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EDITORIALE
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EDUCARE I BAMBINI ALLA CULTURA AMBIENTALE di Debora Bizzi
Raccontare ed educare i nostri bambini o, in generale, i più piccoli alla cultura ambientale. Diffondere questa tipologia di educazione attraverso l’utilizzo di buone azioni e strumenti adatti ad ogni generazione. Esistono varie sfumatura di cultura, che nel suo significatopiù generale, dal latino colere, coltivare, rappresenta l’insieme di valori, credenze, conoscenze, comportamenti, linguaggio, comportamenti, condivisi da una collettività e trasmessi socialmente da una generazione all’altra. La cultura, infatti, non è acquisita ma deve essere trasmessa. Trasmettere. Condividere. Avere in comune con altri. Comunicare. Trasferire. Formare. La cultura che è il motore del cambiamento, ed è capace di attivare e sviluppare processi e pratiche innovative, per favorire la coesione sociale, la fiducia Con l’obiettivo di rispettare il mondo che abitiamo. Salvaguardare l’ambiente, ovvero, mitigare l’impatto che noi umani abbiamo sulla Terra, tutelare e conservare gli habitat, la biodiversità, limitando l’inquinamento e i danni all’ambiente. Con azioni semplici. Quotidiane. E spiegate ai nostri bambini. Trasferendo loro le giuste conoscenze per comportarsi con rispetto in relazione all’ecosistema, senza alterare gli equilibri della natura e riuscendo a soddisfare, nel contempo, le esigenze della collettività.
Possono infatti essere di varia tipologia le modalità con le quali trasferire questa cultura ai più piccoli, dalle letture e riflesioni, alla spiegazione vera e propria dell’importanza dell’argomento, suggerimenti semplici e quotidiani per permettere ai più piccoli di contribuire alla protezione e salvaguardia dell’ambiente. Ad esempio, coinvolgendoli in attività legate alla raccolta differenziata - che oggi nella maggior parte delle nostre scuole dell’infanzia viene già svolta dai bambini - e allo smistamento dei rifiuti;
leggendo insieme alcuni articoli per far scoprire loro come ridurre i rifiutie gli sprechi; attraverso un uso attento dell’acqua. O ancora accompagnarli nella scoperta della natura, raccogliendo le foglie, i fiorie i semi, osservarle e annotare ciò che si scopre giorno per giorno sulla crescita delle piante. O dando vita a un orto per scoprire insieme il ciclo della vita delle piante. Insegnando loro di preferire l’energia del sole piuttosto che quella elettrica. Insegnando, soprattutto, il valore delle cose che li circondano, condividendo il senso del rispetto. Ed oggi online si possono trovare tantissimi contenuti didattici e ludico didattici, ci sono libri ricchi di spunti per ecogiochi, e basta davvero poco perché loro apprendano le buone abitudini. Per responsabilizzarli. E perché no, per sviluppare la loro creatività: ricordiamoci sempre che i più piccini ci possono sorprendere con idee perfette e fantastiche!
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INDICE PIANURA PADANA: CROCE E DELIZIA DEL NOSTRO PAESE 8 LAVORO E DISABILITÀ 10 PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI: IL CAMBIAMENTO CHE NESSUNA AZIENDA PUÒ IGNORARE 13 RUBRICA - LE RICETTE DI ATLAS RISOTTO CON ASPARAGI E FAVE 14 VIAGGIARE SOSTENIBILE NEL NOSTRO PAESE 17 PONTE SULLO STRETTO: LE PROSSIME TAPPE DI UN PROGETTO ITALIANO 19 L’INSEGNANTE SENZA MATERIA UN VIAGGIO NELLA DIDATTICA INTERDISCIPLINARE 20 RUBRICA - DETTO TRA NOI... ANCHE IL PANE DIVENTA CARNE 22 RUBRICA - PILLOLE DELL’AVVOCATO PEOPLE OF CALIFORNIA VS MICHEAL JACKSON 25 RUBRICA - CLIMATIZZAZIONE: I CONSIGLI DELL’ESPERTO LA MISCELA METANO IDROGENO POTREBBE RAPPRESENTARE IL FUTURO PER QUANTO RIGUARDA L’ALIMENTAZIONE DELLE NUOVE CALDAIE A CONDENSAZIONE 28 RUBRICA - LA RISPOSTA È NEI LIBRI LA FORZA DELLA PAROLA 30 RUBRICA - ATLAS PLANET VIAGGIO IN INDIA 34 LEGENDA SANO SOSTENIBILE SOCIALE
FORMAZIONE PER IL SUCCESSO MANAGERIALE
E PROFESSIONALE
• MIGLIORARE LE PERFORMANCE
AZIENDALI
• CRESCITA PERSONALE
• CRESCITA PROFESSIONALE
• CREDITI FORMATIVI
PROFESSIONALI
PIANURA PADANA: CROCE E DELIZIA DEL NOSTRO PAESE
di Leonardo Tiene
Quando si parla di aria pulita si va incontro a diversi temi come l’inquinamento, impatto ambientale dell’uomo o industrializzazione. Tutti fattori che purtroppo caratterizzano il nostro mondo e in alcune situazioni purtroppo si tende a sottovalutarne le conseguenze, specie in aree geografichedove l’inquinamento, per motivi legati anche alla morfologia del territorio, è molto più permanente nell’aria. La Pianura Padana è proprio una di queste zone, ma analizziamo la situazione attuale.
UNA ZONA VARIEGATA E COMPLESSA
La Pianura Padana è da tempo una delle aree più inquinate di tutta Europa, soprattutto nel periodo invernale. “Colpa” la sua particolare definizioneterritoriale. Questa area geograficaè infatti delimitata dall’arco alpino a ovest e a nord, mentre a sud in buona parte dagli Appennini. L’unico grande sbocco è a est verso il mare Adriatico e questo riduce la possibilità di avere forti correnti d’aria a distanza da quelle che naturalmente si formano sui rilievi montuosi, tali da favorire una maggiore circolazione delle masse d’aria.
La scarsa circolazione è peggiorata dal fenomeno delle cosiddette “inversioni termiche” invernali. L’aria in prossimità del suolo è meno calda rispetto a quella a quote più alte, di conseguenza è
più densa e non risale nell’atmosfera (come avverrebbe di solito) portando con sè le sostanze inquinanti che si sono accumulate nel corso del tempo. Si crea di conseguenza un grande ristagno di aria, che può durare per giorni o settimane, nel quale continua ad aumentare la concentrazione di inquinanti.
Il fenomeno è peggiorato dalla presenza nella Pianura Padana di alcune delle più grandi città del nostro paese, con aree densamente industrializzate, che emettono grandi quantità di sostanze inquinanti nell’atmosfera. In inverno i riscaldamenti peggiorano ulteriormente i problemi, così come il maggior ricorso ai veicoli a motore per spostarsi.
LA NOSTRA SALUTE A FORTE RISCHIO?
L’inquinamento atmosferico è tra le principali cause di malattie cardiovascolari e di un generale accorciamento delle aspettative di vita secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). È tra i principali problemi di salute pubblica in Europa e l’Agenzia europea per l’ambiente (AEA) ha stimato che nel 2021 almeno 253mila persone siano morte a causa dell’esposizione alle micropolveri, i cui livelli sono stati per lunghi periodi al di sopra dei limiti raccomandati dall’OMS o stabiliti dall’Unione Europea.
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L’inquinamento atmosferico ha inoltre un alto costo sociale in termini di impegno per i servizi sanitari nazionali, che si devono occupare con maggiore frequenza di persone con malattie respiratorie, spesso croniche e che richiedono quindi assistenza per tutta la loro vita.
IL PROGRESSO C’È MA NON BASTA
In termini relativi, tra il 2005 e il 2021 la quantità di morti dovute alle micropolveri si è ridotta del 41 per cento, segnando quindi un progresso importante. Il miglioramento non è però sufficiente e per questo negli ultimi anni l’Unione Europea ha avviato progetti piuttosto ambiziosi per ridurre drasticamente l’inquinamento atmosferico, senza però ottenere grandi risultati nei singoli stati membri.
E IL GREEN DEAL?
Nell’ambito del Green Deal, l’ambizioso progetto per la sostenibilità ambientale dell’Unione Europea, è compreso lo Zero Pollution Action Plan, un’iniziativa che ha come obiettivo il dimezzamento delle morti premature da inquinamento atmosferico entro il 2030. Secondo molti esperti è improbabile che possa essere raggiunto un risultato simile in così poco tempo, senza contare che molti dettagli devono essere ancora definiti Lo scorso settembre il Parlamento europeo ha approvato un piano per la riduzione degli inquinanti che dovrà essere ora valutato dal Consiglio europeo e negoziato nuovamente con il Parlamento.
BUONI PROPOSITI NE ABBIAMO?
Per chi non sapesse ancora porsi un obiettivo entro la finedell’anno, eccovene alcuni al volo:
• scegliete i mezzi di trasporto pubblici per spostarvi da un posto all’altro e, se possibile, mezzi come la bicicletta o le vostre gambe.
• Riscaldamento: non serve impostare il termostato a 22 gradi
in casa per stare al caldo ma anche 20 assieme ad un bel maglione di Natale che non volete usare per uscire con gli amici.
• BONUS: fate una macchinata unica quando andate fuori con la vostra compagnia, è più divertente e meno inquinante!
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LAVORO E DISABILITÀ
di Silvia Mariani
“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”.
Così recita l’articolo 1 della Costituzione italiana. Non è un caso che, al primo posto della sezione della Costituzione dedicata ai diritti e ai doveri dei cittadini, i Padri Costituenti abbiano voluto inserire proprio il lavoro, come elemento fondante di una Repubblica democratica.
La ragione della centralità del lavoro attiene alla sua capacità di conferire dignità all’uomo.
