Report progetto Musei delle Dolomiti UNESCO2019/2020

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WORLD HERITAGE SITE

THE DOLOMITES

MUSEI DELLE

DOLO MITI

Report Attività 2019-2020

Studio di fattibilità commissionato a Stefania Zardini Lacedelli e Giacomo Pompanin dalla Fondazione Dolomiti UNESCO

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INDICE CAPITOLO I INTRODUZIONE Pag. 3 CAPITOLO II ANALISI PRELIMINARE Pag. 7

CAPITOLO III LE FASI DEL PROGETTO Pag. 19 CAPITOLO IV SVILUPPI FUTURI Pag. 37 APPENDICI Pag. 45

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I. INTRODUZIONE

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Le Provincie e le Regioni, i Parchi (naturali, regionali e nazionali) e gli Enti locali (Comunità e Comuni) - ovvero gli enti che hanno responsabilità diretta sul territorio del Bene Dolomiti e che, nell’ambito delle loro prerogative, esercitano le proprie competenze nella organizzazione, pianificazione e gestione del territorio - hanno il compito di attuare politiche coerenti con le linee strategiche condivise in seno alla Fondazione. La Fondazione è impegnata nel dare attuazione alle linee guida per il raggiungimento degli obiettivi della Strategia Complessiva di Gestione del Sito Dolomiti UNESCO (Fondazione Dolomiti UNESCO, 2015); a tal fine promuove azioni di elevata valenza scientifica che permettano il raggiungimento degli obiettivi previsti dal documento strategico, anche attraverso la competenza di consulenti esterni e di strutture adeguate.

Premessa Il presente rapporto illustra i principali risultati ed attività svolte nell’ambito del progetto Musei delle Dolomiti coordinato a partire dal 2019 da Stefania Zardini Lacedelli e Giacomo Pompanin su incarico della Fondazione Dolomiti UNESCO a seguito della positiva valutazione della proposta progettuale presentata a novembre 2018. Questo studio di fattibilità si inquadra nel progetto “Valorizzazione del territorio attraverso azioni di gestione e comunicazione integrata del WHS Dolomiti UNESCO” promosso dalla Fondazione “Dolomiti-Dolomiten-Dolomites-Dolomitis UNESCO”, finanziato dalla Legge 23 dicembre 2009, n.191 e s.m.i. Fondo Comuni confinanti.

Il quadro di riferimento Proprio nell’ottica di attuazione della Strategia Complessiva di Gestione, la Fondazione è attiva nel promuovere forme di partecipazione e di collaborazione verso i Soggetti che operano nelle Dolomiti, al fine di costruire reti di interscambio culturale e gestionale nell’ambito di riferimento dolomitico. I Musei rappresentano in tal senso punti di interesse e di interazione strategici per sviluppare una cultura dei valori connessi al riconoscimento a Patrimonio Mondiale UNESCO e risulta fondamentale che tra essi esista un sistema di relazione. Le Dolomiti sono infatti un territorio caratterizzato da numerosi Musei in un panorama estremamente variegato di categorie, dimensioni, tipologia gestionale, numero di visitatori e sul territorio sono già stati attivati percorsi di aggregazione per attinenza tematica o territoriale. Per questo si ritiene indispensabile che la Fondazione promuova e sostenga un progetto in grado di strutturare in modo efficace la collaborazione tra queste realtà estesa a tutto l’ambito di riferimento dolomitico ed in grado di fornire tutti gli strumenti necessari allo sviluppo di una Rete attiva ed autonoma. Il progetto Musei delle Dolomiti è stato dunque attivato e viene implementato nell’ottica di dare attuazione all’obiettivo strategico B1.4. della Strategia Complessiva di Gestione “Promozione congiunta – Musei e Parchi in rete” con la collaborazione ed il coinvolgimento dei partner territoriali interessati.

Il ruolo della Fondazione Dolomiti UNESCO La Fondazione Dolomiti UNESCO è la piattaforma costituita il 13 maggio 2010 di comune accordo dalla Provincia di Belluno, dalla Provincia aut. di Bolzano, dalla Provincia di Pordenone, dalla Provincia aut. di Trento, dalla Provincia di Udine, e delle Regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto al fine di garantire una gestione efficace e coordinata del Bene Dolomiti. Il ruolo della Fondazione è quello di promuovere la comunicazione e la collaborazione tra gli Enti territoriali che gestiscono e amministrano - ciascuno secondo il proprio ordinamento - il territorio definito dall’UNESCO Patrimonio Mondiale e di coordinamento per l’armonizzazione delle politiche di gestione del Bene Dolomiti, con l’obiettivo di elaborare e promuovere l’attuazione di una strategia condivisa.

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Musei delle Dolomiti: gli obiettivi del progetto Nel territorio del Bene Dolomiti UNESCO insistono numerosi musei che differiscono tra di loro in termini di collezioni, grandezza della struttura, offerta culturale e tipologie di pubblico. Le realtà minori e alcuni musei tematici hanno relazioni particolarmente forti con il paesaggio, la storia e la cultura delle popolazioni delle Dolomiti, tanto da poter aspirare ad essere attivi centri di interpretazione e diffusione del Bene Dolomiti UNESCO. Nel sito visitdolomites.com sono elencate più di 30 di queste realtà e sono solo una frazione di quelle attive nel territorio del Bene o disposte, come porte di accesso, lungo i suoi confini.

Tra questi musei, a febbraio 2019, esistevano sporadiche collaborazioni, per la maggior parte sul piano scientifico. Potenzialmente vastissime, ma ancora inespresse, erano, perciò, le occasioni di dialogo e di connessione. In questo contesto si è calato il progetto Musei delle Dolomiti, con lo scopo di esplorare e sperimentare le potenzialità di rete tra queste realtà museali, trovare punti di convergenza e temi di interesse trasversale e sviluppare pratiche e iniziative comuni, grazie all’impiego delle piattaforme digitali e della vocazione partecipativa della quale sono portatrici. Il progetto si proponeva quindi i seguenti obiettivi:

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La scelta di adottare le piattaforme digitali come ambito privilegiato mediante il quale innescare connessioni e sperimentare pratiche di rete è stata dettata da una serie di considerazioni. Prima di tutto si è riconosciuta la possibilità che le piattaforme offrono di aumentare la visibilità dei musei, estendendo la loro azione al di fuori degli spazi fisici e permettendo di raggiungere, così, nuovi pubblici. Questo beneficio ha, idealmente, un riflesso sui residenti e i visitatori potenziali, ai quali si offre una porta d’accesso in più – intuitiva, dinamica e interattiva – al patrimonio racchiuso nei musei. Parimenti importante è stata la possibilità di coinvolgere nella curatela del patrimonio una comunità ampia di operatori culturali, residenti e appassionati. Il progetto, infatti, nasce anche con il presupposto di aiutare la popolazione residente a riconoscere come proprio il Patrimonio all’interno del quale vive e del quale può prendersi cura in qualità di custode, sostenitrice e fruitrice insostituibile.

B. PROCESSO PARTECIPATIVO Azioni: Tavoli partecipativi e workshop di co-progettazione di iniziative digitali attorno a tematiche di interesse trasversale. Obiettivo: porre le basi per la costituzione di una comunità di pratica di operatori museali che possano sviluppare strategie digitali comuni. C. COINVOLGIMENTO DELLA POPOLAZIONE Azioni: Iniziative digitali che permettano un racconto corale del patrimonio e del paesaggio dolomitico, coinvolgendo i musei e le comunità territoriali. Obiettivo: introdurre approcci partecipativi nella promozione del patrimonio e del paesaggio dolomitico, potenziando il ruolo dei musei come centri di interpretazione del Bene Dolomiti UNESCO.

Gli output del progetto si sono quindi articolati attorno a tre assi principali: A. ANALISI COMPARATIVA RETI MUSEALI Azioni: Analisi desk e interviste ai referenti delle reti museali nate in territorio dolomitico, per indagare quali pratiche/ strumenti/modalità gestionali funzionano e quali condizioni, obiettivi e tematiche hanno favorito la nascita e lo sviluppo di aggregati. Obiettivo: individuare i punti di forza e di debolezza delle reti museali territoriali per identificare delle linee guida per lo sviluppo di una rete museale dolomitica

Il video di lancio del progetto mette in risalto la varietà delle collezioni museali dolomitiche, in un viaggio tra natura, geologia, storia delle comunità, arte e immaginario locale. GUARDA IL VIDEO

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II. ANALISI PRELIMINARE

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C risti na B usatta Mus eo Etn ograf ic o d ella p rovinc ia di B elluno

I musei devono seriamente riflettere sul fatto di essere musei delle Dolomiti. Noi abbiamo un ruolo, siamo luoghi di interpretazione delle Dolomiti e del patrimonio UNESCO. Dobbiamo sentirci responsabili di questo.

