Rassegna Stampa Dolomiti UNESCO | Dicembre 2023

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RASSEGNA STAMPA DICEMBRE 2023

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PRINCIPALI ARGOMENTI DALLA RASSEGNA STAMPA DI DICEMBRE: PISTA DA BOB CORTINA D’AMPEZZO: GLI AGGIORNAMENTI ........................................................................... 3 COLLEGAMENTO CORTINA – CIVETTA ............................................................................................................ 12 REGOLAMENTAZIONE DEL TRAFFICO SUI PASSI DOLOMITICI ....................................................................... 13 GESTIONE DEI FLUSSI ..................................................................................................................................... 14 IN TRENO CON L’ESPRESSO CADORE ............................................................................................................ 15 LA PIAGA DEL BOSTRICO ................................................................................................................................ 16 #PRUDENZAINMONTAGNA: IL PROGETTO DI COMUNCIAZIONE TRENTINO .................................................... 17 DIGA DEL VANOI: GLI AGGIORNAMENTI .......................................................................................................... 17 LA MOSTRA ‘DOLOMITI PATRIMONIO MONDIALE. FENOMENI GEOLOGICI E PAESAGGI UMANI’ ................... 18 NOTIZIE DAI RIFUGI.......................................................................................................................................... 18 NOTIZIE DAI PARCHI ........................................................................................................................................ 22 NOTIZIE DAL SOCCORSO ALPINO ................................................................................................................... 24 NOTIZIE DAI COLLEGI DELLE GUIDE ALPINE E ACCOMPAGNATORI DI MEDIA MONTAGNA ........................... 25 NOTIZIE DAI CLUB ALPINI ................................................................................................................................ 26 EDITORIALI E INTERVISTE ............................................................................................................................... 27

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PISTA DA BOB CORTINA D’AMPEZZO: GLI AGGIORNAMENTI Corriere del Veneto | 2 dicembre 2023 p. 6, edizione Treviso-Belluno Bob, la minaccia degli industriali «Pronti a far causa per danni» Olimpiadi, Berton contro il depotenziamento di Cortina. Martedì la cabina di regia Ugo Cennamo BELLUNO Martedì prossimo l’ultima parola, la definitiva, anche se, come scriveva Prezzolini, «in Italia non c’è nulla di più definitivo del provvisorio e nulla di più provvisorio del definitivo». Il 5 dicembre la cabina di regia ministeriale si riunirà per decidere sulla pista da bob per le Olimpiadi 2026, sulla base della valutazioni tecniche di Simico, la società infrastrutture Milano Cortina, che farà a proposito del dossier piemontese per la pista di Cesana, quella dei Giochi 2006 ora in disuso. Il giorno dopo, mercoledì, toccherà al cda della Fondazione Milano Cortina, che dovrebbe ufficializzare la riallocazione del bob e dello slittino previsti inizialmente nella Regina delle Dolomiti. Ma dove? Il pronostico ci porta tuttora a oltrepassare la frontiera dopo che il Cio, il Comitato olimpico internazionale, ha fissato paletti dai quali sembra complicato potersi smarcare. Come ha ribadito due giorni fa il direttore esecutivo, Christophe Dubi, il Cio si aspetta che «si considerino solo le strutture esistenti e funzionanti». Quindi non dovrebbe essere Cortina, non esistente, e nemmeno Cesana, non funzionante. Dalle decisioni sul bob discendono anche tutte le altre, comprese la famose compensazioni richieste da Luca Zaia a favore del Veneto, alle prese con il forte ridimensionamento delle gare e delle medaglie in palio. Ed è in questo clima di attesa che si fa sentire, a volume altissimo, la voce degli industriali: «Se il territorio veneto e bellunese non avranno la dignità che meritano e che spetta loro nell’organizzazione delle Olimpiadi 2026 - afferma Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno Dolomiti - valuteremo una richiesta di danni di immagine e al territorio in tutte le sedi, anche legali. Penso sia il momento di giocare a carte scoperte - continua e di dire che nel caso di una Olimpiade a metà, senza bob o redistribuzione delle gare, il nostro sistema economico e sociale riporterà dei danni irreparabili. Il danno non sarebbe solo economico ma anche esistenziale, perché riguarderebbe l’esistenza stessa, ovvero il futuro, dei nostri territori. Olimpiadi a metà significano investimenti dimezzati, programmazione a rischio, fiducia azzerata. Per questi motivi - conclude - penso sia giusto fin da ora evocare la prospettiva di una richiesta di danni in tutte le sedi, anche legali, i cui destinatari andrebbero individuati con precisione seguendo la filiera delle responsabilità, anche politiche». Un atto d’accusa che sembra rivolto a Simico, pur non essendo mai citata nel testo, e al governo che, dopo le aste andate deserte e la lievitazione dei costi dello Sliding Centre cortinese, ha puntato sulla riqualificazione di Cesana, o comunque la sta valutando. Le speranze di mantenere il bob nella Conca Ampezzana sono di fatto azzerate, anche se non più tardi di giovedì il sindaco di Cortina, Gianluca Lorenzi, ribadiva che «stiamo facendo di tutto per mantenere le discipline che ci erano state assegnate». Al momento Cortina, oltre a condividere con Milano l’intestazione dei Giochi, ha ben poco di cui rallegrarsi. I numeri sono impietosi: 8 gare e 24 medaglie in Veneto, quando in Lombardia ne sono previste 65 con l’assegnazione di 195 medaglie e le gare in calendario in Trentino e in Alto Adige sono 31 per 93 le medaglie. Il tema dunque è quello della redistribuzione delle gare. Il governatore della Lombardia Attilio Fontana, confortato nell’arrocco dal sindaco di Milano Giuseppe Sala, ha già risposto picche. Ma il debutto dello scialpinismo (prima volta in versione cinque cerchi) all’ombra delle Tofane potrebbe rappresentare un compromesso per evitare una convivenza altrimenti ben poco decoubertiana. Alto Adige | 4 dicembre 2023 p. 9 Bob, cordata veneta in campo per la pista Ma si infrange sui tempi di realizzazione IL RETROSCENA Francesco Dal Mas Fallito l'ultimo assalto veneto alla pista di bob, skeleton e slittino di Cortina. Una cordata di imprenditori locali, infatti, è arrivata a presentare una proposta per la realizzazione di una pista essenziale tutta made in Veneto. Ma il tentativo non è andato a buon fine. A questo punto, quindi, il 5 dicembre si dovrebbe riunire la cabina di regia, con ministri, presidenti di Regione, sindaci, Fondazione Milano e Cortina e Simico per valutare la proposta del Piemonte per Cesana e il giorno successivo è attesa la decisione finale del Cda della Fondazione stessa. Il 5, per altro, i veneti dovrebbero confermare la richiesta delle compensazioni (più gare e certezza dei fondi per le infrastrutture). Usiamo il condizionale perché all'ultimo momento gli appuntamenti fissati potrebbero anche saltare. Di certo, in base alla risposta che riceveranno, l'avvocato Antonella Lillo per la Regione e Andrea Giovanardi per il Comune di Cortina esprimeranno in seno alla Fondazione il loro parere. Anche attraverso il voto, se sarà quella la sede. Lo statuto prevede infatti l'unanimità dei consensi. Ma cosa è avvenuto nelle scorse settimane in attesa di queste convocazioni? Un gruppo di imprenditori

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veneti, pare una decina, si è adoperato – anche su pressing del presidente Zaia – per trovare una soluzione che permettesse a Cortina la rigenerazione della storica e gloriosa pista Eugenio Monti. Un passo indietro. La seconda gara di Simico è saltata perché la base d'asta per il solo impianto era di 81,6 milioni di euro. Le imprese che avevano manifestato interesse, la Webuild e soprattutto la Pizzarotti, avevano posto l'esigenza di un budget maggiore, almeno 40-50 milioni di euro in più. Non se n'è fatto nulla, sia per il montare delle proteste contro l'impianto sia per l'impossibilità di trovare fondi aggiuntivi. E così lo stesso Zaia ha cominciato a ipotizzare, a fine ottobre, un contenimento della spesa, puntando al solo "serpentone" e al parcheggio, in modo da ridurre l'investimento ad una sessantina di milioni o poco più. Ed ecco che alcuni imprenditori, legati a Cortina ma non solo, si sarebbero accordati per trovare la somma necessaria per garantire la realizzazione del simbolo – «irrinunciabile» a loro dire – delle Olimpiadi 2026 investendo 6 milioni circa a testa. La proposta è stata perfezionata e il 24 novembre sarebbe stata poi illustrata da un rappresentante della cordata veneta al vertice di Simico, la Società Infrastrutture. In quella sede, però, si è capito che il progetto era impraticabile. L'impianto, infatti, avrebbe dovuto essere pronto per febbraio 2025 per rispettare poi i tempi previsti dall'iter per l'omologazione. Impossibile. Il progetto Simico, già sottoposto a gara, indica infatti nel cronoprogramma del cantiere (completo anche delle infrastrutture accessorie) un tempo pari a 806 giorni lavorativi. Calendario alla mano, già oggi siamo molto al di sotto di quota 800 giorni. Neanche lavorando di notte si sarebbe potuto tagliare il traguardo. «Ammetto di essere stato contattato – afferma Roberto Grigolin, autor evole componente della famiglia di costruttori del Trevigiano – e di essermi reso disponibile ma per la sola componente edile. So che la difficoltà consisteva nel trovare la ditta che nel tempo dato costruisse l'impianto di refrigerazione. Certo è che Cortina si meritava una nuova pista». Grigolin, per altro, era stato contattato anche da Pizzarotti. Paolo De Cian è presidente provinciale dell'Ance e, a capo anche lui di una cordata bellunese, aveva verificato la possibilità di partecipare alla prima gara. «So di altri, meritori tentativi in extremis - ammette, mantenendo un comprensibile riserbo -. Ma so anche che la Regione Piemonte sta facendo la differenza, impegnandosi a mettere proprie risorse nella ricostruzione di Cesana e soprattutto nella gestione dell'impianto post Giochi». L'ingegner Michele Titton, ceo di Its Engineering Company, con sede a Pieve di Soligo e Cortina, è il progettista scelto dalla cordata veneta. Tra l'altro è un'appassionata guida alpina, in servizio ai piedi delle Tofane. In qualche misura si è adoperato per non far perdere a Cortina questa opportunità, come ammette qualcuno degli imprenditori coinvolti? «Sono tenuto per contratto a non dire una parola che sia una» si limita a rispondere. L'ultimo assalto, però, è già fallito. — Corriere delle Alpi | 5 dicembre 2023 p. 29 Cabina di regia: si decide su bob e compensazioni da dare a Cortina CORTINA Ultime ore di attesa per Cortina. Alle 17, a Palazzo Chigi, "cabina di regia" tra Governo, Fondazione Milano Cortina, Simico, Regioni e sindaci: si saprà se la pista olimpica per il bob sarà quella di Cesana, piuttosto che quella di St. Moritz. E se non ci sarà alcuno spiraglio per Cortina. Ebbene, nelle ultime ore, al riguardo, proprio a Torino c'è chi teme che il presidente del Veneto, Luca Zaia, possa tirare fuori il classico coniglio dal cilindro. Ovvero un supplemento di budget (di 40-50 milioni) per realizzare «l'essenziale» della nuova Eugenio Monti. Tanto più che il Piemonte dovrebbe farsi carico, oltre che della pista, anche del villaggio olimpico. Resta il problema dei tempi. Siamo già sotto i 790 giorni rispetto agli 807 del cronoprogramma. Se il coniglio non si materializasse, ecco la compensazione in termini di gare: Zaia punta non solo allo scialpinismo ma anche a qualche competizione di sci alpino maschile. In ogni caso, per la decisione formale bisognerà attendere la seduta del cda della Fondazione Milano Cortina, dopodomani. Ieri Zaia ha cercato, ancora una volta, di rassicurare. «Il villaggio olimpico si fa e, se non si fa la pista da bob, portiamo a casa altre discipline olimpiche». In ogni caso, ricorda, «abbiamo portato a casa le Olimpiadi. Il Veneto le ha pensate, ci ha messo la faccia quando altri non ci credevano, e le ha portate a casa». Come dire, il Veneto non rimarrà a mani vuote. Confindustria Belluno, che rimane ferma nella minaccia di richiedere i danni d'immagine, spera con la presidente Lorraine Berton che il vicepremier Antonio Tajani riesca davvero a concretizzare le promesse annunciate sabato a Palazzo Doglioni: e cioè a convincere i colleghi ministri a far pressione sulla Lombardia e sulla Fondazione Milano Cortina per cedere una parte delle gare a Cortina. Il pressing dovrà avvenire entro il vertice del pomeriggio. «Ciò che ci preoccupa di più è la sicurezza delle infrastrutture, più precisamente delle risorse stanziate e di quelle che ancora non lo sono state», mette le mani avanti Paolo De Cian, presidente dei costruttori Ance, «mi riferisco, ad esempio, al finanziamento delle canne della circonvallazione di Cortina, che speriamo, come da promesse, trovino il supporto finanziario nella prossima legge di bilancio». Il timore di Marco Zardini (presidente Consorzio comprensori sciistici di Cortina) è che, calando il peso olimpico del paese, possano ridimensionarsi progetti strategici tipo quello del park interrato da 770 posti in area Apollonio, dei servizi di supporto e del collegamento in tunnel con la stazione Faloria. —

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Corriere delle Alpi | 6 dicembre 2023 p. 17 Bob, Salvini rilancia Cortina «Proposta del ministero» E spuntano Germania e Usa IL CASO Francesco Dal Mas Il vicepremier Matteo Salvini rilancia Cortina, cercando di stoppare il collega Antonio Tajani su Cesana. Però il presidente del Coni, Giovanni Malagò, fa capire – senza scalfire gli entusiasmi del presidente Luca Zaia e del sindaco Gianluca Lorenzi – che il Cio preferirebbe piste esistenti, che si troverebbero solo all'estero. A questo proposito, oltre a quelle di St. Moritz e Innsbruck se ne sarebbero aggiunte altre due: una Germania e l'altra negli Usa. Disponibilità in tal senso sarebbero già state recapitate ai vertici della Fondazione Milano Cortina. Fondazione che riunirà il proprio cda oggi, ma non per prendere una decisione definitiva, bensì per approfondire e confrontare le opzioni in campo. Questo il quadro emerso ieri pomeriggio nell'ambito della riunione a Palazzo Chigi della cabina di regia, nel corso della quale Salvini si è esposto con la sua proposta, dopo che Zaia e Lorenzi avevano detto di non voler assolutamente rinunciare al bob, allo skeleton e allo slittino. Un impianto – ha ribadito Zaia – che è la spina dorsale, quindi irrinunciabile, delle Olimpiadi. A questo punto Salvini ha annunciato la presentazione di un ulteriore piano per realizzare la struttura di Cortina, eventualmente limato nelle opere accessorie, in sostanza disponibile nell'essenziale per consentire l'omologazione e le gare olimpiche e da completare successivamente. Il tutto, quindi, con spese da contenere entro i 124 milioni, senza i 40-50 di supplemento richiesti dalle imprese che si erano trovate costrette a rinunciare alla seconda gara d'appalto. Via il grande parcheggio da 7 milioni di euro, e via anche la rete idrica. Al momento, almeno. Esattamente quanto suggerito ancora a fine ottobre dal presidente Zaia. In sede di cabina di regia, non solo Arno Kompatscher, presidente della Provincia di Bolzano, ma anche Beppe Sala, sindaco di Milano, hanno sostenuto le legittime attese di Cortina, riconoscendone la pari dignità nella titolarità olimpica. Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti non avrebbe acceso la doccia fredda su Zaia e Lorenzi, si sarebbe limitato a raccomandare massima attenzione al rispetto dei limiti di spesa indicati in precedenza, suggerendo lui stesso di procedere a step. «Sono d'accordo, purché per i Giochi – ha fatto capire il sindaco Lorenzi – non ci si consegni solo un "budello" di pista, ma da subito almeno i presupposti per la legacy, ovvero per l'utilizzo dell'impianto d'inverno e d'estate». Infatti – ha precisato – «sono Comune e Regione a doversi far carico della gestione post olimpica, con la continuità dell'impianto anche come centro federale». Salvini e collaboratori hanno precisato che il piano B sarà pronto entro una settimana. Ma i tempi? In base al progetto predisposto da Simico, Cortina dispone già della pre-omologazione prevista per il mese di novembre 2024. E ha tutti i presupposti tecnici per superare l'omologazione del marzo 2025. In sostanza, la struttura dev'essere pronta entro due anni esatti, l'autunno 2025. Ieri è corsa anche l'indiscrezione che la nuova Eugenio Monti potre bbe essere "naturale" come quella di St. Moritz. In verità no, precisano i tecnici, perché le temperature di Cortina raramente scendono ai 20-25 gradi sotto zero, come quelli della località Svizzera, per assicurare il ghiaccio necessario in tempo per le gare. E, comunque, non sarebbe garantita né la pre omologazione né l'omologazione. Proprio questi sono i passaggi mancanti che hanno messo in discussione già ieri sera il progetto presentato dalla Regione Piemonte. In sostanza per Cesana si prevede la rigenerazione della pista del 2006, con l'utilizzo dell'ammoniaca. Una spesa contenuta in 13 milioni di euro, per la quale s'impegna la stessa Regione Piemonte. L'impianto verrebbe completato successivamente, con una radicale ristrutturazione per consentire una legacy modello Cortina. Il ministro dello sport, Andrea Abodi, l'ha definito un processo accettabile, garantito. Il presidente della Fondazione Giovanni Malagò ha evidenziato invece come si tratti "solo di ipotesi". Ipotesi nel senso che l'impianto così immaginato avrebbe necessità di deroghe e quindi non sarebbe certa l'omologazione da parte del Cio, tanto più che i vertici del Comitato hanno già espresso perplessità al riguardo, se non contrarietà. Pare che da parte di Simico stessa si sia rilevato che al momento Cesana avrebbe soltanto il 70% delle possibilità di semaforo verde. Oggi, dunque, in sede Fondazione maturerà un ulteriore approfondimento: sia del dossier Cesana, sia del Piano B di Cortina, ma probabilmente si capirà anche quali potrebbero essere le alternative straniere. —

