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Matrimoni infantili: l’aggravante Covid
ATTUALITÀ MATRIMONI INFANTILI
L’AGGRAVANTE COVID
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GIORGIA TIRALONGO, 2aa SOFIA MARCANTONI, 2H
Il fenomeno dei matrimoni infantili è ancora oggi molto diffuso in alcune zone del mondo: si tratta dell’unione forzata di un minore con un maggiorenne e, sebbene molto più diffuso tra le ragazze, sono rilevanti anche le percentuali di sposi bambini. Non solo è una pratica moralmente scorretta ma, secondo la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, viola la libertà individuale dei minori che non possono esprimere la loro volontà e subiscono al contempo violenze e sfruttamento. Questa pratica si configura come diretta conseguenza di una mentalità bigotta, orientata in parte alla disparità di genere, e anche della profonda crisi economica che attraversa molti paesi dell’emisfero australe.
LA SITUAZIONE PRE-COVID Nel 2013 le stime hanno registrato ben 700 milioni di donne sposatesi in età minorile nel mondo, di cui circa un terzo prima dei quindici anni, mentre nel 2019 il numero di bambini sposati ha raggiunto quota 115 milioni; anche tra questi, un quinto prima del compimento dei quindici anni. Il tasso di diffusione è molto elevato soprattutto nei paesi in via di sviluppo: zone come l’Asia Meridionale, l’Africa subsahariana, l’America Latina, L’estremo Oriente e l’Oceania sono territori davvero insicuri per la tutela dell’infanzia. Tutto ciò comporta la rinuncia da parte del bambino del percorso scolastico, con ricadute culturali sulla persona, e problemi di tipo sociale, per l’allontanamento dal nucleo familiare e dagli amici; a ciò si aggiungono gravidanze precoci per le ragazze e responsabilità di pater familias per i ragazzi. Ogni anno, in media, 70 mila ragazze-madri tra i quindici e i diciannove anni, perdono la vita durante il parto, e i figli hanno il 60% di probabilità in più di morire in età neonatale o di soffrire di causate da abusi, violenze e sfruttamento da parte del marito. Nonostante il miglioramento avvenuto negli ultimi anni, in cui la percentuale dei matrimoni infantili è
scesa del 35% in relazione al totale dei matrimoni nel mondo, c’è ancora molta strada da fare per azzerare questi numeri.
LA SITUAZIONE ATTUALE Con l’avvento dell’epidemia da covid-19, i numeri sono peggiorati ulteriormente. Infatti, la ricaduta economica ha causato un progressivo impoverimento delle famiglie e, soprattutto nei paesi in via di sviluppo in cui ancora oggi è lecita questa pratica, la soluzione attuata è stata quella del child marriage, al fine di attenuare il peso economico dovuto al mantenimento dei propri figli, soprattutto le femmine. Secondo le stime di “Save the children”, l’epidemia porterà gravi conseguenze a livello mondiale, con 2,5 milioni di matrimoni precoci in più tra il 2020 e il 2025, per un totale di 61 milioni. In particolare, il picco più alto si registrerà nei paesi del sud-est asiatico, con un incremento di 191 mila matrimoni infantili, seguiti dall’Africa centrale e occidentale con 90 mila, dall’America latina e i Caraibi con 73 mila.
L’UNICEF e l’UNFPA si stanno impegnando per porre fine ai matrimoni infantili attraverso il rinnovamento per altri quattro anni del programma globale finalizzato a proteggere le ragazze dai matrimoni precoci, lanciato per la prima volta nel 2016. Si stima di raggiungere, entro il 2023, circa 14 milioni di ragazze nei paesi interessati con servizi diretti, come un’efficiente istruzione e servizi sanitari, campagne educative relativi ai comportamenti da tenere nei riguardi dei bambini e all’uguaglianza di genere i genitori e le comunità, promozione di attività di supporto economico per le famiglie e promulgazione di leggi che impongano diciotto anni come età minima per il matrimonio. L’emergenza covid-19 ha colpito le più disparate categorie e realtà in tutto il mondo, anche quelle meno considerate. “Il mondo sta diventando un posto ancora più duro per
le ragazze”, afferma Nankali Maksud, esponente del centro per la prevenzione di pratiche dannose. “Stavamo facendo progressi in tutto il mondo. Non abbastanza per raggiungere il nostro obiettivo di porre fine a questa pratica, ma stavamo andando nella direzione giusta. Ma il Covid-19 ci ha portato fuori strada. Le condizioni di vita delle adolescenti e delle bambine sono peggiorate dappertutto”.