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Le reti museali sul territorio: mappatura preliminare Il concetto di ‘rete’ come forma di organizzazione e gestione del patrimonio culturale nasce negli anni Novanta in Italia. La ‘rete’ o ‘network culturale’ viene identificata come una formula gestionale strategica, specie in considerazione della numerosità delle istituzioni culturali italiane e della loro elevata densità e diffusione sull’intero territorio nazionale.

Tali reti non esauriscono la presenza di sinergie e sistemi di relazione tra musei del territorio dolomitico: in particolare, non sono stati oggetto di approfondimento i centri museali che rappresentano un accorpamento gestionale all’interno di uno stesso Comune. Inoltre, con l’avvio dell’indagine qualitativa, è emersa l’esistenza di formule di relazione più leggere, non formalizzate, che è difficile inquadrare all’interno di una concezione tradizionale di ‘rete museale’, esso stesso un concetto in trasformazione.

In ambito dolomitico, la formula di gestione a rete ha trovato espressioni nell’ultimo decennio in diverse aggregazioni di piccoli e medi musei a partire o da una porzione territoriale omogenea o da un un’affinità tematica. Dopo una prima ricognizione preliminare, sono stati individuati 14 aggregati così distribuiti: - 5 in Veneto, che aggregano un totale di 72 realtà museali - 4 in provincia di Trento, che aggregano un totale di 204 realtà culturali - 2 in provincia di Bolzano, che aggregano un totale di 60 realtà museali (tuttavia, la Ripartizione Musei della Provincia aut. di Bolzano sostiene più di 150 realtà museali) - 2 nel Friuli Venezia Giulia, che aggregano un totale di 40 realtà museali ed ecomuseali - 1 rete transfrontaliera che unisce tre territori (Tirolo, Alto Adige, Trentino)

Nonostante la maggioranza dei casi rilevati in ambito dolomitico rientri nella configurazione di rete omogenea – i soggetti che compongono gli aggregati sono della medesima tipologia: musei o, nel caso di sistemi ecomuseali, ecomusei - emerge una recente tendenza a includere, nei progetti di rete, anche soggetti diversi, culturali e non. Frequenti, soprattutto in Trentino, casi di reti eterogenee che includono, oltre ai musei, anche centri visita, case storiche, mulini, forti, itinerari, enti locali, soggetti di promozione turistica, aziende locali. In merito alla tipologia di rete, la mappatura ha rilevato la presenza, in territorio dolomitico, di quattro diversi tipi di aggregato, riassunti nella pagina seguente.

Ne fanno parte i musei che si riconoscono nel territorio dell’Euregio

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TERRITORIALE Nel territorio dolomitico, sono le reti più diffuse: si sviluppano per unire musei che si trovano all’interno di una stessa porzione territoriale (comunale, provinciale, regionale). La gestione fa capo a un ente pubblico (es. la Provincia) o a un’istituzione che viene designata come capofila. In questa categoria, la denominazione ‘rete’ è quasi sempre presente.

ACCORPAMENTO GESTIONALE Sono le reti che nascono in seguito a un accorpamento gestionale, come nel caso del MUSE che riunisce al suo interno altri musei naturalistici del territorio limitrofo. In questo caso, l’aggregato costituisce di fatto un’estensione del museo capofila e viene identificato come ‘sistema museale’ unitario, più che come rete tra realtà indipendenti.

TEMATICA Sono le reti che nascono con la filosofia del museo diffuso, con l’obiettivo di riunire patrimoni/collezioni simili custoditi e gestiti da musei diversi. Nel territorio dolomitico, spesso la dimensione tematica si va ad aggiungere alla logica territoriale (es. Trentino Grande Guerra, Rete Etnografica Trentina). TRANSFRONTALIERA Queste reti nascono con l’obiettivo di riunire musei che hanno sede in territori geograficamente e/o amministrativamente divisi all’interno di una logica unitaria (es. una storia comune, una tematica condivisa). Spesso nascono sulla spinta di progetti finanziati che hanno il medesimo obiettivo. Nel territorio dolomitico l’unico caso rilevato è quello della rete dei Musei del GECT EUREGIO. 10


Indagine comparativa: le interviste Gran parte delle reti oggetto della mappatura sono progetti longevi concepiti a partire dalla fine degli anni ‘90, nel momento in cui il modello gestionale di rete iniziava a diffondersi in Italia, e sono proseguiti fino ad oggi. Il percorso di ciascuno di essi ha vissuto momenti di evoluzione molto marcata che si sono alternati a periodi di stasi e, in alcuni casi, all’interruzione del progetto stesso. Nelle reti più longeve e vitali, la crescita dei soggetti è aumentata nel tempo, accompagnata spesso da un’evoluzione anche nella nomenclatura. La numerosità dei soggetti aderenti alla rete non è necessariamente garanzia di sostenibilità nel tempo, anche se certamente è segno della capacità attrattiva della rete stessa.

B. Principali caratteristiche e modalità di gestione Si sono poi volute indagare le modalità gestionali di ciascuna rete, verificando l’eventuale presenza di un comitato di gestione, di una convenzione tra le realtà aderenti o, viceversa, la natura informale degli aggregati. Si è rilevata, inoltre, l’eventuale presenza di una quota di cofinanziamento. C. La presenza digitale della rete e dei singoli musei Un altro elemento oggetto dell’indagine è stata la presenza digitale di ciascun aggregato, rilevando la presenza di un profilo unitario all’interno delle piattaforme sociali (ovvero l’esistenza di un profilo Facebook, Instagram o Twitter della rete) e di uno spazio digitale comune (es. un sito web/piattaforma di rete)

Quali sono gli elementi che decretano il successo di una rete o, al contrario, possono minacciare la sua sostenibilità nel tempo? Questa è la domanda che ha guidato l’indagine comparativa degli aggregati individuati nella mappatura preliminare. L’analisi si è svolta attraverso una serie di interviste semi-strutturate ai referenti delle reti stesse. Le interviste, che si sono svolte da marzo a ottobre 2019, si sono concentrate su quattro principali ambiti di indagine:

D. Il rapporto con il patrimonio Dolomiti UNESCO Un ultimo ambito di analisi ha riguardato le tematiche che hanno stimolato la formazione di aggregazioni museali/ecomuseali e il loro eventuale legame con il Patrimonio Mondiale Dolomiti UNESCO. L’analisi delle interviste ha permesso l’individuazione di una serie di elementi ricorrenti che potessero rivelare i punti di forza e di debolezza di un sistema gestionale a rete, insieme alle opportunità e alle minacce che si trova ad affrontare. Questi elementi sono stati riportati all’interno di una SWOT, riassunta nella pagina seguente.

A. Costituzione e configurazione della rete museale Obiettivo era quello di comprendere l’evoluzione del progetto di rete, dalla nascita fino all’eventuale costituzione di una struttura di gestione in forma di personalità giuridica o convenzione.

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Opportunità, Minacce che possono essere considerati idealtipici di una rete museale. Questi sono stati riportati all’interno di una SWOT.

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Le reti più longeve sono caratterizzate da una tematica identitaria forte e molto sentita, flessibilità strutturale, la presenza di un centro di coordinamento stabilmente finanziato e un coinvolgimento ampio del territorio. La mancanza di un sostegno economico continuativo, unito alla mancanza di figure dedicate e di competenze per la gestione della rete, sono invece elementi che minacciano la sua stabilità e longevità nel tempo. Un ulteriore ostacolo è rappresentato dalla mancanza di personale nei musei che si risolve, spesso, nella difficoltà di trovare dei referenti stabili a cui fare riferimento. Sia nei progetti ancora attivi che in quelli chiusi, unanime è la convinzione dei benefici del sistema a rete: la crescita condivisa di tutti i soggetti coinvolti, la possibilità di attivare economie di scala, una maggiore attenzione del territorio alla cultura e consapevolezza del legame dei musei con il paesaggio in cui sono inseriti.

Se all’origine delle prime reti museali - fine anni ‘90, inizi 2000 - portali e siti web rientravano negli strumenti di promozione congiunta, parallelamente all’adozione di depliant e guide cartacee, con il passare del tempo la loro funzione si è evoluta in senso partecipativo. L’avvento dei social network, in particolare, ha introdotto nuove possibilità non solo di comunicare il patrimonio culturale, ma anche di interagire con i pubblici. All’interno di questi spazi, non è più sufficiente trasmettere i contenuti, ma bisogna anche invitare gli utenti a partecipare alla conversazione. Nuove pratiche, modalità e linguaggi che non sempre sono stati assimilati dalle istituzioni museali, per mancanza di risorse - umane ed economiche - e competenze specifiche. Testimonianza è la bassa percentuale di presenza di una pagina social condivisa nelle reti oggetto di mappatura. Mentre il sito è presente nel 92% delle reti indagate, solo il 53% ha attivato una pagina Facebook unitaria della rete e solo il 15% un profilo Instagram e Twitter. Considerate le potenzialità promozionali e inclusive e il costo infrastrutturale relativamente basso, le iniziative sulle piattaforme sociali emergono come una delle dimensioni più promettenti su cui lavorare in rete, nonostante sia un campo poco esplorato nelle progettualità di tutte le reti considerate, come si può vedere nella tabella seguente.