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Corriere delle Alpi | 7 dicembre 2023 p. 11

Pista da bob, il responso a gennaio La Fondazione apre su Cortina-bis il caso Francesco Dal Mas E se le gare di bob, skeleton e slittino si facessero in una pista Usa? «Una follia» taglia corto Beppe Sala, sindaco di Milano. Sì, perché in queste ore è maturata anche l'ipotesi che, non essendo pronto l'unico impianto omologabile – quello di Cortina, il solo a cui non servono deroghe – le piste di Cesana, St. Moritz, Innsbruck e quella tedesca rischiano di finire fuori gioco. E la Fondazione Milano

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Cortina ha fatto sapere di essere stata raggiunta da disponibilità non solo di questi siti, ma anche da una non meglio precisata sede americana. «Per favore – interviene a questo punto il sindaco di Cortina, Gianluca Lorenzi – non si perda altro tempo e, nei pochi giorni richiesti dal vicepremier Salvini, si decida finalmente se il nostro progetto, seppur ridimensionato, può tornare in gioco oppure no». Il presidente Zaia sta facendo pressing, tallonato dall'imprenditoria veneta e, in particolare, da Confindustria Belluno. Il progetto è da 124 milioni, tutto compreso, e non da 170, come negli ultimi tempi era stato suggerito dalle imprese. Dopo la cabina di regia dell'altro ieri, a Roma, dove Salvini ha rilanciato l'opzione ampezzana, la Fondazione Milano-Cortina ha fissato entro gennaio 2024 i termini per decidere dove si svolgeranno le gare di bob, slittino e skeleton. La scadenza «ultima e non procrastinabile per la definizione della strada da intraprendere» è stata fissata «in accordo con il Cio», che, si sa, punta su una sede già pronta all'estero. Ma ieri, sia il vicepremier Antonio Tajani che il suo collega allo sport, Andrea Abodi, hanno detto di no: che bisogna disputare le gare in Italia. «Saremmo felici se fosse l'Italia» ha replicato a stretto giro Malagò, «sennò, ovviamente, dovremo organizzarci all'estero». Per poi aggiungere, con tono perentorio: «Aspettiamo che arrivino le carte alla Fondazione Milano-Cortina, sono state chieste con urgenza. Il 13 è la data ultima per riceverle e il 19 si riunirà il Cda per valutare almeno la questione italiana». Dopodiché, «c'è l'impegno con il Cio: il 30 gennaio c'è la deadline concordata sulla base delle valutazioni e delle ipotesi italiane, anche se si sono già espressi già autorevoli esponenti del governo. La fondazione farà uno studio oggettivo, asettico, a partire da una relazione che in questo momento non abbiamo in mano». Salvini ha già coinvolto i suoi tecnici per ristudiare Cortina, magari insieme a Simico, per la realizzazione di un impianto ridotto e dall'impatto economico contenuto. «Contenuto sì, ma tale – mette le mani avanti il sindaco Lorenzi – da consentire una legacy sostenibile per Comune e Regione, che dovranno farsi carico della gestione». «Ci rivedremo nei prossimi giorni con il ministro Giorgetti e scioglieremo i nodi, sono molto fiducioso. Ci saranno valutazioni tecnicoeconomiche e metteremo in condizione la Fondazione, con un indirizzo chiaro, fatti salvi i confronti con il Cio», sostiene Abodi. Quanto alla decisione finale, dovrebbe arrivare per metà gennaio, calcolando in una ventina di giorni il tempo necessario per analizzare le prop oste che eventualmente arriveranno il 19 dicembre. Ma, in vista delle scadenze, è necessario che Cortina, il Bellunese e il Veneto mantengano la più stretta unità d'intenti: è la raccomandazione di Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno. «L'impegno del Ministero delle Infrastrutture va nella direzione chiesta più volte dalla nostra associazione. Dobbiamo stare tutti dalla stessa parte, senza fratture politiche o territoriali. In ballo ci sono la riuscita di una Olimpiade, nell'interesse del Paese, e il futuro della nostra stessa montagna. Ora dobbiamo dimostrare, anche al Cio, di essere compatti e decisi». La presidente degli industriali bellunesi ricorda che negli ultimi mesi si è dato «un brutto spettacolo» ma ora bisogna portare a casa il risultato. «Tenere il bob a Cortina significa continuare a programmare l'evento con risorse nuove e fiducia, dalla realizzazione del villaggio olimpico al completamento delle infrastrutture, vitali per l'Alto Bellunese, e che altrimenti potrebbero subire ritardi». — Corriere delle Alpi | 11 dicembre 2023 p. 10 Bob, Zaia è fiducioso «Il progetto Cortina bis prevede costi inferiori a quanto già stanziato» Francesco Dal Mas «La pista da bob potrebbe costare anche meno di 100 milioni, ben al di sotto del finanziamento già stanziato e, soprattutto, di quello ipotizzato da 160 o 180 milioni di euro». Lo ha precisato il presidente della Regione, Luca Zaia, a margine dell'inaugurazione dell'Antica Fiera di Santa Lucia di Piave, in provincia di Treviso. Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, che sarà oggi a Tessera per la prima pietra della bretella ferroviaria per l'aeroporto Marco Polo, dopodomani dovrà anche dire se la pista di bob, skeleton e slittino si farà o no a Cortina. «Restiamo in fiduciosa attesa – ammette Zaia – perché questo autentico monumento allo sport è per noi irrinunciabile». La concorrenza è direttamente con Cesana Torinese, che ha per sponsor, come si sa, il vicepremier Antonio Tajani. Ma quando Zaia ha fatto capire che senza il bob Cortina avrebbe esercitato il diritto di veto in sede di voto in Fondazione Milano Cortina, la Lombardia ha iniziato a preoccuparsi. Il Veneto, infatti, aveva chiesto in cambio altre gare, magari di sci alpino maschile sottratte alla Valtellina. Salvini si è così schierato dalla parte di Cortina, quindi contro Tajani e Forza Italia. Zaia fa capire di ritenersi certo che le verifiche tecniche del Mit certificheranno che la nuova "Eugenio Monti" sarà sostenibile, seppur ridimensionata in qualche servizio. «Il budget sarà inferiore ai costi preventivati, sia per una puntuale revisione dei prezzi, sia per alcuni aspetti progettuali che saranno rivisti, quindi aggiornati, peraltro senza nulla togliere ai servizi complementari che dovranno rendere sostenibile anche la legacy». Il sindaco Gianluca Lorenzi, infatti, nei giorni scorsi aveva rigettato l'ipotesi di un solo "budello", destinato esclusivamente alle gare di bob, e quindi non compatibile con tutte le altre attività sportive e turistiche che in futuro dovranno garantire l'efficacia della gestione affidata alla Regione e al Comune. «Resta per la verità lo scoglio del Cio che vorrebbe una pista esistente e funzionante. Non lo sarebbero le due italiane, Cortina e Cesana». Ma le altre europee avrebbero tutte necessità di deroga. L'unica omologabile, in base alla progettazione, sarebbe Cortina. «Anche Cesana avrebbe di questi problemi. Cortina no, stando al progetto». L'impianto piemontese verrebbe "riacceso" con l'ammoniaca per essere rigenerato dopo i Giochi, ma – a quanto si è saputo – nella prospettiva di un utilizzo fino a poco più di 100 giorni l'anno, per cui

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il deficit sarebbe enorme. Da qui un primo stanziamento della Regione Piemonte di 100 mila euro l'anno per la copertura del "rosso". Per la verità, la Regione ha proposto anche un impianto fotovoltaico da 2 megawatt, con profitti calcolati in 200 mila euro. Ma solo ipotesi – obiettano in corso Italia a Cortina – tutte da verificare. A sentire gli ambienti regionali, da una parte, e quelli cortinesi, dall'altra, Cesana sembrerebbe fuori gioco. Resterebbe, invece, lo scoglio, come lo chiama Zaia, del Cio, che ripetutamente ha posto il tema di una pista esistente. Pare che il presidente del Coni, Giovanni Malagò, anche lui convinto che sia bene non ridiscutere la location delle gare, si stia piegando verso una riconsiderazione di Cortina, anziché insistere su St. Moritz. E che lo stesso ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, varesino e quindi sensibile alla location svizzera, si stia adeguando alla svolta di Salvini, tanto voluta da Zaia. L'importante – avrebbe detto nella recente cabina di regia – è non spendere un euro in più di quello previsto dal budget. Rimane il nodo dei tempi. Gli 807 giorni del cronoprogramma sono già saltati. Ma – si dice a Cortina – con un progetto alleggerito il cantiere è ancora fattibile e l'omologazione pure. — L’Adige | 12 dicembre 2023 p. 33 Olimpiadi 2026 Salvini assicura VENEZIA «Faremo di tutto perché nessuno scippi al Veneto quello che il Veneto si è conquistato. Il bob deve essere a Cortina. Faremo di tutto perché così sia, rispettando tempi e budget, senza spese multimilionarie». Lo ha detto a Venezia il vicepremier, Matteo Salvini, in occasione dell'avvio dei lavori per la realizzazione del collegamento ferroviario con l'aeroporto "Marco Polo", parlando delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026. «La figuraccia mondiale ormai è fatta - ha replicato Luana Zanella, capogruppo dei Verdi - . Solo il Comitato olimpico internazionale può prendere in mano la situazione, come diciamo da tempo. I giochi invernali sono ormai un terreno di scontro politico, un duello tra maschi senza spada che si contendono lo scettro. Salvini si gioca il suo futuro politico nella Lega, Zaia quello di governatore». Corriere del Veneto | Martedì 12 dicembre p. 2, edizione Treviso e Belluno Salvini promette: «La pista da bob deve essere a Cortina». Nel Bellunese code chilometriche aspettando le varianti Venezia «Il bob deve essere a Cortina. Riusciremo ad avere tutto per le Olimpiadi 2026, rispettando tempi e budget, senza spese multimilionarie». Il vicepremier Matteo Salvini promette che Cesana non scipperà il bob al Veneto e che men che meno lo faranno località straniere come Sankt Moritz. L’aveva annunciato pochi giorni fa in cabina di regia, lo ribadisce dal Veneto alla vigilia della presentazione del «progetto light» dell’impianto cortinese che sarà trasmesso domani alla Fondazione Milano-Cortina. Come si sostanzierà la versione «light» lo spiega il presidente della Regione Luca Zaia: «Abbiamo fatto una cabina di regia che prevedeva la possibilità di valutare fino in fondo un progetto “light”, che non significa con meno strutture, ma con finiture, non sfarzose, diciamo dignitose. Se questo sarà possibile, il 13 dicembre lo sapremo, e quindi si continuerà eventualmente su quella strada». Con un’accelerazione evidente, la negletta pista da bob che nessuno vuole (voleva?) costruire, è finita sotto i riflettori. Il governo ha deciso che non può permettersi la figuraccia internazionale di cedere le gare all’estero e Salvini, da ministro delle Infrastrutture, ora fa pesare il suo ruolo «Le Olimpiadi sono Milano e Cortina, non si può scippare al Veneto una parte delle sue competizioni». Soddisfatta la presidente degli industriali bellunesi Lorrain Berton «le parole di Salvini sono un punto di svolta». Intanto la montagna veneta, in attesa di sapere se avrà o meno la sospirata pista, è alle prese con altri problemi. A partire dal traffico. Domenica da incubo per il rientro dal ponte dell’Immacolata, fino a cinque ore abbondanti di coda. Auto a passo d’uomo sull’Alemagna, l’Agordina, sulla 51 bis con la situazione peggiore fra tutte in uscita da Cortina, Cadore e Comelico. La variante di Longarone è quindi particolarmente attesa. A che punto siamo? È in fase conclusiva la parte autorizzatoria con la fine della Via e la conferenza dei servizi ipotizzata per la primavera. Il vero obiettivo è consegnare lo stralcio fino alla Fiera per i Giochi e completare il resto successivamente. Per la variante di Cortina, invece, si punta a completare, intanto, lo stralcio a sud. (m.za. ) Corriere del Veneto | 14 dicembre 2023 p. 4, edizione Treviso-Belluno Pista da bob, il dossier non arriva Salvini l’aveva annunciato ma il ministero prende tempo sulla versione «light» per Cortina 2026

