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EDITORIALE PRONTO ALLA FINE DELL’ESTATE? di Debora Bizzi ATLAS MAGAZINE | 4
Siamo quasi al termine della nostra amata estate. Molti di noi sono già rientrati dalle ferie alla routine quotidiana e tra poche settimane - personalmente spero il più tardi possibile, saluteremo anche le tante ore di luce, le alte temperature (malgrado i temporali subiti durante questa stagione), i bermuda e le minigonne… i nostri bambini ricominceranno le scuole, i più grandi saranno già sotto stress per gli esami universitari di settembre. Settembre. Il mese più gettonato delle nostre conversazioni estive: “ci rivediamo a settembre”, “lo farò poi a settembre”, “a settembre ricomincio la dieta/la palestra/eccetera eccetera”. Con approcci differenti e caratteri diversi, il rientro dalle ferie estive può rappresentare una vera e propria sindrome, un periodo di stress. D’altronde, l’estate rappresenta uno dei periodi più belli e lunghi di relax per molti di noi.
Per questo motivo, e per suggerire ai nostri lettori come affrontare al meglio questo periodo dell’anno, abbiamo stilato una lista di consigli per superare l’ansia da rientro, per aiutarvi ad alleviare lo scontento e la tristezza per le vacanze finite!
1. Primo fra tutti, evita di alimentare i tuoi sintomi ansiosi con pensieri negativi: la positività porta positività. Concentrati sui tuoi obiettivi allo scopo di ottimizzare tempo ed energie e sfruttare in questo modo le opportunità che nei mesi a venire sicura-
mente ci aspettano.
2. Inizia a pianificare qualche giorno prima del rientro, così da prepararti psicologicamente al rientro e gestire al meglio organizzazione e riposo.
3. Mangia sano e mangia tutto, torna in palestra o ricomincia a praticare il tuo sport preferito, contribuirà a far aumentare il livello di endorfine e, di conseguenza, a farti sentire più sereno e felice. Mens sana in corpore sano!
4. Concentrati su te stesso e non abbandonare i tuoi amici. Cambia look, trova il tempo e le energie per coltivare i tuoi hobby, l’entusiasmo e la pratica di ciò che ti piace, contribuirà a farti sentire più soddisfatto, sereno e felice. Trascorri il tuo tempo libero con chi ti fa stare bene, con i tuoi amici e i tuoi cari. Se puoi, organizza pure qualche week end fuori porta!
5. Organizza il tuo rientro in modo graduale, rituffarsi a capofitto nel lavoro potrebbe avere effetti negativi da un punto di vista psicologico. Potresti sentirti ancora più stanco e demotivato.
Il rientro dalle vacanze è, nell’immaginario collettivo, anche per gli stakanovisti, un momento traumatico e speriamo che questi consigli ti siano utili per ripartire nel migliore dei modi. Perché se le vacanze durassero tutto l’anno, divertirsi sarebbe stressante come lavorare. (William Shakespeare)
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INDICE SFATIAMO IL MITO DELLA CELIACHIA 8 TUTELA DEI CORALLI 10 VENDEMMIA: UNA STORIA DI PERSONE, CULTURA E TERRITORIO 12 SALUTE DIGITALE: IL FUTURO DEL BENESSERE PERSONALE 14 RUBRICA - CLIMATIZZAZIONE: I CONSIGLI DELL’ESPERTO CALDAIA A IDROGENO 16 L’EMPATIA: IL MOTORE INVISIBILE DELLA TRASFORMAZIONE SOCIALE 18 YOGA DELLA RISATA, RIDERE E VIVERE MEGLIO 21 RUBRICA - ATLAS PLANET VIAGGIO SOSTENIBILE IN PERÚ 22 RUBRICA - PILLOLE DELL’AVVOCATO 1° GIUGNO 2023: ENTRA IN VIGORE IL BREVETTO UNITARIO E IL TRIBUNALE UNIFICATO DEI BREVETTI 25 RUBRICA - LE RICETTE DI ATLAS TORTELLI DI ZUCCA CON BURRO E SALVIA 28 RUBRICA - LA RISPOSTA È NEI LIBRI LA LUCE E L’OMBRA DELLA CITTÀ IN LETTERATURA 30 RUBRICA - DETTO TRA NOI... GALLINA VECCHIA FA BUON BRODO 34 LEGENDA SANO SOSTENIBILE SOCIALE
FORMAZIONE PER
IL SUCCESSO MANAGERIALE
E PROFESSIONALE
• MIGLIORARE LE PERFORMANCE
AZIENDALI
• CRESCITA PERSONALE
• CRESCITA PROFESSIONALE
• CREDITI FORMATIVI
PROFESSIONALI
SFATIAMO IL MITO DELLA CELIACHIA di Giorgio Alagna
Ognuno di noi vive il rapporto col cibo in modo diverso e diverse sono le diete che possiamo seguire per godere di uno stato psico-fisico migliore. A ogni essere vivente la natura ha destinato una dieta ben precisa da seguire, scoprire quale sia quella più adatta a noi, ci consente di vivere al meglio la nostra condizione psico-fisica.
Ogni individuo è predisposto biologicamente ad una dieta unica e speciale dove ogni elemento influenza con un quantitativo preciso di sostanze, la nostra condizione di salute. Che fosse chiaro come l’alimentazione giochi un ruolo fondamentale per il nostro stato psico-fisico lo aveva capito prima di tutti il medico e geografo Ippocrate, lasciando una traccia indelebile nel corso della storia della medicina che cita: “Fa che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo”. È importante quindi saper selezionare, moderare e variare tutte quelle sostanze nutritive presenti negli alimenti.
A garantirci questo benessere naturale, ci pensano i principali nutrienti del nostro organismo: macronutrienti; micronutrienti. I primi, assunti in quantità maggiori sono: carboidrati, proteine, grassi, fibre e acqua. I secondi, in minori quantità, sono minerali
e vitamine. Scegliere i nutrienti giusti è la chiave di ricerca e di lettura del proprio organismo. Noti alla massa sono infatti anche quei casi dove individui, proprio secondo il principio dell’individualità della dieta, soffrono di disturbi alimentari o sviluppano malattie e intolleranze (a volte congenite) che prevedono psicologicamente e fisiologicamente la predisposizione a nutrirsi in un modo diverso dal comune soggetto.
Un esempio lampante di una dieta differente, sempre più diffusa, riguarda gli individui che hanno sviluppato o che conservano congenitamente nel proprio organismo, l’incapacità di assumere il glutine. Il glutine è un complesso alimentare costituito da proteine peptidiche contenuto all’interno di cereali e principali farinacei, presente quindi in tutti quei prodotti composti da questi elementi. Il soggetto che non può assumere glutine viene definito clinicamente Celiaco.
Ma che cos’è la celiachia?
È una malattia autoimmune permanente reagente al glutine. La terapia (unica) che si attua per combattere questa malattia è quella dietetica, sostituendo i farinacei e derivati contenenti glutine
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con alimenti in cui non vi è traccia, certificati dal simbolo di riconoscimento della celiachia, la spiga barrata. Vi sono varie forme di celiachia, le tipologie riconosciute sono:
Celiachia sintomatica (Tipica)
Una delle tipologie più diffuse, si riconosce da sintomi lampanti come diarrea cronica o steatorrea. Altro fattore che incide sull’analisi di una celiachia sintomatica (e non solo) è un ritardo della crescita dopo lo svezzamento.
Celiachia Atipica
La più diffusa in assoluto, può colpire sia nella preadolescenza che nei soggetti già adulti. Può incidere non solo nella sfera gastro enterica, ma può interessare anche altri organi. Le sintomatologie che presuppongo la presenza di questa tipologia variano in base agli organi interessati oltre l’intestino. Diffusi infatti sono quei casi dove il soggetto ospitante della Celiachia Atipica manifesti non solo carenze nutritive o sintomi di malassorbimento derivate dal tratto intestinale, ma anche di disturbi e dinamiche sintomatiche legate agli altri organi coinvolti.
