Notiziario Fondazione Dicembre 2008

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P ERIODICO

Spediz. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 2 filiale di Milano - Reg. presso il Tribunale di Milano N. 407 del 22.07.1995

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DELL ’I STITUTO PER LA RICERCA E LA PREVENZIONE DELLA DEPRESSIONE E DELL ’ ANSIA

15 Numero 3 - DICEMBRE 2008

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di Panico Quella mano di Panico: La paura spettro 2 Ile ladisturbo 4 Ile laPanico 8 Disturbi 9 Lodell’umore personalità quali le cause storia 5 all’improvviso.. 6 alla gola In breve Stato di avanzamento del Progetto interpersonale Qualcuno i suoi campi di applicazione 12 “Valutazione del rischio di depressione ... 14 vi ascolta 15 dalla ricerca 10 Laed psicoterapia credere in 16 Voglio 17 L’inverno dell’anima 18 Notizie dal mondo 22 Flash 2008 23 Pensieri di... un futuro migliore


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di Panico - DP - Le cattive compagnie della depressione: il disturbo di Panico - DP

Il Disturbo di Panico e la Personalità

G.B. Cassano*

L’

immagine è quella di un uomo esile e milo. Talora il senso di estraneità e di confusione. Le vampate nuto, atterrito e senza difesa, assalito da di caldo e di freddo e i formicolii si diffondono agli arti. A queun mostro sconosciuto e gigantesco che sti sintomi seguono il timore di perdere il controllo sulle minaccia di annientarlo. proprie idee e azioni e quindi di impazzire. La paura di sveL’ansia può manifestarsi come uno stato di nire o di morire per un arresto cardiaco o per soffocapreoccupazione persistente, con il pensiero a sempre nuomento. Il tutto dura da pochi secondi ad alcuni minuti. ve catastrofi che non si verifiGli attacchi di panico possono cheranno mai. Ma può anche essere isolati oppure ripeterscatenarsi in modo repentino si a distanza di tempo. Più con intensità estrema. È l’atspesso, nel 70-75% dei casi, tacco di panico: un’ esperiengli attacchi sono seguiti da za devastante che interessa uno stato di apprensione, ° Disturbo di Panico l’intero organismo. A ciel seda un crescendo di ansia Fobia sociale ° reno scattano, senza motivo, i nell’attesa di un nuovo atsistemi di allarme del cervello. tacco che appare inevitabiDisturbo ossessivo-compulsivo ° Un terremoto sembra sconvolle. Lo stato di allarme si asso° I disturbi della condotta alimentare gere il corpo in ogni sua parte. cia ora alla paura di avere una Una violenta crisi di angoscia e grave malattia, ora alla fobia ° Abuso e dipendenza da sostanze di terrore, con l’impressione di degli spazi vuoti, del chiuso e PTSD ° soffocare. La gola sembra chiudella folla. Si evitano, così, dersi, la lingua si incolla al paquelle situazioni e quegli amlato. Tachicardia, palpitazioni, senso di peso al petto, trebienti dove si teme che l’attacco possa di nuovo manifemori, vertigini provocano sgomento e terrore. A volte prestarsi. L’aiuto o la compagnia di amici, parenti e del medivale la nausea e il timore di vomitare o urinare senza controlco vengono richiesti con insistenza. Si fa un uso eccessivo

Le cattive compagnie della depressione

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del Pronto Intervento e del Pronto Soccorso. In molti casi la personalità sembra cambiare radicalmente dopo l’attacco. Alcuni pazienti ci dicono: “…da quando ho avuto il primo attacco la mia vita è cambiata…sono diventato un nevrotico”. Anche se ormai i termini “nevrosi” e “nevrotico” sono stati definitivamente cancellati dalla psichiatria dopo la scoperta della terapia medica per il Disturbo di Panico. Un altro paziente afferma: “…è come se qualche cosa si fosse rotto dentro il cervello….da allora ho capito che la mia vita non sarebbe più stata la stessa…”. Oggi lottiamo contro Ansia anticipatoria queste convinzioni pessimistiche e rinunciatarie. Perchè è vero che l’attacco di panico può cambiare bruscamente, o in modo subdolo, lo stile di vita, i sentimenti, i pensieri, le Dipendenza scelte di una persona, Richiesta ma tutto questo è reversibile. Il paziente può tornare ad una condizione di benessere con opportune terapie. Sappiamo che, se il paziente riceve continuamente aiuto e rassicurazione, può adagiarsi e sviluppare una dipendenza da alcune figure “significative”, assumere così un atteggiamento di passività. Allora non sarà più libero di spostarsi come prima, di viaggiare e di vivere da solo. Perseguitato dalla “paura della paura”, dalla paura di impazzire o di morire. Paure assolutamente non giustificate che tendono però a persistere a dispetto della benignità del Disturbo di Panico. Alcuni continuano a temere di soffocare con gli alimenti ed hanno l’abitudine di utilizzare soltanto cibi liquidi e di consumare il pasto da soli perché : “…devo concentrarmi … stare attento a non strozzarmi…”. Altri rinunciano al sesso per timore di avere un attacco; altri evitano sistematicamente i luoghi chiusi, cinema, teatro, ristorante per non sentirsi in trappola senza la possibilità di ricevere soccorso, oppure per il timore di fare brutta figura di fronte ad altri nel caso l’attacco si ripetesse. Anche l’abbigliamento può cambiare: l’anello al dito può diventare soffocante e intollerabile, gli abiti che stringono il collo, il torace e danno l’impressione di non respirare liberamente vengono evitati. Si sviluppa un tipo di pensiero magico. La superstizione e le pratiche scaramantiche sono pane quotidiano. Pillole, gocce ed amuleti vengono utilizzati per scongiurare il pericolo dell’attacco. Alcuni si sentono protetti portando un bastone, un ombrello o un cappello; indossano oc-

chiali da sole ed hanno sempre con sé una bottiglietta d’acqua. Molti temono ed evitano gli ospedali e sono terrorizzati dal solo odore dei disinfettanti. Per questo negano le malattie e rifiutano gli esami diagnostici. Oppure non vogliono conoscere i risultati delle analisi e tantomeno la diagnosi. Ricordo le parole di un paziente: “…dopo il primo attacco sono diventato una pecora…”. Era un collega universitario. Questi, per vincere questa sensazione di inferiorità e dare a sé stesso prova della sua forza e del suo coraggio, prese a fare scalate rischiose, corse con la moto, paracadutismo, parapendio e ogni tipo Claustro-agorafobia di “sport estremi”. Molti anni dopo, con la diagnosi di disturbo di panico, comprese il perché della sua personalità così cambiata. “Infatti”, mi disse, “…il Evitamento panico mi aveva reso un vigliacco…e avevo read’aiuto gito cercando il rischio per farmi coraggio e sentirmi forte”. Se il medico non fa risalire questi aspetti cognitivi e comportamentali al disturbo di panico, la terapia verrà a mancare o sarà sfuocata. Se il medico non informa e non rende consapevole il paziente della natura del disturbo il rischio di abusare di sedativi e di alcool potrà aumentare. Oggi, per queste forme secondarie all’attacco di panico, parliamo di Spettro Panico-Agorafobico e riconosciamo, accanto ai sintomi tipici, l’alone più vasto di fenomeni che caratterizzano lo stile di vita e le paure di questi soggetti. Si tratta di quadri apparentemente eterogenei, ma facilmente riconducibili al nucleo del disturbo, che è l’attacco di panico. Attorno ad esso si organizzano aspetti affettivo - cognitivi, comportamentali e tratti di personalità. Il modello concettuale dello Spettro Panico-Agorafobico, partito da Pisa, ha stimolato una ricerca ventennale alla quale hanno contributo studiosi delle Università di Pittsburgh, New York e San Diego. Così, anche con il sostegno di IDEA, sono migliorate la conoscenza e la qualità della ricerca su questo disturbo mentale che rappresenta forse la più frequente tra le “cattive compagnie della depressione”.

Attacco di panico: elemento unificante

Attacco di panico

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* Direttore del Dipartimento di Psichiatria, Neurobiologia, Farmacologia e Biotecnologie dell’Università degli Studi di Pisa


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Il panico e la storia

Il nucleo centrale, attorno al quale origina e si sviluppa la nevrosi d’ansia è l’attacco di panico, inteso come vero e proprio “ictus emotivo”, qualitativamente distinto dall’ansia liberamente fluttuante.

'..L'enciclopedia medica era la sua Bibbia. Addosso portava pillole ed amuleti..'

Gaetano Afeltra - giornalista e scrittore

Donald Klein - medico e psichiatra (1964)

“…lei è un dottore? …sa, sono malata di nervi… Ho affanno nel respirare, qualche volta mi prende che credo di soffocare … mi prende all’improvviso. Poi mi viene sugli occhi come una pressione, la testa mi diventa tanto pesante e sento un ronzio da non resistere e mi viene la vertigine che mi sembra di cadere, e poi mi sento come schiacciare il petto e mi manca il respiro … la gola mi si stringe come se dovessi s o ff o c a re … c re d o sempre che adesso devo morire e sì che sono coraggiosa …”.

Subito a me Il cuore si agita nel petto Solo che appena ti veda, e la voce

si perde sulla lingua inerte. Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle, e ho buio negli occhi e il rombo Del sangue nelle orecchie. E tutta in sudore e tremante Come erba patita scoloro: E morte non pare lontana A me rapita di mente.

Sigmund Freud Il caso Katharina (1894)

Saffo (VII-VI secolo a.C.)

