Emmaus e Avvenire. 15 febbraio 2022

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Martedì, 15 febbraio 2022

CARITAS Avvento di carità, il ringraziamento per le offerte l direttore della Caritas diocesana, Lorenzo Cerquetella, nell’impossibilità di Iraggiungere personalmente tutti i numerosi

Inserto mensile della diocesi di Macerata Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia A cura della redazione EMMETV Via Cincinelli, 4 - 62100 Macerata

Telefono 0733.231567 E-mail: redazione@emmetv.it Facebook: : emmetvmacerata Twitter: emmetvmacerata

donatori che durante l’anno recapitano offerte e quanti hanno risposto all’appello per l’“Avvento di carità”, offrendo il proprio contributo in denaro senza però lasciare un indirizzo a cui potere inviare un messaggio, desidera che a ciascuno giunga il grazie più intenso e cordiale per il gesto di generosità compiuto. La somma raccolta in Avvento, ricorda il diacono, contribuirà all’acquisto di una fattoria che ospiterà una nuova Casa famiglia dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII.

Inserto di

In Provincia la nuova giunta targata Parcaroli

Macerata, città accogliente I corridoi umanitari

Verso la Quaresima vissuta nel segno della Via Crucis

«Papa Giovanni», la Casa famiglia (con fattoria)

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Nella Messa domenicale il centro e il culmine di tutta la vita della comunità cristiana

Radunati dalla Parola DI

N

(Ph: Cristian Gennari/Siciliani)

te nella messa domenicale «il centro e il culmine di tutta la vita della comunità cristiana» (CD 30; SC 42, PO 5). È in essa infatti che, con la Parola ed il Sacramento, i cristiani sempre di nuovo vengono trasformati in Corpo di Cristo, uniti con Lui e tra loro (LG 7). «Non è possibile che si formi

una comunità cristiana se non avendo come radice e come cardine la celebrazione della sacra eucaristia, dalla quale deve quindi prendere le mosse qualsiasi educazione tendente a formare lo spirito di comunità. E la celebrazione eucaristica, a sua volta, per essere piena e sincera deve spingere sia alle diverse

opere di carità e al reciproco aiuto, sia all’azione missionaria e alle varie forme di testimonianza cristiana» (PO 6). Il segno più chiaro che tutta questa azione santificatrice “funziona bene” è il consolidarsi giorno per giorno dell’unità nella carità. Una Parrocchia che si santifica e che santifica il mon-

DA SAPERE

Concilio Vaticano II

il più recente Concilio ecumenico della Chiesa Ècattolica. Convocato da pa-

pa Giovanni XXIII il 25 gennaio 1959, appena tre mesi dopo la sua elezione, iniziò l’11 ottobre 1962 e la prima sessione si interruppe per la morte del Papa il 3 giugno 1963. Le altre tre sessioni furono guidate da Paolo VI. I lavori si conclusero l’8 dicembre 1965. Vi parteciparono circa 2.500 vescovi. Vi assistettero anche esponenti delle altre confessioni cristiane. Il Concilio promulgò quattro Costituzioni, tre Dichiarazioni e nove Decreti. In chiusura il Papa indirizzò otto messaggi al mondo: ai padri conciliari, ai governanti, agli intellettuali, agli artisti, alle donne, ai lavoratori, ai poveri e agli ammalati, ai giovani.

GIORNO DEL RICORDO

ella nostra riflessione sulla Parrocchia secondo il Concilio notavamo come in SC 42 la Parrocchia non sia tanto un edificio o un territorio, ma un gruppo di fedeli, una porzione di Popolo di Dio particolarmente significativo per chi in un luogo concreto voglia incontrare la Chiesa, quell’unica Chiesa che è stabilita su tutta la terra e che vive in maniera piena e completa nella Diocesi. Se la Chiesa una si incontra concretamente e localmente nella Parrocchia, ciò vale anche per la Chiesa santa. La santità della Chiesa, nella visione conciliare, non è primariamente una perfezione umana e morale del singolo, che viene proclamata in contrapposizione a un mondo peccatore, ma è prima di tutto: la santità del Popolo di Dio gratuitamente ricevuta dalla divina misericordia (LG 39). Dio costantemente santifica tutta la sua Chiesa, perdonandola e unendola a sé attraverso la purificazione attuata dalla Parola e dai Sacramenti (LG 42). Tutto parte dall’annuncio della Parola. È la Parola che raduna i fedeli e suscitando nei loro cuori la fede, la speranza e la carità li rende comunità e fa sì che essi «crescano in Cristo» (CD 30, PO 4). Da qui l’enorme importanza che assume nella vita delle comunità cristiane e della Parrocchia in specie la Parola di Dio. Parola che è da annunciare e da approfondire nei modi più vari: non solo attraverso la predicazione e l’istruzione catechistica, ma anche attraverso la testimonianza di vita e attraverso la riflessione sui problemi del proprio tempo alla luce di Cristo, per «applicare la perenne verità del Vangelo alle circostanze concrete della vita» (LG 28 e 35, AA 6). La santificazione della Parrocchia non si realizza perciò separandosi dal mondo o ponendosi in contrapposizione con i peccatori, ma lasciandosi cambiare il cuore dall’annuncio del Vangelo. Sarà poi questo cuore cambiato che trasformerà: i convertiti in annunciatori, i santificati in santificatori, gli ex-peccatori in lievito di fraternità per la salvezza del mondo. Per questo il motore della santificazione della Parrocchia è indubitabilmente la celebrazione del sacrificio eucaristico. Il Concilio riconosce specialmen-

