R A S S E G N A S T A M P A
MAGGIO
2025
R A S S E G N A S T A M P A
2025
Corriere delle Alpi | 14 maggio 2025
p. 4
In gita sui monti con responsabilità Online i consigli per uscite sicure
Alessia Forzin / belluno
Informare per proteggere. In montagna il rischio zero non esiste, ma la prevenzione può aiutare a ridurre il numero di incidenti e a vivere quindi l'escursione in modo autentico e responsabile. Nasce su queste basi il progetto "Montagna consapevole", promosso dalla Fondazione Dmo Dolomiti insieme a Provincia di Belluno, associazione Gestori rifugi alpini del Veneto, Ulss 1 Dolomiti, Cai Veneto, Fondazione Dolomiti Unesco, Guide Alpine del Veneto e Soccorso alpino Dolomiti Bellunesi, all'interno della Rete per la promozione del turismo sostenibile. Tutti questi soggetti hanno unito decenni di esperienza e conoscenze per creare un decalogo di comportamenti utili per i turisti, e per tutti i frequentatori della montagna, che si possono consultare nel portale ufficiale di promozione turistica del
territorio visitdolomitibellunesi.com. Su ogni pagina da ieri è presente in riquadro dedicato, che rimanda alla sezione informativa del progetto. INFORMAZIONI UTILI In apertura si trovano gli undici consigli base, che vanno bene per qualsiasi attività in ambiente montano, in estate e in inverno: prepara la tua escursione a tavolino, consulta il servizio meteo e il bollettino valanghe, mai da solo e informa sempre dove vai, parti presto il mattino, abbigliamento a strati e scarpe adatte, zaino organizzato e completo, ogni attività ha una sua specifica attrezzatura, proteggiti dal sole (crema, cappello e occhiali), sempre con te artva, pala e sonda (per escursioni su neve), per le emergenze chiama il 118, sappi rinunciare all'escursione se non ci sono le condizioni adatte. Poi si può accedere alle sezioni "estate" e "inverno". Anche qui c'è un decalogo di consigli, aree dedicate alla pianificazione dell'uscita, consigli di salute, su cosa fare in caso di incidente e come affrontare escursioni in ambienti particolari (grotta, ferrate, canyoning, ciaspole, scialpinismo, freeride e arrampicata su ghiaccio), fino all'importanza di rivolgersi ai professionisti per preparare al meglio l'escursione. Tutte le informazioni sono declinate sotto forma di faq (domanda - risposta) in tre lingue: italiano, inglese e tedesco. I COMMENTI «Venite a visitare le Dolomiti Bellunesi», premette il presidente della Provincia, Roberto Padrin. «Stiamo costruendo un sistema di accoglienza affinché il turista trovi nel nostro territorio le condizioni migliori per il suo soggiorno. Ma al contempo è fondamentale responsabilizzare chi viene in montagna, promuovendo un approccio prudente e rispettoso. Un obiettivo che si può raggiungere solo attraverso un lavoro di squadra, come quello che è stato fatto per questo progetto. La Provincia, che coordina la Rete per la promozione del turismo sostenibile, lo ha fortemente voluto». Fra i protagonisti del progetto, ci sono tutte quelle realtà che operano in montagna. A partire dal Soccorso alpino, il cui ruolo non è - come ha spiegato il vicedelegato Dimitri de Gol - solo quello di soccorrere chi si fa male, «ma anche fare formazione per ridurre il numero degli incidenti. E qualcosa di buono è stato fatto in questi anni, se si pensa che sì, il numero degli interventi è cresciuto, ma è anche aumentata moltissimo la frequentazione della montagna». CONSAPEVOLEZZA E RESPONSABILITà Sempre più escursionisti sulle Dolomiti, e anche il Cai lavora da tempo per una frequentazione consapevole. Come le guide alpine: «È fondamentale conoscere i propri limiti quando si va in montagna, uno spazio straordinario di libertà, bellezza e scoperta ma non privo di rischi», ha evidenziato il presidente veneto Roberto Bressan. «Ogni escursione comporta delle incognite, è importante saper leggere i bollettini meteo, le mappe, avere abbigliamento e attrezzature adeguate». Servono responsabilità, consapevolezza, «e affidarsi ai professionisti della montagna per chiedere informazioni o per farsi accompagnare in completa sicurezza. La montagna ci accoglie, ma chiede rispetto». Lo sanno bene i rifugisti, sentinelle di alta quota: «Le nostre strutture non danno più solo ristoro e accoglienza, devono anche fare informazione e formazione», ha precisato Mario Fiorentini, vicepresidente dell'associazione Rifugi del Veneto. Perché andare in montagna fa bene alla salute, ha rimarcato il direttore del Dipartimento di prevenzione dell'Ulss Dolomiti, in quanto è uno degli elementi principali nella lotta alla sedentarietà. «Ma la montagna affrontata senza consapevolezza e preparazione è potenzialmente rischiosa. È quindi richiesto un impegno personale dei suoi frequentatori, e delle istituzioni per far sì che "Montagna e salute" si configuri come un binomio di piena evidenza».
Corriere del Veneto | 14 maggio 2025
p. 5, edizione Treviso - Belluno
Meteo, scarpe e zaino: le regole per la sicurezza in montagna
Ugo Cennamo BELLUNO
Dieci regole consultabili online per affrontare la montagna, anche per quella che può essere apparentemente un’innocua escursione estiva, così da evitare guai. Il che non è una rarità ma un copione frequente, soprattutto nei weekend e in alta stagione. Partendo da una considerazione: il rischio zero in montagna non esiste, quindi è bene evitare imprudenze e ripassare queste indicazioni frutto di esperienze consolidate. A fronte di una crescente passione, Cai, Soccorso Alpino, Guide Alpine, Fondazione Dolomiti Unesco, Fondazione Dmo Dolomiti Bellunesi, associazione Rifugisti, Usl Dolomiti e Provincia di Belluno hanno dato vita al progetto «Montagna consapevole», decalogo disponibile online sul portale ufficiale di promozione turistica visitdolomitibellunesi.com. Il sito, che dal 2024 vanta un incremento del 370% di visualizzazioni e 300mila utenti unici, prevede due sezioni, una per la stagione calda e un’altra per quella invernale. Regole da ripassare ogni volta si indossino scarpe da trekking, come: consultare il servizio meteo e mai sfidare previsioni avverse, avendo anche il «coraggio» di rinunciare. E poi: non partire in solitaria, informando sempre della meta programmata anche persone terze, non improvvisare un itinerario; partire la mattina presto e scegliere l’abbigliamento idoneo, a iniziare dalle scarpe, considerando che lungo il percorso si possono incontrare ostacoli imprevisti. Attenti allo zaino: deve contenere ciò che consenta agevoli trasformazioni per affrontare cali di temperatura e superfici diverse. Mai dimenticare occhiali e creme solari e tenere sempre presente che, in caso di difficoltà, bisogna chiamare il Suem 118 per attivare i soccorsi. Un altro aspetto sottolineato da Roberto Bressan, presidente delle Guide Alpine del Veneto, è questo: «Prima di partire dobbiamo sempre chiederci se siamo consapevoli dei nostri limiti: la montagna è accogliente, ma pretende preparazione e responsabilità».
Gazzettino | 14 maggio 2025
p. 29, edizione Belluno
In montagna sicuri: i consigli online
CLAUDIO FONTANIVE
IL PROGETTO BELLUNO I consigli per vivere la montagna correttamente, perchè il rischio zero non esiste, e il web ne è il veicolo di diffusione. Il portale ufficiale di promozione turistica bellunese visitdolomitibellunesi.com nel 2024 ha ottenuto circa 1 milione di visite, in crescita del 350% rispetto all'anno precedente, ottenendo 300mila utenti unici, in aumento del 170% rispetto al 2023. Proprio tale sito contiene ora lo strumento nel quale si può trovare il decalogo di "buone pratiche" nella nuova sezione Montagna Consapevole. LA COLLABORAZIONE La fondazione Dmo Dolomiti Bellunesi in sinergia con Provincia di Belluno, Agrav, Ulss 1 Dolomiti, Cai Veneto, fondazione Dolomiti Unesco, Guide Alpine del Veneto e Soccorso Alpino Speleologico Veneto delegazione Dolomiti Bellunesi, ha pazientemente raccolto tutte le informazioni utili ai frequentatori della montagna, le ha rielaborate in maniera semplice e chiara, e ora sono pubblicate sul sito web. Cliccando nell'apposito riquadro dedicato presente su ogni pagina, si entra nella sezione contenente le buone pratiche valide tutto l'anno, con all'interno le aree tematiche (estate e inverno) che approfondiscono i principali aspetti della frequentazione consapevole. I CONSIGLI Si va dalla lettura dei bollettini meteo e valanghe alla scelta dell'attrezzatura corretta, dalla conoscenza dei propri limiti all'importanza di rivolgersi a professionisti certificati. Il dialogo con l'utente risulta molto diretto, con faq per ogni argomento tanto che nelle sezioni si trovano domande e risposte sui singoli argomenti. Poi ci sono le "regole d'oro" in cui si possono trovare i consigli dell'Ulss1 Dolomiti su salute e benessere in montagna, ma anche cosa fare in caso di incidente, su come approcciarsi a rifugi e bivacchi. Per quanto riguarda l'estate, particolarmente ricercata a livello informativo in questo periodo, si trovano i suggerimenti su come avvicinarsi a escursioni in grotta, via ferrata e canyoning. Per l'inverno invece i consigli diventano 11, mirati alle varie attività della montagna. Tutti i contenuti sono disponibili in tre lingue per raggiungere un pubblico sempre più internazionale e si sta provvedendo all'indicizzazione secondo parole chiave per renderli fruibili al maggior numeri di utenti. Anche perchè il digitale è un "oceano" dove bisogna sapersi muovere bene per essere visibili, dato che la concorrenza è spietata. Al mondo risultano attivi 1,2 miliardi di siti internet. L'iniziativa "montagna consapevole" nasce all'interno della Rete per la promozione del turismo sostenibile della Fondazione Dolomiti Unesco coordinata dalla Provincia di Belluno con l'obiettivo di promuovere una cultura della responsabilità e della preparazione per tutti coloro che frequentano la montagna. Il messaggio è chiaro, ma bisogna quindi divulgarlo in maniera corretta. IL COMMENTO «La Fondazione Dmo Dolomiti Bellunesi racconta e promuove la montagna come un luogo di straordinaria bellezza e libertà - spiega la direttrice Valentina Colleselli - ma è necessario conoscerla per viverla davvero. Montagna Consapevole invita dunque tutti coloro che scelgono le Dolomiti Bellunesi a fare una riflessione. Che sia estate o inverno, la preparazione, la prudenza e l'ascolto dell'ambiente sono fondamentali per muoversi. Abbiamo voluto dedicare una parte essenziale del nostro sito a questo messaggio, perché la vacanza in montagna non si limiti a un'esperienza estetica, ma diventi anche consapevole. Solo così si torna a casa con ciò
che davvero conta: bei ricordi, emozioni autentiche e nessun rimpianto. La montagna ci accoglie, ma chiede rispetto. Noi siamo qui per ricordarlo». Claudio Fontanive © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Gazzettino | 14 maggio 2025
p. 29, edizione Belluno
Tra guglie, boschi e prati, ma preparazione “a valle”
L'APPELLO CORTINA
Il progetto "Montagna Consapevole" non solo come contenuto digitale, ma come invito concreto alla riflessione, alla prudenza e all'educazione turistica. Frutto di un lungo lavoro di preparazione a più mani, rappresenta un tassello fondamentale per un turismo sostenibile, attento e rispettoso, che mette al centro la persona, l'ambiente e la comunità locale. Le considerazioni degli attori principali di questo progetto, a partire dal vice presidente della fondazione Dolomiti Unesco Roberto Padrin: «Il primo messaggio che vogliamo dare è di venire a visitare le montagne bellunesi. Abbiamo creato un sistema di accoglienza che permette di visitarle in condizioni ideali e ora anche con qualcosa in più, grazie a questo nuovo decalogo che stabilisce come approcciarsi alla montagna nel miglior modo possibile». Il Soccorso Alpino Dolomiti Bellunesi, con il delegato Michele Titton, mette in luce il valore della prevenzione: «Da 70 anni portare in salvo il prossimo fa parte del nostro essere. Siamo felici di partecipare a questo progetto mirato alla promozione dell'accoglienza turistica, con una visione di prevenzione e sicurezza. Da una parte assicurando interventi sempre più preparati e veloci, dall'altra contribuendo alla diffusione di comportamenti di prudenza e buon senso». LE GUIDE ALPINE Riflessione e preparazione prima di ogni escursione, auspicati dal presidente delle Guide Alpine del Veneto Roberto Bressan: «Conosco davvero il percorso? Sono preparato? Ho con me l'attrezzatura giusta? Sono consapevole dei miei limiti e di quelli di chi è con me? Esistono dei professionisti della montagna, guide alpine e accompagnatori di media montagna, a cui sarebbe utile far riferimento per chiedere informazioni sullo stato del percorso da affrontare o per farsi accompagnare in completa sicurezza». L'ULSS Sul legame tra salute e consapevolezza si sofferma il direttore del Dipartimento di prevenzione dell'Ulss 1 Dolomiti Sandro Cinquetti: «Chi vive, anche per un breve periodo di vacanza, in montagna, conosce e sperimenta i benefici di salute che derivano dallo stare a contatto con un contesto ambientale e sociale straordinario. La montagna però, se affrontata senza consapevolezza e senza preparazione, è potenzialmente "rischiosa", specie per alcune attività "estreme". È richiesto quindi un impegno personale di quanti giungono nel nostro territorio, ed un impegno educativo delle istituzioni per far sì che "Montagna e Salute" si configuri come un binomio di piena evidenza». IL CAI Sulla promozione di un approccio prudente alla montagna interviene il Cai Veneto con il suo presidente Francesco Abbruscato: «Attraverso le sezioni e gli istruttori presenti nelle Scuole di Alpinismo, scialpinismo e arrampicata, il Cai da sempre diffonde una cultura della frequentazione della montagna che fonda i suoi principi nel rispetto dell'ambiente e nella conoscenza dei propri limiti. ll valore aggiunto di questa iniziativa, consiste nel trovare un linguaggio comune tra tutti coloro che si occupano di questi temi». I RIFUGISTI Infine il presidente dell'Associazione Rifugi del Veneto Mario Fiorentini richiama alla formazione e informazione: «I gestori dei rifugi alpini, primo presidio del territorio di montagna, privilegiati attori e osservatori del territorio, svolgono da sempre un prezioso lavoro di accoglienza e ristoro ma anche, e non per ultimo, di sostegno, formazione e informazione rivolto a tutti coloro che frequentano sentieri, ferrate e trekking. Processo di informazione e formazione che però deve necessariamente partire a "valle" dell'esperienza in montagna per renderla unica, autentica e responsabile».(CF) © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Corriere delle Alpi | 14 maggio 2025
p. 2
«La nostra montagna non è per chiunque Bisogna arrivare a piedi»
l'intervista Francesco Dal Mas / BELLUNO
«L'overtourism è il problema che ci preoccupa di più. Per farvi fronte, in questo momento possono andar bene le prenotazioni per salire verso i siti più iconici in montagna, ma dobbiamo presto arrivare al numero chiuso, programmato. O, meglio ancora, ad una cultura del limite: avere la coscienza che non si può andare ovunque, magari in auto o in funivia. Dove si arriva a piedi, bene, altrimenti stop». Francesco Abbruscato non ammette scorciatoie. È il nuovo presidente del Cai Veneto, 70 mila soci, che l'altro giorno a Padova ha tenuto il primo cda. Dopo Braies, le prenotazioni arriveranno per l'accesso alle Tre Cime di Lavaredo. Condivide la misura assunta dal Comune di Auronzo? «È una misura iniziale, è anche quella più immediata. Ma per arginare l'overtourism bisogna promuovere una cultura nuova: far camminare di più la gente, che è anche salutare. Dobbiamo fare in modo che raggiungere determinati posti sia una cosa più impegnativa, perché non possiamo portare tutto alla portata di mano. Quindi alla portata di cabinovie o navette. Se noi portiamo tutto a disposizione di tutti, facciamo un'operazione da usa-e-getta. Questi luoghi bellissimi non si apprezzano più. Pensi che al rifugio Galassi, sull'Antelao, ho chiesto a degli escursionisti: sapete dove siete arrivati? No – è stata la risposta – ci dica lei quali montagne abbiamo davanti». E allora perché hanno faticato così tanto per salire? «Per farsi un selfie, come al lago Sorapis. Quando arrivano sopra, non percepiscono niente di quella che è la bellezza del posto. Eppure la montagna, soprattutto dopo il Covid, è un'ancora di salvataggio per tanti. Dove vorrebbero trovare una natura incontaminata, la purezza d'aria. Però se vi trasportiamo la
comodità della città, non è più montagna». Quindi le alte quote destinate esclusivamente a chi cammina? «Si, basta strade, basta sentieri, stoppiamo anche le ferrate. Rinunciamo a nuovi impianti di risalita. E accompagniamo la gente a camminare. L'uomo deve riappropriarsi della frequentazione della montagna. Adesso arrivano anche i suv dei cacciatori. Basta, per favore. Torniamo a frequentare la montagna con lentezza, col proprio passo, con i propri limiti». Magari pagando un pedaggio? Il che significa numero chiuso, o quanto meno numero programmato. «Assolutamente no il pedaggio, perché neppure il pedaggio, come Venezia insegna, limita la frequentazione. Invece non ovviamente il pagamento di pedaggi e roba del genere, no? Se introduci la cultura della monetizzazione, arrivi addirittura a concedere la possibilità che qualcuno si senta autorizzato a rovinare, a distruggere, solo perché ha pagato. Però monetizzare questa cosa non ha nessun significato, anzi, ti porta a credere che puoi rovinare perché paghi. Il numero programmato? Dev'essere la conseguenza di tutta una serie di scelte. E tra queste scelte finalmente, dobbiamo incentivare la frequentazione di luoghi meno affollati. Anche se ci rendiamo conto del rischio». Quale rischio? «Riusciremo a mantenere comunque la naturalità di questi luoghi? Sarebbe quasi da non farli conoscere questi siti, tanto sono belli e quasi incontaminati. Intanto, però, incrementiamo la metodologia della prenotazione. Perfino delle palestre di roccia». Si spieghi. «Con le scuole di alpinismo abbiamo cominciato a divulgare il fatto che se su una palestra c'è già una scuola o due si avvisa, magari attraverso una chat, affinché non arrivi anche la terza o la quarta, fino all'intasamento della falesia. La prenotazione anche di questi impianti riporterebbe un po' di ordine». Fermo il no a nuovi collegamenti sciistici e funiviari per l'estate? «Bastano e avanzano quelli esistenti. Che sono semmai da riqualificare. Nevica ormai fuori stagione. Non possiamo pensare che gli impianti siano l'unica soluzione che possa risolvere tutti i problemi della montagna e con questa scusa continuare a finanziare funivie, cabinovie. La cultura del limite fa parte del nostro decalogo del Cai. I soci che vi aderiscono le devono sapere. Lo ripeto ancora una volta: con questo aumento esponenziale di arrivi stanno salendo in montagna persone che non hanno nessuna conoscenza dell'alpinità. Non sanno dove sono, tanto meno conoscono i pericoli rappresentati dall'accesso. Le motivazioni dell'aumento di soccorsi lo stanno a dimostrare». Vero che volete costituire il Club Alpino Dolomitico? «Sì. Vorremmo mettere assieme Alto Adige, Trentino, Veneto e Friuli Venezia Giulia, per dialogare, affrontare i problemi, promuovere comuni iniziative. Insomma per avere una voce unica su tanti temi, a cominciare appunto dall'overtourism. Cercheremo il più possibile di lavorare con Dolomiti Unesco».
TGR Veneto | 15 maggio 2025 https://www.rainews.it/tgr/veneto/video/2025/05/visitare-dolomiti-bellunesi-in-sicurezza-grazie-a-decalogo-online-montagnaconsapevole-890fd6ae-8080-4a06-a990-6d73dc1d63cb.html?nxtep
Visitare le Dolomiti Bellunesi in sicurezza grazie a un decalogo consultabile online "Montagna Consapevole" è un portale creato per vivere in sicurezza le escursioni sia d'inverno che d'estate
In montagna il rischio zero non esiste, ma gli incidenti possono essere ridotti al minimo, a patto di affrontare le uscite in modo responsabile. Ad aiutare gli escursionisti c'è un decalogo online delle buone pratiche nella sezione "Montagna Consapevole" del portale visitdolomitibellunesi.com, punto di riferimento per turisti ed escursionisti. I consigli vanno dalla corretta attrezzatura, alla lettura dei bollettini meteo e valanghe, alla scelta delle guide. Abbiamo intervistato Stefano Casagrande, responsabile digitale; Dimitri De Gol, vicedelegato del Soccorso Alpino; Roberto Padrin, presidente della provincia di Belluno.
Trento Film Festival | 1 maggio 2025
https://trentofestival.it/edizione-2025/tutte-le-news/consegnato-oggi-il-premio-dolomiti-patrimonio-mondiale/
Il riconoscimento speciale è stato attribuito a Muyeres di Marta Lallana.
E’ stato assegnato oggi, giovedì 1 maggio, un altro dei quattordici riconoscimenti speciali offerti da associazioni o enti partner del Festival, attribuiti da giurie indipendenti.
Istituito dalla Fondazione Dolomiti UNESCO e dalla SAT Società Alpinisti Tridentini, il Premio Dolomiti Patrimonio Mondiale viene attribuito al miglior film che documenti la consapevolezza delle comunità rispetto agli eccezionali valori universali riconosciuti da UNESCO e la capacità di una conservazione attiva del territorio.
La giuria, presieduta da Mauro Pascolini e composta da Massimiliano Corradini, Cinzia Fedrizzi e Annibale Salsa, ha assegnato il premio a Muyeres di Marta Lallana (Spagna / 2023 / 77′) con la seguente motivazione: «Nelle montagne asturiane alcune donne anziane, grazie a vecchie registrazioni raccolte da un musicologo, rivivono la loro vita rurale rivelando così il valore del canto orale. Il film, girato magistralmente in bianco e nero, con momenti lirici straordinari, è anche un viaggio nella vita passata e presente delle protagoniste che diventano custodi di un patrimonio immateriale unico che va difeso e tramandato».
La regista del film vincitore, Marta Lallana, si è aggiudicata anche la Biznaga del Plata al Festival di Malaga, con il suo primo lungometraggio Ojos Negros, selezionato in più di venti festival. Muyeres è il suo secondo lavoro. Una menzione speciale è stata attribuita a Misión Kipi di Sonaly Tuesta (Perù / 2024 / 80’).
