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Martedì, 15 giugno 2021
CURIA Sportello per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili a tutela dei minori e delle persone vulnerabili è un impegno che il Papa ha sollecitato di fronte al molLtiplicarsi di casi che, in tante parti del mondo, prota-
Inserto mensile della diocesi di Macerata Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia A cura della redazione EMMETV Via Cincinelli, 4 - 62100 Macerata
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gonisti dei chierici, hanno gravemente ferito persone e colpito pesantemente l’immagine della Chiesa. «Il dolore delle vittime e delle loro famiglie è anche il nostro dolore – ha scritto papa Francesco –, perciò urge ribadire ancora una volta il nostro impegno per garantire la protezione dei minori e degli adulti in situazione di vulnerabilità» (Lettera al Popolo di Dio, 20 agosto 2018). La diocesi di Macerata ha istituito lo Sportello Tutela Minori e Vulnerabili. Il referente dicesano è don Ihor Olkhovskyi, la segretaria è l’avvocata Loretta Lombardelli. L’ufficio può essere contattato alla mail: tutela@diocesimacerata.it
Inserto di
Vicini all’India, terra di missione e aiuto fraterno
La lunga battaglia di don Euro contro il Covid
Macerata-Loreto Anche quest’anno pellegrini “remoti”
Porte finalmente spalancate per gli oratori
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Percorso da portare avanti con decisione e sapienza, ma senza fretta o improvvisazione
In cammino sinodale DI NAZZARENO
L’
Nella foto uno storico scatto in occasione dell’assemblea sinodale diocesana del 1992
bio di rotta, di una scelta di rottura con il passato. Invece quando papa Francesco parla di “conversione pastorale” e ne indica i tratti: nella missionarietà di una “Chiesa in uscita”, nel protagonismo dei laici di una Chiesa “tutta ministeriale” – nella coraggiosa ricezione del messaggio conciliare dando come ultimo punto di riferimento il Conve-
gno ecclesiale di Firenze del 2015 – di fatto parla di una “evoluzione” pastorale e non di una “rivoluzione”. Il concetto di conversione nella Bibbia non comporta infatti la novità assoluta della “rivoluzione”, ma piuttosto la maturazione dei buoni semi di fede posti da Dio della “evoluzione”. Le Chiese che sono in Italia in questo tempo che segue
il Concilio non sono state ferme né mute, tanto da necessitare di una “rivoluzione” che passi dal nulla al tutto. Dagli anni 60 a oggi c’è stato infatti un Cammino sinodale, che ha portato alla celebrazione di tantissimi Sinodi diocesani, mentre alcuni di essi sono ancora in atto o in partenza in questi mesi di pandemia.
ASSEMBLEA CEI I vescovi danno avvio al cammino presidente della Cei, cardinale Gualtiero Baslsetti, nella sua Introdu-
zione all’Assemblea annuale dell’episcopato italiano, ha definito il Sinodo «quel processo necessario che permetterà alle nostre Chiese che sono in Italia di fare proprio, sempre meglio, uno stile di presenza nella storia che sia credibile e affidabile». L’urgenza di tale cammino, condivisa dall’Assemblea, è stata ulteriormente confermata dalla decisione del Pontefice di avviare un nuovo itinerario anche per il Sinodo dei Vescovi, che si articolerà in tre fasi, tra ottobre 2021 e ottobre 2023, passando dal livello diocesano a quello universale.
