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EDUCAZIONE ALLA SOSTENIBILITÀ NEL MONDO DISNEY
di Silvia Mariani
Iclassici Disney sono stati da più parti definiti come “tesori senza età”. Questi cartoni animati hanno la capacità di farci emozionare, ridere, commuovere, coinvolgere e riflettere. E ciò non vale solo per i bambini, per lo più incantati e meravigliati davanti alle diverse situazioni rappresentate dalla Disney. Gli adulti, che si trovano a guardare, magari dopo anni, gli stessi film d’animazione, colgono dettagli e morali “nascoste” invisibili e impercettibili, almeno in buona parte, agli occhi dei bambini, senza peraltro mai annoiarsi La scoperta infinita dei messaggi lanciati dall’animazione Disney, si verifica perché cambia la prospettiva? Oppure perché, per dirla con le parole di Walt Disney, “anche il peggiore di noi ha in sé dell’innocenza, per quanto possa essere sepolta nel suo profondo”? Non so quale sia la risposta. Certo è che riguardare i classici Disney con una dose di maturità alle spalle, consente di enucleare una infinita ricchezza di insegnamenti che non sono mai né banali né scontati. Pure dai fatti più tragici raccontati da queste opere d’arte è possibile percepire sentimenti positivi: basti pensare alla morte di un genitore, spesso riportata nei cartoni animati Disney, rispetto alla quale emerge sicuramente un momento drammatico ma che, dall’altro lato, impartisce la profonda lezione della giostra della vita che segue (e deve seguire) il suo corso, nonostante il passato possa far male, senza mai dimenticare le proprie responsabilità e le proprie radici. Ma i messaggi nascosti della casa d’animazione più famosa al mondo sono anche di altro tenore: andare oltre le apparenze, come insegna Belle ne “La bella e la bestia”, cercando la vera bellezza nel cuore; la capacità di superare i propri limiti, anche rischiando un po’ di più, per ottenere risultati che sembrano irraggiungibili, come accade al minuto Semola ne “La spada nella roccia”. Come non ricordare, poi, i valori dell’accoglienza, dell’aiuto e della collaborazione trasmessi dai piccoli e grandi 101 dalmata de “La carica dei 101”. Insomma, i film d’animazione Disney sono in grado di coinvolgere e di appassionare tutte le fasce d’età della società civile, tramandando messaggi di enorme impatto sociale idonei a influen-
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zare le generazioni future, fungendo da moderni filosofi anche per i più piccoli. A tal riguardo, non può sfuggire il grande impegno che la casa Disney ha messo in campo con riferimento alla sostenibilità e alla tutela dell’ambiente e degli ecosistemi, sia pure in maniera diversa e più o meno esplicita. Secondo il professore dell’Università di Cambridge, David Whitley, la produzione disneyana è intrisa, sin dalle origini, di forti messaggi ecologici. Nella sua pubblicazione “The idea of Nature in Disney Animation”, infatti, il professor Whitley sostiene che i classici della più celebre casa d’animazione al mondo abbiano provato a trasmetterci l’amore per l’ambiente, inviandoci messaggi fondamentali sul rapporto uomo-natura. Il metodo seguito dalla Disney a tal fine non sembra, però, potersi inquadrare tra i classici sistemi educativi che puntano allo sviluppo e all’investimento tecnologico. L’obiettivo pare, piuttosto, quello di cambiare il modo in cui l’uomo si rapporta al mondo naturale e agli altri organismi. Non viene, infatti, mai elaborata una sceneggiatura focalizzata direttamente sul tema. In ogni rappresentazione in cui si affronta, anche sullo sfondo, la problematica della sostenibilità e della tutela dell’ambiente, sono proprio le caratteristiche e le storie dei singoli personaggi, raccontate in chiave quasi sempre ironica e divertente, e le emozioni che riescono a comunicare gli stessi, a fornire l’input per modificare la prospettiva nelle relazioni con il mondo che ci circonda. In buona sostanza, la struttura dei cartoni animati Disney permette di affrontare argomenti complessi e sui quali difficilmente intendono esporsi (anche politicamente) registi e autori vari, concedendo una lettura più leggera, senza tuttavia mai rinunciare a uno spazio per profonde riflessioni. Detto diversamente: con gli strumenti che ha a disposizione, la Disney riesce a smuovere la sensibilità dell’osservatore, innescando nel medesimo un meccanismo che lascia il segno. Esaminando quattro dei cartoni animati che più hanno attirato la mia attenzione sul punto, mi sono resa conto di quanto siano diverse persino le finalità perseguite dagli autori della Disney. Partendo dal primo, “Bambi”, il piccolo cerbiatto deve affrontare la perdita della madre in tenera età, in un contesto dove viene messo fortemente in evidenza l’impatto dell’uomo sull’ambiente naturale. Senza espliciti riferimenti, infatti, Bambi e tutti gli altri abitanti della foresta risultano essere costantemente minacciati dall’uomo – cacciatore, che invade un mondo dove regna armonia e gioia. Il cerbiatto è costretto a fuggire più volte, insieme all’intera comunità del bosco, a causa dell’uomo – cacciatore che colpisce e uccide la sua mamma e che appicca l’incendio nella foresta, disinteressandosi completamente degli effetti dirompenti sui suoi abitanti. “Bambi” non lascia indifferente il pubblico, soprattutto per il modo, a tratti violento, di palesare la perenne lotta tra uomo e natura, da sempre alla ricerca di un equilibrio. Equilibrio che, invece, è ben presente nel messaggio che intende lasciare “Il re leone” nel quale