Gazzettino | 6 maggio 2025
p. 29, edizione Belluno
Il clima ha la “febbre” registrato da gennaio un grado e mezzo in più
L'ANALISI BELLUNO
Sembra un ossimoro, viste le condizioni meteo di ieri (e anche dei prossimi giorni). Ma ai numeri non si scappa. E i numeri dicono che aprile 2025 è stato più caldo del normale di circa 2 gradi. E aggiungono che a Belluno dall'inizio dell'anno la temperatura media è di circa 1,6 gradi superiore alla norma dell'ultimo trentennio. Significa che fa più caldo che negli anni Novanta. Soprattutto, che il termometro continua a salire. Lo conferma l'analisi meteorologica di Arpav. «Aprile è risultato più caldo e più piovoso del normale, come il mese di marzo. Nei primi 12 giorni il tempo è stato soleggiato con due fasi di caldo intervallate da un episodio di relativo freddo fra il 6 e il 10. Poi, dal 13 al 27 si sono succedute giornate spesso nuvolose e uggiose, a tratti perturbate, con qualche fenomeno temporalesco» spiegano gli esperti meteo dell'agenzia regionale. «Negli ultimi 3 giorni del mese si sono avute mattinate belle e pomeriggi instabili, specie sulle Dolomiti, con temperature in progressivo aumento. Il mese termina con una giornata di caldo quasi estivo». IL DETTAGLIO L'effetto delle giornate di stampo estivo a fine aprile è presto detto: «Le temperature medie mensili sono risultate 1,5-2 gradi superiori alla norma. con quasi tutto il mese più caldo del normale, se si eccettua la citata fase relativamente fredda nella prima decade del mese» continuano da Arpav. «Lo zero termico è variato fra un minimo di 940 metri del giorno 7 e un massimo di 3.130 metri del giorno 13». Il dato è significativo: vuol dire che a metà aprile, mese in cui non è raro tenere accese le stufe nel Bellunese, per trovare zero gradi bisognava inerpicarsi fino oltre le quote della Marmolada. E poi, c'è l'altro dato: «Nella città capoluogo la media di questi primi quattro mesi dell'anno si mantiene 1,6 gradi al di sopra della norma dell'ultimo trentennio». Un grado e mezzo abbondante non è poco, anzi. ACQUA Oltre al caldo, c'è un altro sintomo del cambiamento climatico: la pioggia. Anche in questo caso, i meteorologi non ci girano intorno: «Le precipitazioni totali mensili di aprile sono state più abbondanti del consueto, generalmente comprese fra 100 e 200 millimetri, ma localmente anche superiori a 200 millimetri, come a Sant'Antonio Tortal (221) e a Sant'Andrea di Gosaldo (267). Gli scarti percentuali dalla norma sono variati in media fra il +20% e il +60%, ma in qualche località tale scarto è risultato maggiore, come ad Arabba (+101%) dov'è piovuto il doppio di quanto climatologicamente atteso». E la neve? È caduta in prevalenza oltre i 2.000-2.500 metri. La frequenza delle precipitazioni è stata un po' più alta del normale, con 10-14 giorni piovosi o nevosi, a seconda delle zone, a fronte di una media storica di 10-12. In questo modo, il bilancio pluviometrico da inizio anno mostra esuberi compresi in genere fra il 30 ed il 70%. Il lato positivo? La siccità al momento non è un problema. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Corriere delle Alpi | 10 maggio 2025
p. 27
I laghi bellunesi sono pieni «Ma manca la risorsa neve»
Francesco Dal Mas / BELLUNO
I laghi traboccano d'acqua. E, quindi, non dovremmo avere problemi di siccità in pianura. E invece il rischio c'è: le riserve nivali, infatti, scarseggiano. È quanto si ricava dall'ultimo Rapporto sulle risorse idriche dell'Arpav. Nei principali serbatoi del Piave i volumi invasati sono risultati, nel mese di aprile, in deciso incremento da metà dello scorso mese. Il volume al 30 aprile è di 131,3 milioni di metri cubi (+45,6 Mm3 dalla fine di marzo), pari al 78% di riempimento, valore superiore alla media del periodo (+11%). Nel dettaglio il lago di Centro Cadore è in forte aumento e ha concluso aprile col 78% di riempimento (valore nella media: +3%). Il lago di Santa Croce, dapprima stabile, poi in rapido aumento, infine nuovamente stabile, a fine aprile si trovava al 74% di riempimento (valore poco sopra la media). Il lago del Mis si trova addirittura a quota 88% di riempimento (sopra la media del 1%). Sul serbatoio del Corlo (Brenta) il volume invasato è il più robusto, pari a 35,3 Mm3 (+6.5 Mm3 rispetto a fine marzo), pari al 92% di riempimento. È piovuto molto, si sa; il surplus nel bacino del Piave è del 5%. È anche nevicato abbondantemente. In totale nel mese sono caduti 120 centimetri di neve a 2500 metri di quota, 50 centimetri a 2200 nelle Dolomiti Agordine e 5-20 nelle Dolomiti settentrionali. «Ma», avverte l'Arpav, «il limite mediamente alto della quota neve ha fatto aumentare ulteriormente il deficit stagionale di neve e anche di risorsa idrica». Da ottobre a fine aprile il deficit di precipitazione nevosa è del 30% nelle Dolomiti e del 40% nelle Prealpi, corrispondenti rispettivamente a -165 e -145 centimetri di neve fresca. «Le scarse nevicate, le frequenti piogge intense fino in quota e le alte temperature delle ultime due decadi di aprile hanno contribuito ad una accelerata ablazione del manto nevoso. L'indice di spessore del manto nevoso a fine aprile era di 30 centimetri (norma: 33-87), inferiore anche nelle Prealpi dove è 3 centimetri (norma: 5-24)». Sulle Prealpi la neve è confinata sulle vette più elevate, mentre nelle Dolomiti la copertura è continua solo oltre i 2400 m di quota. La risorsa idrica nivale il 30 aprile è inferiore alla norma: indicativamente è di 69 Mm3 nel bacino del Piave, 41 nel bacino del Cordevole e di 32 nel bacino del Brenta.
Il T | 10 maggio 2025
p. 13
Corriere dell’Alto Adige | 11 maggio 2025
p. 7
Clima, l’habitat montano è in pericolo
ISABELLA BOSSI FEDRIGOTTI
Non a caso le prime vittime del riscaldamento sono le montagne, ovviamente non soltanto le nostre ma quelle di tutto l’arco alpino, che ci fanno da barriera, da spartiacque da protezione anche. Inutile dire che subito dopo le montagne nel ruolo di vittime veniamo noi che concediamo sia per incoscienza rifiutiamo di vedere i segnali di quel che si sta preparando. Se si ammalano le Alpi e come negare che già sofferenti siano? è la nostra vita che cambia e non in meglio. La prima drammatica immagine che viene in mente a questo proposito è la frana gigantesca della Marmolada che tre anni fa in una domenica di luglio ha ucciso undici escursionisti, seppellendoli sotto 63mila metri cubi di ghiaccio e rocce trascinati a valle per due chilometri. Una tragedia che non può non suggerire che la Marmolada è condannata; come del resto altri ghiacciai. Né è probabile che alla lunga riusciranno a salvarsi quelli che, come alcuni in Svizzera, sono stati coperti per ripararli da caldo. Altra immagine, meno drammatica soltanto perché non ci sono state vittime umane, è quella della tempesta Vaia che tra ottobre e novembre del 2018 ha provocato la caduta di milioni di alberi con la conseguente distruzione di decine di migliaia di ettari di foreste alpine di conifere. Spariti gli inverni, ridotti a pochi giorni di vero freddo, è sparita anche la neve, non solo in fondovalle. Succede ovviamente che nevichi ancora, e in modo violento, ma non dura, le temperature non permettono più gli accumuli di neve di un tempo. A ricordarcelo sono state certe recenti gare di sci, viste dal vero o in televisione, con sciatori in discesa lungo una striscia bianca di neve artificiale mentre intorno nereggiano prati e boschi sui quali non ha nevicato o troppo poco per resistere ai tepori dei nuovi inverni. E ormai si sa che gli innevamenti artificiali mantengono in vita non poche località turistiche. A quale prezzo? Matteo Righetto, scrittore, conferenziere e presidente della Sezione di Livinallongo del Club alpino italiano, non parla di poco rispetto delle montagne bensì di vilipendio addirittura. E, tanto per fare degli esempi, nel suo ultimo libro, («Il richiamo della montagna», ed. Mondadori) elenca diversi abusi che ci permettiamo nei confronti del nostro prezioso habitat montano: i passi dolomitici d’estate intasati dal traffico di auto e moto, con relativo inquinamento acustico, magari soltanto per farsi un selfie in quota; le colonne di centinaia di alpinisti che avanzano in coda per arrivare alla vetta del Bianco; gli escursionisti in scarpe da tennis su per i pendii dell’Etna; e la riminizzazione dei monti con rifugi trasformati in pub per happy hour sulle piste con musica rock a mille. Per non parlare dei disboscamenti, per nuovi impianti di risalita, nuove piste, nuove strade cui politici e amministratori sembrano sempre troppo disposti a ricorrere. Certo, il turismo è vocazione della nostra regione, ma siamo sicuri che il turista, il migliore turista, il turista di domani, cerchi la montagna così manomessa?
Il T | 21 maggio 2025 p. 9
Venti giorni in più di ondate di calore
Una valanga sulla Marmolada, un violento nubifragio in Val di Fassa e interi boschi abbattuti da Vaia. Negli ultimi anni, la nostra regione si è trovata sempre più spesso al centro di eventi climatici estremi. Il Rapporto sullo stato del clima in Trentino, pubblicato da Appa (l'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente) evidenzia uno scenario preoccupante di una regione fortemente influenzata dal cambiamento climatico dove fenomeni come incendi boschivi, frane, colate detritiche, siccità, ondate di calore, tempeste di vento e grandinate estreme non sono più eccezioni, ma tasselli di un nuovo equilibrio instabile che sta ridisegnando i pericoli naturali sul territorio trentino.
Siccità
Temperature elevate, meno neve e piogge insufficienti, unite a una crescente domanda d'acqua, hanno reso la siccità uno dei problemi ambientali più urgenti. In Trentino la durata massima dei periodi senza pioggia è aumentata di circa 2,5-3,5 giorni nel trentennio 19912020 rispetto al 1961-1990 (circa il 10% in più). Nel 2022, l'anno più siccitoso in Italia dal 1800 ad oggi, il bacino del fiume Adige ha vissuto una delle crisi idriche più gravi degli ultimi decenni. Inoltre, l'acqua è diventata una risorsa contesa: da una parte le società idroelettriche e dall'altra gli agricoltori delle zone di fondovalle.
Ondate di calore
In Trentino la durata delle ondate sta aumentando: 20 giorni in più nel 1991-2020 rispetto al 1961-1990, con punte fino a 35 giorni in più. Nel periodo 1981-2018, per l'intera regione si è riscontrato un aumento del rischio di ondate di calore del 12%, ma l'incremento è ancora più marcato nei centri urbani, dove esso sfiora il 45%. Questo fenomeno può diventare letale per le persone più fragili e mettere sotto pressione i sistemi sanitari e produttivi.
Tempeste di vento
L'intensificarsi delle tempeste di vento è una delle manifestazioni più distruttive del cambiamento climatico in montagna. Lo sa bene chi ricorda la tempesta Vaia, che tra il 29 e il 30 ottobre 2018 ha colpito il Trentino con raffiche che hanno toccato i 200 chilometri orari (Passo Manghen registrò un vento a 191,5 chilometri orari battendo il precedente record del 2015 di 153,7) e piogge torrenziali. I danni causati da Vaia furono enormi e, in futuro, eventi simili potrebbero diventare più frequenti e più intensi.
Grandinate
Uno studio statistico sulla frequenza della grandine grossa, relativo al periodo 1950-2022, ha evidenziato un aumento marcato sul Nord Italia dove il numero di grandinate estreme è triplicato rispetto agli anni Cinquanta. Il 2023 ha battuto ogni record: a Carmignano di Brenta (Padova), è stato rinvenuto un chicco di grandine largo 16 centimetri, mentre ad Azzano Decimo (Pordenone), un altro ha raggiunto addirittura i 19 centimetri di diametro. I rilievi di grandine effettuati in Trentino dalla Fondazione Edmund Mach per il periodo 1974-2009 hanno rivelato una tendenza di crescita il numero di eventi più intensi. Alluvioni
L'aumento delle temperature e l'innalzamento del limite delle nevicate rendono più probabili gli eventi di pioggia su neve, capaci di provocare alluvioni nei bacini montani. Inoltre, crescono le cosiddette «alluvioni lampo», scatenate da temporali intensi e improvvisi. È ciò che è accaduto il 5 agosto 2022 in Val di Fassa, dove un violento nubifragio ha scaricato 123 millimetri di pioggia in poco più di due ore, oppure con Vaia quando in 72 ore sono caduti circa 275 millimetri di pioggia in media su tutto il Trentino. La quantità di pioggia misurata durante Vaia ha superato quella caduta durante le alluvioni storiche che hanno colpito il Trentino nel 1882 (circa il 20% in più) e nel 1966 (circa il 50% in più).
Crolli glaciali
Un recente studio ha documentato in totale 68 crolli glaciali con volumi per lo più compresi tra 10.000 e 50.000 metri cubi avvenuti nelle Alpi italiane tra il 1930 e il 2022. Questi eventi stanno diventando più probabili con il rapido ritiro dei ghiacciai. Il caso più drammatico e simbolico è quello della Marmolada, quando il 3 luglio 2022, un'enorme massa di ghiaccio e roccia si staccò travolgendo gli escursionisti presenti sul ghiacciaio.
Incendi
Considerando l'ultimo ventennio, i dati del servizio foreste della Provincia evidenziano un andamento annuale altalenante per il numero di incendi boschivi, in buona parte spiegabile dall'andamento delle precipitazioni: nel 2002 si è osservato il picco massimo con 100 incendi, mentre nel 2014 il numero minimo di 5. Tra il 2001 e il 2021, circa il 62% degli incendi è stato causato dall'uomo, in modo volontario o involontario. Solo il 18% è attribuibile a cause naturali, mentre il restante 20% resta di origine incerta.
Frane
Il ritiro dei ghiacciai e il degrado del permafrost rendono inoltre instabili molte zone di alta quota, esponendole a crolli rocciosi.
L'alterazione nella composizione del bosco può ridurre la stabilità dei pendii, aumentare l'erosione dei suoli e, di conseguenza, la probabilità di frane.
Valanghe
Tra il 1971 e il 2019 si è osservata una riduzione della durata e della copertura nevosa sotto i 2000 metri di altitudine. Gli studi indicano una generale diminuzione del numero totale di valanghe, ma con forti oscillazioni anno per anno. In particolare, si prevede un calo delle valanghe di neve asciutta a quote più basse e un aumento di quelle di neve umida alle quote più alte. Insomma, meno valanghe, ma potenzialmente più pericolose e imprevedibili.
Colate detritiche
Anche se in Trentino non esistono ancora analisi sistematiche su questi fenomeni, gli studi condotti in altri settori alpini mostrano una tendenza chiara: con precipitazioni estreme più frequenti e un aumento della disponibilità di materiale detritico, il rischio di colate potrebbe crescere sensibilmente.
Gazzettino | 1 maggio 2025
p. 27, edizione Belluno
La Dmo è ottimista: «Cortina 2026 sarà un forte richiamo»
L'ANALISI BELLUNO Agli americani piacciono le Dolomiti. E alla gestione del turismo dolomitico fanno molto comodo gli americani. Che sono diventati il quarto mercato di riferimento, dopo Germania, Polonia e Repubblica Ceca (anche queste ultime in decisa crescita negli ultimi anni, soprattutto sul versante sci e inverno). «Gli americani sono interessati alle Dolomiti come sito Unesco. Le stagioni nelle quali sono più presenti sono l'estate e l'autunno: da giugno a ottobre. Proprio settembre nel 2024 è stato il mese con il numero di presenze più elevato: quasi 29.000 contro i 25.000 di luglio e i 20.000 circa di giugno e agosto. L'inverno ha invece numeri più bassi, siamo fra le 6.000 e le 10.000 presenze mensili» spiega Valentina Colleselli, direttrice della Fondazione Dmo Dolomiti Bellunesi. «Quello americano rimane un mercato di fondamentale importanza. Al momento la sinergia con il Dolomiti Superski ha permesso nel 2025 di organizzare nel mese di gennaio un viaggio stampa per giornalisti americani che ha toccato in parte le Dolomiti bellunesi. A marzo invece abbiamo ospitato l'influencer Victoria Collins con un audience importante anche sul mercato Usa. Non bisogna poi dimenticare che il Dolomiti Superski fa parte del circuito internazionale Ikon Pass: lo skipass internazionale plurigiornaliero particolarmente popolare tra gli sciatori statunitensi, che garantisce fino a sette giorni in altre 42 destinazioni nel mondo, tra le quali anche il Dolomiti Superski». FUTURO INCERTO E adesso cosa potrebbe succedere? Perché è vero che le Dolomiti non possono delocalizzare, e quindi non subirebbero i dazi. Ma è possibile che i concittadini di Trump abbiano ripercussioni in termini di potere d'acquisto dalle politiche protezionistiche, con conseguenze anche sui viaggi? «A breve termine le decisioni prese potrebbero incentivare i flussi americani verso l'Italia, almeno fino a quando il dollaro rimane forte rispetto all'euro. Questo maggiore potere di acquisto potrebbe spingere più persone a scegliere mete italiane ed europee per le vacanze, a questo si aggiunge che i beni italiani in America sono più cari e questo potrebbe invogliare le persone a venire da noi per acquistare direttamente sul posto, moda e artigianato in primis» commenta Emanuela De Zanna, presidente della Dmo. «Bisogna però tenere conto anche del fatto che l'incertezza economica potrebbe rendere i consumatori più cauti nelle spese perché l'aumento delle tariffe negli Usa riduce il reddito disponibile per viaggi internazionali. Monitoreremo le dinamiche per scegliere strategicamente come è meglio investire». OLIMPIADI C'è poi il capitolo Giochi. E in questo caso associare Cortina ai cinque cerchi funziona, dazi o non dazi. «Un volano straordinario per
la promozione saranno le Olimpiadi - conferma Elisa Calcamuggi, direttrice marketing della Dmo -. La Nbc Universal, l'emittente che detiene i diritti di trasmissione negli Usa, ha annunciato che le Olimpiadi di Milano Cortina 2026 avranno più ore di programmazione sulla rete Nbc rispetto a qualsiasi precedente edizione invernale. Durante l'Olimpiade invernale di Pechino 2022 oltre 4,3 miliardi di minuti di contenuti olimpici sono stati trasmessi attraverso Peacock, NbcOlympics.com e l'app Nbc Sports, rendendo i Giochi cinesi i più trasmessi in streaming fino a quel momento. Le Olimpiadi estive di Parigi 2024 hanno registrato un notevole successo negli Stati Uniti, con una media di 31,6 milioni di spettatori durante i 14 giorni di competizione. Questo trend positivo suggerisce una crescente attenzione del pubblico americano verso gli eventi olimpici». © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Alto Adige | 1 maggio 2025
p. 14
Il turismo cresce ancora, è record
BOLZANO
Ancora un 2024 con il segno più sul fronte del turismo in Alto Adige: 37,1 milioni le presenze (+2,6% rispetto al 2023), 8,7 milioni (+3,3%) gli arrivi. Il mese di agosto raggiunge un nuovo picco con oltre 6 milioni di presenze. La maggior parte delle presenze continua a riguardare gli ospiti germanici (47,3%). Inoltre, nel 2024 si registra un’elevata intensità turistica, con 18,8 ospiti per 100 abitanti. È la fotografia che esce dall’ultima indagine dell’Astat su un settore economico che è in costante crescita. Cosa che, soprattutto nelle valli a maggior vocazione turistica, sta provocando reazioni di protesta di una parte della popolazione e delle associazioni dei protezionisti, perché l’eccessiva presenza di turisti ha fatto lievitare il costo della vita e in particolare quello delle case; cui si aggiunge l’incremento dei disagi provocati dal traffico nei periodi di punta. Val Pusteria al primo posto Tra le comunità comprensoriali è la Val Pusteria a registrare il maggior numero di presenze (11.484.760, pari al 31% delle presenze totali). Al secondo posto il Burgraviato con 7.712.657 presenze (il 20,8% delle presenze totali). Il numero più basso di presenze si registra a Bolzano (945.745). Con il 42,9% gli ospiti italiani sono al primo posto per numero di presenze in Val Pusteria, seguiti dagli ospiti tedeschi con il 31,5% e da quelli provenienti da altri Paesi (25,6%). Quasi il 70% delle presenze nel Burgraviato è attribuibile a ospiti tedeschi. A Bolzano, invece, la quota delle presenze di ospiti provenienti da altri Paesi (39,7%) supera quella degli ospiti tedeschi e di quelli italiani. Cresce agosto, cala aprile Nel 2024 si rileva una crescita contenuta, seppur con fluttuazioni mensili, degli arrivi e delle presenze. I dati maggiori si registrano ad agosto con 1.269.145 arrivi e 6.032.626 presenze, un aumento rispettivamente del 10,1% e del 3% rispetto all’anno precedente. Il mese di aprile è in forte calo (-32,8% per gli arrivi, -32% per le presenze), mentre per marzo si registra una crescita sostenuta (+28,7% per gli arrivi, +21,3% per le presenze). La crescita è quasi sicuramente riconducibile a variazioni della data di Pasqua, che nel 2024 è caduta il 31 marzo, mentre nel 2023 era il 9 aprile. La permanenza media scende da 4,3 giorni nel 2023 a 4,2 giorni nel 2024. I soggiorni più lunghi si registrano a gennaio, febbraio e agosto con rispettivamente 4,8 giorni, mentre i più brevi a novembre (2,8 giorni). I turisti tedeschi La maggior parte degli ospiti sia per quanto riguarda gli arrivi (il 41,8% con 3.649.329 arrivi) che le presenze (il 47,3% per un totale 17.524.808 presenze) è di origine germanica. Al secondo posto gli italiani, incluse le persone residenti in Alto Adige, che incidono per il 30,7% degli arrivi (2.680.180) e per il 28,3% delle presenze (10.508.402). Crescono gli asiatici: le presenze salgono da 94.927 a 527.126, cioè l’1,4% di tutte le presenze del 2024. Un’altra tendenza positiva riguarda gli Stati Uniti con le presenze in aumento da 121.170 nel 2015 a 443.783 nel 2024, pari all’1,2% delle presenze del 2024. Gli alberghi a tre stelle Le presenze negli esercizi alberghieri rappresentano il 72,9% del totale, quelle negli esercizi extralberghieri il 27,1%. Gli alberghi a 3 stelle si confermano la categoria ricettiva preferita assorbendo il numero più alto di arrivi (2,7 milioni) e di presenze (10,4 milioni). Va però ricordato che questa categoria prevale sul mercato con il maggior numero di posti letto a disposizione. Negli alberghi a 5 stelle si registra un andamento positivo rispetto all’anno precedente con un incremento del 10,1% degli arrivi e dell’8,8% delle presenze. Tuttavia, con 413.676 arrivi e 1.766.574 presenze gli alberghi a 5 stelle si confermano come categoria di nicchia. Gli alloggi agrituristici si distinguono per numero di presenze tra gli esercizi extralberghieri (3.722.130), pur posizionandosi al secondo posto per numero di arrivi (638.797). Nel 2024 l’indice di utilizzazione dei posti letto raggiunge in media il 39,9%. Gli esercizi alberghieri raggiungono un indice il 46,1%; extralberghieri si fermano al 29,4%. Le criticità Il quadro che emerge è dunque quello di un settore in continua crescita, ma non c’è il rischio che questo crei nuove proteste in particolare da parte di chi vive nelle valli? «La premessa spiega Raffael Mooswalder, ceo dell’associazione albergatori - è che il settore alberghiero e ristorazione nel 2024 ha occupato 35 mila collaboratori (+4%). Detto questo sappiamo che ci sono delle criticità sulle quali stiamo lavorando con la Provincia che ha messo il tetto ai posti letto; lo stop a nuovi posti presso gli affittacamere per evitare di sottrarre alloggi a quanti abitano e lavorano qui; l’introduzione dell’Alto Adige Guest Pass che consente ai turisti di viaggiare su tutti i mezzi di pubblici evitando di usare l’auto». A.M.
