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INCIDENTI ECOLOGICI: I PROGETTI AD OGGI PER CONTENERLI

di Leonardo Tiene

Al giorno d’oggi gli incidenti causati dalla presenza umana sulla Terra sono innumerevoli e con conseguenze disastrose per l’ecosistema. Ma è giusto poter impostare l’articolo in maniera ancora più ampia, parlando sicuramente dell’impronta negativa dell’uomo sul pianeta ma partendo ancora prima dai disastri naturali, causati in maniera indiretta da noi con il cambiamento climatico.

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METEO ESTREMO

Basti pensare che solo negli ultimi anni (considerando tra il 2000 e il 2019) gli eventi negativi che hanno gravemente danneggiato il pianeta sono stati ben 7.348 eventi catastrofici di grande portata che hanno provocato 1,23 milioni di vittime, colpendo 4,2 miliardi di persone e causando un danno economico pari a 2,97 miliardi di dollari. A dirlo è L’ONU stessa con un report dettagliato intitolato “Il prezzo umano dei disastri”, pubblicato in occasione della Giornata internazionale per la riduzione del rischio di catastrofi. Numeri a dir poco impressionanti, soprattutto se si pensa che nello stesso report citato viene riportato il ventennio precedente (dal 1980 al 1999) con numeri comunque alti ma ben distanti da quelli del presente. Il numero di eventi catastrofici è stato 4.212, con 1,19 milioni di vittime, 3,25 miliardi di persone colpite e danni per 1,63 miliardi di dollari. Come è possibile quindi un cambiamento di questo genere? La differenza tra i due periodi si spiega principalmente con l’aumento dei disastri legati al clima, inclusi gli eventi di meteo estremo: si è passati da 3.656 eventi catastrofici legati al clima tra il 1980 e il 1999 ai 6.681 del ventennio successivo.

I DISASTRI CAUSATI DIRETTAMENTE DALL’UOMO

Cambiamento climatico: questo fenomeno citato poco fa a inizio articolo è legato in maniera diretta all’attività dell’uomo a partire dallo sviluppo storico dell’industria e della tecnologia e comporta un cambiamento a lungo termine dei modelli meteorologici che sono arrivati a definire i climi locali, regionali e globali della terra. Basti pensare all’aumento delle temperature globali che contribuiscono a influenzare la natura delle stagioni, modificando drasticamente il meteo e di conseguenza anche intensificare fenomeni come siccità o ondate di calore.

Acidificazione oceani: una seconda conseguenza dello sviluppo industriale è quello dell’aumento della CO2 nell’aria che si dissolve nell’oceano legandosi con l’acqua di mare e creando acido carbonico, contribuendo all’acidificazione degli oceani. Ma non solo, in 200 anni è aumentata l’acidità del 30%, numeri che non si vedevano in oltre 20 milioni di anni. Questo porta chiaramente a molti danni irreversibili, come la distruzione delle barriere coralline, responsabili della filtrazione naturale e produzione dei nutrienti, nonché ospitanti del 25% della vita acquatica.

In realtà potremmo continuare, ad esempio con la deforestazione, i prodotti chimici, la distruzione degli habitat, lo sfruttamento delle risorse ittiche, ma il punto è solo uno in tutto questo: la terra è costantemente sotto attacco dalle attività umane. Questo articolo non vuole ribadirne la gravità ma vuole capire se ad oggi ci sono le tecnologie per sostenere il nostro modo di vivere la vita quotidiana sul pianeta.

DOVE STIAMO FACENDO PROGRESSI

Gli incidenti ecologici purtroppo, naturali o causati direttamente dall’uomo, sono quasi all’ordine del giorno, specialmente quando riguardano il mare o l’oceano. L’inquinamento di questi, infatti, è sotto gli occhi di tutti: dalle plastiche alle sostanze inquinanti come gli idrocarburi. Nonostante questa triste premessa comunque sono presenti tecnologie e progetti per provare quantomeno a salvaguardare questo importante aspetto, vediamoli assieme.