Del resto, il celebre proverbio per cui “il lavoro nobilita l’uomo” – riconducibile al naturalista Charles Darwin, autore della teoria dell’evoluzione – intende trasmettere questo messaggio: attraverso il lavoro, l’uomo diviene migliore ed eleva la propria dignità.
Dunque, nella nostra Carta fondamentale viene cristallizzato il principio del lavoro quale mezzo diretto per ottenere libertà e dignità, consentendo all’uomo, non solo di reperire i mezzi di sostentamento per la propria sopravvivenza, ma anche di essere utile a sé e agli altri, garantendo, al contempo, uguaglianza e svi-
luppo personale.
Posto tale diritto, lo Stato assume il dovere di assicurare a tutti l’ingresso e la permanenza (per quanto e, per più tempo, possibile) nel mondo del lavoro.
Ecco perché l’art. 3, secondo comma, della Costituzione specifica che: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
In sostanza, detta norma affidaallo Stato il compito di rimuovere qualsiasi barriera che possa impedire e/o rendere difficoltosol’inserimento di ogni essere umano (anche) nell’ambito lavorativo, prima vera forma di partecipazione sociale (se si esclude, naturalmente, la famiglia).
Ognuno, insomma, deve avere identiche possibilità di iniziare e di mantenere una forma di occupazione.
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Non tutti allo stesso modo, non per tutti con gli stessi strumenti.
Sarebbe utopico, infatti, pensare che persone fragili ovvero con disabilità più o meno gravi possano svolgere la stessa attività lavorativa di coloro che, al contrario, hanno la possibilità di occuparsi di mansioni più impegnative, stressanti, pesanti.
Eppure – e, aggiungerei, fortunatamente – sembrano aumentare le iniziative di chi decide di mettere le proprie risorse, la propria umanità e il proprio tempo a disposizione di persone diversamente abili, per consentirgli una realizzazione lavorativa e sociale, non fermandosi ad occupazioni, per così dire, semplici, ma attivando un percorso che implementi le loro capacità e gli permetta di acquisire specifichecompetenze nel settore di riferimento.
Mi ha colpita, in modo particolare, il racconto del “Magazzino OZ”, nato a Torino nel 2005 come un posto per accogliere bambini malati (ma anche sani) in cui svolgere qualsiasi attività, per poi divenire un meraviglioso locale con servizio di bar e ristorante, dove impiegare stabilmente ragazzi affetti da varie patologie, che vanno dalla sindrome di down a una più lieve dislessia.
Dall’intervista rilasciata dalla proprietaria al magazine “Elle” (cfr. https://www.elle.com/it/magazine/interviste/a38401386/magazzini-oz-torino/), dal titolo “Da Magazzini Oz, dove nessuno pensa che le persone con disabilità possano fare solo lavori inutili”, si ricavano tanti concetti importanti e numerosi insegnamenti.
Quello più rilevante e che fotografa perfettamente la caratteristica di “specialità” di questi ragazzi, è la loro estrema sensibilità; connotato che permette di sviluppare empatia e solidarietà e che, sotto un profilopratico, garantisce la creazione di un team strutturato e organizzato.
L’arma vincente per il coordinamento del lavoro all’interno del “Magazzino OZ” sembra essere, infatti, la naturale capacità dei la-
voratori (e, per vero, anche dei proprietari e di chi crede in questo progetto) di capire i bisogni dell’altro, di comprendere le paure e le necessità di un collega prima ancora che si presentino. Ad esempio, Marta è una dipendente che ha paura dei temporali; quando ciò accade, viene invitata a prendersi una pausa e a guardare il telefono, per mettersi “al sicuro” (cfr. https://www.elle. com/it/magazine/interviste/a38401386/magazzini-oz-torino/).
Il coinvolgimento di soggetti con disabilità nel mondo del lavoro, oltre che essere avviato, incentivato e supportato dallo Stato – che spesso, però, si limita all’emanazione della norma, trovando serie difficoltànell’applicazione concreta – ha bisogno dell’intervento di persone “comuni” – magari affiancateda esperti – che, sia per ragioni economiche, sia per il tempo a disposizione, sia per il legame affettivo che le lega a quelle che definiamopersone fragili, possano permettere a queste ultime di integrarsi efficacemente in un ambiente che è (o dovrebbe essere, come riporta la nostra Costituzione) la prima vera forma di inclusione sociale.
Sarà per tale ragione che molti di questi nuovi ristoranti, pizzerie, bar e, più in generale, esercizi commerciali, pur partendo da zero, riescono, dopo un iniziale percorso di tirocinio/formazione/adattamento, a consentire a questi ragazzi di acquisire competenze sempre più specifichee di stabilizzarsi con un contratto a tempo indeterminato.
E la stabilità e la sicurezza, in un mondo dove sono costretti, purtroppo, a mettersi in discussione per le incombenze quotidiane più banali, è davvero un aiuto fondamentale per una vita più serena.
È tutto ciò a conferire loro quella dignità, alla base del lavoro e di qualsiasi altra forma di integrazione sociale, che (con un occhio certamente proiettato al futuro) i nostri Padri Costituenti avrebbero voluto che appartenesse a tutti.
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PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI:
IL CAMBIAMENTO CHE NESSUNA AZIENDA PUò IGNORARE
La strategia che può definire il successo o il fallimento del tuo business di Margherita Ingoglia
In un mondo dove la sicurezza dei dati e l’indipendenza operativa sono al centro delle preoccupazioni aziendali, la “dipendenza energetica” emerge come un rischio critico per la sicurezza aziendale
Questo termine si riferisce alla vulnerabilità delle aziende che dipendono esclusivamente da reti energetiche centralizzate, che possono essere soggette a interruzioni, manipolazioni o escalation dei costi dovute a crisi energetiche o geopolitiche.
Le aziende si trovano dunque a un bivio critico: adattarsi o affrontare il rischio di obsolescenza.
Al centro di questa transizione, il fotovoltaico emerge non solo come una scelta sostenibile, ma come un imperativo strategico per la sopravvivenza aziendale.
IL COSTO DELL’INERZIA
Ignorare la transizione verso l’energia pulita ha un prezzo e, per molte aziende, questo costo si rivela esorbitante.
Il cambiamento climatico e i disastri ambientali rappresentano alcuni dei rischi più gravi e probabili per l’umanità nei prossimi dieci anni.
Per le aziende, ciò si traduce in una maggiore volatilità dei costi energetici, rischi operativi e una potenziale perdita di competitività sul mercato.
RISPARMI SIGNIFICATIVI
La transizione al fotovoltaico non è più una scelta: è una necessità.
L’adozione di fonti di energia rinnovabile è diventata un indicatore chiave di resilienza e innovazione aziendale
Investire nel fotovoltaico permette alle aziende di ridurre drasticamente le spese per l’energia, liberando risorse che possono essere reinvestite per l’innovazione e la crescita
Questo significache le aziende che optano per il fotovoltaico non
solo contribuiscono alla lotta contro il cambiamento climatico, ma si assicurano anche un vantaggio economico sostanziale.
COMPETITIVITÀ
Diverse realtà hanno già investito nel fotovoltaico e ridotto notevolmente i costi dell’energia.
Ciò gli ha consentito di reinvestire risorse in innovazione tecnologica e ottimizzazione dei processi, rendendosi più interessanti agli occhi dei consumatori, i quali sono sempre più sensibili al tema della sostenibilità ambientale.
Un aspetto estremamente potente, che non può essere trascurato, è che l’impegno verso l’energia pulita non solo aiuta a mitigare il cambiamento climatico e fa risparmiare sui costi energetici, ma rafforza anche la reputazione aziendale. Diverse indagini dimostrano infatti che, in Italia, i consumatori sono sempre più eco-responsabili e sono disposti a pagare di più per prodotti e servizi provenienti da aziende impegnate nella sostenibilità ambientale.
IL FUTURO È ORA
Il tempo per agire è adesso. La transizione verso l’energia pulita è inevitabile e le aziende che anticipano questo cambiamento si posizionano per il successo nel lungo termine Ignorare il fotovoltaico e le energie rinnovabili è una potenziale sentenza di fallimento in un mercato sempre più orientato verso l’innovazione verde.
Le aziende che comprendono l’urgenza di questo cambiamento e investono nel fotovoltaico oggi non solo assicurano la propria sopravvivenza, ma definiscono i contorni del succeso futuro. Con la giusta pianificazionee il supporto di partner affidabili è possibile trasformare i costi energetici in un investimento produttivo, generando valore a lungo termine per l’azienda e per l’ambiente.
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Le ricette di Atlas
RISOTTO CON
ASPARAGI E FAVE di Davide Tremante
Gli asparagi e le fave sono due vere prelibatezze primaverili ricche di sostanze nutrienti e proprietà che in questa ricetta si uniscono formando un primo piatto equilibrato e dal sapore unico.
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INGREDIENTI PER 4 PERSONE:
• 320 gr di riso Carnaroli
• 4 noci di burro ghiacciato
• 1 mazzo di asparagi
• 300 ml di vino bianco
• 200 gr di fave fresche
• 3 cipolle bianche
• 1 scalogno
• 2 patate
• 4 carote
• 50 gr di Parmigiano Reggiano grattugiato
• Olio extravergine d’oliva q.b.
• Sale q.b.
• Pepe q.b.
PROCEDIMENTO:
Cominciamo pulendo gli asparagi e rimuovendone la parte bianca (che possiamo usare per insaporire il brodo vegetale che adesso andremo a preparare).
Per il brodo iniziamo tagliando le cipolle, le patate e le carote a dadoni e le facciamo rosolare a fuoco altro in una pentola con un filodi olio evo. Quando le verdure cominceranno a formare la crosticina sfumiamo con metà del vino e, ad alcol evaporato, aggiungiamo l’acqua (più fredda possibile). Lasciamo quindi cuocere a fuoco lento finoa quando le patate non saranno
morbide.