Corpus Domini in piazza ma senza la processione CELEBRAZIONE
assemblea annuale dei vescovi italiani ha riflettuto a lungo con un confronto schietto e ampio sulla proposta, ampiamente sostenuta dalla stampa, di “un Sinodo italiano” da celebrare nei prossimi anni. È emersa la coscienza chiara, da parte dell’episcopato italiano, che stiamo vivendo un tempo speciale, di grandi cambiamenti e soprattutto di accelerazione dei processi di trasformazione della società e della Chiesa che già da tempo erano in atto. Con questa Assemblea è iniziato un serio percorso di discernimento, che va portato avanti con decisione e sapienza, ma senza fretta o improvvisazione. La Chiesa non dovrebbe mai e soprattutto in tempi come questo, farsi dettare l’agenda dall’emozione popolare o dagli articoli di opinionisti e giornalisti. L’idea di un Sinodo “italiano” ha il limite di non tenere conto che la Chiesa cattolica non è un’entità etnica, né statale. Infatti «l’unica Chiesa Cattolica sussiste nelle e dalle Chiese Locali» (CJC 368) dove l’unico popolo di Dio vive e celebra la sua fede attorno ai successori degli Apostoli, i Vescovi. La dimensione “italiana” della Chiesa è infatti il coordinamento fraterno delle Diocesi di uno stesso Stato e, se vogliamo, la valorizzazione della tradizione di fede di un popolo. Se dal punto di vista mediatico si parla spesso di “Chiesa italiana”, identificandone la voce con quella degli uffici della Cei, sarebbe un impoverimento della visione di Chiesa che è invece un unico coro dalle tante voci, ragionare secondo queste categorie ristrette. Nel corso della storia la retta comprensione della Chiesa come “universale e locale” è stata un prezioso antidoto perché i credenti non cadessero preda dei vari nazionalismi. Ideologie che cercano di consolidare il valore indubitabile dell’unità nazionale non attorno a valori comuni, ma identificando le altre nazioni come più o meno nemiche. Se Sinodo sarà, che sia perciò un “Sinodo delle Chiese che stanno in Italia”, non dimenticando tra l’altro che l’Italia è una nazione speciale, infatti secondo i dati più recenti della Fondazione Migrantes, gli italiani residenti all’estero sfiorano oggi il 10% della popolazione italiana totale e molti di loro sono giovani. Non tenerne conto nell’immaginare un cammino sinodale sarebbe un errore significativo. Poi l’idea di un “Sinodo” inteso come evento isolato e nuovo, comporta il rischio di immaginare la necessità di una “rivoluzione” pastorale, di un cam-
L’estate, ponte sul futuro della scuola
Dopo il Concilio le Chiese locali non sono state ferme né mute Dagli anni 60 a oggi c’è stato infatti un movimento diffuso, che ha portato alla celebrazione di tantissimi Sinodi diocesani
MARCONI *
nche quest’anno una delle celebrazioni più sentite dai fedeli ha dovuto fare i conti con le limitazioni imposte A dalla pandemia e così la processione del Corpus Domini lun-
go le vie del centro storico di Macerata domenica 6 giugno non ha potuto aver luogo. La celebrazione ha dovuto limitarsi alla Santa Messa presieduta dal vescovo Marconi nella piazza antistante la cattedrale di San Giuliano. Hanno concelebrato i sacerdoti del centro storico alla presenza di una rappresentanza di fedeli e delle autorità cittadine.