Celiachia Silente
Durante il periodo in cui il Covid-19 era ormai ramificato nella società, abbiamo potuto constatare che una buona parte della popolazione mondiale contraeva il virus senza soffrire di alcun sintomo, lo stesso può accadere con la celiachia silente, in quanto possono essere presenti gli anticorpi specifici e la riduzione dei villi intestinali ma senza soffrirne i sintomi comuni.
Celiachia Potenziale
Viene definita “Potenziale” in quanto durante l’analisi sanguigna vengono preventivamente rilevati gli anticorpi relativi senza che la mucosa intestinale sia alterata o infiammata.
Da un punto di vista diagnostico
Per diagnosticare qualsiasi tipologia bastano esami del sangue e gastroscopia con biopsia (quest’ultima necessaria solo negli adulti). Di norma gli esami vengono effettuati quando il paziente segue ancora la dieta comune proprio per non avere un risultato falsato.
Fonte: (https://it.wikipedia.org/wiki/Celiachia)
Come ogni dinamica alimentare, non influenza solo lo stato fisico ma anche mentale, non a caso la depressione per i celiaci è legata al consumo di glutine e alla condizione alimentare in essere. Diffusi sono i casi in cui vi è un collegamento diretto tra stato psicologico e rigorosità della dieta, soprattutto per i soggetti con diete delicate come quella senza glutine. La gestione quotidiana del cibo rappresenta un punto cardinale per determinare il proprio stato di benessere mentale, indipendentemente dalla rigorosità della dieta. Coloro che vivono questa condizione hanno più probabilità di soffrire di stress psicologici o stati d’ansia. In conclusione, qualunque soggetto esposto a dinamiche alimentari delicate per entità e gravità dello stato fisico, ha il bisogno di preservare il più possibile il proprio stato psicologico, in quanto l’alimentazione e ciò che ne deriva come abbiamo analizzato in precedenza, giocano un ruolo fondamentale nel raggiungimento quotidiano di un benessere fisico e mentale.
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TUTELA DEI CORALLI di Silvia Mariani
Icoralli rappresentano da secoli una delle manifestazioni più affascinanti della natura.
Basti pensare che il corallo rosso era già conosciuto e apprezzato da Greci e Romani, in quanto presente in abbondanza nel mar Mediterraneo, ritenuti rari e preziosi non solo per finalità ornamentali, ma anche per la produzione di medicine per la cura di patologie renali.
Il corallo rosso era, in realtà, tempo fa, abbondante anche in Italia, ma oggi è divenuto sempre più raro.
Emergono, al contrario, importanti novità rispetto ad altri tipi di coralli.
È recentissima, infatti, la conferma che i fondali dell’Isola di Marettimo, nell’Arcipelago delle Egadi, sono ricchi di corallo nero. Esso si trova a profondità elevate, tra i 50 e i 300 metri, ed hanno una struttura elastica che gli consente di resistere all’irruenza degli agenti marini, fungendo anche da rifugio per moltissimi altri organismi.
Non solo.
A due chilometri dalle coste di Monopoli, in provincia di Bari, è stata scoperta la prima barriera corallina del Mar Mediterraneo. La scoperta, dopo ricerche e studi durati tre anni, condotti da un gruppo di ricercatori del dipartimento di Biologia dell’Università di Bari, in collaborazione con l’Università del Salento e l’Università di Roma Tor Vergata, è stata pubblicata nel 2019 sulla rivista scientifica Scientific Reports.
La barriera corallina ritrovata in Puglia, lunga 2,5 chilometri, ha caratteristiche uniche e colori più tenui rispetto alle barriere delle Maldive o dell’Australia poiché in questi luoghi i processi di simbiosi delle madrepore sono facilitati dalla luce, mentre in quella italiana domina la penombra. Ciò non impedisce a quegli animaletti marini che costituiscono i corallini bianchi di formare comunque imponenti strutture di carbonato di calcio, pur senza alghe. Non dipende da questo il diverso fenomeno dello sbiancamento dei coralli (c.d. bleaching) che rappresenta, invece, un segnale
inequivocabile del processo di decadimento a cui tali creature sono sottoposte a causa del cambiamento climatico.
Infatti, i colori intensi delle barriere coralline che siamo abituati a vedere in alcuni fondali marini sono prodotti da un’alga unicellulare che vive in simbiosi con i coralli, alga che costituisce una fonte di energia fondamentale per gli stessi.
Purtroppo, l’innalzamento delle temperature marine provocato dai mutamenti climatici e dai livelli di inquinamento spinge i coralli a reagire espellendo questa alga simbiotica, assumendo, così, un colore bianco spettrale.
Tra l’altro, le stesse alterazioni ambientali provocano la diffusione incontrollata di predatori dei coralli.
Nel 2022 in Australia è stata diffusa una richiesta d’aiuto da parte dell’agenzia governativa che si occupa della Grande Barriera Corallina, preoccupata dal sesto episodio – nel giro di pochi anni – di sbiancamento di massa dei coralli.
Monitorando le barriere individuali pare, infatti, che il 93% delle stesse abbia già subito danni.
Il problema non è limitato soltanto ai coralli, estendendosi evidentemente il pericolo di sopravvivenza a più di millecinquecento specie di pesci, a sei specie di tartarughe marine e a trenta specie di delfini e di balene, tutti privati del loro habitat naturale. L’equilibrio della barriera corallina, rimasto intatto per migliaia di anni, è, quindi, seriamente minacciato dai cambiamenti climatici e – inutile negarlo – anche dall’attività dell’uomo che troppo spesso non prende in considerazione le conseguenze delle proprie azioni.
E i coralli reagiscono a tali effetti proprio come noi e come tutti gli altri esseri viventi.
Non è azzardato, alla luce di tutto ciò, pensare che le barriere coralline siano destinate all’estinzione, atteso che, quando gli eventi di sbiancamento dei coralli diventano regolari, gli stessi non hanno neppure più il tempo di rigenerarsi o di riprodursi.
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VENDEMMIA: UNA STORIA DI PERSONE, CULTURA E TERRITORIO di Michela Viola
Èarrivato settembre, il mese in cui ogni vignaiolo si prepara al momento più importante dell’anno: la vendemmia! Essa rappresenta la fase in cui si raccolgono i frutti di tanto duro lavoro, durato un anno intero, tempo in cui gli agricoltori hanno curato con amore e impegno le proprie vigne.
La vendemmia è una delle tradizioni più antiche d’Italia, un’arte tramandata di generazione in generazione. Vendemmia è da sempre anche sinonimo di condivisione e di aggregazione, un momento con una valenza fortemente sociale in cui stare all’aria aperta e godere dei ritmi lenti della natura, nonostante il frenetico lavoro di raccolta.
Spesso, verso l’ora di pranzo, ci si ferma per godere di un po’ di riposo e per condividere un pasto insieme all’aria aperta.
Ogni regione italiana ha proprie tradizioni specifiche legate alla vendemmia, e questo arricchisce ancor più questo affascinante rito, tradizioni che spesso sono rievocate e riportate in vita in anti-
che sagre di paese, in modo da tenere viva nella memoria questo importante bagaglio culturale anche per le generazioni future.
Ecco di seguito alcune feste tradizionali a tema vino da non perdere:
- Festa dell’uva e del vino a Bardolino – Bardolino (VR) 28 settembre - 02 ottobre 2023
A Bardolino, sul Lago di Garda, si tiene la 92° edizione di questa rinomata festa, caratterizzata da numerosi appuntamenti e spettacoli.
Il vino protagonista di questa sagra è il Bardolino, una delle eccellenze dell’enologia veronese riconosciuta a livello mondiale. Durante questi giorni di festa i partecipanti potranno godere di concerti musicali, chioschi enogastronomici, degustazioni guidate a cura del Consorzio Tutela Vino Classico DOC, spettacoli, convegni, incontri sul tema del vino…e molto altro ancora! https://bardolinotop.it/eventi/#/eventi/TRN/5e98c2e4-27924b11-8b7e-55fe763cc6e1/festa-dell-uva-e-del-vino-bardolino
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- Sagra dell’Uva di Marino – Marino (RM)
29 settembre - 02 ottobre 2023
Festa nata nel 1925 per celebrare l’anniversario della Battaglia di Lepanto del 1571 e la ricorrenza della Madonna del Rosario. A suon di musica, per l’occasione la città si veste a festa con tipici balconi addobbati. Celebre è il “miracolo delle fontane che danno vino”: dalle fontane del paese, durante l’evento, sgorga infatti del rosso vino al posto dell’acqua.
