Emmaus e Avvenire 17 novembre 2020

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Martedì, 17 novembre 2020

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La prossima edizione uscirà il 15 dicembre 2020

emergenza Pandemia: raccolta fondi Caritas iviamo un momento di grande difficoltà, che per tantissime persone è addirittura V drammatico; la Caritas diocesana è impegnata

Inserto mensile della diocesi di Macerata Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia A cura della redazione EMMETV Via Cincinelli, 4 - 62100 Macerata

a fare quanto in suo potere, attraverso i propri volontari ad essere vicina alla nostra comunità locale attraverso l’ascolto, il supporto economico e anche l’acquisto di generi di prima necessità. Ne parliamo diffusamente col direttore Lorenzo Cerquetella a pagina 2 di questo numero. È possibile contribuire alla raccolta fondi tramite bonifico bancario. L’Iban è IT24W0311 13401 0000000 19866. Intestazione: Caritas diocesana Macerata. Causale: Emergenza coronavirus.

Maceratasette

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Inserto di

La Caritas e il Covid: le povertà bussano sempre più vicine

Col nuovo Messale ecco cosa cambierà nelle celebrazioni

Gloria e Filippo due nuovi consacrati per i Figli della Luce

Salesiani: da 130 anni presenza feconda nella vita di Macerata

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novembre. Il vescovo Nazzareno Marconi: recuperare la devozione millenaria al culto dei morti

Covid

Alla scuola dell’amore di Dio

Ospedali, le indicazioni dei medici

Frutto della riforma cluniacense, la commemorazione aiutò il popolo a vedere la Messa come liturgia che unisce in Cristo i viventi e i defunti DI

NAZZARENO MARCONI *

L

salvezza degli altri, addirittura dei nemici, come fece Gesù dall’alto della croce. La preghiera per i defunti del 2 novembre è così legata fin dall’inizio alla dottrina del purgatorio. Si tratta di un

insegnamento della nostra fede cattolica che ogni tanto è stato criticato, soprattutto da chi si è lasciato contagiare da un modo approssimativo e anche errato di presentare la giusta dottrina. Chi

tende ad immaginare Dio in maniera troppo umana, come se il Signore avesse i nostri stessi vizi, ha parlato del purgatorio come di un carcere ultraterreno, in cui Dio si “vendicherebbe” delle colpe

questo mese L’indulgenza indulgenza plenaria per chi visiti un cimiL ’ tero e preghi per i defunti, può essere ottenuta fino alla fine di novembre. L’indulgenza plenaria del 2 novembre per chi visita una chiesa recitando il “Padre Nostro” e il “Credo”, può essere trasferita a un altro giorno di novembre. Chi non può uscire di casa, può conseguire l’indulgenza plenaria purché intenda ottemperare appena possibile alle tre condizioni (confessione, comunione e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre), e davanti a un’immagine di Gesù o della B.V. Maria, preghi per i defunti o mediti un brano evangelici dalla liturgia dei defunti, o compiano un’opera di misericordia offrendo a Dio i dolori e i disagi della propria vita.

Tolentino: riaperta ai fedeli la chiesa di San Giacomo, messa in sicurezza l centro storico di Tolentino torna a disporre di una chiesa di adeguate. È quella di San Giacomo, che dal 1970 Ieradimensioni in uso al Comune come auditorium e che era chiusa dal 2016

rinascita

a tradizione della preghiera per i defunti legata al mese di novembre è molto antica; le prime tracce di questa usanza risalgono al 998 per impulso di sant’Odilone, quinto abate di Cluny, molto devoto alla preghiera per le anime del purgatorio, che decise di fissare una data per la commemorazione dei defunti al 2 novembre. Fu uno degli elementi della famosa Riforma cluniacense, un movimento di rinnovamento spirituale che si diffuse in tutta la Chiesa dell’Alto Medioevo, irradiandosi a partire dai monasteri benedettini legati a quello di Cluny, e segnò così una ripresa della devozione e della vita di fede di larghe fasce della popolazione europea, soprattutto nelle campagne. Tra gli elementi di questa Riforma ci fu una rivalutazione della celebrazione della Messa come grande preghiera di intercessione per i vivi e per i defunti. Si presero così a celebrare le Sante Messe ogni giorno e non solo nei giorni di festa. Ciò avvenne almeno nei monasteri con un ricordo speciale per le anime del purgatorio. Come per tutte le riforme, anche le migliori intenzioni possono degenerare, così in alcuni casi la Messa, da celebrazione della fede del popolo di Dio, divenne invece solo un rito, officiato dal celebrante su richiesta di un singolo fedele. Queste deviazioni non tolgono il gran bene operato dalla Riforma cluniacense, in particolare nell’aiutare il popolo a vedere la Messa come il grande momento della comunione di tutta la Chiesa, la liturgia in cui siamo tutti uniti a Cristo: non solo i fedeli che vivono sulla terra, ma anche tutti quelli del cielo. Crebbe poi la stima per la preghiera di intercessione, quella preghiera generosa ed altruista in cui chiediamo a Dio il bene e la

perché lesionata dal terremoto. Verificato che poteva essere recuperata la navata principale con opere di messa in sicurezza, la diocesi si è fatta carico dei lavori e così sabato 31 ottobre alle 17.30 il vescovo Nazzareno Marconi ha presieduto la celebrazione che ha ridonato la chiesa all’Unità pastorale 10, come «segno di speranza» per la rinascita della città. (P.Ch.)