Adesso tritiamo finementelo scalogno e lo mettiamo in pentola a scaldare con un filodi olio evo a fiammamedio-bassa per circa 5 minuti. Trascorso questo tempo aggiungiamo i gambi degli asparagi tagliati a rondelle.
Alziamo il fuoco portandolo ad una potenza media e rosoliamo per altri 5 minuti.
Aggiungiamo il riso e lo lasciamo tostare, a fuoco alto, per circa un minuto dopo il quale sfumiamo con il vino rimanente e lasciamo evaporare la parte alcolica.
Uniamo adesso il brodo un po’ alla volta man mano che questo si assorbe.
Mentre il riso cuoce procediamo a bollire, in acqua leggermente salata, le fave per circa 30 – 40 secondi così che assumano un colore di un bel verde brillante per poi frullarle con acqua ghiacciata. Nella stessa acqua di cottura sbollentiamo le punte degli asparagi per 30 – 40 secondi circa e le mettiamo in un contenitore con acqua ghiacciata.
A circa metà della cottura aggiungiamo la crema di fave ottenuta ed ultimiamo la cottura.
Quando il riso sarà quasi pronto spegniamo il fuoco e lasciamo riposare un minuto circa, aggiungiamo il burro ghiacciato ed il parmigiano e mescoliamo con cura così da amalgamare il tutto. Possiamo ora servire con una grattata di pepe. Buon appetito!
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VIAGGIARE SOSTENIBILE NEL NOSTRO PAESE di Debora Bizzi
Eccoci qui. Pronti a viaggiare alla scoperta delle mete sostenibili in Italia. Per muoversi nel rispetto dell’ambiente che abitiamo e visitare luoghi magici. Per conoscere appieno il nostro Paese, dalle mille meraviglie, molto spesso trascurate. Le vacanze green sono sempre più un’abitudine di tanti cittadini, ma cosa visitare? Dove andare? Ecco di seguito alcune fantastiche idee, a due passi da casa.
Tra primavera ed estate alle porte, quest’elenco può darvi diversi spunti per diventare - o continuare ad essere un turista sostenibile, con l’obiettivo di promuovere la conoscenza e la valorizzazione delle culture e delle tradizioni locali, nel rispetto dell’ambiente e dei sistemi di vita dei territori e delle popolazioni ospitanti, distinguendosi dal turista di massa.
Prima di procedere con i consigli, però, ricordiamoci cosa vuol dire viaggiare sostenibile, e chi è il turista verde o ecoturista. Con
il termine viaggio sostenibile s’intende l’adozione di pratiche sostenibili con lo scopo di ridurre al minimo gli impatti negativi e valorizzare gli effetti positivi del turismo. Si tratta, in sintesi, di quella forma di turismo che soddisfa i bisogni dei viaggiatori e dei territori ospitanti e allo stesso tempo tiene conto degli impatti economici, sociali e ambientali. E basta poco per diventare un turista green; è sufficienteadottare poche e attente pratiche, come soggiornare in alloggi ecosostenibili, preferire i mezzi pubblici, rispettare le tradizioni delle comunità locali, supportare le imprese locali, mangiare cibi a chilometro zero, viaggiare slow, facendo attenzione al pianeta e rispettando i luoghi che visitiamo. Valorizzando ogni esperienza. Con consapevolezza.
Tra le mie mete preferite per un viaggio green, la Sardegna propone diversi itinerari slow a contatto con la natura e alla scoperta delle sue tradizioni culturali. Oltre alle meravigliose spiagge è in-
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Costa Smeralda - Sardegna
fatti possibile visitare la Costa Smeralda in bici, partendo da San Teodoro è possibile sia muoversi in percorsi ad anello, sia portare avanti un tragitto lineare con arrivo a Palau. Biciclette e trekking tra le rocce di Palau e La Maddalena, o visitando il Parco dell’Asinara, per ammirare la straordinaria biodiversità dell’isola e la sua storia.
Altra meta che merita assolutamente di essere visitata da un turista green è il Lago di Garda: immerso nel verde e circondato dalle Alpi, è ricco di itinerari da percorrere a piedi o in bici, come il sentiero del Ponale o la Pista Ciclabile della Valle dei Laghi, quindici chilometri per conoscere i panorami e gli scorci più belli del Lago, immersi tra vigneti e frutteti, ed alcuni dei borghi più caratteristici che circondano il Lago, ammirando le meravigliose spiagge, rilassandosi alla terme, o percorrendo tour enogastronomici, tra storia e cultura ed un panorama davvero WOW. Come quello delle vicine Dolomiti del Trentino Alto Adige, regione simbolo del turismo sostenibile nel nostro Paese, che propone numerosissime attività green, in particolare La Valsugana è tra le mete preferite per gli ecoturisti, immersa tra i borghi storici, percorsi naturalistici, casca-
te e piste ciclabili adatte ad adulti e bambini. Altro itinerario che merita sicuramente di essere scoperto per un viaggio sostenibile è l’Umbria e, in particolare, la splendida Orvieto: un comune di poco più di diciannove mila abitanti, in provincia di Terni, un incantevole borgo medievale con una storia molto ricca e antica. La sua particolarità? Tutti i ristoranti della città propongono prodotti a chilometro zero. Caratteristica anche della splendida Valle del Sosio, in provincia di Palermo, dove il cibo a chilometro zero è una prerogativa, e dove è anche possibile fare delle lunghe passeggiate nel verde. Esiste poi una bellissima città d’arte, che propone ai turisti anche un viaggio green: Siena, che ha ottenuto un importantissimo riconoscimento dal Global Sustainable Tourism Council ed è stata premiata come la prima città d’arte sostenibile d’Italia. D’altronde, l’intera regione Toscana vanta una particolare attenzione e rispetto per l’ambiente, con un turismo ecosostenibile tra i più sviluppati nel nostro Paese, basti pensare al Parco Nazionale della Maremma, riconosciuto come Eccellenza Europea nel turismo sostenibile.
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Parco della Maremma - Toscana
Ciclovia del Garda
Orvieto
PONTE SULLO STRETTO: LE PROSSIME TAPPE DI UN PROGETTO ITALIANO di Leonardo Tiene
Il tema più discusso degli ultimi mesi è sicuramente quello del ponte sullo Stretto di Messina. Come si può costruire? È davvero un progetto necessario? Può essere considerata un’opera sostenibile a livello economico e ecologico?
Tutte domande assolutamente lecite e che ognuno di noi ha in testa appena gli si presenta davanti un tema così imponente e ormai immortale, quasi come un mito della storia italiana recente. Il momento però sembra essere arrivato, siamo giunti ad una fase decisiva, il progetto ha passato il vaglio del voto e degli esperti e costerà alle casse italiane oltre 14 miliardi di euro.
IL PROGETTO APPROVATO
Dal punto di vista ingegneristico, quello sullo Stretto di Messina sarà un ponte sospeso, cioè privo di piloni o pilastro sotto l’impalcato. Saranno presenti solamente due torri, una in Calabria e una in Sicilia, dalle quali partirà un sistema di cavi per sorreggere l’intera struttura. Ciascuna di queste due torri sarà alta 399 metri e complessivamente la struttura raggiungerà i 3666 metri di lunghezza, diventando il ponte a campata unica più lungo del mondo.
I PRO E I CONTRO
Quali sono però i beneficiche giustificheebbero gli sforzi enormi per questo progetto?
• Miglioramento della mobilità: il ponte ridurrebbe i tempi di percorrenza tra la Sicilia e la Calabria, facilitando gli scambi commerciali e turistici tra le due regioni.
• Sviluppo economico: il ponte contribuirebbe a migliorare l’economia delle regioni interessate, attirando nuovi investimenti
e creando posti di lavoro.
• Miglioramento della sicurezza: il ponte ridurrebbe il rischio di collisioni tra navi e traghetti nello Stretto di Messina.
• Sviluppo del turismo: il ponte contribuirebbe a promuovere il turismo in Sicilia e Calabria, attirando nuovi visitatori.
Non mancano però nemmeno i contro però che costituiscono ad oggi comunque un dubbio importante:
• Costi elevati: il costo dell’opera è stimato in circa 14 miliardi di euro.
• Benefici non ancora dimostrati: i beneficieconomici del ponte non sono ancora stati dimostrati in modo definitiv. Ad esempio, il numero di posti di lavoro che creerebbe è solo una stima, possono essere anche un numero inferiore a quello previsto.
• Impatto ambientale: il ponte potrebbe avere un impatto negativo sull’ambiente. Ad esempio, alterano l’ecosistema dello Stretto di Messina.
I TEMPI
Dopo l’approvazione del progetto, a febbraio 2024, le prossime tappe saranno fondamentali per l’inizio dei cantieri. Una volta ottenuta sia la valutazione di impatto ambientale che il piano economico-finanziari, la Società dello Stretto SpA avrà a disposizione i fondi stanziati. Quest’ultima fase di approvazione sarà compito del CIPESS (l’organo che approva i progetti relativi alle infrastrutture italiane) e si prevede che sarà completata entro l’estate del 2024.
Dopodiché, si potranno ufficialmenteiniziare i cantieri per la realizzazione dell’opera.
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L’INSEGNANTE SENZA MATERIA UN VIAGGIO NELLA DIDATTICA INTERDISCIPLINARE di Margherita Ingoglia
Esistono alcune strategie didattiche che non seguono il modello tradizionale…ma che, in qualche modo, riescono a catturare l’attenzione degli studenti, spesso tramite la curiosità, e restano nella loro mente per sempre.
Un esempio è “L’insegnante senza materia”.