Durante la manifestazione è possibile anche assaporare prodotti tipici della zona, e godere di diverse attrazioni, all’insegna del divertimento e della tradizione.
https://www.sagradelluvamarino.it/
- Festa del vino di Monferrato – Casale Monferrato (AL)
15-16-17/22-23-24 settembre 2023
Arrivata alla 62° edizione, questa festa nasce il 28 settembre 1930, organizzata secondo precise direttive impartite dal Governo Nazionale: per l’occasione, alcuni carri sfilarono per le vie della città e venne venduta uva da tavola in sacchetti di carta.
Tanti gli eventi in programma per intrattenere i partecipanti, tra buon cibo e ottimo vino da sorseggiare. https://www.festadelvinodelmonferrato.it/
- Festa del Vino a Fosciandora – Riana di Fosciandora (LU)
15 ottobre 2023 (data precisa da definire)
Durante questa manifestazione, sarà possibile degustare prodotti tipici ovviamente accompagnati da buon vino.
In occasione di questa festa, dalle fontane del paese sgorgherà il vino di Riana. La giornata si concluderà poi in bellezza con la “Corsa delle botti”, gara a cronometro in cui i partecipanti si sfideranno spingendo botti all’interno di un vigneto.
Per concludere, possiamo quindi affermare come in Italia la vendemmia sia molto più della semplice raccolta di uva!
È un rito antico che lega le persone alla terra, alla cultura e alla storia del proprio paese. È un momento in cui tradizione e innovazione si fondono con la gioia di condividere questo momento con amici e familiari.
La vendemmia è un’esperienza unica e indimenticabile che rappresenta la bellezza e l’autenticità di ciascun paese e della sua gente.
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SALUTE DIGITALE: IL FUTURO DEL BENESSERE PERSONALE di Leonardo Tiene
La tecnologia ha un ruolo sempre più determinante nelle nostre vite. Diventa quindi inevitabile che influisca sia in maniera positiva che negativa sulla nostra salute (mentale e fisica). Non è certo una sorpresa questa cosa visto anche l’avvento dell’intelligenza artificiale ma è sicuramente sorprendente come le nuove tecnologie ci abbiano portato app, strumenti, telefoni, oggetti che usiamo nella quotidianità per dare supporto alla nostra salute o monitorarla. Viene anche da sé il chiedersi però se ci saranno dei rischi in merito e in questo articolo vedremo anche questi ultimi.
Il potere della tecnologia nella salute
La tecnologia sta democratizzando l’accesso alle informazioni sulla salute. Non è più necessario recarsi fisicamente da un medico per ricevere consulenza o monitorare i segni vitali. Ora, grazie a dispositivi indossabili come smartwatch e app per la salute, è possibile controllare costantemente la propria pressione sanguigna, la frequenza cardiaca, il sonno e persino l’attività fisica.
Monitoraggio e gestione della salute
Una delle principali aree in cui la salute digitale ha rivoluzionato il settore è il monitoraggio della salute personale. App come MyFitnessPal e Fitbit consentono alle persone di monitorare la loro dieta e l’attività fisica in tempo reale. Questo può essere estremamente utile per chi cerca di raggiungere obiettivi di fitness o di perdita di peso.
Allo stesso modo, le app per la salute mentale, come Headspace e Calm, offrono esercizi di mindfulness e meditazione per affrontare lo stress e l’ansia. La telemedicina, inoltre, consente alle persone di consultare i medici da remoto, rendendo l’assistenza medica più accessibile a chiunque.
Rischi e preoccupazioni
Anche se la salute digitale offre molti vantaggi, ci sono anche rischi da considerare. La privacy dei dati è un’importante preoccupazione. Condividere informazioni personali sulla salute su
piattaforme digitali potrebbe esporre i dati a potenziali rischi di hacking o uso improprio.
Inoltre, l’uso eccessivo della tecnologia può portare a problemi di salute mentale, come la dipendenza dai social media o l’ansia da smartphone. È fondamentale trovare un equilibrio tra l’uso responsabile della tecnologia per il monitoraggio della salute e il bisogno di disconnettersi e rilassarsi.
Consigli per una salute digitale responsabile
• Proteggi la tua privacy: assicurati che le app e i dispositivi che utilizzi rispettino le normative sulla privacy dei dati. Leggi le politiche sulla privacy e controlla le autorizzazioni delle app.
• Impara a interpretare i dati: non limitarti a raccogliere dati sulla salute, ma comprendi anche cosa significano. Consulta un professionista della salute per interpretare i risultati in modo appropriato.
• Imposta limiti di tempo: limita il tempo trascorso online e usa app per il monitoraggio del tempo per controllare l’uso degli schermi.
• Scegli con attenzione le app e i dispositivi: ricerca e scegli applicazioni e dispositivi affidabili e ben valutati.
• Bilancia l’uso della tecnologia con momenti di disconnessione: dedica del tempo per staccare dagli schermi e concentrarti su attività che favoriscono il benessere mentale, come passeggiate all’aria aperta, conversazioni con amici e familiari e momenti di relax.
Possiamo concludere quindi che la salute digitale sta cambiando il modo in cui gestiamo il nostro benessere personale ma non lascia da parte i rischi, come in ogni altro aspetto della nostra vita d’altronde. Sfruttando le risorse disponibili in modo responsabile e consapevole, possiamo migliorare la nostra salute fisica e mentale. Tuttavia, è essenziale mantenere un equilibrio sano tra l’uso della tecnologia e il tempo dedicato a sé stessi e alle relazioni personali. La salute digitale è un potente alleato, ma non dovrebbe mai sostituire il valore dell’attenzione e della cura di sé.
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CLIMATIZZAZIONE: I CONSIGLI DELL’ESPERTO di Mario Gnocchi
CALDAIA A IDROGENO
L’introduzione di nuove Leggi Europee sul contenimento delle emissioni porta alla riconsiderazione di altre fonti, come ad esempio l’idrogeno, oltre a ridurre sensibilmente i costi, potrebbe anche diminuire notevolmente la nostra impronta di carbonio e quindi a riscaldarci in maniera più sostenibile.
L’idrogeno potrebbe servire non solo a riscaldarci, ma anche ad utilizzare i nostri elettrodomestici in maniera sempre più sostenibile. La caldaia a idrogeno a microcogenerazione in particolare, riesce a generare anche energia elettrica.
Perché passare al riscaldamento a idrogeno
In questo momento circa 8 case su 10 in Italia utilizzano caldaie a gas come combustibile per il loro impianto di riscaldamento. Le restanti 2 invece utilizzano sistemi come pompe di calore o il solare termico e quindi, almeno da un punto di vista di sostenibilità ambientale sono a posto. Per le restanti 8 invece, sarebbe necessario sostituirle con un’alternativa meno inquinante un processo costoso e proco pratico.
Anziché sostituire i sistemi di riscaldamento quindi, una soluzione migliore sarebbe quella di utilizzare un carburante a
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basse emissioni di carbonio. Per questo l’alternativa ideale è rappresentata dall’idrogeno. Le caldaie ad idrogeno infatti possono fornire sia riscaldamento che acqua calda che elettricità.
Come funzionano le caldaie a idrogeno Prima di passare a spiegare quali sono i pro delle caldaie a idrogeno forse è necessario spiegare brevemente il loro funzionamento.
Il principio di base è quello di usare l’idrogeno per alimentare gli elettrodomestici è quello di usare questo elemento, il più presente sull’atmosfera terrestre, come combustibile. Per fare ciò è quindi necessario separare l’idrogeno dagli elementi con cui è legato come ad esempio l’ossigeno.