Prossimo numero, Maggio 2009, Le cattive compagnie della depressione: “In viaggio con il panico” 4


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La paura all’improvviso…

Salvatore Taverna “Mi chiamo Salvatore Taverna ho ventotto anni e mi ingegno a fare il giornalista.Quando nacqui più che per

con facilità, ma da quando lavoro trovo difficoltà ogni volta

ma torniamo alla mia futura madre, che al pari di moltissime

La Notte di Natale 1973, divenni un nevrotico “ufficiale”.

donne del suo tipo, della sua condizione e della sua epoca,

Appresi presto le servitù della mia nuova condizione e i

bazzicava l’isteria. Per l’esattezza, c’era dentro fino al collo.

trattamenti cui dovevo sottopormi se volevo “guarire”. …sono

Andava soggetta a ricorrenti penose crisi per cui sembrava

le mani dei miei genitori che hanno sempre deciso per

perdere conoscenza pur restando perfettamente lucida. “Un

me….accompagnato da mia madre vado alla visita del

caso d’isteria pura, ottocentesca, di quelli che oggi non si

professore … “Allora, Salvatore – il luminare parla come se

vedono più”, diagnosticò quasi commovendosi, al cospetto

mi conoscesse dall’infanzia - , l’ammazziamo o no questa

di quella rarità, lo psichiatra cui si rivolse. Dopo averle tentate

madre che ti porti dentro e che interagisce con te?”. Rispondo:

un po’ tutte, quello stesso medico, un giorno, le disse: “Perché

“Non vede Professore che non riesco a staccarmi?”…

non prova signora, a fare un altro figlio, magari un maschio?”

Questi incontri ebbero il potere di precipitarmi in uno stato di

Fu così che, un anno dopo, nacqui io e l’idea di quel medico

depressione profonda: rifiutai di prendere le medicine e di

dell’anima si rivelò subito una “mano santa” per i disturbi

andare dallo psicanalista. Le crisi, sempre più frequenti, non

della mia genitrice. Risanata, mia madre decise di trovarsi un

mi davano tregua, quando sentivo l’attacco approssimarsi

lavoro, sua antica aspirazione e, al tempo stesso, di tirar su

salivo in macchina e andavo all’ospedale. Si fa l’abitudine

me in quello che lei riteneva “il migliore dei modi”: al liquido

a tutto. L’ospedale preferito per “queste mie fughe” era il

amniotico sostituì la bambagia.

Policlinico Gemelli. Ormai ero conosciuto da medici, infermieri

che debbo muovermi. Temo di morire all’improvviso. Ho paura

un atto d’amore fu a causa di un consiglio medico. …

di avere una malattia incurabile”….

e portantini. Con alcuni ero diventato amico: riuscivano a

La prima volta accadde sul finire del 1973, avevo già

trasmettermi quell’affetto con cui mi era possibile rintuzzare

incominciato l’apprendistato giornalistico e lavoravo per

gli assalti dell’angoscia. A volte, quando la paura di tornare a

un’agenzia. Quel giorno mi era stato richiesto un pezzo sulla

casa mi prendeva, questi ottimi sanitari mi trovavano un letto

relazione di Francesco De Martino, allora segretario del PSI.

per passare la notte…

Mi trovavo nella sede del partito, dove mi raggiunse una chiamata del mio caposervizio: “Sintetizza le trenta cartelle;

Le mie fughe all’ospedale si intensificarono. La mattina,

hai cinque minuti. Vedi di farcela”. Non risposi, incominciai a

passavo ore chiacchierando con gli infermieri del vicino

tremare. I colleghi si accorsero subito che stavo male sul serio.

Policlinico, mentre il pomeriggio al primo accenno di

Mi portarono prima al bar di fronte, ma la camomilla si rivelò

“batticuore”, correvo al Gemelli….Ancora cliniche e cliniche,

inefficace. L’Ospedale San Giacomo è lì, a un passo. I sanitari

mentre la mia malattia mi stava distruggendo: piangevo tutto

mi visitarono e ordinarono alcuni esami. La sera stessa venivo

il giorno, non mangiavo quasi più ed ero molto dimagrito….

dimesso con la mia prima diagnosi: “nevrosi di angoscia”.

Di nuovo in preda al panico…. Queste peregrinazioni per le

La seconda crisi non si fece attendere. Notte di Natale.

astanterie degli ospedali si protrarranno fino agli ultimi del

Ero in casa con gli amici più cari…l’attacco venne

1976. Senza uscire dal buco…………

improvviso, più violento del primo. Ricordo che sentivo il cuore battermi a ritmo pazzesco, in gola. Svenni…mi riebbi,

Tratto da Taverna S., Psicocommedia. In: Basaglia F., Ongaro

ma stavo sempre malissimo. Allora decisero di

Basaglia F., Pirella A., Taverna S.: La nave che affonda.

accompagnarmi in ospedale…arriva il dottore…”Hai qualche

Psichiatria e antipsichiatria a dieci anni da “L’istituzione

problema particolare?” . “Sono stato abituato ad avere tutto

negata”: un dibattito. Savelli 1978. 5


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Quella mano alla gola, nella notte Testimonianza Indro Montanelli - Giornalista

Nel 1993 veniva pubblicata la prima edizione del libro “E liberaci dal male oscuro – Serena Zoli a colloquio con Giovanni B. Cassano” (Ed. Longanesi). Fra le eccellenti testimonianze contenute all’interno del libro, abbiamo scelto per voi quella che rilasciò il noto giornalista Indro Montanelli. “La prima crisi fu a undici anni. Mi svegliai una notte urlando: <<Muoio, muoio!>>. Una mano mi attanagliava la gola, mi sentivo soffocare. Accorsero i miei ge-

to. Sto aggrappato a quelle due o tre persone con cui sono in confidenza totale e vedo soltanto loro. Perché mi viene l’istinto della tana, della cuccia: isolarmi, sentire il caldo, essere protetto. Niente del mondo esterno mi interessa più. Del chiuso ho bisogno perché mi scatta anche l’agorafobia, la paura dei luoghi aperti, spaziosi. In quei periodi detesto il sole, perché non so goderne, e mi sento addosso tutte le malattie. Le più gravi naturalmente. Quanti cancri ho avuto in vita mia … Di colpo, ogni volta che sono caduto nel baratro, ho abbandonato il lavoro. Al giornale d’improvviso non mi vedevano più, tanto poi a scrivere, chi ci riusciva? Neanche un ne-

nitori, un po’ mi quietai, ma smisi di dormire e di mangiare per mesi, avevo paura di tutto, un vero terrore, e mi sentivo addosso la tristezza del mondo intero. Dovetti abbandonare la scuola per quell’anno. I sintomi si sono poi ripresentati identici più o meno ogni sette anni, ciclicamente. Io credo di aver dimostrato in vita mia di possedere un certo coraggio: ebbene, durante le crisi di depressione divento un vigliaccone, ogni cosa mi spaventa, tremo per tut6


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crologio di tre righe sarei stato in grado di metter giù, figurarsi un articolo. Inoltre, come stare tra la gente se di colpo, senza un motivo, scoppiavo a piangere? La mia <<terapia>> consisteva nel ritirarmi in montagna a fare sforzi fisici massacranti, ore, ore e ore di camminate per procurarmi il sonno e l’appetito. E per evadere un poco da quella disperazione esistenziale. Accompagnata dall’idea continua del suicidio. L’altro sintomo che scattava, inesorabile, dopo l’attacco notturno della <<mano alla gola>>, era il senso di colpa: specialmente durante le lunghe, terribili veglie notturne mi istruivo dei processi in cui risultavo colpevole di tutto. Dei mali dell’umanità intera, alla fine. L’ultimo attacco di depressione si è scatenato nella primavera dell’89. Non me l’aspettavo: da vent’anni non avevo avuto più niente. Io ho preso da mia madre: era una donna allegra, solare, formidabile, ma ricordo due sue crisi depressive durante le quali si riduceva come una lucertola. Ebbene, dopo la menopausa non ebbe più nulla: ed è morta a 96 anni. Pensavo che anche a me fosse successo così: <Passato il climaterio, si vede che ormai ne sono fuori>>, mi dicevo. Invece... Invece, proprio quando compivo gli 80 anni, rieccole, la mano alla gola di notte e la disperazione. Tremenda. Io ho l’orrore dei farmaci, mi fanno paura, forse questo orrore fa proprio parte della malattia. Comunque, qualche psichiatra l’avevo consultato in passato (psicoanalisti no, questa bischerata non l’ho fatta), ma non ne avevo ricavato niente. Stavolta poi mi dicevo: <<Alla mia età, non ne vengo più fuori>>. Ho resistito, resistito, poi dopo mesi e mesi da disperato ho dato ascolto a chi mi consigliava di andare dal medico, di provare almeno, perché così non potevo andare avanti. Mi hanno ricordato il caso di Leonardo Vergani,

inviato del Corriere, che conosco da sempre (è il figlio di Orio Vergani). Una vera resurrezione, la sua. <<Vai dal suo stesso psicanalista>>, mi dicevano. Ci sono andato senza crederci, ma già dopo qualche giorno di cura ho sentito che qualcosa cambiava. Cambiava eccome. In breve tempo ritrovai sonno, appetito, fiducia.

provato la depressione, noi depressi siamo come una mafia, ci capiamo solo tra noi. Intendevo dire che quel mio rifiuto delle medicine dipendeva dalla mia depressione, perché quando si è depressi tutto si tinge di dramma, di funebrità, di paura. Per tornare alla terapia che mi ha resuscitato, l’ho seguita per breve tem-

E li ritrovai sommerso da una stupefazione un po’ mortificata: << Ma allora>>, mi dicevo, << tutto quello che io penso dipende da questi elementi chimici che mi danno?>>. Ero deluso di me, deluso che la mia personalità potesse cambiare per una pastiglia. Attenzione, non che non mi sentissi più me stesso, sia chiaro. No, ero sempre io, però in positivo mentre prima ero io in negativo. Constatare che una pastiglia ti cambia così radicalmente la prospettiva esistenziale è piuttosto impressionante. Anche terrificante. Per questo prima rifiutavo i farmaci: non volevo avere questa prova. D’altro lato si capisce anche … No, non è vero, capisce soltanto chi ha

po, poi basta. Anzi, quando il medico cominciò ad abbassarmi le dosi, fui io a esitare: avevo una paura birbona di ricadere nel buco nero. Invece da allora non ho più preso niente e sono tre anni che sto bene. Quanto allo sgomento di fronte al potere degli psicofarmaci, devo dire che quel che da depresso mi pareva blasfemo, nella normalità ritrovata mi pare accettabile. Una specie di miracolo. Sì, rimane lo sconcerto al pensiero che questa nostra vita interiore possa dipendere da sostanze chimiche. Forse siamo all’alba di una rivoluzione. O di una involuzione. Che cosa siamo diventati? Animaletti persi in una scheggia dell’universo. Niente gira più intorno a noi”.