LA RIFLESSIONE
Di questo cammino sinodale possiamo tracciare dei comuni punti fermi nei Convegni ecclesiali nazionali che hanno segnato la vita di fede dei cattolici italiani. Li ho vissuti con passione fin dal primo: “Evangelizzazione e promozione umana” del 1976 quando, diciottenni, ne discutevamo i documenti in assemblea studentesca durante l’Autogestione del nostro Liceo occupato. Perciò quando 7 anni fa sono giunto in Diocesi, tra le prime cose che ho fatto c’è stata la lettura attenta e meditata dei documenti del nostro Sinodo Diocesano pubblicati nell’anno 2000, cioè 14 anni prima. Vi ho trovato preziose intuizioni pastorali come: l’ossatura di quella che chiamo la “Pastorale fondamentale” con la revisione di Catechesi, Liturgia e Caritas, a cui ho dedicato le mie lettere pastorali. Dal nostro Sinodo ho preso la proposta delle Unità Pastorali, e l’idea che gli Uffici diocesani debbano primariamente offrire supporto operativo al cammino delle comunità locali. Ho cercato di continuare, in evoluzione e non rivoluzione, un vero cammino sinodale della nostra Chiesa diocesana. Per questo ritengo saggio e buono che le Chiese che sono in Italia portino avanti un “Cammino sinodale”, che potrebbe iniziare da una raccolta attenta e condivisa della riflessione operata nei Sinodi diocesani celebrati almeno nell’ultimo decennio lungo tutta la penisola. Il primo ascolto rispettoso e sapiente del popolo di Dio va dato al cammino sinodale che abbiamo alle spalle ed illuminato, come ha detto il Papa, dai Convegni ecclesiali nazionali fino a quello di Firenze del 2015, punto di arrivo dei primi Sinodi e di partenza dei Sinodi più recenti. Solo questo ascolto ci indirizzerà per un ascolto più ampio e attuale del Popolo di Dio per far “evolvere” ulteriormente le Chiese che sono in Italia. Perché è l’evoluzione che ha prodotto le meraviglie naturali che ci circondano. * vescovo
DI DANIELA
MESCHINI
L
a crisi pandemica ha mostrato l’importanza della Sanità, ma anche della Scuola pubblica. È stato straordinario l’impegno dei dirigenti scolastici e del personale per assicurare il percorso scolare. Questo altro anno di pandemia ha evidenziato le disuguaglianze sociali, culturali, economiche in termini di apprendimento e di fragilità. La crisi economica si è abbattuta sulle famiglie a basso reddito, sulle fasce sociali più deboli e sugli studenti più fragili. Davanti alle nuove “povertà educative”, la sfida per la scuola è quella di “non lasciare indietro nessuno”. In questa direzione vanno i documenti ministeriali sugli Esami di Stato e sul Piano scuola estate 2021. Questo tempo così pesante può diventare prezioso per un cambio di paradigma nella scuola. La maturità riformata per la pandemia è occasione per innovare, e questo anno la novità è il curriculum dello studente, che vuole porre la persona al centro. Entrano anche a pieno titolo parole come: interdisciplinarità e multidisciplinarità, verso la prospettiva di un sapere non frantumato e settoriale, per persone come ci ricorda Montaigne, con «una testa ben fatta, più che una testa ben piena». Edgar Morin poi ci spiegherà che la testa ben fatta va al di là del sapere parcellizzato, al di là delle discipline. È il momento di una scuola che sappia attuare la sinergia tra conoscenza e competenza, con l’abbandono di stili obsoleti di insegnamento e di valutazione. È richiesta capacità di rinnovarsi agli insegnanti non solo in tecnologia, ma per promuovere processi di apprendimento efficaci. L’altra opportunità di rinnovamento è data dal “Tempo Estate a Scuola”. È l’occasione per aprire le classi ai gruppi di apprendimento e la scuola all’incontro con esperti del lavoro, delle professioni, del volontariato, creando sinergie e organizzando laboratori per svolgere attività più leggere ma non per questo meno formative. Insieme alle attività di recupero per gli studenti con i debiti, si possono affiancare attività di approfondimento e ricerca o dibattiti idonei a favorire il confronto tra ragazzi come occasione per crescere e maturare. Laboratori di arte, musica, teatro e attività esperienziali per vivere una scuola inserita nella realtà. Intanto ci sono i primi studi sul Learning Loss (perdita di competenze e conoscenze), un fenomeno studiato negli Stati Uniti, prima per gli esiti dopo lunghe vacanze estive, oggi ancora di più con le interruzioni per la pandemia e la didattica in presenza avvenute in tutto il mondo. Questa è la direzione della scuola aperta d’estate, occasione per aprire spazi di creatività e di riflessione, non solo per i tanti ragazzi che hanno perso il passo.