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Martina Zambon Venezia Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini l’aveva promesso proprio da Venezia non più tardi di lunedì: «La pista da bob deve essere a Cortina e il 13 presenteremo il progetto che non costerà un centesimo di più». Nelle agende della politica, insomma, ieri era segnato in rosso, giorno clou in cui la versione «light» del «budello» cortinese sarebbe dovuta essere inviata, secondo i tempi contingentati chiesti dalla Fondazione Milano-Cortina. Ai piani alti della Torre Allianz di Milano, però, non è arrivato proprio nulla. Un silenzio assordante ha caratterizzato quello che doveva essere il giorno della svolta. Dal ministero filtra che si sta lavorando alacremente al dossier bis su Cortina ma che ci vorranno almeno un altro paio di giorni. Una settimana o poco più, rispetto al rilancio sul Veneto annunciato da Salvini in cabina di regia, era in effetti un tempo risicato. C’è da dire, però, che proprio il fattore «tempo» (insieme al fattore «soldi») gioca un ruolo da protagonista nell’incredibile vicenda della pista da bob che doveva essere il fiore all’occhiello dei Giochi Invernali 2026 riannodando il filo con la storia della pista Eugenio Monti, la più antica al mondo, sulle cui ceneri si è progettato lo Sliding Centre che, però, nessuno vuole costruire. Colpa del budget troppo risicato hanno risposto colossi come Webuild e Pizzarotti. E allora Salvini, dopo il tentativo di recuperare l’impianto di Cesana Torinese da parte del collega vice premier Antonio Tajani (FI), ha rilanciato invece Cortina assicurando una soluzione praticabile e sufficientemente appetibile per il mercato. In cosa consista, precisamente, l’operazione di snellimento del progetto su cui il governo ha già stanziato 81 milioni che diventano 124 con Iva e somme a disposizione non è ancora chiaro. E infatti l’attesa per la (mancata) consegna del misterioso progetto si fa spasmodica. L’altra data segnata in agenda e difficilmente differibile è il 19 dicembre quando si riunirà nuovamente il cda della Fondazione per ragionare e comparare i due dossier: Cesana e Cortina. Al netto delle festività natalizie, a gennaio resteranno pochi giorni per giungere a una decisione finale sulla sede delle gare di bob, skeleton e slittino. Pena l’ira del Cio. Il Comiato olimpico internazionale, infatti, ha posto come dead line non trattabile fine gennaio. Per allora si capirà se l’Italia, decisa a non vedersi scippare un pezzo di olimpiadi invernali da un altro Paese, sarà in grado di garantire realizzazione e collaudi tecnici dell’impianto in tempi utili. Sul progetto «agile» di Cortina qualcosa ha svelato nei giorni scorsi il presidente del Veneto Luca Zaia parlando di «finiture non sfarzose bensì dignitose». Si è vociferato di limare i costi sui due parcheggi alla partenza e all’arrivo, di sistemi di controllo elettronico degli stessi su cui fare un downgrade, si è parlato anche di posticipare gli interventi «collaterali» come il museo diffuso dedicato agli sport invernali. Ma non si può dimenticare che si tratta di interventi non strettamente funzionali alle gare ma altrettanto necessari dati i vincoli posti dalla Sovrintendenza per approvare l’intero progetto. Non resta che attendere ma ogni giorno perso gioca a favore di St. Moritz, Lake Placid, Innsbruck e Oberhof. Corriere delle Alpi | 16 dicembre 2023 p. 7 «La pista da bob si farà a Cortina e senza extra costi Lunedì le novità» Cortina avrà la sua pista da bob per le Olimpiadi invernali del 2026. A prometterlo è stato ieri il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, dalla sede del Cargo 6 Mind-Milano Innovation District di Rho. «Le Olimpiadi di Milano-Cortina devono essere Olimpiadi italiane. E la pista da bob deve essere a Cortina» ha detto, risoluto. Ma la promessa è tutt'altro che inedita. Non più tardi di lunedì scorso, intervenuto a Tessera per la posa della prima pietra del nuovo collegamento ferroviario con l'aeroporto di Venezia, era stato sempre Salvini ad assicurare che il dossier bis per il bob a Cortina sarebbe arrivato dopo due giorni. E invece, alle latitudini della torre Allianz di Milano, sede del comitato organizzatore dei Giochi invernali, mercoledì scorso non si è visto nulla. la data sull'agenda Ieri il ministro ha spostato l'asticella temporale un po' più avanti: a lunedì prossimo. «Quando saranno coinvolti tutti gli enti locali e le realtà del territorio» ha precisato Salvini, «L'obiettivo è quello di fare bene e fare in fretta, perché le Olimpiadi invernali 2026 sono un'occasione incredibile di sviluppo e immagine, non soltanto per la Lombardia e il Veneto, ma per tutta l'Italia e l'Europa». E i tempi non potranno essere dilatati ulteriormente, dato che il 19 dicembre è in programma un'ulteriore riunione del cda della Fondazione Milano-Cortina, chiamata proprio a comparare il dossier per la pista da bob nella "Perla delle Dolomiti" e quello per portare il budello a Cesana, sulle Alpi piemontesi. progetto ridimensionato Il piano per Cortina, in ogni caso, vedrà un progetto nettamente ridimensionato rispetto a quello iniziale, che dovrebbe consentire di abbattere costi e tempi. Tant'è che, appena due giorni fa, in sede di approvazione della manovra 2024-26, la Giunta regionale veneta ha deciso di dimezzare l'entità dell'indebitamento in vista dei Giochi invernali: da 85 milioni a 43,5 milioni. Non si parla più di una pista da bob tout court, bensì di una pista light, che verrebbe realizzata passando per il sacrificio del progetto dei due maxi parcheggi (uno progettato alla partenza e l'altro all'arrivo della gara) e del museo. Dal canto suo, il ministro Salvini promette: «Tutto avverrà rispettando costi e tempi, e su questo stiamo lavorando direttamente con il Ministero, per non spendere un euro in più e per non perdere ulteriore tempo. Abbiamo ascoltato i territori e da lunedì cominceremo a coinvolgere tutti gli attori interessati».

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Ma il tempo stringe, ai Giochi mancano meno di tre anni: un battito di ciglia, pensando a questo colosso architettonico, che non è nemmeno a una fase di cantiere. «Se ci sono i tempi? Assolutamente sì – replica, risoluto, Salvini – Perché gli ingegneri questo mi dicono e per questo lavorano». non solo bob Ma, oltre alla pista da bob, cosa resta del progetto delle Olimpiadi di Milano-Cortina? Stando agli stanziamenti della Giunta regionale, rimangono sicuramente la medal plaza, il trampolino e, soprattutto, il villaggio olimpico. Tre progetti per la cui realizzazione il governo di palazzo Balbi ha stanziato 43,5 milioni di euro. — Corriere delle Alpi | 20 dicembre 2023 p. 15 Bob, la pista resta ancora un rebus «A Cortina serve un milione l'anno» Francesco Dal Mas / venezia Nulla di deciso per la pista da bob. Alla Fondazione Milano Cortina ci si è dati appuntamento a venerdì. Ma non perché, come qualcuno ha cercato d'intorbidire le acque, è arrivato tardi il dossier ampezzano (lunedì sera). Bensì perché non è arrivato affatto quello di Cesana. E, guarda caso, ieri Attilio Fontana, presidente della Lombardia, ha parlato anche per il suo collega Luca Zaia del Veneto. «Ora i nodi devono venire al pettine e dobbiamo fare una scelta. Auspico che si possa rimanere in Italia e a Cortina, perché comunque era quello il progetto iniziale - ha detto Fontana -. Stiamo a vedere quali sono i risultati, poi prenderemo una decisione. Sicuramente entro la fine dell'anno». Fontana, si sa, teme che il Veneto, in caso di rinnovato stop all'impianto, rivendichi le gare di sci alpino maschile. Il sindaco di Cortina, Gianluca Lorenzi, ha partecipato in videoconferenza alla seduta della Fondazione. Ne ha tratto la convinzione che per la "Eugenio Monti" ci sia ancora un futuro. Però con onestà ammette che bisogna da subito fare i conti con la gestione. «Per farli tornare», dice. «Stiamo ultimando il business plan e mentre speravamo in una riduzione dei costi di gestione con un contenimento dei servizi, invece stiamo constatando che la spesa sarà in qualche misura superiore. Non è che ci avvantaggi, ad esempio, la cancellazione della ristorazione». Il sindaco parla di un'ipotesi tra un milione e un milione e 200 mila euro l'anno. «Il Comune che avrà la proprietà dell'impianto s'impegna ovviamente a fare la sua parte. Ma la Regione non potrà non garantirci almeno 400 mila euro. Per la verità la nostra speranza è che aumenti il contributo, emulando almeno in parte le promesse del Piemonte per Cesana». Promesse che erano di 700 mila euro. E le Federazioni? «Alla pista torinese avevano assicurato 100 mila euro l'anno. Analoga disponibilità sarà, immagino, per Cortina. E poi – aggiunge il sindaco – mi aspetto un'adeguata generosità anche da parte degli imprenditori, che ci sono stati così vicini in questo periodo. Con contributi diretti o assicurandoci sponsorizzazioni». Lorenzi assicura che il business plan accompagnerà nei prossimi giorni il progetto predisposto da Simico e dai tecnici del Mit, il ministero di Salvini. Quindi non resta che attendere venerdì. «Ci sarà modo nei prossimi giorni per arrivare a una determinazione di carattere tecnico e per permettere alla Fondazione entro la fine dell'anno, al più tardi i primi giorni del 2024, di decidere con la priorità confermata di scegliere un'opzione italiana – chiarisce Salvini -. Sono convinto che il Cio sosterrà delle opzioni ragionevoli che permettano all'esistente di diventare funzionante». Intanto riesplode la polemica politica. I parlamentari Luana Zanella e Francesco Silvestri, Peppe De Cristofaro e Enrico Patuanelli, capigruppo di Avs e M5S alla Camera e al Senato, hanno inviato una lettera al presidente del Cio, Thomas Bach, e alla presidente della Commissione di Coordinamento per i XXV Giochi Olimpici Milano-Cortina 2026, Kristin Kloster Aasen, nel la quale chiedono di «indicare una sede già esistente fuori dall'Italia, secondo i criteri di sostenibilità assunti dall'Agenda Olimpica 2020, per lo svolgimento delle gare di bob, vista la ristrettezza dei tempi e l'assenza di alternative». Zanella, presidente di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera, prima firmataria della lettera, dice di «confidare in un autorevole intervento del Cio, al quale chiediamo anche eventualmente di ricorrere al commissariamento del comitato organizzatore di Milano-Cortina 2026». La replica arriva da Alberto Stefani, segretario veneto della Lega. «I grillini, medaglie d'oro di incapacità amministrativa e di fuga dalle responsabilità, dovrebbero provare vergogna ad attaccare il Veneto». — Corriere delle Alpi | 20 dicembre 2023 p. 15 «La pista sarebbe uno sfregio alle Dolomiti Unesco Lo dicono Costituzione e Ue» l'intervista Enrico Ferro «Io posso esprimere un giudizio in relazione alle mie competenze di diritto costituzionale e dell'ambiente. Ed è un giudizio negativo: la pista da bob per com'è stata concepita in realtà offende il paesaggio in modo irreversibile». Maurizio Malo, professore dell'Università

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di Padova, insegna Diritto pubblico e Diritto dell'Ambiente a Scienze Politiche. Il suo giudizio sulla pista da bob a Cortina è negativo, senza dubbio alcuno. Professore, può spiegare bene il motivo? «L'area delle Dolomiti è patrimonio Unesco. È vero che i nostri rappresentanti politici, specie quelli regionali, intendo la qualificazione Unesco come volano per il turismo. Ma la qualificazione di un sito Unesco significa che quell'area ha significato per l'intera umanità e va salvaguardata. Realizzare opere di evidente impatto ambientale significa realizzare qualcosa che non si concilia con la qualificazione di quell'area». In questo modo non si rischia di fermare lo sviluppo? «Gli sport invernali non possiamo escluderli o meglio: li escluderemo perché non ci sarà più la neve. Non dico di paralizzare lo sviluppo economico ma ormai anche dall'Europa apprendiamo che il principio cardine è quello dello sviluppo sostenibile. Per aree particolari servono forme turistiche che si conciliano con la tutela. Insomma, ben venga lo sci da fondo». Perché sostiene che sarebbe un danno ambientale così rilevante? «Il suolo è ancora vergine, la costa boschiva verrebbe offesa dal taglio del bosco. Non c'è bisogno di costruire in aree verdi. Se vogliamo il modello è quello dell'Alto Adige. È innegabile che la Provincia autonoma di Bolzano sia molto più attenta rispetto a Regione Veneto e ad altre regioni nella tutela del territorio. C'è agricoltura di montagna ancora florida e questo induce il turista ad andare, perché vede l'ambiente ancora vivo». Ma le province autonome hanno finanziamenti ad hoc per questo. «È vero, ma anche il Veneto ha finanziamenti ma bisogna impiegare il denaro nel modo giusto. Il Veneto l'agricoltura di montagna ormai se la sogna. Non c'è politica. Sappada si è staccata proprio perché si sono sentiti abbandonati nello sviluppo della montagna. La linea di sviluppo è omologata verso il consumismo. Non dico che questa linea di sviluppo non abbia portato ricchezza ma siamo a un punto della storia che non ci consente più di andare avanti in una strada che non tenga conto della sostenibilità. E l'identità regionale è sbandierata ma non praticata». Da un punto di vista giuridico come giudica l'eventuale realizzazione della pista da bob? «Offende l'articolo 9 della Costituzione: prima viene la tutela ambientale, poi altri interessi. Inoltre questo approccio non è quello indicato dall'Unione Europea, che invece è molto attenta ai temi dello sviluppo sostenibile». Dunque una bocciatura totale, da parte sua. «Ci tengo a specificare che la mia non è una risposta politica ma giuridica. Ce lo impongono i principi costituzionali e l'interpretazione delle norme dei trattati dell'Unione Europea. Semmai sono le amministrazioni locali a non essere fedeli ai principi giuridici». — Corriere delle Alpi | 22 dicembre 2023 p. 14 Bob, una gara lampo per la pista di Cortina Il via entro la prima settimana di gennaio il dossier Francesco Dal Mas Cortina bis, dunque? Oggi, finalmente, la presa d'atto in sede di Fondazione Milano Cortina. Ed entro la prima settimana di gennaio, il via alla gara d'appalto: sempre per una cifra di 81,5 milioni di euro, ma con 15-50 milioni di lavori in meno da realizzare. Ovvero, per l'impresa che vincerà, l'appalto sarà da 600-650 giorni anziché 807. È l'orientamento di queste ultime ore che si sta profilando a Cortina e a Venezia, in vista della riunione di oggi. Parliamo, evidentemente, della pista di bob, skeleton e slittino. Oggi, a confronto, saranno il progetto per Cortina, sintesi degli studi di Simico e Mit, e quello della Regione Piemonte per Cesana. È in vantaggio Cortina, a quanto si sa, non fosse altro perché il Cio ha già detto di no a Cesana. E poi perché così vuole il vicepremier Matteo Salvini, in modo da evitare rotture con il presidente del Veneto Luca Zaia. Ma anche perché così desiderano Milano e Lombardia, terrorizzati dalla temuta rivendicazione delle gare compensative di sci alpino maschile. La presa d'atto di oggi non si formalizzerà in un voto. Il Dpcm del Governo già fissa la scelta di Cortina. Quindi, a seguito dell'orientamento che ne scaturirà, il commissario Luigi Valerio Sant'Andrea procederà con gli ultimi perfezionamenti e la gara d'appalto. C'è chi azzarda l'avvio della gara addirittura entro la fine dell'anno. I più suggeriscono la prima settimana di gennaio. Quel che è certo è che il bando avrà la durata più breve, neppure un mese. Di conseguenza il presidente della Fondazione Milano Cortina, Giovanni Malagò, a fine gennaio potrebbe presentarsi a Thomas Bach con la certezza delle ruspe in pista. Sempreché la gara non vada di nuovo deserta. In questo caso, però, sarebbe pronto un forte piano B, st Moritz. Ecco perché ieri il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, si è permesso di dire: «Credo che ormai la questione sia in fase di risoluzione. Domani (oggi, ndr ) ci dovrebbe essere un'ulteriore riunione in cui verranno presentate le due relazioni e a quel punto si potrà fare una scelta». «La telenovela della pista finirà al 30 di gennaio. Per il Cio la questione è chiara, definita. Da cittadino italiano dico che se si possono convincere in modo diverso è solo con un progetto chiaro e credibile e che deve essere avallato dalle federazioni internazionali», ha commentato, il presidente del Coni, Giovanni Malagò. «Per il resto le cose vanno molto bene, sono molto contento della Fondazione e con piena soddisfazione del Cio su quello che è working in progress. Avete visto i nuovi partner che sono entrati e presto ne arriveranno altri importanti di compagni di viaggio» ha spigato durante il Consiglio nazionale del Coni che chiede una «certezza rispetto ai progetti».