All’interno delle celle a combustione avviene la scissione dell’elemento dell’acqua H2O nei suoi due elementi costitutivi ovvero idrogeno e ossigeno, un processo che genera vapore contenente energia termica. È questo vapore a rilasciare il calore necessario al riscaldamento così come è sempre questo vapore a muovere le turbine in grado di produrre l’energia elettrica innescando un vero e proprio processo di microcogenerazione. Ovviamente questa non è l’unica tecnologia tramite cui è possibile ottenere l’idrogeno, ma questa è sicuramente la più conveniente.
Le caldaie ad idrogeno vengono installate come le caldaie a gas, e, almeno esternamente, sono molto simili. L’unica differenza è che queste caldaie a idrogeno devono essere collegate, anziché all’impianto del gas, a quello dell’acqua in
modo che possano essere sempre collegate al loro combustibile. Queste caldaie devono essere collegate anche alla rete elettrica, dal momento, che sono in grado di generare anche energia elettrica.
I vantaggi delle caldaie a idrogeno Riduzione delle emissioni dei gas serra a zero. Uno degli obiettivi principali per cui sono state sviluppate le caldaie a idrogeno è quello della decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento che utilizziamo nelle nostre case. I combustibili fossili, infatti, ogni giorno rilasciano tonnellate e tonnellate di gas serra nell’atmosfera provocando un sempre più accentuato riscaldamento globale con conseguenze disastrose sul nostro pianeta.
Efficienza energetica. L’idrogeno contiene una quantità abbastanza grande di energia. Alcuni calcoli dimostrano come un kg di idrogeno sia in grado di generare la stessa energia che generano 2,8 kg di benzina. Inoltre, l’idrogeno, essendo l’elemento più presente nel nostro pianeta, non rischia di esaurirsi.
Stoccaggio. No! Verrà prodotto a bordo macchina in quantità di poche decine di grammi in continuo e immediatamente bruciati. Produrrà il carburante necessario alla combustine in modo passo/ passo.
Possibilità di generare corrente elettrica.
Accesso ad incentivi fiscali. È possibile usufruire delle agevolazioni del 65% per la sostituzione della caldaia o di quelle che ammontano al 50% che rientrano nel cosiddetto bonus ristrutturazione.
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L’EMPATIA: IL MOTORE INVISIBILE DELLA TRASFORMAZIONE SOCIALE di Margherita Ingoglia
Nel corso della storia umana, l’empatia ha dimostrato di essere una forza motrice straordinaria, capace di guidare la trasformazione sociale e portare avanti cambiamenti significativi. Intesa come la capacità di comprendere e condividere i sentimenti degli altri, ha il potere di creare connessioni profonde, superare le barriere culturali e generare un impatto positivo sul mondo che ci circonda.
Spesso confusa con la simpatia, l’empatia in realtà rappresenta una forma di comprensione più profonda, che ci porta a metterci nei panni degli altri e vedere il mondo attraverso i loro occhi. Ci permette di sentire con loro, di condividere le loro emozioni e, allo stesso tempo, di mantenere una certa distanza per non fonderci completamente con la loro esperienza.
Nel caos del mondo moderno, l’empatia sembra essere un valore sempre più raro, che si manifesta in poche occasioni, per lo più in concomitanza di eventi negativi, catastrofi o crisi umanitarie, come accaduto con il Covid, il conflitto in Ucraina o l’ultima alluvione avvenuta in Emilia Romagna.
Oggi, viviamo in una società sempre più diversificata, con persone provenienti da culture differenti, esperienze e aspettative. Questa diversità, purtroppo, spesso porta a malintesi e pregiudizi. Eppure, se coltivassimo l’empatia, potremmo superare queste barriere e promuovere l’inclusione sociale, sviluppando una mentalità aperta, a discapito degli stereotipi che spesso ci limitano.
Quando ci mettiamo nei panni degli altri e comprendiamo le loro difficoltà, sviluppiamo una maggiore consapevolezza delle ingiustizie e delle disuguaglianze che esistono nel mondo, rendendoci più responsabili delle nostre azioni e incoraggiandoci a contribuire al benessere della comunità.
Molti sono gli esempi concreti di come l’empatia abbia giocato un ruolo importante come motore per la trasformazione sociale.
Basti pensare al Movimento #BlackLivesMatter, che ha aumentato la consapevolezza sul razzismo e la brutalità della polizia contro le persone di colore. Ha spinto molti a considerare le loro posizioni e ad adottare misure per affrontare le disuguaglianze razziali,
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come riforme delle forze dell’ordine e una maggiore attenzione alla giustizia sociale.
L’empatia, tuttavia, non rappresenta soltanto una forza motrice sociale; essa svolge un ruolo cruciale anche in altri ambiti, nei quali la sua applicazione può generare notevoli vantaggi.
EMPATIA E CRESCITA ECONOMICA
L’empatia riveste un ruolo cruciale anche nel contesto economico, contribuendo alla crescita economica sostenibile e al successo delle imprese.
È provato, infatti, che le aziende che dimostrano empatia verso i bisogni e le aspirazioni dei propri clienti, spesso ottengono un vantaggio competitivo significativo. Inoltre, le imprese che dimostrano empatia verso i propri dipendenti creano ambienti di lavoro più positivi e produttivi, con conseguente aumento della soddisfazione degli stessi e della loro fidelizzazione.
EMPATIA ED EDUCAZIONE
Nell’ambito dell’istruzione, l’empatia da parte degli insegnanti verso gli studenti è fondamentale nella creazione di un ambiente di apprendimento positivo. Maestri e professori empatici non solo comprendono meglio le esigenze degli studenti, ma adattano anche il loro approccio didattico per potenziare l’efficacia delle proprie lezioni. Questo processo genera una catena di reciprocità, in quanto gli studenti, imparando dagli insegnanti, diventano a loro volta soggetti empatici, propensi al lavoro di gruppo e alla collaborazione, in grado di ascoltare le opinioni altrui, rispettare le diverse prospettive e a lavorare insieme verso il raggiungimento di obiettivi comuni.
EMPATIA, SALUTE E MEDICINA
Anche in campo medico, l’empatia contribuisce ad instaurare un trattamento personalizzato per il paziente, andando oltre la
semplice applicazione di protocolli medici. Gli operatori sanitari empatici, in grado di comprendere le emozioni, le paure e le preoccupazioni dei pazienti, diventano guide essenziali nel percorso di malattia, aiutando le persone ad affrontare la loro condizione con una prospettiva più positiva e una maggiore fiducia.
EMPATIA, POLITICA E DIPLOMAZIA
L’empatia applicata alla politica e alla diplomazia agevola la risoluzione dei conflitti e la promozione della comprensione reciproca, rafforzando le relazioni tra le nazioni o le fazioni politiche. Aiuta a ridurre le tensioni internazionali e può contribuire alla costruzione della pace. Inoltre, sensibilizza ai problemi globali, spingendo i leader a collaborare per affrontare sfide come il cambiamento climatico e i diritti umani.
EMPATIA E MONDO ANIMALE
Quando estendiamo la nostra empatia verso gli animali, mettendoci nei loro panni, sviluppiamo una maggiore sensibilità verso il loro benessere e le loro necessità. Questo non solo ci spinge a trattarli con rispetto e cura, ma può anche influenzare le nostre scelte quotidiane. Inoltre, l’empatia verso il mondo animale ci insegna a riconoscere il valore di ogni forma di vita e ci aiuta ad adottare una prospettiva più ampia sulla connessione che condividiamo con il mondo naturale.
L’empatia è un motore eccezionale per la trasformazione sociale, che abbraccia moltissimi ambiti. Grazie a essa, instauriamo connessioni autentiche, incoraggiamo l’inclusione e coltiviamo la solidarietà. Certo, la sua applicazione richiede un impegno individuale basato sull’ascolto attivo, la tolleranza e l’apertura mentale, ma i vantaggi che ne conseguono sono infiniti. Se tutti abbracciassimo l’empatia come elemento essenziale delle nostre scelte e azioni, potremmo contribuire a costruire un mondo più comprensivo, giusto e armonioso.
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YOGA DELLA RISATA, RIDERE E VIVERE MEGLIO di Debora Bizzi
Ridere. Un fenomeno naturale, che non sempre necessita di uno stimolo comico. Modifica il nostro ritmo respiratorio e la nostra mimica facciale, facendoci apparire - come spesso ci sentiamo dire - più belli.