Corriere del Trentino | 29 maggio 2025
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Montagna, parte la stagione «Turisti anche dall’America»
MARIKA GIOVANNINI
TRENTO
Molte strutture, soprattutto alle quote più basse, hanno riaperto già da qualche settimana. Magari sfruttando i weekend di bel tempo. Ma con l’arrivo di giugno in tutti i rifugi ci si prepara all’avvio della nuova stagione. «Ci sono già tante richieste e inizia a esserci l’interesse degli americani» osserva Roberta Silva, presidente dell’associazione rifugi del Trentino. Che riflette sulle sfide del lavoro in quota: dall’acqua al cambiamento climatico. Con gli occhi sempre puntati sulla sicurezza: «L’apertura dei rifugi avverte Silva non corrisponde alla possibilità di andare ovunque in montagna. Bisogna sempre sentire i rifugisti o la gente del posto prima di avventurarsi in quota». Presidente Silva, la montagna dunque comincia ad animarsi. Rispetto alla tradizionale apertura dei rifugi di metà giugno, in molti stanno anticipando i tempi. Segno di una volontà di destagionalizzazione? «È vero, ci sono molti rifugi che stanno programmando l’apertura. Alcuni, in realtà, avevano già avviato l’attività, magari nei weekend. Ma da questo fine settimana apriranno diverse strutture più a bassa quota e con esposizione a sud, dove la neve è già scomparsa. Va ricordato che l’apertura del 20 giugno è provinciale: vuol dire che entro quella data tutti i rifugi trentini devono essere aperti. Ma l’orientamento almeno per quei rifugi che si trovano a quote medio-basse è di provare ad aprire prima, per destagionalizzare e per offrire un servizio. C’è però un fattore da tener presente». Quale? «In quota c’è ancora tanta neve, soprattutto sopra i 2.400 metri. Nei versanti a nord, magari anche a quote più basse. Si tratta di una classica situazione di inizio stagione, che però deve essere tenuta in considerazione da chi si mette in cammino. In sostanza, non si può andare dappertutto solo perché aprono i rifugi e c’è bel tempo: prima di affrontare una escursione o prima di raggiungere un rifugio bisogna chiedere informazioni al gestore o alle persone della zona. È molto importante. Molti rifugisti cercano di tenere aggiornata la situazione dei sentieri sulle proprie pagine social, ma bisogna ricordare che in montagna le condizioni possono cambiare anche molto rapidamente». Com’è la situazione in vista dell’apertura della stagione? Ci sono già richieste, prenotazioni? «Sì, c’è già molto interesse, anche in vista del ponte del 2 giugno. Ci sono tante richieste, in un trend ormai consolidato per quanto riguarda l’alta montagna. E dalle prenotazioni si nota l’arrivo anche di nuovi turisti». Da dove? «Cominciano ad arrivare un po’ di americani, che hanno scoperto le Dolomiti. Grazie al riconoscimento Unesco, ma anche al lavoro di Trentino Marketing. Vedere allargata la frequentazione delle nostre montagne ad altri turisti, oltre che agli italiani e ai tedeschi, è molto positivo. Speriamo che le persone imparino a godere della montagna in tutto il periodo in cui è accessibile, per quanto riguarda l’estate. E che non si concentrino tutti a luglio e agosto: l’apertura più ampia dei rifugi sottintende anche la volontà di diluire le presenze in quota su un periodo più largo». Sta toccando il tema dell’overtourism. Come viene vissuto questo problema dal punto di vista dei rifugi? «Per quanto riguarda la frequentazione in quota, abbiamo registrato una crescita post-Covid. Poi i numeri si sono stabilizzati. Il vero problema, oggi, è che tutti vogliono andare in montagna ad agosto. Ma i rifugi possono arrivare fino a un certo punto, non sono strutture immense. E quando i numeri sono troppo alti si fa fatica a garantire a tutti il posto a sedere: non possiamo trasformare i rifugi in alberghi. Lo stesso per quanto riguarda le richieste: c’è chi chiede il gelato, chi la bibita con il ghiaccio. E se rispondiamo che non c’è ci chiedono il perché. Ma in montagna non si può pretendere ciò che si ha in città. Non solo: ogni rifugio offre ciò che può in base alla sua localizzazione, alle possibilità di approvvigionamento. È davvero difficile farlo capire. Ci vorrebbe più buonsenso e più rispetto. Così come si deve imparare a informarsi su zone meno frequentate ma altrettanto belle, per evitare di sovraccaricare sempre le solite aree. Ci sono un sacco di possibilità». Ci sono influencer che pubblicano foto di escursioni, di montagne, che poi diventano mete ambite. Quanto impatto hanno? «A volte influiscono. Il problema è che non si dovrebbe prendere per vero tutto ciò che si trova sui social. Ognuno dovrebbe valutare le escursioni in base alle proprie capacità, non seguendo ciò che dice un altro. E fare attenzione ai tempi di pubblicazione di una storia: le condizioni di un sentiero, in montagna, possono cambiare. È importante, ripeto, prendere informazioni dai canali ufficiali». Lo scorso anno si era parlato, anche per i rifugi, di un problema nel reperimento del personale. Quest’anno come sta andando? «C’è tanta voglia di mettersi in gioco da parte dei ragazzi giovani. Ma, come si diceva, le stagioni si sono allungate e per chi studia è difficile garantire l’intero periodo. Si lavora cercando di incastrare le varie disponibilità. Il vero problema però riguarda le figure professionali: se per fare i camerieri è sufficiente avere buona volontà e conoscere l’inglese, in cucina non ci si può improvvisare. Serve professionalità. Anche la disponibilità limitata di posti letto per il personale può influire: chi non è più giovanissimo può far fatica a condividere la stanza con altri». Problema acqua: quest’anno le nevicate ci aiutano? «Difficile dirlo ora. Va detto che si sta lavorando da qualche anno per aumentare le riserve idriche dei rifugi». Un tema questo che ha a che fare con il cambiamento climatico: come è cambiato il vostro lavoro? «Oltre all’acqua, ci sono i sentieri: le bombe d’acqua possono provocare frane, interruzioni. E poi ci sono le ondate di caldo, che possono creare problemi di salute a chi arriva in rifugio».
Corriere del Trentino | 29 maggio 2025
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Dal Lagorai fino al Catinaccio, ecco chi ha già inaugurato l’estate
TRENTO
Le aperture segnano la mappa del Trentino a macchia di leopardo. C’è il rifugio Graffer, nella zona di Madonna di Campiglio, che tiene aperto tutto l’anno. Così come i Bindesi, il rifugio che guarda il capoluogo dall’alto. Ma è con l’inizio della bella stagione che, generalmente, il numero di strutture aperte in quota sale progressivamente. Per gli appassionati, le informazioni sulla situazione dei
rifugi si possono trovare sulle pagine dell’associazione rifugi del Trentino e su quelle della Società degli alpinisti tridentini. Con calendari che variano in particolare a seconda della localizzazione e della quota della struttura. Nel Trentino orientale, ad esempio, il «Sette Selle» in Lagorai è aperto nei weekend per buona parte dell’anno, per poi garantire l’apertura continuativa dal 20 giugno. Ha inaugurato la stagione lo scorso weekend invece il «Roda de Vael» sul Catinaccio, mentre a metà giugno (tra il 13 e la data canonica del 20) apriranno il «Brentari» in Cima d’Asta, il «Pedrotti-Rosetta» sulle Pale di San Martino, il «Taramelli» in val Monzoni. Chiuso il «Paludei», ai piedi della Vigolana. Ma anche il rifugio «Tonini», sopra l’altopiano di Pinè, devastato da un furioso incendio nel dicembre del 2016: la Sat ha pubblicato il bando di progettazione per ricostruirlo qualche settimana fa. Nel Trentino occidentale, invece, è il rifugio «Pedrotti alla Tosa» sulle Dolomiti di Brenta che quest’anno non potrà accogliere gli escursionisti. In questo caso il bando di progettazione della Sat ha raggiunto una propria conclusione e l’iter ora è nella fase di concretizzazione della ristrutturazione della struttura. Non sarà possibile dunque nemmeno pernottare. Apriranno invece nella tradizionale data del 20 giugno, tra gli altri, il rifugio «Agostini» in val d’Ambiez, il «Larcher» nella zona del Cevedale, l’«Ongari» al Carè Alto, il «Dorigoni» in alta val Saent e anche il rifugio «Mantova» al Vioz, a 3.500 metri di quota. Apertura già garantita nei weekend per il «Damiano Chiesa» sull’Altissimo, mentre da domenica aprirà tutti i giorni il rifugio «Marchetti» allo Stivo.
Alto Adige | 31 maggio 2025
p. 2
Cresce il turismo in Alto Adige In inverno 3,4 milioni di visitatori
BOLZANO
Sorride il turismo Alto Adige anche per quest’ultima stagione invernale. I dati Astat riportano il segno più sia per gli arrivi (2,5% rispetto alla stagione 2024, per 3,4 milioni di persone), che per le presenze (2,6% rispetto allo scorso anno, per un totale di 14,1 milioni di pernottamenti). Diminuiscono italiani e tedeschi, cresce del 53,1% il mercato asiatico. Anche se in flessione, si confermano al primo posto gli hotel a tre stelle. Bene campeggi e agriturismo. Soddisfatto l’assessore provinciale Luis Walcher: «Possiamo contare su molti operatori turistici appassionati». Promossa la politica sulla mobilità della Provincia da Manfred Pinzger, presidente dell’Hgv, l’associazione locale degli albergatori: «Ottimi i collegamenti con Milano, Roma e quelli futuri con Monaco e Berlino». E sull’estate prevede una situazione stabile rispetto allo scorso anno. Pur se con qualche scossone, in parte fisiologico e in parte frutto del contesto economico europeo, la locomotiva del turismo in Alto Adige ha ben viaggiato anche sui binari innevati di quest’ultima stagione invernale. Pinzger è soddisfatto, con una stoccata a chi critica il settore per i troppi turisti: «Nonostante tutte le critiche e le prese di posizione pesanti dice sono contento. Ricordiamoci che è grazie anche al turismo che si finanziano il settore sociale e tante altre strutture. Insieme a noi crescono anche artigianato e agricoltura». La soddisfazione di Pinzger nasce dai numeri, certificati dall’Astat, che raccontano per gli arrivi un più 2,5% rispetto alla stagione 2024, per un 3,4milioni di persone in totale, mentre le presenze hanno fatto registrare un aumento del 2,6% rispetto allo scorso anno, per un totale di 14,1 milioni di pernottamenti. Commento positivo anche da parte dell’assessore provinciale Luis Walcher. «Possiamo contare rimarca su molti operatori turistici appassionati, che trasmettono questa energia positiva anche alle generazioni future. Questo impegno va a vantaggio dell’economia e della società nel suo complesso». Vantaggi sui territori che, però, non sono tutti uguali, visto che il turismo non premia in egual misura tutti i comprensori. Gli aumenti più significativi delle presenze si registrano in Val Pusteria (+73.188) e Val d’Isarco (+72.174), mentre quello più contenuto si rileva in Oltradige-Bassa Atesina (+11.903). «Serve spostare spiega ancora il presidente di Hgv risorse e iniziative di marketing sulle zone che ne hanno bisogno». Analizzando la tipologia dei turisti, l’Astat informa che si registrano aumenti nelle presenze da tutte le nazioni di provenienza, tranne che dall’Italia e dalla Germania. Per quest’ultima, pur restando il mercato principale con una quota del 39,5% dei pernottamenti, si registra un calo sia delle presenze sia degli arrivi rispetto all’inverno 2023/24 (rispettiva mente -1,0% e -1,2%). Il negativo più significativo di presenze riguarda gli ospiti italiani (-1,5%), che tuttavia restano il secondo gruppo più numeroso con una quota sul totale pari al 28,8%. Al primo posto, come crescita, le presenze da Asia (+53,1%), Stati Uniti (+37,3%), Grecia (+29,0%), Canada (+27,9%) e Norvegia (+27,8%). «A pesare sulla flessione dalla Germania spiega Pinzger l’incertezza economica di questo Paese. Fermo restando l’attenzione per gli Stati extraeuropeo, ritengo si debba puntare ancora di più sul mercato italiano». Per quanto riguarda le categorie di alloggi, il segmento a tre stelle rimane il più rappresentato, anche se ha registrato un calo del 2,3 per cento dei pernottamenti rispetto all’anno precedente. In generale, le statistiche mostrano che molte piccole aziende a conduzione familiare nella fascia a 2-3 stelle continuano a essere sotto pressione. «I campeggi e le vacanze in agriturismo informa Walcher hanno registrato un aumento. Questo è un segno che il turismo in Alto Adige è ben diversificato». Per molti ospiti, oltre alla qualità dei servizi, anche la buona accessibilità e la sostenibilità sono criteri importanti nella scelta della destinazione turistica. Sulla necessità di puntare sul potenziamento dei collegamenti ferroviari Walcher e Pinzger sono d’accordo. «La Provincia sottolinea quest’ultimo ha fatto bene. Ottimi i collegamenti con Milano, Roma e quelli futuri con Monaco e Berlino. E noi stiamo migliorando il trasporto del cosiddetto “ultimo miglio”, dalla stazione all’albergo. Dobbiamo potenziare anche gli hotspot, per meglio regolare il traffico». Il presidente degli albergatori sottolinea di non avere dubbi per la bella stagione in arrivo. «Arrivi e presenze saranno confermati come numero, rispetto al 2024. Difficile che ci possa essere un miglioramento. Questo, per me, non è qualcosa di negativo e sarei contento se la previsione venisse confermata».
Corriere delle Alpi | 4 maggio 2025
p. 22
La caccia e il caos dei fuoristrada «Sarà battaglia sulle jeep in quota»
Francesco Dal Mas / BELLUNO
Le fuoristrada dei cacciatori sui sentieri di montagna? Dopo le tante e vivaci proteste della settimana appena trascorsa, le nuove modifiche alla legge regionale che disciplina la viabilità silvo-pastorale non sono state inserite nell'ordine del giorno del consiglio regionale di martedì prossimo. La discussione e l'eventuale approvazione erano in agenda martedì scorso, ma i tempi della seduta sono stati dimezzati per i sopravvenuti impegni di partecipazione al funerale di Giancarlo Gentilini, ex sindaco leghista di Treviso. «Non credo che la maggioranza regionale, considerata la mobilitazione, si sia pentita e abbia rinunciato alle modifiche che vuole introdurre. Sappia, però, che troverà comunque la netta opposizione della società civile» annuncia Andrea Zanoni, consigliere regionale di Europa Verde. Zanoni, quindi, non invita a cantar vittoria, al contrario a mantenere stretta la vigilanza. Ma nel territorio la liberalizzazione seppur parziale dei mezzi a motore, seppur limitati ai cacciatori, quali sentimenti sta suscitando? le reazioni Camillo De Pellegrin, sindaco di Val di Zoldo, è un iscritto al Cai: «Condivido la sensibilità della mia associazione. Al tempo stesso rilevo tutta una serie di incongruenze. Al momento i cacciatori che devono prelevare in quota dei capi, da portare a valle, chiedono l'autorizzazione in Comune che viene rilasciata senza alcun problema. E senza fastidio, da parte loro. Non comprendo, pertanto, quale sia la necessità di un accesso libero» puntualizza De Pellegrin «che tra l'altro impegna i Comuni a un surplus di vigilanza». Il sindaco ricorda quale sia la carenza di personale della polizia locale. Rammenta, nel contempo, gli impegni che i pochi agenti devono assicurare lungo le strade turistiche, in un territorio vasto. «Distolgo i vigili dalla strada per inviarli in alta montagna a verificare se il cacciatore con il suv è autorizzato o meno?». Analogo interrogativo si propone per i carabinieri forestali. Quindi, i cacciatori, sapendo di non essere inseguiti dai controlli, potrebbero scorrazzare dove e come vogliono. «Anzi», precisa De Pellegrin, «i turisti più o meno furbi, magari appassionati di fuoristrada, anziché i cacciatori che sappiamo responsabili. E con quale risultato? Che sulle piste forestali o i sentieri, spesso di difficile manutenzione, si creerebbero problemi di tenuta come spesso vengono segnalati dagli escursionisti che si lamentano della impraticabilità di certi tratti». Secondo il sindaco di Val di Zoldo, il rischio maggiore riguarderebbe comunque la incolumità dei camminatori o degli appassionati di mountain bike che incrocerebbero le jeep, magari sparate in discesa. Leandro Grones, cacciatore, già sindaco di Livinallongo Col di Lana, è stato anche presidente provinciale dei Distretti di caccia. Lui però la pensa all'opposto di De Pellegrin: «Giampiero Possamai, il consigliere regionale che ha depositato la proposta di legge, ha limitato a una platea molto ristretta di cacciatori la deroga alla legge 14. Non si avrà l'invasione degli sparatori folli in montagna. Le autorizzazioni si conterranno sulle dita di qualche mano. Non si enfatizzi il tema». i prudenti Grones ricorda che oggi, peraltro, già ci sono tanti residenti, fra i quali anche cacciatori, che già salgono in quota con tanto di permessi. Dall'altra parte della provincia, in Comelico, il sindaco di San Pietro di Cadore, Manuel Casanova Consier, invita anche lui alla «prudente valutazione»: «Sono presidente dell'Unione Montana e constato che il numero dei cacciatori autorizzandi con le nuove deroghe potrebbero essere una decina, forse due decine. E questo perché il nostro territorio è gestito dalle Regole e numerosi cacciatori sono regolieri, con tanto di permesso di salire presso le loro proprietà senza chiedere autorizzazioni». Comunque, le stesse Regole sono assolutamente lige nel far rispettare limiti e vincoli. Lo sono soprattutto nell'Ampezzano, anzi nel Parco delle Dolomiti d'Ampezzo. il direttore «Qui non si va a caccia. E basta. Anzi, non si andrà mai a caccia» mette subito le mani avanti il direttore del Parco delle Dolomiti Michele Da Pozzo, «Così come non si caccia, tanto meno si sale lungo la viabilità pastorale con i mezzi motorizzati. Solo per soccorso o per lavoro, in questo caso con l'autorizzazione».
Corriere delle Alpi | 14 maggio 2025
p. 4
A caccia col suv, ancora rinvii Zanoni: «Vadano a piedi»
BELLUNO
L'aggiornamento della legge regionale 14 sull'accesso alle piste forestali dei cacciatori per i recuperi di animali ed altri servizi, che tante polemiche ha sollevato, è stato rinviato alla seduta di consiglio del 27 maggio. Era ieri all'ordine del giorno, ma il dibattito in aula si è prolungato su altri punti. Importante, invece, è stato il confronto sul tema che ieri mattina è avvenuto tra una delegazione del Club Alpino italiano, un'altra di Mountain Wilderness e il presidente del Consiglio, Roberto Ciambetti, il relatore del Pdl Giampietro Possamai, i verdi Zanoni e Masolo, Lorenzoni portavoce del Centro sinistra, ed altri esponenti politici. Francesco Abbruscato, del Cai, ha confermato la contrarietà dell'associazione a motivo del rischio che il nuovo provvedimento, seppur limitato nella casistica delle deroghe, possa dare il via libera ai cacciatori per l'assalto in auto di alture dove si dovrebbe arrivare solo a piedi. Possamai ha spiegato che non un cacciatore in più di quelli fino ad oggi autorizzati da Comuni o Provincia sarà lasciato libero di motorizzare la montagna silenziosa. Le deroghe introdotte dalla legge saranno limitate a chi recupera animali incidentati o caduti lontano nelle operazioni di caccia, e ai volontari che provvedono alla manutenzione di pascoli e boschi per consentire migliori condizioni alla fauna. Abbruscato
e Giancarlo Gazzola di Mw hanno evidenziato che il maggiore traffico di mezzi peggiorerebbe la sicurezza di sentieri e strade forestali a svantaggio dei camminatori. «E poi – ha chiesto Gazzola – chi controllerebbe il viavai di suv? I cacciatori vadano a piedi, come da sempre avviene in alta montagna». fdm © RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere delle Alpi | 23 maggio 2025 p. 19
«No ai fuoristrada sui sentieri» Scatta la petizione delle associazioni
Francesco Dal Mas /BELLUNO
Ben undici associazioni del Veneto uniscono le forze e aderiscono a una petizione pubblica contro la proposta di legge regionale numero 189, che permette l'accesso dei fuoristrada – soprattutto dei cacciatori – sui sentieri di montagna, accesso oggi vietato. la discussione e la mobilitazione Il testo sarà discusso dal consiglio regionale del Veneto il 27 maggio. Si tratta di una proposta di legge sostenuta dai consiglieri di Lega, Lista Zaia, Fratelli d'Italia, Gianpiero Possamai, Alberto Villanova, Giuseppe Pan, Giovanni Puppato, Silvia Maino, Stefano Valdegamberi, Gabriele Michieletto, Fabrizio Boron, Milena Cecchetto, Marco Andreoli, Alberto Bozza, Giulio Centenaro, Silvia Cestaro, Marco Dolfin, Joe Formaggio, Stefano Giacomin, Tommaso Razzolini e Filippo Rigo. Interverranno, alla seduta, il consigliere Possamai con la relazione e il collega Masola, di Europa verde, per la presentazione degli emendamenti. E a mobilitarsi con una petizione popolare contro i fuoristrada sui sentieri sono oggi Cai Veneto, Fiab Veneto, Impegno e Azione, Italia Nostra Veneto, Lav, Lac, Legambiente Veneto, Lipu, Mountain Wilderness Italia, Oipa, Wwf. Tutte associazioni di primo livello. E in prima persona sia Francesco Abbruscato, presidente Cai Veneto che Paola Favero, forestale e scrittrice: «Il testo di legge propone una deroga al divieto di transito per i mezzi motorizzati sulle strade silvo-pastorali, permettendo ai cacciatori di percorrerle con i propri fuoristrada» sottolineano le associazioni, «Una modifica che, se approvata, autorizzerebbe l'ingresso dei veicoli a motore dei cacciatori in aree collinari e montane spesso fragili e tutelate, violando i principi di equità, sostenibilità e tutela del patrimonio ambientale». Fronte compatto «Diciamo no a un privilegio per pochi a danno della montagna di tutti», denunciano i promotori della petizione. Le associazioni ambientaliste ed alpinistiche sostengono con determinazione che le strade silvo-pastorali, per loro natura, «sono vie di servizio essenziali per le attività agro-silvo-pastorali, per i residenti e eccezionalmente per il soccorso e le emergenze, ma devono rimanere libere da traffico motorizzato non necessario, al fine di salvaguardare ambiente, fauna e sicurezza di chi le frequenta a piedi o in bicicletta». Le associazioni quindi chiedono «con forza» al consiglio regionale del Veneto di respingere il progetto di legge 189, e invitano tutti i cittadini a firmare e diffondere la petizione, per difendere insieme la montagna, il paesaggio e la biodiversità. «Consentire l'accesso ai fuoristrada dei cacciatori» affermano le associazioni, «sarebbe un pericoloso precedente e un atto di asservimento del patrimonio naturale agli interessi di una minoranza. La montagna non è una riserva privata né un circuito per veicoli, ma uno spazio comune da proteggere». la replica Il consigliere Possamai, già presidente di Federcaccia, precisa però che la legge, se approvata, «non comporterà affatto un'invasione di cacciatori sulle quote più alte»: «Vogliamo semplicemente semplificare il servizio che alcuni, pochi cacciatori, in situazioni autorizzate, oggi sono chiamati a svolgere. Una semplificazione autorizzativa, niente di più». Possamai dice peraltro di non sorprendersi dei toni della mobilitazione sia all'interno che all'esterno del consiglio regionale: «Non mi sorprendo perché di fatto siamo già in campagna elettorale. E questo dice tutto». zanoni all'attacco Il consigliere regionale Andrea Zanoni, di Europa Verde, che ha sollevato il tema per primo, ricorda che questa stessa proposta, già presentata nella scorsa legislatura, era stata bloccata grazie alla mobilitazione massiccia di cittadini e associazioni. «Come si può promuovere un turismo sostenibile, dichiarare di proteggere le nostre montagne e tutelare i paesaggi alpini, per poi approvare una legge che fa l'esatto contrario? Ci batteremo come Gruppo di Europa Verde con tutte le nostre forze per bloccare questo regalo ingiustificato a una minoranza che rappresenta una percentuale minima della popolazione» ribadisce Zanoni, «ma che purtroppo gode in consiglio regionale di un sostegno trasversale incomprensibile». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Alto Adige | 9 maggio 2025
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Traffico e rumori sulle Dolomiti, sì alla mozione
GARDENA/BADIA
All’inizio di questa legislatura, il gruppo Verde in Consiglio provinciale ha fatto una promessa: ogni anno a maggio, quando le prime moto rombano sui passi alpini, presenterà una mozione per affrontare l’inquinamento acustico e ambientale causato dal traffico motociclistico sulle strade di montagna. Le montagne altoatesine sono diventate per molti un’esperienza motoristica: il ruggito dei motori sovrasta sempre più spesso i suoni della natura. «La situazione non è più sostenibile – né per l’ambiente né per le persone che vivono qui», affermano i consiglieri provinciali Brigitte Foppa, Madeleine Rohrer e Zeno Oberkofler. «Nei giorni di punta, oltre 10mila
veicoli attraversano strade come il passo Sella, il passo Costalunga o il passo Rombo. Rumore e gas di scarico non solo danneggiano l’ambiente, ma colpiscono le comunità locali e anche i turisti che scelgono l’Alto Adige proprio per il suo silenzio». Ora il Consiglio provinciale vuole intervenire: la mozione dei Verdi – presentata come ogni anno – è stata approvata. Brigitte Foppa, prima firmataria della mozione, si dice soddisfatta: «In collaborazione con il consigliere Svp Stauder siamo riusciti a far approvare l’introduzione di un rapporto annuale sul traffico sui passi dolomitici. Inoltre, chiediamo al governo di Roma di creare le basi legali per una regolamentazione del traffico nelle aree sensibili – ad esempio tramite pedaggi, contingentamenti o esenzioni per i veicoli a emissioni zero. Anche i controlli dovranno essere intensificati, non solo con autovelox, ma anche con misurazioni del rumore». Le best practice a riguardo sono Zermatt, dove il traffico motorizzato è stato escluso, il Parco nazionale di Berchtesgaden o l’accesso al Königssee regolato da un sistema di trasporto pubblico. «Anche in Alto Adige, il progetto pilota “#Dolomitesvives” al Passo Sella nel 2017 ha portato un sollievo tangibile: il livello di rumore è diminuito sensibilmente. La pressione per agire cresce. Le Dolomiti non sono un museo all’aperto né un territorio infinito. Chi vuole conservarle, deve riconoscerne i limiti».