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Disturbo di Panico: quali le cause? Antonio Tundo*

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egli ultimi 25 anni si è accumulata una mole di dati sulle basi neurofisiologiche del disturbo di panico che evidenziano un funzionamento difettoso della “centralina d’allarme” del cervello, l’amigdala. Quest’area molto piccola del nostro sistema nervoso centrale in alcune persone è iper-funzionante e segnala la presenza di un pericolo anche quando non c’è, provocando un naturale, per quanto immotivato, “stato di massima allerta” che corrisponde alle manifestazioni dell’attacco di panico. L’attivazione (il “fuoco”) dall’amigdala si diffonde ad altre aree ad essa collegate come l’ipotalamo, responsabile dei sintomi fisici (batticuore, mancanza d’aria…), e alla corteccia prefrontale, responsabile delle interpretazioni catastrofiche date a questi sintomi (“svengo”, “muoio”, “mi stà venendo un infarto”) e dell’evitamento di posti da cui è difficile allontanarsi o in cui è difficile ricevere un aiuto tempestivo in caso di necessità. L’ansia anticipatoria, o “paura della paura” (“… e se rimango da solo in casa e mi sento male?”), sarebbe dovuta al coinvolgimento del sistema limbico. Nel disturbo di panico entrano in gioco i principali neurotrasmettitori, come la serotonina, la noradrenalina e l’acido gabaergico (o

GABA), ed alcuni ormoni, in particolare il progesterone (un ormone femminile) la cui attività “ansiolitica” spiegherebbe come mai il disturbo si attenui o scompaia in gravidanza. Proprio perché sono coinvolti diversi neurotrasmettitori e diverse aree cerebrali è possibile curare il panico sia con farmaci che hanno meccanismi d’azione differenti (i quali agirebbero tutti attenuando l’iperattività dell’amigdala), sia con la terapia cognitivo-comportamentale (che potenzierebbe la capacità della corteccia prefrontale di inibire l’amigdala) (si veda figura a lato). Ma perché in alcuni soggetti la centralina d’allarme del cervello funzionerebbe male? Diverse ricerche hanno dimostrato che esiste una predisposizione genetica e familiare ed infatti i parenti di primo grado di soggetti affetti da disturbo di panico hanno una probabilità di soffrire dello stesso disturbo molto più alta (20%) rispetto a quella delle altre persone (2%). Allo stesso modo il disturbo di panico è più comune tra i gemelli monozigoti, con lo stesso corredo genetico, che tra quelli dizigoti, che condividono solo la metà dei geni. L’importanza dei fattori biologici e genetici è confermata dall’osservazione che gli attacchi di panico possono essere scatenati, ma solo in chi è predisposto, dall’uso di sostanze anche minimamente “stimolanti” (caffé o bevande che contengono caf8


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feina), di stupefacenti (amfetamine, cocaina, cannabis) e di farmaci (ormoni tiroidei, antibiotici), come pure da particolari condizioni ambientali come il caldo (il disturbo in genere peggiora in estate), la luce intensa (da qui l’uso degli occhiali da sole anche d’inverno o la sera), la riduzione di ossigeno nell’aria (luoghi in cui c’è “aria consumata”) e dalla riduzione delle ore di sonno o dall’inversione del ritmo sonno-veglia, cioè dormire di giorno e stare svegli di notte. L’influenza dei fattori biologici è confermata anche dall’osservazione che circa la metà dei soggetti che soffrono di panico presenta attacchi notturni la cui sintomatologia è sovrapponibile a quella degli attacchi diurni (”mi sveglio all’improvviso agitato, sudato, con il cuore in gola e con la sensazione di non riuscire a respirare …”). Predisposizione genetica e fattori biologici non escludono che possano entrare in gioco anche elementi psicologici, anzi… Secondo le teorie cognitivo-com-

portamentali allo sviluppo del disturbo di panico contribuirebbero, quando più, quando meno, l’apprendimento e i fattori ambientali. Genitori ansiosi, perché essi stessi affetti dallo stesso disturbo in forma conclamata o attenuata, trasmettono direttamente o indirettamente al figlio una modalità “ansiosa” di affrontare la vita mentre un loro atteggiamento iperprotettivo durante l’infanzia porta il bambino a considerarsi una persona debole, bisognosa di cure e protezione per cui nella vita adulta è predisposto a reazioni ansiose eccessive (“anxiety sensitivity”). Oggi si ritiene che i fattori psicologici, più che essere la causa prima del disturbo di panico, possano influenzare la gravità della sintomatologia, in particolare l’intensità dell’ansia anticipatoria e l’estensione delle condotte di evitamento.

Lo spettro dell’umore

* Direttore Istituto di Psicopatologia - Roma

Da ottobre è nelle librerie un nuovo volume curato da Giovanni B. Cassano e Antonio Tundo, edito dalla casa editrice Elsevier-Masson di Milano, dal titolo “Lo Spettro dell’umore”.

una sorta di filo conduttore che collega i quadri maniacali e depressivi, nelle loro diverse modalità di espressione, separatamente con le forme attenuate (o “sottosoglia”), con le manifestazioni isolate e atipiche, con i precursori, i prodromi e le forme residue come pure con gli “stili di vita” e i tratti temperamentali propri di chi soffre di queste patologie. Questa concezione “innovativa” fornisce un approccio raffinato alla diagnosi, consentendo di identificare, di cogliere e valutare anche le più sottili alterazioni dell’umore e i tratti di personalità ed apre nuove strade per un’efficace prevenzione sia del primo episodio, sia delle ricadute. Lo Spettro dell’umore è primariamente pensato per gli specialisti in psichiatria ma può essere consultato anche da coloro che (psicologi clinici, specialisti di altre branche della medicina, medici di medicina generale, pazienti e familiari di pazienti), confrontandosi quotidianamente con persone che soffrono di depressione o di disturbo bipolare, vogliano approfondire i vari aspetti di queste così diffuse patologie.

Il testo costituisce la guida più aggiornata sui fattori etiopatogenetici, sulle diverse modalità di presentazione clinica e sulla possibile evoluzione della depressione e dei disturbi bipolari. Fa inoltre il punto sulle terapie, farmacologiche e psicologiche, oggi disponibili per il trattamento e per la prevenzione, analizzando indicazioni, efficacia e limiti delle cure più consolidate come pure di quelle di recente introduzione e di quelle ancora in fase di approfondimento. Gli autori valutano la possibile influenza dei disturbi dell’umore sullo sviluppo della personalità di un individuo e l’interazione con altri disturbi mentali e/o fisici concomitanti. Lo Spettro dell’umore propone una concezione del tutto originale dei disturbi dell’umore visti in un’ottica di “spettro”. In altri termini, si individua un continuum,

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La Psicoterapia Interpersonale ed i suoi campi di applicazione Mario Miniati*

La Psicoterapia Interpersonale (IPT) è stata sviluppata negli anni ’70 da Gerald Klerman, Myrna Weissman e Bruce Rounsaville, come una terapia breve, di frequenza settimanale, contenuta in 12-16 sedute (come ciclo base), pensata e ‘costruita’ in modo specifico per il trattamento di pazienti affetti da depressione maggiore unipolare. IPT, nella sua formulazione originale, si propo-

l’altro focus più frequente in IPT ed è scelto se, quando ha avu-

ne di mantenere l’attenzione del paziente e del-

to inizio l’episodio depressivo attuale, si è verificato un cambia-

lo psichiatra sulla situazione attuale, sui sintomi

mento significativo nel ruolo lavorativo, di studio, sociale, intra-

e sulle aree problematiche interpersonali che

familiare. Nella popolazione femminile, per esempio, la gravidan-

possono aver contribuito a innescare o a mante-

za, il periodo del post-partum, la menopausa costituiscono fasi a

nere la sintomatologia. La struttura dell’IPT prevede 3 fasi. La pri-

rischio di sviluppo di episodi depressivi, in cui frequentemente

ma fase comprende 3-4 sessioni durante le quali viene anche ef-

è possibile identificare una transizione di ruolo.

fettuata una valutazione psichiatrica completa: lo psichiatra com-

Il maggior numero di studi disponibili in letteratura sull’IPT, riguar-

pie un’anamnesi dei sintomi ed un’anamnesi interpersonale (‘in-

da la terapia dei disturbi dello spettro depressivo. Attualmente,

ventario interpersonale’), per ricostruire, in un ottica bio-psico-so-

l’IPT è stata indicata nelle linee guida dell’American Psychiatric

ciale, sia la storia clinica sia le relazioni significative del paziente sul

Association (APA) ed in quelle del Department of Health and Hu-

piano emotivo/affettivo, a partire dal presente, per ripercorrere bre-

man Services come un ‘trattamento efficace per i disturbi dello

vemente anche i momenti significativi del passato. La valutazione

spettro depressivo’.

del ‘funzionamento sociale ed interpersonale’ del paziente, del suo

Durante i 30 anni che hanno seguito la pubblicazione del Manua-

vissuto a proposito di tali relazioni e di come la qualità del suo con-

le di Psicoterapia Interpersonale per la Depressione, l’IPT ha su-

testo interpersonale sia in grado di influenzare l’umore, avviene in

bito vari ‘adattamenti’ ed è stata impiegata per il trattamento di un

modo dettagliato e sistematico. L’inventario interpersonale con-

ampio numero di disturbi di interesse psichiatrico: dalla distimia al-

tribuisce, in modo significativo, a fornire le informazioni necessa-

la depressione ricorrente, alla depressione bipolare, al disturbo di

rie alla cosiddetta ‘formulazione del caso’, momento nel qua-

panico, alla bulimia, alla depressione nell’adolescente e nell’anzia-

le si sceglie, insieme al paziente, un’area interpersonale (fo-

no, alla depressione in gravidanza e nel post-partum.

