Emmaus e Avvenire, martedì 15 dicembre 2020

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Martedì, 15 dicembre 2020

FESTIVITÀ

perdurante situazione di inagibilità della catdi San Giuliano costringe il nostro veLscovoatedrale all’itineranza anche nelle celebrazioni più

Inserto mensile della diocesi di Macerata Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia A cura della redazione EMMETV Via Cincinelli, 4 - 62100 Macerata

Telefono 0733.231567 E-mail: redazione@emmetv.it Facebook: : emmetvmacerata Twitter: emmetvmacerata

solenni dell’anno liturgico. Vale pure per le festività natalizie che si approssimano. Qui di seguito segnaliamo le celebrazioni principali. Veglia del 24 dicembre - ore 18.30 - Chiesa di San Giorgio (Macerata) Santo Natale, Messa del giorno - 25 dicembre ore 11.00 - Chiesa dell’Immacolata (Macerata) Preghiera del Te Deum - 31 dicembre - ore 18.30 - Chiesa di San Giorgio (Macerata ) Maria Santissima Madre di Dio - 1° gennaio ore 11.30 - Chiesa Santa Madre di Dio (Macerata) Potrete seguire queste celebrazioni su EmmeTv Canale 89 e sul canale YouTube della diocesi.

Inserto di

Nuovo diacono: è Antimo Gambardella

Don Giuseppe Repupilli, una vita per la scuola

Avvicendamento del questore nel capoluogo

Macerata: parla l’assessore D’Alessandro

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Un cammino nel segno dell’affetto al Papa e della devozione al Santuario lauretano

Una storia lunga 700 anni DI

Reca la data 18 novembre 1320 la Bolla con la quale papa Giovanni XXII eresse la diocesi di Macerata, incorporando Recanati. Nell’unità l’ispirazione per un futuro fecondo

NAZZARENO MARCONI *

I

Messa per la festa della Mater Misericordiae, patrona della diocesi di Macerata, lo scorso 6 settembre

ghibellini trovando un valido oppositore nel vescovo Federico, che parteggiava per i guelfi fedeli al papa. Papa Giovanni XXII intervenne nel 1320, dapprima scomunicando i responsabili delle violenze contro il vescovo e sottoponendo la città di Recanati a interdetto

ecclesiastico, poi il 18 novembre con la bolla “Sicut ex debito”, sopprimendo nuovamente la diocesi di Recanati ed erigendo al suo posto quella di Macerata, il cui primo vescovo fu lo stesso Federico, trasferito da Recanati. Perciò la data del 18 novembre 1320 divenne l’atto

di nascita certo della diocesi di Macerata, che da subito comprendeva anche il territorio di Recanati. La successiva vittoria del partito Guelfo su quello Ghibellino appianò le discordie e permise nuovamente la restaurazione della diocesi di Recanati con bolla di papa Innocenzo VI

VERSO L’UNITÀ

Da cinque a una

Nel 1964 la diocesi di Cingoli, già unita a Osimo, venne affidata in amministrazione apostolica al vescovo di Macerata Cassulo. Due anni più tardi questi fu nominato amministratore anche della diocesi di Treia, fino ad allora amministrata dal vescovo di San Severino. Nel 1970, durante l’episcopato di Ersilio Tonini, fu affidata al vescovo di Macerata anche la diocesi di Recanati. Dal 1976 le diocesi autonome di Macerata, Tolentino (unita aeque principaliter già nel 1586 a Macerata), Recanati, Cingoli, Treia ebbero come unico vescovo Tarcisio Carboni. Il 30 settembre 1986, le cinque diocesi autonome vennero unite nell’unica diocesi che prese nome di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia.

PELLEGRINAGGIO 2021

l 18 novembre 1320 con la Bolla “Sicut ex debito” papa Giovanni XXII eresse la diocesi di Macerata dando inizio a una storia che oramai annovera ben 700 anni. Siamo perciò entrati ufficialmente nell’ottavo secolo della nostra vita diocesana. Questo anno centenario, segnato pesantemente dal Covid, non si è potuto aprire con cerimonie e celebrazioni solenni ed affollate ma deve essere il tempo della riflessione e dell’ascolto della vita e della storia. La Chiesa vive sempre nel tempo ed al passo degli uomini, e anche la nostra storia diocesana si è sviluppata interloquendo con le mentalità dei tempi, muovendosi tra le luci e le ombre che l’agire umano mescola sempre. Nel nostro territorio diocesano il documento più antico che testimonia l’esistenza di un Vescovo e una Diocesi è nella menzione di un vescovo di Recina nel Concilio ariano di Rimini del 359. Dopo la distruzione da parte dei Goti all’inizio del V secolo dell’antica città di Helvia Recina la popolazione rifugiatasi sulle colline avrebbe dato origine ai due centri abitati di Macerata e Recanati. Nel 410 è testimoniata la presenza dell’ultimo vescovo Ricinate Claudio, che viene anche considerato il primo vescovo di Macerata, ma non ci sono documenti di questo titolo vescovile. Altrettanto antiche sarebbero le diocesi di Tolentino, Cingoli e Treia che vissero però alterne vicende con lunghi periodi di soppressioni ed accorpamenti, finché confluiranno gradualmente nella diocesi attuale di Macereta - Tolentino - Recanati - Cingoli - Treia. La diocesi più antica attestata con certezza dal documento di erezione sarebbe Recanati, infatti fu eretta il 22 maggio 1240 con la bolla “Rectae considerationis” di papa Gregorio IX, ricavandone il territorio dalla diocesi di Numana. Seguirono varie vicende di soppressione e restaurazione finché ai primi del 1300 la città e le sue autorità amministrative aderirono al partito dei