Finalmente si vede la luce dopo il tunnel

La parrocchia se è santa è chiamata alla comunione con tutte le altre realtà comunitarie e tutte le aggregazioni umane, dalle quali riceve vita e luce e alle quali dona la testimonianza del Vangelo

NAZZARENO MARCONI *

Celebrazione in memoria delle vittime delle foibe l 10 febbraio i rappresentanti delle associazioni combattentistiche e d’arma maceratesi hanno celebrato il IGiorno del ricordo. Un gesto semplice e una preghiera

congiunta per ricordare gli Italiani infoibati nelle cavità carsiche, le migliaia di persone vittime di eccidi, arresti e sparizioni. Alla Messa officiata da padre Noël Anselme Achi presso la chiesa di San Francesco a Macerata sono intervenute autorità civili e militari. Presente anche una ragazzina di allora, l’anziana maestra Nora Arrigoni.

LA RIFLESSIONE

do produce al suo interno e attorno a sé quella fraternità cristiana di cui parla così spesso papa Francesco, che non è il semplice e puramente umano volemose bene, ma è l’essere “lievito di carità”. Questa e l’anima e il tipico stile di vita della comunità cristiana che è «famiglia di Dio, fraternità animata dallo spirito di unità» (LG 28) che ha per «legge il nuovo precetto di amare come lo stesso Cristo ci ha amati» (LG 9). L’identità della comunità cristiana e in particolare della Parrocchia, così come la disegna il Vaticano II, è perciò una identità tutta relazionale: la sua santità non è trattenuta e statica come il possesso di un oggetto, ma è dinamica, è costantemente ricevuta e donata al suo interno e verso l’esterno. La Parrocchia se è santa è chiamata alla comunione con tutte le altre comunità parrocchiali e tutte le aggregazioni umane, dalle quali riceve vita e luce ed alle quali dona la testimonianza del Vangelo.Quando il Concilio parla di una Chiesa che «è per sua natura missionaria» (AG 2) questa estroflessione della comunità credente riguarda anche la sua santità e deve partire dalla base, da ogni assemblea del popolo di Dio e primariamente da ogni Parrocchia. Questa è infatti la vocazione fondamentale e irrinunciabile della Parrocchia secondo il Concilio: «aprire a tutti gli uomini la strada che conduce a Cristo» (PO 6). La santità della Chiesa e della Parrocchia è perciò, come diceva san Giovanni Paolo II parlando della vocazione: “dono e mistero”. La vocazione universale alla santità (LG 40) si realizza come dono che riceviamo e mistero che fa di noi, dei peccatori mai completamente convertiti, eppure capaci di operare la santificazione del mondo. * vescovo

DI ROMANO

MARI *

L

a quarta ondata della pandemia ha finalmente iniziato la decrescita. Anche la mia esperienza di medico, con numerosi pazienti contagiati nelle ultime settimane, conferma che il virus sta esaurendo la propria veemenza. Non vediamo più in chi è contagiato la vera e propria fame d’aria che abbiamo sperimentato nella prima e nella seconda ondata; la sintomatologia appare più semplice, più blanda, avvicinandosi a quella di una forma influenzale. Come dimostrano i numeri altissimi dei contagiati, questa ondata è stata caratterizzata da una diffusione molto alta, con una contagiosità simile a quella del morbillo. Vengono colpite anche persone già vaccinate (la sintomatologia in questi casi è sempre molto lieve), ma questo dato non toglie valore ai vaccini, lo prova il fatto che nei nostri reparti e nelle terapie intensive la grande maggioranza dei ricoverati è costituita da persone non vaccinate, nonostante queste siano oramai meno del 10% della popolazione. Tra i miei pazienti vaccinati, in questa quarta ondata non ho avuto alcun decesso, mentre è morta per Covid una paziente non vaccinata e, sempre tra i non vaccinati, ho contato tre persone con broncopolmonite interstiziale caratterizzata da una sintomatologia severa. Tutto concorre a sollecitare, chi ancora non l’avesse fatto, a vaccinarsi; l’esperienza di questi mesi conferma poi che il booster (o terza dove) dà una buona stimolazione al sistema immunitario, tale probabilmente da garantire una copertura di molti mesi, arrivando forse a poter praticare nel prossimo autunno un’unica vaccinazione per l’influenza e il Covid. Tengo a sottolineare poi che da questo fine mese – come confermato pochi giorni fa dal generale Figliuolo – avremo a disposizione un nuovo vaccino, il Novavacs, a base proteica, del tipo cioè di quelli già ampiamente usati contro il papillomavirus, la pertosse, l’epatite di tipo B, la meningite... Mi auguro che questo convinca molte persone ancora non vaccinate, perché ostili ai vaccini a mRna, a farsi vaccinare. Se forse cominciamo a vedere la luce alla fine del tunnel della pandemia, resta la pressante urgenza di una riforma complessiva della sanità, sia ospedaliera che del territorio, continuando innanzitutto a operare per recuperare la pesante carenza di medici e infermieri che il nostro Paese, e in esso anche la nostra Regione, sta patendo – 100mila marchigiani sono senza medico di base –. Dev’essere chiaro alle autorità che la sanità non è un “costo”, è un investimento. È normale che chiuda in disavanzo, che non deve significare spreco, ma servizi e salute per tutti. * medico di base