cus) su cui lavorare per la seconda fase (fase centrale) e per

Per esempio, l’IPT è stata studiata in campioni di pazienti af-

la terza fase (fase finale) della terapia. Le aree problemati-

fette da disturbi della condotta alimentare (DCA), in parti-

che principali sono 4: a) il contrasto di ruolo; b) la transizio-

colare da bulimia e da Binge Eating Disorder (BED). Quest’ul-

ne di ruolo; c) il lutto; d) il deficit interpersonale.

timo è caratterizzato da episodi di abbuffata, accompagnati da

I contrasti di ruolo corrispondono alle situazioni in cui il paziente

sensazione di perdita di controllo e disagio marcato, in assenza

e almeno un’altra persona significativa vivono aspettative non re-

di condotte di eliminazione o di condotte compensatorie, quali

ciproche sulla loro relazione. Il lutto è una delle aree più compli-

l’aumento dell’attività fisica o l’uso di sostanze anoressizzanti.

cate da affrontare. In IPT, si sceglie quest’area solo in presenza

L’IPT è stata utilizzata, in alternativa alla Terapia Cognitivo-Com-

di una perdita reale di una persona significativa; il lutto per la per-

portamentale (CBT), come trattamento in grado di affrontare di-

dita di funzioni o di abilità è da considerarsi come una transizio-

rettamente i problemi sociali ed interpersonali osservati molto

ne di ruolo. Il deficit interpersonale viene scelto come focus del-

frequentemente nella vita delle pazienti che soffrono di disturbi

la terapia quando vi sia una storia di ‘impoverimento interperso-

della condotta alimentare. Con l’approccio proposto in IPT, l’at-

nale’, con relazioni inadeguate o inconsistenti. E’ possibile che i

tenzione di psichiatra e paziente si focalizza prevalentemente sul-

pazienti con il deficit interpersonale non abbiano mai stabilito

le problematiche relative alla qualità e quantità delle relazioni in-

da adulti relazioni durature o intime. La transizione di ruolo è

terpersonali significative. Minore enfasi, rispetto ad altre tecni-

L’

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che come la CBT, viene dedicata alla definizione di strategie com-

rare la modalità di comunicazione dei desideri e delle emozioni,

portamentali relative alla gestione delle abitudini alimentari.

identificare le modalità inefficaci di comunicazione.

L’IPT è stata anche utilizzata per il trattamento del Disturbo

L’IPT per la depressione in gravidanza prevede, oltre ai focus tra-

di Panico. Il razionale per l’impiego dell’IPT nel panico, de-

dizionali, un altro focus, la ‘gravidanza complicata’, che compren-

riva dall’ipotesi dell’esistenza di possibili trigger interperso-

de: a) le situazioni nelle quali la gravidanza è indesiderata; b) la

nali (‘emozioni negative’) che stimolerebbero o favorirebbe-

gestione delle ricadute di eventuali problemi medici associati

ro la comparsa dell’attacco in soggetti predisposti. Alcuni au-

alla gravidanza; c) le complicanze ostetriche; d) le gravidanze ge-

tori hanno descritto questo approccio come una ‘emotion focu-

mellari; e) la diagnosi di eventuali anomalie fetali. Sono consiglia-

sed therapy’, caratterizzata da strategie atte ad aiutare il pazien-

te almeno 16 sessioni di 45 minuti di durata. Tuttavia, per i casi

te ad identificare e gestire le situa-

di depressione bipolare in gravidan-

zioni nelle quali si manifestano le emo-

za e nel post-partum, di depressione

zioni negative associate ai sintomi del

con sintomi psicotici, con rischio di

panico. L’IPT, in questo caso, preve-

suicidio o con comportamenti etero-

de anche un momento di psico-educa-

aggressivi o in altre forme di grave

zione attraverso l’identificazione dei

depressione, l’IPT non deve essere

sintomi fisici, dei sintomi affettivi e co-

considerata come l’opzione terapeu-

gnitivi del Disturbo di Panico, come par-

tica, visto che queste sono condizio-

te di una patologia conosciuta e tratta-

ni che spesso richiedono l’ospedaliz-

bile. Lo psichiatra cerca di facilitare il

zazione della paziente e l’adozione di

paziente nell’espressione dei vissuti,

strategie terapeutiche di emergen-

per renderlo consapevole riguardo l’esi-

za/urgenza.

stenza di una eventuale area interper-

E’ stato proposto e studiato l’im-

sonale problematica correlata alle ma-

piego dell’IPT anche in altri am-

nifestazioni sintomatologiche e per aiu-

biti di interesse psichiatrico: dalle

tarlo a identificare le strategie per fron-

forme depressive dell’adolescen-

teggiarla. E’ in questo contesto che vie-

za, alla depressione in comorbidi-

ne rinforzato il rapporto tra progresso

tà con malattie internistiche come

ottenuto nell’area interpersonale e ri-

l’AIDS. Recentemente, il gruppo di

duzione in frequenza e gravità degli at-

Pittsburgh ha ottimizzato una versio-

tacchi di panico o delle condotte di evi-

ne modificata dell’IPT per il tratta-

tamento, quando presenti.

mento della depressione bipolare, denominata ‘Interpersonal and So-

Un altro campo di applicazione dell’IPT consiste nella depressione di gravità lieve/mode-

cial Rhythm Therapy’ (IPRST). In questo caso, ampia attenzione

rata, in gravidanza e nel post-partum, momento di possibi-

è dedicata alla gestione dei ritmi quotidiani. Obiettivo primario

le alterazione della qualità e della quantità dei rapporti in-

dell’IPSRT è quello di prevenire nuovi episodi di disturbo bipola-

terpersonali, frequentemente correlati ad una transizione di

re o almeno di estendere la durata delle fasi intervallari. E’ pre-

ruolo. Le cure immediate e costanti da dedicare al neonato, le

visto che la gestione dei sintomi avvenga con una farmacotera-

difficoltà ed i conflitti nelle relazioni con il partner, con altri mem-

pia appropriata, quindi si cerca di focalizzare l’attenzione diretta-

bri della famiglia, con gli amici, i cambiamenti nel ruolo

mente sull’importanza della regolarità delle attività quotidiane del

lavorativo/sociale/intra-familiare, possono assumere il significa-

paziente, con l’obiettivo di migliorare questo aspetto; contestual-

to di fattori precipitanti per la comparsa di nuovi episodi depres-

mente, si affrontano le aree problematiche interpersonali. In que-

sivi o per il riproporsi di una sintomatologia dell’umore insorta

sti pazienti è spesso presente la ‘perdita del sé sano’, correlata

precedentemente. In entrambi i casi, le sessioni iniziali di tera-

ad una idealizzazione dello stile di vita e dell’adattamento pre-

pia si concentrano sulla psico-educazione della paziente relativa-

cedente l’insorgenza del disturbo bipolare. Esplorare i sentimen-

mente alle caratteristiche della depressione, sugli effetti dei sin-

ti del paziente a proposito del disturbo, elaborare la perdita per

tomi sul funzionamento individuale ed interpersonale, sulle rela-

il ‘sè sano’, valutare le modificazioni dello stile di vita indotte dal

zioni significative attuali, con lo scopo di scegliere un’area pro-

disturbo bipolare, i meccanismi di negazione del disturbo stes-

blematica e di individuare possibili risorse interpersonali. Si inco-

so, aiutare il paziente ad accettarne la natura ‘lifelong’ e a non

raggia la paziente a usufruire dei supporti ed a negoziare con i

sottostimare il rischio delle ricadute e delle ricorrenze costitui-

componenti della sua rete interpersonale una ridistribuzione del-

scono un’ampia parte del cammino che psichiatra e paziente do-

le competenze quotidiane. In seguito, si cerca di rendere espli-

vranno compiere con questo approccio.

cito il link esistente tra l’area problematica ed i sintomi. E’ pos-

* Specialista in Psichiatria, Dottore di Ricerca in

sibile esplorare gli aspetti positivi e gli aspetti negativi del ruolo

Neuropsicofarmacologia Clinica Dipartimento di Psichiatria,

perduto, valutare le opportunità offerte dal nuovo ruolo, miglio-

Neurobiologia, Farmacologia, Biotecnologie Università di Pisa 11


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Stato di avanzamento del Progetto “Valutazione del rischio di depressione in gravidanza e nel post partum”

“Perinatal Depression-Research and Screening Unit” (PND-ReScU) Susanna Banti*, Chiara Borri*

D

mentali in gravidanza, ad oggi la ricerca si è prevalentemente concentrata sul post-partum, sia perché la gravidanza è stata considerata un periodo di benessere emotivo, sia per la maggiore attenzione rivolta alla problematica della psicosi puerperale. I pochi studi disponibili suggeriscono che i sintomi depressivi sono più rappresentati in gravidanza rispetto al post-partum; sebbene i disturbi mentali durante la gravidanza costituiscano un fattore di rischio per lo sviluppo di episodi depressivi durante il post-partum e nonostante i disturbi perinatali non trattati possano avere gravi conseguenze psichiatriche ed ostetriche nel breve e nel lungo termine, solo il 5% delle donne riceve un qualsiasi tipo di trattamento. Ad oggi, per quanto sappiamo, solo pochi studi hanno sistematicamente indagato la prevalenza, la comorbidità e la compromissione funzionale correlata ai disturbi di Asse I nella fase iniziale della gravidanza: nell’articolo recentemente pubblicato queste caratteristiche sono state indagate su un campione non selezionato di 1066 donne valutate a Pisa e reclutate fra la 12° e la 15° settimana di gestazione, in occasione della prima ecografia o s t e t r i c a . L’ e t à m e d i a d e l campione era di 32.27 anni, la maggior parte delle donne era coniugata o convivente (92%);

al 2004, con il sostegno del Ministero della Salute, di IDEA e della Pfizer Italia, è nata una collaborazione fra il Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia ed il Dipartimento di Psichiatria, Neurobiologia, Farmacologia e Biotecnologie dell’Azienda OspedalieroUniversitaria Pisana (AOUP), che ha coinvolto anche il Dipartimento di Salute Mentale dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano e la Clinica Psichiatrica della II Università degli Studi di Napoli. Obiettivi primari del Perinatal Depression Research and Screening Unit (PND-ReScU) sono stati quello di valutare l’efficacia di uno screening per l’identificazione precoce ed il trattamento dei disturbi dell’umore nel periodo perinatale e quello di definire una batteria di strumenti facilmente utilizzabili in un ambito di prevenzione primaria. I primi risultati, derivati dall’analisi dei dati raccolti a Pisa, sono stati recentemente pubblicati su un’importante rivista internazionale, il Journal of Clinical Psychiatry. Questo articolo rappresenta il primo di altri contributi del PND-ReScU alla caratterizzazione della depressione e di altri disturbi mentali nel corso della gravidanza e del puerperio. Sebbene sia stata storicamente evidenziata l’importanza dei disturbi 12