PROGETTO IMPACT

Un primo intervento è il progetto Impact – impatto portuale su aree marine protette. L’iniziativa, cominciata nel 2017 e parte del programma di cooperazione Interreg. Italia-Francia Marittimo (2014-2020), promuove la tutela dell’ecosistema marittimo delle aree comprese tra Toscana e Liguria e delle regioni costiere francesi della Provenza, delle Alpi e della Costa Azzurra. Il progetto ha come obiettivo quello di monitorare l’andamento dell’inquinamento del mare a causa della presenza di sostanze nocive, permettendo così attività di prevenzione e conservazione del patrimonio marittimo. Vengono utilizzate principalmente due tecnologie: i radar ad alta frequenza (con cui è stato possibile reperire informazioni aggiornate sullo stato del mare e delle correnti, capendo l’andamento delle sostanze inquinanti presenti in mare e ridurre al minimo il potenziale impatto) e i drifter (boe flottanti che si muovono sulla spinta dalle correnti superficiali e la cui posizione viene telerilevata via satellite, è stato possibile determinare il trasporto di contaminanti chimici tra i porti e le aree marittime protette).

Inoltre, lo studio delle correnti marine in relazione al trasporto di fitoplancton e zooplancton, comprese uova e larve di organismi marini, contribuiscono a valutare le proprietà di ritenzione ecologica delle aree marittime protette e la resilienza delle specie marine di adattarsi a cambiamenti. Le uova e le larve rilasciate in acqua a seguito della riproduzione risultano per la loro dimensione facilmente trasportabili dalle correnti marine, producendo due effetti sul mantenimento della popolazione di un’area marina protetta: da un lato, diminuisce il mantenimento locale della popolazione a causa di tassi di ritenzione (la percentuale di individui che rimane nell’ambiente di origine), talvolta troppo bassi per garantire il rinnovo di una popolazione; dall’altro lato, aumenta la distribuzione regionale delle popolazioni attraverso la distribuzione delle specie su più siti, aumentando così la resilienza (capacità di un sistema/specie di adattarsi a cambiamenti) ai disturbi locali. Quest’ultima diffusione si verifica però solo se le larve incontrano un luogo favorevole al loro sviluppo.

Il progetto ha visto la sua fine proprio nel 2020, ma Impact è inserito in un programma di finanziamento europeo che vede altri progetti in corso: Sicomar plus e Sinapsi, entrambi legati direttamente o indirettamente alle attività e ai prodotti di Impact.

I PROGETTI SICOMAR PLUS E SINAPSI

Il progetto Sicomar Plus, nel periodo 2018-2021, prevede di investire sulla tecnologia dei radar ad alta frequenza, così da continuare il sistema di monitoraggio delle correnti superficiali nell’area di cooperazione e garantire la realizzazione di diversi obiettivi: dalla sicurezza in mare alla riduzione dell’incertezza dei sistemi di previsione meteomarina e di circolazione marina, dall’attività di formazione e attività dimostrative quali il pilotaggio in aree marine pericolose alla realizzazione di modelli di supporto alle emergenze e di gestione del rischio di servizi per la sicurezza in mare e, infine, la protezione dell’ambiente. Dall’altra parte, l’obiettivo generale del progetto Sinapsi (2019-2022) consiste nello sviluppo e nella promozione di strumenti di supporto alle decisioni per aumentare la sicurezza della navigazione in prossimità dei porti commerciali dell’area transfrontaliera, riducendo così il rischio di incidenti e aumentando la sicurezza e l’efficienza delle operazioni portuali. Un obiettivo possibile sia attraverso lo studio delle caratteristiche fisiche del mare dell’area transfrontaliera quali correnti, onde e vento sia con tecnologie tradizionali (come i drifter) che con strumenti innovativi (radar costieri).