Corriere delle Alpi | 14 maggio 2025
p. 2
Dalle Tre Cime al Sorapis, prenotazioni e park vietati
F.D.M
BELLUNO Più di 13 mila presenze nei giorni di picco, più di 8 mila come media nell'alta stagione. Le Tre Cime di Lavaredo, con gli 800 parcheggi in quota, rappresentano il vertice dell'overtourism delle Dolomiti. La sostenibilità consiglierebbe solo la metà degli accessi. Ecco perché il Comune di Auronzo, che introita oltre due milioni e mezzo dal pedaggio, introdurrà dalla prossima estate (l'apertura è per la verità vicina) la prenotazione, in modo da evitare le code chilometriche e l'attesa di ore. In futuro si materializzerà probabilmente un impianto di risalita che sostituirà le auto. Di conseguenza, l'assalto si ripercuote sul lago di Misurina, con file che in determinate mattine di piena estate scendono fino all'incrocio con la strada del passo Tre Croci. Passo che è bersagliato da un altro intasamento: quello delle auto dei turisti che, magari con le scarpe da ginnastica, abbandonano la macchina in ogni angolo per salire al lago turchino, quello del Sorapis. Ma, attenzione: quest'estate la pacchia se la devono scordare, perché le Regole hanno delimitato i parcheggi, impedendo la sosta, con barriere di legno, lungo la strada. Scatteranno, dunque, le sanzioni per chi violerà il divieto. È una forma indiretta di numero chiuso. Qualcosa del genere avverrà anche su un'altra meta iconica, il passo Giau. Il Comune di Colle Santa Lucia sta studiando, insieme a Veneto Strade, la sistemazione delle aree di sosta, per un numero programmato di parcheggi, con la conseguenza di multe per chi non rispetterà i divieti. Il Giau è impossibile da trafficare nel pieno della stagione estiva, per le auto che sostano anche a chilometri di distanza dal valico. È il problema che si pone anche sul Falzarego e sul Pordoi, dove, probabilmente, le prenotazioni arriveranno dall'estate del prossimo anno. Questo, almeno, l'orientamento dei Comuni intorno al massiccio del Sella. Due i presupposti: che si delimitino i posti macchina in quota e che si organizzino aree di sosta a valle. Più in generale, l'overtourism si materializza all'ingresso di Cortina, con le auto a passo d'uomo fin da San Vito. Fenomeno che si aggraverà nel post Olimpiadi. f.d.m.
Corriere delle Alpi | 15 maggio 2025
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Tre Cime di Lavaredo, prenotazione obbligatoria Posto solo per 700 auto
Francesco Dal Mas /BELLUNO
Contro l'overtourism servono prenotazioni, numero chiuso o programmato per l'accesso ai luoghi più iconici delle Dolomiti. Lo chiede il Club alpino con il neopresidente Francesco Abbruscato, lo condividono i rifugisti, sono pronti a sperimentarlo i Comuni. Con l'introduzione – novità assoluta – di una "Ztl" al lago di Alleghe. Da fine maggio, alle Tre Cime di Lavaredo, si accederà solo prenotando il posto macchina. 700 piazzole in quota, quando tutte saranno esaurite si stopperà la strada. Ai Serrai di Sottoguda, ai piedi della Marmolada, da metà giugno l'ingresso sarà contingentato. In un caso come nell'altro si pagherà. Dal passo Giau al passo Pordoi si studiano parcheggi ad esaurimento, quindi le prenotazioni sono inevitabili. «Il Comune di Auronzo ha lanciato il portale Auronzo. info per prenotare il parcheggio e pagare il pedaggio (che salirà a 40 euro ad auto, prima era 30). Riceviamo almeno 2 mila visite al giorno – informa Dario Vecellio Galeno, il sindaco –. Apriremo la strada prima di fine maggio. Si salirà esclusivamente previa prenotazione online. Questa novità rientra nel nuovo sistema di gestione della mobilità, pensato per tutelare l'ambiente, migliorare l'esperienza dei visitatori e ottimizzare i flussi verso una delle meraviglie più iconiche delle Dolomiti. Sul portale sarà disponibile un calendario interattivo con giorni e orari accessibili, aggiornato in tempo reale. Al momento della prenotazione verranno richiesti indirizzo email e numero di telefono per la conferma e per eventuali comunicazioni e targa del veicolo da autorizzare». Il sindaco Vecellio precisa che questo è
solo il primo passo verso un accesso radicalmente più sostenibile alla montagna. L'Amministrazione di Auronzo sta progettando un impianto di risalita in alternativa alle auto e, una volta organizzati i parcheggi a Misurina, anche la prenotazione verso questa località, con ampie aree di sosta a valle. È la medesima filosofia a cui si ispira Valerio Davare, sindaco del Comune di Rocca Pietore. A metà giugno riaprono i Serrai di Sottoguda, ai piedi della Marmolada, chiusi dopo la distruzione della tempesta Vaia. «La prossima settimana porterò in giunta la delibera di gestione del sito. Consentiremo un numero programmato di visitatori, quindi un numero chiuso, senza però avvalerci della prenotazione – anticipa –. Organizzeremo le presenze in modo da spalmarle su tutto l'arco della giornata. Gli ingressi saranno a pagamento, per il momento limitati alla parte iniziale della forra, perché ci sono ancora dei lavori di completamento a monte». Per recuperare i Serrai e rigenerare il lago di Alleghe dai danni della tempesta Vaia, la Regione Veneto ha investito 20 milioni di euro. «È un patrimonio di cui dobbiamo tener conto. Ecco perché – anticipa il sindaco Davare – introdurremo una "Ztl", quindi una zona a traffico limitato al lago di Alleghe, sulla destra orografica, in comune di Rocca Pietore, dove in estate si verifica il parcheggio selvaggio di caravan, auto ed altro ancora, con bivacchi che lasciano di tutto e di più». Deiezioni umane e animali, comprese, come specifica lo stesso sindaco. Ancora anni fa, le "zone a traffico limitato" venivano prese in considerazione come ipotesi di lavoro per i passi dolomitici dalle Province di Bolzano, Trento e Belluno e dalla Regione Veneto. Lo studio è rimasto nel cassetto. Verrà recuperato? «Abbiamo affidato ad uno studio di esperti l'analisi del traffico sul Passo Giau, indubbiamente il più intasato nel pieno dell'estate –conferma Maurizio Troi, assessore del Comune di Colle Santa Lucia –. Intanto acquisiremo da Veneto Strade le aree di sosta sul valico. Organizzeremo i parcheggi e poi decideremo. È probabile la prenotazione, quindi sarà inevitabile il numero chiuso (per la sosta; il transito, invece, dovrà essere libero). Quanto ad una Ztl, l'applicazione è problematica». Dall'altra parte della valle c'è il passo Pordoi. «Per quest'estate non abbiamo ancora deciso nulla, perché insieme agli altri Comuni intorno al Sella stiamo individuando le soluzioni più efficaci, ma – puntualizza il sindaco di Livinallongo, Osvaldo Nagler – dovremo necessariamente intervenire con la prenotazione, una volta che organizzeremo al meglio le aree di sosta sui valichi».
Corriere delle Alpi | 15 maggio 2025
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Park limitati per il Sorapis E dal 2026 si cambia
FDM
CORTINA
Stefano Lorenzi, segretario delle Regole d'Ampezzo, ammette che a suo tempo si era ipotizzata anche l'installazione di tornelli per limitare l'accesso al sentiero che porta al lago turchino, quello del Sorapis, e al vicino rifugio Vandelli. «Il sentiero è del Cai e il Club alpino non prevede questo tipo di strumenti sui propri percorsi. Allora stiamo programmando un centinaio di posti auto in un'area di sosta, prima del passo Tre Croci, arrivando da Cortina». Un'area, dunque, a numero chiuso, in modo da sanzionare chi sosta a bordo strada. Ma le regole possono intervenire solo su terreni di proprietà. La direttrice del Tre Croci è invece di Veneto Strade. Con questa società, le Regole stanno verificando la possibilità di installare delle barriere in legno dove ci sono delle rientranze e si è soliti sostare abusivamente. Hanno ottenuto l'autorizzazione a recintare i pascoli con le reti elettriche a bassa tensione. «Ma – riferisce Lorenzi –c'è stato chi, pur di trovare posto con l'auto, ha strappato la recinzione. Nei giorni del picco estivo, si è arrivati a contare 400 auto in sosta selvaggia, anche nei luoghi più impensati». E dai parcheggi organizzati, già da questa estate, si passerà alla prenotazione, probabilmente dal prossimo anno. Il tutto in accordo con Regione, Comune e Veneto Strade. Il Cai auspica che il confronto avvenga anche con Club alpino e titolari dei rifugi. «Siamo i primi a volere un accesso sostenibile anche alle nostre strutture – dice il neopresidente regionale Francesco Abbruscato –. L'alta montagna si raggiunge a piedi, non in auto. Dobbiamo capirlo tutti». fdm © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Corriere del Veneto | 23 maggio 2025
p. 10, edizione Treviso - Belluno
Tre Cime di Lavaredo, domenica parte il numero chiuso alle auto
DIMITRI CANELLO
AURONZO
Da domenica cambia radicalmente l’accesso alle Tre Cime di Lavaredo, uno dei luoghi-simbolo delle Dolomiti e patrimonio Unesco. Il Comune di Auronzo ha annunciato ufficialmente ieri il via a una nuova organizzazione del traffico automobilistico verso l’area del Rifugio «Auronzo», prevedendo l’obbligo di prenotazione per chiunque voglia parcheggiare nella zona adiacente alle celebri vette. Una svolta storica per la gestione del turismo di massa in montagna, pensata per proteggere un ecosistema sempre più fragile. La misura, già annunciata da tempo e ora ufficialmente attiva, prevede che l’accesso al parcheggio delle Tre Cime sia contingentato, avvenendo solo tramite prenotazione da effettuare sul portale dedicato www.auronzo.info . Chi non avrà il titolo di accesso non potrà entrare nell’area. Il sistema è strutturato per segmentare gli ingressi in base a fasce orarie e tipologia di veicolo, così da evitare il sovraffollamento e migliorare la fruibilità dell’area. Per i residenti e gli operatori locali sono previsti accessi agevolati, da effettuare
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sempre tramite prenotazione. Il Comune di Auronzo punta a una «fase sperimentale» che partirà domenica e coprirà il primo mese. Solo dopo aver monitorato l’efficacia del sistema verranno aperte nuove date. A regime, il numero massimo di auto giornaliere sarà limitato a 700, come confermato anche dal sindaco di Auronzo, Dario Vecellio Galeno. «Vogliamo gestire la mobilità e rispettare l’ambiente con un piano pensato per ridurre il flusso di veicoli in zona spiega il primo cittadino Troppe code non sono accettabili e non possiamo pensare di non fare nulla contro il parcheggio selvaggio. Il costo ad automobile sarà di 40 euro». L’obiettivo dichiarato è quello di ridurre l’impatto antropico sull’ambiente e restituire valore all’esperienza del visitatore. L’assalto estivo all’area del Rifugio «Auronzo», spesso congestionata da migliaia di veicoli, è diventato negli ultimi anni un’emergenza ambientale. Da qui la decisione di contingentare gli ingressi, affidandosi alla tecnologia e a una gestione attiva dei flussi. L’amministrazione invita anche a prendere in considerazione le alternative di trasporto pubblico, con navette attive da Auronzo, Cortina e Dobbiaco, così da ridurre ulteriormente l’impatto ambientale e favorire una mobilità sostenibile. Accanto a questo nuovo sistema di regolazione, sempre sul sito www.auronzo.info è disponibile anche un regolamento dettagliato per prenotare e comprendere le modalità operative. La decisione fa già discutere: molti applaudono alla svolta ecologista e alla maggiore tutela del paesaggio mentre alcuni operatori temono una riduzione dell’afflusso turistico. Ma la linea è tracciata: le Tre Cime vogliono diventare un esempio di turismo responsabile, capace di coniugare accessibilità e rispetto dell’ambiente. Non si tratta solo di gestire i numeri, ma di ripensare il rapporto tra uomo e montagna, tra turismo e paesaggio. Un modello che, se funzionerà, potrebbe essere esteso ad altri siti dolomitici ad alta frequentazione, come i rifugi sul Lagazuoi, le Cinque Torri o il Passo Giau.
Corriere del Veneto | 24 maggio 2025
p. 10, edizione Treviso – Belluno
Parcheggio Tre Cime di Lavaredo Prenotazioni on line, è già boom
DIMITRI CANELLO
AURONZO DI CADORE
Avvio boom per il nuovo sistema a numero chiuso per le Tre Cime di Lavaredo. I numeri confermano che, nonostante l’aumento del prezzo per un auto, da 30 a 40 euro, i turisti sembrano aver già metabolizzato una rivoluzione epocale. Il sito Internet auronzo.info ha fatto registrare più di novemila visite in un giorno. Non solo: in 24 ore il sistema ha registrato quasi tremila iscrizioni, con più di 700 acquisti per il parcheggio di accesso (foto) al gioiello del Patrimonio Dolomiti Unesco, dei quali quasi 100 per domani, la domenica che battezzerà il nuovo corso. Il numero massimo di auto prenotabili al giorno è di 700. La soddisfazione del sindaco auronzano Dario Vecellio Galeno è palpabile. «Siamo sicuri che questa sia la strada giusta spiega il primo cittadino e queste prime ore di accessi che hanno registrato tutto questo movimento sono un bel segnale. Le novemila visite sono un numero importante, il tutto funge da leva come promozione per il territorio e per le bellezze che offre». È una svolta storica per la gestione del turismo di massa in montagna, per proteggere un ecosistema sempre più fragile. La misura, annunciata da tempo e ora attiva, prevede che l’accesso al parcheggio delle Tre Cime sia contingentato solo tramite prenotazione sul portale dedicato www.auronzo.info . Chi non sarà in possesso del titolo di accesso non potrà entrare nell’area. Il sistema è strutturato per segmentare gli ingressi in base a fasce orarie e tipologia di veicolo, così da evitare il sovraffollamento e migliorare la fruibilità dell’area. L’obiettivo è chiaro: diminuire la pressione dell’uomo sull’ambiente e valorizzare l’esperienza dei visitatori. Negli ultimi anni, la zona del Rifugio «Auronzo» ha vissuto un vero assalto estivo, con migliaia di auto che hanno causato situazioni di grave congestione e impatto ambientale. Per affrontare questa criticità, si è scelto di limitare gli accessi, adottando strumenti tecnologici e un controllo attivo dei flussi turistici. L’amministrazione comunale suggerisce inoltre di utilizzare i mezzi pubblici, optando per le navette in partenza da Auronzo, Cortina e Dobbiaco: una soluzione efficace per contenere l’inquinamento e promuovere uno stile di mobilità più sostenibile. Pubblicato sul sito www.auronzo.info un regolamento con tutte le informazioni per prenotazioni e modalità di accesso. I prezzi giornalieri: 5 euro per i residenti; 26 per le moto; 80 per i bus fino a 30 posti, 160 per quelli oltre; 60 euro per caravan e autocaravan. Invece 150 euro per tutta la stagione a chi sulle Tre Cime ci lavora: guide alpine, ambientali ed escursionistiche; accompagnatori di media montagna. Si arriva alle Tre Cime di Lavaredo in auto, camper o moto su una strada panoramica asfaltata lunga 6 chilometri dal Lago d’Antorno percorribile da fine maggio a fine ottobre, salvo meteo avverso. Conduce al Rifugio «Auronzo», a quota 2.333 metri, dove c’è l’ampio parcheggio raggiungibile superando un casello di accesso per la verifica del titolo di transito
Corriere del Veneto | 25 maggio 2025 p. 7, edizione Treviso - Belluno
Modello Venezia per le Tre Cime via al numero chiuso per le auto
DIMITRI CANELLO
AURONZO DI CADORE (Belluno)
Il modello Venezia a numero chiuso traslato sulle Dolomiti bellunesi. Prenderà il via ufficialmente oggi la novità studiata dal Comune di Auronzo, che istituirà un numero massimo di veicoli in ingresso per ammirare le Tre Cime di Lavaredo. Sono 700 le auto, i caravan,
i pullman e i motocicli che, su prenotazione, potranno superare il casello di Misurina per salire in cima e ammirare uno dei panorami più belli di tutta Italia. La novità ha fatto molto discutere ma nonostante alcune critiche prevalgono le voci favorevoli: «Qualcuno ci ha accusato di far crollare le entrate comunali spiega il sindaco di Auronzo, Dario Vecellio Galeno secondo me sarà esattamente l’opposto. Non abbiamo i dati aggiornati a sabato sera, ma da quanto mi è stato riferito la partenza sarà col botto. I primi slot, quelli della mattina presto, sono subito andati esauriti. Il sistema, letteralmente preso d’assalto, ha smistato le prenotazioni». Gli ultimi dati aggiornati parlavano di quasi tremila iscrizioni e novemila visite al portale del Comune in 24 ore, più di 700 acquisti conclusi, dei quali oltre 100 per domenica. I dati sono schizzati ieri alle stelle, con l’assalto alle prenotazioni da parte dei turisti: «Il modello dice Vecellio Galeno prevede che al casello di Misurina chi non sarà in possesso del pass sarà rispedito indietro. Ma non solo: stiamo studiando un meccanismo che scoraggi anche prima del casello chi tenta la fortuna o non è informato. Ci saranno addetti che effettueranno controlli a campione e che informeranno i turisti che, senza pass, non possono salire sulle Tre Cime. Altrimenti tutto verrebbe vanificato. L’obiettivo è di un turismo sostenibile. Il costo è di 40 euro ad auto». L’aumento rispetto a prima è di 10 euro, poi ci sono tutte le tariffe per gli altri veicoli, che possono essere consultate sul portale www.auronzo.info. L’assalto estivo all’area del Rifugio Auronzo, spesso congestionata da migliaia di veicoli, è diventato negli ultimi anni un’emergenza ambientale. L’amministrazione invita anche a prendere in considerazione le alternative di trasporto pubblico, con navette attive da Auronzo, Cortina e Dobbiaco, così da ridurre ulteriormente l’impatto ambientale e favorire una mobilità sostenibile. All’iniziativa plaudono i sindaci di altre località. «Approvo pienamente quello che sta facendo Auronzo dichiara Danilo De Toni, sindaco di Alleghe noi non abbiamo una situazione uguale, ma per i Piani di Pezzè abbiamo istituito un massimo di 230 veicoli ammessi. Stiamo progettando un sistema con segnaletica e cartelli informativi, perché un numero troppo elevato di turisti va contro l’interesse del turista stesso. Il numero chiuso è un passaggio pressoché obbligato». Il modello, se funzionerà, potrebbe essere esteso ad altri siti dolomitici ad alta frequentazione, come i rifugi sul Lagazuoi, le Cinque Torri o il passo Giau. «Un’iniziativa giusta aggiunge il sindaco di Val di Zoldo, Camillo De Pellegrin potrebbe essere estesa, a determinate condizioni, anche da noi. Bisognerà capire come gestire il flusso di veicoli, perché limitare i passi dolomitici potrebbe non essere così semplice. Ma è la strada giusta per difendere il nostro patrimonio».
Gazzettino | 26 maggio 2025
p. 17, edizione Belluno
«Serve il numero chiuso anche per il lago Sorapiss»
Francesco Dal Mas / CORTINA
Emilio Pais Bianco, una vita – lui e la moglie – dedicata al rifugio Vandelli, in faccia al lago turchino di Sorapiss, deve anticipare la salita, a fine settimana, per fare pulizia. «La pulizia della grande quantità di rifiuti abbandonati intorno al rifugio e al lago, come pure in bivacco. Una cosa impressionante. Il richiamo dei social, che continua senza soste amche in inverno, provoca un afflusso anche in questi giorni di non apertura, col passo Tre Croci pieno di macchine e il Soccorso Alpino o il Suem che devono intervenire due o tre volte la settimana per recuperare persone che si trovano in reale difficoltà. Magari solo perché sono salite fino al lago con le scarpette da ginnastica». Pais Bianco sta perdendo la pazienza, lui che è uomo pacifico, ancor prima d'incominciare l'attività estiva (a metà giugno). «Vedrò in questa stagione con i parcheggi riorganizzati e le augurabili sanzioni per chi si ferma in strada. Ma sono deciso a chiedere, per il prossimo anno, il numero chiuso, con prenotazione», anticipa. Quindi col tornello all'ingresso dei sentieri sul passo Tre Croci e, dall'altra parte, in fondo alla val d'Ansiei? «Per la verità, io sarei dell'avviso, d'introdurre il numero chiuso fin dai parcheggi di Cortina. Cioè si sale ai passi solo con prenotazione della sosta», sottolinea il gestore del Vandelli. «Per la prossima estate sulle Tre Croci verranno predisposti cento posti macchina. I lavori sono già in corso. Esauriti questi, più nessun automezzo si può fermare. L'accesso dovrebbe essere libero solo per chi transita. Ma un sistema del genere, che è poi quello adottato dal Comune di Auronzo per le Tre Cime, dovrebbe essere implementato anche per il passo Giau, il passo Falzarego, il Pordoi. Numero chiuso, dunque, con obbligo di prenotazione per salire o per lasciare la macchina». Intanto, sempre sul Tre Croci, sono stati predisposti dei dossi per evitare l'ingresso delle auto nei pascoli, sui prati a bordo strada. «L'importante», insiste Pais Bianco, «sarà che i controlli siano quotidiani, per sanzionare senza alcuno sconto il parcheggio selvaggio». Una severità che il gestore del Vandelli riferisce essere richiesta anche dagli stranieri. «Lo sa che abbiamo quasi tutto prenotato, in rifugio, e che le richieste arrivano per la gran parte dall'estero, da ogni parte del mondo, con gli orientali che quest'anno sono in numero maggiore? E lo straniero esige ordine, pulizia, tranquillità. È catturato da un approccio esperienziale, emozionale». «In questo senso», ci fa sapere Pais Bianco , concludendo la sia disamina, «mancano purtroppo gli ospiti più sensibili, i tedeschi. O meglio, a seguito della crisi economica del loro paese, stanno comunque arrivando, ma in numero centellinato rispetto al passato. Speriamo che la situazione in germania migliori, se ne avvantaggerebbe anche chi vive di turismo in Italia».
Corriere delle Alpi | 26 maggio 2025
p. 16
«Va bene la sperimentazione ma ci sono cose da migliorare»
F.D.M.
Le reazioni Numero chiuso con prenotazioni? Sì, purchè il sistema sia organizzato al meglio. E dai rifugi intorno alle Tre Cime di Lavaredo arriva subito una preoccupazione. «La prenotazione del parcheggio è valida 12 ore. Chi pernotta all'Auronzo o nelle altre strutture in quota», segnala Marzio Bombassei Moma, il nuovo gestore, «deve pagare due volte. E via moltiplicando se si ferma più giorni». Ogni 12 ore 40 euro: «Vuol dire», esemplifica Bombassei, «che il parcheggio viene a costare più del pernotto». Bombassei ha chiesto di parlarne con l'amministrazione di Auronzo. Anche perché – spiega – le prenotazioni raccolte dai rifugi ormai da mesi, già quest'inverno, prescindevano ovviamente dai nuovi costi decisi col sistema scattato proprio ieri. L'Auronzo aprirà il 6 giugno, per chiudere alla fine di ottobre, se la strada rimarrà transitabile. «La stagione si presenta sotto i migliori auspici, a parte l'incognita delle prenotazioni», puntualizza il gestore. È oltremodo positivo che 8 prenotazioni su 10 arrivano dall'estero, da ogni parte del mondo». Per Bombassei è la prima stagione in un rifugio del Cai e sa di avere addosso gli occhi dell'intero sistema del Club Alpino che ovviamente ha posto determinati criteri per l'accoglienza in quota. Anche se si può ben capire che l'Auronzo è per sua natura qualcosa di diverso da un rifugio alpino, magari raggiungibile a piedi. La strada di accesso è percorribile, il parcheggio è pulito, l'arrivo in rifugio pure. Il giro delle Tre Cime è praticamente impossibile, per la presenza della neve ancora alta. Un metro addirittura per salire alla forcella. Simone Corte Pause, guida alpina, gestisce il Lavaredo. «È nevicato anche l'altro giorno», dice, «e per liberare il rifugio dalla coltre bianca ho dovuto portare su una pala, ma prima di metà giugno », riferisce, «apriremo anche noi. In ogni caso, per questi lavori io salirò già nei prossimi giorni. Anche tra l'Auronzo e il Lavaredo il sentiero non è ancora perfettamente libero, per cui bisogna prestare dell'attenzione». Quanto alla prenotazione decisa per la strada dal Comune di Auronzo, il rifugista mette le mani avanti. «È un sistema che in linea teorica potrebbe essere adottato per l'accesso ai siti più iconici. È evidente, infatti, che in aree protette dall'Unesco c'è un'esigenza di tutela che va perseguita nei fatti, non solo con gli auspici. Le code d'auto a Misurina erano insopportabili. È anche vero, però, che misure di protezione come questa esigono di essere ben calibrate. E sperimentate». Corte Pause conferma la crescente percentuale di ospiti stranieri. «Il 25% sono tedeschi, davvero innamorati delle Tre Cime. E poi: francesi, spagnoli, polacchi, cecoslovacchi, ma anche cinesi, giapponesi, ovviamente americani. Nell'ospitalità non bisogna spagliare: loro cercano esperienza, emozione. Come i clienti che all'alba accompagno in cima alle Tre Cime».