Ridere aiuta a star bene, produce endorfine che ci permettono di raggiungere uno stato di relax e tranquillità, oltre che encefaline che ci aiutano a contrastare alcune malattie.
Che avesse in mente proprio questo, farci apparire più belli e renderci padroni del mondo, il medico indiano di Mumbay, Madan Kataria, quando fondò il primo Club della risata nel marzo 1995? Possibile. Quel che è certo è che, da quel piccolo Club organizzato in un parco pubblico, nacque successivamente una disciplina mondiale: lo yoga della risata. Una vera e propria forma di yoga basata sulla risata autoindotta.
La risata autoindotta di questa tipologia di yoga si trasforma presto in autentica risata e favorisce un maggiore apporto di ossigeno al corpo e al cervello. È una disciplina che può essere utile anche con i malati di Alzheimer perché, essendo la risata autoindotta, il paziente non deve per forza capire il motivo della risata. È invogliato a “ridere e basta” e questo potrebbe migliorare il suo
umore e di conseguenza le sue relazioni sociali.
COME FUNZIONA
Le sessioni di yoga della risata iniziano con semplici esercizi di riscaldamento, che comprendono stretching, vocalizzazioni, battito delle mani e movimenti del corpo. Questi, quando si combinano con le dinamiche di gruppo, portano a una risata incondizionata, prolungata e sostenuta. Tutto ciò produce benessere: mette di buon umore, favorisce il buon funzionamento del cuore (regolarizzando la pressione), aiuta chi soffre d’insonnia e di depressione, riduce ansie e paure, aumenta l’autostima, allenta la rabbia, aiuta a ridurre il dolore e rinforza il sistema immunitario grazie al rilascio di encefaline.
I BENEFICI A LIVELLO PSICOLOGICO
Oltre ai benefici sulla salute, lo yoga della risata apporta benefici nella vita personale, professionale e sociale.
Ridere aiuta a stare più in forma, a essere felici - e lo stato dell’umore determina la qualità della nostra vita -, riduce lo stress e contribuisce a creare buone relazioni con gli altri. Le sessioni durano in genere 30 minuti e sono suddivise in tre parti: riscaldamento, sessione di risata e rilassamento finale.
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ATLAS PLANET – VIAGGIO SOSTENIBILE IN PERÚ
di Michela Viola
Il viaggio alla scoperta del mondo di questa rubrica ha inizio da un meraviglioso Paese del Sud America, caratterizzato da paesaggi mozzafiato e ricco di natura incontaminata, con alle spalle una grande storia fatta di civiltà che si sono susseguite nel corso del tempo e che hanno contribuito a renderlo uno dei luoghi più affascinanti del pianeta: il Perù.
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NFORMAZIONI GENERALI
Il termine Perù deriva dal termine Inca “pelu”, che significa “fiume”.
Il Perù è il terzo Paese per grandezza del Sud America, dopo Brasile e Argentina, ed è caratterizzato da una popolazione multietnica di amerindi, europei, americani e asiatici, per un totale di oltre 33 milioni di abitanti, oltre un quarto dei quali sono concentrati nella capitale del Paese, Lima.
Le lingue ufficiali sono lo spagnolo, parlato da circa l’84% della popolazione, il quechua, parlato dal 13,7% della popolazione (e che in antichità era la lingua ufficiale dell’impero inca), e l’aymara, parlato in questo caso dal 1,7% di persone. Queste ultime due, sono lingue native americane del Sud America. La moneta utilizzata in Perù è il Sol; un Sol peruviano equivale a circa 0,25€.
La Cordillera Blanca è una catena montuosa compresa nella parte settentrionale delle Ande, all’interno della quale è presente il monte Huascaràn, che, con i suoi 6.768 metri, è la montagna più alta del Paese.
A livello idrografico, il Perù ospita il 3,7% dell’acqua totale del pianeta, ed è qui che nasce il fiume più lungo del mondo, il Rio delle Amazzoni (6.992 km circa), precisamente dal monte Nevado Mismi, nel sud delle Ande (fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Perù).
VIAGGIO IN PERÙ
Per viaggiare in Perù è necessario portare con sé il passaporto con almeno sei mesi di validità residua dal momento in cui si arriva nel Paese, mentre invece il visto non è richiesto per soggiorni di durata inferiore a 183 giorni.
Partendo da Milano, un volo per Lima ha una durata media di circa 16 ore. Non esistono voli diretti per raggiungere il Paese sudamericano: la maggior parte degli itinerari prevede uno o più scali. L’aeroporto principale del Perù è l’aeroporto internazionale di Lima Jorge Chàvez.
Il periodo ideale in cui visitare il Perù è quello che corrisponde alla stagione secca, che va da maggio a settembre. In particolare, settembre è un mese particolarmente adatto per trovare condizioni climatiche ideali nelle varie regioni del Paese, dalla costa alle Ande, ciascuna caratterizzata da un proprio microclima specifico. Le giornate in questo periodo, che è il più fresco e secco dell’anno, sono perfette per camminate all’aria aperta e per esplorare le meraviglie che questo Paese ha da offrire (fonte: https://stories.weroad.it/quando-andare-in-peru/#Il_clima_in_ Peru).
In Perù è possibile individuare tre macro-aree principali: la zona desertica costiera, la zona andina, e l’area orientale, ricoperta dalla Foresta Amazzonica. Numerosi sono i siti di interesse che caratterizzano ciascuna di queste aree e che meriterebbero di essere menzionati.
Una delle attrazioni principali del Paese è senza dubbio il celebre e iconico sito archeologico di Machu Picchu eletto Patrimonio UNESCO nel 2007, e realizzato nel 1440 circa dall’imperatore inca Pachacutec. Secondo alcuni studiosi, questa città fungeva da residenza estiva per l’imperatore e per il ceto nobiliare inca (fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Machu_Picchu).
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Fonte: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Amazon_origin_at_Mismi.jpg#filelinks
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In questo articolo, ci soffermeremo però su un’attrazione meno conosciuta rispetto alla celeberrima cittadina inca, ma altrettanto suggestiva e meritevole di ammirazione e incanto: la Rainbow Mountain.
RAINBOW MOUNTAIN
Non è infatti pensabile di recarsi in Perù senza visitare il Vinicunca, montagna delle Ande con un’altezza pari a 5.200 metri, detta anche Montaña de Siete Colores o Rainbow Mountain.
La particolarità di questa altura è data dalla sua caratteristica colorazione a striature verticali di sette diversi colori, che ricordano un arcobaleno (da qui, la denominazione di Rainbow Mountain).
Questa particolare caratteristica è dovuta dalla presenza di diversi minerali nel terreno, e nello specifico:
- il rosso: causato dall’ossido di ferro
- il rosa: causato dal manganese
- il giallo: causato dallo zolfo
- il bianco: causato dal carbonato di calcio
- il blu/verde: causato dal rame ossidato
- il marrone: causato da un insieme di roccia e magnesio
- il nero: causato dal granito
(Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Vinicunca)
Per raggiungere questo luogo d’incanto, che svela a pieno la propria magnificenza solo una volta raggiunta la vetta, è necessario essere pronti ad affrontare un’escursione piuttosto impegnativa della durata totale di circa sei ore, organizzabile in giornata con partenza all’alba da Cusco.
Infatti, oltre ai 1000 metri di dislivello, il trekking si svolge per la maggior parte in alta quota, fattore che non facilita una regolare respirazione.
Senza dubbio però, lo spettacolo mozzafiato che si presenta davanti agli occhi una volta raggiunta la vetta, ripaga della fatica
fatta per raggiungere la meta.
ASSOCIAZIONI A TUTELA DELL’AMBIENTE
Il Perù, essendo caratterizzato da molteplici tipologie di habitat, ospita esemplari di flora e fauna molto diversi tra loro.
Per esempio, nella Foresta Amazzonica è possibile ammirare diverse tipologie di piante tropicali, come anche orchidee di varie specie, o avvistare caimani, giaguari, tapiri, pappagalli, scimmie e molto altro ancora.
Caratteristici del deserto sono cactus e piante tropicali, mentre sulle Ande è facile avvistare gli alpaca, animale simbolo del Paese.