Mendicanti d’aria, per camminare verso la felicità DI
GIANCARLO CARTECHINI
F
La copertina del libro di Simone Cristicchi
L’umanità è al cospetto di orizzonti inediti. Mutazioni apocalittiche le chiedono di elaborare nuovi concetti e parole che siano adatte
orse dipenderà dal ghiaione che hai affrontato a passo troppo veloce, oppure dal caldo che inizia a farsi sentire. O chissà, dallo stato di malessere che ti attanaglia da qualche giorno. In ogni caso, game over. La benzina è finita. Si è accesa la spia della riserva, sei costretto a fermarti ai bordi del sentiero. Hai paura di svenire da un momento all’altro, ti concentri sul respiro in affanno. Già, il respiro. Profondo, irregolare. In attesa che passi la crisi. Dice Guidalberto, monaco amico di Franco Battiato, intervistato da Simone Cristicchi nel libro “HappyNext”: ogni respiro rappresenta un atto di fede nella vita. L’aria
è il bene più prezioso. Se la espelliamo senza preoccuparcene, è perché abbiamo fiducia che torni presto a riempire i nostri polmoni. Siamo mendicanti di aria, non dovremmo dimenticarcelo mai. Il rifugio dista qualche centinaia di metri, ma non è il caso di riprendere a salire. L’espressione del volto deve essere eloquente, perché un uomo con gli sci alle spalle si ferma, e ti chiede se va tutto bene. «Tutto bene, grazie – rispondi – solo un po’ di stanchezza». E per avvalorare le tue parole fingi di osservare il paesaggio: lo sfasciume della pietraia, le viole, il pendio del Vettore. Prendi la borraccia, bevi un po’ d’acqua. Alla fine, dopo qualche minuto di riposo, il respiro
si fa più regolare, il battito rallenta. E proprio la lentezza, afferma Simone Cristicchi, è una delle sette parole chiave che possono guidarti verso la felicità: favorisce un processo di assimilazione e rielaborazione creativa di ciò che ti circonda. «Rallenta – dice un proverbio africano – per permettere alla tua anima di raggiungerti». La tua anima, però, è ancora lontana. La scorgi in basso, tra la fila di escursionisti che sta salendo. Così, mentre la attendi, hai tempo per ripensare a un’altra parola cardine proposta dal cantautore romano: attenzione. A duemila metri di altezza è relativamente semplice prendere le distanze dai pensieri che di solito ti assillano, o dall’inarrestabile agguato
digitale dietro cui si nascondono interessi economici spaventosi. Vivi consapevolmente il tempo presente, qui e ora. Coltiva l’attenzione come un germe di libertà, una insurrezione contro chiunque tenti di depistare la tua ricerca.La sosta ti ha ritemprato. Riprendi a camminare, consapevole di dovere dosare le forze. Passo dopo passo, con umiltà (ecco un’altra parola chiave suggerita dal cantautore romano), noncurante di quelli che avanzano a ritmo più spedito del tuo. Alla Forca delle Ciaule, nei pressi del rifugio, tira vento, le nubi si alzano. Prima di affrontare la dorsale detritica che conduce alla cima, respiri in profondità, ti concedi una ulteriore pausa. Il panorama si allarga sulle
vette vicine. Secondo il poeta Marco Guzzi (anch’egli presente nel libro di Simone Cristicchi) l’umanità si trova al cospetto di orizzonti inediti. Mutazioni apocalittiche, a causa delle quali è chiamata ad elaborare nuovi concetti e parole adeguate. Mangi qualcosa, poi riprendi a salire. L’affanno si fa sentire di nuovo. Stringi i denti. Un uomo sta sciando dentro un canalone innevato. È lo stesso che si era fermato a parlarti poco fa. Scende curvando con eleganza, mentre tu arranchi. Un po’ lo invidi, poi ti aggreghi a una comitiva che sta salendo. Insieme si fa meno fatica. L’ultima parola del cammino verso la felicità, infatti, è una parola plurale: noi.