OCEAN CLEAN-UP

Si tratta dell’organizzazione no profit fondata otto anni fa da Boyan Slat con l’obiettivo di liberare gli oceani dalla plastica, iniziando con i test nel famigerato “Pacific trash Vortex”, il più grande accumulo di plastica e detriti tossici presente sulla superficie marittima con la sua area equivalente a due volte la Francia. Una missione quindi avvincente che guida l’organizzazione verso un progresso sempre più scalabile, in grado di intervenire su grandi e piccoli accumuli di rifiuti nel mare.

Il primo successo della ong arrivò nel 2018 con il modello chiamato “System 001” progettato per attraversare la macchia e recuperare i rifiuti con un’enorme rete. Fino a luglio 2022, la versione modificata, “System 002”, ha permesso di recuperare quasi 100 tonnellate di rifiuti che galleggiavano nel Pacifico. L’organizzazione – che vuole rimuovere “il 90% della plastica galleggiante entro il 2040” – ha presentato ora l’ultima versione dell’impianto “mangia-rifiuti”, il futuristico prototipo “System 003”: è sempre fatto di una grande barriera di galleggianti e reti, ma a differenza delle versioni precedenti è più efficiente e più grande.

Il “Sistema 3” sarà composto da tre navi che si basano su droni per identificare i punti dove si trovano i rifiuti. Le navi traineranno un enorme sistema di reti larghe 2.500 metri e profonde 4 metri nelle aree interessate per raccogliere i detriti e incanalarli in un’ampia zona di ritenzione. Una volta raccolti e tirati fuori dall’acqua, i rifiuti vengono poi

OK LA PLASTICA, MA SOSTANZE INQUINANTI COME IL PETROLIO?

Abbiamo elencato alcuni dei progetti per poter monitorare e liberare gli oceani dai rifiuti dell’ uomo che da moltissimo perseguitano l’ecosistema marino (e non solo), ma sostanze più difficili da catturare come il petrolio? Esiste un metodo per poter contrastare le perdite in acqua?

OLEO SPONGE

Tra le numerose tecnologie o invenzioni portate avanti, quella piu interessante è decisamente quella di Oleo Sponge, ossia una spugna intelligente frutto di studi statunitensi in grado di assorbire il petrolio e numerose altre sostanze inquinanti disperse in mare.

Il dato più importante è la capacità di Oleo Sponge di operare lungo l’intera colonna d’acqua, assorbendo quindi non solo il materiale che si deposita in superficie. Il risultato ottenuto è frutto di ricerche precedenti svolte dall’Argonne National Laboratory con l’obiettivo di analizzare il modo in cui una struttura complessa potesse attrarre e conservare materiali oleosi. La spugna è stata ricoperta da un sottile strato di ossido di metallo che funzione come una sorta di collante, in grado di attirare le molecole oleose, separandole dall’acqua, che vengono poi immagazzinate nella cellulosa. Non solo, tra queste interessanti caratteristiche ne troviamo una che al giorno d’oggi, in un mondo in cui tutto diventa un usa e getta, è essenziale: la riutilizzabilità. Essa, infatti, può essere riutilizzata all’infinito grazie alla resistenza dei materiali e alla loro durabilità. Allo stesso modo, anche gli idrocarburi intrappolati possono essere recuperati e riutilizzati.

CONSIDERAZIONI FINALI

Quelle che abbiamo appena visto sono spunti interessanti per contrastare la nostra attività, ma ce ne sarebbero ancora moltissime da elencare. Quello che mi preme dire alla fine di questo articolo è le tecnologie e le invenzioni possono essere le più svariate, in qualsiasi campo. Ci dimentichiamo però che noi non siamo fatti per guardare il cambiamento o affidarlo a qualcun altro al posto nostro. Noi siamo i fautori del nostro destino ormai, dobbiamo cambiare assieme, con le tecnologie e con il pianeta, per tornare a viverlo al meglio. Cambiamo le piccole abitudini tossiche che ci portiamo avanti senza un vero motivo essenziale o per pigrizia e avremo trovato una “tecnologia” in più per aprire un nuovo futuro per le generazioni che verranno.

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