Corriere delle Alpi | 30 maggio 2025
p. 27
Serrai di Sottoguda a numero chiuso Davare: «Serve un turismo sostenibile»
Francesco Dal Mas ROCCA PIETORE
Dopo le Tre Cime di Lavaredo (e, prima ancora, il lago di Braies) il numero programmato (o chiuso) arriva ai Serrai di Sottoguda. Il nuovo fronte della lotta all'overtourism, il sovraffollamento di visitatori nei siti più attrattivi, si apre nel canyon naturale scavato dalle acque del torrente Pettorina, che sarà riaperto al pubblico dal 14 giugno. I Serrai di Sottoguda sono chiusi da 7 anni, quando li devastò la tempesta Vaia. Dopo la rimessa in sicurezza da parte della Regione, attraverso la società Veneto Acque, per un investimento di una decina di milioni, l'anno scorso l'iniziativa Cantiere Aperto ha visto una riapertura sperimentale. E ora il Comune di Rocca Pietore ha deciso di rendere disponibile la frequentazione ad un numero massimo di 200 visitatori contemporaneamente, affidando la gestione alla cooperativa Sviluppo&Lavoro dell'Alpago. «Siccome la visita, lungo i due chilometri di percorso oggi disponibili, dura un'ora, prevediamo di poter consentire l'accesso», anticipa Gianfranco Borgato, il presidente, «almeno ad un migliaio di persone tra le 9 e le 17, che è l'orario di apertura». Le visite saranno a pagamento: 5 euro ad adulto, 2 euro ai bambini tra i 2 ed i 14 anni, gratis a quelli di età inferiore. Ingresso gratuito anche ai disabili. Sconti per i gruppi: 4 euro per adulto e 1 euro per i bambino, per un minimo di 20 persone. I residenti potranno entrare gratis. «Puntiamo ad un accesso sostenibile e programmato, per consentire al visitatore di potersi immergere nella bellezza del posto con tutta la disponibilità d'animo che si dà», sottolinea il sindaco di Rocca Pietore, Valerio Davare. «Dopo la prima esperienza di quest'estate, è possibile che passeremo anche alla prenotazione, ma dovremmo pianificare i tempi sulla base dei riscontri che verificheremo. Dal 14 giugno, intanto, ci siamo organizzati con la cooperativa per consentire gli accessi, dopo quota 200, mano a mano che una persona esce. Per accompagnare il visitatore provvederemo anche a delle guide». La Sviluppo&Lavoro è una realtà cooperativa di ben 10 anni di attività. Svolge servizio sulla frontiera della vita: in carcere per animare col lavoro i detenuti disponibili; all'esterno, nelle diverse realtà per inserire persone svantaggiate o per dare una prospettiva di dignità ai richiedenti asilo. Si occupa anche della gestione del verde e di piccoli lavori in edilizia. «Ringraziamo l'amministrazione di Rocca Pietore per la gratificante sfida che ci affida e noi ricambiamo», annuncia il presidente della cooperativa, Borgato, «assumendo, con regolare contratto di lavoro, dalle 6 alle 7 persone, possibilmente giovani, della Val Pettorina. Anzitutto per restituire ciò che riceviamo ma anche per contrastare, nel limite delle possibilità, allo spopolamento dell'Alto Agordino, e dall'altra per arginare l'esodo giovanile». I ragazzi impegnati gestiranno la biglietteria, assisteranno i visitatori dall'ingresso alla conclusione del percorso, si occuperanno delle pulizie e di ogni altro servizio. Ma il sindaco Davare si rende ben conto che una soluzione così innovativa rischierebbe di perdere d'efficacia se non fosse contestualizzata in una visione dell'ambiente diversa da quella consueta. «Sì, abbiamo programmato», conferma il primo cittadino, «anche una zona a traffico limitato. Cioè libereremo il caratteristico centro di Sottoguda dalle auto. Per apprezzare un borgo così caratteristico, uno dei più attrattivi delle Dolomiti, l'approccio dev'essere lento, pensoso, quindi a piedi». Ed ecco, dunque, che le auto saranno fatte posteggiare in aree di sosta al limite del paese. Eventualmente provvedendo al trasporto con delle navette di chi non ce la fa a camminare. Niente trenino, invece, tanto meno lungo i Serrai: «Sia perché non potrebbe logisticamente transitare», specifica Davare, «ma soprattutto per non banalizzare la ricognizione che in un posto del genere dev'essere
di massima concentrazione, lontano da ogni disturbo». I visitatori, tra l'altro, saranno dotati di caschetto, perché si sa che la sicurezza dei versanti è garantita, ma le sorprese possono sempre palesarsi. L'anno scorso, nell'apertura improvvisata prima dell'ultima parte dei lavori, sono entrate 5 mila persone. Quest'estate l'opportunità potrebbe esserci per 100 mila visitatori. «No, non puntiamo alla quantità, ma alla qualità dell'esperienza», insiste il sindaco Davare. «E vorremmo anche che i nostri ospiti ampliassero questa possibilità d'immersione anche nelle altre bellezze della valle e dell'Agordino». Intanto a nord dei Serrai, il cantiere di Veneto Acque prosegue con la costruzione dell'ultima diga paramassi, sempre lungo il Pettorina. Si tratta di un'opera, anch'essa ingegneristicamente innovativa, per frenare, prima della forra, i materiali che potrebbero essere portati a valle dalle acque impetuose del torrente che scendono dalla Marmolada.
Corriere del Veneto | 30 maggio 2025
p. 13, edizione Treviso – Belluno
Gli ambientalisti: «Per le Tre Cime numero chiuso ancora più stretto»
AURONZO
Le Tre Cime di Lavaredo si preparano al secondo assalto turistico dopo l’entrata a regime del nuovo sistema di prenotazione che fissa un tetto massimo di veicoli (700) autorizzati a superare il casello di Misurina. Una misura che, dopo le iniziali diffidenze, sta procedendo a gran ritmo e gli accessi per il weekend della Festa della Repubblica faranno registrare quasi sicuramente il sold out. Non paiono spaventare neppure i prezzi stabiliti dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Dario Vecellio Galeno. Si va dai 40 euro per un’autovettura, ai 150 stagionali per i veicoli appartenenti a Guide alpine, accompagnatori di media montagna, guide ambientali ed escursionistiche, ai 26 euro per i motocicli, ai 60 euro per gli autobus fino a 30 posti a sedere agli 80 euro per gli autobus oltre i 30 posti e ai 60 euro per i caravan. Ma le associazioni ambientaliste, che pure plaudono all’iniziativa di Vecellio Galeno, puntano a un’ulteriore accelerazione, mirando a un traguardo ancora più ambizioso. «L’iniziativa di Auronzo di Cadore spiega il presidente di Mountain Wilderness, Luigi Casanova è sicuramente apprezzabile, ma secondo noi bisogna fare ancora di più. Si deve puntare a ridurre ulteriormente il traffico veicolare verso le Tre Cime, privilegiando al massimo il mezzo pubblico. In definitiva apprezziamo quello che si sta facendo, ma chiediamo un incontro pubblico agli amministratori locali per studiare una strategia condivisa».
Corriere del Veneto | 31 maggio 2025
p. 11, edizione Treviso - Belluno
Tre Cime di Lavaredo, il parcheggio è sold out a sei giorni dall’apertura
A soli sei giorni dall’attivazione, il nuovo sistema di prenotazione online per l’accesso all’area Tre Cime di Lavaredo è già un autentico boom: tutti i posti auto disponibili sono andati esauriti. I dati parlano chiaro: 4.866 ticket venduti per le prime quattro settimane e oltre 12 mila utenti registrati. Numeri che confermano l’interesse per uno dei luoghi simbolo delle Dolomiti e la bontà del sistema adottato dal comune di Auronzo. Il sito auronzo.info ha superato i 100 mila accessi in un mese, il 65% dall’estero: il nuovo portale ha quindi saputo intercettare l’utenza internazionale. Conclusa anche l’installazione di pannelli informativi a led e strumenti di monitoraggio, il sistema entra ora nel vivo. L’accesso resta possibile solo previa prenotazione online. Le premesse per una stagione positiva, nonostante il maltempo iniziale, ci sono tutte (d.c .).
Corriere delle Alpi | 9 maggio 2025
p. 37
Socrepes, avviati gli espropri dei terreni Nuovo appalto per le indagini del suolo Socrepes, avviati gli espropri dei terreni Nuovo appalto per le indagini del suolo
Alessandro Michielli / cortina Avviati gli espropri dei terreni e degli immobili di alcuni abitanti di Cortina riguardanti l'area dove sorgerà l'impianto a fune ApollonioSocrepes. Continuano le manovre di Simico per riuscire a realizzare in tempo la cabinovia in vista dei Giochi olimpici: nonostante non sia stata ancora pubblicata la gara per la costruzione dell'impianto, con recente ammonimento anche da parte della Regione Veneto, la società si sta già muovendo per bruciare i tempi. Per farlo, ha affidato alla società padovana Georicerche Srl l'esecuzione delle indagini geognostiche del suolo e sottosuolo dove sorgerà il nuovo impianto di risalita. Stando alle informazioni inserite sul portale
Corriere del Veneto | 10 maggio 2025
p. 10, edizione Treviso – Belluno
Funivia Apollonio-Socrepes Ricorso al Tar dei residenti
Ugo Cennamo cortina d’ampezzo Mentre lungo il tracciato dell’annunciata funivia Apollonio-Socrepes sono stati già piazzati i paletti per procedere all’esproprio dei terreni, un gruppo di ampezzani, una ventina di famiglie residenti a Lacedel, si accinge a presentare ricorso al Tar (Tribunale amministrativo regionale, Ndr ). Questione di giorni, come spiega l’avvocato Primo Michielan dell’omonimo studio di Treviso e Mogliano Veneto che è stato incaricato di procedere in tal senso. «Presenteremo un’impugnativa spiega l’avvocato - non al Tar del Veneto perché ci è stato chiarito che, trattandosi di opera strategica olimpica, la competenza è del Tribunale amministrativo del Lazio. Impugneremo sia la Valutazione di compatibilità ambientale, già conclusa con decreto del febbraio 2024 della Regione Veneto con prescrizioni imposte a carico della Simico (Società infrastrutture Milano-Cortina, Ndr ) per quanto concerne la compatibilità
23 degli appalti, la data di aggiudicazione dell'incarico è dello scorso 29 aprile, per un importo pari a 139.900 euro, mentre è di ieri la data di pubblicazione dell'esito. E proprio negli ultimi giorni, inoltre, sono apparsi dei picchetti lungo il percorso della futura cabinovia. Via agli espropri Il 24 aprile alcuni abitanti di Cortina hanno ricevuto un documento da parte di Simico, con oggetto "Stralcio funzionale impianto di risalita Apollonio-Socrepes", dove Fabio Massimo Saldini annuncia l'avvio del "procedimento d'occupazione d'urgenza preordinata all'espropriazione". Simico ha informato i residenti dicendo che "la Conferenza di servizi per l'esame degli interessi pubblici si è conclusa positivamente ed è stato così approvato il progetto di fattibilità tecnica ed economica dell'opera". Il documento, poi, aggiunge: "Comunico che l'avvio dei lavori riveste carattere di particolare urgenza in quanto le opere dovranno essere realizzate in tempo utile per i Giochi: pertanto, il procedimento proseguirà con l'immediata emanazione del decreto di offerta dell'indennità provvisoria e dispone contestualmente l'occupazione d'urgenza delle aree necessarie alla realizzazione dell'opera. Il provvedimento finale del procedimento espropriativo sarà adottato entro il termine di cinque anni, salvo previo accordo per la cessione bonaria". ancora nessun bando di gara Simico non ha ancora pubblicato il bando di gara per la realizzazione dell'impianto, anche se la società ha sempre sostenuto di essere in linea con i cronoprogrammi. Dichiarazioni che non coincidono con la realtà: basti pensare all'opera del Lotto zero, che doveva essere pronta a giugno 2025, ma che vedrà la luce non prima di questo autunno o a ridosso dei Giochi. Ritardi che hanno spinto la Regione del Veneto ad ammonire Simico: «Permane, al 2024, un significativo ritardo nell'esecuzione di taluni interventi, anche se si riscontra una rilevante accelerazione dei tempi programmati per l'intervento di riqualificazione dello Sliding Centre Eugenio Monti e per la riqualificazione dello Stadio Olimpico di Cortina d'Ampezzo. Si confida nel recupero dei tempi previsti per i restanti interventi nell'arco dell'anno che precede lo svolgimento dei Giochi olimpici e paralimpici». Il richiamo a Simico è arrivato dalla Regione ed è contenuto nella delibera con la quale si autorizza la partecipazione di un delegato all'assemblea per l'approvazione del bilancio 2024 della Società Infrastrutture Milano Cortina. © RIPRODUZIONE RISERVATA A sinistra: un rendering della futura cabinovia Apollonio-Socrepes oggi ancora senza un bando di gara. A destra: un picchetto posizionato sui terreni di Mortisa Affidamento diretto di 139.900 euro per eseguire gli esami geognostici La Regione: «Resta un importante ritardo nella realizzazione di talune opere» Alessandro Michielli / cortina Avviati gli espropri dei terreni e degli immobili di alcuni abitanti di Cortina riguardanti l'area dove sorgerà l'impianto a fune Apollonio-Socrepes. Continuano le manovre di Simico per riuscire a realizzare in tempo la cabinovia in vista dei Giochi olimpici: nonostante non sia stata ancora pubblicata la gara per la costruzione dell'impianto, con recente ammonimento anche da parte della Regione Veneto, la società si sta già muovendo per bruciare i tempi. Per farlo, ha affidato alla società padovana Georicerche Srl l'esecuzione delle indagini geognostiche del suolo e sottosuolo dove sorgerà il nuovo impianto di risalita. Stando alle informazioni inserite sul portale degli appalti, la data di aggiudicazione dell'incarico è dello scorso 29 aprile, per un importo pari a 139.900 euro, mentre è di ieri la data di pubblicazione dell'esito. E proprio negli ultimi giorni, inoltre, sono apparsi dei picchetti lungo il percorso della futura cabinovia. Via agli espropri Il 24 aprile alcuni abitanti di Cortina hanno ricevuto un documento da parte di Simico, con oggetto "Stralcio funzionale impianto di risalita Apollonio-Socrepes", dove Fabio Massimo Saldini annuncia l'avvio del "procedimento d'occupazione d'urgenza preordinata all'espropriazione". Simico ha informato i residenti dicendo che "la Conferenza di servizi per l'esame degli interessi pubblici si è conclusa positivamente ed è stato così approvato il progetto di fattibilità tecnica ed economica dell'opera". Il documento, poi, aggiunge: "Comunico che l'avvio dei lavori riveste carattere di particolare urgenza in quanto le opere dovranno essere realizzate in tempo utile per i Giochi: pertanto, il procedimento proseguirà con l'immediata emanazione del decreto di offerta dell'indennità provvisoria e dispone contestualmente l'occupazione d'urgenza delle aree necessarie alla realizzazione dell'opera. Il provvedimento finale del procedimento espropriativo sarà adottato entro il termine di cinque anni, salvo previo accordo per la cessione bonaria". ancora nessun bando di gara Simico non ha ancora pubblicato il bando di gara per la realizzazione dell'impianto, anche se la società ha sempre sostenuto di essere in linea con i cronoprogrammi. Dichiarazioni che non coincidono con la realtà: basti pensare all'opera del Lotto zero, che doveva essere pronta a giugno 2025, ma che vedrà la luce non prima di questo autunno o a ridosso dei Giochi. Ritardi che hanno spinto la Regione del Veneto ad ammonire Simico: «Permane, al 2024, un significativo ritardo nell'esecuzione di taluni interventi, anche se si riscontra una rilevante accelerazione dei tempi programmati per l'intervento di riqualificazione dello Sliding Centre Eugenio Monti e per la riqualificazione dello Stadio Olimpico di Cortina d'Ampezzo. Si confida nel recupero dei tempi previsti per i restanti interventi nell'arco dell'anno che precede lo svolgimento dei Giochi olimpici e paralimpici». Il richiamo a Simico è arrivato dalla Regione ed è contenuto nella delibera con la quale si autorizza la partecipazione di un delegato all'assemblea per l'approvazione del bilancio 2024 della Società Infrastrutture Milano Cortina.
ambientale dell’impianto di risalita, sia la dichiarazione di pubblica utilità del progetto stralcio». L’opera, secondo il piano di Simico, prevede sia realizzata la cabinovia e un parcheggio al piano stradale prima dell’inizio dei Giochi, per poi procedere a un’ulteriore gara per i lavori relativi al completamento del progetto, parcheggio interrato e pedana mobile verso il centro di Cortina e l’ex stazione ferroviaria. Questa tempistica è contestata dai cittadini. «Le opere connesse al collegamento dal centro paese e dall’ex stazione sostiene Michielan nonché il parcheggio sotterraneo che nel progetto originale avrebbe dovuto ricevere 800 auto non verranno realizzate, opere pensate per lo spostamento di addetti ai lavori, spettatori e atleti. Così facendo il progetto lo si riduce essere un impianto di risalita, permanendo comunque una portata di 2.800 persone all’ora, che sovrasta gli abitati di Mortisa per la stazione intermedia e quelli di Lacedel per la stazione di arrivo». Le ragioni per cui il ricorso al Tar non è stato ancora presentato sono solo di natura tecnica, in quanto oltre a questi primi due aspetti se ne contesta un terzo, ritenuto di primaria importanza. «Stiamo aspettando conclude l’avvocato alcuni risultati tecnici di accertamento per procedere e verificare se ci sono gli estremi per chiedere una sospensiva. Questi accertamenti riguardano la franosità del versante montagnoso che è noto essere fortemente a rischio, un pericolo che permane nonostante gli accorgimenti suggeriti dall’Autorità di bacino così da garantire l’incolumità delle persone. Su questo tema stiamo facendo ulteriori valutazioni con uno studio siglato da un’università italiana». Evidente che un ulteriore slittamento dell’inizio dei lavori per ragioni connesse al ricorso dei residenti metterebbe a rischio la realizzazione dell’infrastruttura entro l’inizio dei Giochi (il 6 febbraio prossimo, Ndr ). Riducendo sensibilmente anche il numero di biglietti disponibili per le gare sulla pista Olympia, in particolare nelle quattro giornate clou, quelle delle gare di sci alpino femminile.