Le nuove sfide digitali La dimensione digitale è stata oggetto di ulteriore approfondimento, data la sua rilevanza strategica nell’ambito del progetto Musei delle Dolomiti. Le nuove pratiche digitali rappresentano una sfida comune per tutte le reti indagate, che spesso non sono riuscite a integrare al loro sviluppo l’adozione di nuovi strumenti, pratiche e modalità operative. I motivi sono molteplici.

Nel grafico vengono riportate le tipologie di prodotti di rete sviluppati dagli aggregati presi in esame. Dati elaborati dalle interviste.

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G ian luca D’ Inc à Levis D olo miti Contemp ora nee Nei musei c'è un patrimonio straordinario che è lì apposta per essere interpretato. O noi lo accendiamo questo grande bacino di tematismo oppure sta là: è pieno di musei immobili, imprigionati. 14


Le interviste hanno confermato la presenza, nelle collezioni dei musei, di tre filoni tematici principali, che erano stati individuati in fase preliminare: il paesaggio geologico, il paesaggio vissuto e il paesaggio interpretato (per un dettaglio su ciascun filone, si veda la pagina seguente). Ciascuna rete presa in esame presenta uno stretto legame con almeno uno di questi tre filoni, e in molti casi le collezioni dei musei aderenti ne abbracciano almeno due.

L’analisi dei siti web, ove presenti, ha rilevato un altro elemento. La maggior parte dei portali di rete si assesta quasi sempre a un livello di presentazione delle singole realtà, senza proporre nuove modalità di fruizione e interazione con le collezioni. In questo ambito, alcune reti hanno iniziato a esplorare la possibilità di creare archivi digitali condivisi, che oltre ad aumentare la visibilità del patrimonio in rete, possono mettere a valore tutta una serie di risorse intangibili che spesso non trovano spazio nei musei. Progettualità che, però, in alcuni casi sono state abbandonate, a fronte della mancanza di tempo, risorse e budget dedicato.

Al di là del senso di appartenenza identitaria a un elemento culturale specifico, è emersa con forza da parte di tutti gli attori coinvolti una grande curiosità verso il progetto e interesse a prendervi parte, anche a prescindere dalla posizione geografica all’interno dell’area dolomitica. Molti referenti di rete hanno sottolineato l’importanza di concentrarsi su pratiche condivise, su una visione comune di come operare sul territorio, introducendo anche nuove visioni innovative delle Dolomiti stesse, e dei musei.

Verso una rete museale dolomitica Una parte delle interviste ai referenti di rete è stata dedicata a raccogliere opinioni, suggerimenti e prospettive sulla proposta di creare una rete museale dolomitica. Una delle prime questioni emerse è stata la necessità o meno di delimitare il territorio di riferimento, e di conseguenza quali realtà museali potessero essere considerate “dolomitiche” in senso stretto. Domanda che ha fatto scaturire necessariamente la riflessione su quanto le Dolomiti potessero essere, di fatto, un elemento identitario.

In merito agli obiettivi di una rete museale dolomitica, ne sono stati identificati tre, che corrispondono anche a tre necessità di fondo. In primo luogo, la possibilità di incrementare la forza comunicativa di ciascuna realtà, riunendosi all’interno di un cappello unitario e forte.

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Paesaggio vissuto Le Dolomiti hanno modellato sulle loro pendenze modi unici di abitare, costruire, lavorare, cucinare, divertirsi e raccontare storie. Come le radici degli alberi che le ricoprono, le comunità dolomitiche hanno un legame profondo con le montagne, che si è mantenuta attraversando secoli di pace e guerre. Ad alimentare e mantenere vivo questo legame esiste un immenso patrimonio culturale, materiale e immateriale, che viene custodito e fatto conoscere in tutte le sue sfaccettature dai musei di diversa tipologia: collezioni etnografiche, storiche, archeologiche, insieme a quelle dei musei dedicati all’alpinismo, al turismo e alle attività economiche.

Prima ancora di aumentare la loro visibilità all’esterno, però, emerge la volontà che questa rete possa stimolare la conoscenza reciproca tra le diverse strutture. Questo passaggio è ritenuto indispensabile proprio per rispondere alle nuove opportunità nate dal riconoscimento UNESCO, che ha reso i musei luoghi di interpretazione di un bene mondiale, percepito dai visitatori di tutto il mondo come unitario. Solo una profonda consapevolezza degli elementi comuni di ciascuna collezione, insieme alle sue diversità e peculiarità, può permettere a ciascun museo di percepirsi come una tessera di un mosaico più grande.

Paesaggio geologico L’importanza geologica è uno dei criteri che hanno inserito le Dolomiti all’interno della lista dei Patrimoni Mondiali UNESCO. Numerosi, in tutto l’arco dolomitico, sono i musei naturalistici e geologici, che insieme ai centri visite dei Parchi permettono di conoscere la straordinaria varietà geomorfologica e l’importanza scientifica di queste montagne uniche al mondo. Attraverso i fossili, le rocce e i minerali, ma anche le foto, i video e i documenti d’epoca possiamo conoscere non solo la storia geologica delle Dolomiti, ma anche quella di chi ha dedicato la propria vita ad esplorarle e studiarle, per poterle raccontare.

Un terzo obiettivo, comune al panorama museale italiano, riguarda la possibilità di affrontare un percorso di crescita condiviso per ripensarsi in una società digitale. La rivoluzione digitale ha avuto un forte impatto sul mondo dei musei sia a livello delle pratiche - ci sono oggi nuovi spazi, nuovi pubblici, nuove modalità di relazione con il patrimonio e di partecipazione alla vita culturale - che a livello del loro ruolo istituzionale. Questo bisogno è emerso con ancora maggiore evidenza durante l’emergenza sanitaria Covid-19, che ha costretto i musei di tutto il mondo a operare esclusivamente sui canali e piattaforme digitali.

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Ecco che nella dimensione di rete emerge l’opportunità di intraprendere un percorso di trasformazione insieme ad altre realtà che stanno affrontando le stesse sfide e le stesse difficoltà. In riferimento alla tipologia, le interviste hanno messo in luce due caratteristiche fondamentali che una rete museale dolomitica dovrebbe avere: il multitematismo - ovvero la possibilità di inclu-

dere, all’interno di una cornice unitaria, diverse tematiche trasversali - e l’eterogeneità dei soggetti coinvolti - l’opportunità di accogliere, cioè, non solo musei in senso stretto ma anche altre tipologie di realtà che si occupano di valorizzazione del patrimonio UNESCO.

Paesaggio interpretato Le Dolomiti sono un paesaggio dalla bellezza eccezionale, che non ha mai smesso di ispirare artisti, musicisti, fotografi, registi, scrittori e poeti. Non a caso, il criterio estetico-paesaggistico è una delle motivazioni che hanno portato le Dolomiti a ad essere incluse nella lista dei patrimoni dell’umanità. Tantissimi sono i musei e gli enti culturali che ci permettono di entrare in contatto con la ricchezza delle interpretazioni del paesaggio dolomitico attraverso diversi linguaggi espressivi: dall’arte alla fotografia, dal teatro al cinema, dalla musica alla letteratura. Questo filone mette in risalto anche la natura vitale e rigenerativa dell’arte contemporanea e la sua funzione di rinnovamento dei territori dolomitici.

All’interno di questa geografia di collaborazioni, un posto fondamentale occupa chi vive nelle Dolomiti: le comunità locali, esse stesse custodi di patrimoni e in molti casi patrimoni viventi di saperi, memorie, tradizioni. Quelle comunità che, anche grazie alla presenza di numerosi ecomusei nel territorio dolomitico, stanno diventando sempre più protagoniste nella narrazione del proprio territorio, a testimonianza di una sensibilità che si sta spostando dagli oggetti alle persone che danno ad essi vita. Musei delle Dolomiti si configura quindi come una una rete aperta, transfrontaliera, multitematica, eterogenea e inclusiva, capace di aggregare una pluralità di soggetti attorno a una visione comune che si propone di trovare nuove chiavi di lettura alla montagna, nuovi strumenti per raccontarla e viverla, nuovi patrimoni e nuovi narratori.