In un’epoca dominata dall’innovazione, dove l’intelligenza artificialesembra prendere il sopravvento, c’è una “tecnologia” che abbiamo sempre avuto a nostra disposizione, sin dall’alba dei tempi: LA NOSTRA MENTE
La creatività, le idee, la capacità unica del nostro cervello di assemblare informazioni non è qualcosa che può essere replicato facilmente. Ancora oggi, è ciò che realmente fa la differenza
Ma cos’è “L’insegnante senza materia”?
È colui che analizza, elabora e crea percorsi di apprendimento innovativi… perché padroneggia l’arte dell’insegnamento.
Sa già cosa vuole trasmettere… l’unico cambiamento è il “come”.
Il come? È l’APPROCCIO INTERDISCIPLINARE
Non è semplicemente un metodo, ma una trasformazione dell’insegnamento.
E ora, il colpo di scena…
L’insegnante senza materia è colui che utilizza la didattica interdisciplinare come ponte tra diverse materie, creando un apprendimento coeso e stimolante Nell’era dell’informazione, l’interdisciplinarità nell’apprendimento emerge come una chiave cruciale per l’educazione del futuro.
Questo approccio, che intreccia insieme materie diverse per creare un percorso di apprendimento significativ, risponde alle esigenze dello studente moderno, che fatica a mantenere alta l’attenzione, preparandolo a interpretare la complessità del mondo attuale
L’interdisciplinarità enfatizza l’importanza di collegamenti tra discipline diverse come matematica, scienze, arte e letteratura, promuovendo una comprensione più profonda e applicata della conoscenza.
Attraverso questo approccio, gli studenti sviluppano competenze critiche come il pensiero critico, la risoluzione di problemi, la creatività e l’empatia, essenziali in un mondo sempre più interconnesso.
Tuttavia, progettare laboratori che incarnino pienamente i principi dell’interdisciplinarità può rivelarsi un impegno significativo. Raccogliere materiale da fonti disparate su internet spesso porta a un apprendimento frammentato, che manca di coesione e profondità. Inoltre, il tempo e l’energia necessari per creare questi progetti da zero sono enormi, richiedendo un impegno che va oltre le possibilità di molti insegnanti, già oberati di lavoro
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Qui entra in gioco il progetto DidatticaFacile, offrendo una soluzione pratica e innovativa agli insegnanti della scuola primaria.
DidatticaFacile ha risposto alle numerose richieste degli insegnanti, creando una moltitudine di laboratori progettati per essere completi, accattivanti e soprattutto interdisciplinari, facilitando l’integrazione di varie discipline in un unico percorso di apprendimento.
Ogni laboratorio, dai contenuti di lettura e comprensione, fino agli esperimenti scientificie alle esplorazioni artistiche, è strutturato per catturare l’immaginazione degli studenti e guidarli attraverso un apprendimento coinvolgente.
LABORATORI INTERATTIVI E CREATIVI
DidatticaFacile propone una serie di laboratori già elaborati, pronti all’uso e organizzati passo dopo passo, pensati per facilitare l’integrazione di diverse materie in un unico percorso di apprendimento. Ogni laboratorio si compone di schede semplici e accattivanti, progettate per aiutare gli studenti a raggiungere gli obiettivi di apprendimento in modo divertente e stimolante.
UN LIBRO CREATO DAI BAMBINI
Un elemento distintivo di questi laboratori è la realizzazione di un libro da parte degli alunni. Questo progetto finale rilegato con cura, diventa un prezioso ricordo da custodire per sempre, oltre a rappresentare una tangibile testimonianza del successo dell’approccio interdisciplinare adottato.
DURATA E ADATTABILITÀ
I laboratori di DidatticaFacile sono stati testati su diverse classi, permettendo agli insegnanti di scegliere il livello più adatto alle proprie esigenze. Il laboratorio di Pinocchio, per esempio, si estende per l’intero anno scolastico, mentre altri progetti prevedono una durata più breve, ideali per i mesi finali dell’anno.
COSA È COMPRESO IN CIASCUN LABORATORIO
Ogni laboratorio è interattivo e fornisce:
• programmazione dettagliata per l’insegnante.
• trama del racconto per catturare l’interesse degli studenti.
• materiale completo per la costruzione del libro.
• istruzioni e contenuti extra specificiper ogni tipo di laboratorio.
SI… MA QUANTO COSTA?
Costa molto meno del suo valore effettivo…
Attualmente, si possono trovare a partire da soli 8,40 €. Inoltre sono acquistabili con il Bonus della Carta del Docente
DidatticaFacile rappresenta una risorsa preziosa per gli insegnanti che desiderano dedicare più tempo all’effettivo insegnamento e meno alla tediosa raccolta di materiali. Inoltre, l’accessibilità dei nostri laboratori, acquistabili singolarmente e utilizzabili con il bonus carta del docente, assicura che ogni insegnante possa implementare l’interdisciplinarità in aula, indipendentemente dal budget.
In conclusione, l’interdisciplinarità nell’apprendimento è più che una semplice parola chiave: è il futuro dell’educazione
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ANCHE IL PANE
DIVENTA CARNE
“Se doveste scegliere fra due soli alimenti per sopravvivere, quali scegliereste voi?” – chiese una sorta di anacoreta durante un incontro conviviale al quale partecipavo. Aveva le mani stanche e sporche di sana esperienza contadina, ma gli occhi vivaci come un adolescente. Tutti incominciammo a pensare cosa effettivamente portare con noi nel caso estremo indicato dal nostro interlocutore, ed ognuno rispose più secondo i propri gusti, che in riferimento a un logico ragionamento.
“Pane ed olio” – sentenziò alla finel’uomo, avvolgendosi con un manto virtuale di appagante saggezza. Non è ovviamente la verità assoluta o scientificamentecomprovabile, ma sicuramente fa rifletere.
Lasciando per un attimo in disparte l’analisi sull’importanza dell’olio, concentriamoci invece sulla valenza del pane, inteso come più come benessere, che come nutrimento. Fa innanzitutto parte della quotidianità propria del popolino, perché facilmente riproducibile e, per questo, in grado di soddisfare le esigenze di sostentamento.
“Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, conferma la preghiera per eccellenza di noi cristiani. In alcune parti del mondo, ancora oggi, chiamano il pane “aish”, che significa“vita”. Legato poi a detti proverbiali o popolari, diventa insegnamento comportamentale e espressione di usi, abitudini, costumi. Quante volte per esempio, per esplicitare una certa situazione, chiamiamo in prestito la parola “pane”: chi ha pane e vino sta meglio del vicino, dir pane al pane e vino al vino, sotto la neve pane, messo a pane e acqua, essere un pezzo di pane, levare il pane di bocca, mangia pane a tradimento, per un tozzo di pane, mangiare pane e volpe, rendere pan per focaccia, se non è zuppa è pan bagnato, e così via. È diventato il denominatore comune di stili di vita. Nei secoli poi, la sua trasformazione, è stata una grande capacità evolutiva di civilizzazione umana. Sin da quel 12.000 A.C. quando, secondo recenti scoperte, in Giordania per la prima volta fu prodotto il sano alimento, creando un impasto fra cereali ed acqua, macinato fra due pietre e successivamente cotto in una terza pietra rovente. Le popolazioni dell’età del bronzo, vivevano di ghiande e semi, più che di cereali. Pensate che, nell’isolato territorio dell’Olgiastra, nella parte est della Sardegna, ancora oggi si usa il pane prodotto da ghiande dolci. Gli etruschi invece erano ghiotti di farro, il cugino povero del grano, prodotto per la prima volta in Palestina. Lo schiacciavano sempre con macine a pietra e producevano la farina (ecco il nome di schiacciatina). Durante i matrimoni, gli sposi erano soliti dividere questa schiac-
DETTO TRA NOI... di Sergio Grifoni
ciata in due parti e le offrivano agli dei invocando la fertilità. Arrivarono poi i romani con la loro nuova civiltà. Veneravano la dea Matuta, il cui nome, simboleggiando una figua materna, significavasoprattutto matura, ovvero arrivata a compimento, riferendosi alla gravidanza di una donna. La forma di pane era il Testuacium, chiamato così perché veniva cotto sopra un testo caldo (Testaccio) dalle matrone romane durante le festività dei Matralia. Oltre al farro, nelle borgate della capitale, incominciò ad andare di moda il frumento siciliano, conosciuto come il “Triticum durum”, mentre da una farina meno raffinata si ricavava il pane dei poveri, che si mangiava tutti i giorni, spesso senza companatico: si chiamava infatti “Consuetudini”. I panettieri erano chiamati “Fictores Vestalium” visto che molto di quel pane finivain onore delle Vestali, sul capo delle quali il sacerdote cospargeva la farina (da qui il termine immolare).
Mentre gli ebrei mangiavano il pane azzimo, chiamato Matzah, in occasione della commemorazione dell’esodo dall’Egitto, i greci, ottimi panificatori incominciarono ad aggiungere alle ricette di base, ingredienti come: latte, olio, formaggio, erbe aromatiche e miele. Furono loro i primi al mondo ad iniziare a preparare il pane durante la notte, producendo più di settanta qualità. Sempre a proposito di manipolazione, le prime esperienze in Italia furono fatte dai monaci certosini, che inzuppavano il pane nell’acqua e nell’olio per renderlo più digeribile. Per farlo conservare a lungo, lo sottoponevano poi ad una seconda cottura, ovvero alla bis coctus (biscotto). Era il pane preferito dai marinai che se lo portavano dietro durante i periodi di navigazione, proprio per la sua caratteristica di mantenersi per tanto tempo. Qualche secolo dopo, ovvero nel Medio Evo, gli stessi monaci incominciarono ad usare l’orzo al posto del grano o del farro, che produceva un pane rozzo e non digeribile: ma lo facevano solo per penitenza. Con Colombo di ritorno dalle Americhe, arrivarono anche le farine di cocco, di dattero, di castagne, di patate e, soprattutto, quella prodotta da una pianta che gli spagnoli chiamavano maiz (mais). In quegli anni a Milano, nella località Borgo delle Grazie, c’era l’aristocratica villa degli Atellani e, poco distante, l’umile forno di un panettiere che, come grande ricchezza, aveva una bellissima figliadi nome Adalgisa. Ughetto, figliodegli Atellani, si innamorò perdutamente della ragazza ma, non ottenendo il consenso paterno per sposarla, abbandonò la famiglia e si trasferì a fare il garzone dal padre di Adalgisa. Gli affari non rendevano ed allora Ughetto cercò di lavorare di fantasia, incominciando a sperimentare vari impasti con la farina. Un giorno aggiunse le uova, un
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po’ di burro e qualche chicco di uva passita e un po’ di zucchero. Non si regolò tanto con le porzioni, tanto che uscì fuori una montagna di amalgama. Lo fece assaggiare ai frati Domenicani del vicino convento che rimasero entusiasti di questo “panone” che, più tardi, incominciò ad essere conosciuto ed apprezzato come Panettone.