Nuovi termini che ci aiutino a immaginare il futuro DI

GIANCARLO CARTECHINI

«B Il saggio di Spadaro

La pandemia, tempo propizio per coltivare una diversa «immaginazione del possibile», con il coraggio che solo il Vangelo può offrire

uongiorno capo!». Il ragazzo al distributore questa mattina sembra di buon umore. Lo confortano la giovane età e un lavoro instabile come il prezzo del metano, schizzato alle stelle negli ultimi mesi. Rispondo al saluto, ma le parole si perdono nel rumore provocato dal passaggio di un treno merci sulla ferrovia che costeggia la statale. Una motrice rincagnata, coperta di graffiti, seguita da una lunga teoria di carri vuoti, di quelli utilizzati per trasportare container. Sarà un convoglio come questo a trasportarci oltre la crisi? Chi ci darà il coraggio di arrampicarci lungo la scarpata e saltare sul treno in corsa?

Abbiamo bisogno di parole illuminanti, scrive il teologo Antonio Spadaro nel suo saggio “Fiamma nella notte - sette parole per immaginare il futuro”. Parole che indicano una soglia, realtà in bilico tra un passato malato che ci stiamo lentamente lasciando alle spalle, e un futuro tutto da costruire. Frontiera, viaggio, ring, germoglio… Un percorso sorprendente ricco di citazioni che spaziano dalla letteratura, al mondo del cinema, allo sport. L’ultima parte del libro è dedicata alla parola “pandemia”: l’autore ricostruisce il pensiero di papa Francesco attraverso l’analisi delle metafore utilizzate in differenti occasioni durante il periodo più buio del lockdown. Ecco il punto: la

crisi ha rappresentato un tempo propizio per coltivare una nuova “immaginazione del possibile”, con il coraggio che solo il Vangelo può offrirci. Siamo così abituati a ripercorrere sentieri già noti, che abbiamo perso la capacità di immaginare un nuovo inizio. Ci illudiamo di ripartire come se nulla fosse accaduto. Le antiche abitudini non vedono l’ora di riprendere il sopravvento. E invece – sono parole del Papa – il cambiamento non potrà che avvenire facendo reagire «l’annuncio straripante del Vangelo e la vita così come viene». Già, la vita così come viene, fatta di fratture mai ricomposte, tensioni sotterranee, sconfitte mai digerite, cuscini sgualciti. Gioie effimere, caffè presi di cor-

sa prima di uscire. Volti di persone incontrate di fretta. Nessuna normalità soffocante ci dovrà più ingabbiare. Riusciremo a rimanere liberi, ad «abitare nella possibilità», come scriveva la poetessa americana Emily Dickinson? Riusciremo a custodire i germi di solidarietà nati nei giorni più bui della pandemia? Servono visionari, quelli che il Papa ha chiamato i “poeti sociali”, che dalle periferie dimenticate creano soluzioni dignitose per i problemi degli esclusi. I poeti, dice Spadaro, sono coloro che usano parole comuni per esprimersi in maniera divergente. È proprio così: a traghettarci nel mondo nuovo non saranno solo politici, imprenditori e professionisti. Servirà anche gente di

frontiera, abituata a muoversi oltre confine, a pronunciare parole sporche di terra e ricche di luce. Gente capace di remare insieme. «Le rotte della vita vanno in direzioni aleatorie – scrive Roberto Casati all’inizio del libro appena pubblicato “Oceano, una navigazione filosofica” – errano, ritornano su se stesse, e uno degli strani vantaggi dell’approdo in una rada sicura proprio un attimo prima del calar del vento, è che a guardarsi alle spalle i momenti che sembrano segnare un finale di partita diventano nella memoria delle semplici battute d’arresto». Anzi – oramai lo abbiamo capito – anche una battuta d’arresto può rappresentare una formidabile occasione per ricominciare.


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