Gazzettino | 13 maggio 2025
p. 37, edizione Belluno
Nuova cabinovia: la Provincia ora tira le orecchie al Comune
MARCO DIBONA CORTINA
È necessario provvedere a mettere in atto tutta una serie di prescrizioni, nel territorio interessato dai lavori di costruzione della cabinovia da Son dei Prade a Bain de Dones. Lo prevede una determinazione della Provincia di Belluno, firmata da Antonella Bortoluzzi, dirigente del settore acque, ambiente e natura. Gli interventi e le attività debbono essere eseguiti entro il prossimo 15 luglio. L'impianto Cortina Skyline fu realizzato nel corso del 2021 e presentato il 18 dicembre di quell'anno. E' dunque in funzione da quattro stagioni invernali; dal 2023 è aperto anche d'estate. Collega i comprensori di Socrepes, Tofana e Pocol con le Cinque Torri, l'Averau e i passi Giau e Falzarego. IL PROGETTO E' un'opera pubblica, di proprietà del Comune di Cortina, che l'ha affidata alla società partecipata Servizi Ampezzo, con l'intervento determinante della società di impianti a fune Ista, che fornisce le professionalità e le competenze necessarie. Nel 2029 ci fu la conferenza di servizi decisoria, nell'ambito della procedura di Valutazione di impatto ambientale: allora si indicarono gli adempimenti necessari post operam, nella fase di esercizio dell'impianto, che prevedeva monitoraggi continui, in materia ambientale, per verificare il rispetto delle prescrizioni. Una prima verifica del cantiere avvenne tra aprile e agosto 2021. Un secondo riscontro tra agosto e ottobre 2021 e dispose la necessità di sviluppare in tempi brevi un progetto di ripristino delle aree che, a seguito dei lavori, presentavano criticità idrogeologiche. Il commissario per i Mondiali di sci Cortina 2021, allora proponente dell'opera, condivise la documentazione. L'impianto è stato messo in funzione grazie a una autorizzazione provvisoria all'apertura al pubblico, non essendo ancora completate le opere. IL PRECEDENTE Nel 2022 è subentrata Società infrastrutture Milano Cortina. Una terza verifica è del 27 marzo 2023. Il 6 giugno 2024 la Provincia rilevò la mancata ottemperanza ad alcune condizioni ambientali e seguì un fitto carteggio con il Comune di Cortina. Si arriva dunque alle attuali prescrizioni, assai dettagliate. C'è la necessità di nuove piantumazioni, in primavera. Vicino alla stazione a monte bisogna intervenire nel biotopo del lago di Bain de Dones. Va fatta una passerella per limitare il calpestamento della torbiera e vanno poste tabelle con il dettaglio delle caratteristiche del luogo e le norme per il comportamento degli escursionisti. Serve un efficace rinverdimento della scarpata presso la stazione a monte, con idrosemina e biostuoia. Va rimosso il materiale riversato in torbiera e ripristinata la sezione della strada di servizio. Lungo la linea dell'impianto bisogna rinverdire le scarpate di erosione e le superfici particolarmente spoglie, dove i teli di pacciamatura sono sollevati e privi di vegetazione. Si deve intervenire per rimuovere alcuni alberi infestati da bostrico tipografo, potenzialmente instabili, che possono interferire con la linea dell'impianto. Vanno chiusi gli imbocchi alle piste di cantiere. Presso la stazione intermedia va sistemato il sentiero di soccorso, con gradini e scale: è il percorso, sotto le funi, da utilizzare in caso di operazioni di aiuto ai passeggeri della cabinovia. Alla stazione a valle va delimitato con una palizzata il parcheggio a sud, al biotopo "Torbiere di Pocol". Sopra la strada va interdetto il pascolo. Bisogna provvedere a uno sfalcio tardivo del biotopo, ad agosto, a esclusione delle aree più sensibili. E' necessario un intervento sul canale che proviene dalla torbiera, affinché non inneschi fenomeni erosivi. Infine va sistemata la scarpata del parcheggio, con messa a dimora di specie arbustive. Alla Provincia deve essere data comunicazione dell'avvio degli interventi e, entro il 31 dicembre 2025, della loro conclusione. Marco Dibona © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Gazzettino | 19 maggio 2025
p. 31, edizione Belluno
Nuova cabinovia, decide Saldini: la protesta di de Zanna
La costruzione del nuovo impianto di risalita di Cortina d'Ampezzo, da piazzale Revis alle piste da sci di Socrepes, con una stazione intermedia a Mortisa, sarà affidata a Fabio Saldini, commissario di governo per le opere delle Olimpiadi e Paralimpiadi invernali 2026. Il progetto della nuova cabinovia è già in carico a Società infrastrutture Milano Cortina, della quale Saldini è amministratore delegato; come commissario, egli avrà però poteri speciali, per accelerare la procedura. Questo passaggio dovrebbe avvenire oggi, con un decreto legge, in Consiglio dei ministri. La necessità di tagliare i tempi deriva dal ritardo dell'opera: dovrà essere pronta per il prossimo inverno, ormai imminente, per contribuire a trasportare gli spettatori delle gare olimpiche di sci alpino femminile verso il traguardo di Rumerlo, all'arrivo della pista Olympia delle Tofane. Intanto a Socrepes si sta già costruendo l'altro impianto, un'altra cabinovia con vetture da dieci posti, che sostituirà due seggiovie, rimosse in queste settimane. Le due cabinovie, una successiva all'altra, dovrebbero consentire di muovere sino a tremila persone all'ora. LA PROTESTA Contro l'affidamento a un commissario del nuovo impianto da Revis a Socrepes interviene Cortina bene comune, gruppo consiliare di opposizione. La consigliera comunale Roberta de Zanna preannuncia la sua contrarietà: «Evidentemente non sono bastate le forzature, quando il ministro Matteo Salvini, con un colpo di mano, ha imposto la pista da bob, o quando il governo ha dichiarato Fondazione Milano Cortina 2026 un ente di diritto privato, per sottrarla agli obblighi di un ente pubblico. Ora si vuole andar oltre e attribuire a Fabio Saldini i poteri di commissario straordinario per la realizzazione della cabinovia. I problemi di questo impianto sono reali e concreti e non bastano un decreto o super poteri per aggirarli e far finta che non esistano. Il problema principale è la natura franosa e altamente instabile dei terreni. Ci sono problemi paesaggistici, in quanto attraverserebbe i più bei prati di Cortina. C'è la contrarietà di molti cittadini espropriati, danneggiati nelle loro abitazioni e qualcuno addirittura espropriato della sua prima casa. Ad altri, come lo studio veterinario, verrebbe impedito di proseguire il lavoro. Ciò che fa indignare è che si vuole costruire a tutti i costi l'impianto, con il solo scopo di portare gli spettatori alle Tofane, ben sapendo che a Olimpiadi concluse verrebbe chiuso, perché privo del parcheggio, obbligatorio per legge. Di fronte a questa ennesima forzatura noi di Cortina bene comune continueremo la nostra battaglia. Abbiano almeno il buon gusto di non definirle più Olimpiadi della sostenibilità». M.Dib. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Corriere delle Alpi | 21 maggio 2025
p. 18
Socrepes, strada spianata «Con Saldini commissario i ricorsi non fanno paura»
Francesco Dal Mas / CorTINA
Per Socrepes arriva il commissario straordinario Fabio Saldini. Ed ecco che l'iter autorizzativo e di gara si accelera. Fino a sconsigliare eventuali ricorsi al Tar contro gli espropri per far spazio alla cabinovia. Tema molto caldo a Socrepes, o meglio a Mortisa. «Bene ha fatto il governo. Anzi, forse doveva intervenire prima, non aspettare l'ultimo momento», parola di un esperto come l'architetto Bortolo Mainardi, cadorino, già commissario per le Grandi Opere del Nordest, dal Brennero a Trieste, e, successivamente, per l'A28 (Conegliano-Sacile) e l'Alta Velocità Venezia-Trieste. «Accelerazione» è la parola d'ordine del governo per due opere collegate ai Giochi Olimpici e che fino a ieri non erano ritenute strategiche, quindi non indifferibili, pertanto non urgenti. Il consiglio dei ministri lunedì scorso ha quindi approvato un decreto legge Infrastrutture che nomina l'amministratore delegato di Simico, Fabio Saldini, come commissario straordinario delle due opere. La prima è una nuova opera di presa idrica dal fiume Boite, fondamentale per integrare le risorse naturali con neve programmata e garantire condizioni ottimali di gara. La seconda è appunto l'impianto a fune di nuova generazione Apollonio-Socrepes, «pensato per rivoluzionare la mobilità della località veneta attraverso un sistema moderno e intermodale in vista delle competizioni olimpiche». Così recita una nota del ministero dei Trasporti. In realtà, ciò che si può realizzare – correndo – nei prossimi sette mesi è solo la cabinovia Apollonio-Socrepes. «Questo impianto non era tra le opere considerate indifferibili dal Dpcm del settembre 2023», ricorda Mainardi, «perché allora sembrava esserci tutto il tempo necessario per realizzare il progetto di partenariato pubblico-privato. Considerate le complicazioni che ci sono state, in particolare le ultimissime prescrizioni da assicurare, si rischiava di arrivare fuori tempo massimo con la gara d'appalto, l'assegnazione dei lavori, la cantierizzazione». Ma ora le cose cambiano. Il cronoprogramma prevede 7 mesi. Ce ne sono 8 a disposizione, prima del 6 febbraio 2026, l'inizio delle gare. Però ci vuole un mese per l'espletamento dell'appalto europeo. Dove il commissario può accelerare? «I compiti del commissario sono procedurali come in tutto il resto delle opere», risponde Simico alla richiesta di chiarimento. «In verità», integra Mainardi, «il commissario ha importanti opportunità di accelerare sia l'iter autorizzativo che l'assegnazione dei lavori. Gestendo un'opera strategica, come è stata definita ora la cabinovia, può bypassare sospensioni o addirittura stop come quelli dati dal possibile ricorso al Tar contro eventuali espropri. Essendo stazione appaltante ha quindi l'opportunità di evitare sorprese». Il decreto legge 32 del 18 aprile 2019 sulle competenze del commissario straordinario prevede, ad esempio, che «la stazione appaltante pone a base di gara direttamente il progetto di fattibilità tecnica ed economica approvato dal commissario straordinario, d'intesa con i presidenti delle Regioni territorialmente competenti» e che «per le occupazioni di urgenza e per le espropriazioni delle aree occorrenti per l'esecuzione degli interventi, i commissari straordinari, con proprio decreto, provvedono alla redazione dello stato di consistenza e del verbale di immissione in possesso dei suoli anche con la sola presenza di due rappresentanti della Regione o degli enti territoriali interessati, prescindendo da ogni altro adempimento». Insomma, da lunedì la strada è spianata. © RIPRODUZIONE RISERVATA La zona di
Socrepes dove arriverà la nuova cabinovia che partirà da Apollonio. L'impianto è necessario per portare il pubblico fino alle piste da sci per le gare. Se non verrà fatto in tempo, si perderanno molti spettatori e quindi incassi Bortolo Mainardi.
L’Adige | 22 maggio 2025
p. 28
Socrepes, via agli studi archeologici Scavi e carotaggi lungo il tracciato
Alessandro Michielli / cortina
Avviate le indagini archeologiche preventive e propedeutiche alla realizzazione dell'impianto Apollonio-Socrepes. A poche ore dalla nomina di Fabio Massimo Saldini quale commissario straordinario per la costruzione della cabinovia, si iniziano a vedere le prime movimentazioni del terreno lungo il tracciato dell'opera, a partire dalla stazione di valle fino a quella intermedia di Mortisa, dove da un paio di giorni stanno operando i dipendenti della società Petra. Si tratta di una procedura standard di archeologia preventiva, che si attua prima della realizzazione di qualsiasi opera, slegata quindi dai nuovi poteri commissariali. le difficoltà di simico Simico, negli ultimi mesi, non è stata in grado di risolvere i numerosi problemi connessi alla realizzazione della cabinovia: un'opera per la quale Saldini ha sempre dichiarato di essere in linea con il cronoprogramma, ma che nella realtà dei fatti si era in parte arenata. Tanto da spingere il ministero delle Infrastrutture a cambiare strategia e dare massimi poteri al ceo di Simico – tramite un decreto legge – per recuperare il tempo perduto e tagliare il più possibile le normali procedure per la realizzazione dei lavori. Solo così, forse, il commissario sarà in grado di consegnare l'opera. tempi e tipologia di indagini Se le indagini archeologiche in corso dovessero rilevare qualcosa, dovranno essere fatti tutti gli approfondimenti del caso. Questo tipo di studi, di norma, richiedono qualche settimana: il funzionario competente della Soprintendenza può disporre una relazione, dei sondaggi (come in questo caso) o entrambe le cose, per verificare la presenza o meno di depositi archeologici. Il funzionario, a quel punto, darà un parere che diventerà vincolante. Se venissero ritrovati dei reperti, dovranno essere fatti degli scavi completi per valutare l'entità del rinvenimento: a quel punto le tempistiche dei lavori diventerebbero altamente variabili. Se si trovasse una strada antica, ad esempio, si dovrebbe valutare la rimozione. studio veterinario: la demolizione Gli studi archeologici in corso in queste ore vengono osservati con tristezza da Fabio Frison e Alessandro Siorpaes, i due dottori che a breve rischiano di veder demolito il proprio studio veterinario (il terreno è del Comune) che si trova nei pressi della stazione di partenza della cabinovia: «Simico ci aveva promesso una nuova sistemazione, ma ad oggi siamo quasi in mezzo ad una strada», affermano i dottori. «Non abbiamo in mano alcun documento che ci dia spiegazioni e il Comune non sa dirci nulla». le incongruenze sulla cabinovia Le incongruenze sui tempi della cabinovia dichiarati dalla società responsabile della realizzazione delle opere connesse allo svolgimento dei Giochi del 2026 sono certificati e sotto gli occhi di tutti. E non è la prima volta che Simico dichiara cronoprogrammi non corretti: la variante del Lotto zero, ad esempio, doveva essere consegnata il primo giugno 2025 (tra 10 giorni), come dichiarato dal Governo all'interno del Piano finanziario 2025 e come più volte ribadito da Simico, ma l'opera vedrà la luce solo entro la fine dell'anno (se tutto andrà bene e correndo, dicono gli addetti ai lavori). Il trampolino di Zuel, cantiere dichiarato più volte aperto dal Piano delle opere di Simico e in forte ritardo sui tempi, ora conta su un bando di gara aperto. Ma al progetto è stata tagliata la parte più importante e significativa per renderlo un monumento visitabile a turisti e residenti: l'ascensore. Nei fatti, quindi, Simico punta a consegnare la struttura in tempo per i Giochi, ma solo dopo aver stralciato il progetto, rendendolo bello a colpo d'occhio, ma incompleto nella sostanza. Il villaggio olimpico, dopo i diversi danneggiamenti subiti dai moduli abitativi durante i trasporti lungo la Statale Alemagna (come confermato pubblicamente da enti e istituzioni), inizia finalmente a prendere forma. Ma anche in questo caso, però, l'opera è in ritardo (doveva partire nell'autunno 2024) e con un destino già segnato: non resterà nulla sul territorio ampezzano. Lo stato dell'arte, in sintesi, definito dalle comunicazioni ufficiali di Simico, evidenzia nei fatti molte e evidenti lacune organizzative. A Cortina ognuno difende comunque le proprie convinzioni: c'è chi è fermamente convinto della bontà dei Giochi, a prescindere da tutto. C'è chi è contrario e chi, pur a favore della manifestazione, nota che qualcosa forse non sta andando come pensava. E, infine, c'è una parte che osserva senza opinioni (almeno fino a quando non verranno toccate le proprie tasche). © RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere del Veneto | 30 maggio 2025
p. 13, edizione Treviso – Belluno
Flash mob anti-cabinovia Apollonio Socrepes: c’è «Mountain Wilderness»
ALESSANDRO MORELLI
cortina d’ampezzo
Ci sarà anche Mountain Wilderness al flash mob di domani mattina alle 11 lungo i prati di Mortisa, là dove è previsto sorga la stazione intermedia della cabinovia Apollonio Socrepes. «Tutti a Cortina”» l’invito deciso del presidente dell’associazione Luigi Casanova da sempre al fianco delle battaglie portate avanti da Roberta de Zanna, consigliera comunale di Cortina Bene Comune. «Il collegamento Apollonio Socrepes si legge in una nota dell’associazione implica danni al territorio irreversibili e una situazione di costante rischio idrogeologico». Sul fronte della realizzazione dell’opera per la quale è partito il bando, da riscontrare la convinzione che anche per la cabinovia saranno rispettati i tempi nonostante i ritardi degli ultimi mesi. «Il monitoraggio delle grandi opere, sia sotto il profilo
dei tempi sia sotto il profilo della finanza legati alle infrastrutture, ci sta dando grandissime soddisfazioni» ha commentato il sottosegretario Alessandro Morelli. (U. C.).
Gazzettino | 20 maggio 2025
p. 35, edizione Belluno
Collegamento pusterese e turismo lento: operatori al bivio
LUCIO EICHER CLERE
SAN PIETRO/DANTA Un fine settimana di incontri sul turismo è stato quello organizzato dalla Consulta Giovani Cadore in Comelico, per discutere con operatori del settore e associazioni varie su "Come vogliamo il turismo in Comelico?". A Costalta e a Danta c'è stata una partecipazione interessata all'argomento e sono emerse nei dibattiti le prospettive che la presenza degli ospiti può avere nei prossimi anni in una valle che, a differenza di quelle ladine di Badia e Gardena, non ha l'economia turistica come elemento principale dell'attività della gente che vi abita. LA MODERATRICE A coordinare le serate è stata la responsabile della Consulta per il Comelico, Silvia De Martin Pinter, gestrice del Museo della cultura alpina e ladina di Padola, che ha sottolineato come sia importante che emergano dal basso le valutazioni su quali scelte fare per il futuro turistico della vallata comeliana. La prima osservazione è stata quella delle diverse potenzialità turistiche tra Comelico Superiore e Comelico di Sotto, che si esplica con i numeri delle presenze, che tra Padola e gli altri paesi di Comelico Superiore superano il 50% del totale dei 5 Comuni della valle. In effetti il futuro del turismo in Comelico si distingue tra le aspettative del carosello sciistico del collegamento tra Padola e Passo Monte Croce, per poter partecipare alla intensità di presenze che sono registrate nel comprensorio pusterese di Sesto e San Candido e invece la proposta di un turismo dolce che incontri le aspettative di ospiti che amano il contatto con la natura ancora genuina e il rapporto diretto con la vita paesana ancora socialmente viva nei paesi più marginali. I DUBBI Resta anche tra la gente di Padola e dintorni la perplessità sui tempi di realizzazione, se verrà attuato, del collegamento da Valgrande a Cima Colesei, dopo il ricorso al Tar delle associazioni ambientaliste, e la possibilità, dopo che quelle istanze sono state respinte, di un ulteriore ricorso al Consiglio di Stato. Ma la fiducia dell'amministrazione comunale di Comelico Superiore farebbe sperare in tempi rapidi. Per valorizzare il turismo lento e vicino alla popolazione locale è stata portata l'esperienza dell'Albergo Diffuso di Costalta, che da 12 anni sta offrendo a turisti, soprattutto stranieri, una forma di associazionismo turistico che unisce le attività commerciali dei singoli locatari con la vita sociale e culturale del paese. La presenza della guida triestina Luigi Nacci, ideatore di vari cammini tra il Carso triestino e la Slovenia, ha suggerito proposte di contatti con turisti amanti della semplicità e del camminare in natura. Lucio Eicher Clere © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Alto Adige | 18 maggio 2025
p. 16
Dolomiti, niente voli con i caccia Il Cai: vietare anche gli elicotteri
ALBERTO ZANELLA
BOLZANO. Niente voli turistici e panoramici con aerei jet da caccia. Lo ribadisce per iscritto la Provincia, rispondendo ad una interrogazione del consigliere Andreas Leiter Reber. «Dovrebbero vietare anche i voli turistici in elicottero, che ormai viene usato pure per l’eliski o come elitaxi per portare gente ai rifugi», tuona il presidente del Cai Alto Adige Carlo Alberto Zanella. Sulla medesima lunghezza d’onda Avs e Sat. I jet da caccia Leiter Reber, sulla scorta delle polemiche dei mesi scorsi riguardo a una società che offriva voli con ex jet militari da caccia, ha chiesto lumi al riguardo. L’assessore Daniel Alfreider ora risponde: «A tutt'oggi la Provincia non è a conoscenza di voli dei suddetti aerei nella regione dolomitica». Consultata la direzione dell’Ente nazionale aviazione civile di Bolzano, «anche quest'ultima non è a conoscenza dell'utilizzo di jet per voli turistici o panoramici». I limiti di legge I divieti e le limitazioni contenuti nella legge provinciale n. 15/1997 “Regolamentazione del traffico con aeromobili a motore ai fini della tutela dell'ambiente”, spiega oltre l’assessore, «si applicano indistintamente a tutti gli aeromobili a motore e riguardano essenzialmente il decollo, l'atterraggio e il sorvolo delle aree protette a quote inferiori a 500 m s.l.m. e delle aree superiori a 1600 m s.l.m., anche se la legge non si occupa specificamente della velocità e delle emissioni sonore degli aeromobili». Inoltre, secondo l'Ufficio per l'aria e il rumore, la legge provinciale del 5 dicembre 2012, n. 20, “Disposizioni in materia di inquinamento acustico” «non stabilisce alcun limite per il rumore degli aeromobili o dei singoli velivoli. Gli aeromobili, come ad esempio le autovetture, devono rispettare determinati valori limite per essere autorizzati». La direzione Enac di Bolzano, prosegue Alfreider, ha informato la società che pubblicizzava i jet da caccia «che
la suddetta attività di volo è illegale e quindi non autorizzata. L’autorità ha imposto un divieto di volo per tutto lo spazio aereo italiano e ha informato le autorità aeronautiche di altri Paesi. Se il divieto verrà disatteso, l’Enac adotterà le opportune sanzioni amministrative». È l’Enac, infatti, l’autorità competente. Controlli e sanzioni Interessante anche il prosieguo della risposta. Si chiede quante sanzioni amministrative siano state emesse dallo Provincia negli ultimi 5 anni perché la quota di volo era inferiore a quella prevista dalla legge. Nel 2021 una, nel 2022 zero, nel 2023 una, nel 2024 tre, nel 2025 una. «Decisamente poche», commenta sarcastico il presidente del Cai Zanella. Quante invece le sanzioni per decolli e atterraggi non autorizzati di aeromobili in aree protette? Solo una, nel 2021. Alfreider è poi costretto ad ammettere che la Provincia non dispone di strumenti di misura per determinare se la quota di volo sia stata superata: «Gli organi di controllo incaricati della supervisione seguono un metodo di calcolo stabilito che tiene conto di punti di riferimento fissi come la posizione della persona incaricata del controllo e il terreno (cime, pendii, ecc.) e consente una valutazione tramite triangolazione». Verticale e orizzontale L'attuale legge utilizza il termine “quota di volo” che, secondo la prassi comune e anche nelle controversie legali, è stato ed è interpretato come distanza verticale dal terreno solido. E allora Reber chiede: «I 500 metri valgono anche per la distanza orizzontale dai pendii montani?» La risposta, senza ulteriori specifiche, è questa: «Gli uffici provinciali competenti del Dipartimento Natura, Paesaggio e Sviluppo del Territorio stanno attualmente lavorando a una revisione della legge nell'interesse della tutela ambientale». Leiter Reber scava più a fondo, chiedendo se l'aeroporto di Bolzano disponga dei mezzi tecnici per registrare le quote di volo dei numerosi aerei da diporto a motore. Alfreider risponde: «Secondo l’Enac, lo spazio aereo dell'Alto Adige è sotto controllo radar solo al di sopra di una certa quota, a seconda della zona. La sorveglianza radar civile completa è garantita solo a partire dalla quota di volo in cui il volo strumentale (Ifr) è obbligatorio e il volo a vista è vietato. A questa quota non è possibile effettuare voli panoramici, ecc.». Ma allora, gli aeromobili a motore che decollano in Alto Adige sono obbligati a trasmettere i dati relativi all'altitudine di volo all'aeroporto di Bolzano o all’Enac? «No», è la risposta di Alfreider. La posizione del Cai «Chi frequenta la montagna, lo sa benissimo: non fanno quasi niente. I dati sulle sanzioni parlano chiaro. Sappiamo dai funzionari provinciali che ci sono grandi difficoltà a effettuare i controlli». Non le manda a dire, il presidente del Cai: «Gli elicotteri in Alto Adige non dovrebbero effettuare voli turistici e basta. Per soccorsi e lavori ai rifugi in quota o per lo spegnimento incendi, elicotteri ok, ci mancherebbe. Ma ormai sul web si trovano sette operatori che propongono voli turistici, dalle Dolomiti al Garda. Prima ce n’era solo uno, adesso c’è un bel traffico. La popolazione si lamenta, specie in Gardena». Ormai, prosegue, «possiamo apertamente parlare di elitaxi ed eliski, un grosso problema. C’è chi usa l’elicottero per andare a mangiare in baita o per passare in volo radente sulla forcella di Mezdì, sulle Odle, per poi farsi una bella discesa in neve fresca». Arrabbiatissimi anche all’Avs, e pure alla Sat, conclude, «nonostante in Trentino i controlli siano più serrati». Dell’argomento si discute, si dibatte assai. Le associazioni alpinistiche lo dicono chiaramente: «Stop ai voli turistici sulle nostre montagne». Carlo Alberto Zanella, Cai AA.
Messaggero Veneto | 21 maggio 2025
p. 38, edizione Pordenone
Vivere in montagna Le nuove esigenze della popolazione
L'iniziativa Tramonti di Sopra ha ospitato nel fine settimana l'appuntamento inaugurale della Dolomiti mountain school 2025, dal titolo Fughe, ritorni e aspettative: come cambia la popolazione. Il confronto tra relatori e pubblico ha messo in luce esperienze concrete, prospettive culturali e visioni di futuro legate alla vita in montagna. Per Moreno Baccichet, architetto e docente di Urbanistica all'Università di Udine e allo Iuav di Venezia, è urgente cambiare il modo in cui si raccontano i territori montani: «Raccontarli soltanto come luoghi dell'abbandono è fuorviante. Chi li osserva da fuori, spesso li percepisce come ambienti vivi e suggestivi. La natura che avanza e si riprende i suoi spazi non è soltanto perdita: può diventare il punto di partenza per una nuova narrazione e una nuova forma di urbanità, diffusa e a bassa densità, immersa nella bellezza». Ivan Provenzale, progettista e assessore comunale a Tramonti di Sopra, ha portato un esempio di impegno personale e amministrativo: «Più che tante analisi, è fondamentale agire. Con la mia famiglia e un gruppo di amici abbiamo iniziato a rigenerare un angolo remoto di queste montagne. L'esperienza associativa e l'impegno politico vanno nella stessa direzione: sperimentare, insistere, crederci». Quindi, Antonio Pisanò, architetto e fondatore del progetto Girotondo: «È un laboratorio rigenerativo che collega territori diversi. La risposta alla crisi è fare tutto, ovunque, tutti insieme: poesia, autoproduzione, arte e comunità». Il sindaco di Tramonti di Sopra, Patrizia Del Zotto, ha ribadito il valore di appuntamenti come l'incontro della Dolomiti mountain school: «Vivere in montagna è un privilegio. Certo, mancano dei servizi, ma c'è una qualità della vita che altrove si è persa. Lo scorso anno abbiamo chiuso con un saldo positivo tra nati, morti e migrazioni. È soltanto un +2, ma è un segno di speranza. La montagna non è ferma: c'è fermento, energia, e noi amministratori vogliamo continuare a crederci». Il programma proseguirà venerdì 13 giugno a Comeglians (Ud) con un confronterà sulla sanità nelle aree periferiche. Tutti gli appuntamenti sono gratuiti e aperti al pubblico. La Dolomiti mountain school è promossa dalla Regione Fvg in collaborazione con Università di Udine, Fondazione Dolomiti Unesco, Magnifica comunità di montagna Dolomiti friulane, Cavallo e Cansiglio, Comunità di montagna della Carnia e Asca-Leggimontagna.Cortomontagna
Alto Adige | 11 maggio 2025
p. 3
Rifugi, allarme dell’Avs: canoni di affitto eccessivi
Durante la 120esima assemblea generale dell’Alpenverein, ieri a Silandro, il presidente Georg Simeoni ha espresso forte preoccupazione per i canoni di concessione richiesti dal Demanio provinciale e aumentati del 500%. «La Sat non paga questi canoni alla Provincia di Trento ha sottolineato, in un appello a Palazzo Widmann . I rifugi necessitano di importanti lavori nei prossimi anni e soffrono per gli effetti del cambiamento climatico e l’aumento dei costi edilizi». Commovente la restituzione dei fondi librari confiscati all’Avs nel 1923 durante il fascismo. Maurizio Veronese, presidente del Cai Bolzano, ha consegnato a Simeoni l’atto notarile di donazione e simbolicamente alcuni volumi: «Questi libri raccontano la vostra storia, è giusto che tornino a casa». Diciannove scatoloni e alcuni fascicoli sono pronti per essere ritirati. «Una giornata storica per l’Avs, la restituzione chiude un capitolo doloroso» ha detto Simeoni ringraziando il Cai.