degli uomini con pene e tormenti, finché il male commesso non sia stato scontato. Che un tale modo di pensare Dio e la vita dopo la morte sia opposto a ciò che insegna il Vangelo, non è necessario essere teologi per capirlo. Già Joseph Ratzinger, in un suo bel libro degli anni ’90 sulle realtà della vita eterna, diceva che “il fuoco” del purgatorio non è altro che l’amore di Dio che ci purifica dalle scorie del male, come fa il fuoco per i metalli preziosi. Un buon vecchio parroco mi spiegava il purgatorio con una bella parabola, chiarissima per chi conosceva la vita contadina di 50 anni fa. Gli uomini, ci diceva, sono come le mele: di tante razze e forme diverse. Dio ci mette al mondo per imparare ad amare, per diventare buoni come le mele mature. Alcuni maturano prima. Altri maturano dopo. Qualche mela cade dall’albero ancora acerba. Se la mela è bacata bene non resta che buttarla via, ma se è solo acerba il buon contadino la mette in un posto adatto e le dà tempo di maturare. Così le mele cadute diventano del tutto buone, anche dopo che sono state staccate dall’albero. Questa bella parabola mi ha sempre ricordato che il purgatorio è il tempo della pazienza di Dio e della fiducia che “chi non è bacato del tutto dal verme del male” può finire di diventare buono anche dopo la morte. È un messaggio consolante, quello che la Chiesa ci invita a meditare in questo tempo autunnale in cui le tenebre crescono ogni giorno di più e la paura che il mondo diventi ogni giorno più cattivo potrebbe paralizzare la nostra speranza ed indebolire il nostro impegno per il bene. In questo novembre segnato dal coronavirus, anche la consolazione di ritrovarsi in tanti nei nostri cimiteri a ricordare insieme le persone amate ci è stata un poco tolta. La Chiesa ha pensato bene di lenire questo dispiacere seguendo l’esempio della pazienza di Dio, e della parabola delle mele. Perciò la preghiera e l’indulgenza per i defunti legata al 2 di novembre è stata estesa da papa Francesco a tutto il mese di novembre. Cosicché, senza rischio di assembramenti pericolosi, ciascuno possa recarsi al cimitero quando vuole, a pregare per i propri defunti. Così funziona la fede: le difficoltà ci aiutano sempre a comprendere meglio e più a fondo l’amore di Dio e a farne tesoro per vivere nel bene. * vescovo

DI

DANIELA MESCHINI

L’

epidemia sembra non dare tregua. Ecco le risposte di alcuni medici ospedalieri a domande di interesse generale. Quali precauzioni recandosi all’Ospedale di Macerata? Non ci sono misure particolari; per il ricovero programmato va eseguito un tampone nelle 48 ore precedenti. Con esito positivo il paziente sarà inviato alla struttura Covid di riferimento regionale per la patologia. L’ospedale di Macerata è Covid–free ad eccezione della palazzina ex Malattie infettive dove sono ricoverati i pazienti positivi sintomatici. Per visite ambulatoriali e le analisi del sangue, è necessario avere un appuntamento ma non è necessario eseguire il tampone. Quanti sono i malati Covid all’ospedale? Il numero dei pazienti varia quotidianamente. Oltre ai ricoverati presso la palazzina delle ex Malattie Infettive, ci sono anche 6 posti presso la Medicina d’urgenza per la stabilizzazione e lo smistamento di chi ha bisogno di cure semi–intensive o intensive. Il riferimento principale è il Covid Hospital di Civitanova per il modulo semi–intensivo e uno intensivo, di 14 posti letto ciascuno. Si può accompagnare un paziente a eseguire una visita o una prestazione ambulatoriale? È bene presentarsi da soli; se il paziente è accompagnato, l’accompagnatore di norma non potrà assistere alla prestazione. Si può far visita a un paziente ricoverato? In questo periodo non sono ammesse visite ai degenti, salvo deroghe autorizzate solo dalla Direzione Sanitaria. È utile il vaccino antinfluenzale? Quest’anno è particolarmente importante vaccinarsi per facilitare la diagnosi differenziale.Se un soggetto è vaccinato è più facile indicare una infezione da Sars–cov2 (che andrà poi ovviamente confermata). Una diagnosi veloce permette un pronto isolamento del soggetto limitando la diffusione. La vaccinazione riduce anche l’ospedalizzazione da complicanze dei virus influenzali (polmoniti, ecc.), ricoveri che stresserebbero ulteriormente il sistema. È importante anche fare il vaccino contro le infezioni da pneumococco per gli over 65. La nostra Asur ha promosso una campagna vaccinale contro questa infezione. Repetita iuvant, quali indicazioni seguire? Mantenere il distanziamento sociale, utilizzare la mascherina e igienizzare spesso le mani. Sono regole semplici ed efficaci. Bisogna che tutti rispettiamo queste regole fino a quando non sarà trovato e diffuso un vaccino sicuro al 100% o farmaci efficaci. Ricordando che non c’è tolta la libertà ma che si chiede a ognuno di noi di avere a cuore l’altro.