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«Abbiamo tutti grande rispetto per il Cio, noi conosciamo le regole e sono convinto che dialogheremo proficuamente, sono convinto che i principi degli impianti "esistenti" e "funzionanti" saranno rispettati. Bisogna avere solo pazienza, consentire al Ministero delle Infrastrutture e alla Simico di fare ulteriori accertamenti. Ancora tre-quattro settimane e questo tema sarà risolto» ha osservato il ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi. Il ministro ha poi aggiunto: «Sono molto soddisfatto della collaborazione tra Governo e Fondazione Milano Cortina, il percorso quando si organizzano eventi di questo tipo è sempre accidentato, tanto più considerando questo perimetro così ampio». In questo modo Abodi ha voluto esorcizzare eventuali strappi tra Salvini e Tajani, anzi tra lui stesso (che aveva un occhio di riguardo per il Piemonte) e il collega di governo con delega ale Infrastrutture. —

COLLEGAMENTO CORTINA – CIVETTA Corriere delle Alpi | 15 dicembre 2023 p. 29 Impianti dal Civetta a Cortina: Colle e Selva vogliono la stazione Francesco Dal Mas COLLE SANTA LUCIA Da Forcella Nuvolau a Fedare, sotto il passo Giau, con una nuova seggiovia o telecabina. Da Fedare, in telecabina, fino a Colle Santa Lucia, precisamente a Pian de Ru. Da Pian de Ru giù fino a L'Aiva. E da questa località, su fino al monte Fertazza, con una pista che dalla cima scende, appunto, fino al borgo che si trova in comune di Selva di Cadore ma è molto vicino anche a Caprile. I Comuni di Colle Santa Lucia e di Selva di Cadore non intendono essere bypassati dal nuovo collegamento a fune da Cortina al Civetta. Ed ecco che hanno avanzato la proposta di una seconda stazione intermedia, quella appunto di Pian de Ru. «Colle Santa Lucia in particolare», anticipa il sindaco Paolo Frena, «non vuole lasciarsi sfuggire un'occasione come questa di poter contare su un trasporto a fune, importante d'inverno, ma soprattutto d'estate, per agganciarsi agli impianti del Civetta e dello Zoldano, da una parte, e, dall'altra, per salire al passo Giau, finanche connettersi col sistema Cortina». In una recente riunione in Regione, a Venezia, Frena ha detto di sì al collegamento, ma ad una condizione ben previsa. Che venga realizzata una stazione intermedia vicino all'incrocio tra la strada regionale e quella per il Giau. La località individuata è Pian de Ru. La risposta della Regione, che tira le fila del progetto, e degli impiantisti più direttamente coinvolti, è stata affermativa. Anche se, ovviamente, bisognerà adesso considerare la cifra supplementare da aggiungere. Frena precisa che potrebbe essere di 5 milioni o di poco più. Qual è il ragionamento a monte di questa richiesta, condivisa anche con il sindaco e l'amministrazione di Selva di Cadore, Luca Lorenzini? «Una telecabina che ci passasse sopra la testa non raccoglierebbe gli ospiti di Colle Santa Lucia e nemmeno quelli di Selva o di Pescul, che non scenderebbero a L'Aiva per salire sull'impianto», spiega Frena. «Soprattutto il nostro Comune ha l'intasamento del Giau, ogni estate (e spesso anche d'inverno) più insopportabile. Ma non ci sono alternative all'auto. Quindi una partenza da Pian De Ru, d'estate anche solo per salire sul passo, sarebbe la provvidenziale alternativa che da tempo stiamo cercando». A L'Aiva, invece, potrebbero essere interessate le comunità di Caprile, e quindi della Val Pettorina, e quella di Alleghe. Un impianto a fune, dunque, considerato come mezzo di trasporto pubblico. «Sappiamo già che, realizzato dalla Regione sarà poi gestito dai privati. Ma», anticipa Frena, «è evidente che contratteremo con i privati anche le tariffe, se devono avvicinarsi a quelle del Tpl». A questo punto scatta l''altro interrogativo: quanto costerà il complesso? Intorno ai 50 milioni la diretta Fedare-L'Aiva-Fertazza. Sale a 80 circa se verranno compresi la stazione di Colle Santa Lucia ed il rinnovo della seggiovia in forcella Nuvolau ritenuta – quest'ultima – ormai obsoleta. Anzi, in un primo momento era stato ipotizzato un collegamento diretto tra Forcella Nuvolau e L'Aiva, ma l'ipotesi è stata scartata, perché non avrebbe comportato nessun beneficio al Giau . Con i fondi ministeriali sono stati stanziati recentemente i primi 33, 5 milioni di euro. In Regione, a partire dal presidente Luca Zaia e dall'assessore al turismo, Federico Caner, si vorrebbe arrivare con l'opera finita entro le Olimpiadi del 2026. Ma si tratta di trovare almeno un'altra quarantina di milioni. «Non sarà difficile», afferma Sergio Pra, albergatore di Alleghe e Caprile e presidente di Alleghe Funivie. «Non è detto che non si possano aggiungere anche capitali privati. E d'altra parte un collegamento di questo tipo rilancerà completamente il turismo di Selva, Colle e Caprile, con operatori pronti ad investire in ricettività, in accoglienza». Il sindaco Frena, che è anche presidente dell'Unione montana agordina, ricorda che se non ci sarà la stazione a Pian de Ru «noi di Colle non daremo il nostro assenso». «Nessun ricatto, ovviamente, ma crediamo che se l'impianto sarà dimensionato solo per lo sci e non per il trasporto estivo risulterà inevitabilmente un bagno di sangue, come sostiene il mio amico sindaco di Livinallongo, Leandro Grones». Grones, però, ha detto di no, insieme alla sua gente, al collegamento con Arabba. —

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REGOLAMENTAZIONE DEL TRAFFICO SUI PASSI DOLOMITICI Alto Adige | 16 dicembre 2023 p. 17 Controlli dei passi La mobilità Incontro a VeneziaLa regolamentazione del traffico sui passi dolomitici, la tenuta delle infrastrutture di mobilità a seguito dell'aumento degli eventi idrogeologici, i collegamenti ferroviari sovraregionali, ma anche la gestione dei numerosi visitatori giornalieri sono stati al centro di un incontro tra l'assessore provinciale alla Mobilità Daniel Alfreider ed Elisa De Berti, vicepresidente della Regione Veneto, a Venezia. «Abbiamo sottolineato fin dall'inizio la volontà di adottare un approccio congiunto e condiviso da tutte e tre le Province quando si tratta di regolamentare il traffico sui passi dolomitici», riferisce Alfreider. Durante l'incontro si è discusso della gestione degli hotspot sulla base degli esempi di Braies e Venezia. «Le due località hanno condizioni geografiche molto diverse, ma una sfida comune: gestire e indirizzare un numero eccessivo di visitatori giornalieri», così Alfreider. Le misure adottate in passato potrebbero ora essere utili per l'attuazione anche in altre aree. Un'altra sfida in tutte le regioni montane è la resilienza delle infrastrutture a causa di eventi idrogeologici sempre più frequenti o del bostrico. I due assessori hanno discusso anche dei prossimi Giochi olimpici invernali di Milano Cortina 2026 e dello stato attuale dei lavori in entrambe le aree nel campo della mobilità pubblica. Camera commercioConsole d'Austriain visitaIl nuovo Console Generale d'Austria a Milano, Wolfgang Lukas Strohmayer, ha fatto visita alla Camera di commercio di Bolzano. La situazione economica attuale, le opportunità di cooperazione e le sfide comuni che l'economia altoatesina e quella austriaca sono chiamate ad affrontare sono stati gli argomenti oggetto di discussione. Wolfgang Lukas Strohmayer è funzionario del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale dal 1994. Dal dicembre 2023 è Console generale a Milano. Nella Camera di commercio ha incontrato il presidente Michl Ebner, il segretario generale Alfred Aberer e il vicesegretario Luca Filippi. La discussione si è incentrata sull'attuale situazione politica ed economica di Austria, Italia e Alto Adige. Sono state prese in considerazione nuove opportunità di cooperazione e obiettivi comuni per le singole aree economiche. Corriere dell’Alto Adige | 16 dicembre 2023 p. 3 Dal 2024 treni regionali a due piani Passi dolomitici, slitta la chiusura Turismo e mobilità, asse con il Veneto. Alfreider: «Braies come Venezia, sfide comuni» Carmelo Salvo BOLZANO «Già dal prossimo anno avremo i treni Rock a due piani sulla tratta interregionale Brennero-Bologna». Ad annunciarlo è l’assessore provinciale alla Mobilità, Daniel Alfreider, a margine dell’incontro avuto, a Venezia, con la vicepresidente della regione Veneto, Elisa De Berti. Tra i temi affrontati la digitalizzazione del controllo del controllo del traffico sui passi dolomitici e la tenuta delle infrastrutture di mobilità a seguito dell’aumento degli eventi idrogeologici. Ma anche della gestione degli hotspot turistici sull’esempio di Braies e Venezia, accomunate dal problema dell’overtourism. «In Alto Adige — ancora Alfreider — estenderemo il sistema Braies all’Alpe di Siusi per poi passare a passo Stelvio». Il primo viaggio di prova era stato a maggio del 2022. Il 2024 sarà l’anno della messa in funzione. Sono i treni a due piani, modello Rock, frutto della collaborazione di Trentino alto Adige, Veneto ed Emilia Romagna. Di questi treni, nel contesto della mobilità pubblica, si è parlato nell’incontro, a Venezia, tra l’assessore provinciale alla Mobilità, Daniel Alfreider, e la vicepresidente della regione Veneto, Elisa De Berti responsabile di trasporti e infrastrutture. «I treni — spiega Alfreider — che saranno gestiti dal Veneto e non più dal ministero dei trasporti, a Roma, viaggeranno sulla tratta interregionale Brennero-Bologna e, essendo a due piani, per il nostro territorio saranno molto importanti nelle ore di punta per la mobilità dei pendolari». Gli altri convogli entreranno in funzione nel 2025 nell’ottica di promuovere una mobilità sostenibile in vista delle Olimpiadi del 2026. Proprio i Giochi (che vedranno Anterselva ospitare le gare di biathlon) sono stati il tema principale del vertice tra i due assessori alla mobilità. «La collaborazione interregionale sulla mobilità è fondamentale per un evento così importante» ricorda Alfreider A Venezia si è parlato anche di regolamentazione del traffico sui passi dolomitici. Sul tavolo non è entrata la possibilità di una loro chiusura come chiesto a gran voce dalle associazioni ambientaliste. Per il momento si parla solamente di implementazione di sistemi digitali di monitoraggio e regolamentazione del traffico. «Abbiamo sottolineato fin dall’inizio la volontà di adottare un approccio congiunto e condiviso da tutte e tre le Province quando si tratta di regolamentare il traffico sui passi dolomitici» afferma l’assessore provinciale altoatesino. Il progetto non è stato definitivamente accantonato ma si è chiarito che nessuna delle regioni interessante (oltre all’Alto Adige e al Veneto la questione riguarda anche il Trentino) andrà avanti in solitaria.

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Durante l’incontro si è discusso anche della gestione degli hotspot turistici sulla base degli esempi di Braies e Venezia. «Le due località hanno condizioni geografiche molto diverse, ma una sfida comune: gestire e indirizzare un numero eccessivo di visitatori giornalieri», ancora Alfreider. Le varie misure adottate in passato saranno utili per l’attuazione anche in altre aree. «Nel 2025 — spiega l’assessore — vogliamo partire con l’Alpe di Siusi, attraverso un sistema digitale di prenotazione. Poi sarà la volta di passo Stelvio». Nel corso del vertice si è anche affrontata la sfida, presente in tutte le regioni montane, della resilienza delle infrastrutture a causa di eventi idrogeologici sempre più frequenti o del bostrico. L’instabilità dei pendii mette, infatti, a rischio le infrastrutture ferroviarie e stradali.

GESTIONE DEI FLUSSI Alto Adige | 12 dicembre 2023 p. 15 Bolzano «ostaggio» del Mercatino Gli assessori: non va, serve un limite valeria frangipane BOLZANO Aumenti e prezzi improbabili, ma il turismo va alla grande. Un "ponte" da fregarsi le mani per gli addetti ai lavori che lascia scontento chi delle frenesie da Mercatino registra solo svantaggi. Perché per gran parte dei residenti del centro città - ma non solo -è stato un weekend da dimenticare. L'overtourism non colpisce solo il lago di Braies o i passi dolomitici, ma si concretizza sempre più spesso in città e la blocca. C'è da chiedersi fino a quando, e se abbia un senso, andare avanti così con un'A22 perennemente intasata: in questi tre giorni sono transitati circa 170 mila veicoli, diecimila più dell'anno prima. Daniel Alfreider e Stefano Fattor - assessori alla mobilità provinciale e comunale - offrono una doppia analisi della situazione certi, entrambi, che occorrano soluzioni: «Così non va, è più che evidente».Alfreider: la città oltre il limite«Bolzano non può sopportare oltre ha superato il limite delle sue capacità. Non ci stiamo tutti. Occorre trovare un giusto equilibrio». Parla così Alfreider. «E la vivibilità riguarda residenti e turisti che se in sovrannumero non riescono a godere di niente». Come se ne esce? «Con un sistema di prenotazione, per esempio l'iscrizione a un portale o con i ticket di ingresso per le auto. Come fanno a Milano». Al lago di Braies ce l'avete fatta... «Sì, ma è una valle chiusa e si poteva intervenire. La popolazione ha detto basta a 15mila turisti al giorno. Per i passi dolomitici, invece, non abbiamo ancora trovato una soluzione. A Bolzano il problema è un altro, non possiamo chiudere la città ma possiamo introdurre sistemi per limitare i danni. Il tema non è bloccare tutti, ma garantire deroghe a chi ha diritto ad entrare. Ma attenzione, perché l'overtourism non è un problema solo bolzaninoaltoatesino ma riguarda le mete turistiche più ambite. Stiamo cercando di capire come vogliono intervenire per esempio alle Cinque terre o a Venezia». Va detto che Bolzano è ridotta così anche perché mancano infrastrutture. «Non è colpa della Provincia, se il Comune ha detto no a tutto. No alla variante alla statale 12 in galleria, no alla bike station al Waltherpark, no al tram e poi ci si lamenta se i bus ci mettono 45 minuti per percorrere pochi chilometri», replica Alfreider, «E con i post sui social - la frecciata a Fattor è evidente - non si risolvono certo i problemi della mobilità».Bolzano non ne esce da solaPer Stefano Fattor Bolzano non può trovare soluzioni da sola. «Ci abbiamo messo 30 anni per arrivare a questo punto, non ne usciamo all'istante». E la questione è soprattutto un'altra. «C'è la volontà politica di uscirne? Non mi sembra. Ci sono due gruppi che godono di questa situazione: gli agricoltori che fanno anche agriturismo e B&B e tutto il settore del turismo dedicato. Che pompano benefici e aiuti economici. Dall'altra c'è il resto della popolazione, quella "normale", strozzata da traffico, prezzi alle stelle e caro casa». Per l'assessore di Bolzano è cambiata insieme alla sua provincia. «Oggi il turismo si spalma su nove mesi e oltre. In giro c'è sempre più gente. Abbiamo picchi a ottobre e novembre, che fino a pochi anni fa erano mesi "morti". E poi i dati ci dicono che l'Alto Adige, tutto, registra 32 milioni di pernottamenti l'anno. Come Sardegna, Sicilia e Calabria messe insieme. Il sistema turismo è fortemente alimentato, ma è evidente che non può più crescere perché sta creando scompensi a chi vive in questa terra. Le infrastrutture non ce la fanno più, non possiamo continuare a costruire nuove strade. O facciamo arrivare tutti con i mezzi pubblici o ci troviamo come nei giorni scorsi. Bolzano è in forte sofferenza e non ne esce certo da sola». L’Adige | 19 dicembre 2023 p. 32 «Flussi sostenibili solo se cambia la cultura» In alto i cuori! Sta partendo il delirio invernale. Cominciano ad entrare negli uffici dell'Apt decine di persone per chiedere informazioni su piste, itinerari, alberghi, spettacoli. È Campiglio, bellezza, baciato dalla neve. Non molta, ma c'è. Vuoi mettere la scenografia?Ma l'Apt è molto di più: la testa fra i cuscini del Brenta e dell'Adamello e i piedi nel lago d'Idro; in mezzo il corpaccione fra Rendena, Busa di Tione e Chiese. Un ambito che fra stagione invernale 2022-2023 ed estate 2023 fa registrare un milione e mezzo di presenze e

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360.000 arrivi. «Certificati - precisa il presidente Tullio Serafini - perché poi c'è un universo rappresentato dalle seconde case di cui non abbiamo contezza, ma che prima o poi dovrà essere censito. Noi crediamo che si debba raddoppiare il numero delle presenze, toccando i 3 milioni, e quasi gli arrivi, toccando quota 650.000. Perciò se lei mi chiede un bilancio della stagione invernale 2022-2023 dico positivo. Quanto all'estate 2023, abbiamo un leggero calo (meno 7%) rispetto all'estate 2022». Orsi? lupi? clima? portafoglio? Serafini ha le idee chiare: «Niente orsi. Per il resto un insieme di cause: inflazione e prezzi su tutte. Poi occorre dire che l'estate 2022 era stata particolarmente positiva, dato che si usciva dalla pandemia».Bene per i numeri, ma ci sono analisi sul consenso? «Abbiamo commissionato le analisi ad un'agenzia specializzata. Per l'inverno grande soddisfazione rispetto al prodotto sci (piste e impianti), ma - non si nasconde Serafini - criticità nelle giornate picco in rapporto alla vivibilità dei paesi: in particolare Pinzolo e Campiglio. Ne siamo consapevoli. Servono infrastrutture: parcheggi a Campiglio. Le Società funivie, dal canto loro, si sono mosse con il prezzo dinamico e la digitalizzazione dei biglietti». Fa una pausa Serafini, poi chiede: «Mi lascia parlare dei dati?». Parli.«Stiamo puntando molto sui dati: per capire come fare comunicazione per chi abbiamo sul territorio e soprattutto per convincere altri a venire. Fondamentale la sinergia con Funivie (che emettono i pass), con il Parco (che gestisce la mobilità), con gli albergatori. Ora abbiamo la fortuna di fruire delle tecnologie che misurano le celle telefoniche presenti nel singolo giorno, distinguendo fra il turista mordi-e-fuggi, l'ospite a lungo termine ed il residente. Abbiamo concepito la card (in estate) per dare valore all'offerta. Siamo partiti due anni fa con 9.000 card; quest'anno siamo a 21.000; vorremmo arrivare a 30.000».Torniamo all'affollamento? Il presidente mette il dito nella piaga con decisione parlando di Campiglio. «Abbiamo la grande fortuna di avere ben quattro impianti in partenza dal centro del paese, eppure prendiamo gli ospiti ad ogni angolo con bus e pulmini. Siamo entrati in un sistema vertiginoso in cui ogni albergo ha il suo pulmino per portare gli ospiti; così anche la scuola di sci ed il servizio pubblico». D'accordo, ma come rimediare? «Facendo un salto culturale: con la collaborazione degli ospiti, che potrebbero sciropparsi 200 metri dall'hotel all'impianto». E magari degli operatori. Finché l'albergo mette a disposizione il pulmino, vuoi andare a piedi?«Diciamo che l'ospitalità è importante, ma va ordinata se vogliamo garantire la sostenibilità». Così siamo scivolati nelle criticità. «Che vanno superate gestendo razionalmente i flussi», sostiene Serafini. «Noi facciamo la nostra parte, cercando di spalmare gli ospiti su tutto il territorio. In proposito c'è il progetto 'Cinquanta valli' che ci darà soddisfazioni perché caratterizza ogni singola valle in base a ciò che può offrire: la solitudine e il terreno per bike, la ruralità e i rifugi. È un progetto importante che portiamo avanti con i Bim del Sarca e del Chiese e la Comunità di Valle». C'è impegno degli operatori nella qualificazione dei locali? «Sì - replica Serafini - ci sono stati investimenti importanti: quest'estate a Campiglio tre hotel chiusi per ristrutturazione. Ci sono imprenditori giovani che hanno fatto il salto generazionale». E le zone minori? «Fra Busa e Chiese - chiude Serafini - facciamo investimenti. Ci piacerebbe che gli amministratori ci venissero a trovare».