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C h i a ra A vi an i E co muse o L is A g an i s

Più che parlare di patrimonio dell'umanità dovremmo parlare di patrimoni di umanità. Di tutti quei personaggi che hanno continuato, con coraggio, a vivere in montagna, sviluppando delle strategie eccezionali. Se penso alla vita in pendenza, penso a molte invenzioni senza brevetto. 18


III. LE FASI DEL PROGETTO

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lomiti UNESCO - per il paesaggio vissuto, il MUSE di Trento per il paesaggio geologico, e Dolomiti Contemporanee per il paesaggio interpretato. A questo primo nucleo di attori si sono poi aggiunti altri soggetti grazie all’organizzazione di una serie di tavoli e workshop partecipativi, durante i quali gli operatori provenienti da diversi musei hanno potuto confrontarsi e porre le basi per la co-progettazione delle iniziative digitali. Nella fase di implementazione successiva, il progetto ha visto un’ulteriore estensione della partecipazione: nuovi soggetti hanno aderito prima alla campagna social #DolomitesMuseum (40 soggetti aderenti), poi alla realizzazione dello spazio digitale Officina di Storie (34 contributori attivi). L’elenco completo delle realtà che hanno partecipato alle diverse fasi del progetto è consultabile in appendice.

Metodologia Il progetto Musei delle Dolomiti ha adottato la modalità di ricerca-azione (Kemmis & McTaggart, 1981; Coghlan & Miller, 2004), che prevede un coinvolgimento attivo degli attori sociali che sono invitati a sperimentare e sviluppare, in maniera collaborativa, nuove conoscenze e nuove pratiche per migliorare il proprio contesto. Secondo questo approccio, tutte le fasi del progetto – analisi, progettazione delle iniziative di rete, implementazione, valutazione – sono state caratterizzate dal coinvolgimento attivo degli operatori dei musei del territorio, che sono stati invitati a prendere parte al processo partecipativo.

In tutte queste fasi, il digitale è stata la principale dimensione di confronto e anche strumento di lavoro in rete, soprattutto nella seconda fase del progetto che è coincisa con il periodo di lockdown (febbraio-luglio 2020). In particolare, il progetto ha adottato la piattaforma DOLOM.IT come spazio per la condivisione di pratiche, la raccolta delle risorse digitali, la promozione delle iniziative e la sperimentazione di nuove narrazioni digitali. La presenza all’interno di DOLOM.IT di un archivio partecipato di patrimoni digitali ha permesso agli operatori museali di organizzare i materiali raccolti durante la campagna #DolomitesMuseum e sviluppare, a partire da essi, le gallerie tematiche di Officina di Storie.

La mappatura preliminare ha permesso l’individuazione di tre capofila tematici per ciascuno dei filoni individuati: il Museo Etnografico della Provincia di Belluno – già partner operativo della proposta progettuale presentata alla Fondazione Do-

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R icca rdo Tomasoni MUSE d i Trent o

La pandemia sta cambiando tanti connotati della realtà che ci circonda, a partire dal mondo della scuola e dei visitatori. E’ un cambiamento molto importante: bisogna comprendere che cosa sta succedendo e come potersi rigenerare per essere sempre più funzionali a questa realtà.

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I Workshop e i tavoli partecipativi Nel corso del secondo evento, che si è svolto l’8 ottobre sempre al Museo Etnografico della Provincia di Belluno, la partecipazione è aumentata, per un totale di 30 operatori provenienti da 20 istituzioni. La giornata era finalizzata a stimolare la riflessione attorno a due temi emergenti: la curatela digitale – ovvero il racconto online delle proprie collezioni– e il coinvolgimento delle comunità attraverso strumenti e canali digitali. Per favorire la conoscenza reciproca e lo scambio di idee, sono stati predisposti una serie di tavoli partecipativi ispirati alla metodologia del WorldCafè. Durante la giornata è emersa l’importanza di introdurre strategie di rete per aumentare l’efficacia della diffusione dei contenuti culturali e i livelli di coinvolgimento delle comunità. Per un dettaglio delle tematiche emerse in ciascun tavolo, si rimanda alla pagina seguente.

Tra giugno 2019 e gennaio 2020 sono stati organizzati una serie di workshop ospitati dagli enti capofila, finalizzati a diffondere il progetto presso gli operatori dei musei del territorio e avviare la conoscenza reciproca, ponendo le basi per la co-progettazione di iniziative digitali condivise. Il primo workshop, che si è svolto il 7 giugno 2019 presso il Museo Etnografico della Provincia di Belluno, è stato dedicato alla presentazione del progetto e a un primo momento di confronto sulle implicazioni della rivoluzione digitale nei musei, attraverso una condivisione di pratiche ed esperienze. Questo evento di lancio ha visto una partecipazione di 15 operatori provenienti da 11 istituzioni, che hanno poi affiancato i capofila nella diffusione del progetto.

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A) Pratiche di curatela digitale

B) Difficoltà riscontrate

In generale, la curatela digitale è emersa come un campo ancora da sviluppare nelle sue potenzialità. Le pratiche descritte dai partecipanti nei tavoli sono le seguenti:

Quasi tutti i musei hanno almeno un profilo social, ma questi canali sono poco utilizzati per raccontare le collezioni. La piattaforma più usata risulta essere Facebook.

Il digitale sembra essere stato utilizzato prevalentemente per aggiornare le esperienze di visita all’interno del museo, attraverso l’introduzione di nuovi strumenti e dispositivi per la fruizione dei contenuti (app, touchscreen, postazioni multimediali). Meno diffusa è la sperimentazione di pratiche negli spazi web con un approccio partecipativo.

Mancanza di tempo per gestire i social, soprattutto nelle realtà piccole.

Mancanza di formazione relativa ai nuovi linguaggi e culture digitali

Mancanza di linee guida comuni per interfacciarsi con il digitale

Difficoltà nel tradurre i contenuti scientifici e timore di banalizzazione nell’utilizzo del digitale

Difficoltà di scegliere le lingue attraverso cui raccontare le collezioni, anche in base alla comunità di riferimento

Risorse umane intergenerazionali

Collaborazione tra curatori, esperti di comunicazione e tecnici

Intervenire anche su temi diversi dalle collezioni e collegati alla contemporaneità

Saper trasformare i commenti degli utenti online in opportunità di interazione

Tutti i partecipanti hanno raccolto commenti relativi al proprio museo attraverso piattaforme online. I tavoli hanno fatto emergere poi una serie di buone pratiche:

Competenze integrate e cratività

Valorizzare il visitatore per spingerlo a tornare

Migliorare la conoscenza dei pubblici tramite l’analisi del comportamento online

Tempo da dedicare allo sviluppo delle pratiche digitali

A queste necessità pratiche, i tavoli hanno anche permesso di delineare alcune linee di sviluppo nel campo della curatela digitale che potrebbero essere implementate all’interno di una rete museale dolomitica: Sviluppo di una strategia digitale condivisa

Gruppi tematici sui social network

Mancanza di progettualità mirata all’utilizzo delle piattaforme online come spazi di narrazione delle collezioni

D) La gestione dei contributi generati dagli utenti (UGC)

Raccontare storie a partire dagli oggetti: dal loro ritrovamento a nuove interpretazioni Relazioni con gli utenti oltre il ‘like’: i followers diventano contributori attivi

Difficoltà di trasformare gli utenti online in visitatori fisici

Mancanza di coinvolgimento di tutti coloro che lavorano nel museo nello sviluppo di una strategia digitale

Difficoltà di percepire la visita/ interazione virtuale come esperienza culturale a pieno titolo

C) Necessità operative per migliorare il racconto online delle proprie collezioni

Mancanza di risorse addette alla comunicazione digitale: difficoltà a integrare i giovani in questo ambito di lavoro

Condividere contenuti tematici affini di altri musei

Monitoraggio attraverso l’analisi di post e commenti su diverse piattaforme

Anche in questo ambito sono emerse alcune importanti sfide che potrebbero essere affrontate con un approccio di rete:

Spazio digitale comune per la condivisione delle risorse culturali 23

Come mantenere la scientificità dei contenuti quando non è un curatore a raccontare il patrimonio

Come gestire i diritti d’uso di delle risorse digitali del museo


Quali comunità contribuiscono alla vita del museo? I partecipanti hanno nominato diversi gruppi di interesse legati al mondo museale: le comunità scientifiche, artistiche, scolastiche, locali, giovanili, dei donatori, turistiche. Ciascuno di questi gruppi utilizza linguaggi e strumenti diversi per esprimersi, dialogare e cercare informazioni: per ciascuno di essi, quindi, sono necessarie modalità di coinvolgimento e partecipazione diverse. In particolare, i partecipanti hanno rilevato la difficoltà di creare un legame forte tra le comunità locali e il museo del proprio territorio. Molte discussioni si sono concentrate su come rendere i residenti protagonisti del patrimonio, della sua valorizzazione e promozione. È stata rivelata da tutti i gruppi la necessità di costituire una comunità degli operatori museali, che possano seguirsi e sostenersi a vicenda, mettendo in contatto i pubblici di ciascun museo e sviluppando strategie condivise.