La gentilezza, arma contro la «monarchia della paura» Paura e speranza nascono dall’incertezza Le distingue un accento: la paura inclina al negativo, mentre la speranza è orientata in direzione positiva DI

GIANCARLO CARTECHINI

L

a gentilezza non gode di buona salute. Ci siamo talmente abituati al contesto livido dei social e al sapiente dosaggio di sorrisi e invettive di qualche politico, da considerare uno sprovveduto chi si ostina a coltivare atteggiamenti di bene-

volenza nei confronti dei suoi simili. Quelli che viviamo sono tempi difficili, e ogni apertura di credito può sembrare un azzardo. La gentilezza dunque è destinata a scomparire definitivamente dal nostro orizzonte? La filosofa statunitense Martha Nussbaum, nel suo ultimo saggio propone una prospettiva differente, in cui è proprio un pensiero accogliente e rispettoso a consentire di liberarci da quella “Monarchia della paura” – questo è il titolo del suo testo – che attanaglia i nostri giorni. Una emozione oscura e avvolgente, asociale, contagiosa, nata da problemi reali, nutrita da fantasmi e sfruttata da cattivi maestri. La paura comporta gravi problemi per la democrazia, perché

le persone impaurite cercano protezione e giustificano derive autoritarie. E dalla paura nascono anche altre emozioni negative che contribuiscono ad alimentare un cortocircuito di colpevolizzazione e vendetta: chi avverte un peggioramento nel proprio tenore di vita, tende ad individuare i colpevoli nella categoria degli “altri”. Ecco quindi la rabbia, che può rivestire un ruolo positivo se alimenta una protesta per i torti subiti, ma diventa devastante quando tende a colpire gli avversari, a ricambiare offesa con offesa. Sorprendentemente anche il disgusto, la più irrazionale delle emozioni, gioca un ruolo importante nell’allontanare ogni diversità disturbante, emarginando i più vulnerabili, con la pretesa inconfes-

sabile di evitare ogni contaminazione. E che dire infine dell’invidia, desiderio ostile e doloroso che trasforma gli altri in rivali pericolosi da annientare? (la storia dell’africano palestrato, con lo smartphone di ultima generazione, vi ricorda qualcosa?). Insomma un girone infernale, di cui facciamo quotidianamente esperienza. Eppure – suggerisce l’autrice – un punto di fuga è possibile. In fondo paura e speranza sono molto più simili di quanto si possa pensare: entrambe nascono in un contesto di incertezza, in cui è in gioco qualcosa di importante e la situazione non è pienamente sotto controllo. Quello che le distingue è solo una differenza di accento, non la gravità del peri-

colo: la paura si concentra sul possibile esito negativo della crisi, mentre la speranza è proiettata verso un risultato positivo della stessa, e riesce ad attivare energie preziose. Basterebbe dunque uno switch, un giro di interruttore, per trasformare le reti di accusa in reti di solidarietà. Nussbaum indica alcuni possibili ambiti per la promozione di una politica della speranza. Per quanto possa sembrare sorprendente, il primo ambito di impegno proposto è quello dell’esperienza artistica e poetica, per la sua capacità di immedesimarsi nell’altro in quanto persona, evitando la chiusura in se stessi dettata dalla paura. La diffusione di un pensiero critico, rispettoso delle opinioni altrui.

Martin Luther King: una rivoluzione senza odio né violenza

L’appartenenza a gruppi e comunità religiose che diffondono speranza, purché si tratti – sottolineatura importante – di una speranza inclusiva e amorevole. I movimenti di protesta orientati alla riconciliazione (il riferimento è alle figure di Nelson Mandela e Martin Luther King). E, infine, un servizio civile obbligato-

rio rivolto ai giovani. Vasto programma, che ha bisogno di braccia forti e di profonda determinazione. Contrariamente alla convinzione comune, la gentilezza non riguarda i mollaccioni, ma i pochi che vogliono davvero viaggiare – per dirla con Fabrizio De André – in direzione ostinata e contraria.


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