C’è però chi fa risalire l’origine di questo dolce milanese ad un certo Toni, umile sguattero al servizio di Ludovico il Moro che, nella vigilia di Natale del 1495, si inventò simile impasto con un panetto di lievito madre che aveva tenuto da parte per la festa. Fu così che il rampollo degli Sforza, in suo onore, volle poi chiamarlo il Pan de Toni. Furono invece i bravi fornai di Maria de’ Medici a scoprire casualmente il lievito di birra, esportato poi a Parigi.
Avevano dimenticato in un paniere per qualche tempo un piccolo impasto di azzimo (acqua, orzo, latte e farina di miglio) e, quando se ne accorsero, era cresciuto di volume. Col tempo poi i sistemi di panificazionehanno fatto sbizzarrire le fantasie degli addetti ai lavori. Dal pane cafone di Napoli, perché proveniente dalle campagne, alla pagnotta del centro Italia, così chiamata perché di forma rotonda, ovvero panhota. Dalla pagnottella romana chiamata rosetta per la sua forma simile al fioe, alla mica milanese che significa briciola
Ognuna con forme e sapori diversi. Però, detto fra noi, quando qualcuno ha crampi allo stomaco, non guarda la forma e la provenienza perché, come recita un proverbio, quando si ha fame, anche il pane diventa carne.
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PEOPLE OF CALIFORNIA VS MICHEAL JACKSON dell’Avv. Simone Facchinetti
Nell’anno 2003, venne rilasciato il noto documentario sulla vita di Micheal Jackson “Living with Micheal Jackson” di Martin Bashir, le cui riprese durarono ben 8 mesi presso la sua residenza dal nome di Neverland Ranch, in occasione del quale la celebre pop-star venne ritratto con un ragazzino di nome Gavin Arvizo. Gavin era un ragazzino malato di cancro, il cui padre avvicinava celebrità al finedi chiedere loro aiuto economico per poter provvedere alle ingenti cure mediche del figli. A seguito di tale avvicinamento, tra il cantante, che aveva aiutato Gavin a guarire dal cancro pagandogli alcune cure, e la famiglia Arvizo nacque un rapporto di forte amicizia, tanto che la stessa venne ospitata presso Neverland Ranch.
Dalle riprese del documentario, emerse che Gavin (allora tredicenne), per riprendersi dal decorso post-ospedaliero, era stato invitato dal cantante nella sua residenza e che una notte aveva dormito nel letto della popstar mentre Jackson si era coricato sul pavimento. A fronte di ciò, l’intervistatore chiese lui se ritenesse appropriato tale comportamento per un uomo della sua età. Con molta tranquillità, Micheal spiegò che altri bambini avevano dormito nel suo letto, così menzionando Macaulay Culkin, suo fratello minore Kieran e le loro sorelle. Agli occhi del cantante, non vi era alcuna allusione sessuale: si trattava semplicemente di un modo per condividere momenti con i suoi ospiti.
A seguito della visione del filmat, Jackson disse di sentirsi tradito dal giornalista e accusò lui di aver montato il documentario in maniera distorta, mettendolo in cattiva luce e tagliando alcuni frammenti.
Alla luce di quanto riportato nel filmat, la giustizia statunitense ebbe una reazione immediata: sebbene in un primo momento il procuratore aveva dichiarato che non costituisse reato dormire
con un minore con cui non si aveva legami di parentela, successivamente si mise alla ricerca di prove contro Micheal Jackson, al finedi sostenere in giudizio un’accusa di abusi sessuali nei confronti di minori.
In tale frangente si inserì la denuncia effettuata da Gavin Arvizo che diede avvio al celebre processo del 2005: People of California vs Micheal Jackson. Ma andiamo con ordine.
Nel 1993, Micheal Jackson venne accusato di molestie sessuali nei confronti di un minore. Tale addebito venne risolto mediante risarcimento del danno in sede civile: l’assicurazione del cantante, in qualità di intermediario, si occupò interamente di concordare una somma con la controparte al finedi evitare un procedimento penale al cantante. Sebbene preoccupati della carriera della popstar e delle sue condizioni fisiche(in quegli anni la salute della pop-star iniziava a vacillare per via della nota malattia che lo aveva calpito), tanto i legali quanto Micheal si opposero a tale decisione, riuscendo, tuttavia, ad ottenere solamente che nell’accordo venisse specificatocome la liquidazione del denaro non avrebbe costituito un’ammissione di colpa da parte di Jackson. Nonostante ciò, in seguito, la celebrità si pentì amaramente di aver concluso tale accordo perché nel processo del 2005, venne riportato alla luce tale fatto e utilizzato contro di lui dalla procura come prova dell’inclinazione dell’imputato a commettere questo tipo di delitti.
Il 20 novembre 2003 venne pubblicamente arrestato e, contestualmente, effettuata la perquisizione presso Neverland Ranch, dove sequestrarono materiale ritenuto compromettente e indiziante, nonché fecero fotografie a tute le stanze.
A seguito di tale perquisizione, la stampa descrisse la residenza
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come una sorta di covo, nascondiglio, un parco divertimenti finlizzato ad adescare i minori e a coccolare i genitori mentre Micheal Jackson compiva violenze sui loro figli Dopo poco più di un’ora dall’arresto, venne rilasciato su cauzione: dichiarò che non avrebbe effettuato il medesimo errore del passato, volendo, per contro, provare la propria innocenza in giudizio. Il processo prese avvio nel febbraio 2005: venne incriminato per abuso su minori mediante utilizzo di sostanze per abbassare la loro difesa, molestie su minori e cospirazione dei minori e dei loro familiari per convincerli a prendere posizione a suo favore in occasione delle dichiarazioni alla stampa e al pubblico. La strategia accusatoria assunta dalla procura si basò sulla proposizione di una serie di testimonianze volte a screditare la figua di Micheal Jackson, nell’intento di provare che lui abbia dato ai minori alcol, mostrato materiale pornograficoe avuto con loro rapporti sessuali. Tra l’altro molti dei dipendenti, sebbene avessero venduto le storie dei presunti abusi sessuali su bambini a varie testate scandalistiche, non avevano denunciato i fatti alla polizia. La prova più rilevante fornita dall’accusa fu l’esame della persona offesa (Gavin Avizo) che dichiarò di aver assunto sostanze alcoliche fornite dalla celebrità e di essere stato, conseguentemente, molestato.
Per contro, la strategia difensiva adottata dai legali della popstar si orientò ad attaccare e screditare tutte le testimonianze assunte in giudizio, posto che si trattava prevalentemente di ex dipendenti del Neverland Ranch insoddisfatti, persone invidiose
della fama e/o golden-digger intenzionati a rivendere la storia ai media per specularci. Nel fare ciò, l’impianto difensivo era volto a porre in evidenza tutte le bugie emerse dalle testimonianze, nonché sottolineare le inclinazioni razziste dell’accusa (come in passato effettuato nel caso di O.J. Simpson). Difatti, alcuni testimoni della difesa (per esempio: Jay Leno, Chris Tuker), in passato avvicinati dal padre di Gavin per raccogliere fondi per le cure del minore, che quindi conoscevano e avevano rapporti stretti con la famiglia Arvizo, evidenziarono come ci fosse qualcosa di sinistro nella modalità di raccolta dei soldi del padre e che avessero come l’impressione che lui si stesse un po’ approfitato della situazione e della malattia del figli. Anche l’attore bambino, Macaulay Culkin, testimone della difesa, prese le parti di Jackson dichiarando di essere stato più volte a casa del cantante, senza che fosse mai accaduto alcunché.
Nel giugno del 2005, Micheal Jackson venne assolto da tutti i capi di imputazione con unanimità della giuria. Nella motivazione della sentenza, risalta la debolezza dell’impianto accusatorio: l’accusa non è riuscita a provare il fatto, anche in virtù della carenza prove convincenti di colpevolezza e della inaffidabilitàdei testimoni assunti in giudizio.
È stata fortemente dibattuta la modalità di conduzione della vicenda processuale da parte dei giornali e dei media, che al fine di sfornare notizie sensazionalistiche, non mancarono di avvallare ipotesi complottiste, travisare e distorcere il significatodelle dichiarazioni e delle parole rilasciate dai testimoni e da Micheal stesso, interessandosi quasi esclusivamente dell’ipotesi accusatoria, in virtù della maggior attrattiva che suscitava. Non mancano dubbi sul fatto che l’efferatezza delle accuse mediatiche furono anche conseguenza diretta della fama mondiale del cantante e che queste rifletevano l’attitudine colpevolista della maggior parte dei giornalisti.
Dopo il processo, nonostante l’assoluzione, Micheal Jackson ebbe notevoli ripercussioni, non solo psicologiche, ma anche di vita: non si avvicinò più al Neverland Ranch e si trasferì al di fuori degli USA. Sotto tale aspetto, non mancarono conseguenze negative e travolgenti anche dopo la morte della celebre pop-star: alcune persone coinvolte nel processo intenteranno causa per risarcimenti danni nei successivi decenni, ottenendo ingenti somme di denaro.
