TEMPO PRESENTE N. 478-480 - OTTOBRE-DICEMBRE 2020 INTEGRALE

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Donne in un mondo di uomini Giovanna Motta

In un mio lavoro di alcuni anni fa ho riunito il risultato di ricerche precedenti in cui confluivano studi condotti nei principali archivi italiani e stranieri, tutti incentrati sulla storia delle donne o, come si dirà meglio in seguito, “di genere”. Nel corso del tempo ho raccolto materiali desunti dai – pochi – documenti in cui figuravano le donne, escluse per secoli dalla vita sociale, economica, politica. Per lungo tempo le donne non hanno incarichi pubblici, non svolgono professioni, e dunque lasciano poche tracce, malgrado partecipino in vario modo a ogni attività a fianco degli uomini, nelle pieghe delle diverse realtà territoriali. L’unico spazio loro riconosciuto è quello della famiglia, sostituibile solo con la vita monastica alla quale le giovani vengono destinate anche in assenza di una reale vocazione, mortificate nelle loro aspirazioni, spesso preda di meccanismi di potere intesi a mantenere all’interno dei conventi le dinamiche di potere del mondo esterno (Duby-Perrot). Ma nelle società di Antico Regime, la funzione della donna assume particolare significato soprattutto nell’ambito delle strategie matrimoniali dove il gioco delle alleanze familiari rappresenta l’elemento essenziale per la costituzione e conservazione di gruppi di parentela per la supremazia sul territorio. L’istituto del matrimonio è il solo dal quale possano

derivare figli legittimi, dunque le donne diventano oggetto di scambio tra gruppi dominanti – che tessono una rete capace di creare rapporti convenienti tra famiglie – assicurando così la continuità della stirpe garantendo la discendenza e consentendo il mantenimento dell’assetto della proprietà attraverso la successione dei figli maschi che ha il compito di generare, diventando un vero anello di congiunzione all’interno del rapporto produzione-riproduzione (Levi-Strauss). Nelle classi elevate, evidentemente, le donne hanno maggiori possibilità di azione rispetto a quelle di altre fasce sociali, ma in virtù di un privilegio e non di un diritto, quando la società attribuisce loro un ruolo “politico” in ragione di particolari esigenze, come per esempio quando si impongono soluzioni intese a salvaguardare gli interessi patrimoniali delle classi al potere, in qualche successione in cui manchino un figlio o un cugino maschio, ma è soprattutto


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