IN TRENO CON L’ESPRESSO CADORE Corriere del Veneto | 10 dicembre 2023 p. 15, edizione Treviso – Belluno Da Roma a Cortina in treno Vagone letto fino a 600 euro Da venerdì l’«Espresso Cadore». Convogli fino a febbraio. Bus a Calalzo Ugo Cennamo BELLUNO Prove generali per l’«Espresso Cadore», il treno che partirà venerdì prossimo dalla Stazione Termini a Roma per arrivare la mattina a Calalzo. Da qui, in coincidenza, un pullman estremamente confortevole accompagnerà i turisti fino a Cortina con fermate a richiesta nelle località incontrate lungo il tragitto. Una piccola annotazione merita il restauro della stazione ferroviaria di Calalzo, oggi diventata un vero gioiello con pavimentazione in pietra e arredi in legno degni di una scenografia del regista Wes Anderson. Un tuffo nel passato che riporta in auge un’epopea da rivalutare anche per riscoprire il fascino del viaggio su rotaia. L’espresso 96100 (e ritorno 96101) consentirà ai turisti di trascorrere un weekend o l’intera settimana bianca sulle Dolomiti ai romani, viaggiando comodamente sui convogli storici della compagnia ferroviaria Treni Turistici Italiani del Gruppo Fs. In particolare, il RomaCalalzo circolerà il 15, 18, 20, 22, 27, 29 dicembre, il 3, 5, 12, 19, 26 gennaio e il 2, 9, 16, 23 febbraio, con partenza da Roma alle 21:40 e arrivo a Calalzo alle 7:57. Viceversa, il Calalzo-Roma effettuerà servizio il 17, 19, 21, 23, 28, 30 dicembre, il 4, 7, 14, 21, 28 gennaio e il 4, 11, 18, 25 febbraio. La partenza da Calalzo sarà alle 21, fatta eccezione per i giorni del 19 e 21 dicembre e il 14, 21 e 28 gennaio, in cui il treno anticiperà la partenza alle 19 e 42. L’arrivo a Roma sarà alle 6 e 40 del mattino del giorno successivo. Sarà perciò possibile viaggiare di notte, risparmiando su una notte d’albergo e sui costi di spostamento in automobile, portando con sé tutto il necessario per sciare all’interno della carrozza bagagliaio allestita per l’occasione. A bordo presenti anche i servizi di cena in vagone ristorante (fino alle 22.30) e minibar (per tutta la durata del viaggio). Per ciò che concerne la sistemazione a bordo sarà possibile viaggiare o in cuccetta (da 6 o da 4) o in vagone letto (singolo o doppio) a uso esclusivo. A tutti i viaggiatori sarà fornito un kit da viaggio. Il costo della tariffa base è fissato a 160 euro per passeggero nella cuccetta a 6 posti, che aumenta progressivamente fino a 610 euro a tratta per l’uso esclusivo degli scompartimenti. A tale spesa vanno aggiunti alcuni servizi accessori, come il bus navetta (10 euro) che collegherà la stazione di Calalzo a Cortina. Prossimamente è attesa anche la Freccia delle Dolomiti che in giornata collegherà Milano Centrale a Calalzo. I biglietti per l’«Espresso Cadore» sono già in vendita: si tratta di un servizio molto richiesto che ripristina il collegamento cancellato undici anni fa.

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Corriere del Veneto | 17 dicembre 2023 p. 15 Debutto «Espresso Cadore» Puntualità e gran servizio Ieri mattina l’arrivo nella stazione di Calalzo del treno notturno in partenza da Roma tutti i weekend invernali per portare i turisti a sciare in Ampezzo Ugo Cennamo CALALZO di cadore Debutta il treno notturno «Espresso Cadore» che da Roma porta a Calalzo in dodici ore. Sarà attivo tutti i weekend fino al prossimo 25 febbraio, con alcune corse aggiuntive previste nel periodo natalizio. La partenza ogni venerdì dalla stazione di Roma Termini alle 21.40 con arrivo a Calalzo alle 7.57. Da qui con un servizio di autobus si raggiunge il centro di Cortina d’Ampezzo in 50 minuti. Il servizio bus di ritorno parte da Cortina alle 19.30, mentre il treno di ritorno parte la domenica dalla stazione di Calalzo alle 21 con arrivo a Roma Termini alle 6.40. Previste, all’andata e al ritorno, fermate intermedie a Orte, Orvieto, Treviso, Ponte nelle Alpi e Longarone – Zoldo. «Un importante ritorno per l’intero Cadore, un modo nuovo e allo stesso tempo tradizionale per fare turismo nelle nostre terre, in modo sostenibile» ha sottolineato Luca De Carlo, sindaco di Calalzo, senatore e presidente della nona commissione (Agricoltura) al Senato che ha tra le sue deleghe anche quella al Turismo. Il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin, ha accolto a Calalzo il primo treno. «Il risvolto turistico è importante — spiega — Dal treno ci attendiamo anche una sempre maggiore integrazione con gli altri sistemi di trasporto, più possibilità e più infrastrutture utili ci sono, meglio funziona lo sviluppo del territorio». Ieri l’«Espresso» ha fatto il suo trionfale ingresso nella stazione di Calalzo in perfetto orario: in testa il locomotore diesel di un bel verde e marrone, a seguire le carrozze per il trasporto bagagli, poi quelle «wagon lits», infine una per la cucina e un’altra per il ristorante. Sulla pensilina, ad attendere il convoglio, sindaci con la fascia tricolore ben in vista, addetti ai lavori della stazione più a nord del Veneto, ma anche bambini con tanto di bandierina tricolore e cultori del traffico su rotaia che non mancano mai a simili eventi. Scendono i passeggeri ed esibiscono visi rilassati e sorridenti. «Un’esperienza bellissima — racconta Vittorio partito da Roma — e da ripetere: mi sono trovato bene, ottima cucina, tanti giovani, tutto perfetto». Il parere è condiviso da quanti vanno a ritirare il loro bagaglio — sci compresi — dirigendosi poi verso i pullman che li portano fino a Cortina e o nelle mete intermedie, da Pieve di Cadore fino a San Vito. Raggiante lo staff, l’ad di Fs Luigi Ferraris e quello di Trenitalia Luigi Corradi e Luigi Cantamessa, vero e proprio «deus ex machina» dell’iniziativa, amministratore delegato di «Fs Treni Turistici italiani». Tutto è andato liscio grazie a un lavoro scrupoloso e attento, dedicando attenzione ai minimi particolari ed è stato raggiunto un livello di servizio molto alto, ben oltre anche le più rosee previsioni. La stazione di Calalzo è stata resa accogliente come forse mai lo è stata, rendendo l’arrivo dei passeggeri pari a quello fornito a bordo. Ora la scommessa sarà quella di riuscire a mantenere sempre lo stesso livello.

LA PIAGA DEL BOSTRICO Corriere dell’Alto Adige | Martedì 12 dicembre p. 4 «Il bostrico ha già colpito il 2,6% dei boschi» BOLZANO Non si arresta la proliferazione di bostrico nei boschi dell’Alto Adige, nonostante una lieve flessione rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In tutto sono 4.000 gli ettari di nuova superficie forestale attaccati da questo insetto, che si aggiungono ai 6000 ettari del 2021/22» ha riferito Günther Unterthiner, direttore della Ripartizione Servizio forestale, ieri nel corso di una conferenza stampa per illustrare i dati attuali relativi al parassita dell’abete rosso . Ad oggi, il bostrico ha colpito il 2,6% della popolazione boschiva della provincia. «Non è possibile stimare una tendenza, ma per capire se tale fenomeno potrà arrestarsi bisognerà attendere che la natura faccia il suo corso» ha spiegato Unterthiner. A livello politico, la rotta è stata tracciata: a ribadirlo è stato l’assessore provinciale alle Foreste Arnold Schuler. «In cinque anni sono stati stanziati 120 milioni di euro per interventi nei boschi, di cui 50 milioni solo per sostenere i proprietari degli stessi nella lotta al bostrico» ha rimarcato l’assessore. Solo per il 2023 sono stati messi a disposizione 20 milioni di euro, di cui 14,5 milioni sono già stati erogati a poco più di 3.000 richiedenti. Negli ultimi anni sono stati registrati circa 5 milioni di metri cubi di legno danneggiato a causa dell’infestazione da bostrico, di cui quasi un terzo - 1,5 milioni di metri cubi - è già stato lavorato. La preoccupazione per questo fenomeno rimane alta. Due terzi dei boschi altoatesini infestati da bostrico sono boschi di protezione, un terzo dei quali rappresentano superfici che proteggono le infrastrutture dai rischi naturali. «È su questo aspetto che stiamo concentrando la nostra attenzione. In termini economici, costa molto meno investire risorse nella salute della foresta che in misure di

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stabilizzazione per proteggere le superfici boschive» ha aggiunto Schuler. Le attività per arrestare il fenomeno del coleottero da corteccia e tutelare le foreste sono molteplici: «Installiamo trappole con feromoni e stimiamo l’andamento della popolazione, monitoriamo le aree infestate, sosteniamo i proprietari dei boschi nel trasporto del legno attraverso incentivi per il trasporto. Infine vengono effettuati rimboschimenti con alberi pionieri e svolgiamo attività di ricerca in collaborazione con Eurac, Unibz e Boku di Vienna». Intanto in questi mesi invernali, con il bostrico dormiente sotto la corteccia, i proprietari dei boschi ed il Servizio forestale possono rimuovere gli alberi infestati.

#PRUDENZAINMONTAGNA: IL PROGETTO DI COMUNCIAZIONE TRENTINO L’Adige | 18 dicembre 2023 p. 11 Parlano il presidente del soccorso alpino, Gajer e dei rifugisti, Silva Chi ama e conosce la montagna sa bene che un margine di rischio c'è sempre. Anche per il più esperto degli scalatori. Pur non volendo in alcun modo entrare nel merito della tragedia avvenuta sabato in Val di Fleres, il presidente del soccorso alpino dell'Alto Adige, Giorgio Gajer, interviene per rinnovare l'invito alla prudenza e rivolgere le consuete raccomandazioni a chi, in questi giorni, sale in vetta. Invito che viene ripreso anche dalla presidente dell'associazione rifugi del Trentino, Roberta Silva.«Ho consultato il meteo e valanghe? Sono abbastanza preparato per l'itinerario che ho scelto? Ho le scarpe giuste per camminare su neve e ghiaccio? Conosco le principali norme di sicurezza dell'andare in montagna? Queste sono le domande che chiunque deve porsi e che sono valide in ogni situazione», esordisce Gajer. «In questo periodo -prosegue - sono molto frequenti le segnalazioni di video o di immagini pubblicate sui social che possono indurre a compiere gravissimi errori su quelli che sono i principi fondamentali della sicurezza. In molti casi, su questi post, si possono ammirare panorami stupendi, ma si intravvedono anche attrezzature non adeguate o si leggono consigli dati da persone che non hanno alcuna competenza per darli». In montagna non si scherza: la scarsa preparazione, scarpe e abbigliamento inadeguati e un'eccessiva autostima possono costare carissimo. E anche sapersi fermare al momento giusto è fondamentale. «Se le condizioni meteo non lo permettono - prosegue il presidente del Cnsas, se l'allerta valanghe lo sconsiglia caldamente, allora bisogna essere capaci di rinunciare all'escursione, Abbiamo la possibilità di disporre di un sistema, all'ufficio idrografico della Provincia, che consente di avere in anticipo le informazioni necessarie e, dunque, scegliere il percorso più sicuro ed eventualmente decidere di posticipare l'uscita ad un momento più propizio. Ricordiamo anche che è importantissimo dotarsi di pala, di Artva e di Sonda. Ma soprattutto è fondamentale avere la saggezza e l'umiltà di ascoltare le indicazioni e i consigli di chi ne sa più di noi, come il personale dei rifugi da cui si parte, ad esempio. E mai, mai avventurarsi da soli».Attenzione e prudenza sono costanti fondamentali, valide in qualsiasi stagione dell'anno in vetta, con o senza sci ai piedi.«Rimane fondamentale seguire determinati passaggi per "prevenire" i rischi che però in montagna, ricordiamo, non possono essere mai ridotti a zero - sottolinea la presidente Silva -. Ci sono però degli "accorgimenti" che possono aiutarci a vivere le nostre escursioni con una maggior consapevolezza dell'ambiente che ci circonda».Importante prima di affrontare qualsiasi tipo di gita informarsi «presso chi, la montagna la vive: persone del posto come i rifugisti. O anche ai gestori del bar alla partenza del tragitto che si intende percorrere, per capire soprattutto le condizioni meteo e l'andamento dei giorni precedenti, in particolare riguardo il vento e le precipitazioni». Di inverno si aggiunge poi il fattore freddo, ghiaccio e neve che non è trascurabile. «Non c'è un periodo specifico dell'anno in cui andare in vetta sia più o meno sicuro», aggiunge Silva. Proprio per questo è nata una collaborazione con Trentino Marketing, con la campagna "Prudenza in montagna" con delle infografiche social per condividere «utili suggerimenti su come adottare un comportamento corretto e agire in modo responsabile e consapevole», viene riportato sul sito ufficiale.«Non deve mai mancare uno sguardo al bollettino meteo e valanghe, sempre aggiornato. Può esserci una maggiore consapevolezza per i più esperti, ma anche questo non è una garanzia», conclude la presidente.

