Gmg diocesana A Recanati il 9 aprile
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arà Recanati ad ospitare, quest’anno, la Giornata S mondiale della gioventù che a
Mensile della diocesi di Macerata Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia
livello diocesano i ragazzi vivranno domenica 9 aprile. Il tema scelto da papa Francesco per questo appuntamento che, come da tradizione, coincide con la Domenica delle Palme, si ispira alla figura di Maria e al Vangelo di Luca: «Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente».
A cura della redazione EMMAUS Via Cincinelli, 4 62100 Macerata tel. 0733.234670
Martedì, 21 marzo 2017
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MACERATA
Dietro a tutti i preti c’è una famiglia, che ha vissuto il proprio compito come una vera «chiamata». È questo sostegno familiare a formare personalità salde ed equilibrate
Ogni vocazione è una festa Celebrare la gioia proprio nel cuore della Quaresima
Vivere la vita come risposta è riconoscere che essa è un dono di Dio, che ci è giunto anche grazie all’amore di altre persone Un «debito» che ci interpella
DI DI
S
NAZZARENO MARCONI *
L
a grande festa che una Comunità diocesana fa in occasione di una ordinazione sacerdotale, sia di un prete diocesano che di un religioso, è bellissima e giusta: si ringrazia Dio perché una vocazione si compie. Ma questa festa potrebbe essere fraintesa. Oggi che questi eventi sono più rari si potrebbe pensare che le vocazioni di particolare consacrazione abbiano una preziosità ed eroicità degne della prima pagina. So che non tutti saranno d’accordo con quanto dico, ma sono convinto invece che ogni vocazione che si compie abbia lo stesso valore e importanza delle altre. Vivere la propria vita come vocazione è credere – e dimostrarlo nei fatti – che la vita è un prezioso dono di Dio; che la vita non è di mia proprietà, mi è stata donata, e questo mi pone in debito con Dio e con l’umanità attraverso cui Dio mi ha fatto questo dono. È l’amore di Dio e l’amore di due persone, protratto per nove lunghi mesi dall’amore almeno di una madre, che rende possibile il dono della vita umana. Ognuno di noi ha aperto gli occhi sul mondo grazie a questa corrente di doni, ricevuti e da restituire con generosità, almeno per giustizia, per pagare il debito. Oggi invece è in crisi la visione della vita come vocazione, perché il mondo coltiva come una pianta infestante l’egoismo, la superbia di essere il centro dell’universo, l’errore di credere che il segreto della gioia sia servirsi degli altri invece di mettersi a servizio del bene. La radice di questo male comincia dal fatto che due persone non vivono il loro essere sposi e poi genitori come una vocazione, cioè come una chiamata a donare vita ed amore con generosità e gratuità. Dopo avere “allevato” più di 150 preti nella mia vita di formatore di seminario, posso testimoniare che dietro ogni vera vocazione di particolare consacrazione c’è sempre l’espe-
Un momento dell’Ordinazione sacerdotale di Mauro Scoccia e Francesco Mengoni – foto Maurizio Foglia
rienza dell’incontro con una o più vocazioni di paternità e maternità ben vissute. Dietro ogni prete c’è una famiglia, che ha vissuto come vocazione il proprio compito. Non sempre è quella di origine, ma c’è sempre. Altrimenti le vocazioni al sacerdozio, se non nascono dalla contemplazione ammirata di una bella famiglia, sono un po’ squilibrate. Lo insegna il Vangelo: Dio Padre ha voluto che Gesù maturasse umanamente la sua vocazione di Sommo Sacerdote della Nuova Alleanza non dentro il tempio di Gerusalemme, ma nella famiglia di Nazareth, alla scuola di Maria e Giuseppe, dove la vita matrimoniale e di genitori è stata vissuta come vocazione, cioè come dono generoso di sé, al massimo grado. Questa esperienza mi ha convinto che le vocazioni di particolare consacrazione sono in calo perché mancano famiglie che vivano la loro vita rispondendo alla chiamata di Dio, nella vocazione a essere una vera famiglia cristiana. Se manca questa testimonianza, le vocazioni al sacerdozio non sbocciano, o nascono dall’idea squilibrata di essere speciali, di essere degli eroi rari e preziosi, portatori di un privilegio, o unici detentori di un potere sacro. Ho sempre insegnato a fuggire queste idee co-