Come le comunità possono generare nuovo patrimonio o aiutare a reinterpretare quello esistente? Un elemento trasversale a tutti i tavoli è stato il riconoscimento che una comunità è tale se vi è uno scambio tra i membri, che quindi, nel caso del museo, non si limitano a essere fruitori passivi. In questo ambito, si è rivelata fondamentale l’esperienza degli ecomusei, che nascono come istituzioni partecipative volte alla creazione di comunità patrimoniali: i rappresentanti degli ecomusei hanno sottolineato come il dialogo con le comunità sia un processo molto lungo che ha bisogno di diverse azioni perché si trasformi in una relazione strutturata e collaborativa. I tavoli hanno sollevato anche la problematica della cristallizzazione/fossilizzazione delle narrazioni e, di contro, la necessità di risvegliare il potenziale creativo delle comunità, partendo dalla dimensione emotiva e da nuove tipologie di esperienze. Alcuni partecipanti hanno rilevato il rapporto, spesso conflittuale, tra la scientificità dei contenuti e la natura diversa dei contributi che possono essere sviluppati dalle persone che assumono un ruolo attivo.

Come possono gli strumenti digitali aiutare a creare comunità attorno al museo? I partecipanti hanno riflettuto sul ruolo di specifici strumenti digitali nella creazione e sviluppo di comunità. I gruppi Facebook sono stati portati spesso ad esempio, evidenziando la differenza del ruolo degli utenti online: da followers passivi a partecipanti attivi che si confrontano su tematiche condivise. È emersa dai tavoli anche la necessità di comprendere la natura delle comunità online: sono diverse e più ‘deboli’ delle comunità reali, o possono essere considerate a pieno titolo comunità patrimoniali? Come affrontare la diversità delle tipologie che rappresentano gli utenti online, diversi per età, nazionalità, interessi, attitudini verso il digitale?

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Le riflessioni emerse durante i tavoli partecipativi sono state lo spunto per l’organizzazione dei workshop di co-progettazione, finalizzati a creare due gruppi di lavoro attorno a due diverse iniziative digitali. Il primo workshop, che si è svolto il 13 dicembre 2019 al MUSE di Trento, ha posto le basi per la co-progettazione di due Invasioni Digitali in alcuni siti del paesaggio dolomitico. L’utilizzo del format Invasioni Digitali, che invita le persone a promuovere il proprio territorio e la sua cultura attraverso i social network, era finalizzato a coinvolgere le comunità locali in una riflessione attorno a due tematiche principali: lo spopolamento delle vallate dolomitiche e i cambiamenti geologici.

A causa della chiusura dei musei in seguito al primo lockdown nazionale, i successivi incontri di progettazione si sono svolti online utilizzando la piattaforma di videoconferenza Zoom, che si è rivelata uno strumento efficace di lavoro in rete anche in considerazione della distanza geografica che intercorre tra i diversi musei. Inoltre, data la situazione di emergenza sanitaria, la progettazione delle iniziative si è concentrata esclusivamente sulla dimensione digitale: il confronto avviato durante gli incontri preliminari si è rivelato, pertanto, presupposto essenziale non solo per lo sviluppo di iniziative in rete, ma anche per sperimentare nuove modalità di relazione con il pubblico attraverso le piattaforme digitali.

Il secondo workshop, che si è svolto il 17 gennaio 2020 al Museo Etnografico della Provincia di Belluno, aveva come obiettivo la progettazione di una campagna di racconto online del patrimonio dolomitico che potesse stimolare la condivisione delle risorse culturali di diverse istituzioni museali attorno a tematiche condivise. Al termine della giornata, i partecipanti hanno individuato sette hashtag da lanciare all’interno della campagna #DolomitesMuseum, e, successivamente, rielaborare all’interno di uno spazio digitale condiviso.

Venerdì. 17. gennaio. 20 20

Venerdì. 13 . dicembre . 20 19

Museo Etnografico della Provincia di Belluno Via Seravella 1, Cesiomaggiore

MUSE – Museo delle Scienze di Trento Corso del Lavoro e della Scienza, 3 - Trento (TN)

MUSEI DELLE

DOLO MITI

Il coinvolgimento delle comunità: i workshop

in collaborazione con:

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Curatela Digitale I Workshop


La campagna #DolomitesMuseum La campagna #DolomitesMuseum si è svolta dal 24 Febbraio al 12 Aprile 2020: 7 settimane in cui i musei delle Dolomiti sono stati protagonisti di un racconto corale e diffuso sui social network. L’iniziativa ha portato a raccogliere più di 250 storie e 500 risorse digitali, che hanno permesso agli utenti della rete di scoprire le tante sfaccettature del patrimonio dolomitico.

volta di #beyondthepass (16 - 22 marzo), un invito a condividere le storie dei passi dolomitici e riflettere su come è cambiata e sta cambiando la mobilità in montagna. Nella quinta settimana (23 - 29 marzo), la campagna ha portato a riflettere sulla cultura sportiva utilizzando l’hashtag #sportsculture, condividendo racconti, testimonianze della storia degli sport nelle Dolomiti e dei suoi protagonisti. Il racconto è continuato con #differentimes (30 marzo - 5 aprile), aprendo una riflessione sui diversi modi di vivere e percepire il tempo nelle Dolomiti, e si è concluso la settimana di Pasqua (6 - 12 aprile) con uno sguardo al futuro: attorno all’hashtag #Dolomiteschange si sono raccolti riflessioni e desideri di cambiamento attorno alle sfide che attendono questo territorio Patrimonio dell’Umanità. Per riflettere la varietà di lingue che caratterizza il territorio e per aprirsi a un pubblico internazionale, gli hashtag sono stati tradotti in 3 lingue (inglese, italiano, tedesco).

L’iniziativa si è ispirata a campagne internazionali come la #MuseumWeek o #Museum30, che ogni anno invitano i musei a raccontarsi sui social network attorno a una serie di hashtag condivisi. In questo caso, gli hashtag erano stati individuati dai partecipanti al progetto che hanno avuto modo, durante i workshop, di confrontarsi sulle tematiche in comune. Caratteristica di questa campagna, poi, è stata la sua natura partecipativa: oltre ai musei e agli operatori culturali, anche gli utenti della rete stati invitati a contribuire con le proprie collezioni, ricordi, testimonianze, riflessioni. La campagna è stata avviata nella settimana di Carnevale (24 febbraio - 1 marzo), con l’hashtag #mountainrites, per condividere le forme rituali che accomunano diverse vallate; è proseguita la settimana successiva (2 - 8 marzo) con #inclinedliving, per riflettere su come la pendenza ha influenzato la vita sul territorio. La terza settimana (9 - 15 marzo) è stata dedicata all’elemento che costituisce le Dolomiti, la roccia: con #handsinstone, tutti sono stati invitati a condividere le storie racchiuse in un semplice sasso. E’ stata poi la

L’hashtag è un aggregatore tematico: la sua funzione è quella di rendere più facile per gli utenti trovare messaggi su un tema o contenuto specifico. L’utilizzo degli hashtag permatte non solo di sintetizzare gli utenti su un tema di interesse, ma anche di stimolare la riflessione su determinate tematiche.

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I musei che hanno partecipato all’identificazione degli hashtag durante i workshop di co-progettazione sono stati i primi a condividere, dai propri profili social, testimonianze e racconti relativi ai sette temi della campagna. Ma altri se ne sono aggiunti, richiamati dall’iniziativa: tra queste nuove realtà, ci sono stati molti abitanti, appassionati delle Dolomiti e realtà ricettive, che hanno voluto condividere i propri saperi e le proprie esperienze attraverso la rete.

re, il confronto con i contenuti pubblicati - sia dai musei che dagli utenti della rete - ha aumentato la consapevolezza delle similarità tra collezioni diverse, ma ha soprattutto favorito l’introduzione di nuove prospettive attraverso cui guardare il patrimonio dolomitico. La natura digitale dell’iniziativa ha poi permesso di valorizzare le risorse digitali, che spesso giacciono negli archivi dei musei e non vengono esposte.