RAREC- Rainforest Awareness Rescue Education Centre, è un un’associazione con sede a Iquitos, città nord-orientale del Perù, nel cuore della foresta amazzonica.
Questa società offre un rifugio temporaneo ad animali feriti o che vengono sottratti al bracconaggio.
L’associazione lavora con persone che vivono in comunità remote della Foresta Amazzonica, per dimostrare loro che esiste un’alternativa al bracconaggio e offrendo loro incentivi per incoraggiare la conservazione del patrimonio naturale.
Infatti, l’utilizzo senza scrupoli delle risorse naturali è una delle maggiori problematiche che affligge questa zona del Perù.
Se ti è venuta voglia di prenotare un biglietto per visitare questo meraviglioso Paese, e al contempo, renderti utile per la salvaguardia dell’ambiente, RAREC accoglie volontari provenienti da tutte le parti del mondo.
Ecco di seguito il link di collegamento al loro sito, in cui poter trovare tutti i dettagli: https://www.aynicooperazione.org/volontariato_internazionale/volontariato-ambientale-in-peru-con-rarec-rainforest-awareness-rescue-education-centre/
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1° GIUGNO 2023: ENTRA IN VIGORE IL BREVETTO UNITARIO E
L’introduzione del Brevetto Unitario e del Tribunale Unificato dei Brevetti, costituiscono una tappa fondamentale dell’evoluzione del processo di creazione di una protezione uniforme brevettuale nell’Unione. La tutela brevettuale unitaria, infatti, favorisce il funzionamento del mercato interno e del commercio, rendendo l’accesso al sistema brevettuale più facile, economicamente meno oneroso e giuridicamente sicuro garantendo altresì delle misure più efficaci di armonizzazione delle norme interne all’Unione Europea.
Con uno sguardo alla normativa comunitaria, di particolare importanza sono l’istituzione di due regolamenti: il Regolamento UE n. 1257/2012 e il Regolamento UE n. 1260/2012; il primo relativo all’attuazione di una tutela brevettuale unitaria mentre il secondo autorizza la cooperazione rafforzata per il regime di traduzione applicabile. A ciò si aggiunge anche l’accordo del Consiglio dell’Unione Europea n. 2013/C 175/01 che ha istituito il Tribunale Unificato dei Brevetti.
Il Brevetto Unitario
Il Brevetto europeo con effetto unitario viene rilasciato dall’Ufficio Europeo dei brevetti (EPO) e consente, attraverso il pagamento di un’unica tassa di rinnovo all’EPO, di ottenere contemporaneamente la protezione ventennale nei 17 paesi UE che hanno ratificato l’accordo TUB. Ad oggi, gli stati aderenti sono 25, ma il
brevetto unitario si può far valere solo nei paesi che hanno ratificato i regolamenti che sono appunto solo 17. È bene notare che il brevetto unitario non si sostituisce, ma si affianca, alla tutela brevettuale già esistente.
Dall’art. 3 del Reg. UE n. 1257/2012 si evince la definizione di Brevetto europeo con effetto unitario, ossia un brevetto europeo la cui peculiarità è quella di possedere un carattere unitario: fornire una protezione uniforme e avere pari efficacia in tutti gli Stati Membri partecipanti. Pertanto, esso può essere limitato, trasferito, revocato o estinto unicamente in relazione agli Stati membri partecipanti.
Per quanto riguarda gli effetti del Brevetto unitario, sono indicati al capo II del Reg. UE n. 1257/2012, in particolare l’art. 5 afferma che “il brevetto europeo con effetto unitario conferisce al titolare il diritto di impedire a qualsiasi terzo di commettere atti avverso i quali tale brevetto fornisce tutela in tutti i territori degli Stati Membri partecipanti in cui ha effetto unitario, fatte salve le limitazioni applicabili.” Inoltre, in relazione al principio di uniformità del diritto, rilevante è l’art. 7 del Reg. UE n. 1257/2012 in base al quale il brevetto europeo con effetto unitario è considerato nella sua totalità e in tutti gli Stati Membri partecipanti come un brevetto nazionale dello Stato in cui tale brevetto abbia effetto unitario.
Il Tribunale Unificato dei Brevetti (UPC)
Prima dell’introduzione del Tribunale Unificato dei Brevetti (UPC:
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IL TRIBUNALE UNIFICATO DEI BREVETTI dell’Avv. Simone Facchinetti
Unified Patent Court), la tutela brevettuale nell’Unione era fondata sul Brevetto europeo, che tuttavia non offre una tutela unitaria. Il Brevetto europeo infatti è governato dalla Convenzione sul brevetto europeo e dalle leggi nazionali degli Stati Membri della convenzione stessa, dunque ricade sotto la giurisdizione del tribunale nazionale di ciascuno stato. Di conseguenza, ciò può portare ad avere difficoltà quando il titolare del brevetto desidera far valere un brevetto europeo in più paesi e il contenzioso in più paesi comporta il rischio di dover affrontare decisioni del tutto divergenti dinnanzi a tribunali differenti con il conseguente aumento esponenziale del rischio di soccombenza e dei costi legali. Al fine di superare queste difficoltà, è stato introdotto un Tribunale Unificato con competenza esclusiva sia per i brevetti unitari che europei.
Il vantaggio principale del Tribunale Unificato dei Brevetti (UPC) è rappresentato dalla giurisdizione unica che elimina la necessità, in caso di violazione del brevetto, di avviare contenziosi paralleli dinanzi ai tribunali nazionali in una molteplicità di giurisdizioni europee, con un beneficio in termini di economia processuale. Vi sarà, infatti, un’unica procedura giudiziaria il cui esito sarà valido contemporaneamente in tutti i paesi dove il brevetto è efficace e protetto. Durante una prima fase iniziale, chiamata periodo transitorio della durata di 7 anni, solo per i Brevetti Europei già concessi avranno la facoltà di escludere la competenza dell’UPC mediante una richiesta di rinuncia definita “opt-out”, la quale può essere presentata mediante un modulo standard disponibile sul
sito web dell’UPC. In questo modo la giurisdizione, sarà, quindi unicamente quella dei singoli Paesi di convalida del brevetto. Similmente, la legislazione concede la possibilità di revocare tale scelta attraverso una richiesta di “opt-in”, salvo che non sia già stata proposta un’azione di fronte ad una Corte nazionale. In relazione alla sua composizione, l’UPC si articola in un Tribunale di primo grado, una Corte d’Appello con sede a Lussemburgo e una Cancelleria ubicata presso la Corte d’Appello. Il Tribunale di primo grado si compone a sua volta, in una divisione centrale con sede a Parigi e sezioni a Monaco e Londra, ma a seguito della Brexit è necessario trovare un’altra collocazione; il governo italiano ha individuato Milano come possibile terza sede. Inoltre, sono previste anche delle divisioni locali e regionali, in questo caso possono essere istituite in ogni stato membro contraente che ne faccia richiesta, decidendone anche la rispettiva sede. La distribuzione delle azioni tra le divisioni del Tribunale, è, invece, regolata dall’art. 33 dell’Accordo. Secondo la norma in questione, “le azioni di contraffazione, di risarcimento del danno, cautelari e per gli indennizzi, sono di competenza delle divisioni locali e regionali.” Invece, “le azioni di nullità in via principale, quelle di accertamento negativo e quelle relative alle decisioni dell’UEB, confluiscono alla sede centrale.”
Infine, per quanto riguarda la lingua del procedimento davanti al tribunale di primo grado, l’art. 49 afferma che “La lingua del procedimento dinnanzi alle divisioni regionali o locali è una lingua ufficiale dell’Unione europea che è la lingua ufficiale o una delle lingue ufficiali dello Stato membro contraente che ospita la divisione interessata.“ Vi è la possibilità di derogare a tale regola in quanto gli Stati Membri possono scegliere una o più lingue ufficiali dell’Ufficio europeo dei brevetti oppure per motivi di praticità si può utilizzare la lingua in cui è stato rilasciato il brevetto. Invece, la lingua del procedimento presso la divisione centrale è quella in cui è stato rilasciato il brevetto.