DIGA DEL VANOI: GLI AGGIORNAMENTI Corriere delle Alpi | 21 dicembre 2023 p. 24 Mozione del Pd trentino contro la diga sul Vanoi lamon Una mozione del Pd del Trentino che impegna il Consiglio della Provincia autonoma a formalizzare alla Regione Veneto la ferma contrarietà al progetto di sbarramento del torrente Vanoi e ad assumere in ogni luogo, anche giudiziario, le iniziative necessarie a

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tutelare tale posizione e l'interesse e la salvaguardia del territorio trentino. Questo il documento depositato dal partito in vista del prossimo consiglio provinciale. Un documento articolato che si conclude con il secco no alla diga sul Vanoi, ma che ricostruisce anche l'iter per cui il progetto è tornato alla ribalta. Tutto si lega al documento del 17 novembre 2020 con cui la Regione Veneto ha approvato il Piano regionale di ripresa e resilienza inserendo il progetto "Difesa idraulica e tesaurizzazione idrica tramite il nuovo serbatoio del Vanoi nel bacino del fiume Brenta". È seguita la richiesta del Consorzio di bonifica Brenta di una richiesta di finanziamento al Ministero delle politiche agricole per la progettazione definitiva dell'opera. Il contributo concesso sfiora il milione e mezzo di euro. L'iter è poi proseguito con l'affidamento della progettazione al gruppo di professionisti composto da tre studi che ha presentato l'offerta per 912 mila euro. A maggio di quest'anno la Regione Veneto ha poi inserito la diga del Vanoi al primo posto tra le sei individuate con una richiesta di finanziamento di 150 milioni di euro. Il documento del Pd trentino è molto duro: "L'avvio della progettazione dello sbarramento da parte della Regione Veneto e il suo prosieguo rappresentano una sfida alle prerogative dell'autonomia che nei propri strumenti di governo del territorio, il Trentino ha da tempo recepito la non realizzabilità di questo intervento". —

LA MOSTRA ‘DOLOMITI PATRIMONIO MONDIALE. FENOMENI GEOLOGICI E PAESAGGI UMANI’ L’Adige | 5 dicembre 2023 p. 27 Le Dolomiti in mostra ad Andalo ANDALO Il Parco naturale Adamello Brenta in collaborazione con la Biblioteca dell'Altopiano della Paganella e il Comune di Andalo propone da giovedì 7 dicembre al 29 febbraio 2024 la mostra "Le Dolomiti patrimonio mondiale Unesco. Fenomeni geologici e paesaggi umani", un progetto della Fondazione Dolomiti Unesco promosso nell'ambito delle attività della Rete della formazione e della ricerca scientifica, coordinata dalla Provincia autonoma di Trento attraverso la Tsm - Scuola per il Governo del Territorio e del Paesaggio. L'inaugurazione è prevista per le ore 18 alla Sala Civica di Andalo (piazza Centrale 1).La mostra illustra i caratteri dei paesaggi delle Dolomiti, da quelli geologici, racchiusi nel sottosuolo o presenti nelle rocce, a quelli che contraddistinguono la presenza dell'uomo, e che hanno impresso al paesaggio la sua irripetibile fisionomia. L'idea di fondo della mostra è riassunta da quattro parole chiave: natura, cultura, geologia, paesaggio. Parole da intendere come chiavi di lettura attraverso cui comprendere aspetti naturalistici e pratiche sociali. Il percorso espositivo è articolato in diciotto pannelli (roll-up) e si sviluppa attorno a quattro ambiti tematici: le Dolomiti, Patrimonio Mondiale Unesco; natura e paesaggi umani del territorio dolomitico; le frequentazioni delle Dolomiti; i nove sistemi delle Dolomiti Unesco (nella foto il gruppo del Brenta).La mostra si rivolge innanzitutto alle scuole secondarie di primo e secondo grado ma è utilizzabile anche da amministrazioni e associazioni a supporto di iniziative volte alla promozione della conoscenza delle Dolomiti e dei valori che ne hanno permesso l'inserimento nella lista dei Beni del Patrimonio mondiale Unesco. Alla mostra si accompagna un catalogo utile per il lavoro preparatorio degli insegnanti e quale momento di approfondimento successivo al momento formativo diretto. Tra le prossime iniziative legate alla mostra di Andalo è previsto anche il coinvolgimento degli studenti dell'Istituto Comprensivo Mezzolombardo - Paganella con il progetto "Montagna - Pilot per una settimana". Con la supervisione degli operatori del Parco, gli studenti delle classi terze della scuola secondaria di primo grado "Cesare Battisti" di Andalo faranno da "guide" alla mostra per gli studenti delle altre classi della scuola.

NOTIZIE DAI RIFUGI Messaggero Veneto | 6 dicembre 2023 p. 33, edizione Pordenone Via al piano di recupero del vecchio rifugio Borgà Erto e Casso Un progetto di «recupero funzionale e testimoniale della storica casera Borgà»: presenta un titolo altisonante e ambiziosi obiettivi, lo studio avviato nell'ultimo periodo dal Comune di Erto e Casso per ridare vita al vecchio rifugio alpino ormai collassato.

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I ruderi si trovano lungo il sentiero che conduce all'omonimo monte della Val Vajont. L'intenzione del municipio e del Parco naturale delle Dolomiti friulane è quella di ripristinare la struttura, funzionale al rilancio del turismo, ma anche utile come campo base in caso di emergenze in quota. L'esecutivo guidato dal sindaco Fernando Carrara ha distribuito una serie di compiti preliminari ai lavori di ripristino veri e propri. Il progettista e direttore dei lavori è stato individuato nel geometra Gabriele Boz, mentre il collaudatore sarà l'ingegner Mariano Roveredo. Il geologo Tiziano Padovan si occuperà di effettuare perizie sul sottosuolo per individuare eventuali fenomeni di dissesto. Infine, i calcoli statici delegati all'ingegner Leo Cargnel. Il cantiere per la ricostruzione della casera dovrebbe partire la prossima primavera, una volta terminata la fase del disgelo. Il programma dell'amministrazione comunale non guarda soltanto all'aspetto dell'escursionismo, ma anche alla salvaguardia della storia e delle tradizioni locali. Si cerca dunque di non disperdere le tante esperienze di vita legate al monte Borgà e tramandate ancor oggi tra le famiglie della valle. Queste vecchie strutture, infatti, sono state testimoni di mestieri (e sacrifici) di cui si rischia di perdere memoria. — Gazzettino | 8 dicembre 2023 p. 10, edizione Belluno

Corriere delle Alpi | 10 dicembre 2023 p. 19 I rifugisti e la pastora transumante: c'è chi preferisce le terre alte Il focus Non solo dalla montagna alla pianura. C'è anche chi fa il viaggio inverso, lasciando la pianura per la tranquillità delle terre alte. È il caso di Andrea Borotto e Michela Belloni, di Noventa Vicentina. Lui, 33 anni, impiegato in uno studio commercialistico, lei, 31 anni, reduce da un'esperienza lavorativa in Coldiretti dopo aver conseguito la laurea in agraria, lo scorso anno hanno deciso di lasciare la pianura per la Val di Zoldo, dove gestiscono il rifugio Sora'l Sass: «Il cambio di vita», ci raccontava dopo qualche mese di gestione, «è stato inevitabilmente radicale. Mi sono ritrovato dalla scrivania alla cucina, ma il passaggio è stato più semplice del previsto se devo dirla tutta, la passione e l'entusiasmo hanno fatto la loro parte. Io e mia moglie Michela, insieme agli amici Alex e Maria Cristina, ci siamo divisi i compiti in base alle proprie peculiarità. Il bello di tutto questo è farlo con amici, senza di loro probabilmente non ci saremmo mai avventurati in questa esperienza». Anche Pamela Maggioni, 44 anni, ha lasciato la pianura per la montagna, dove svolge l'attività di pastora transumante. Una scelta di vita, quella di fuggire dalla città per trovare la pace interiore in mezzo alle pecore con cui ormai da tanti anni vive di fatto in simbiosi. Prima le Dolomiti friulane, poi il trasferimento in Cadore, avvenuto sette anni fa, a Vodo per la precisione. Infine il colpo di fulmine, questo molto recente: i laghetti di Fosses, poco conosciuti al turismo di massa della conca ampezzana, situati nell'area che corre tra Ra Stua ed il rifugio Biella. «Da qui non intendo più spostarmi», ci aveva raccontato Pamela, 44 anni, originaria di Aviano. «Più che una passione la mia è stata una scelta di vita. Ad un certo punto sono letteralmente fuggita da casa, in cerca della mia vera identità che ho trovato tra le montagne, in mezzo alle pecore. Fare la pastora transumante non è un lavoro, è uno stile di vita ben preciso. Se ho una casa? Certo, ad Aviano dove risiedono i miei genitori. Il mio futuro è qui, direbbe qualcuno. Non sento la fatica ma, soprattutto, non penso che un giorno potrei prendere in considerazione l'idea di ritirarmi altrove, lontana dalle mie amate pecore. Andrò avanti fino a quando ne avrò la possibilità». —

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Corriere delle Alpi | 12 dicembre 2023 p. 28 La sezione Cai cerca gestore per il rifugio Scarpa AGORDO Il rifugio Scarpa-Gurekian sta cercando un nuovo gestore, poiché quello attuale ha rescisso anticipatamente il contratto. Il consiglio direttivo del Cai di Agordo, proprietario della struttura, si è immediatamente attivato e sta lavorando per trovare un sostituto in vista della prossima stagione estiva. Il presidente Dell'Osbel e il direttivo sono grati al gestore uscente per il lavoro svolto e la collaborazione nella promozione turistica e alpinistica della zona dell'Agnér. La commissione escursionismo del Cai di Agordo conclude intanto il 2023 con successo, mantenendo il trend positivo degli anni precedenti. Le escursioni invernali sono state concluse con successo. Grande attenzione è stata dedicata alle esercitazioni in valanga. — Gazzettino | 13 dicembre 2023 p. 2, edizione Belluno, segue dalla prima

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L’Adige | 17 dicembre 2023 p. 33 Canazei Sfondata la finestra, la rabbia di proprietario e gestore: «Senza rispetto» CANAZEI Ieri mattina, quando Aurelio Soraruf e Carlo Budel, rispettivamente proprietario e gestore, hanno raggiunto Capanna Punta Penia, sono stati assaliti da rabbia e delusione. Il rifugio, che si trova a 3.340 metri, sulla vetta del gruppo della Marmolada, è stato vandalizzato: ignoti hanno tolto il vetro della finestra, probabilmente per mettersi al riparo, e poi hanno lasciato tutto aperto, facendo entrare nella struttura la neve, che ha ricoperto i materassi. Budel ha dato notizia di quanto era successo attraverso un video, postato sui social: «Questi sono esperti di montagna, se arrivano quassù, ma devono solo vergognarsi».«Per fortuna siamo saliti - evidenzia Soraruf - In primavera, con il caldo, avremmo trovato tutti i materassi inzuppati». In questo periodo la capanna è chiusa, ma il bivacco è aperto: dunque, se qualcuno si fosse trovato in difficoltà avrebbe potuto entrarvi. Budel ipotizza che non avessero la pala per spostare la neve, mentre sull'altro lato era stata spazzata via dal vento: «Ma la porta si apre verso l'interno e c'è un cartello che indica chiaramente che il bivacco è aperto, pronto in caso di difficoltà», precisa Soraruf. Sta di fatto che chi è salito, ha deciso di ripararsi all'interno della capanna: «Hanno provato a forzare anche la porta di ingresso, poi hanno rotto la finestra, togliendo i listelli intorno che trattenevano il vetro, messo a terra e trovato integro. Se ne sono andati, lasciando la finestra aperta e così è entrata la neve. Sarebbe bastato telefonare». Invece, i vandali, hanno pure staccato la telecamera che inquadra il bivacco, per essere certi di non essere visti. Più del danno materiale, a bruciare è il disprezzo che mostra quanto accaduto: «Una persona che conosce la montagna dovrebbe rispettare quello che c'è. Un dispetto? No, penso sia un gesto di maleducazione e mancanza di rispetto», conclude il proprietario. Corriere delle Alpi | 18 dicembre 2023 p. 17 I rifugi diventano stazioni meteo «Misuriamo come cambia il clima» Francesco Dal Mas / BELLUNO Sappiamo quanto buio fa, la notte, sulle nostre teste? E, di converso, quanto è pericoloso l'inquinamento luminoso? Soprattutto per gli animali che devono cacciare quando gli umani li lasciano liberi di scorrazzare. Bene, saranno i rifugi alpini a "misurare il buio", attraverso le centraline del Centro Nazionale Ricerche, Cnr. Come, gli stessi rifugi misurano tanti altri dati ambientali. Provate a leggere questi esiti. Rifugio Città di Carpi, ai 2210 metri di forcella Maraia, nel Gruppo dei Cadini di Misurina. Ieri alle 13.10: temperatura +8.3°, velocità del vento 1,6, pioggia zero, unità 32%, evapotraspirazione 0,5 mm, radiazione sociale 265 w/m2. Rifugio Galassi, a 2018 metri, ai piedi dell'Antelao, davanti al monte Scotter. Ieri alle 13.14: temperatura +5,6°, vento di brezza con velocità 11,3, pioggia zero, umidità 37%, evapotraspirazione 0,6 mm, irraggiamento solare 33 w/m2. Abbiamo letto puntualmente? Al 17 dicembre, dai 6 agli 8 gradi positivi a più di 2mila metri. «Nessuna sorpresa, purtroppo», risponde Francesco Abbruscato, del Cai di Mestre, che ha la proprietà del rifugio Galassi. «Da quando disponiamo della centralina del Cnr, a leggere i dati quotidianamente è una sorpresa dopo l'altra: non c'è giorno che le temperature rispettino quelle attese, dato il periodo. Tanto che abbiamo già deciso, la prossima estate, di realizzare dei seminari in rifugio per analizzare un anno di dati, ma soprattutto di immaginare le possibili azioni». Dunque, il Galassi e il Città di Carpi sono due dei rifugi sentinella del Cai. Provvisti di una stazione meteo del Cnr misurano i parametri atmosferici e di precipitazione. Dati che confluiscono nella rete nazionale di monitoraggio gestita dallo stesso Cnr, che confluisce a sua volta nella rete internazionale di monitoraggio ambientale. La centralina del "Città di Carpi" è già in funzione ma verrà inaugurata il 27 gennaio. Quella del Galassi è operativa dall'8 luglio. Il Cnr ha quattro osservatori climatici sulle montagne, uno anche sul Col Margherita, presso la stazione di arrivo della funivia. In tutta Italia il Caio ne prevederà 21, in modo da ampliare le misurazioni, dalle Alpi agli Appennini, fino all'Etna in Sicilia. Ma da dove nasce la necessità del monitoraggio? «Lo ripeto: dall'incalzare dei cambiamenti climatici, come noi del Cai abbiamo certificato nel recente congresso nazionale, sollecitando già una serie di misure», risponde Abbruscato. Spiega il Cnr: «Gli ambienti montani rappresentano un "hot spot" climatico dove l'aumento delle temperature si manifesta in misura quasi doppia rispetto alla scala globale. Gli effetti sono evidenti e costituiscono un serio problema per il futuro. Nasce quindi la necessità di monitorarne lo stato, studiarne l'evoluzione nel tempo e diffonderne le conoscenze acquisite». I dati acquisiti dalle stazioni meteo, rappresentativi dello stato del tempo per tutta la dorsale Alpina/Appenninica, isole comprese, vengono acquisiti ed elaborati automaticamente al fine di restituire all'utenza finale informazioni sotto forma numerica e grafica s ul clima presente e sulla sua evoluzione. È stato realizzato un sito che, collegato direttamente al portale web dei dati, costituisce il vero punto di riferimento dell'intero progetto. «Mi si consenta una testimonianza: tempo fa abbiamo appreso, monitorando i dati del Galassi, che la temperatura dava un +10° mentre a valle la colonnina di mercurio si avvicinava allo zero. Una strana inversione termica. E ci siamo chiesti che cosa sta accadendo al nostro clima. Ecco perché», spiega Renato Frigo, presidente regionale del Cai, «è importante questo monitoraggio. L'ulteriore aumento delle temperature previsto, se non si adotteranno apposite politiche di contenimento delle emissioni climalteranti,

