, che informano la collettività e ne traggono indicazioni su ogni fatto che interessa la zona e la città. Non è un sogno, anche se non è un progetto realizzabile in tempi brevi; occorre creare i presupposti per il lancio di un'iniziativa di questo genere, così capillare e delicata, avendo ben presente che con un'organizzazione di questo tipo, i risultati, alcuni immediati, altri a medio o anche a lungo termine, possono essere, ad esempio: 1) minor carico di lavoro per la maggior presenza di attivisti; 2) soluzioni più appropriate per ogni problema, grazie al contributo dl Idee più vasto; 3) minor Isolamento ed e marginazione per strati di cittadini «delicati»: le donne, i giovani, gli anziani; 4) crescita dello spirito di collaborazione fra la gente, sviluppo di atteggiamenti sociali rispetto a quelli egoistici ed individuali stici; 5) riduzione dei margini di manovra di ogni forma antisociale che possa produrre de linquenza.
Non varrebbe la pena di tentare? E adesso mi guardo la tv, dove c'è un western un po' vecchiotto ma sempre buono; dopo di che mi troverò con gli amici per parlar male del Consiglio di Zona perchè le strade sono piene di buche e non so se hanno deciso di aggiustarle, me siccome sono ancora tutte lì, credo di no, e allora peste e corna a tutti ! Ooops. che gaffe I
W. COLOMBO lo considero coraggiosa tale sentenza perchè, al di là degli ergastoli comminati a Freda e a Ventura, indica chiaramente che l'affare di Piazza Fontana, non è riducibile all'iniziativa terroristica di un delirante gruppetto di neo-fascisti padovani, ma pone in luce il ruolo, le funzioni dei servizi segreti e le connivenze di questi con i mandanti e gli autori della strage. Ecco l'importanza della condanna all'ergastolo di Giannettini e dei quattro anni inflitti a La Bruna e a Maletti.
Oggi a circa dieci anni da quella storica data, è stata emessa la sentenza. Che giudizio dare di questo verdetto?
Innanzitutto vi è da dire — e la cosa potrà apparire assurda ma non tanto — che è già un enorme risultato il fatto che si sia arrivati ad una sentenza. Non vanno dimenticati i tentativi di insabbiamento di tutte quelle verità che venivano a galla e che si contrapponevano alla verità ufficiale di certe istituzioni dello Stato che tentavano di far passare quella strage, come una «strage rossa», tacendo completamente sulla «pista nera». Non vanno dimenticate le deviazioni del SID, del Ministero degli Interno, le reticenze dei ministri, generali, di capi della polizia. Non va dimenticato il ruolo svolto dalla Corte di Cassazione, che ha tolto ai Giudici milanesi, il compito di indagare sulla strage di Piazza Fontana. Finalmente a 10 anni di distanza e dopo un processo durato due anni, una sentenza, se non altro, è stata emessa.
È una sentenza indubbiamente coraggiosa sotto certi aspetti, che io ritengo fondamentale, ma contradditoria sotto altri.
È sotto altri aspetti una sentenza contradditoria. Che senso ha sancire la matrice nera della strage e assol,,ere Pietro Valpreda e gli altri anarchici per «insufficenza di prove• e che senso ha assolvere il fascista Marco Pozzan reo confesso circa l'appartenenza alla cellula nera di Padova dall'im putazione di associazione sovversiva e condannare Pietro Valpreda e compagni per lo stesso capo di imputazione.
Magari tutte le associazioni terroristiche fossero come la XXII Marzo, che come ha affermato un illustre giornalista, «terminava le proprie riunioni, dopo aver discusso del sesso degli angeli» in una pizzeria. Comunque, al di là di ogni ogni considerazione vi è da dire che questa sentenza paga nel bene: 10 anni di tenacissimi sforzi democratici per far luce sulla strage. 10 anni di altrettante tenaci resistenze di potere. Questo secondo pre‘zo, non sarà mai calcolato abbastanza nel passivo della Repubblica. Da ultimo vorrei ricordare altri due personaggi di questa vicenda. Il primo è lo anarchico Giuseppe Pinelli, la cui morte è ancora un mistero per la macchina lenta della giustizia, mentre non lo è per tutti i democratici che si sono battuti perchè sia fatta piena luce sulla strage di Piazza Fontana. Il secondo è il giudice Emilio Alessandrini, il sostituto procuratore della Repubblica, assassinato dai killer di «Prima linea•. A lui va il merito di aver individuato fra mille difficoltà, la matrice nera della strage.
A Emilio Alessandrini, magistrato democratico, al suo coraggio, alla sua abnegazione, alla sua sete di giustizia, vada il ricordo di tutti i democratici.
W. CAMBIERI
PENSIONI: 611 aumenti dal Gennaio 1919
Pensioni sociali: L. 8.550 (vanno da L. 63.100 a 72.250).
Pensioni minime dipendenti : L. 19.800 (vanno da L. 102.500 a 122.300).
Pensioni minime autonomi: lire 12.200 (vanno da L. 91.100 a L. 103.300).
Pensioni INPS superiori alle minime:
L'aumento per contingenza è di L. 32.566; L'aumento per dinamica salariale è del 2,9 per cento e si applica sulla pensione depurata delle rate di contingenza in- globate negli anni 1976, 1977 e 1978 (rispettivamente lire 18.100, 22.600 e 36.300) tenendo conto dell'anno di carenza (cioè, di non attribuzione di queste quote) scontato dalle pensioni liquidate -in questi anni.
Pensioni pubblici dipendenti: L'aumento per la contingenza per il primo semestre 1979 è di L. 21.023. Ad essa si somma il 2,9 per cento, che va calcolato, com'è noto, sulla pensione con esclusione dell'indennità integrativa speciale.