Emmaus e Avvenire febbraio 2018

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appuntamenti

Le meditazioni

www.emmetv.it

e meditazioni del vescovo tratteranno il racconto della L Passione in Marco. Inizio ore 21.

A cura della redazione EMMETV Via Cincinelli, 4 62100 Macerata telefono 0733.231567

26 febbraio – Centro di comunità – Osterianuova di Montefano 5 marzo – Parrocchia S. Maria delle Vergini – Macerata 12 marzo – Parrochia SS. Vito e Patrizio – Chiesanuova 19 marzo – Parrocchia S. Donato – Colmurano

e-mail: redazione@emmetv.it facebook: emmetvmacerata twitter: emmetvmacerata

MACERATA

Martedì, 20 febbraio 2018

Mensile della diocesi di Macerata Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia

Il vescovo: «Il mostro della droga continua a colpire, complice l’assenza educativa»

la comunità

Dopo la tragedia di Pamela «Non sappiamo trasmettere il gusto di vivere le relazioni con generosità e rispetto, capaci di dono e non solo richiusi in un egoismo infantile e triste perché non siamo credibili» DI

Pars. José Berdini: «Il male di vivere diventa schiavitù»

NAZZARENO MARCONI * DI

I

fatti di Macerata, che hanno occupato per giorni le prime pagine dei giornali, meritano una ultima riflessione. Sono stato colpito dalla velocità con cui la stampa e l’opinione pubblica hanno abbandonato l’origine del problema, per concentrarsi sulla questione degli emigranti e su quella della istigazione alla violenza attuata da una certa parte politica. Tutti hanno mostrato una gran fretta di dimenticare che Pamela era finita in quell’appartamento, dove è stata uccisa e il suo corpo straziato, a motivo della sua dipendenza dalla droga, da cui nonostante fosse giovane e bella, nonostante una comunità avesse per due volte ha provato ad aiutarla, non è stata capace di uscire. Se non ci fosse la droga anche Innocent Oseghale non avrebbe trovato subito un impiego nella malavita come spacciatore e con questo l’inizio di una discesa nel male che lo ha portato ad abituarsi a un totale disprezzo della vita e delle persone, come sembrano dimostrare gli atti ora al vaglio della magistratura. Infine la sparatoria sciagurata, rivolta a vittime innocenti e dettata da odio razzista, attuata da un giovane squilibrato, imbottito di ideologie violente, non ha forse una derivazione diretta dal mondo della droga, ma certo si nutre di un clima culturale in cui: se provo un istinto o una voglia, non devo chiedermi se è buono o cattivo, se è distruttivo o costruttivo, ma solo come posso soddisfarlo. Non riusciamo a vincere il mostro della droga nel cuore e nelle menti dei nostri giovani perché non ci preoccupiamo più di educarli al bene, al dominio di sé, anche alla rinuncia a qualcosa per conseguire un bene maggiore. Non sappiamo trasmettere loro il gusto di vivere le relazioni con generosità e rispetto, capaci di dono e non

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accoglienza

Il Centro di ascolto

Macerata ferita (foto G. Cartechini)

ono 50 le persone richiedenti asilo accolte, in convenzione con la S Prefettura, dal Centro di ascolto, la

solo richiusi in un egoismo infantile e triste. Continuando sulla linea di questo pensiero, sono tentato di credere che la radice sia più profonda. Noi adulti abbiamo rinunciato a educare perché è un compito scomodo. Perché i giovani non si lasciano educare dalle prediche, ma ci chiedono coerenza. Educare è un’arte che nasce dall’esempio e funziona solo se l’educatore vive ciò che insegna; se i valori che proclama non sono solo parole, ma concrete motivazioni del suo agire quotidiano. Come può educare al rifiuto della droga una generazione adulta che non vuole rinunciare allo spinello, anzi mira a legalizzarlo, perché «non fa danni», «fa allegria» e «ricorda la gioventù»? Ormai 12

anni fa una analisi compiuta su 50 parlamentari, carpita con l’inganno ma medicalmente più che certa, fece sapere all’Italia che su un campione significativo dei nostri legislatori il 24% aveva fatto uso di cannabis nelle ultime 36 ore e l’8% di cocaina. Non mi sembra che le cose siano significativamente migliorate, ma solo che una tale inchiesta andrebbe fatta anche nel mondo della finanza, della comunicazione e forse dell’educazione. Se i risultati fossero confermati, sapremmo senza ombra di dubbio perché il nostro mondo degli adulti fallisce nell’educare alla sobrietà e al valore del rispetto della vita propria e altrui. Semplicemente perché non siamo degli adulti credibili. * vescovo