Corriere delle Alpi | 15 maggio 2025
p. 2
Canzan: «Gli assalti ai sentieri? Danno per gli stessi rifugisti»
F.D.M.
BELLUNO «L'overtourism non fa gli interessi degli operatori, tantomeno dei rifugisti. Gli assalti estivi alle nostre strutture creano disagio anzitutto ai gestori, oltre che agli ospiti». Ne è convinto Omar Canzan, presidente dell'Associazione regionali dei conduttori dei rifugi alpini. «Le prenotazioni per noi sono già una sperimentazione acquisita; anzi, una pratica più che decennale – spiega – I pernotti avvengono per più del 90% previa acquisizione della disponibilità. Gli stranieri prenotano un anno prima, al più tardi nel pieno dell'inverno per l'estate». E questo approccio, secondo Canzan, che gestisce il rifugio Aquileia in Val Fiorentina, all'ombra del Pelmo, rappresenta di fatto il cosiddetto «numero programmato», se non il «numero chiuso». Il problema si pone soprattutto per le attività dislocate lungo gli itinerari alpinistici più frequentati, quali l'Alta Via nr1 e la nr 2. Il Cai dispone di un'app dalla quale l'escursionista dovrebbe sapere per tempo dove trova disponibilità di posto letto qualora si muova all'ultimo momento. Canzan, che si prende cura di un rifugio alpino privato, ma che ha una storia alle spalle di rifugista Cai, dà pienamente ragione al vertice regionale del Club alpino, che sostiene che in montagna si dovrebbe arrivare solo a piedi. Fatte salve le eccezioni, ovviamente. «Al Chiggiato, sulle Marmarole, che ho condotto per lunghi anni, si arriva a piedi, tra l'altro con una dura selezione, perché ci volevano due ore di camminata. Ma qui all'Aquileia si arriva con l'auto, poiché c'è la strada. Anche in questo caso, però, non possiamo essere invasi, proprio perché abbiamo la necessità di garantire un servizio di qualità». Canzan, che mastica anche di politica e amministrazione, facendo il consigliere comunale, conviene sulla necessità, anzi sull'urgenza, di introdurre misure di progressivo contenimento dell'overtourism. «I parcheggi a valle dei siti iconici e dei rifugi, numerati e obbligatoriamente prenotabili, sono una prima misura urgente, oltre che indispensabile. Per arrivare ad altre forme, più radicali, di numero chiuso o, appunto, programmato». Con tanto di pedaggio? Canzan come altri dei Cai e degli stessi rifugisti non ritengono che la monetizzazione possa funzionare da deterrenza. Semmai serve per altri scopi, magari per pagare determinati servizi di manutenzione più o meno straordinaria. f.d.m. © RIPRODUZIONE RISERVATA Omar Canzan.
Gazzettino | 19 maggio 2025
p. 30, edizione Belluno
Bergamo dallo Scarpa al Pramperet
CLAUDIO FONTANIVE LONGARONE
Un amore sviscerato per la montagna: lui 41enne guida alpina, lei 33enne maestra di sci, si accingono a lasciare le cime dell'Agordino in direzione Longarone prendendo le redini del rifugio Sommariva al Pramperet, portando con loro il piccolo Elias di un anno, che trascorrerà l'estate ai 1857 metri del rifugio, nel silenzio dei boschi ai piedi del gruppo montuoso del Pramper - Mezzodì. D'altro canto Elias è "figlio" di un amore sbocciato in un rifugio all'ombra dell'Agner. Marco Bergamo, originario di Treviso ma da vent'anni in Agordino, per sei anni è stato la "sentinella della conca Agordina", ha gestito il rifugio Scarpa Gurekian fino al termine del contratto nel 2023, e lei, Sharon De Marco, di Frassenè Agordino, nel 2020 lo ha raggiunto per assisterlo nell'attività in sala. LA SCINTILLA «Ci eravamo conosciuti nel 2013 al parco Laghetti di Frassenè - racconta Sharon - dove io lavoravo al bar e lui fuori sulla roccia a piantar
L’Adige | 20 maggio 2025
p. 15
Rifugi, il XII Apostoli a Beltrami «Qui nel ricordo di Salvaterra»
LEONARDO PONTALTI
In queste settimane, si sta cimentando più con pratiche e corsi che con pareti e vie, ma per la guida alpina Alessandro Beltrami non è un eccessivo dispiacere. Perché è il viatico che tra un mese, lo porterà ad aprire le porte del rifugio XII Apostoli intitolato ai fratelli Garbari, di cui è il nuovo gestore. Più che un traguardo professionale, più di una soddisfazione lavorativa. Per Beltrami, quarantaquattrenne di Carisolo, è anche un’emozione. Perché gestendo il rifugio - incastonato a 2.500 metri nella conca tra le vedrette del Brenta sudoccidentale che si apre davanti a chi la conquista tramite la faticosa Scala santa o valicando la bocca dei Due dentiandrà a ripercorrere il solco tracciato in passato da colui che fu un compianto amico, Ermanno Salvaterra, scomparso nell’agosto di due anni fa. «Per me era più di un amico: Ermanno è stato quasi un secondo padre», spiega Beltrami: «Ed è anche per questo che l’emozione è tanta. Io ci ho passato buona parte della mia gioventù attorno al XII Apostoli, dove salivo quando Ermanno mi portava ad arrampicare e lo trovavo lì con suo papà». Prima che il Garbari venisse affidato, dal 2007 all’autunno scorso, alla guida di Pinzolo Aldo Turri e alla sua famiglia, la struttura era stata gestita dai Salvaterra dall’immediato Dopoguerra al Terzo Millennio: prima nonna Maria, poi Adolfo, padre di Ermanno, poi ancora Maria con altre figlie, tra cui Nella, zia che passò il testimone ad Ermanno nel 2000. «Non lo so, forse c’è il suo zampino in questa nuova pagina della mia vita, forse è Ermanno che ci ha messo del suo», spiega Beltrami, che si è imposto sulle altre ventidue candidature pervenute alla Sat, proprietaria del rifugio eretto dagli alpinisti irredentisti e fotografi Carlo e Giuseppe Garbari tra il 1907 e il 1908 con quella forma a cubo caratteristica che ora - dopo gli ampliamenti negli anni Cinquanta e a fine anni Novanta - resiste solo in Val di Fassa, ai Monzoni, con il Taramelli. Ma, come ogni cosa che se nasce quadrata non può morire tonda, anche se è stato ampliato e reso rettangolare, il XII Apostoli ha conservato la sua essenza e la sua magia, figlia anche del valore simbolico legato alla cappella scavata nella roccia, dove ogni anno in tanti si ritrovano per ricordare i caduti in quota. Tanti ricordi, tanti legami, eppure per il nuovo gestore, non è il XII Apostoli primo il rifugio del cuore: «Se devo indicarne uno, è il Segantini Sono di Carisolo, per noi la montagna di casa è su quel versante lì. Al Segantini ci sono cresciuto, quando da piccolo mio zio mi portava con sé a fare le prime escursioni». Ed è stato proprio con il Segantini che avrebbe avuto per la prima volta l’occasione di diventare gestore. «Me l’aveva proposto Egidio Bonapace, prima ancora che lo prendesse in gestione lui. Ma allora i tempi non erano maturi. Ora sì e sono felice del XII Apostoli». Non il rifugio del cuore, ma... «...ma quello che in ordine, per legami e preferenze viene subito dopo. È ancora un rifugio in cui non si assiste agli arrivi di massa. Penso che in Brenta sia uno dei meno gettonati e va bene così». Quello dell’overtourism è un problema? «È un rischio, ma che per ora qui mi pare sappiamo gestire. Il rischio è quello di trasformarci in albergatori di montagna, cosa che un rifugista non deve essere, perché i rifugi non sono alberghi. Poi, più che sulla quantità di persone in sé, si deve ragionare sull’approccio delle persone alla montagna». Cercherà di lavorare anche su questo? «Cercherò di dire, a chi arriverà, quello che ho sempre detto quando accompagnavo le persone in rifugio. Questa è la seconda degli alpinisti, un posto dove, appunto, rifugiarsi. Quando pensate alla parola rifugio, non pensate solo alle birre e al bombardino, ma a un posto dove trovare riparo in un ambiente dove trovare accoglienza non è proprio così scontato. E cercherò di fare la mia parte anche su un altro tema fondamentale». Quale? «Quello dell’acqua. È un problema per il XII Apostoli come lo è per tantissimi rifugi e lo sarà sempre più spesso anche a valle, se non smettiamo di considerarlo un bene senza fine, perché qui per fortuna siamo sempre stati
30 chiodi e arrampicare. Da lì abbiamo iniziato a frequentarci e poi l'ho raggiunto al rifugio Scarpa». Al termine di quest'avventura imprenditoriale, Bergamo per due anni ha continuato la sua attività di guida nelle Alpi, mentre Sharon ha continuato a insegnare la pratica dello sci in Agordino. Ma l'amore per la vita di rifugio, anche assieme al piccolo Elias, era tanto, e quindi poco fa la decisione di questa nuova avventura, in un rifugio storico (costruito nel 1923) conosciuto in tutto il mondo anche perchè è una delle ultime fondamentali tappe lungo l'Alta Via numero 1 che dal lago di Braies arriva a Belluno, e il primo rifugio all'interno del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi. È raggiungibile da più versanti, anche dall'Agordino, ma il più comodo per gli escursioni è da Forno di Zoldo. Partendo da qui ci si arriva con comoda passeggiata su sentiero in circa 50 minuti. Ma la comodità in questo caso è un concetto relativo, e alla famiglia agordina non spaventa per tre mesi non avere botteghe e servizi sulla "porta di casa". BEBÈ IN QUOTA «Il piccolo Elias è già abituato alla vita di montagna -spiega Sharon - aveva un mese e lo abbiamo portato al rifugio Scarpa. Itinerari in Agordino ne ha già fatti tanti nello zaino con papà felice, e il bimbo ancora di più. Anche lo scorso inverno lo abbiamo portato in montagna, anche con la neve. Elias vive la natura e noi siamo per la natura, caldo o freddo che sia perchè è questa la nostra vita. Ora proviamo questa nuova avventura. Siamo già stati Sommariva al Pramperet, che aprirà il prossimo 20 giugno per tre mesi. Noi per il momento siamo formalmente dipendenti del Cai di Oderzo (Treviso) che ne è proprietario, ma che di fatto ci dà il rifugio chiavi in mano per la sua guida». Vita familiare da coniugare con quella lavorativa in un rifugio alpino, che prevede un impegno speciale, dato che ha 25 posti letto, una sala interna con 30 coperti e 10 in terrazza. «Chi arriva a dormire tendenzialmente giunge dai rifugi Carestiato o Vazzoler - continua Sharon - ci rendiamo conto che l'impegno è notevole, ma saremo in sette complessivamente nello staff. Io mi occuperò del bar e della ristorazione mentre Marco seguirà le manutenzioni e la parte burocratica. Elias oltre a noi sarà in compagnia anche della nonna e della zia». Si arricchisce quindi la "pattuglia" agordina nelle strutture sulle montagne zoldane. «Due chilometri sotto di noi c'è l'agriturismo gestito da Gabriele Garavana - conclude Sharon - e invece la malga, che sarà punto di arrivo della navetta di quest'estate, è gestita da Riccardo Dai Pra». C'è da scommetterci che la giovane famiglia non soffrirà d'isolamento. Claudio Fontanive © RIPRODUZIONE RISERVATA.
abituati bene. Ecco, da rifugista, oltre a stoccare e usare bene quella poche che avremo, vorrei fare qualcosa dal punto di vista della sensibilizzazione». Aprirete tra un mese, il 20 giugno: ha già il suo staff? «Siamo in tre, una responsabile in sala, un cuoco e poi ci sono io. Vediamo se riusciremo ad arrivare a quattro, intanto partiamo». Continuerà a fare la guida? «Mi piacerebbe continuare a farlo anche da rifugista, accompagnare nei dintorni chi lo volesse. Ma penso che per questo primo anno sarà meglio concentrarsi sul prendere le misure alla gestione e poi si vedrà. In inverno certo, continuerò a fare la guida a tempo pieno».
L’Adige | 3 giugno 2025
p. 11
Nuovi giovani custodi per Punta Penia
FRANCESCA CRISTOFORETTI
Dopo sette anni di gestione in mano a Carlo Budel, Capanna Punta Penia trova due nuovi “custodi”: Andrea Gallo, 28 anni di Valdagno, nel vicentino, e Tobia De Marco, 35 anni da compiere il prossimo settembre, di Pieve di Cadore, nel bellunese. Il primo con in tasca una laurea in Scienze politiche all’Università di Padova, il secondo in Arte e design a Bolzano. Il minimo comune denominatore che ha fatto spiccare la coppia di amici rispetto alle altre candidature (circa una decina in totale quelle raccolte), la passione e la conoscenza della montagna e del mondo dei rifugi. A consegnare le chiavi della struttura nel gruppo della Marmolada, situata sopra i 3.300 metri di quota, è stato lo storico proprietario Aurelio Soraruf, gestore anche del rifugio Castiglioni. «Siamo ancora in fase di preparazione e allestimento del rifugio, ma per il 14 giugno siamo pronti a partire», sostiene Gallo. «Aurelio Soraruf rimarrà il proprietario, ma ci saremo noi fissi su. Abbiamo spalato la neve qualche giorno fa. Torneremo su a breve, non appena farà bello, poi partiremo con la manutenzione, gli interventi e i rifornimenti per cibo e quant’altro». Entrambi hanno esperienza in quanto a rifugi. «Ed entrambi siamo molto legati al territorio: Tobia nato a Pieve di Cadore e cresciuto a Feltre e io adottato da Pieve negli ultimi anni». Ad unirli l’amore per le cime. «La nostra amicizia è nata proprio in un contesto di montagna. Avevamo già avuto esperienze con i rifugi: abbiamo provato a presentare domanda per un bando del Cai nel bellunese, ma non è andata. Poi abbiamo saputo che Budel avrebbe lasciato la gestione sulla Marmolada. Abbiamo contattato il gestore, Aurelio, e ci siamo presentati, proponendoci. Lui ci ha dato fiducia e noi abbiamo colto questa opportunità, senza sprecarla». Negli ultimi anni, Andrea, ci racconta, ha lavorato al Caf di Belluno per poi dedicarsi al lavoro in rifugio. Le ultime stagioni, per lui, sono state al Malga Monte di Mezzo nel parco dell’Adamello. Stessa storia per Tobia che, invece, lavora - ancora oggi - come installatore nelle gallerie d’arte. «E proprio in questi giorni si trova a Berlino con un artista». Il punto centrale, però, è uno solo. «Abbiamo sempre voluto fare e creare qualcosa qui, in quella che reputiamo casa nostra, sulle Dolomiti», conclude il ventottenne. Un cambiamento anche per Aurelio Soraruf, che ripone piena fiducia nei suoi due nuovi collaboratori. «Nel colloquio ho subito notato che erano persone tranquille e appassionate - così il proprietario - anche sulla base della loro esperienza passata. Loro saranno i custodi di Punta Penia, ma le prenotazioni si faranno da noi al Castiglioni così come le forniture. Anche la responsabilità rimane nostra (della famiglia Soraruf, ndr), ma affidiamo loro il compito di gestirsi in autonomia la giornata. Abbiamo ricevuto più di una decina di domande. Il nostro criterio di selezione? Sapere dove si va e in che tipo di ambiente, oltre che avere avuto esperienza in rifugio. L’ambiente lì è duro: non è facile, si raggiunge a piedi, senza impianto».
Messaggero Veneto | 30 maggio 2025
p. 37, edizione Pordenone
Aula a cielo aperto al rifugio Pordenone «Gli studenti sono sensibili alla bellezza»
VALENTINA VOI
L'avventura valentina voi Immersi nel silenzio e nella bellezza, hanno scattato fotografie e trasformato i regali della natura in oggetti di design. Circondati dai boschi, hanno riflettuto con sensibilità e senso critico sulla convivenza tra uomo e fauna selvatica. Hanno riso, hanno cantato, hanno camminato con scarponi (che, in qualche caso, hanno dovuto aggiustare lungo il sentiero) e dormito nei cameroni. I cellulari non hanno campo, lì al rifugio Pordenone, ma le menti dei 64 studenti del Galvani di Cordenons, ospiti per tre giorni in Val Cimoliana, erano aperte a ricevere i segnali di una natura che, sempre più, chiede di essere ascoltata e rispettata. Un'iniziativa, quella realizzata dal Cai di Pordenone in collaborazione con l'istituto scolastico, che si inserisce nelle iniziative per il centenario della sezione di Pordenone: oltre a portare la montagna in città, il Cai ha scelto di «avvicinare gli studenti alla montagna, nei suoi aspetti sia geografici e naturalistici che culturali, a partire da una concezione di "territorio" come intreccio inscindibile di natura e storia ed esempio di una presenza umana sostenibile». Al progetto hanno preso parte quattro classi, tre terze e una quarta. Suddivisi in due gruppi, si sono avvicendati al rifugio Pordenone dormendo per una notte nei cameroni riservati alle scolaresche arrivate a piedi o con le auto degli accompagnatori. Punto di incontro dell'esperienza è stata la lezione che il professore Stefano Filacorda, del Dipartimento di scienze agroalimentari, ambientali e animali dell'Università di Udine, ha tenuto sulla fauna selvatica. La pioggia non ha rovinato quella che Filacorda, che ha una lunga esperienza in attività con le scuole, definisce «un'esperienza molto bella, una particolare avventura. Ho percepito una forte sensibilità nei confronti della bellezza: questa esperienza mi ha arricchito molto e credo che anche i ragazzi ne siano stati arricchiti». L'obiettivo era quello di vivere da vicino l'ambiente montano, il suo fascino e le sue fatiche.
Gli accompagnatori di escursionismo e gli operatori naturalistico-culturali della sezione di Pordenone del Cai hanno portato i ragazzi al belvedere del Campanile della Val Montanaia e alla Casera dei Pecoli. E, quando la pioggia non ha concesso di stare all'aperto, si è aperto il cassetto della creatività. «I ragazzi hanno realizzato dei gadget con materiali naturali – continua Filacorda – e abbiamo immaginato insieme come reintrerpretare i collari per il monitoraggio degli orsi». Una convivenza che tra uomo e natura che i ragazzi hanno sperimentato in prima persona: grazie all'occhio esperto del professor Filacorda è stato rilevato il passaggio del lupo qualche giorno prima. «Ho spiegato loro che la presenza del lupo in una valle naturale come quella in cui eravamo ha senso, mentre la presenza del lupo in zone urbanizzate pone nuove sfide». Una sfida, intanto, è già stata vinta: quella con la tecnologia immersiva e spesso invadente. Al rifugio Pordenone, gestito da Marika Freschi e Ivan Da Rios, il cellulare prende a singhiozzi. Tanti lo considerano un pregio: dama, scacchi, chitarre, chiacchiere hanno sostituito post e "cuoricini". «Per molti ragazzi è stata la prima volta in rifugio –racconta Grazia Pizzoli, del Cai di Pordenone – e ci hanno detto che vorrebbero ripetere l'esperienza».
Corriere delle Alpi | 28 maggio 2025
p. 18
La presidente Anef: «La scuola programmi vacanze diversificate da regione a regione»
FRANCESCO DAL MAS
L'intervista Francesco Dal Mas «Non ci rassegniamo. Le società di impianti a fune vogliono destagionalizzare, cioè lavorare tutto l'anno. Ma è indispensabile che la scuola, come accade negli altri Paesi, scaglioni le vacanze. Questa, fra l'altro, sarebbe la misura più efficace per contrastare l'overtourism». Chi parla è Valeria Ghezzi, presidente nazionale delle aziende che gestiscono funivie, cabinovie, seggiovie, skilift, skiarea, quindi anche rifugi. La stagione estiva si è aperta, in Val di Fassa, ancora il 10 maggio, sulle Dolomiti bellunesi si attiverà sabato prossimo, con l'impianto del Lagazuoi. La chiusura è prevista, per alcuni impianti, addirittura a fine ottobre. Non accadrà mai che il mondo della scuola programmi le vacanze in modo diversificato? «Permetta che mi illudi. C'è l'autonomia. In provincia di Bolzano, ad esempio, il calendario scolastico è diverso che in Veneto. E in Veneto rispetto ad altre regioni. Bisognerebbe avere più coraggio, soprattutto in un Paese orograficamente diversificato come il nostro. Già oggi, in ogni caso, la stagione invernale si allunga e, ancora di più, quella estiva. Con vantaggio per tutti». Anzitutto per i vostri collaboratori. Non trovate neppure gli stagionali, per la brevità dei contratti. Allungando le stagioni… «Potremmo arrivare al tempo pieno e fidelizzarli. Proprio questo è ciò che vorremmo. Gli impiantisti italiani stanno trasformando le montagne in destinazioni aperte tutto l'anno, un'evoluzione che porta con sé anche nuove opportunità di sviluppo per le comunità locali e per l'intero settore. Non crede? ». Certo che sì. Ma questa scelta diventerà strategica anche nei fatti? «Anef rappresenta il 90% degli impiantisti italiani, la destagionalizzazione è già nei fatti una scelta strategica. Investiamo sempre più risorse per estendere l'apertura degli impianti anche in primavera e in autunno. In alcune valli alpine, gli impianti riaprono già a maggio, poche settimane dopo la chiusura invernale, e continuano l'attività anche oltre settembre, arrivando in alcuni casi fino ai primi giorni di novembre». Alcune buone pratiche di destagionalizzazione? «A Molveno, in provincia di Trento, si è iniziato a lavorare già il 12 aprile e si continuerà fino al 2 novembre, l'estate più lunga di sempre per questo impianto. La cabinovia del Passo Pordoi è operativa dal 21 maggio. A San Martino di Castrozza, nel Trentino, al Lagazuoi, Cortina , e alle telecabine del Lussari di Tarvisio, Udine, si parte il 31 maggio. E poi c'è Cervinia, Valle d'Aosta, che non chiude mai. Cortina, con taluni impianti, conclude l'inverno ai primi di maggio». Ma il cliente destagionalizzato esiste per davvero? «L'allungamento delle stagioni permette di offrire nuove esperienze per chi cerca un ambiente salubre e attività all'aria aperta. Questa evoluzione risponde a una crescente domanda di scoprire un nuovo lato della montagna che si distingue per la combinazione di sport, natura, cultura, gastronomia e benessere. Le aperture primaverili, estive e autunnali consentono di realizzare iniziative che affiancano e integrano la tradizionale offerta turistica invernale e che compongono un'offerta innovativa e trasversale, idonea a soddisfare tutte le attitudini dei turisti, con particolare attenzione agli anziani, ai disabili e ai soggetti più fragili. Esperienze rilassanti come passeggiate tematiche, picnic in alta quota, escursioni in mountain bike o corsi di fotografia panoramica, fino ad attività più specialistiche e adrenaliniche quali il downhill, l'arrampicata o il parapendio. Ma c'è una condizione…». Quale condizione? «Per distribuire in modo più uniforme i flussi e supportare le economie locali, è fondamentale anche l'intervento delle istituzioni, ad esempio attraverso l'introduzione di vacanze scolastiche scaglionate, come accade in altri Paesi. Tra l'altro, quando si ipotizzano gli impianti di risalita come alternativi al flusso automobilistico, è ovvio che bisogna pensare a un utilizzo ben più ampio di queste infrastrutture di trasporto. Magari per tutto l'anno. E d'altra parte gli arrivi dei turisti testimoniano già che è questa la prospettiva». © RIPRODUZIONE RISERVATA
NOTIZIE DAL SOCCORSO ALPINO
Corriere delle Alpi | 3 maggio 2025
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Montagna rincaro soccorsi
Sabrina Tomè / venezia
Si avvicina l'estate e si avvicinano le Olimpiadi. Insieme alla bella stagione e all'evento mondiale, arrivano anche i faciloni delle Dolomiti. Non che l'inverno ne sia stato esente, solo che con la bella stagione c'è il boom. Sono quelli che incrociamo in infradito su sentieri da scarponi, in sneackers sulle Tre Cime, in bermuda sulla Marmolada, o a tentare di spingere il passeggino verso il Sorapis. Il che non sarebbe di per sè un problema, se non che lo stile, spesso, tradisce un approccio alla montagna inadeguato, per usare un eufemismo. Irresponsabile per usare invece le parole del governatore Luca Zaia. Che ieri mattina a Palazzo Balbi, illustrando l'accordo che prevede l'aumento di fondi a favore del Soccorso Alpino Veneto, ha anche annunciato un inasprimento dei costi di salvataggio a carico delle persone finite nei guai per comportamenti pericolosi. La scelta di deterrenza contro quelle prassi che mettono a rischio gli stessi soccorritori, risale al 2011 quando la giunta regionale decise di far partecipare alle spese di recupero anche il salvato; orale tariffe lieviteranno. Presenti all'incontro gli assessori alla Sanità Manuela Lanzarin, alla Protezione civile Gianpaolo Bottacin, alle Attività produttive, Roberto Marcato, il presidente del Soccorso Alpino Veneto, Giuseppe Zandegiacomo, il vicepresidente Alberto Barbirato e il direttore del Creu, Paolo Rosi. La stretta «Nell'ottica di un maggiore sostegno al Soccorso Alpino stiamo valutando l'aumento delle quote di contributo alle spese per l'intervento in quelle situazioni in cui sembra proprio non si usi il cervello», ha spiegato il governatore, «I dati ci dicono che il 40% degli interventi di soccorso riguarda persone illese, che se non venissero salvate dal Soccorso Alpino andrebbero incontro a rischi per la propria incolumità. In molti casi si tratta di escursionisti che affrontano la montagna con leggerezza, non preparati e non attrezzati adeguatamente. Un altro dato ci dice che il 96% degli escursionisti coinvolti non sono assicurati (farlo, costa tra i 20 e i 30 euro al l'anno). Siamo costretti quindi a fare un appello: andate in montagna sempre in sicurezza e assicuratevi. La responsabilità è fondamentale per noi stessi ma anche per gli operatori del soccorso che mettono a repentaglio la loro vita magari per incoscienza di qualcuno. In montagna si va informati e attrezzati, non si va con improvvisazione». I costi di recupero a carico delle persone salvate oggi sono di 90 euro al minuto, fino a un massimo di 7.500 euro se interviene l'elicottero (succede nel 48% dei casi) e di un massimo di 700 euro senza. Nella nuova delibera che la giunta sta valutando, si potrebbe arrivare a un raddoppio (fino a 180 euro al minuto) del contributo previsto. Gli evasori Non solo irresponsabili, ma anche ingrati. Zaia ha ricordato che c'è chi, pur avendo avuto salva la vita, non paga poi le spese di soccorso. Il che comporta la necessità di ricorrere all'Agenzia di riscossioni per il recupero delle somme. Anche in tal caso si sta valutando un ritocco delle tariffe. Non c'è che una strada per scongiurare il caro-soccorso in caso di incidente : evitare il pericolo. «Invito i cittadini ad andare in montagna, ma li sollecito a farlo con maggiore responsabilità», l'appello dell'assessora Lanzarin. L'accordo Nel 2024 il Soccorso Alpino e Speleologico Veneto è stato protagonista di 1.081 interventi (otto solo il primo maggio) in aiuto a 1.225 persone. «Sono numeri che riassumono un rapporto ormai consolidato e contrassegnato dall'efficienza», ha spiegato Zaia illustrando il maggiore stanziamento di fondi, «Il nuovo accordo vale tre milioni di euro ed è caratterizzato da un aumento di circa centocinquanta milioni all'anno rispetto a prima, con l'obiettivo di dare maggiore solidità ad una collaborazione fornita da oltre 700 volontari, persone motivate, determinate e formate che con i loro interventi in montagna sono un pilastro a sostegno della nostra sanità, del 118 e della Protezione civile. Volontari che saranno a disposizione come componente essenziale in occasione delle Olimpiadi di Milano Cortina 2026, accrescendo i livelli di sicurezza per gli appassionati che raggiungeranno le nostre Dolomiti da tutto il mondo». Il rinnovo della convenzione prevede che dai precedenti 850 mila euro annui si passi a un aumento del budget che assommerà a 950 mila euro per il 2025 e a 1 milione per il 2026 e per il 2027.