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condotta alimentare (0,9%), mentre la diagnosi nell’arco della vita era riscontrabile nell’8,2% dell’intero campione. La comorbidità tra disturbi d’ansia e dell’umore era ampiamente rappresentata nel campione (46%) e l’adattamento socio-lavorativo risultava negativamente influenzato da essa. Nonostante la valutazione abbia riguardato un campione non clinico di donne, i risultati dello studio hanno permesso di evidenziare la presenza, in una donna su cinque, di almeno un disturbo psichiatrico al terzo mese di gravidanza, con percentuali ancora superiori per i disturbi nell’arco della vita; l’intero range di disturbi mentali era rilevabile nelle donne valutate: i dati del nostro studio sottolineano l’importanza di condurre un’accurata anamnesi psichiatrica, in modo da non trascurare il possibile ruolo predittivo dei diversi quadri psicopatologici presenti nell’arco della vita o all’inizio della gravidanza sullo sviluppo di una depressione postpartum. La gravidanza può costituire un periodo ideale per un intervento di prevenzione teso a ridurre la sofferenza della madre e a limitare l’impatto negativo di una patologia perinatale sullo sviluppo del bambino.

l’82.8% aveva un impiego e l’89.9% aveva almeno un titolo di scuola media superiore; il campione era per la maggior parte costituito da primipare (66%). Al terzo mese di gravidanza, la prevalenza al momento della valutazione e nell’arco della vita di un qualsiasi disturbo mentale è risultata rispettivamente del 26.3% e del 50.4%. Il 21,7% delle donne aveva almeno un disturbo d’ansia in atto; la prevalenza nell’arco della vita e al terzo mese di gravidanza del disturbo di panico (17,3% e 4.0% rispettivamente) era significativamente maggiore rispetto a quella delle donne della popolazione generale: è verosimile che la sensibilità alla rassicurazione generalmente presente nei soggetti con disturbo di panico abbia aumentato la probabilità che queste donne aderissero allo studio; in alternativa, si può pensare che i soggetti con disturbi d’ansia in atto abbiano considerato la partecipazione allo studio come un’opportunità per ricevere un sostegno. La fobia sociale, l’ansia generalizzata e il disturbo ossessivo compulsivo sono stati diagnosticati rispettivamente nel 3,8%, 1,9% ed 1.6% dei soggetti. Al terzo mese di gravidanza, nell’8,8% del campione, era rilevabile un disturbo dell’umore: in particolare, un episodio depressivo maggiore o un episodio depressivo in remissione parziale erano presenti nel 3% e nello 0.8% dei casi, mentre la depressione minore era diagnosticata nel 4.1% dei casi. Dieci gravide avevano una diagnosi in atto di disturbo della

*Specialista in Psichiatria, Dottore di Ricerca in Neuropsicofarmacologia Clinica-Dipartimento di Psichiatria, Neurobiologia, Farmacologia, Biotecnologie, Università di Pisa

“Buongiorno, mi chiamo Luciana, ho letto che la vostra fondazione sostiene alcune ricerche fra cui quella sulla gravidanza. Sarei interessata perché mia figlia è incinta da pochi mesi ed io ricordo bene il mio stato di ansia e depressione subito dopo il parto: piangevo per niente e temevo ogni notte che la culla di mio figlio potesse prendere fuoco … non ho dormito per mesi. Volevo sapere se i farmaci durante la gestazione possono essere nocivi al feto e se possono arrecare danni anche gravi difficilmente visibili al momento della nascita. In alternativa ai farmaci, quale supporto potete fornire e comunque quale altra terapia consigliereste alle donne in gravidanza?” Gentile Sig.ra Luciana, la sua preoccupazione è ampiamente condivisibile perchè una storia familiare per depressione e/o ansia rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo di un quadro di depressione perinatale. Tenga comunque presente che il fattore di rischio più importante per una depressione nel postpartum è soffrire di depressione durante la gravidanza, quindi se sua figlia attualmente sta vivendo una gestazione serena la sua preoccupazione può ridimensionarsi. Di fronte ad un problema di depressione e/o ansia il primo intervento consigliato è un supporto psicologico. Laddove sia necessario un trattamento farmacologico, sappia che non esiste uno psicofarmaco che abbia l’indicazione in gravidanza o nell’allattamento, ma che i dati disponibili relativi all’utilizzo di antidepressivi sia di nuova che di vecchia generazione sono rassicuranti, sia per quanto riguarda la formazione degli organi del neonato, sia per il suo sviluppo fisico ed intellettivo; infatti i tassi di malformazione fetale riportati non sono superiori a quelli della gravidanza fisiologica. A questo proposito, ci sembra utile segnalarle che in Italia esistono centri specializzati, come ad esempio il Centro di Tossicologia Perinatale dell’Ospedale Careggi (Firenze), che possono essere consultati telefonicamente e che forniscono tutte le informazioni disponibili sui farmaci in generale, non solo quindi gli psicofarmaci, e sull’impatto che questi possono avere in gravidanza. Susanna Banti & Chiara Borri Da IDEArisponde PND – ReScU -Università di Pisa 13


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Qualcuno vi ascolta

(Risponde Prof. Antonio Tundo, Istituto di Psicopatologia, Roma) Scrive Giovanni da Modena: “Soffro di disturbo ossessivo

do una regolare attività fisica. E’ vero? Potrei, seguendo uno

compulsivo e sono in cura da un anno con un farmaco che si chia-

stile di vita più corretto, arrivare a sospendere i farmaci?”

ma Anafranil. In questo lasso di tempo ho ottenuto certamente

La depressione è un disturbo molto diffuso, spesso grave e abitual-

un miglioramento ma non sono guarito. Posso fare di più?”

mente richiede un trattamento farmacologico specifico da integra-

Innanzitutto vorrei rassicurarla: la terapia che stà seguendo è cor-

re, quando necessario, con una psicoterapia. Sarebbe quindi un’il-

retta. Il trattamento del disturbo ossessivo compulsivo è infatti ba-

lusione immaginare che possa essere risolta semplicemente se-

sato su farmaci che agiscono sulla ricaptazione della serotonina,

guendo un particolare regime dietetico. E’ d’altra parte vero che

e Anafranil è forse il più efficace tra questi. Il problema è che la cu-

negli ultimi decenni è aumentato il numero di coloro che soffrono

ra del suo disturbo è spesso lunga e complessa e talvolta può por-

di questo disturbo e molti clinici pensano che il fenomeno sia da

tare ad un’attenuazione dei sintomi, con un significativo migliora-

imputare allo stile di vita che seguiamo noi occidentali: ritmi trop-

mento della qualità di vita, ma non al loro completo controllo. Cosa

po incalzanti, riduzione delle ore di sonno, abuso di stimolanti (tè,

fare in caso di risposta parziale? Abitualmente si ricorre a tecniche

caffè) e, soprattutto tra i giovani, uso di sostanze (cannabinoidi, co-

di “potenziamento” come l’associazione di due antidepressivi se-

caina). Di recente l’attenzione è stata puntata anche sull’attività fi-

rotoninergici oppure all’aggiunta di piccole dosi di un antipsicoti-

sica e sulla dieta. Diversi studi hanno evidenziato che la ginnasti-

co atipico (una famiglia di farmaci che agiscono sulla dopamina).

ca aerobica, svolta con regolarità e possibilmente sempre nello

Diversi studi hanno dimostrato che entrambe queste strategie per-

stesso momento della giornata, associa ad un’azione antidepres-

mettono di “strappare” un ulteriore miglioramento almeno nella

siva la capacità di sincronizzare i ritmi circadiani che sono spesso

metà delle persone trattate. Un’altra possibilità, anch’essa di pro-

alterati in coloro che soffrono di depressione (tendenza a stare peg-

vata efficacia, è rappresentata dall’associazione farmaci-psicote-

gio al mattino e meglio la sera o a dormire di giorno e soffrire di in-

rapia cognitivo-comportamentale. In questo caso i due metodi di

sonnia la notte). Un corretto regime alimentare, che preveda una

cura lavorano su fronti diversi: i farmaci riducono la frequenza e

riduzione dei carboidrati, aiuta a contenere il peso, migliora le con-

l’intensità con cui ossessioni e compulsioni si presentano; la psi-

dizioni generali di salute e la qualità di vita e contribuisce a stabi-

coterapia, attraverso specifiche tecniche come l’esposizione e la

lizzare l’umore. Un eccesso di carboidrati semplici al mattino può

prevenzione della risposta, ma anche il flooding e lo stop del pen-

inoltre provocare un rimbalzo ipoglicemico che si manifesta con sintomi simili a quelli che si ritrovano anche nella depressione: stan-

siero, aumenta la capacità di auto-controllo e, soprattutto, di resi-

chezza, confusione, irritabilità. Questi segnali possono essere er-

stenza alle compulsioni, con conseguente riduzione dell’ansia.