Il 9 la Veglia della Venuta in preghiera con il sindaco dicembre, in occasione della Veglia della VenuSanta Casa, presidente e alcuni organizzaItorilta9deldella Pellegrinaggio Macerata-Loreto, assieme al vi-

cario generale don Andrea Leonesi, al sindaco e alla giunta comunale di Macerata, si sono raccolti in preghiera davanti allo Sferisterio illuminato per l’occasione. Senza il tradizionale falò, hanno acceso candele e recitato le Litanie. È stata quindi annunciata la data del 43° Pellegrinaggio: sabato 12 giugno 2021.

dell’8 gennaio 1356. In quella occasione però il Pontefice decise di unire “aeque principaliter” la sede Recanatese con quella di Macerata. La nostra Diocesi unita in origine era immediatamente soggetta alla Santa Sede e si estendeva fino al mare comprendendo, con Recanati, anche il territorio di Loreto. L’unione perdurò fino a marzo 1586 quando fu creata la diocesi di Loreto comprensiva della regione di Recanati. Quindi per quasi 3 secoli, pur con brevi interruzioni, dall’inizio del 1300 alla fine del 1500 la diocesi di Macerata fu unita a Recanati e con essa custode della Santa Casa. Si può quindi ritenere la diocesi di Helvia Recina come l’originaria sede episcopale del nostro territorio e la data del 18 novembre 1320 simbolica del ritorno a una unità diocesana in piena obbedienza al Papa e sotto un solo vescovo, di quei discendenti di Helvia Recina che si erano divisi in Maceratesi e Recanatesi. Nel corso della storia si avranno alterne separazioni e fusioni, ma questo settimo centenario ha il valore di ribadire una significativa unione del nostro territorio, che sempre più dovrà ispirare il cammino futuro. Questo squarcio di storia locale mi sembra illuminare la vocazione storica della nostra Diocesi, che è prosperata sempre nei momenti in cui si rafforzava: l’unione umana e spirituale di tutto il territorio, il legame particolare di affetto al Papa e la devozione al Santuario Lauretano verso il quale tutti guardano con affetto di predilezione. Buon Centenario a tutti. * vescovo

PATAGONIA ARGENTINA

Verso il Natale agli estremi del mondo DI ALBERICO

CAPITANI

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bbiamo vissuto un anno di incertezze, di sofferenza, di solitudine e, per alcuni, di morte di persone care: il Natale non può non essere diverso. Qui in Argentina la situazione è migliore dell’Italia quanto a numero dei morti, ma siamo in quarantena dal mese di marzo e in questi ultimi tempi assistiamo all’aumento dei contagi. Le attività pastorali non sono potute iniziare come al solito a marzo e improvvisamente siamo stati costretti a spostare tutta l’attività online. Con entusiasmo e fantasia i catechisti hanno fatto l’impossibile per non abbandonare le famiglie e i ragazzi, anche se ci sono situazioni che hanno reso impossibile l’accompagnamento, in modo speciale per i molti che qui vivono in povertà. Nella periferia di Puerto Madryn molte case sono piccole, una stanza e una cucina, Internet non c’è o il segnale è debole. Solo in qualche occasione i catechisti hanno potuto visitare i ragazzi e le loro famiglie per animarli e portare loro la solidarietà e la vicinanza della comunità parrocchiale, come anche i volontari di Caritas hanno ogni settimana cercato di visitare un gruppo di poveri portando loro viveri di prima necessità. Anche la preghiera e la liturgia sono state animate virtualmente. Da poche settimane le chiese sono state riaperte, con capienza ridotta a un terzo, ma purtroppo la gente, o per paura o per aver perso l’abitudine alla domenica, non sta participando molto, un problema al quale dare una risposta.In questa realtà stiamo camminando verso il Natale. Nel mese di Novembre abbiamo creato una immagine virtuale della Madonna che è riuscita a entrare in molte famiglie portando consolazione e speranza. Molte di queste famiglie ci hanno poi spedito preghiere semplici, fatte in occasione della visita di Maria, di ringraziamento e di richiesta di aiuto, non solo per loro ma per tutti. E noi abbiamo accompagnato con una trasmissione dal vivo, ogni giorno, per mezzo della pagina Facebook parrocchiale, recitando una decina del rosario e leggendo le loro preghiere. Questo primo momento è terminato l’8 dicembre: da tutte le parrocchie della città è partita una carovana di auto che si sono ritrovate in una Piazza per celebrare la santa Messa. I volontari della Caritas stanno preparando pacchi speciali di viveri e di alcuni dolci natalizi da portare alle famiglie più povere. I catechisti stanno preparando un presepe, cercando di approfondire l’enciclica “Fratelli tutti” e alla fine realizzeranno un video. Tutto questo per aiutarci a crescere nella fede e nella speranza e guidarci a vivere la fraternità, a passare dall’“io” al “noi”.