è centrale il rispetto della posizione di ogni creatura vivente nella catena alimentare. Chi si occupa di vigilare affinché questo delicato equilibrio venga rispettato è il leone, da sempre considerato indiscusso sovrano della foresta e degli animali. Estremamente significativo sotto tale profilo è il discorso inziale che Mufasa, il re, padre di Simba, fa a suo figlio: Mufasa: “Tutto ciò che vedi coesiste grazie a un delicato equilibrio. Come re, devi capire questo equilibrio e rispettare tutte le creature, dalla piccola formica alla saltellante antilope”. Simba: “Ma papà, noi non la mangiamo l’antilope?” Mufasa: “Sì, Simba, ma lascia che ti spieghi: quando moriamo i nostri corpi diventano erba, e le antilopi mangiano l’erba. E così siamo tutti collegati, nel grande cerchio della vita”. Dalle parole di Mufasa emerge una lezione al figlio di educazione alla sostenibilità; emblematico è il riferimento al cerchio della vita, richiamato dalla colonna sonora del cartoon nella canzone composta da Elton John e Tim Rice, interpretata nella versione italiana da Ivana Spagna. Il messaggio ecologico della Disney ne “Il re leone” è veicolato attraverso la celebrazione dell’equilibrio naturale, distrutto, non a caso, da un altro leone, Scar, fratello di Mufasa che, per bramosia


di potere, uccide Mufasa costringendo Simba a fuggire, impadronendosi del regno dei Leoni con l’aiuto delle iene. È da questo passaggio del cartoon Disney che emerge la netta contrapposizione tra il regno di Mufasa, in cui si conservano le risorse permettendogli di rigenerarsi e quello delle iene, che mettono in atto uno sfruttamento brutale e indiscriminato dell’ambiente. Dunque, “Il re leone” non colpisce soltanto per la tenerezza di Simba che, ritrovato il coraggio e cresciuto con Pumbaa e Timon (che, in linea con la politica Disney, con ironia e leggerezza trasmettono un profondo rispetto per la struttura della catena alimentare), torna a ristabilire l’ordine nel proprio naturale e originario regno, ma anche per la ricchezza di significati sulla tematica dello sviluppo sostenibile, rappresentando la perfetta dicotomia tra chi è in grado di mantenere le risorse ambientali e chi, al contrario, intende soltanto sfruttarle per il proprio tornaconto, disinteressandosi delle devastanti conseguenze per le generazioni future. L’etica dell’ambiente e i riferimenti più diretti all’azione umana che impatta negativamente sulla natura sono, invece, evidenti nei cartoni animati più moderni, “Alla ricerca di Nemo” e “WALL•E”. Nel primo, la casa Disney decide di rappresentare la bellezza del mondo subacqueo e dei viaggi migratori degli animali nell’oceano, interrotti da diverse intrusioni del turismo contemporaneo. L’uomo descritto nel cartoon “Alla ricerca di Nemo”, meno violento ma probabilmente più provocatorio dell’uomo-cacciatore nella foresta di Bambi, riveste i panni del pescatore, dell’amante degli sport subacquei e del turista. Le scene più rilevanti sono infatti: quella che rappresenta i pesci catturati nella rete dei pescatori impegnati a nuotare tutti insieme verso il fondo (in ossequio alla lezione impartita da Branchia a Nemo, il protagonista) per liberarsi, quella del sub che, convinto di salvare un pesce, lo rinchiude in un acquario – privandolo del suo habitat naturale – e quella del turista che utilizza il flash della macchina fotografica che spaventa e stordisce Marlin, papà di Nemo. Insomma, senza alcuna aspra critica o aperta denuncia, gli autori con tale opera hanno evidenziato come la presenza dell’uomo (nelle particolari vesti individuate nel cartone animato), ormai connaturata alla realtà dell’oceano, diventi ingombrante in alcune situazioni. Senza rendersene conto e senza alcuna mala fede, l’ignoranza umana finisce per diventare una delle minacce più evidenti per l’oceano e per i suoi abitanti. Una critica meno velata ed estremamente realistica emerge, invece, nel più moderno dei film d’animazione presi in considerazione in questa mia breve analisi. Il protagonista WALL•E è, infatti, un robot che, inserito in un’epoca futura altamente tecnologica, viene lasciato quasi completamente solo a ripulire il pianeta Terra, ormai invaso dai rifiuti e divenuto inospitale proprio per colpa della spazzatura accumulata dagli uomini. Tramite un’amara quanto sottile ironia sulla società moderna, WALL•E, in un contesto in cui gli uomini risultano incapaci a essere autonomi poiché integralmente dipendenti da robot multifunzione, che risparmiano ai medesimi la “fatica” anche di camminare, intende fornire il quadro che ci attende senza uno sviluppo sostenibile delle risorse, sempre più sfruttate in maniera selvaggia. In conclusione, al contrario di chi tende a sminuire la grandezza dei cartoni animati della Disney considerandoli scontati, ritengo che gli stessi abbiano il merito di aver notevolmente inciso sulla nostra educazione ambientale. A suo modo, ogni rappresentazione Disney contribuisce a spiegare ai bambini il concetto di sviluppo sostenibile e induce, al contempo, gli adulti a riflettere, in maniera sempre più approfondita, sugli obiettivi fissati nell’Agenda 2030 dell’ONU (definita da Ban Ki-moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite dal 2007 al 2016, come un’agenda “per le persone, per sradicare la povertà in tutte le sue forme, un’Agenda per il Pianeta, la nostra casa”) che rendono urgente il confronto su temi centrali, quali la lotta contro il cambiamento climatico, la tutela della biodiversità, il consumo responsabile e le energie pulite.