roneamente interpretati come i prodromi di un nuovo episodio

Ottenuto il miglioramento dei sintomi è anche possibile, con la psi-

oppure, se questo è già presente, possono far pensare ad un’ac-

coterapia, lavorare per quella che tecnicamente si definisce “ri-

centuazione della sintomatologia. Di conseguenza, lo specialista

strutturazione cognitiva”, procedere cioè all’individuazione e al

sarà indotto a prescrivere una nuova cura o a potenziare quella già

cambiamento di quelle modalità di pensiero (“convinzioni errate”)

in atto. Nell’uno e nell’altro caso si tratterà di un intervento non giu-

che facilitano la comparsa e il mantenimento dei comportamenti

stificato, non risolutivo e, se si tratta di un disturbo bipolare, poten-

patologici. Come vede, ci sono ancora molte possibilità di cura. Le

zialmente controproducente. Uno stile di vita corretto, una dieta

consiglio pertanto di non scoraggiarsi e di parlare con lo speciali-

equilibrata, un’attività fisica regolare possono certamente aiutare a

sta che la segue per valutare quale delle diverse opzioni terapeu-

mantenere un buon equilibrio psicofisico e, se si soffre di depres-

tiche è più adatta al suo caso. Scrive Marcello da Napoli: “Ho letto su internet che la depres-

sione, potenziano l’azione delle cure e contribuiscono a ridurre il

sione si può curare riducendo l’assunzione di zuccheri e svolgen-

attività fisica un’alternativa ai farmaci e/o alla psicoterapia.

rischio di ricadute. Sarebbe tuttavia pericoloso considerare dieta e

Inviate le vostre lettere per posta ordinaria al Prof. Antonio Tundo - Idea Bologna, Via Barberia 18 • 40123 Bolognao per E-mail: idearisponde@tin.it In questa rubrica saranno pubblicate quelle che contengono richieste di informazioni o quesiti clinici di interesse comune

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In breve dalla ricerca (a cura della Dott.ssa Fulvia Marchetti, Istituto di Psicopatologia, Roma)

Cambiamenti stagionali dell’umore e SEROTONINA Nelle zone temperate, come le nostre, in genere le persone manifestano buon umore durante le giornate luminose estive e, viceversa, malinconia e calo delle energie durante i mesi invernali. Queste variazioni fisiologiche sembrano correlate a cambiamenti stagionali dei livelli cerebrali di serotonina. Uno studio di Meyer e collaboratori pubblicato nel settembre 2008 (Archives fo General Psychiatry), condotto mediante tomografia ad emissione di positroni (PET), dimostra che la disponibilità di serotonina cerebrale varia con le stagioni (maggiore in estate, minore in inverno) ed è direttamente proporzionale alla durata giornaliera della luce solare. E’ possibile che queste stesse oscillazioni siano alla base del disturbo affettivo stagionale, caratterizzato da episodi di depressione che si manifestano quasi esclusivamente in autunno-inverno. Chiarire i meccanismi con cui le stagioni influenzano l’affettività, in soggetti biologicamente predisposti, potrebbe consentire di prevenire alcune forme di depressione agendo sulle condizioni ambientali.

ANTIDEPRESSIVI SEROTONINERGICI: meglio nelle donne Negli ultimi anni alcuni studi hanno tentato di individuare quali sono gli indicatori di buona o cattiva risposta alle diverse classi di antidepressivi. Di recente Young e collaboratori (Journal of Psychiatric Reserach, Agosto 2008) hanno riscontrato che nelle donne, rispetto agli uomini, è significativamente più alta la risposta agli inibitori della ricaptazione della serotonina. Gli autori hanno messo in relazione questo risultato con le differenze biologiche legate al sesso e, in particolare, con l’influenza dei fattori ormonali sul sistema serotoninergico. Se confermato, questo dato consentirà di selezionare fin dall’inizio la cura con più probabilità di successo in modo da ridurre i tempi di risposta.

La DEPRESSIONE IN ETÀ AVANZATA potrebbe avere cause vascolari Secondo Sneed e collaboratori (Biological Psychiatry, settembre 2008) la comparsa di un quadro depressivo per la prima volta in età avanzata potrebbe essere la manifestazione di una sindrome più complessa, la “sindrome da lesione della sostanza bianca cerebrale”. In questi casi la sintomatologia depressiva è spesso accompagnata da deficit neurocognitivi, quali difficoltà di memoria e riduzione della capacità di elaborare le informazioni. La “depressione vascolare”, come è anche definita questa sindrome, si caratterizza per la presenza di lesioni della sostanza bianca e della sostanza grigia sottocorticale, evidenziabili con la risonanza magnetica nucleare del cervello. Per coloro che soffrono di depressione vascolare il trattamento dovrebbe prevedere, oltre agli antidepressivi, anche interventi per migliorare la microcircolazione cerebrale.

Patologie emergenti: il CYBERBULLYING

Con il cyberbullying si indica l’uso di internet, telefono o di altri strumenti di comunicazione per inviare immagini o messaggi che intendono ferire o imbarazzare un’altra persona. La prevalenza del fenomeno è di difficile determinazione: secondo le stime dal 9% al 34% degli adolescenti ne è vittima e dal 4% al 21% di essi ne è responsabile. Le manifestazioni più comuni tra le vittime sono la depressione, lo sviluppo di ansia sociale, la comparsa di sintomi di somatizzazione (cefalea, dolori addominali) o di comportamenti chiaramente ostili ed aggressivi nei confronti degli altri. Il trattamento prevede un intervento psicoterapeutico per la vittima ed uno psicoeducazionale per i familiari (Muscari e collaboratori Medscape Nurses, settembre 2008). E’ possibile anche prevenire il fenomeno attraverso l’informazione a livello della scuola e della famiglia sui rischi della comunicazione online e fornendo ai più giovani strumenti di difesa adeguati in caso di un loro accidentale coinvolgimento (Juvonen e collaboratori, J. Sch Health, settembre 2008). 15


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Voglio credere in un futuro migliore Testimonianza

Giovanna partecipante GAA Milano

M

i chiamo Giovanna ed ho deciso di raccontare la mia storia di depressione con l’intento di aiutare altre persone che si trovano nelle mie condizioni e non hanno ancora avuto la possibilità di uscire da questo pantano, che piano piano ti fa sprofondare sempre più, togliendoti la vita. Sì, la vita. Perchè quando si è depressi non si vive, si sopravvive, si spengono le energie, i piaceri, i sentimenti, viene tutto avvolto da una coltre di nebbia fitta che ti relega in una solitudine spaventosa, senza via d’ uscita..... almeno... così si percepisce. La mia infanzia è stata molto triste, ho perso papà quando avevo sei anni e sono rimasta con mamma, sempre ammalata, ed una sorella di poco più grande. Vivevamo nel Veneto ed un brutto giorno i tedeschi ci hanno bruciato la casa. Così siamo state accolte in una famiglia che ci ha dato un tetto e due stanze dove vivere. Ben presto anche la mamma ci ha la-

sciate ed a sedici anni ho avuto il mio primo episodio depressivo. Allora lo chiamavano esaurimento e mi curavano con ricostituenti e con quello che c’era sottomano. La mia vita è stata faticosa, andavo a fare i servizi nelle famiglie e lavoravo sodo. In paese, ad una festa da ballo, ho incontrato quello che sarebbe divenuto mio marito. E’ stato l’ unico periodo sereno della mia vita. Abbiamo avuto due figli, una femmina ed un maschio, che sono stati la nostra gioia. I periodi bui ogni tanto si facevano sentire: mi dicevano che ero troppo sensibile, piangevo ogni volta che vedevo un funerale; quando vedevo qualcuno soffrire m’ immedesimavo e non riuscivo a trovare la giusta distanza tra me e gli altri, crollando in lunghi periodi di malinconia. In quel periodo ho sempre lavorato tanto ma avevo il conforto di un marito che non mi faceva sentire troppo sola. Una domenica, mentre ballavamo ad una sagra, mio marito è stato colto da un infarto e mi ha lasciato nella stessa circostanza in cui tanti anni prima 16

ci eravamo incontrati. E’ dopo la morte di mio marito che mio figlio ha incominciato a drogarsi. Sola con mia figlia e con tutte le mie forze non ho per un solo istante abbandonato il mio obiettivo che era quello di stargli vicino ed assisterlo. Ho chiesto aiuto ad una comunità terapeutica, seguendo i loro consigli e più volte ho dovuto fare il braccio di ferro e mandarlo fuori casa, dicendogli che non gli avrei dato soldi per aiutarlo ad uccidersi. Il mio compito consisteva nel convincerlo a sottoporsi ad una buona terapia di recupero. Più volte si è ripreso e quando stava bene mi era grato di quello che facevo per lui. Era un ragazzo buono ed affettuoso, ma fondamentalmente fragile: il suo disagio di vivere portava alla luce un malessere in parte ereditato dall’ ambiente ed in parte da me. La sua fragilità ha travolto i miei ed i suoi progetti ed una "overdose" in una giornata invernale ed infernale me l’ha portato via. A questa perdita si sono susseguite una serie di depressioni più o meno lunghe e molti sono stati i medici con-


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sultati ed i ricoveri affrontati senza giovamenti. E’ stata mia figlia Patrizia, provata anche lei dalle tragiche vicissitudini di famiglia, a conoscere la Fondazione IDEA ed a suggerirmi il Gruppo di Auto Aiuto. Lì ho iniziato i miei incontri settimanali, lì ho condiviso le mie paure e le mie ansie, ho raccontato la mia vita, sono stata ascoltata, incorag-

giata e stimata. Mi hanno indirizzato ad una brava psichiatra, la dr. a Di Nasso, con la quale ho intrapreso una cura di antidepressivi che mi hanno permesso di uscire da un lungo periodo di letargo e di trovare, dopo tanta sofferenza, uno spiraglio di luce. Ora vivo in un appartamento sola e riesco a godere delle piccole cose e degli affetti.