Parchi commerciali destinati all’estinzione? Il Covid è riuscito a cambiare il nostro modo di vivere. Stavolta l’ingranaggio si è inceppato davvero Come ne usciremo? DI

GIANCARLO CARTECHINI

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uattro giorni consecutivi di chiusura dei centri commerciali, nelle settimane che precedono il Natale, non si erano mai verificati. Nessuno li aveva messi in conto. Nessun investitore, nessun commerciante. L’intero ponte dell’Immacolata cancellato dai DPCM, come si può leggere nelle locandine affisse in molte vetrine: «In base al DPCM del 24 ottobre 2020,

per evitare assembramenti, l’accesso a questo negozio…»; «In vista del nuovo DPCM del 3/12/2020 il punto vendita riaprirà mercoledì 9 dicembre». Forse bisogna venire in luoghi come questi, per rendersi conto di quanto a fondo la lotta alla pandemia stia incidendo nelle nostre abitudini. «Benvenuti nel più grande parco commerciale delle Marche» – si legge nel sito Internet che nessuno si è curato di aggiornare –; «Un ampio mix merceologico. Aperto tutti i giorni dalle nove alle venti. 23.000 metri quadri coperti. 1.200 posti auto». Forse qui è possibile comprendere. Attraversare corridoi vuoti, sbattere contro serrande abbassate, osservare gli sguardi vitrei dei manichini nudi e dei pochi attoniti che si aggi-

rano per i negozi. Colpiti al cuore. Consumatori in frantumi. È accaduto quello che si era riuscito a evitare perfino nella stagione degli attentati efferati (ricordate la presunzione degli uomini di governo occidentali? «Nessuno riuscirà a cambiare il nostro modo di vivere, continueremo la vita di sempre!»). Stavolta l’ingranaggio si è inceppato davvero. Alle 18 di lunedì pomeriggio gli altoparlanti diffondono musica. Le luminarie sono accese. Dal piano superiore, che domina il parcheggio, si vede una fila di macchine entrare nell’area del centro commerciale. Molti si rendono conto che i negozi sono chiusi, tornano indietro. Qualcuno invece si ferma. Scende dall’auto, indossa la mascherina. Si dirige verso una delle poche vetrine illuminate, finalmente si accor-

ge che c’è qualcosa di strano. Si guarda intorno, come una formica che si muove a tentoni cercando la fila delle compagne; poi risale in macchina, e riparte tuffandosi nel buio della periferia. Due uomini sono seduti all’esterno di un bar, nella semioscurità. Sui loro visi si riflette la luce dello schermo del tablet che il più giovane sta mostrando all’altro. L’atmosfera è irreale, le scale mobili continuano a scendere e a salire senza trasportare nessuno. Resta da chiedersi dove si diriga il flusso delle auto in uscita: qualcuno tornerà a casa a mani vuote, i più ostinati continueranno a cercare negozi aperti in città. Altri, forse, troveranno il tempo per chiedersi se sono davvero da rimpiangere gli assembramenti asfissianti, le file interminabili, gli acquisti compulsivi.

Il negozio di un centro commerciale

Qualcuno intuirà di far parte di un tempo tutto al contrario, dove si rischia di perdere il lavoro non per mancanza di acquirenti, ma per il pericolo di un eccessivo affollamento. E magari inizierà a chiedersi se non sia preferibile un modello di sviluppo differente, più sostenibile, alternativo rispetto alle grandi

concentrazioni di capitali, merci e persone. I parchi commerciali e il mondo che essi rappresentano faranno la fine dei dinosauri? Sarà la storia a dirci se stiamo assistendo all’inizio della grande estinzione, o solo a una memorabile battuta d’arresto.


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