onlus di Rampa Zara che fa riferimento alla Caritas diocesana. 12 alloggiano nel Centro, gli altri sono distribuiti in 4 appartamenti nelle vicinanze. Provengono da Ghana, Senegal, Nigeria, Pakistan... Agli ospiti vengono messi a disposizione psicologi, mediatori culturali, linguistici, legali. Si sta avviando anche l’esperienza di un appartamento “di sgancio” per aiutare nell’inserimento sociale e lavorativo quanti hanno concluso l’ider di richiesta asilo. La positività complessiva dell’esperienza è confermata dall’amicizia che dura con quanti hanno completato l’iter burocratico e sono usciti. (P.Ch)

il sindaco

Carancini. «Uniti perché la città si possa risollevare» DI M. NATALIA MARQUESINI

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acerata è passata, nel giro di quindici giorni, dalla fama di città tranquilla, quando non addirittura sonnolenta, all’immagine di una realtà messa sotto scacco da droga, razzismo, rigurgiti fascisti... Abbiamo voluto ascoltare il sindaco Romano Carancini per raccogliere il suo primo bilancio. Dopo il delitto di Pamela Mastropietro e la sparatoria lungo le vie della città per mano di Luca Traini, come cambia la vita di Macerata? Sono stati giorni di grande difficoltà e disorientamento. Confido che la manifestazione che abbiamo promosso come Amministrazione la scorsa domenica sia un punto di partenza. Dobbiamo riflettere sui modi con cui condurre la comunità a un confronto sereno e tranquillo – seppur nella diversità di posizioni –, rispettandosi gli uni gli altri e sbarrando recisamente la strada a ogni tentazione di violenza. Ci sono delle azioni che come amministrazione intendete mettere in campo contro la droga? La lotta allo spaccio è senz’altro una delle azioni decisive più urgenti, necessaria anche per cambiare lo stato d’animo della città. Su questo però le competenze sono di chi ha la responsabilità dell’ordine pubblico. Sono certo che la Prefettura e la Questura svolgeranno un ruolo importante, più incisivo e più forte rispetto a quanto messo in campo finora. Quali sentimenti vivono i cittadini? È un momento molto delicato; ci troviamo tutti davanti a un incrocio. Penso che ognuno di noi sia chiamato a fare un passo indietro; le differenze non vanno esacerbate; va ritessuto il senso di appartenenza alla comunità e quindi ognuno deve provare a ripensarsi dentro a un contesto di maggiore collaborazione e rispetto. Il primo interpellato dalla necessità di questo cambiamento di atteggiamento sono ovviamente io.

ANDREA MOZZONI

Celebrato all’abbazia di Fiastra il mercoledì delle Ceneri onvertiti e credi nel Vangelo»: l’invito accompagnato dal pizzico di cenere sparso sul capo dei fedeli è risuonato la sera del Mercoledì delle Ceneri nell’austera cornice dell’Abbazia di Fiastra dove il vescovo Marconi ha celebrato la Santa Messa che ha aperto il tempo quaresimale. Nell’omelia il presule ha preso spunto dalle parole del profeta Gioele: «Laceratevi il cuore e non le vesti», notando come nella cultura biblica il gesto di lacerarsi la veste esprimeva il lutto, ma anche la separazione netta da una persona. Nel contesto della Quaresima vuole indicare con chiarezza la necessità di

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separarci dal male e dal peccato. Così quando Gesù dice: «Lacerate il cuore» – che è il simbolo del ragionamento, delle decisioni e della volontà –, chiede di non separarsi dal male solo esteriormente: «Separate dal male i vostri pensieri, le decisioni, la volontà. Smettete di pensare, di desiderare, di volere il male. Il Signore chiede di fare un cammino per far scendere nel profondo la convinzione di allontanarsi dal male e di aderire a Lui. Questa richiede tempo, per questo la Quaresima dura 40 giorni». In questa prospettiva «le ceneri sono il segno del male che deve morire, della parte negativa di noi che deve piano piano diventare cenere».(P.Ch.)