Corriere delle Alpi | 3 maggio 2025
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«Serve senso di responsabilità E attenzione all'uso dei social»
S.T
gli esperti
Senso di responsabilità. Una sola, semplice, regoletta per godersi il fascino della montagna scansandone le insidie. L'hanno raccomandata tutti ieri mattina a Palazzo Balbi: gli amministratori, ma soprattutto i soccorritori, gli uomini che ogni giorno mettono a rischio la propria vita per salvare quella altrui. Con l'inverno appena finito - e con esso i rischi legati ai fuori pista improvvisati - si avvicina l'estate con la salita sulle Dolomiti dei faciloni, quelli che affrontano una ferrata con la stessa leggerezza con la quale farebbero una vasca in centro. La maggior parte degli interventi dei soccorritori riguarda proprio persone illese: un dato che va letto come segnale di impreparazione da parte degli escursionisti. Eppure basterebbero pochi accorgimenti. «È molto importante per esempio il rapporto con i social: rapporto che può essere molto utile, ma i cui contenuti vanno interpretati in modo corretto», sottolinea Giuseppe Zandegiacomo, presidente del Soccorso Alpino Veneto. Se per esempio on un video c'è una ferrata baciata dal sole tra scintillanti cime innevate, non è detto che l'ascesa sia sempre idilliaca. E che chiunque sia in grado di affrontarla. «Il cellulare può essere importante per salvarsi la vita: e allora è bene portarsi una pila d'emergenza», ricorda ancora Zandegiacomo. Gli escursionisti possono comunque contare sulla professionalità dei volontari del Soccorso Alpino. Che hanno già deciso come destinare i fondi in arrivo dalla Regione «secondo le esigenze che la montagna ci chiede». Spiega Zandegiacomo: «Siamo 757 volontari , con tre delegazioni: la Belluno-Treviso, la Vicenza-Verona-Padova, la Speleologica. Facciamo oltre mille interventi, con una mole di lavoro importante. Aumenteremo i compensi ai nostri istruttori il cui ruolo è rilevante sia per tenere il nostro livello molto alto, sia per formare le nuove leve che intendiamo portare nel nostro campo. Intendiamo poi aumentare l'organico di segreteria e infine ci sono i costi legati alle assicurazioni ai volontari». Precisa il vicepresidente Alberto Barbirato: «L'attività principale nella quale le persone vengono soccorse è l'escursionismo, questa perché è la prima attività che avvicina alla montagna. Può succedere che se sottovalutino i rischi» s.t.
Gazzettino | 4 maggio 2025
p. 13, edizione Belluno
Escursionisti bloccati al buio nella neve con scarpe inadeguate: squadra li salva
MARCO DIBONA
L'EMERGENZA
CORTINA
Quattro persone su dieci, soccorse in montagna, sono illese. Non sono ferite, non sono precipitate, non sono incrodate in parete, ma non riescono a rientrare perché stanche, oppure hanno perso il sentiero, o semplicemente perché hanno paura, quando si trovano in un ambiente che può essere ostile. I dati dell'anno 2024, diffusi dal Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico del Veneto, hanno conferma in questi giorni, con il susseguirsi di uscite, delle squadre di soccorso a terra, oppure dell'elicottero, per recuperare escursionisti che si ritrovano nella neve, ancora abbondante alle altitudini maggiori. E' accaduto di nuovo l'altra sera, e pure questa volta nella zona del lago del Sorapis, a Cortina d'Ampezzo, una delle destinazioni delle Dolomiti che compaiono più frequentemente sui canali sociali, per la particolarità dello specchio azzurro, e quindi attraggono altri visitatori, sino a tremila al giorno, durante l'estate. L'ALLARME ALLE 21 Poco importa che in questi giorni il lago sia ancora ghiacciato e coperto di neve: l'importante è andarci. Il problema talvolta è tornare indietro. Così venerdì sera alle 21, la centrale del Suem 118, a Pieve di Cadore, è stata messa in allarme da tre escursionisti, due uomini e una donna, che per rientrare a valle dopo aver raggiunto il lago avevano deciso di superare forcella Marcuoira. Hanno pure sbagliato sentiero e sono stati bloccati dalla neve, al buio. Al telefono, i soccorritori della stazione Cnsas di Cortina hanno cercato di dare le indicazioni per tornare indietro, risalendo duecento metri per riprendere la direzione corretta. I tre amici non se la sono sentita di spostarsi ed è partita una squadra, che si è avvicinata con un quad, poi a piedi, sino a raggiungere i tre, che non indossavano calzature adatte all'ambiente ancora invernale. Alle 23.30 erano alla loro auto, al passo Tre Croci, infreddoliti ma incolumi. NIENTE ELICOTTERO In questo caso non è stato utilizzato l'elicottero, poiché era già buio, quindi non saranno applicati i costi, 90 euro al minuto di volo, fino a un massimo di 7.500 euro. Sono importi che la Regione Veneto sta pensando di aumentare, come è stato annunciato nel recente incontro, per illustrare la nuova convenzione triennale, in vigore fino al 2027, fra Regione e soccorso Cnsas. Il nuovo accordo prevede tre milioni di euro in tre anni, dagli attuali 850 mila euro l'anno. I contributi che andranno alle associazioni di volontari serviranno per ricompensare gli istruttori che formano i soccorritori; per aumentare l'organico amministrativo nelle segreterie; per le assicurazioni. A proposito: solamente quattro escursionisti su cento sono assicurati, malgrado il costo sia assolutamente contenuto, poche decine di euro l'anno. Marco Dibona © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Corriere delle Alpi | 6 maggio 2025
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Soccorsi via terra o in elicottero: tariffe per gli illesi su fra il 10 e il 15%
Francesco Dal Mas / BELLUNO
Troppo bassi i costi di recupero, in elicottero o con i volontari a terra, dei camminatori o degli escursionisti illesi lungo i sentieri di montagna, in ferrata, o degli alpinisti in cordata. Persone che imprudentemente si sono cacciate in situazioni di pericolo e chiedono aiuto. Le tariffe regionali sono ferme al 2011. Vanno evidentemente aggiornate. E sul punto il Soccorso Alpino bellunese e del Veneto conviene con il presidente della Regione Luca Zaia che un aumento ci può stare: anche come deterrenza ad evitare comportamenti da passeggiata urbana quando, invece, ci si inerpica lungo sentieri alpini, tanto più se rocciosi o innevati. «Non sappiamo ancora di quanto sarà l'incremento, lo fisserà la Regione, ma ci sono ben 11 anni da recuperare», ammette Giuseppe Zandegiacomo, presidente regionale del Cnsas. Un aumento del 10, forse anche del 15% è l'ipotesi base da cui parte l'approfondimento. «Posso dire soltanto», anticipa Zaia, «che stiamo studiando una rivisitazione importante delle tariffe per le persone illese che in montagna vorrebbero utilizzare l'elicottero o le squadre del Soccorso alpino alla stregua di un taxi per farsi togliere d'impaccio o farsi riportare a casa». L'anno scorso il 40% delle persone soccorse in montagna, ricorda Zandegiacomo, non rientravano nell'area sanitaria e quindi hanno pagato 90 euro al minuto per farsi recuperare dall'elicottero, fino ad un massimo di 7.500 euro. «Il costo reale è invece di 180 euro al minuto», puntualizza Zaia. «Per le squadre a piedi questi incoscienti pagano solo 200 euro all'ora per un'intera squadra di soccorso. Fino a 1.500 euro. Cifre che coprono solo piccola parte le spese reali». Il presidente ribadisce che «non possiamo più tollerare che i nostri soccorritori rischino la vita in circostanze come questa e non vi sia spesso nessuna remora nel richiedere il loro prezioso intervento in montagna. Stiamo studiando quindi l'aumento delle tariffe per coprire una parte più alta dei costi e valuteremo come indirizzare questi fondi aggiuntivi che potremo recuperare». L'anno scorso la sola Ulss1 Dolomiti aveva emesso 332 fatture per un totale di un milione e mezzo di euro a carico di altrettante persone per interventi extra sanitari: Il 67% di loro era straniero (con a carico un milione e 300 mila euro), il 33% italiani per 200 mila euro. All'ultimo riscontro, in febbraio, mancavano da riscuotere il 24% delle fatture emesse agli italiani e il 35% agli stranieri. «Un ragionamento sui costi e sulla necessità di adeguarli ci può senz'altro stare, ma è anche indispensabile», sottolinea Zandegiacomo, «promuovere una mentalità diversa da parte di chi sale in montagna. Nelle stesse ore in cui il presidente rinnovava il suo richiamo alla responsabilità, infatti, i nostri volontari si vedevano costretti a soccorrere dei ragazzi in escursione in alta montagna con calzature da città, da campagna». È evidente che, in ogni caso, quando arriva un allarme
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la squadra dei soccorritori parte. E tante volte parte contestualmente l'elicottero. «Per noi sono persone che hanno bisogno di aiuto e non stiamo certo a verificare chi sono e se l'allarme è reale. Sta poi all'autorità di competenza», precisa Zandegiacomo, «decidere quale natura ha il soccorso». Compete all'Azienda sanitaria l'eventuale fatturazione del soccorso. In media un soccorso richiede un'ora e mezza di intervento. La quantificazione temporale è stata compiuta dal Cnsas. È evidente che anche l'eventuale supplemento non andrebbe a coprire comunque il costo delle operazioni. In elicottero vengono impegnati almeno 4 professionisti, la squadra che si muove a terra è composta da 5-6 volontari come struttura minima. Sarà, dunque, la Regione a fissare le nuove tariffe. Anche in vista delle Olimpiadi che attrarranno sulle Dolomiti un gran numero di camminatori e sciatori d'inverno. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere delle Alpi | 6 maggio 2025
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«I volontari le nostre sentinelle La tecnologia ci dà una mano»
il focus
Li chiamano gli "angeli della montagna". In realtà i volontari del soccorso alpino operano ovunque, a quota 3000 come a quota zero, magari sulle macerie di qualche casa crollata. E, per la verità, le definizioni, o meglio i titoli, non piacciono neppure a loro. In Veneto sono 7578, di cui 503 fanno parte della Seconda delegazione, quella delle Dolomiti Bellunesi e della pedemontana trevigiana, di cui il coordinatore è Michele Titton che, tra l'altro, è tecnico di elisoccorso. Ben 18 le stazioni che presidiano il territorio provinciale. «Possiamo ben dire che la parte alta del territorio bellunese, quella più frequentata dagli escursionisti (e dagli alpinisti sulle Dolomiti), è capillarmente presenziata dalle nostre "sentinelle"», specifica il presidente veneto Giuseppe Zandegiacomo, «pronte a muoversi in pochi minuti, di giorno e anche di notte». La copertura è stata voluta e perseguita così capillare proprio per avere persone del posto che conoscono il territorio con la necessaria puntualità: «Oggi disponiamo delle coordinate gps, ma fino a qualche tempo fa non c'erano. I nostri volontari, appena ricevono la chiamata e hanno a disposizione i primissimi elementi, si fiondano verso il luogo dell'intervento senza bisogno di cercarlo, ma sapendo dove andare. Ciò che fa risparmiare del tempo preziosissimo». L'eliambulanza sta facendo miracoli nel soccorso in montagna, a partire dal fattore-tempo. Ma capita sempre più spesso – anche a causa dei repentini cambiamenti climatici – che non possa decollare. I volontari a terra, invece, si muovono con qualsiasi tempo. Anche in piena notte come è accaduto nei giorni scorsi. «Quindi non è assolutamente vero che l'elisoccorso rende inutili le nostre squadre. Anzi, in tanti casi le valorizza». Mancano, però, volontari: «Questo è vero, ma non per l'opportunità dell'elisoccorso», replica il coordinatore regionale, «bensì per la glaciazione demografica che assottiglia soprattutto le forze giovanili». E poi è anche vero che fare il soccorritore alpino richiede una professionalità che esige preparazione che cosa sacrificio. I corsi di aggiornamento e le esercitazioni sono continue. «Mi lasci dire che il bagaglio di esperienza di un volontario», conclude Zandegiacomo, «è quanto di più invidiabile si possa immaginare: in termini di esperienza, professionalità, capacità di muoversi su ogni terreno, diciamo pure: di umanità». fdm
Alto Adige | 24 maggio 2025
p. 29
Messner: «La mia missione ora è salvare la montagna»
ANTONELLA MATTIOLI
BOLZANO
«Protestare contro l’eccesso di turisti, andando in piazza con i cartelli, è controproducente. Anche perché la nostra terra è cresciuta proprio grazie al turismo. Ancora oggi crea ricchezza dando lavoro a migliaia di persone. Bisogna trovare un giusto equilibrio; dobbiamo lavorare per un turismo sostenibile. Questa oggi è la mia missione: non guardare più al passato, ma al futuro della montagna e dell’ambiente». A 80 anni Reinhold Messner, il Re degli Ottomila, recentemente insignito del Premio europeo della cultura a Chemnitz in Germania, si è dato ancora nuovi obiettivi. Ha scelto come base per la sua ultima avventura la stazione a valle della funivia ormai dismessa - perché sostituita da una più moderna cabinovia ad agganciamento automatico - di Monte Elmo a Sesto, in Alta Val Pusteria, il paese di Jannik Sinner, stella del tennis mondiale. Un nuovo progetto «Sto creando qui, in luogo fantastico incastonato tra le Dolomiti di Sesto ricche di storia oltre che di bellezza, un centro che si occupi della salvaguardia dell’ambiente. Dobbiamo capire che la tecnologia sta distruggendo la montagna. Chi viene da noi cerca il silenzio; sogna di perdersi nel fascino dell’infinito». Passano gli anni ma Messner, famoso in tutto il mondo per essere stato il primo ad aver conquistato tutti i 14 Ottomila, continua ad essere un vulcano di idee: negli ultimi anni ha inaugurato sei musei. All’inizio di maggio, al Film Festival della montagna di Trento, ha presentato il documentario K2-La grande controversia. Attraverso un avvincente intreccio di materiale d’archivio e ricostruzioni, racconta cosa è realmente accaduto e come, alla fine, Walter Bonatti, suo grande amico, abbia ottenuto giustizia. Leggenda dell’alpinismo, personaggio amato e criticato; già europarlamentare verde, famoso in Italia e ancora di più all’estero; invitato in tutto il mondo a raccontare il suo
essere da sempre un numero “primo” sulle montagne più alte del pianeta e senza ossigeno, come attraverso i grandi deserti di ghiaccio e di sabbia: è abituato a guardare sempre avanti ed è così che continua ad affrontare la vita. Anche quando il vento torna a soffiare contro (dal titolo del cinquantesimo libro “La mia vita controvento). «Nessun rimpianto - diceva il 17 settembre del 2024, in occasione del suo ottantesimo compleanno, quando tutti gli chiedevano di fare un bilancio di una vita vissuta al massimo - per quello che avrei potuto fare e non ho fatto. Ormai è troppo tardi; e comunque non avrebbe senso. Per carattere sono abituato a guardare avanti; a pensare al futuro poco o tanto che sia quello che resta. Continuo a lavorare, viaggiare, fare progetti. Sono stato fortunato, perché sono tornato a casa da imprese sempre al limite». L’amore Negli ultimi anni, l’incontro con Diane Schumacher, 45 anni. Quando parla della compagna, sposata nel 2021, gli occhi si illuminano: «Sono felice di avere al mio fianco, in questa nuova stagione della vita, una donna giovane con cui condividere una serie di progetti. E quando non ci sarò più, toccherà a lei portare avanti il mio lavoro e il mio messaggio alle giovani generazioni».
Il T | 27 maggio 2025
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«Tra 10 anni mancheranno anche geologi»
Il cambiamento climatico sta silenziosamente trasformando anche la geologia del Trentino. I periodi di siccità si alternano sempre più frequentemente a piogge intense, le capacità drenanti del terreno si riducono e l'erosione avanza. Le province di Trento e Bolzano si sono dimostrate «all'avanguardia» nella manutenzione idrogeologica e nel monitoraggio degli eventi estremi, ma - come spiega Mirko Demozzi, presidente dell'Ordine dei geologi del Trentino - ci sono ancora diversi margini di miglioramento. Demozzi, quanto incide il cambiamento climatico sull'aumento dei fenomeni geologici estremi nel nostro territorio?
«Il cambiamento climatico ha certamente portato a un aumento dei problemi, ma la questione è più articolata. Il nostro territorio, infatti, risponde con tempi più lunghi ai cambiamenti climatici: non è che da un anno all'altro assisteremo a un incremento delle frane o delle colate detritiche. L'aumento avverrà secondo un trend distribuito su parecchi anni. Inoltre, questo fenomeno è influenzato anche dall'aumento capillare della presenza antropica, sia residenziale che turistica, e dalla diffusione delle infrastrutture. Una frana sulle Dolomiti a metà Ottocento non faceva notizia; oggi, invece, con il boom del turismo escursionistico e la presenza di strade e impianti, una frana fa più rumore perché ha maggiori probabilità di coinvolgere persone o mezzi».
Dal punto di vista geologico, quali pericoli potrebbero presentarsi con il cambiamento climatico?
«Con il cambiamento climatico, gli eventi più probabili per il nostro territorio sono le alluvioni nelle pianure e nelle valli fluviali, oltre che alle colate detritiche nelle piccole valli trentine. L'aumento delle temperature potrebbe determinare sia periodi caratterizzati da forti precipitazioni, sia lunghi periodi di siccità. In entrambi i casi, il terreno si degrada perché perde le sue caratteristiche geotecniche, favorendo dissesti come frane e cedimenti».
Cosa si potrebbe migliorare per evitare il rischio di alluvioni e colate detritiche?
«La nostra provincia potrebbe completare il progetto nazionale Carg (Cartografia geologica), che prevede la realizzazione della cartografia geologica in scala 1:50.000 dell'intero territorio nazionale. Il progetto, avviato nel 1990, non è ancora concluso: sono già stati realizzati i fogli di Trento, Riva del Garda, Tione, Adamello, Mezzolombardo e attualmente si sta lavorando su quelli di Borgo Valsugana e Rovereto. Mancano ancora alcuni Comuni, e sarebbe utile completare la copertura dell'intero territorio trentino.
Quali altri miglioramenti si potrebbero fare?
«Per studiare una colata detritica serve il contributo congiunto di un geologo, un ingegnere e un forestale. Purtroppo, però, il numero dei geologi è in calo, anche nelle università. Il rischio è che tra dieci o vent'anni questa figura professionale diventi sempre più rara. Oltre a questo, si potrebbero migliorare i sistemi di monitoraggio, sfruttando le nuove tecnologie». L'edilizia incide molto sulla tenuta del terreno?
«Quando si costruiscono infrastrutture, sia private che pubbliche, è fondamentale rispettare le norme tecniche. L'eccessiva cementificazione porta all'impermeabilizzazione del suolo, che non è più in grado di drenare le acque. Quando piove intensamente su una zona impermeabilizzata, il volume d'acqua da gestire diventa notevole. Il comportamento del terreno può essere paragonato a un castello di sabbia: non deve essere né troppo arido né troppo saturo, altrimenti crolla».
Quali consigli darebbe alla Provincia per evitare lo sviluppo dei dissesti geologici?
«La Provincia di Trento si è già dotata della Carta di sintesi delle pericolosità, mentre in Alto Adige esiste la cosiddetta “Carta del pericolo”. Queste carte suddividono il territorio in zone: P4 (le più suscettibili a frane), P3 (pericolosità media), e così via. Tuttavia, all'interno della mappatura esistono aree non ancora approfondite, vicine a infrastrutture e a zone residenziali o turistiche. Sarebbe utile condurre studi tecnico-scientifici su questi settori, per prevenire cadute di massi o per gestire al meglio i conoidi torrentizi. Infine, continuerei il lavoro di manutenzione e monitoraggio del reticolo idraulico provinciale: in questo, Trento e Bolzano sono decisamente all'avanguardia.
La tecnologia può migliorare il monitoraggio?
«Sì, assolutamente. Grazie ai progressi tecnologici, anche a livello spaziale, avremo un monitoraggio sempre più dettagliato di frane, edifici e infrastrutture. Si utilizzano già strumenti satellitari - come quelli del programma europeo Copernicus - capaci di rilevare spostamenti del terreno. Inoltre, i droni, oggi facili da pilotare, permettono di scansionare intere pareti rocciose con grande precisione e rapidità».