In conclusione, le misure adottate dall’Unione, dunque, hanno come obiettivo quello di eliminare la frammentazione del mercato dei brevetti e le ampie discrepanze tra i differenti ordinamenti giuridici nazionali che possono rappresentare un pregiudizio alla ricerca e all’innovazione, cercando, invece, di favorire una tutela amplificata dei diritti di proprietà intellettuale.
In basso: lo staff dello Studio Legale Facchinetti
A sx: l’Avvocato Simone Facchinetti
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TORTELLI DI ZUCCA CON BURRO E SALVIA di Davide Tremante
L’autunno sta arrivando e, con esso, i colori ed i sapori di questa stagione. E quale ingrediente la rappresenta meglio se non la zucca? Questo ortaggio dal sapore dolce e delicato è uno degli ingredienti più versatili dell’orto potendo passare da ottimi primi piatti salati a dolci a bevande calde dall’aroma inconfondibile. Oggi andremo ad assaporare questo prodotto in un primo piatto che reputo tra i più buoni della cucina italiana: i tortelli alla zucca.
Le ricette di Atlas
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Ingredienti per due persone:
• 200 gr farina di semola di grano duro rimacinata
• 6 tuorli d’uovo
• 350 gr Zucca mantovana (o altra varietà)
• 1 spicchio di aglio
• 35 gr Burro
• Salvia in foglie q.b.
• Noce moscata q.b.
• Cannella q.b.
• 15 gr di pangrattato
• 70 gr di formaggio stagionato
• Paprika affumicata q.b.
Procedimento:
Per prima cosa andiamo a preparare la nostra pasta e quindi in una ciotola andiamo a versare tutta la farina e formiamo un buco al centro dove andremo a versare i nostri tuorli, un pizzico di sale ed un filo di olio. Mescoliamo bene ed appena gli ingredienti avranno formato una “palla” procediamo ad impastare fino ad ottenere un composto abbastanza solido che avvolgeremo in un po’ di pellicola alimentare per farlo riposare 20-30 minuti. Mentre il nostro impasto riposa sbucciamo la zucca, la tagliamo a cubotti e la mettiamo in una ciotola con olio evo, paprika affumicata, un pizzico di sale e pepe; aggiungiamo lo spicchio di aglio scamiciato leggermente schiacciato e mischiamo bene. Una volta che gli ingredienti saranno ben amalgamati andiamo ad infornare a 180 gradi fino a quando non sarà morbida pinzandola con una forchetta.
Durante il tempo di cottura della zucca andiamo a stendere la pasta per darle la forma che più ci aggrada.
Una volta terminata la cottura ed estratta dal forno rimuoviamo
lo spicchio di aglio e andiamo a ridurre la zucca in purea con una forchetta e aggiungiamo 40 gr di parmigiano, un pizzico di cannella ed un pizzico di noce moscata mischiando per ottenere un composto abbastanza compatto da poter riempire i nostri tortelli per aiutarvi nel processo potete usare il pangrattato aggiungendolo poco a poco per evitare di seccarlo troppo.
Adesso che abbiamo la pasta e il suo ripieno andiamo a formare i nostri tortelli facendo attenzione a non rinchiudere troppa aria al loro interno (l’aria li fa rompere in cottura). Ora potrete andare a cucinarli direttamente o congelarli per il futuro. Nel nostro caso andiamo ovviamente a cucinarli direttamente quindi una volta messa su l’acqua per la pasta andiamo a preparare il condimento. Consiglio di affumicare il burro prima, non è naturalmente obbligatorio ma aggiunge un sapore molto particolare al piatto, per farlo non servono necessariamente attrezzature particolari ma basta mettere un po’ di paglia umida su un piatto abbastanza grande adagiarci sopra una graticola per torte sulla quale avremo appoggiato il burro freddo da frigo e coprire con una ciotola al contrario dopo aver “bruciato” la paglia che se era abbastanza umida non dovrebbe propriamente bruciare ma dovrebbe liberare parecchio fumo.
In ogni caso, che abbiate o meno affumicato il burro faremo sciogliere il burro a fiamma molto bassa con la salvia tritata al coltello finemente e lo lasciamo insaporire fino a quando i tortelli non saranno venuti a galla.
A questo punto alziamo la fiamma, saltiamo delicatamente i tortelli col burro e la salvia e spegniamo il fuoco. Dopo averlo lasciato riposare per circa un minuto andiamo ad aggiungere il formaggio stagionato e ad impiattare.
Per la decorazione consiglio qualche foglia di salvia fritta ed una spolverata di paprika affumicata. Buon appetito!
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LA RISPOSTA È NEI LIBRI di Martina Campanelli
LA LUCE E L’OMBRA DELLA CITTÀ IN LETTERATURA
C’era una volta un topo campagnolo che ebbe ospite nella sua umile tana, un topo di città; gli offrì le provviste migliori messe da parte ma il disgusto per i cibi toccati e mangiati era ben visibile sul volto dell’ospite.
Il topo di città convinse quello di campagna a trasferirsi con lui in città, nel benessere e nello sfarzo ma, entrati nelle mura e accingendosi a consumare un ricco pranzo in una lussuosa casa, furono interrotti dal latrato di alcuni cani che li costrinse a rifugiarsi in fretta e furia in una tana.
Il topo di campagna si rivolse quindi a quello di città dicendo: ”Questa vita non fa per me, il mio bosco e la mia tana sicura dai pericoli mi compensano delle mie povere lenticchie!”. Questa favola di Orazio è emblema della contrapposizione, mai sanata, tra ambiente campestre e la città.
Già nell’ Antica Grecia, il poeta Teocrito trascina i suoi lettori, i cittadini dell’Alessandria dei Tolomei (caratterizzata in quegli anni da un fenomeno di crescente urbanizzazione), in una dimensione lontana, onirica, caratterizzata da prati fioriti e campi soleggiati. Al pari, nel mondo latino, troviamo Virgilio con le sue Bucoliche, creatore del locus amoenus, un luogo fuori dal tempo e dallo spazio, in cui i pastori diventano portavoci di un’età dell’oro. Ma la visione della città in letteratura è una tematica ricorrente che può variare notevolmente in base all’opera, all’autore, al contesto storico e culturale e la prospettiva che l’autore vuole esplorare e che si presta ad essere sfondo per approfondire una vasta gamma di tematiche umane.
Il tratto negativo narrato dagli scrittori è soprattutto quello dell’alienazione e della solitudine; la città è vista come luogo in cui le persone si sentono spesso sole o isolate, nonostante la presenza di una grande popolazione. La frenesia e l’anonimato che le caratterizza possono portare infatti a un senso di estraneità e
solitudine.
Al contrario la città può diventare spazio di opportunità e ambizione; spesso i personaggi vi si trasferiscono per cercare fortuna, realizzare i propri sogni o cercare una vita migliore.
Questa ambivalenza è ben visibile in due grandi scrittori italiani e nelle loro opere; Boccaccio e Pascoli.
Nel “Decameron” un gruppo di giovani nobili si rifugia in una villa di campagna per sfuggire alla peste che sta devastando la città di Firenze. Gran parte delle novelle che lo compongono sono ambientate in contesti rurali, e Boccaccio dipinge spesso la campagna come un luogo di pace, amore e libertà, in contrasto con la città che è spesso rappresentata come corrotta, immorale e pericolosa.
Boccaccio critica apertamente la società urbana del suo tempo attraverso le storie dei personaggi che vivono nella città. Nelle novelle spesso si incontrano figure come mercanti disonesti, preti corrotti e nobili viziosi che si comportano in modo immorale; questi ritratti della città riflettono la visione critica di Boccaccio nei confronti della società urbana.
Tuttavia lo scrittore non era completamente avverso alla stessa. Nel “Decameron” ci sono anche storie di amore e virtù che si svolgono in ambienti urbani, dimostrando che egli riconosceva che la città poteva offrire anche opportunità positive. Inoltre, il fatto che i giovani nobili si rifugino in campagna durante l’epidemia di peste indica che Boccaccio vedeva la campagna come un rifugio temporaneo, ma non necessariamente come un modo di vita ideale.