Il mercoledì è il nostro giorno di incontro e mi fa tanto piacere vedere gli amici con i quali condivido il mio quotidiano. I miei facilitatori Armanda, Fosco e Rita hanno sempre una parola di conforto e di incoraggiamento e mi dicono che sono una GRANDE. Mi sento sempre meglio, sempre più positiva e piena di speranza e voglio credere in un futuro migliore, dove il grigiore lascerà il posto al colore.

L’inverno dell’anima Testimonianza Cristian Pompetti – GAA Bologna

“L’Inverno dell’anima”, penso che l’espressione calzi a pennello per chi come me ha attraversato più di un periodo freddo e buio a causa della depressione (psico-nevrosi depressiva ansiosa la diagnosi corretta) e poi ha rivisto di nuovo la luce del sole. Nel mio caso l’infatti, “l’Inverno” è passato ed è ritornato ciclicamente, appena la vita

ha congelato il mio entusiasmo con nuove, negative prove da affrontare. Come si colloca la mia esperienza di IDEA in tutto questo? Beh, se la voglia di stare meglio è la scintilla che riaccende il fuoco, c’è poi bisogno di tanta legna per farlo ardere e durare per tutto il tempo che dura la “ brutta stagione”. La buona volontà, gli sforzi personali, la psichiatria, i farmaci antidepressivi, la psicoterapia, IDEA e magari anche, quando ci sono, l’affetto e la stima delle persone a noi care, sono tutte fascine di legna che servono a riattizzare il fuoco. In particolare, con gli incontri di auto-aiuto di IDEA io, per-

sonalmente, ho provato la sensazione di essere uscito dalla mia stanza dalle gelide mura e di essere riscaldato dalle esperienze degli altri partecipanti. Si è insomma creata un’ atmosfera di tepore umano utile a contrastare il freddo dell’isolamento dove spesso ci si rifugia quando si è depressi. Ora, per me, è tornata la “Primavera”. Dopo un ciclo abbastanza intenso di psicoterapia, di incontri con lo psichiatra, di assunzione di farmaci, la vita mi ha tiepidamente riabbracciato. Non so se arriverà “l’Estate” o “l’Inverno” ribusserà alla mia porta in anticipo ma IDEA rimane, per me, una fascina di legno da utilizzare quando il freddo diventerà di nuovo insopportabile.

Nel ringraziare la Sig.ra Giovanna e il Sig. Cristian, per le coinvolgenti testimonianze, rinnoviamo l’invito a tutti i nostri gentili lettori ad inviarci articoli e testimonianze, personali o dei propri cari, affinché l’esperienza di chi ha sofferto possa essere di aiuto ad altri. 17


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Notizie dal Mondo Bologna

Anche quest’anno IDEA ha preso parte alla “Maratona per la vita” organizzata dalla KOMEN ITALIA Onlus, per raccogliere fondi a favore della lotta contro i tumori al seno. La Maratona è partita dai Giardini Margherita Domenica 28 Settembre ’08 ed ha visto la partecipazione anche per quest’anno, accanto ad altri ospiti provenienti dal mondo dello spettacolo, di Mariagrazia Cucinotta, madrina della giornata, presente in rappresentanza della bellezza femminile. I nostri volontari hanno partecipato numerosi alla maratona ed hanno presenziato attraverso un proprio desk, per essere d’appoggio a tutte le donne che sono state colpite da una malattia che può essere strettamente correlata con episodi di disturbi dell’umore.

Lo scorso Ottobre i volontari della sede di Bologna hanno organizzato la vendita di beneficienza della collezione di ACTIVE CASHMERE G.D.P. autunno/inverno 2008, messa gentilmente a disposizione da Gianni e Teresa De Pietri a favore della Fondazione IDEA. Ringraziamo i volontari, vecchi e nuovi, che si sono prodigati ed, in particolare, Palli per averci ospitati nella sua bella casa. Un grazie speciale agli uomini Ferdinando, Angelo e Giacomino.

Roma Dal 15 Novembre al 4 Dicembre scorso, presso l’Aula Magna dell’Istituto Tecnico “Leonardo da Vinci”, si è tenuto il III Corso di Formazione per Volontari e Facilitatori di Gruppi di Auto Aiuto IDEA. Il Corso ha avuto lo scopo di formare nuovi volontari per la risposta telefonica e nuovi facilitatori per i gruppi di Auto Aiuto per la sede IDEA di Roma. Durante il corso, sono stati presentati in maniera semplice ma ancorata ad un alto rigore scientifico, la Depressione, il Disturbo Bipolare e i Disturbi d’Ansia, le principali caratteristiche di questi disturbi e le modalità migliori per sostenere, come volontari, le persone che soffrono. Sono state, inoltre, illustrate le principali strategie terapeutiche, sia farmacologiche sia psicologiche e sono state fornite informazioni sulla organizzazione attuale dell’assistenza psichiatrica in Italia. Sono intervenuti in qualità di relatori i seguenti medici psichiatri: prof. A. Tundo, dott. M. Miniati, dott.a L. Salvati, dott.a C. Niolu, dott.a R. Necci, dott. A. Saliani, dott. F. Valeriani, dott. D. Nacca. Presenti all’occasione anche la prof.a M.A. Nicolosi Masone, responsabile di IDEA Regione Lazio, che ha introdotto il Corso, la dott.a M. M. Fiordiliso Grimaldi, Consigliere Nazionale e la prof.a Chiara Colavito, responsabile di IDEA Roma le quali hanno rispettivamente illustrato ai presenti le attività della Fondazione IDEA e l’organizzazione e le attività della sede di Roma. La nutrita partecipazione all’evento, ci ha permesso di trovare nuovi volontari e speriamo che a questi se ne possano aggiungere in futuro sempre di più. 18


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Notizie dal Mondo Brescia

Sabato 4 Ottobre Teresita Frerotti, responsabile di IDEA Brescia, ha organizzato uno Spettacolo di lirica, danza e prosa presso l’Auditorium San Barnaba dal titolo “Carmen, Fiore Incantato”, che ha rappresentato una maniera creativa per avvicinare le persone a tematiche tanto importanti quanto sottovalutate. La serata è stata preceduta da una brillante introduzione della dott.a Luisa Monini, medico e giornalista, seguita dalla presentazione di IDEA tenuta dalla sig.ra Frerotti. Presenti all’occasione l’Assessore alla Pubblica Istruzione avv. Arcai, il prof. Emilio Sacchetti, direttore della Clinica Psichiatrica dell’Università di Brescia e numerosissimi medici psichiatri. L’ e v e n t o è s t a t o r e a l i z z a t o a f a v o r e d e l P r o g e t t o “Assunzione di droghe: danni collaterali” che la sede di Brescia, in accordo con il prof. Emilio Sacchetti, ha deciso di realizzare nell’anno accademico 2008/2009 presso alcuni Istituti Superiori della città. Scopo del progetto, patrocinato dal Comune e dalla Provincia, è quello di sensibilizzare i giovani sulle gravi conseguenze derivanti dall’assunzione di droghe. Il ricavato dalla vendita dei b i g l i e t t i permetterà di contribuire alla stampa di 75mila libretti informativi sui temi trattati durante gli incontri, da distribuire agli alunni delle classi che partecipano al progetto ma anche a quelle di tutti gli Istituti Superiori della città e della provincia di Brescia come “esortazione alla prevenzione”.

Nucleo IDEA Brescia

CERCA VOLONTARI Tel. 030 23.00.196

Trieste Sabato 18 Ottobre si è svolta la Conferenza dal titolo “Mobbing sul lavoro e in casa”. Essa si è inserita in un ciclo di conferenze organizzate in collaborazione con l’Università della 3età di Trieste. Presenti all’occasione in qualità di relatori la dott.ssa Giulia della Torre Valsassina, psicologa, e l’avvocato Daniele Leo, che hanno saputo rispondere in maniera estremamente efficace alle numerose domande dei presenti. La sig.ra Fabienne Mizrahi, responsabile di IDEA Trieste ha intrattenuto gli ospiti e ha distribuito materiale informativo della fondazione. 19


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Notizie dal Mondo

Genova

In occasione della celebrazione del decennale del loro impegno in città e nella regione ligure, l’Associazione IDEA Genova ha voluto festeggiare organizzando una serie di eventi che si sono realizzati nel corso dei mesi di Settembre ed Ottobre. Il 28-29 e 30 Settembre scorso, si è tenuta un’Asta di Arte Moderna e Contemporanea, presso il Palazzo della Borsa. La mostra fotografica che ha presentato opere di artisti esordienti ed affermati, si è poi conclusa con un’asta di beneficienza, il cui ricavato è stato destinato al finanziamento di una borsa di studio per un giovane psichiatra operante nell’ambulatorio di IDEA Genova.