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farà si – come ci dicono gli amici del Cnr – che i processi di instabilità naturale aumenteranno ancora di più rispetto ad oggi, in frequenza e magnitudo, a causa della fusione delle masse glaciali e della degradazione del permafrost». Interrompe la conversazione Abbruscato: «Se al 17 dicembre, appena sotto il ghiacciaio dell'Antelao, abbiamo 6 gradi positivi, ma quale permafrost vogliamo preservare?». Ai 3 mila metri della Marmolada, sempre ieri c'erano -2°. «Perché noi del Cai ci stiamo preoccupando? Perché», è ciò che teme Frigo, «aumenterà la frequenza e l'entità dei problemi di approvvigionamento idrico e le sole acque meteoriche potrebbero non bastare a soddisfare i fabbisogni essenziali, quali la ricarica delle falde acquifere, dei laghi naturali e artificiali e il deflusso minimo vitale dei fiumi». — Corriere delle Alpi | 18 dicembre 2023 p. 17 Vandali-alpinisti in Marmolada Finestra forzata per dormire Violata la Capanna Punta Penia ai 3343 metri della Marmolada. Alpinisti ignoti – non l'ultima banda di balordi di paese – hanno tentato di penetrare nel rifugio forzando la porta con la picozza. Non riuscendoci – anche se la fessura è di due centimetri – hanno divelto la protezione di una finestra e tolto il vetro. Sono entrati e hanno bivaccato. Per non essere riconosciuti hanno scollegate le telecamere (di Flavio Tolin piattaforma marmoladameteo.it) piazzate all'esterno della Capanna e che potevano riprenderli. «Il grave episodio lo abbiamo scoperto casualmente, salendo sabato 16 in elicottero per le riprese televisive di Linea Bianca, con Ossini», spiega Aurelio Soraruf, il proprietario. «La neve, trasportata dal vento è penetrata sui letti a castello, coprendo i materassi. Se ce ne fossimo accorti solo a primavera inoltrata, quando di solito ritorniamo lassù per riscontrare le conseguenze dell'inverno, avremmo trovato il disastro». Soraruf è tentato di denunciare l'accaduto oggi ai carabinieri. «Parlo di tentazione, perché ciò che mi fa più male e che a Punta Penia non sale chiunque, ma solo persone esperte di alpinismo, quindi si presume serie, con la testa sulle spalle. Alpinisti che si portano dietro la picozza, per intendersi. E se proprio costoro possono comportarsi in questo modo, vuol dire che siamo presi davvero male». Sorprende anche il fatto che d'inverno, se il rifugio è chiuso, è aperto il bivacco dove si può tranquillamente dormire. Carlo Budel, gestore della Capanna, e stretto collaboratore di Soraruf, che lo accompagnava, ha pubblicato un video sui social in cui esprime tutta la sua indignazione. «I materassi sono tutti pieni di neve», spiega Budel, «è un gesto fatto apposta, il vetro lo hanno tolto, non è rotto. E poi hanno lasciato tutto aperto. A queste persone che hanno fatto questo gesto cosa vuoi augurargli? Fate schifo, siete dei vermi». E ancora: «Questa è gente esperta che va in montagna, non sono quelli della domenica con gli infradito». L'"impresa" non è avvenuta di recente, per le bufere di neve che ci sono state e, soprattutto, perché le raffiche di vento rendevano praticamente impossibile portarsi così in quota. Di neve, per la verità, ce n'è un metro e mezzo sulla vetta, perché appunto è volata col vento. Soraruf e Budel ritengono, dunque, che i "neovandali", come li chiamano, non siano saliti di recente, ma probabilmente ancora un mese fa. «I danni sono relativi, in parte li abbiamo riparati, togliendo la neve ancora fresca dai materassi. Ma quel che ci rattrista di più», conclude Soraruf, «è immaginare che una persona che fa tanta fatica per salire fin lassù, sfidando anche il pericolo, si comporti poi in modo così cafone. Chiediamo alle organizzazioni alpinistiche di promuovere una riflessione». «La condanna è ovviamente la più severa», reagisce immediatamente Renato Frigo, presidente del Cai Veneto. «Per il popolo del Club alpino il rifugio è un luogo sacro, soprattutto se si trova in luoghi così impervi. Sono raccomandabili immediate indagini per scoprire le responsabilità». — Fdm

NOTIZIE DAI PARCHI Corriere delle Alpi | 19 dicembre 2023 p. 19 Regolamento del Parco modificato Ritorna la Pedavena-Croce d'Aune Roberto Curto / feltre L'anno scorso sulla Pedavena - Croce d'Aune era arrivata la doccia gelata con l'applicazione del regolamento del Parco che vietava le gare automobilistiche sul proprio territorio. Si era scatenato il pandemonio con un rimpallo di responsabilità sull'interpretazione del testo con la gara annullata l'anno passato e quest'anno disputata su due manche con arrivo poco prima dell'ingresso nell'area protetta. Ora la principale competizione motoristica della provincia incassa il via libera del Parco, con una modifica ad hoc dell'articolo 29 che continua a vietare eventi sportivi motoristici, "tranne la Pedavena - Croce d'Aune, in quanto manifestazione storica".

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Un testo che ha raccolto le istanze del territorio e che il presidente Ennio Vigne ha già spedito al Ministero per ottenere il successivo via libera per l'adozione del testo e l'entrata in vigore. Il comitato Amici della Pedavena - Croce d'Aune tira un sospiro di sollievo e può già pensare alla gara in programma a settembre 2024 ripristinando lo storico tracciato che da Pedavena arriva a Passo Croce d'Aune. L'occasione è stata utile anche per mettere mano ad altre parti del regolamento per fare chiarezza su altre attività che si svolgono all'interno dei confini del parco, come quella speleologica, quella del volo libero e della pratica sportiva nei torrenti. «Il Parco», tiene a precisare Vigne, «ha coinvolto tutte le parti interessate a migliorare dove possibile il testo del regolamento. Si tratta di 15 Comuni, 5 Unioni montane, la Provincia, le associazioni e i carabinieri forestali. All'ente sono arrivate una sessantina di osservazioni parte delle quali andavano in contrasto con leggi di enti superiori e che dunque sono state automaticamente cassate. Sulle altre sono state fatte delle valutazioni e si è cercata una sintesi che ora è al vaglio dei tecnici del Ministero: «Auspico tempi brevi per questa verifica», dice Vigne, «perché si tratta di aggiustamenti che non comportano un'analisi completa del regolamento». pedavena - croce d'aune Per il presidente Vigne «il risultato raggiunto dimostra che la strada intrapresa di modifica del regolamento era quella giusta. Sull'interpretazione estensiva della norma resto scettico e comunque sono ancora in attesa della risposta del Tar. Diciamo che a suo tempo il contenuto del regolamento è stato sottovalutato da tutti, dall'allora direttivo e dalla Comunità del Parco e adesso si pone rimedio recependo le istanze del territorio» attività speleologica Si modifica il regolamento aumentando tre a cinque, i giorni consentiti di pernottamento in grotta. «Questo su richiesta del Cai e delle altre associazioni dedite a questo tipo di attività», spiega il presidente del Parco. «In zona Erera Brendolsi è già arrivati a mille metri di profondità con scoperte importanti legate ai cambiamenti climatici. Sulla richiesta c'è stata massima condivisione e abbiamo dato il via libera». VOLO LIBERO Definite le zone di decollo per la pratica ludico sportiva del volo libero con alianti, deltaplani e parapendii, fermo restando la regola di dovere restare ad almeno 500 metri dalle pareti rocciosi nell'area individuata dalla cartografia del Piano per il Parco. Si tratta di Camogne Alte (Monte Magheron), Monte Pafagai, Monte Grave e Col Cavallin (Monte Serva). La zona decollo nei quattro siti sarà delimitata da apposita tabellazione a cura dell'Ente Parco. Canyoning Gli sport del torrentismo si stanno rapidamente diffondendo richiamando in modo numeroso anche persone straniere. Il Parco ha proposto una sperimentazione che utilizzi le forre della zona protetta che potrebbe fare da apripista anche per tutti gli altri parchi nazionali italiani. In pratica si procederà a uno studio di compatibilità ambientale delle forre individuate dall'Ente Parco che preveda prescrizioni, modalità di fruizione, eventuali interdizioni temporanee, modalità di controllo e sorveglianza. L’Adige | 22 dicembre 2023 p. 47, segue dalla prima Paneveggio, parco per ogni stagione fabrizio torchio A cosa serve un Parco? Ad assicurare conservazione degli ecosistemi naturali, ovvio. Ma anche a promuoverne la valorizzazione, a gestire il territorio in maniera sostenibile, ad alimentare e a divulgare la ricerca scientifica. A garantire che ambienti di particolare valore possano essere fruiti responsabilmente. Il Parco naturale Paneveggio Pale di San Martino fa tutto questo dal 1988, e il visitatore lo avverte soprattutto durante l'estate, partecipando ad esempio ad una delle tante attività organizzate o prendendo un bus navetta, e non la propria auto, per muoversi nell'area protetta.Ma il Parco lavora in ogni stagione, e basta un'occhiata al sito web dell'ente (www.parcopan.org) per scegliere a quale attività prendere parte fra Natale e il marzo prossimo: passeggiate sulla neve nella "foresta dei violini", escursioni al tramonto, quando le Pale di San Martino si infiammano come per magia; approfondimenti nei centri visitatori... E nelle altre stagioni? Per capire cosa fa il Parco nel corso dell'anno abbiamo posto qualche domanda al suo direttore, Cristiano Trotter.Tralasciando l'amministrazione, che cosa impegna maggiormente il Parco durante tutto l'anno?«Il Parco è impegnato su molteplici piani, da quello scientifico a quello culturale, dalla cura del territorio alla didattica ambientale, fino alle attività al pubblico e ai temi dello sviluppo sostenibile. Tutti questi aspetti dicono di un impegno a 360 gradi, ma ognuno di essi è fortemente connesso: si fa ricerca per individuare misure di conservazione, didattica per far aumentare la consapevolezza attorno al patrimonio naturalistico, sulla sua importanza e insieme fragilità, si fa manutenzione dei sentieri anche per tutelare gli habitat. Quello del Parco è un impegno dove le singole azioni richiedono una forte integrazione interna, ma anche un rapporto con gli attori e le realtà che stanno fuori, un rapporto che va continuamente costruito: questo richiede attenzione, dialogo, condivisione».Da Natale a marzo tornano le attività organizzate: quali sono di solito le proposte più partecipate?«Per le molte attività invernali che permettono di conoscere il territorio collaboriamo con l'APT e la "Strada dei formaggi". Per le iniziative che organizziamo direttamente come Parco, ci sono le passeggiate naturalistiche a Paneveggio, lungo il "Sentiero Marciò" all'interno della grande foresta di abete rosso. C'è una novità: quest'inverno il Centro visitatori di Paneveggio sarà aperto tutti i week end da gennaio a marzo, l'allestimento è nuovo, il tema è "Suona Foresta", perché racconta la foresta che lo circonda, famosa per il suo legno di risonanza, in tutti i suoi aspetti. Il visitatore potrà trovare tutto quello che servirà poi fuori per conoscere il bosco, per poter cogliere anche ciò che prima era più difficile ascoltare e vedere. Da Paneveggio alla Val Canali dove la

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lana delle pecore di razza Lamon, qui introdotte da un progetto del Parco, torna ad essere la protagonista dei nostri corsi invernali con i laboratori di maglieria».In primavera a cosa si lavora con maggiore intensità?«La primavera è importante per gli interventi sulla sentieristica, una rete molto ampia di 70 chilometri, si aggiungono poi circa 188 chilometri di sentieri in carico alla SAT rispetto ai quali comunque l'ente garantisce attività di manutenzione, oltre a 110 chilometri non in carico ad altri soggetti. Sono una risorsa anche per il comparto turistico, perché permette di vivere e conoscere settori molto significativi, sul piano naturalistico e paesaggistico dell'area protetta e di raggiungere i rifugi, i bivacchi e le malghe.I sentieri hanno anche una importante funzione ambientale: mantenendosi all'interno dei sentieri si abbatte infatti in modo molto significativo l'impatto dell'uomo sull'ambiente e sugli habitat. Un cenno all'iniziativa "Primavera in Val Canali" che intendiamo riprendere, anche con modalità nuove, per avvicinare i visitatori e le realtà locali, attraverso anche dimostrazioni e specifici laboratori».L'estate è la stagione principe e il Parco organizza una moltitudine di attività offrendo un sistema di mobilità sostenibile: negli ultimi anni la partecipazione a queste offerte che andamento ha avuto?«Le attività dell'estate sono molto partecipate, si va dalle passeggiate naturalistiche ai laboratori: un discorso a parte merita il tema della mobilità sostenibile sul quale il Parco ha una lunga e significativa esperienza. Il "Piano della mobilità" è operativo dal mese di giugno e si conclude con la fine di settembre. In questo ambito è stato apprezzato sicuramente il potenziamento delle navette nell'area di Paneveggio e della Val Canali nel periodo clou di agosto. Ma va detto che l'incremento del flusso delle automobili che abbiamo registrato impone una seria riflessione, per ridisegnare la mobilità nella prospettiva di un suo ulteriore potenziamento».Il Parco in autunno?«Autunno vuol dire sicuramente Educazione ambientale e didattica che per noi è un impegno fondamentale: abbiamo una lunga tradizione di proposte per le scuole locali ed extra locali, a partire dalle scuole dell'infanzia. Queste attività danno l'opportunità di conoscere le peculiarità dell'area protetta e di effettuare attività in natura: escursioni guidate, osservazione e rilievi sul campo, immersioni in natura.L'educazione ambientale ha un doppio obiettivo: la trasmissione di conoscenze e la formazione di una consapevolezza su comportamenti responsabili verso un prezioso e straordinario patrimonio naturalistico. Parlando di autunno debbo ricordare che è una stagione che si sta sempre più riscoprendo sul piano turistico: è il grande tema della destagionalizzazione, che ora si chiama "bella stagione": il Parco organizza l'esperienza dell'ascolto del bramito del cervo ed è pronto a collaborare per potenziare e promuovere questo periodo».

NOTIZIE DAL SOCCORSO ALPINO Alto Adige | 3 dicembre 2023 p. 20 Cnsas, capistazione in assemblea Bolzano Si è svolta venerdì sera, nella sala Latemar dell'hotel Sheraton, a Bolzano, l'assemblea dei capistazione del Soccorso Alpino dell'Alto Adige. Presente il presidente Giorgio Gajer, ad inizio lavori è stato proiettato il videomessaggio del presidente del Cnsas nazionale, Maurizio Dellantonio e letto il messaggio dell'avvocato Arnaldo Loner, per anni presidente dei probiviri del Soccorso Alpino. Dellantonio ha posto l'accento sul livello di efficienza del Soccorso Alpino Alto Adige, sicuramente tra i migliori in Italia, sottolineando l'importanza della componente multietnica e sulla diversità del territorio altoatesino, che a nord-ovest presenta ghiacciai e sud-est pareti dolomitiche a picco, che ha portato alla nascita di realtà di soccorso che operano con tecniche e obiettivi diversi. Dellantonio ha anche lanciato un appello ai capistazione affinché "arruolino" giovani volontari per rinforzare le fila di un'organizzazione in cui, anche a livello nazionale, l'età media dei componenti è da anni in costante aumento. «La vita del soccorritore è gratificante e qualificante» ha detto Dellantonio. Toccanti le parole di Loner: «È un saluto di stima e di affetto che nasce dal mio antico rapporto con il Soccorso alpino - ha scritto Loner - . La montagna, per chi la sale, è fonte di vita. C'è la bellezza della natura, che spesso raggiunge per chi va sulle montagne risultati straordinari nel fisico e nell'animo. È un mondo che ci ricompensa, che ci dona salute e gioia. Esistono, però, nell'alpinismo anche elementi di rischio, di pericolo. Il Soccorso Alpino è un'istituzione fondamentale per chi affronta le montagne. Il solo fatto di sapere che esiste, la sua presenza, dà un contributo di sicurezza, di serenità. La divisa colorata dei soccorritori, quando si muovono nei loro interventi, è uno sprazzo di luce, un messaggio di aiuto e di solidarietà. Buon lavoro amici del Soccorso Alpino». Gajer si è complimentato con i capistazione per il grande lavoro svolto durante la scorsa estate, particolarmente impegnativa per l'altissimo numero di interventi, ha tracciato un quadro dei costi di gestione della grande macchina del Soccorso Alpino altoatesino, sempre più alti, e ha augurato a tutti un buon lavoro per la stagione invernale appena iniziata. Stagione a cui tutti i 700 soccorritori arrivano preparatissimi, al termine del consueto e intenso addestramento.