no spaccato della vicenda umana di Pamela Mastropietro è offerto da José Berdini, responsabile della comunità di recupero Pars, con sede a Corridonia, a pochi chilometri da Macerata e dal luogo del ritrovamento del corpo della diciottenne. Dalla Pars, dove era ospite da ottobre 2017, Pamela era fuggita il 29 gennaio. José Berdini, qual è il suo ricordo di Pamela?Quello di una ragazza giovane, molto confusa, da intendere come risultato del pensiero che si possa vivere o sopravvivere attraverso l’uso di droghe, quindi fuggendo dalla realtà. Questo è il focus dell’immagine che mi rimane di lei. Dopo di che, Pamela era una persona volenterosa, con tanta energia umana. Una diciottenne in tutto, nel bene e anche nel “meno” bene: dentro ciò, una giovane desiderosa di ricominciare. Che “impatto” ha avuto con la comunità? Pamela è arrivata da noi, come tutti i nostri ospiti, come se fosse catapultata da un altro mondo. Questo è un aspetto importante, a mio parere, perché il “mondo” da cui si proviene è talmente fuori dalla realtà che trovarsi in un contesto che è, appunto, comunitario, e cioè non solo pieno di regole, ma anche di relazioni, affetto e talvolta inevitabilmente anche di incomprensioni, non è facile: ciò viene messo in luce nel continuo dialogo che c’è tra i pari e con gli psicologi o i medici. Chi giunge qui si trova scaraventato nel mondo vero, al contrario di quello da cui si proviene, e si possono provare, ad esempio, pensieri che vanno e vengono, che cambiano repentinamente, di per sé un effetto già in dote dalle droghe. Non ci sono soltanto i farmaci cui ricorrere, ma c’è una vita da affrontare, e questa può apparire fastidiosa. Come tutti, anche Pamela ha sperimentato queste sensazioni. Molte sono state le riflessioni, come il messaggio del vescovo Marconi... Quest’uomo ha avuto un momento di Grazia e di laicità, potremmo dire. Quando sostiene: «Pamela è morta qualche giorno fa, ma ha iniziato a morire il giorno in cui si è lasciata convincere – quindi c’è un atto anche suo di volontà – che la droga poteva essere la risposta al suo problema di vivere». Si tratta di un messaggio laico, “tecnico” e storico: non un giudizio, ma un fatto. Il problema di vivere oggi è castrato dai social, dal pettegolezzo di cui sono saturi, ma non si dice la verità. La verità è che quando ci si droga si viene trascinati, lo si decide, ci si “affeziona”, e uso un eufemismo minimo, e se ne diventa schiavi. Quel problema di vivere che c’è da prima e che si mostrava come un problema, se non affrontato (ed è questa la responsabilità del mondo adulto) diviene inevitabilmente una schiavitù.

Quaresima. Incamminati verso la Risurrezione Anche quest’anno il vescovo accompagna il cammino della Quaresima con un fascicolo che quotidianamente propone una traccia di riflessione e di preghiera, col suggerimento di assumersi un impegno che dia concretezza alla conversione. Il fascicolo è disponibile in ogni parrocchia. Ogni giorno sul sito www.emmetv.it, fin dal primo mattino, potete trovare la pagina del giorno. Qui di seguito riproduciamo l’Introduzione. ome ogni anno vi invito a percorrere insieme il cammino quaresimale mettendo al centro la Parola di Dio e in particolare il Vangelo della Messa quotidiana. Meditare il Vangelo della liturgia quotidiana ha un significato particolare, perché ci mette in sintonia con i cattolici che in tutte le lingue e i continenti meditano lo stesso Vangelo. Ma cosa significa

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meditare e soprattutto come si fa? La meditazione è la strada della semplicità, del silenzio e della quiete, che porta dalla mente al cuore. Nel cristianesimo questa tradizione ci arriva fin dai primi monaci cristiani: i padri e le madri del deserto e ci consente di mettere in pratica l’insegnamento di Gesù sulla preghiera in modo radicale e semplice. Dio, attraverso il profeta Isaia (55,8) rimproverava Israele perché si erano allontanati da Lui e la prova era che: «i Suoi pensieri non erano i loro pensieri, le Sue vie non erano le loro vie». La meditazione opera per ribaltare questa situazione e insegna che più noi entriamo profondamente nel mistero di unità con Dio, più ciò si realizza. Si tratta semplicemente di leggere e ascoltare il Vangelo ogni giorno perché «le sue Parole diventino le nostre parole». Così passando dalla mente al cuore, cioè nella nostra intima convinzione, ogni giorno di più i «Suoi pensieri diventeranno i nostri pensieri». E

infine «le sue vie diventeranno le nostre vie», cioè agiremo anche noi come il Signore: diventando realmente sempre più umani e compassionevoli. Al centro di tutto sta perciò la parola del Vangelo, da leggere con calma e magari rileggere fermandosi ad ascoltare col cuore se una immagine, una parola, un esempio o un consiglio di Gesù ci colpiscono particolarmente. Le poche righe proposte dopo ogni Vangelo servono ad aiutare in questo, così come la “Parola luminosa”, provocazione di un autore cristiano per far battere il cuore al ritmo di Dio. Infine, il racconto che chiude la meditazione serve a dare un momento di pace serena e di insegnamento, per crescere in umanità e compassione. Le due righe vuote sono un invito a scrivere un impegno per la tua giornata, quello che ti senti di fare perché: “le Sue vie diventino le tue vie”. Buona meditazione e buon cammino verso la Risurrezione. Nazzareno Marconi


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