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La città di Macerata è «Civitas Mariae» da settant’anni

DI IVANO PALMUCCI

A pieno titolo Macerata può fregiarsi dell’appellativo onorifico, ma impegnativo di Civitas Mariae, condiviso anche con Siena, perché la devozione dei Maceratesi verso la Madre di Dio si intreccia con la storia del Castrum Maceratae, divenuto città e diocesi nel 1320 con la bolla Sicut ex debito di Giovanni XXII. Fin dalle sue origini la Comunità ha manifestato con attestazioni concrete il proprio sentimento religioso e soprattutto si è affidata alla protezione materna della Vergine, invocandola nelle mille difficoltà quotidiane come Regina delle Grazie e Madre della Misericordia. Attestano ciò le numerose chiese, oltre trenta tra quelle esistenti e quelle demolite, dedicate alla Madonna invocata con vari titoli, chiese erette quasi a presidio del territorio maceratese e dei suoi abitanti. Il centro della devozione, però, risiede in quel piccolo Santuario, gioiello del barocco, sorto a seguito del voto del 1447, quando Macerata fu liberata dalla peste, dove si venera la sacra effigie della Misericordia, la Madonna dalle braccia aperte e dal mantello protettivo, a cui quotidianamente sono rivolti gli occhi dei fedeli in preghiera. Nel 1484 la Magistratura cittadina, interprete della volontà popolare, fece dipingere sulla facciata del Palazzo priorale un’immagine della Madonna, a cui fu aggiunto un bassorilievo equestre di san Giuliano ospitaliere e fu collocata

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Il centro della devozione mariana risiede nel piccolo Santuario dedicato alla Mater Misericordiae, gioiello del barocco, sorto a seguito del voto del 1447 nella torre una campana denominata “Maria”, usata per le riunioni del Consiglio, ma invitava anche alla preghiera. La sacra immagine la ritroviamo sulla facciata dei successivi Palazzi comunali, quello di metà Cinquecento e l’attuale risalente a metà Seicento. Fu rimossa dal Governo napoleonico, ma il popolo la fece ripristinare nel 1855 a seguito di una nuova ondata di colera. Con l’Unità d’Italia l’immagine fu oscurata e ritornò visibile nei primi anni del Novecento, quando, poi, fu sostituita dal fascio littorio. All’indomani della tragedia del Secondo conflitto mondiale, liberata Macerata dall’occupazione tedesca, la sera del 2 settembre 1945, sotto lo sguardo incuriosito dei soldati inglesi e polacchi, in una piazza presidiata dai carri armati, l’immagine della Vergine misericordiosa ritornò nel suo posto di onore, nel cuore della città. La volontà popolare, sostenuta dalla raccolta di ben 21.000 firme, fu convertita il 15 novembre 1952 in delibera del

Consiglio Comunale e il successivo 16, in una piazza gremita, Macerata fu consacrata a Maria e fu proclamata Civitas Mariae. «Sulla Tua città, sopra questa Tua diletta Macerata, giorno e notte, di generazione in generazione, siano costantemente rivolti i tuoi occhi misericordiosi», così terminava l’atto di consacrazione il vescovo Silvio Cassulo, che nella mattinata aveva anche benedetto il nuovo portale di bronzo della Basilica, opera di Carlo Cantalamessa. Il prossimo novembre ricorre il 70° anniversario dell’evento e la città si prepara a festeggiarlo con alcune iniziative che prevedono due concerti, una mostra, un convegno e una peregrinatio della sacra Icona. Effigie di Maria sul palazzo comunale

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