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NOTIZIE DAI COLLEGI DELLE GUIDE ALPINE E ACCOMPAGNATORI DI MEDIA MONTAGNA Gazzettino | 3 dicembre 2023 p. 11, edizione Belluno Raduno Guide Alpina: “Con il clima cambia anche la professione”

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NOTIZIE DAI CLUB ALPINI Gazzettino | 5 dicembre 2023 p. 5, edizione Belluno

Gazzettino | 6 dicembre 2023 p. 9, edizione Belluno

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EDITORIALI E INTERVISTE Alto Adige | 1 dicembre 2023 p. 17 «Sci insostenibile» Bolzano «Lo sci deve diventare più sostenibile». In occasione dell'apertura della stagione sciistica, la Federazione Ambientalisti Alto Adige sottolinea la mancanza di sostenibilità nello sci: «Lo sci è un grande sport e le aree sciistiche sono importanti per la nostra provincia. Tuttavia, questo sport ha un'impronta ecologica molto negativa, che è chiaramente in contrasto con gli obiettivi climatici ormai riconosciuti». Affinché lo sci diventi sostenibile in futuro, si va oltre, «dobbiamo ripensarci ora. Questo dovrebbe essere un obiettivo soprattutto per i gestori degli impianti sciistici, visto che il loro modello di business si dissolve con l'aumento di ogni decimo di grado Celsius». La rete del Dolomiti Superski comprende già il triplo dei chilometri di piste (1500) rispetto alle piste ciclabili segnalate dell'Alto Adige. «La capacità degli impianti di risalita in Alto Adige è sufficiente per trasportare in un'ora più dell'intera popolazione. Le capacità sono quindi sufficienti per gli altoatesini e per l'attuale numero di ospiti. Un'ulteriore intensificazione del turismo non è certamente sostenibile e va quindi respinta». Corriere delle Alpi | 5 dicembre 2023 p. 20 La sfida in montagna: “Adattarsi ai tempi o rimanere indietro” «In un mondo in rapida evoluzione, le regioni montane affrontano una sfida cruciale: adattarsi o restare indietro». Così si è aperto il convegno "Competenze, energie e territori: attori, conoscenze e reti per le competenze nelle realtà locali", alla Camera di Commercio. Giulio Buciuni del Trinity College di Dublino ha sottolineato l'importanza di ecosistemi innovativi basati sulla condivisione di conoscenze e sulla cooperazione. «È emerso un nuovo modello economico, l'economia della conoscenza, che sta rimpiazzando quella industriale». Buciuni ha messo in luce la crescente divisione tra regioni del mondo: «Mentre il modello industriale ha contribuito a distribuire la ricchezza in modo più equo, l'economia della conoscenza ha accentuato la tendenza all'accentramento dei talenti e delle risorse nelle metropoli». Le città attraggono talenti e competenze, creando un disequilibrio. La polarizzazione economica tra le città e le aree circostanti è una sfida significativa che richiede politiche e strategie mirate. È importante riconoscere l'importanza di creare un equilibrio tra le città e le aree rurali al fine di garantire uno sviluppo economico sostenibile e inclusivo per l'intero territorio». Cruciale comprendere come le città medie possano giocare un ruolo importante. È possibile passare da una posizione periferica al centro. Mario Volpe di Ca'Foscari ha sottolineando l'importanza delle competenze e della formazione. «Dobbiamo formare queste competenze e mantenerle sul territorio, evidenziando la fuga di talenti verso centri più grandi». I lavori del convegno sono stati inaugurati da Ivana Del Pistol, in qualità di rappresentante della Camera di Commercio: «Possiamo cogliere spunti preziosi per stimolare istituzioni, cittadini, parti sociali e imprenditoria. La formazione riveste un ruolo cruciale per il futuro. Questo non solo per la carenza di manodopera specializzata, problematica comune non solo nelle aree montane ma in tutto il tessuto imprenditoriale, ma anche per comprendere e anticipare i cambiamenti, evitando di subirli e imparando a gestirli». In rappresentanza del GalPrealpi e Dolomiti, sono intervenuti il Presidente uscente e sindaco di Alpago, Alberto Peterle, e la presidente entrante e sindaco di Limana, Milena De Zanet. Hanno annunciato un'importante collaborazione con l'Università di Padova: un accordo che prevede una struttura rinnovata con fondi europei vicino al Cansiglio, destinata a ospitare corsi universitari incentrati su sostenibilità ambientale, salute e benessere. L'intervento di Cristiano Perale, presidente della Rete delle Fondazioni Its Academy del Veneto, ha descritto gli Istituti tecnologici superiori. Sono istituzioni di eccellenza post-diploma, specializzate in tecnologia, che formano tecnici superiori altamente qualificati. L'obiettivo è trasformare il Veneto in un centro di eccellenza per l'istruzione superiore. Federico Callegari ha illustrato due innovativi progetti Pcto. Il primo progetto ha coinvolto gli istituti agrari delle province di Treviso e Feltre, spingendo gli studen ti a una riflessione sulle competenze interdisciplinari. Il secondo, invece, ha riguardato un laboratorio di economia circolare, che ha coinvolto tre classi del terzo anno, focalizzandosi sul quadro europeo delle competenze per la sostenibilità. Andrea Ferrazzi, direttore di Confindustria, ha sottolineato la necessità di «una maggiore consapevolezza, in particolare nella pubblica amministrazione, sul fatto che queste iniziative non sono isolate, ma fanno parte di un piano più ampio per aumentare l'attrattività del territorio. È essenziale creare un clima di fiducia e di prospettiva futura per affrontare il cambiamento. L'obiettivo è trasformare Belluno da periferia a centro». Nel 2025, inoltre, aprirà a Belluno, a Palazzo Bembo, un corso di laurea in informatica in collaborazione con Verona.

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Un altro elemento chiave sono le infrastrutture tecnologiche, che rappresentano un laboratorio essenziale per le imprese e gli studenti per lavorare con la tecnologia. A breve. verrà inaugurato il Living Lab di Feltre, che sarà unico nel suo genere. Raffaella Bordin, dirigente dell'Uo di Veneto Lavoro, ha sottolineato l'impegno del Veneto nell'integrare e facilitare il dialogo tra il sistema formativo e le imprese, evidenziando l'importanza delle competenze per la competitività aziendale. «Questo impegno si concretizza in un approccio che abbraccia la formazione iniziale e professionale, la formazione superiore e quella permanente, mirando a supportare le aziende nella formazione continua dei loro dipendenti». Il responsabile dell'Ufficio scolastico territoriale di Belluno ha sottolineato l'importanza di un equilibrio tra formazione tecnico-pratica e umanistica, essenziale per abilitare gli studenti all'interpretazione delle informazioni e alla presa di decisioni informate: «La scuola deve garantire un'istruzione inclusiva e di alta qualità per tutti, affrontando le sfide dell'era digitale per prevenire impatti negativi sullo sviluppo cognitivo e sociale dei giovani» . — Corriere delle Alpi | 5 dicembre 2023 p. 29 «Il turismo estivo galoppa Cortina deve attrezzarsi» Cortina Da località turistica "premium" a località "superior": è questo l'obiettivo del Piano strategico di sviluppo e marketing turistico 2023-2027 studiato per Cortina e che è stato presentato ieri in Sala cultura agli operatori turistici dal consulente spagnolo Josep Ejarque (agenzia F Tourism and Marketing). Un documento cui si sta lavorando da mesi sentendo le varie categorie economiche, nonché i consiglieri comunali di maggioranza e minoranza, con l'obiettivo di trovare una visione comune su cosa vuole diventare Cortina nel futuro. Nello specifico, sono stati redatti oltre 160 punti da seguire da qui al dopo Olimpiadi (2027), data ritenuta idonea per raccogliere la legacy dell'evento internazionale. «Il mercato del turismo negli ultimi anni è cambiato. È cambiata la stagionalità: lo sci non cresce più, è un mercato maturo; l'estate ora rappresenta il 50% annuo e sta superando l'inverno, e Cortina deve adattarsi alle nuove tendenze. Inoltre oggi il turista non viene solo per vedere, ma chiede anche di fare un'esperienza sul territorio», ha spiegato Ejarque, «bisogna lavorare di più sulla primavera e sull'autunno, per diversificare l'offerta, fornendo nuove proposte». Per questo l'estate scorsa è nata Cortina Experience, passando da una promozione generica a proposte di prodotti turistici "esperienziali": mountain bike, sci d'alpinismo, fondo, ferrate, trail running, arrampicata, wellness, per fare alcuni esempi. Una rete cui hanno già aderito una quarantina di operatori; ma l'obiettivo è avere tutti. «Se vogliamo che Cortina diventi una località turistica "superior" bisogna che si vada tutti nella stessa direzione, altrimenti è difficile arrivarci», ha detto il sindaco Lorenzi, «le strategie elaborate in questo documento di Cortina Marketing sono le linee guida da mettere in campo per una strategia condivisa; il Comune dà questo servizio, il prodotto turistico poi lo fanno i privati». Sulla stessa linea l'assessore al Turismo Roberta Alverà, promotrice dell'incontro. «Fare quello che si è sempre fatto non garantisce il successo. Per questo abbiamo incaricato Ejarque di riorganizzare Cortina Marketing. Due sono i macro temi su cui vorremmo porre l'attenzione: la sostenibilità e l'inclusività. Se sul primo siamo ottimisti, nel senso che ognuno sta già facendo la sua parte, sull'accessibilità c'è da lavorare. Non c'è ancora un cambiamento di sensibilità che porti Cortina verso un turismo inclusivo, nonché verso le Paralimpiadi. In vista dell'evento olimpico dobbiamo lavorare insieme, senza protagonismi». Da un modello frammentato si dovrà dunque, secondo il consulente catalano, passare ad un modello integrato, per arrivare dopo il 2026 ad essere una destinazione "superior", per posizionarsi come "Boutique destination" nel mercato turistico internazionale. Ma come? «Migliorando i servizi, lavorando sul marchio di sostenibilità, e soprattutto sulla comunicazione all'esterno, attraverso una riorganizzazione del sito dolomiti. org e attraverso i canali social. Finora i clienti sono arrivati quasi in proprio; è tempo di rior ganizzare la nostra proposta turistica con un approccio di mercato, orientato alla ricerca». — Marina Menardi Corriere delle Alpi | 9 dicembre 2023 p. 30 «I turisti stranieri il futuro di Cortina Servono infrastrutture e un aeroporto» L'intervista Un impegno dell'ultima ora lo terrà lontano da Cortina nel giorno dell'attesissima inaugurazione di El Camineto; ma Flavio Briatore è entusiasta della nuova esperienza imprenditoriale che lo vedrà protagonista, per la prima volta, nella conca ampezzana. Il manager, da Londra dove si trova in questo momento, ha parlato ad ampio raggio delle motivazioni che lo hanno spinto ad investire su Cortina. «Ho frequentato Cortina per tanto tempo, la conosco bene. Poi c'è stato un periodo di lontananza, ma oggi l'aria è cambiata. Cortina ha aperto le proprie porte agli investitori stranieri, convinta che la strada giusta in ottica futura sia quella dell'internazionalizzazione della propria vocazione turistica. La scelta più giusta, che merita fiducia. Cortina è una perla, su questo non ci sono dubbi, ma finora

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è stata appannaggio esclusivo di una clientela italiana. La fetta di turismo straniero è concentrata in pochi punti percentuali. Un limite, perché la capacità di spesa regna altrove nel mondo, non certo in Italia. E questi sono dettagli a cui un imprenditore non può sottrarsi quando effettua una valutazione sugli investimenti da fare o da non fare. Oggi, se ho deciso di scegliere Cortina, è per una serie di congiunture favorevoli, non ultima l'assegnazione delle Olimpiadi invernali del 2026. La situazione è cambiata e cambierà sempre di più perché ci sono altri gruppi finanziari importanti che presto vi si affacceranno investendovi. Ci sono tanti alberghi al centro di importanti lavori di ristrutturazione. C'è grande fermento e questo non può e deve essere sottovalutato». Com'è nata l'idea di investire sul ristorante El Camineto? «Tra imprenditori ci si parla, ci si scambiano idee e considerazioni. Poi si stringe il cerchio e, se si ritiene che ci siano le condizioni giuste, si va dritti al punto. Ho visto che su Cortina ha investito di recente il gruppo Mandarin Oriental, non proprio l'ultimo arrivato. Sono messaggi importanti per un imprenditore. C'è stata l'occasione giusta e l'abbiamo colta al volo. El Camineto è un posto fantastico, un ristorante iconico per il territorio. Siamo tutti contentissimi di aver intrapreso questa nuova avventura. Cortina come Monte Carlo, Forte dei Marmi, Dubai ed altre località in cui ci siamo già consolidati nel tempo. Tutte località che garantiscono la presenza di un turismo internazionale, con capacità di spesa importante ma comunque in grado di offrire servizi per tutte le tasche. Ognuno fa quel che può, non c'è un'offerta che esclude l'altra o viceversa. Non può e deve essere così. La capacità di spesa è soggettiva, a Cortina come in qualsiasi altro posto del mondo». Nel frattempo oggi sarà tempo di inaugurazione per El Camineto... «Mi dispiace tanto non esserci, colpa di un board Fia andato per le lunghe. Ho seguito tutto nei minimi dettagli, al video ed in strettissimo contatto con chi sta lavorando già da giorni a Cortina. La squadra di El Camineto arriva dal Twiga di Forte dei Marmi, è giovane ed entusiasta di intraprendere questa nuova avventura. Siamo già pieni, anche oggi ( ieri, ndr ) che il tempo non è dei migliori, abbiamo fatto il pienone. Domani (oggi, ndr ) non ne parliamo neanche. Verrò presto a vedere come evolve la situazione sul posto, l'appuntamento con Cortina è solo rimandato di qualche giorno. Nel frattempo mi sento di inviare un messaggio alla gente che ci sta seguendo con curiosità ed interesse. Non fermiamoci agli spaghetti alla cipolla, qui c'è un progetto che vuole infondere un messaggio di fiducia ed ottimismo guardando al futuro. A Cortina, ma in Italia in generale, c'è troppa attenzione rivolta al passato, meno al futuro. Si sa tutto e si dice tutto del passato quando invece ci si dovrebbe concentrare sul futuro. Cortina è al passo di svolta, è bene che la comunità se ne renda conto. Vivere di ricordi non porta risultati. Ai detrattori, che non mancano mai, dico solo di aspettare, guardare e poi giudicare. Giudicare un'attività prim'ancora della sua apertura è sbagliato, ma soprattutto irrispettoso oltre che difficile da comprendere. Obiettivi? Un passo alla volta. Intanto apriamo e consolidiamoci. Ulteriori investimenti su Cortina? Ripeto, facciamo un passo alla volta». Un messaggio a Cortina e in generale alle istituzioni? «Gli imprenditori hanno sposato convintamente il progetto di internazionalizzazione della Conca, adesso ci si aspetta però qualcosa anche dalle istituzioni, a partire dallo Stato». Per fare un esempio... « Qui servono infrastrutture. Non è possibile investire su Cortina e poi fare ore di coda in auto per arrivarci. Serve istituire nuovi collegamenti su rotaia da Milano e dalla pianura più in generale; e so che qualcosa si sta muovendo in questi termini. Ma serve, soprattutto, un aeroporto. Bisogna accorciare drasticamente i tempi necessari per arrivare a Cortina. L'aeroporto va bene anche se verrà fatto nelle vicinanze. A Dobbiaco, ad esempio, per dire il primo posto che mi viene in mente. L'importante è poter contare su una base che avvicini la Conca al resto del mondo. Come in Svizzera. A Courchevel non si arriva con l'elicottero direttamente in pista ma la possibilità di avere un aeroporto nelle immediate vicinanze ha permesso alla località di diventare un'icona mondiale tra le località turistiche. Perché Courchevel sì e Cortina no?» — Gianluca De Rosa Corriere delle Alpi | 11 dicembre 2023 p. 14 Montagna, un ecosistema che presidia tante risorse La montagna non è periferia, ma centro. E deve essere considerata tale dall'agenda politica nazionale. Se fosse solo una questione di estensione territoriale, basterebbe citare un dato: il 52% dei Comuni italiani si trova in aree totalmente o parzialmente montane. Se fosse solo una questione di peso demografico, basterebbe dire che le comunità di montagna occupano il 60% del territorio nazionale e costituiscono la residenza di appena un sesto della popolazione italiana. Se fosse solo una questione economica, basterebbe dire che la montagna produce circa 235 miliardi di euro di valore aggiunto, pari al 16,3% della ricchezza totale generata in Italia (dato pre-Covid). Ma la montagna è un tema che permea diversi aspetti, da quello economico a quello sociale, passando per il tema ambientale. La montagna è un ecosistema di persone (poche) che presidiano una serie di risorse - aria, acqua, foreste solo per citare le principali fondamentali per il resto del Paese. Dovrebbe bastare questo per rimettere al centro le aree montane. E per dare loro strumenti concreti in grado di aiutarle a continuare il loro lavoro costante di tutela e presidio dei valori ambientali ed ecosistemici.

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Perché lo spopolamento della montagna – tutta tranne quella che può contare su un'autonomia speciale forte – è sotto gli occhi di tutti, come è risaputo e dimostrato che vivere in montagna comporta costi e sforzi maggiori rispetto alla pianura e alle aree metropolitane. Ecco perché nella Giornata internazionale della montagna va ribadita l'importanza di promuovere e tutelare le aree montane, cercando uno sviluppo sostenibile delle comunità che abitano queste aree del Paese. E va sostenuta con forza l'azione della legge sulla montagna che è stata approvata in via preliminare dal Consiglio dei Ministri lo scorso mese di ottobre. Servono misure organiche a sostegno della montagna, interventi normativi finalizzati a ridurre le condizioni di svantaggio dei territori montani. Non servono sussidi, ma condizioni di sviluppo omogeneo, nella logica di tenere le persone a vivere nelle cosiddette "terre alte". Le aree montane hanno bisogno di questo e lo chiedono da tempo. Senza proteste, senza strepiti, senza polemiche, ma continuando a lavorare per superare le difficoltà del vivere in pendenza. Perché come scrisse Goethe, "i monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi". *Presidente Provincia di Belluno

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