Le tematiche scelte nella campagna si sono dimostrate altamente inclusive: la varietà degli hashtag proposti ha permesso alle realtà coinvolte di trovare più di un collegamento con le proprie collezioni. In alcuni casi, si trattava di argomenti sui quali i musei si erano già confrontati; ma, in molte altre occasioni, l’hashtag ha stimolato una rilettura del proprio patrimonio, che è stato raccontato da una prospettiva inedita. In particola-

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Il racconto diffuso è stato poi condiviso tramite i profili social di Museo DOLOM.IT e della Fondazione Dolomiti UNESCO, che hanno ripubblicato una selezione dei post. Tutti i contributi condivisi con gli hashtag della campagna sono stati poi raccolti da DOLOM.IT all’interno di 7 gallerie tematiche su Pinterest e 7 mappe interattive, che hanno anche mostrato la diffusione della campagna sul territorio. L’aggregazione dei contenuti pubblicati sulle diverse piattaforme dai musei e dagli utenti è stata un passaggio fondamentale per far comprendere il valore dell’insieme. Una delle caratteristiche principali dell’iniziativa è stata, infatti, la ricchissima varietà dei contenuti raccolta: fotografie, immagini d’epoca, brevi video che mostrano gli oggetti in funzione o testimonianze contemporanee degli abitanti delle Dolomiti; e ancora, suggerimenti di itinerari che ci raccontano come il patrimonio sia diffuso sul territorio.

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Anche se la progettazione e il lancio della campagna hanno preceduto l’emergenza sanitaria Covid-19, la gran parte del racconto diffuso è coinciso con il primo lockdown nazionale: un periodo complesso, in cui i musei in tutto il mondo hanno sperimentato nuovi modi per condividere le proprie collezioni in rete. Grazie al progetto, i musei delle Dolomiti sono stati

tra i più attivi sul Web, riuscendo ad offrire una bellissima risposta alla campagna #laculturanonsiferma promossa dal MIBACT. Il valore dell’iniziativa, la qualità dei contributi e la vitalità della comunità dolomitica hanno portato la campagna ad essere elencata tra le le iniziative online dell’International Council of Museums (ICOM) - sezione Italia.

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Officina di Storie prie porte virtuali proprio quando quelle fisiche erano chiuse, e continuare a tenerle aperte anche dopo, sperimentando una nuova modalità di relazione con il pubblico e di racconto collaborativo del patrimonio. Le sette sezioni di Officina di Storie guidano alla scoperta dei riti montani, delle forme di vita in pendenza, delle rocce e dei fossili dolomitici. E ancora: i passi come punti di contatto tra culture diverse, l’origine degli sport in montagna, i tempi che caratterizzano la nostra esperienza in alta quota.

Officina di Storie è il nuovo spazio digitale dei musei delle Dolomiti: uno spazio in continua evoluzione, dove condividere racconti, tradizioni, esperienze relative alle Dolomiti Patrimonio Mondiale UNESCO. Al suo interno sono raccolte più di 700 risorse digitali che compongono gallerie multimediali, mappe interattive, blog e memory game per mettere alla prova la conoscenza del patrimonio dolomitico. Nato per raccogliere il materiale della campagna #DolomitesMuseum, lo spazio ha continuato a crescere accogliendo nuovi contributi e approfondimenti. Più di 50 operatori provenienti da 30 istituzioni di tutto l’arco dolomitico hanno contribuito a dare forma a Officina di Storie. Per i musei, questo è stato un modo di aprire le pro-

Uno spazio al quale tutti possono contribuire: come è stata descritta dai partecipanti al progetto, “Non è una mostra da visitare, ma un’officina nella quale si lavora insieme per produrre qualcosa di unico e meraviglioso”.

Officina di Storie è ospitata sulla piattaforma DOLOM.IT, che permette la creazione di collezioni tematiche, mostre virtuali e archivi partecipati. La piattaforma utilizza il software Omeka (www.omeka.org), un Content Management System progettato dal Roy Rosenzweig Center for History and New Media della George Mason University e pensato appositamente per le istituzioni culturali e di ricerca. Omeka è adottata a livello internazionale da una vasta gamma di realtà culturali, comprese alcune importanti istituzioni come la New York Public Library, lo Smithsonian Institution, Europeana.

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MOUNTAINRITES Il rito amalgama e trasforma i significati delle culture dolomitiche. Nei secoli pratiche religiose, festività, miti e memorie storiche si sono depositati nell’immaginario come strati di sedimenti sulle sponde di un fiume. Guardare ai riti e alle maschere che li compongono oggi significa rivolgere lo sguardo al corso di quel fiume nel tempo.

INCLINEDLIVING La pendenza aguzza l’ingegno! Non è facile vivere in montagna e le soluzioni adottate dalle popolazioni dolomitiche nel corso dei secoli sono pratiche e brillanti. Ramponi e gerle, tetti inclinati e terrazzamenti rappresentano solo alcuni dei modi trovati per fare del dislivello la propria casa. Ma l’uomo non è il solo ad abitare questi pendii…

HANDSINSTONE Da masso a opera d’arte, la roccia è uno degli elementi più distintivi della montagna, materia prima del paesaggio dolomitico. Di pietra sono le case e le vette, le creazioni degli scalpellini e i fossili che racchiudono la storia della Terra. Dura e friabile, antica milioni di anni eppure sempre in movimento, la roccia è uno scrigno di racconti da scoprire.

BEYONDTHEPASS Le montagne sono barriere ma tra queste barriere ci sono passaggi che non solo permettono, ma fanno desiderare di “andare oltre”. Oltre le vette, oltre i pascoli alti e i pinnacoli si estendono valli e culture, artefatti da commerciare e mestieri da imparare. I passi sono la chiave della scoperta e questa è la loro storia sulle Dolomiti.

SPORTSCULTURE Lo sport è stata una delle invenzioni che hanno cambiato le abitudini della società e la storia della montagna. Un tempo sui pendii e sulla neve ci si spostava per necessità. Oggi l’economia di intere vallate dolomitiche, complessi eventi internazionali ed interi comparti industriali dipendono dagli sport: un orizzonte nel quale convivono passione, salute e tantissime storie grandi e piccole di imprese ‘eroiche’ e amore per le vette.

DIFFERENTIMES Quanti tempi esistono in montagna? Il tempo del passo sui sentieri, dell’erba che cresce, della fatica scandita nei gesti di chi coltivava e pascolava ad alta quota. Ma c’è anche il tempo delle stagioni, degli orologi meccanici sulle torri dei paesi. C’è l’istante congelato da una tragedia e i tempi sospesi di un concerto in vetta al sorgere del sole. Voi, quale tempo siete? Fermatevi a scoprirlo.

DOLOMITESCHANGE Non fatevi ingannare dalle apparenze. Le montagne non stanno ferme un attimo! Prima erano isole tropicali, ora sono vette, boschi e prati che si innalzano e si ritirano come onde di un mare geologico. Se, però, non avete milioni di anni di tempo da aspettare, niente paura. C’è un altro cambiamento in atto: il modo di abitare la montagna, trarne sostentamento e sognare il suo futuro. 31


A nn a An ge l i ni F o nd a z io ne G . An g el in i

Sperimentare forse è il significato di Officina.

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La realizzazione di Officina di Storie Officina di Storie è frutto di una curatela collaborativa che ha tratto spunto dalle tematiche della campagna #DolomitesMuseum. Al termine della campagna, è stato proposto ai partecipanti al progetto di contribuire alla realizzazione di una mostra virtuale a partire dal materiale raccolto, utilizzando la piattaforma DOLOM.IT. 30 operatori hanno risposto all’appello, partecipando a 11 incontri di progettazione tra aprile e giugno 2020, che hanno permesso di riunire le risorse in un unico spazio digitale e sviluppare ulteriormente le connessioni tra le diverse collezioni e le collaborazioni tra le realtà museali. Il prolungarsi della situazione di emergenza sanitaria ha reso necessario utilizzare la piattaforma di videoconferenza Zoom come luogo virtuale di incontro, che si è rivelata molto efficace come strumento di lavoro di gruppo. La quantità del materiale raccolto ha suggerito la possibilità, per ciascuna sezione, di creare delle sotto-pagine in cui poter organizzare i materiali: gli hashtag proposti nella campagna avevano infatti stimolato una pluralità di prospettive in cui, però, emergevano dei filoni ricorrenti. Per poter meglio concentrarsi sulla declinazione di ciascuna sezione, si sono formati sette diversi gruppi di lavoro, all’interno dei quali sono stati nominati dei curatori – incaricati di definire la linea editoriale di ciascuna pagina – e dei contributori – incaricati di sviluppare nuovi contenuti e caricare nuove risorse sulla piattaforma DOLOM.IT. Tra aprile e giugno 2020, sulla spinta di questo nuovo lavoro sono state caricate 300 nuove risorse digitali.

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La risposta del pubblico online Lo spazio è stato inaugurato ufficialmente il 23 luglio 2020, con un evento in diretta Facebook che ha raggiunto più di 12.000 persone. In occasione dell’inaugurazione, i curatori di ciascuna sezione si sono messi in gioco realizzando dei brevi video di presentazione delle gallerie, che sono poi stati trasmessi sulla pagina Facebook e sul canale Instagram TV di DOLOM.IT. Il lancio di questo spazio è stata un’occasione per consolidare ulteriormente il loro senso di appartenenza alla comunità dei musei delle Dolomiti.