A sx: l’Avvocato Simone Facchinetti
In basso: lo staff dello Studio Legale Facchinetti
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LA MISCELA METANO IDROGENO POTREBBE RAPPRESENTARE
IL FUTURO PER QUANTO RIGUARDA L’ALIMENTAZIONE
DELLE NUOVE CALDAIE A CONDENSAZIONE
Le nuove caldaie a condensazione che funzionano con una miscela di metano idrogeno, conosciute anche come “hydrogen 20% ready”, sono già una realtà per i produttori di generatori termici a gas. Questa tecnologia è davvero innovativa visto che sarebbe sicura e sostenibile al tempo stesso e che secondo gli addetti ai lavori potrà essere un punto di riferimento per il mercato del riscaldamento domestico. Con l’entrata in vigore dei sistemi di distribuzione e produzione dell’idrogeno i nuovi riscaldamenti a miscela idrogeno metano saranno anche semplici da installare e quindi tenderanno a diffondersi sempre di più.
La miscela metano idrogeno è una soluzione abbastanza ovvia ad un problema sempre più importante: il rincaro dei prezzi del gas. Il caro bollette sta infatti convincendo molti a cambiare metodo di riscaldamento puntando sempre di più su combustibili diversi dal metano o quantomeno su sistemi che ne consumino di meno. Le caldaie a condensazione sono appunto dispositivi più efficientirispetto alle normali caldaie e che quindi consumano meno combustibile. Se a questo uniamo il fatto che la quantità di metano richiesta è miscelata con il 20 o il 30 % di idrogeno, allora il consumo di metano sarà ancora più ridotto. L’industria del riscaldamento sta già puntando decisamente
su questi nuovi generatori di calore a condensazione a miscela metano ed idrogeno. Tanto che le caldaie “hydrogen 20% ready” sono già pronte per essere immesse sul mercato e che si sta anche cercando di aumentare la quota di idrogeno della miscela. Da un punto di vista di prestazioni c’è da rimarcare il fatto che, sempre secondo i produttori, i nuovi apparecchi consentiranno di mantenerle pressoché inalterate.
Inoltre, la diffusione delle caldaie a miscela idrogeno metano contribuirà a creare le condizioni per sostenere la crescita della domanda di idrogeno verde ovvero quello prodotto da fonti rinnovabili. Un fattore che senza dubbio è funzionale anche nell’ottica della de-carbonizzazione del settore energetico.
In questo approfondimento abbiamo cercato di rispondere ad alcuni degli interrogativi sulle nuove caldaie a miscela di idrogeno metano cercando anche di buttare uno sguardo al futuro.
PERCHÉ RICORRERE ALL’IDROGENO?
L’idrogeno è un gas molto diffuso in natura, è infatti l’elemento più diffuso sul nostro pianeta. Tuttavia, non si trova allo stato puro ma si trova in abbondanza nelle sue forme composte come ad esempio nelle molecole di acqua. Se la produzione industriale
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dell’idrogeno infatti passa attraverso processi energivori ed inquinanti è però altrettanto vero che l’idrogeno può essere ottenuto anche tramite elettrolisi dell’acqua e quindi consumando elettricità.
Da quanto abbiamo appena riportato possiamo dedurre che l’idrogeno è un vettore che deve essere ricavato da fonti primarie utilizzando energia. Se questa energia però è ottenuta da fonti rinnovabili allora possiamo parlare di idrogeno verde. E l’idrogeno verde, a ben vedere, potrebbe anche contrastare alcuni grandi problemi ambientali visto che la sua produzione avrebbe impatti ambientali più contenuti.
Un altro vantaggio dell’idrogeno verde è che può essere prodotto localmente senza significativiinvestimenti a livello di infrastrutture. SNAM infatti, il principale operatore europeo nel trasporto e nello stoccaggio di gas naturale, sostiene che il 99% della rete italiana di distribuzione del metano è già in grado di trasportare una miscela metano/idrogeno al 10%. Inoltre sono già in corso ricerche e verificheper rendere sicuro il trasporto di miscele con percentuali di idrogeno superiori. Il problema è che attualmente non esistono impianti di elettrolizzazione in grado di assorbire l’eccedenza di energia rinnovabile già disponibile.
PERCHÉ UTILIZZARE MISCELE IDROGENO METANO AL 20%?
La decisione di sviluppare nuove caldaie a miscela metano idrogeno al 20% risponde principalmente all’esigenza di compatibilità con:
• le caratteristiche tecniche delle reti esistenti. A questo proposito sono stati anche considerati gli eventuali interventi di adeguamento oltre che l’implementazione di procedure di monitoraggio, sorveglianza e manutenzione preventiva;
• il mantenimento dell’attuale livello di sicurezza e funzionalità, soprattutto se confrontato con quello delle caldaie a metano o a condensazione già installate;
• le potenzialità a medio e lungo termine di produzione e importazione dell’idrogeno verde.
Il problema delle caldaie a condensazione a miscela idrogeno/ metano è semmai un altro: l’effettiva disponibilità del miscelato. In ogni caso questi apparecchi costituiscono comunque un’opportunità per il consumatore. Costui infatti non avrà assolutamente nessun problema a fronteggiare il progressivo passaggio alla miscela con idrogeno al 20 visto che il generatore garantirà sempre la stessa efficienza e sicuezza. Nei fatti la tecnologia “hydrogen 20% ready” è in anticipo rispetto all’effettiva disponibilità del combustibile miscelato, ma costituisce comunque un’opportunità per il consumatore. Costui infatti avrà pur sempre a disposizione un generatore di pari efficienza in grado di fronteggiare, nella massima sicurezza ed efficienza il progressivo passaggio alla miscela con idrogeno al 20%.
QUALI SARANNO I CAMBIAMENTI NORMATIVI PER LA DIFFUSIONE DELLE CALDAIE A MISCELA IDROGENO METANO?
La UNI/TS 11854 è la prima specificanorma tecnica emanata da un ente di normazione europeo sulle caldaie alimentate con miscela di metano/idrogeno al 20%. pubblicata a febbraio del 2021. All’interno della norma, pubblicata a febbraio del 2021, è possibile rintracciare una precisa indicazione di un percorso di sviluppo tecnologico che definisceregole utili alla certificazione
“hydrogen 20% ready” dei nuovi prodotti, secondo uno standard condiviso.
D’altronde, visto che i test finoa effettuati su apparecchi tradizionali non hanno evidenziato un comportamento differente rispetto al metano puro, specie per quanto riguarda la sicurezza è possibile prevedere una normativa che ricalchi quella attuale. Possiamo immaginare che vengano emanate norme e raccomandazioni per la verificadi apparecchi e impianti e per l’effettuazione delle tarature in campo.
I BONUS PER L’INSTALLAZIONE DELLA CALDAIA A MISCELA METANO IDROGENO.
Per quanto riguarda i bonus fiscalicome la detrazione al 50 o 65% per l’installazione o sostituzione di nuovi impianti di climatizzazione o della caldaia nulla dovrebbe cambiare, almeno per ora. Gli attuali incentivi infatti prevedono già la sostituzione di generatori termici esistenti con caldaie a condensazione, aventi efficienzaalmeno pari alla classe A. Queste caldaie possono anche essere anche integrate in sistemi ibridi, indipendentemente dalla composizione chimica del combustibile utilizzato. Tuttavia, nel pacchetto RePower EU è previsto, dal 2027, l’abbassamento della classe energetica degli apparecchi alimentati da fonti fossili. Pertanto, questi apparecchi non potranno più accedere agli incentivi statali. Possiamo inoltre presumere che in futuro potrebbe essere previsto un divieto completo alla loro immissione nel mercato.
Altra questione economica riguarda il prezzo della miscela idrogeno metano. Solo, infatti, se il prezzo della miscela sarà competitivo rispetto a quello del solo gas metano ci potrà essere una reale diffusione di questi apparecchi. Pertanto, le politiche di decarbonizzazione dovrebbero cercare di incentivare anche economicamente l’utilizzo delle caldaie a miscela metano idrogeno. E dovrebbero farlo anche attraverso una riduzione dei costi della miscela o promuovendo l’idrogeno verde.
CALDAIE A MISCELA METANO IDROGENO AL 30%.
La percentuale di idrogeno nella miscela con il metano è però destinata presto a salire in modo da ridurre ancora di più la richiesta di gas metano. Sono infatti pronte per essere distribuite caldaie a condensazione a miscela metano idrogeno con una percentuale di H2 del 30 %. Tale miscela permetterà una riduzione di CO2 di oltre il 10%.
Un percentuale che nel giro di pochi anni potrebbe salire anche al 100% visto che sempre più produttori stanno investendo in tal senso. Se ciò avvenisse in tempi abbastanza brevi sarebbe senza dubbio un importante passo in avanti verso un futuro sempre più green.
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LA FORZA DELLA PAROLA
La libertà di espressione rientra tra i diritti fondamentali dell’uomo ed è l’emblema dei diritti di libertà; essa non solo è caratteristica della democrazia ma ne è lo stesso indice. È stata riconosciuta per la prima volta normativamente con la Costituzione statunitense del 1787 e diventata pilastro di ogni ordinamento democratico, andando a delineare un concetto molto ampio che ricomprende libertà di parola, di stampa e dunque anche di informare e di essere informati (ovviamente non è esente da limitazioni per mezzo di legislazioni nazionali e di diritto internazionale, ammesse se specificatedalla legge in quanto eccezioni da prevedersi espressamente, se sussiste il perseguimento di uno scopo legittimo e siano necessarie e funzionali al raggiungimento di quello scopo).
