EtCetera Majorana
Attualità Francesco Vaccaro, 5aa Jacopo Palazzolo, 2C
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III | Novembre 2020
Giorgia Tiralongo, 2aa Sofia Marcantoni, 2H
Le rivolte in Bielorussia In seguito alle elezioni, probabilmente truccate, in cui Lukashenko, a capo del governo dal 1994, è risultato vincitore con l’80% dei voti sull’oppositrice Svetlana Tikhanovskaja, si sono scatenate una serie di rivolte, iniziate soprattutto da donne, che avvengono ogni domenica in venticinque città diverse della Bielorussia. Le manifestanti sono scese in piazza vestite di bianco, portando fiori e striscioni e formando catene umane contro la polizia in segno di solidarietà e protesta. Il governo in risposta ha schierato camion militari e posizionato fili spinati, autorizzando la polizia a pestaggi e arresti, in particolare di donne, con il risultato di avere ucciso un ragazzo di soli venticinque anni. Simbolo di queste manifestazioni è la 73enne Nina Baginskaya, ex geologa, la cui risposta “sto passeggiando” alla domanda dei poliziotti, che le chiedevano cosa stesse facendo in piazza, è diventata uno slogan della rivolta.
Tutti i leader dell’opposizione sono in esilio o in carcere, fatta eccezione per Svetlana Aleksiyevich, scrittrice 72enne, premio Nobel per la letteratura nel 2015, che ha comunque dovuto denunciare un’intrusione in casa. Quindi il ruolo fondamentale di questa rivolta è ricoperto dalle donne, in particolare le leader dell’opposizione Svetlana Tikhanovskaja, Maria Kolesnikova e Veronika Tsepkalo. Svetlana Tikhanovskaja Unica oppositrice registrata dal governo di Lukanesko, Svetlana ha affermato di aver ricevuto tra il 60 e il 70% dei voti, denunciando così la corruzione delle elezioni. Era stata appoggiata da Valery Tsepkalo e Viktar Babaryka, candidati a loro volta come oppositori, ma non registrati dal governo. Hanno preso il loro posto rispettivamente Veronika Tsepkalo, moglie di Valery, e Maria Kolesnikova, sostenendo a loro volta la campagna di Svetlana.