Il trailer di Officina di Storie sulla piattaforma DOLOM.IT: uno spazio al quale chiunque può contribuire con le proprie memorie ed esperienze. GUARDA IL VIDEO

l’hashtag #museidelledolomiti), a gennaio 2021 l’hashtag #DolomitesMuseum promosso dal progetto risulta presente in 750 post. Anche i dati ricavati dagli insights Facebook delle pagine della Fondazione Dolomiti UNESCO e di DOLOM.IT dimostrano un ampio coinvolgimento del pubblico, con una reach totale di 300.000 persone e più di 20.000 utenti attivamente coinvolti dai post attraverso commenti e condivisioni.

L’analisi della risposta degli utenti sui social network ha rivelato come nel corso del progetto sia notevolmente aumentata la consapevolezza verso i Musei delle Dolomiti e l’interesse per il loro patrimonio e le loro collezioni. Mentre a febbraio 2019 sulla piattaforma Instagram non risultavano presenti hashtag specificamente dedicati ai musei delle Dolomiti (solo due post riportavano

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?

Le Dolomiti che vorrei

Durante l’estate 2020, il gruppo di lavoro di Officina di Storie ha coinvolto 380 giovani residenti o appassionati delle Dolomiti nella compilazione del questionario Le Dolomiti che Vorrei. L’obiettivo era quello di dare voce alle nuove generazioni e comprendere come vivano il patrimonio culturale del proprio territorio e quale speranza nutrono che la cultura possa diventare anche una ragione per restare e lavorare in montagna.

I risultati del questionario hanno confermato il desiderio che i musei non siano solo istituzioni di conservazione del passato, ma centri propulsori di soluzioni per il futuro. Un cambiamento di cui i giovani desiderano essere protagonisti, contribuendo in modo attivo alla vita dei musei. Per questo, viene auspicato un rinnovamento dell’offerta culturale attraverso iniziative che rendono le persone partecipi, anche attraverso l’utilizzo delle piattaforme digitali. Campagne social, contest online, festival e concorsi creativi sono stati indicati, infatti, come le modalità più interessanti per avvicinarsi alla cultura.

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M art in a Chi occ hetti Mus eo La d in d i Fa ssa

I social media di oggi danno delle informazioni che poi, però, vanno un po’ a perdersi. Invece Officina di Storie è qualcosa che rimane e nello stesso tempo è in continua evoluzione. Questa dovrebbe essere la comunicazione digitale nella contemporaneità.

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IV. SVILUPPI FUTURI

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I benefici del progetto Il progetto Musei delle Dolomiti ha portato concreti benefici a tutte le realtà coinvolte. I musei più piccoli hanno beneficiato di un aumento di visibilità che, in molti casi, si è riflettuto in un aumento dei visitatori, mentre le realtà più grandi hanno accentuato il proprio legame con il territorio.

il patrimonio dolomitico e che coglievano nella diversità una ricchezza. È questo riconoscersi in una passione comune che ha permesso di superare i confini territoriali, le distanze geografiche e le differenze - culturali, amministrative, gestionali - tra province diverse, riuscendo persino a coinvolgere realtà culturali ubicate al di fuori del territorio dolomitico in senso stretto.

Molto forte, da parte di tutti, è la convinzione che il lavorare in rete crei un sensibile valore aggiunto, non solo a livello organizzativo ma anche individuale. I partecipanti al progetto, infatti, hanno sottolineato il valore della conoscenza personale e dello scambio reciproco, che ha permesso la nascita di nuove connessioni tra le realtà partecipanti, e ha rafforzato quelle già esistenti. Emblematico è il caso dei centri visita dei parchi naturali, che pur avendo una missione affine a quella dei musei, hanno tuttavia con essi poche occasioni di interazione: il progetto è stato in grado di aggregare attorno a sé soggetti di tipologia e dimensione diversa accomunati dalla stessa passione per

La sensazione, al termine del primo biennio del progetto, è che si sia venuta a formare una vera e propria comunità museale, formata non solo dagli operatori culturali ma anche da tutti coloro che, a vario titolo, hanno contribuito al racconto diffuso di #DolomitesMuseum e di Officina di Storie. Una comunità capace di moltiplicare la diffusione e valorizzazione del patrimonio dolomitico e nella quale trovare supporto e sostegno reciproco, anche e soprattutto in un momento critico come quello vissuto da tutti durante l’emergenza sanitaria.

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Rom in a D arm an Mu se o Ma r mo l ad a G r an de Gu er r a

E’ bello che si sia venuto a creare questo gruppo: avere la possibilità di confrontarsi, avere qualcun altro con cui parlare, con cui rapportarsi, sia sul livello personale che a livello di realtà museali. 39


racconto condiviso. Se infatti durante la campagna social ciascun museo ha elaborato i propri contenuti di settimana in settimana, la realizzazione di Officina di Storie ha richiesto un lavoro corale a cui tutti hanno contribuito per restituire una narrazione armonica. In secondo luogo, la possibilità di lavorare su uno spazio digitale dove non si potevano applicare modalità narrative consolidate, ha dato agli operatori la libertà di ripensare le proprie pratiche, operando nel campo della creatività. Questo approccio collaborativo e innovativo alla curatela ha stimolato una lettura trasversale e interdisciplinare delle collezioni, introducendo nuove prospettive di lettura delle Dolomiti e fornendo anche risposte a tematiche contemporanee con le quali spesso, per il loro orientamento al passato, i musei non si confrontano.

Le piattaforme digitali si sono dimostrate spazi dal forte potere aggregativo, per la loro natura inclusiva e portatrice di nuove modalità di relazione con i pubblici, a fronte di un basso costo infrastrutturale. Sperimentare il racconto del patrimonio utilizzando i nuovi linguaggi digitali, inoltre, ha permesso di mettere in gioco una varietà di materiali multimediali che solitamente non vengono condivisi, essendo i musei tradizionalmente orientati prevalentemente sugli aspetti materiali delle proprie collezioni. La possibilità di unire video, suoni, immagini, ha favorito uno spostamento dal focus sugli oggetti, al focus sulle storie di vita, e quindi sulle persone. Lo spazio digitale comune Officina di Storie si è dimostrato uno spazio pieno di potenzialità per consolidare la rete dei musei delle Dolomiti, da molteplici punti di vista.

L’efficacia e il valore di Officina di Storie è stato dimostrato anche dall’entusiasmo e dal fermento che è stata capace di generare negli operatori, che anche dopo la sua inaugurazione hanno continuato a sviluppare nuovi contenuti.

Prima di tutto, la piattaforma ha reso visibili le molteplici possibilità di collegamento tra collezioni diverse, aumentando la consapevolezza degli elementi comuni e il valore aggiunto del

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Ma nu e l a S o l ar i Mu seo del l’ Or olog e r i a d i P e s a rii s

Il progetto ci ha portato a fare un passaggio da soli oggetti a raccontare storie di vita, storie di cultura. Possiamo continuare a farlo sui social ma anche all'interno dei nostri musei arricchendo la semplice narrazione dell'oggetto e cercando di portare alla luce la vita vissuta in montagna.

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ture, connessioni in molti casi latenti e inespresse, che invece grazie al digitale si sono rivelate nella loro ricchezza. Un filo rosso che permette di comprendere meglio l’unicità di un patrimonio unico al mondo, e il ruolo fondamentale che i suoi abitanti hanno avuto e hanno tuttora nella sua tutela e valorizzazione. Inoltre, Officina di Storie è uno strumento dalla grandissima potenzialità inclusiva, proprio per il fatto di essere stata concepita come una piattaforma dinamica, in continua evoluzione, aperta a nuovi contributi da parte di musei e delle comunità. Per questo le sue gallerie hanno continuato a crescere anche dopo la sua inaugurazione, arricchendosi di nuovi articoli di approfondimento e nuove rubriche. La volontà, da parte di tutti i partecipanti, è che continui a farlo, attraverso lo sviluppo di nuove tematiche e l’estensione dei musei coinvolti. Tantissime, infatti, sono le realtà nel territorio dolomitico che potrebbero contribuire ad arricchire il racconto corale di Officina di Storie, approfondendo i legami tra le collezioni e offrendo nuovi spunti per un racconto condiviso del patrimonio. Un’opportunità che può estendersi a tutto l’arco alpino, coinvolgendo non solo musei ma anche università ed enti di ricerca nella curatela scientifica dei contenuti.