Nonostante il diritto internazionale (art. 19 Dichiarazione Universale Dei diritti umani, art.10 della Convenzione Europea dei diritti umani, art. 11 della Carta dei diritti fondamentali dell’ Unione Europea) e il diritto interno (basti pensare all’ art.21 della Costituzione Italiana) ne riconoscano una tutela sul piano normativo, gli stessi risultati non si hanno sul piano dell’ effettività, problematica che testimonia come la comunità internazionale ha ancora molta strada per rendere realmente effettivi i principi convenzionali.
Ho preso in considerazione tre opere letterarie nelle quali si manifesta la grande potenza della letteratura che sembra si occupi solo di fantasie ma che invece dice la verità.
Già nell’Iliade di Omero la tematica è stata toccata in letteratura, con un episodio che delinea la libertà di espressione presso gli Achei, la cui società gerarchica è rappresentabile come una piramide sulla cui sommità si trova il wanax, il sovrano assoluto. Contro di lui si scagliano due personaggi, completamente diversi tra loro: Achille e Tersite.
Achille si rivolge con parole molto pesanti ad Agamennone, il suo sovrano, che detiene tutto il potere e contro cui nessuno dovrebbe schierarsi e che vuole imporre all’eroe di cedergli la sua schiava Briseide; Achille osa sfidae un proprio superiore arrivando addirittura a sguainare la spada.
Una scena simile si ripete in un brano del II libro, in cui il protagonista non è più il valoroso eroe Achille ma un semplice soldato, Tersite: nel corso di una movimentata assemblea insulta pubblicamente Agamennone, proprio come aveva fatto Achille accusandolo di essersi arricchito a danno del popolo. C’è però da considerare che Tersite non è Achille: non è l’eroe valoroso che possiede la gloria (che si manifesta nel bottino di guerra), non è il semidio “dal piede veloce” ma un semplice soldato e come tale non può permettersi di prendere la parola in assemblea e rivolgersi così al wanax. Tersite riceverà delle punizioni, al contrario di Achille il cui gesto di insultare Agamennone appare quasi come una manifestazione di coraggio. Il soldato viene zittito da Odisseo dal quale viene rispedito al suo posto con un colpo di scettro alle spalle, che lo fa cadere a terra.
Ci troviamo, dunque, in un contesto in cui la libertà di espressione non è concessa a tutti, ma solamente agli individui di un certo tipo, quelli valorosi come Achille, che sono belli fuori e dentro. Chi, invece, conta meno degli altri, non merita di essere ascoltato e non possiede il diritto di parola proprio perché è una
gura brutta e negativa: il tipico antieroe. Tersite, quasi come per giustifica e il fatto che gli viene negata la libertà di parola, viene descritto come uno zoppo, brutto, poco virile, con la voce stridula che gli serve solo a parlare a vuoto e a dire sciocchezze che non meritano di essere ascoltate.
Contrariamente a quanto accadeva nell’ antichità, la libertà di espressione è (o dovrebbe essere) una libertà di tutti i cittadini e la letteratura successiva ci aiuta a comprenderne l’importanza. Le altre due opere sono infatti due romanzi del ‘900, “Sostiene Pereira” di Tabucchi e "Fahrenheit 451" di Ray Bradbury. Il primo romanzo è ambientato nel Portogallo del 1938, sotto il regime fascista di Salazar e Pereira è un giornalista che scrive per la pagina culturale di un piccolo giornale, il Lisboa; egli è un uomo cattolico, abitudinario e “apolitico”, non interessandosi minimamente alla situazione politica che caratterizza il suo paese. Sa cosa avviene attorno a lui, la polizia che controlla e uccide, le portiere che ascoltano le telefonate e poi fanno la spia, ma non ha il coraggio di darne notizia sulle pagine del giornale. Spesso si rifugia nel passato, nel ricordo della moglie alla cui fotografia parla e racconta i propri turbamenti.
La sua attenzione viene rapita da un saggio filosoco sulla morte di una rivista, firmato a un certo Francesco Monteiro Rossi; colpito dalle sue idee, Pereira lo contatta per proporgli una collaborazione esterna che consiste nella redazione di alcuni necrologi. Monteiro Rossi è la gura opposta a Pereira: è un attivista rivoluzionario, anarchico con idee socialiste, coinvolto in prima persona nella politica contemporanea. L’incontro segna la svolta nella vita di Pereira,che subirà una metamorfosi al termine della quale avrà una nuova ideologia ed un nuovo modo di pensare e di agire.
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Grazie a questo personaggio, Pereira pubblica sorprendentemente, sulla pagina culturale del Lisboa, un racconto patriottico, anti-tedesco, che si conclude con il protagonista della storia che all’indomani dell’occupazione tedesca, scrive su una lavagna della sua scuola, davanti alla cittadinanza riunita, “Viva la Francia”. Nel finale del romanzo, gli eventi precipitano. Rientrato a Lisbona, Pereira riceve la visita di Monteiro Rossi che, in fuga dalla polizia, gli domanda rifugio a casa sua. Pereira lo accoglie ma, proprio mentre il ragazzo si sta riposando, i poliziotti lo raggiungono e lo uccidono.
Una volta fuggiti gli assassini, Pereira, rimasto solo nell’appartamento, prende finalmente posizione, mette in atto la sua rivolta. Scrive (per la prima volta sul Lisboa, firmando col proprio nome) un articolo in cui denuncia le violenze e l’omicidio di Rossi. Alla fine, fugge all’ estero, in Francia, dove continua la sua vita da intellettuale, ma finalmente impegnato a migliorare la società. “Sostiene Pereira di Tabucchi” ci insegna che in ogni momento storico dovremmo sempre ricordarci di cosa siamo chiamati a sostenere, quanto e cosa delle nostre idee siamo chiamati ad offrire agli altri in nome della libertà di pensiero, consapevoli che la prima rivoluzione è quella dentro noi stessi, in qualsiasi età ocondizione sociale siamo; in questo romanzo questo cambiamento di visione parte da un uomo mediocre la cui vita è scandita da banali abitudini quotidiane che però sa porsi delle domande, riflettere e ragionare quindi ha una capacità critica. Sebbene la libertà di manifestazione del pensiero non sia il tema principale dell’opera, la stessa lo tratta comunque implicitamente attraverso la narrazione delle esperienze del protagonista in un contesto di regime autoritario e di censura.
Il riflesso della libertà di manifestazione di pensiero che si materializza nel diritto di informare e di essere informati, è tema centrale in un altro grande romanzo: "Fahrenheit 451" scritto nel 1953 da Ray Bradbury.
La storia, ambientata nel futuro, descrive un’America inquietante, con una guerra che aleggia all’orizzonte e in cui i libri sono considerati fuorilegge. I cosiddetti “pompieri”, invece di spegnere gli incendi, sono addestrati a scovare e bruciare ogni libro rimasto in possesso della popolazione. Nella società del futuro, infatti, sono pochi i sovversivi che ancora nascondono libri nelle loro case, mentre gran parte della popolazione è succube della televisione (che occupa la maggior parte delle pareti di casa) e dell’apparecchio radio che ciascuno porta all’orecchio e che costituisce lo strumento con cui la dittatura totalitaria diffonde la propria ideologia. Il corpo di incendiari a cui Guy Montag, il protagonista, appartiene è aiutato nello svolgimento delle sue mansioni da un segugio meccanico, che avverte la presenza di sovversivi e, se non trattenuto, è progettato per sbranarli. Egli adora il suo lavoro, per la sensazione di potere e controllo che gli trasmette, anche se la sua vita è di fatto mediocre e superficiale: successivamente, però, le certezze di Guy iniziano a incrinarsi, sia a causa delle conversazioni con Clarisse, che viene da una famiglia che non ha televisioni e i cui membri ancora parlano tra loro, non allineata al modo di pensare imposto dal governo, tanto da aver smesso di frequentare la scuola e iniziato a pensare liberamente, sia per l’incontro con Faber, un anziano professore che poco per volta lo avvicina ai classici.
Mano a mano che inizia ad avvicinarsi ai libri, Guy comincia a du-
bitare non solo dell’opportunità di bruciarli, ma anche del senso complessivo della sua vita e di sua moglie Mildred, una donna superficiale che trascorre le proprie giornate assuefatta davanti al maxischermo della TV.
Mentre i colleghi e il suo segugio meccanico cominciano ad avvertire i cambiamenti di Guy (tanto che il cane robotico gli ringhia minaccioso), un altro evento sconvolge l’esistenza di Montag: una anziana signora, trovandosi davanti lui e la sua squadra di incendiari, preferisce lasciarsi bruciare insieme ai suoi averi piuttosto che abbandonare i suoi libri. Montag sottrae uno di essi dalla distruzione e inizia a leggerlo segretamente scoprendo la passione per la lettura; comincia così a nascondere libri nel condotto di aerazione di casa.
Faber gli illustra la potenza sovversiva dei libri, spiegandogli l’importanza della ricerca del significato che sta dietro alle parole, mentre gran parte della gente si è progressivamente accontentata delle spiegazioni più semplici e superficiali come quelle fornite dalla televisione.
Montag, dopo essere stato scoperto come sovversivo e detentore di libri, si dà alla fuga, inseguito dai cani e dagli elicotteri, in una caccia all’uomo trasmessa sugli schermi televisivi di tutte le case; raggiunge la casa di Faber, che lo indirizza verso una comunità di ribelli che costituiscono la memoria letteraria dell’umanità. Ognuno di loro ha infatti memorizzato un testo letterario per trasmetterlo alle nuove generazioni quando il mondo sarà libero dalla tirannia. Mentre Montag si unisce alla lotta dei ribelli la città viene bombardata e distrutta. Sopravvissuti all’ecatombe, Guy e i nuovi compagni si dirigono verso la città per contribuire alla costruzione di un nuovo mondo.