“DIECI ANNI DI IDEA A GENOVA E IN LIGURIA” (Dott. ssa Rosaura Montermini - Consigliere e Facilitatrice GAA Associazione IDEA Genova) Mercoledì 22 Ottobre è stata inaugurata la nuova sede, in via San Luca 15, alla presenza del Prefetto di Genova. Il “Centro di Ascolto” è stato intitolato a Magda Di Giovine, indimenticabile ispiratrice di quanto IDEA ha realizzato a Genova in questi anni. Nel suo ricordo speriamo tutti di continuare ad operare, seguendone l’esempio di generosità ed intelligente dedizione. Dopo la benedizione dei locali, un rinfresco ha coronato la mattinata, consentendo a vecchi e nuovi Volontari di incontrarsi in un clima sereno ed informale. Nel pomeriggio, l’atteso incontro con il prof. G.B. Cassano, con la partecipazione di molti componenti del Comitato Scientifico Ligure, ha radunato un folto pubblico. L’evento è stato ospitato anche quest’anno nella sede della Fondazione Edoardo Garrone, con ampio risalto sui mezzi di informazione. Sono stati illustrati i progressi ottenuti a Genova e in Liguria nell’affrontare i temi della depressione e dell’ansia, sotto il profilo della ricerca e delle concrete risposte sia istituIl prof. G.B. Cassano, la dott.ssa Livia Bonsignore, zionali che legate alil prof. Emilio Maura e il prof. Luigi Ferrannini l’attività dell’Associazione. E’ stato sottolineato l’impegno dei Volontari della risposta telefonica, dei partecipanti ai quattro gruppi di auto-aiuto e dei Volontari ospedalieri, attivi presso l’SPDC dell’Ospedale San Martino. Il prof. Giovanni B. Cassano ha coinvolto il pubblico parlando degli attacchi di panico, arricchendo gli aggiornamenti scientifici con ampi excursus storico-letterari. 20


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Notizie dal Mondo “DIECI ANNI ASSIEME …..” La giornata per il festeggiamento del decennale di IDEA Genova, vista attraverso le parole della Dott.a Livia Bonsignore, responsabile di IDEA Genova, nel suo discorso introduttivo. Ve ne riproponiamo un estratto, sperando possa essere di buon auspicio per tutti … “Cari amici, il volontariato è una grande realtà della società moderna, che si basa su principi, motivazioni e finalità spesso importantissime ma che, per trovare realizzazione ai suoi programmi, necessita della condivisione e soprattutto del supporto morale e materiale delle istituzioni. Noi abbiamo portato avanti un progetto di grande valore sociale sicuramente, ma tutto ciò che abbiamo realizzato è stato possibile grazie ad una serie davvero fortunata di fattori. Innanzi tutto l’aver messo insieme un gruppo di persone con intenti comuni sotto la guida illuminata di una grande donna, quale il nostro primo Presidente Onorario Magda Di Giovine ed in questo percorso abbiamo avuto vicina tutta la psichiatria genovese, che oggi è rappresentata da un Comitato Scientifico costituito dai maggiori esponenti della psichiatria e della neurologia della nostra Regione. La convenzione tra IDEA Genova e ASL 3, Dipartimento di Salute Mentale, per l’attivazione del nostro Ambulatorio è la concreta dimostrazione di come pubblico e privato no profit possano lavorare insieme per scopi comuni e con importanti risultati. Un’altra importante realtà è rappresentata dal gruppo dei Volontari Ospedalieri IDEA che svolgono il loro lavoro presso il SPDC di San Martino, affiancando medici e paramedici nell’assistenza ai pazienti ricoverati. IDEA Genova nasceva nel settembre1998, sposando quelli che erano stati i principi fondanti su cui si era costituita la Fondazione IDEA a Milano nel 1993, ad opera del prof. G. B. Cassano, Presidente del Comitato Scientifico Nazionale di IDEA, che ringrazio per aver voluto essere qui con noi questa sera. Nel settembre di quest’anno abbiamo costituito l’Associazione IDEA Genova ONLUS che assume autonomia giuridica ed amministrativa. Un grazie a tutti i volontari che operano al nostro fianco con encomiabile entusiasmo. Grazie a Emilio Maura, da sempre coordinatore dell’attività scientifica dell’Associazione nonchè responsabile dell’Ambulatorio IDEA a San Martino, e a Luigi Ferrannini, direttore del DSM dell’ASL 3 Genovese. In fine un sentitissimo e doveroso ringraziamento al dott. Riccardo Garrone che per il secondo anno consecutivo ci ospita in questa splendida sede”. Grazie! Livia Vallosio Bonsignore Presidente IDEA Genova

Dallo scorso 5 Settembre, IDEA Genova ha assunto la nuova autonomia giuridica ed amministrativa “Associazione IDEA Genova Onlus” Istituto per la ricerca e la prevenzione della Depressione e dell’Ansia C.F. 95122820103 Per sostenere IDEA Genova, lasciamo le nuove coordinate bancarie: Banca SAI - Viale Brigata Bisagno 1/N- GE IBAN IT92 F031 7701 4000 0000 0270 513 BIC BST0ITT1 La nuova sede è situata in Via San Luca 15/5, i recapiti telefonici sono rimasti immutati (Tel. 010.2476402/Fax 010.2478728 - ideagenova@libero.it) 21


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2008

L’anno 2008, che ormai volge al termine, ci ha regalato ottimi risultati dal punto di vista della sensibilizzazione e della diffusione del messaggio di IDEA ed i risultati sino ad ora perseguiti ci stimolano a proseguire nel nostro impegno sociale e scientifico.

CONSUNTIVO TELEFONATE ANNO 2007 Nr. verde nazionale IDEA Risponde

33%

Vi riportiamo alcuni dati aggiornati al mese di Ottobre 2008 e relativi ai nostri servizi telefonici IDEArisponde e Numero Verde Nazionale, operativi nella sede di Milano e nel Nucleo di Bologna. Il servizio di Numero Verde Nazionale, giunto al suo secondo anno di attività, fa capo al Nucleo di Bologna; è supportato dalla sede di Milano a completamento ed integrazione del primo Numero Verde IDEA Lombardia, più comunemente conosciuto come “S.O.S. Depressione”. Viene gestito da volontari appositamente formati per fornire ai pazienti ed ai loro familiari tutte le informazioni e le indicazioni necessarie per un più rapido accesso alle cure, fungendo da anello di collegamento tra i Dipartimenti di Salute Mentale e le famiglie. Dal grafico riportato a lato, si rileva un forte incremento di telefonate pervenute al Numero Verde Nazionale complessivamente tra Bologna e Milano a partire dal mese di Gennaio fino al 31 Ottobre 2008, per un totale di 2.920 telefonate così suddivise: N. 1.133 per il servizio IDEArisponde, N. 1.787 per il Numero Verde Nazionale. Le campagne di sensibilizzazione perseguite nell’ultimo anno, il costante impegno di tutti i volontari, la distribuzione di materiale informativo, lo sviluppo di iniziative impegnative quale il Progetto Scuola e la pubblicità mediatica, insieme alla diffusione del nostro Notiziario, hanno contribuito largamente al raggiungimento di questi risultati, di cui vi forniremo una documentazione più completa nel prossimo numero di IDEANotizie n. 48, in uscita nell’anno 2009.

Telefonate N° 592

Telefonate N° 1.209

67%

Totale chiamate N° 1.801

CONSUNTIVO TELEFONATE ANNO 2008 (aggiornato al mese di ottobre)

Nr. verde nazionale IDEA Risponde

39% Telefonate N° 1133

Telefonate N. 1787

61%

Totale chiamate N° 2.920

(Studi grafici a cura di Mario Rizzi - Volontario IDEA Milano)

Nei grafici sottostanti vi riportiamo i risultati ottenuti nell’anno in corso relativi alla partecipazione/iscrizione ai Gruppi di Auto Aiuto (GAA), tra la sede di Milano ed il Nucleo di Bologna: al 31 Ottobre 2008, n. 59 nuovi fruitori aggregati. La sede di Milano ci ha fornito uno schema che evidenzia in percentuale sia l’età dei partecipanti ai gruppi, sia i principali disturbi dichiarati. I GRUPPI DI AUTO-AIUTO A MILANO Gruppo di adulti

Gruppo giovani

PERCENTUALE DISTURBI DICHIARATI DAI PARTECIPANTI

Gruppo familiari

3% 3% 3% 3% 6%

Depressione gen.

14%

Bipolari

51%

Dist. Personalità Distimia Fobia sociale

17%

Si ringrazia

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DOC Dist. post traumat. da stress no diagnosi


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Pensieri di...

Andrea Ferrarini, Fruitore G.A.A. IDEA Bologna 2008

Il risveglio

Nel momento del sonno pesante, quando ancora la mente riposa, uno squillo la prende, e divora quegli attimi di sommo piacere. Tra le coltri scaldate dal corpo, nella nicchia che funge da porto, mi ritrovo e assaporo quel tempo, che purtroppo rimane un momento. Quando ancora gli occhi son chiusi mi trascino con fare pesante verso l’acqua che sveglia all’istante e mi porta alla cruda realtà. Son momenti di duro travaglio, di riprova di grande fermezza, il ritorno a quel soffice bozzo, mette a prova le proprie virtù. Col pensiero di dure battaglie, che s’affrontano ora per ora, consapevole del nome che porto che vuol dire tutto d’un pezzo, ho deciso …..ritorno nel letto.

La finestra sui figli M’affaccio e vedo passare Fantasmi, m’affaccio e sento le voci del tempo passato, la mente di vivi ricordi s’aggrappa a giovanili successi. La vita è passata lasciando sul viso quei segni di un tempo trascorso, lasciando nell’animo perso, un vuoto di soli ricordi. La vita rinasce nel tempo futuro, lo vedi gioioso felice contento, giocare con niente giocare col vento, giocare col cuore col tuo sentimento.

E’ carne un po’ tua, è parte di te, gli hai dato la vita, ed ora sei vivo, rinato nel tempo nel cuore e nel viso, quel bimbo gioioso di semplici cose s’affaccia alla vita con nuovo clamore, sei tu che rinasci che giochi contento che ami di nuovo quel mondo un po’ spento. 23


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“IDEArisponde…”

IDEArisponde: un servizio al paziente e alla sua famiglia. Un gruppo di volontari, che hanno seguito un apposito corso di formazione, risponde alle telefonate dei pazienti e dei loro familiari per dare ascolto, conforto, consiglio, informazioni. Segreteria e servizio IDEArisponde: Milano (Dal Lunedì al Venerdì ore 9-18) 02 80.58.18.66 - 65 / idearisponde@tin.it Roma (Dal Lunedì al Venerdì ore 15.30-19) 06 48.55.83 / idearoma@hotmail.it Bologna (Dal Lun. al Mer. 16-19, Giov. e Ven. 10-13) 051 64.47.124 / ideabo@virgilio.it Genova (Lun., Merc., Giov. 16-18 e Mart. 10-12) 010 24.76.402 / ideagenova@libero.it Trieste (Lunedì e Giovedì 10-12, Martedì e Mercoledì 15-18, Venerdì 16-18) 040 31.43.68 Brescia (Martedì e Giovedì 15-18) 030 23.00.196 Napoli (Martedì 18-19 e Giovedì 18-19,30) 081 57.84.622 / ideanapoli@libero.it

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Presidente Sergio Camerino

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