I prossimi passi Il primo biennio del progetto Musei delle Dolomiti è stato percepito dagli operatori partecipanti come l’inizio di un percorso che ha avuto e può avere ricadute positive non solo sui musei ma su tutto il territorio dolomitico in senso lato. Per estendere questi benefici nel tempo, però, il progetto ha bisogno di raggiungere una sostenibilità, economica e di risorse, e di consolidare il proprio programma di azioni. I risultati del progetto suggeriscono di continuare a investire su quello che si è rivelato il fiore all’occhiello del progetto: Officina di Storie. Questo spazio digitale comune all’interno della piattaforma DOLOM.IT ha concretizzato le infinite possibilità di connessione tra le diverse strut-

Un’ulteriore linea di sviluppo che si è venuta a delineare nel corso del progetto è indirizzata a due ambiti strategici per il futuro delle Dolomiti:

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Le mie Dolomiti: tredici videointerviste originali, ognuna capace di farci scoprire un nuovo museo e il suo legame con il patrimonio delle Dolomiti UNESCO. GUARDA IL VIDEO

il mondo della scuola e il settore turistico. Da un lato, sia insegnanti che studenti possono trovare in Officina di Storie una fonte veramente ricca e trasversale di materiali, spunti e riflessioni per le loro lezioni e le loro ricerche. Dall’altro, possono essi stessi contribuire ad arricchire il racconto, sviluppando nuovi contenuti da pubblicare nelle gallerie. Allo stesso modo, Officina di Storie può fornire moltissimi spunti anche agli attori della ricettività che possono, attraverso la piattaforma, arricchire la propria offerta, con contenuti culturali sempre accessibili. Inoltre, la sinergia tra operatori culturali e turistici può rivelarsi vincente nello sviluppo di percorsi e itinerari tematici che dai musei portano alla scoperta del territorio.

nel racconto corale. Complementare allo sviluppo di Officina di Storie, quindi, sarà il lancio di una nuova edizione della campagna #DolomitesMuseum, da riproporre a cadenza annuale per dare avvio alla creazione di nuove gallerie. In questo modo, Officina di Storie può essere lo strumento non solo per immaginare nuove connessioni possibili tra collezioni, luoghi, musei, patrimoni, ma anche per concretizzarle all’interno di un centro visite diffuso, che promuova la scoperta del patrimonio Dolomiti UNESCO in tutta la sua ricchezza. Ecco le diverse sfaccettature di quello che si può considerare il lascito più importante del progetto Musei delle Dolomiti: la nascita di una comunità di operatori che lavora in sinergia per promuovere il patrimonio, coinvolgere la popolazione residente nel suo sviluppo e fornire risposte concrete a problematiche contemporanee quali lo spopolamento, la sostenibilità e la trasformazione digitale. Una comunità in continua crescita che può diventare un volano non solo per diffondere la conoscenza del Patrimonio Mondiale all’esterno, ma per fare crescere al suo interno una visione che possa proiettare i musei, e il territorio stesso, nel futuro.

Per poter creare nuove sinergie e collaborazioni è necessario, però, aumentare la visibilità di Officina di Storie, sia attraverso lo sviluppo di un’apposita cartellonistica da esporre in ciascun museo, sia attraverso una maggiore diffusione del progetto presso la popolazione e gli enti locali. In questo senso, i social network si sono rivelati uno degli strumenti più efficaci per raggiungere in modo immediato nuovi pubblici e coinvolgere nuovi attori

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Rit a Bre ssa E com useo Li s A g ani s

Alla fine Officina di Storie è il nostro Museo delle Dolomiti dove ci siamo tutti. 44


Appendici

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I partecipanti al progetto La mappa illustra la distribuzione geografica dei musei e delle realtà che hanno aderito alla diverse fasi del progetto Musei delle Dolomiti. Nella pagina accanto i nomi dei partecipanti.

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Curatori Officina di Storie Anna Angelini, Fondazione G. Angelini Centro Studi per la Montagna Rita Bressa, Ecomuseo Lis Aganis delle Dolomiti Friulane Cristina Busatta, Museo Etnografico della Provincia di Belluno e delle Dolomiti Bellunesi Annalisa Cleva, Museo Bruseschi di Pesariis Gianluca D’Incà Levis, Dolomiti Contemporanee Romina Darman, Museo Marmolada Grande Guerra Daniela Finardi, Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina di San Michele all’Adige Mattia Maldonado, Museum Ladin Ciastel de Tor Veronica Menel, Museo Diocesano di Arte Sacra Belluno Feltre Emiliano Oddone, Dolomiti Project Bernardetta Pallozzi, Museo Civico Domenico Dal Lago di Valdagno Manuela Solaris, Museo dell’Orologeria di Pesariis Matteo Rubatscher, Centro visite Parco Sennes Braies - Ufficio Parchi Naturali Bolzano Contributori Officina di Storie Lorenzo Barbasetti Di Prun, Dolomiti Contemporanee Pino Bertorelli, Museo Regianini Surrealismo Barbara Brugger, Centro Visite Parco Puez-Odle – Ufficio Parchi Naturali di Bolzano Martina Chiocchetti, Museo Ladin de Fascia Marco Corticelli, Casa Museo Angiul Sai di Costalta Federica D’Orazio, Carnia Musei Susanna Da Cortà, Gente di Montagna Mara Dalla Vecchia e Chiara De Biasio, Museo Civico Archeologico di Mel Gioia De Bigontina, Musei delle Regole d’Ampezzo Fulvia De Damiani, Museo Casa Clautana Moreno Magno, Museo Geologico delle Dolomiti di Predazzo Elena Maierotti, Museo dell’Occhiale di Pieve di Cadore Daniela Perco, Museo Etnografico della Provincia di Belluno e delle Dolomiti Bellunesi Luisa Perini, Associazione Intorn al Larin Manolo Piat, Gruppo Divulgazione Scientifica Dolomiti Margherita Piazza, Ecomuseo Lis Aganis delle Dolomiti Friulane Claudia Tancon, Museo Albino Luciani Ylenia Vassere, Agordino Dove Rinascono le Dolomiti Carlo Zanin, Museo Naturalistico P. Rigoni di Asiago Stefano Zardini Lacedelli, Volontario Le Dolomiti in Parole Chiara Aviani, Ecomuseo Lis Aganis delle Dolomiti Friulane Sonia Bortoluzzi, Museo Longarone Vajont Attimi di Storia Cristina Busatta, Museo Etnografico della Provincia di Belluno e delle Dolomiti Bellunesi Annalisa Cleva, Museo Bruseschi di Pesariis Gianluca D’Incà Levis, Dolomiti Contemporanee Matteo Da Deppo, Museo Archeologico Cadorino Romina Darman, Museo Marmolada Grande Guerra Evelyn Kustatscher, Museo Scienze Naturali Alto Adige Angelo Longo, Ecomuseo del Vanoi Don Giacomo Mazzorana, Museo Diocesano di Arte Sacra Belluno Feltre Stefan Planker, Museo Ladin Ciastel De Tor – Azienda Musei Provinciali Gianni Poloniato, Museo Naturalistico delle Dolomiti Bellunesi Riccardo Tomasoni, MUSE di Trento, Museo Geologico delle Dolomiti di Predazzo Analisi preliminare Chiara Aviani, Ecomuseo Lis Aganis delle Dolomiti Friulane Cristina Busatta e Alessandra Cinti, Rete Musei Provincia di Belluno Gianluca D’Incà Levis, Dolomiti Contemporanee Iolanda Da Deppo, Rete Musei Cadore Ivana De Toni, Musei Altovicentino Giovanni Kezich, Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina di San Michele all’Adige Michele Lanzinger, MUSE – Museo delle Scienze di Trento Franziska Luther, Associazione Musei Altoatesini Anna Pisetti, Trentino Grande Guerra Elisabetta Piva e Adriana Stefani, Ecomusei Trentino Stefan Planker, Museo Ladin Ciastel De Tor – Azienda Musei Provinciali Elena Puntil e Sonia Mazzolini, Carnia Musei Cristoph von Ach, Progetto Musei Euregio Coordinamento Stefania Zardini Lacedelli e Giacomo Pompanin Facilitatori Chiara Zanetti e Fabiana Fazzi Digital Engagement Team Francesca Basso, Sveva Buttazzoni e Giulia Milani, Museo DOLOM.IT

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Contatti museidolomitiunesco@gmail.com info@dolomitiunesco.info Questa attività è inserita nel progetto “Valorizzazione del territorio attraverso azioni di gestione e comunicazioneattività integrata del WHS Dolomiti UNESCO”,Dolomiti realizQuesta è promossa dalla Fondazione zato con nell’ambito il contributodel delprogetto Fondo Comuni confinanti. UNESCO “Valorizzazione del territorio attraverso azioni di gestione e comunicazione integrata del WHS Dolomiti UNESCO”, realizzato con il contributo del Fondo Comuni confinanti

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