Questa opera costituisce una serrata critica alla società del tempo e ci offre una profonda riflessione sul ruolo della cultura e del libero pensiero nella costituzione di una società più giusta ed aperta. Bradbury pone al centro dell’attenzione il ruolo dei mass-media e degli strumenti di informazione in generale, raffigurati dalle televisioni del regime che occupano tre quarti delle pareti della casa di Montag. Il potere dell’immagine futile, veicolata dagli schermi televisivi, si oppone al ruolo dell’immaginazione e dell’originalità, rappresentato dai libri “proibiti” e dal personaggio di Clarisse, che rifiutano l’ordine costituito.
Il romanzo descrive una società futura in cui la dittatura impedisce di leggere e di possedere libri perché sono considerati un pericoloso strumento di libertà di pensiero.
I roghi dei libri da parte dei militi del fuoco, infatti, rappresentano l’oppressione nei regimi dittatoriali verso i cittadini, nel loro accesso all’ informazione e alla cultura che è veicolo per l’acquisizione ed il rafforzamento del senso critico. Connaturale ai regimi totalitari e/o autoritari è il controllo della cultura, dell’arte, dell’informazione ed in generale delle diverse forme di espressione pubblica.
È un libro di fantascienza… ma non ricorda episodi già avvenuti o che alcuni paesi, in varie forme più o meno palesi, stanno ancora vivendo?
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di Michela Viola
VIAGGIO IN INDIA
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INFORMAZIONI GENERALI
L’origine del termine “India” risale al periodo dell’antica Grecia. Il termine deriva dal greco antico “Indía” (Ἰνδία), che a sua volta è stato adottato dalla lingua latina come “India”. Questo termine era utilizzato per indicare le terre a est del fiumeIndo, che è ora parte del Pakistan. Successivamente, nel corso della storia, il termine “India” è stato utilizzato dagli esploratori europei per riferirsi all’intero subcontinente indiano e alle sue diverse culture, popoli e territori.
La capitale del Paese è Nuova Delhi, e la moneta ufficialeindiana è la Rupia (INR): a oggi, un Euro corrisponde a circa 90,47 Rupie indiane.
L’India è il primo paese più popoloso del mondo, con una popolazione stimata di circa 1,4 miliardi di persone, che rappresenta il 18% della popolazione mondiale, e che risiede principalmente nelle zone rurali. Tuttavia, il tasso di urbanizzazione continua a crescere a causa delle forti migrazioni dalle campagne alle città (fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/India).
L’India è il luogo di nascita di numerose religioni, tra cui l’induismo, il buddhismo, il sikhismo e il giainismo, e rappresenta un centro spirituale dove i pellegrini si dirigono verso i fiumisacri per purificarsie i monaci meditano nei templi antichi. La maggior parte della popolazione indiana è di religione induista (79,8%, secondo i dati del censimento del 2011).
In India si contraddistinguono due grandi famiglie linguistiche: quella indoariana (parlata dal 74% della popolazione circa), e quella dravidica (parlata dal 26%). Considerando la grande diversità culturale del Paese, non stupisce il fatto che coesistano diverse lingue: se ne parlando circa 179 diverse. Non esiste una vera e propria lingua nazionale ma diverse lingue ufficiali tra cui l’hindi, lingua ufficialedel governo indiano e quella più parlata (fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/India).
La principale catena montuosa dell’India è quella dell’Himalaya, che si estende lungo il nord del Paese, creando un confinenaturale con il Tibet e il Nepal.
Questa catena montuosa non solo offre paesaggi mozzafiat, ma ha anche un significatoculturale e spirituale profondo per il po-
polo indiano; è all’interno di tale catena montuosa che si trova la montagna più alta dell’India: il Monte Kanchenjunga (circa 8.586 metri di altezza).
A livello idrografic, il Gange è uno dei fiumipiù sacri e importanti dell’India; scorre attraverso le pianure del nord, passando per città importanti come Haridwar, Varanasi e Kolkata, prima di sfociare nel Golfo del Bengala.
Il lago Chilika, situato nello Stato dell’Odisha, nell’India orientale, è il lago più grande del Paese e uno dei più grandi laghi salmastri del mondo, importante habitat per la fauna selvatica e ricca riserva di biosfera.
VIAGGIO IN INDIA
I cittadini italiani che desiderino recarsi in India devono avere con sé il passaporto, con validità residua di almeno sei mesi al momento dell’arrivo. È inoltre necessario possedere il visto di ingresso, obbligatorio per soggiorni inferiori a 90 giorni (fonte: https:// www.viaggiaresicuri.it/find-country/country/IND)
Il principale aeroporto indiano è quello internazionale di Delhi, dal nome “Indira Gandhi”, in onore di colui che fu primo Ministro indiano dal 1980 al 1984.
La durata media di un viaggio aereo da Milano a Nuova Delhi ha una durata di circa 9 ore e 43 minuti, e può prevedere uno o più scali in città intermedie.
Dai picchi innevati dell’Himalaya alle distese di deserto del Rajasthan, i paesaggi dell’India sono stupefacenti nella loro diversità. Un trekking nelle montagne dell’Himalaya offre non solo una s da fisica ma anche panorami mozzafiatoe incontri con le culture locali dei villaggi di montagna. Allo stesso tempo, una gita nel deserto del Thar, con i suoi cammelli e le sue dune, trasporta i viaggiatori in un mondo di avventure senza tempo. L’India è anche la patria di una ricca varietà di floa e fauna. Dalle maestose tigri del Bengala ai possenti elefanti dell’India meridionale, dai colorati uccelli tropicali alle tartarughe marine: la fauna indiana offre un’esperienza unica per gli amanti della natura e dell’avventura. Cimentarsi in un safari nel Parco Nazionale di Ranthambore o in un’escursione nel Parco Nazionale di Periyar sono modi eccellenti per esplorare la vita selvaggia dell’India.
Numerose sono le attrazioni che caratterizzano questo meraviglioso Paese e che attraggono ogni anno migliaia di turisti, tra cui il Taj Mahal, dichiarato patrimonio dell’UNESCO e una delle nuove Sette Meraviglie del Mondo, mausoleo che si trova nella città di Agra e costruito nel 1632 dall’imperatore Shah Jahan in memoria di Mumtaz Mahal, l’amatissima moglie.
O come anche Udaipur, meglio conosciuta come la “Venezia d’Oriente”, considerata la città più romantica di tutta l’India, caratterizzata da numerosi laghi e lussuosi palazzi, tra cui il più famoso è il “Palazzo del Lago”, un tempo dimora estiva degli imperatori
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indiani.
Ed ora, partiamo alla scoperta dell’affascinante e mistica città di Varanasi!
VARANASI
Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Ghat_Manikarnika#/media/File:Manikarnika_Cremation_Ghat,_Varanasi.jpg
La città di Varanasi, situata nel nord dell’India, è considerata dagli Induisti il punto d’accesso per il mondo divino, simbolo della vita e della morte. Ogni giorno migliaia di pellegrini si riversano tra le rive del Gange per purificarsidai peccati commessi, e non è raro vedere anche cerimonie funebri, durante le quali i corpi dei propri cari defunti vengono cremati e le ceneri sparse tra le acque del Gange.
I ghats di Varanasi sono le scalinate di pietra che conducono al fiumeGange e rappresentano il cuore pulsante della vita spirituale e sociale della città. Qui, i devoti si radunano praticare yoga e meditare e sono anche il luogo di varie cerimonie religiose. Varanasi è rinomata per la sua ricca tradizione artistica e artigianale. La città è famosa per la produzione di sete finie tessuti pregiati; i mercati vivaci di Varanasi offrono diverse varietà di prodotti artigianali, dalle sculture in legno e in metallo alle opere d’arte in terracotta.
Oltre alla sua ricca spiritualità e cultura, Varanasi offre anche numerose attrazioni storiche e turistiche. Il Tempio d’Oro di Kashi Vishwanath, dedicato al Signore Shiva, è uno dei templi più venerati e visitati della città. Il Palazzo di Ramnagar, una residenza reale del XVIII secolo, offre un’interessante incursione nella storia della regione.
ASSOCIAZIONE A TUTELA DELL’AMBIENTE
La Wildlife Protection Society of India (WPSI) è un’associazione fondata nel 1994 da Belinda Wright, pluripremiata fotografa e regista di fauna selvatica.
L’obiettivo dell’associazione è quello di proteggere le specie di animali selvatici in pericolo in India, come per esempio la tigre, questo attraverso attività di sensibilizzazione, sostegno e formazione, collaborando con le comunità locali e con le agenzie governative per arginare fenomeni come quello del bracconaggio o del commercio illegale di animali selvatici: il contributo dell’associazione è infatti fondamentale in tal senso!
Tra le attività portate avanti dalla WPSI, degno di nota è il contributo dato alle autorità nelle indagini sul commercio illegale di parti di tigre, come anche di altre specie in via di estinzione, smascherando il diffuso bracconaggio di tigri per l’utilizzo di parti di esse nella medicina tradizionale cinese e apportando consapevolezza su questo brutale fenomeno, al tempo non ancora conosciuto.
Queste e molte altre sono le attività portate avanti dall’associazione, in un progetto ambizioso e lodevole di conservazione di specie a rischio e di lotta contro il bracconaggio e il commercio illegale di animali selvatici.
Vai sul sito dell’associazione per saperne di più!
https://www.wpsi-india.org/wpsi/index.php
In conclusione, un viaggio in India è un’esperienza che lascia un’impronta indelebile nella mente e nel cuore di chi lo intraprende. Con la sua ricca storia, la sua vibrante cultura, la sua deliziosa cucina e la sua straordinaria natura, l’India offre un’esperienza di viaggio unica che continua a incantare e ispirare i viaggiatori di tutto il mondo. Se siete pronti per un’avventura indimenticabile, l’India vi sta aspettando a braccia aperte. Buon viaggio!
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