Da un lato quindi Boccaccio critica aspramente la corruzione e la depravazione presenti nella società urbana del suo tempo, ma dà anche spazio a storie di virtù e amore ambientate in città riflettendo le ambivalenze del suo periodo storico rispetto alla vita urbana
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e rurale.
Secoli dopo, Giovanni Pascoli tratterà della natura nella sua raccolta Myricae, il cui nome deriva proprio da un verso virgiliano e nella quale descrive la natura nelle varie stagioni. L’industrializzazione avviatasi proprio negli anni in cui scriveva Pascoli, ha portato all’inevitabile trasferimento in città di molte famiglie in cerca di lavoro. Nelle sue opere Pascoli spesso rappresenta la città come un luogo frenetico, in contrasto con la tranquillità della campagna. La città è vista come un ambiente caotico, in cui le persone si muovono in fretta e sembrano perse nella frenesia della vita urbana, luogo di alienazione e disorientamento, spesso rappresentata come un labirinto in cui le persone possono sentirsi perdute.
La visione di Giovanni Pascoli della città tende generalmente a essere critica e nostalgica, concentrandosi spesso sugli aspetti negativi della vita urbana e sulla sua alienazione rispetto al mondo rurale e alla natura. Tuttavia, è importante notare che può occasionalmente offrire alcune visioni più positive e ottimistiche. Nelle sue poesie è possibile trovare occasionali accenni alla città come luogo di opportunità e crescita; Genova viene descritta in termini lusinghieri, elogiando il porto come un luogo di incontro e scambio culturale, sottolineando il ruolo della città come centro di commercio e interazione umana.
L’Europa nel corso dell’800 è protagonista di un’accelerazione dell’industrializzazione; la crescita delle città e le trasformazioni industriali hanno avuto un impatto significativo sulla vita delle persone, e questi cambiamenti si riflettono ampiamente nella letteratura dell’epoca.
I luoghi urbani ottocenteschi, caratterizzati dal fumo delle ceneri industriali, sono stati rappresentati in molte opere letterarie, basti
pensare a Hard Times di Charles Dickens. Il concetto di città inteso in senso moderno nasce in quest’epoca, e proprio la città ottocentesca è il luogo in cui terminano le illusioni, in opposizione alla campagna: “...la città in letteratura diventa topos esistenziale, luogo della scoperta della complessità del mondo ed intreccio di narrazioni e finzioni, paesaggio interiore e mentale, spazio della modernità nelle sue tensioni e difficili conciliazioni tra individualità e collettività…”.
La natura e la campagna sono i luoghi della guarigione mentre la città risulta il suo opposto: luogo della perdizione tra le cui vie e proposte, l’uomo si può smarrire. Associata alla città vi è infatti spesso la figura del labirinto; esso è spesso accostato alla dimensione ed all’ esperienza urbana, con l’intrico di strade e di incroci che caratterizzano la città moderna. Labirinto non è quindi solo un groviglio di percorsi ma può essere anche una struttura organizzata
Nella letteratura moderna a prevalere è quindi il sentimento della nostalgia dei paesi incontaminati con conseguente denuncia sul degrado paesaggistico.
Ma non è necessario il confronto con ciò che sta fuori le mura o con la natura perché l’esperienza urbana riveli contraddizioni e sofferenze; in questo la città basta a se stessa. Il pensiero corre alle capitali di Balzac, di Hugo, di Zola o la Londra di Dickens e la Pietroburgo di Dostoevskij; non ritroviamo le immagini di semplici fondali che ospitano l’azione ma luoghi che pulsano di vita propria.
In Proust, Virginia Woolf, nella Vienna di Kraus, la Trieste di Svevo, la Dublino di Joyce, le città appaiono come scenari metafisici, sintesi allegoriche di una condizione frammentata e priva di centro dell’esistenza umana.
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Per la narrativa dell’Ottocento, la città è il luogo in cui la concentrazione degli uomini, la convivenza degli stati sociali, la molteplicità dei comportamenti e dei linguaggi, le vie e le piazze, quasi metafore delle infinite vicende possibili, la rendono il teatro naturale dell’osservazione realista; essa stessa diventa racconto. Calvino definiva “città-romanzo” la Parigi di uno dei grandi narratori dell’800, Balzac: in una delle sue opere la città compare nelle vesti della donna-mostro, una sorta di cortigiana che distende il proprio corpo in una rete di vicoli e strade, generatrici di incontri, sorprese. L’esperienza del soprannaturale non ha più bisogno del soprannaturale per aver luogo ma basta il quotidiano e l’inquietudine dell’ordinario cittadino a garantirla. Nella città tutto può accadere perché tutto è contemporaneamente presente: l’alto ed il basso, la luce e l’ombra, il bene ed il male. Non vi è scrittore dell’800 che, ambientando la propria opera nella Città, non rappresenti la folla, con la forza del suo fluire senza sosta; la gente brulica nelle strade, privata di ogni socialità e preda di una solitudine senza rimedio. Il processo di urbanizzazione delle grandi capitali europee del 1800, il diffondersi di manifatture che oltrepassano la vecchia produzione artigianale, modificano la percezione della città da luogo protetto e raccolto nelle mura a spazio impersonale, luogo dello smarrimento di sé. I personaggi di Dickens, Balzac, Zola e Dostoevskij sperimentano il conflitto con se stessi quando, accettando la logica alienante della città, dove tutto si compra e vende, si ritrovano stranieri a se stessi.
Ne “Il nostro comune amico” di Dickens, la città è rappresentato come un organismo vivo, oggetto di un degrado crescente, dovuto allo sviluppo abnorme; la storia è però una storia di identità perdute e ruota intorno a due presenze simboliche, il fiume ed i rifiuti. Nel Tamigi, segno di fecondità e vita per la città che attraversa, galleggiano rifiuti e cadaveri. Le acque torbide del fiume, ritratte per lo più di notte e nella nebbia, diventano rappresentazione della malattia che avvolge Londra. Il Tamigi è il luogo in cui tendono tutti i protagonisti del racconto mentre la mappa dei
loro spostamenti è un labirinto, reso ancora meno leggibile dall’ oscurità, destinati a ritrovarsi al punto di partenza.
Ma anche nella letteratura dell’800 nonostante la tendenza a esplorare le sfide sociali e le criticità delle città, è possibile trovare esempi di rappresentazioni positive delle città; essi spesso sottolineano le opportunità, la cultura e il progresso che le città potevano offrire.
Ne “I Miserabili” di Victor Hugo sebbene lo scrittore rappresenti aspetti negativi di Parigi, come la povertà e l’ingiustizia, la città stessa è raffigurata con amore e orgoglio; viene celebrata la sua grandezza e la sua storia, e la città diventa un simbolo di speranza e resilienza.
Pensiamo a “La Signora Dalloway” di Virginia Woolf, romanzo modernista ambientato nella Londra del XX secolo, noto per la sua profonda esplorazione della vita sociale e interiore dei personaggi. La città di Londra è un elemento centrale nel romanzo e Woolf la utilizza in modo significativo per esprimere temi come la percezione, la memoria e la connessione umana. Virginia Woolf usa la città per creare una ricca rappresentazione della vita sociale dell’epoca, con personaggi provenienti da diversi strati sociali che si incrociano lungo le strade della città ela stessa diventa un mezzo attraverso cui esplorare la memoria e i cambiamenti nel corso del tempo.
In conclusione le città hanno sempre esercitato un’attrazione irresistibile sugli scrittori che le hanno descritte, celebrate o criticato nei loro lavori letterari. La città è un luogo di contrasti, di opportunità e sfide. La letteratura ci permette di immergerci nelle sue rappresentazioni, di esplorarne i misteri e di riflettere sulla nostra stessa relazione con l’ambiente urbano. La città, nella sua immensa varietà, rimarrà per sempre uno dei luoghi più affascinanti e discussi della letteratura; con la sua complessità, i suoi strati e le sue contraddizioni, può riflettere e rappresentare l’animo umano in tutte le sue sfaccettature. Esplorare la città diventa strumento per esplorare la complessità e la ricchezza dell’esperienza umana.
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DETTO TRA NOI... di Sergio Grifoni