me la peste, perché non corrispondono al genuino insegnamento della Chiesa, né tantomeno all’esempio di tanti santi preti. Quando celebriamo un’ordinazione sacerdotale, prima di tutto dobbiamo ringraziare Dio di tanti sposi e di tanti genitori, che vivendo la loro vita come una vocazione sacra sono stati la terra buona da cui questa vocazione di speciale consacrazione è germogliata. Dobbiamo poi fare festa, perché questo fatto dimostra che ci sono ancora tante persone, religiosi e laici, che vivono e testimoniano la loro vita come vocazione. La cultura dell’egoismo, «del cuore comodo e avaro», che papa Francesco denuncia come la peste spirituale del mondo di oggi, non ha ancora vinto e queste vocazioni ne sono la prova. Ho scoperto visitando più volte la Terra Santa che quando nel deserto tante piccole piante resistono e fanno tesoro di ogni goccia di acqua buona che ricevono, la desertificazione si ferma e la vita inizia nuovamente a espandersi. Le due ordinazioni sacerdotali dei nostri padri cappuccini di sabato scorso a Montecassiano sono un bel segnale di primavera. A loro i miei migliori auguri. * vescovo
promemoria I riti di aprile con il vescovo enerdì 7 – ore 21 Macerata, Via Crucis Domenica 9 – ore 10.30 Benedizione delle V palme a Piazza della Libertà, processione fino alla Chiesa del Sacro Cuore, S.Messa Ore 15 Recanati, Giornata della Gioventù Ore 18.30 Recanati, S.Messa a San Flaviano Martedì 11 – ore 15.30 Ospedale di Macerata, S.Messa Mercoledì 12 – ore 21 Tolentino, Lectio divina a San Nicola Giovedì 13 – ore 10 Abbazia di Fiastra, S.Messa Crismale Ore 16.30 Casa di Riposo Macerata, S.Messa Ultima cena Venerdì 14 – ore 15 Macerata, Chiesa Sacro Cuore, Liturgia dell’Adorazione della Croce Ore 21 Macerata, Chiesa Sacro Cuore: Processione con Cristo morto Sabato 15 – ore 23 Abbazia di Fiastra, Veglia pasquale Domenica 16 – ore 10.30 – Celebrazione Pasquale alla Basilica della Madonna della Misericordia
messa in sicurezza
terremoto. Tante le opere realizzate, ma i fondi ancora non arrivano DI
GIACOMO ALIMENTI E OSVALDO CALZOLAIO *
C
ol susseguirsi delle scosse sismiche alcune espressioni forse insolite sono divenute ai più familiari. Una di queste è “messa in sicurezza”. Con essa intendiamo gli interventi a protezione di persone e cose, in attesa delle azioni di tipo permanente da compiersi successivamente. Nel caso, poi, in cui un edificio presenti un vincolo di tutela che ne attesta il valore storico culturale, la messa in sicurezza ha altresì lo scopo di preservare la sussistenza del bene stesso e dei beni culturali mobili eventualmente presenti al suo interno. La Circolare del Dipartimento della Protezione Civile del 22 dicembre 2016 che detta le regole, prevede tre casi fondamentali: 1) opere volte alla salvaguardia della pubblica incolumità; 2) opere volte ad evitare ulteriori danni ai beni culturali immobili; 3) opere volte a evitare ulteriori danni ai beni paesaggistici immobili. Sulla base di quanto sancito dal punto 2, le Diocesi colpite dal sisma possono realizzare gli interventi (di puntellamento o analoghi). I relativi oneri finanziari sono a carico dei fondi stanziati per la gestione emergenziale della Protezione Civile. In realtà, al momento, nelle Marche è ancora in via di definizione la procedura per inoltrare le richieste di rimborso delle spese sostenute per tali interventi, con gravissime difficoltà economiche per le diocesi e per le imprese edili che hanno lavorato. L’incertezza procedurale si è anche tradotta in difficoltà operative. La Diocesi di Macerata tramite l’Ufficio Sisma ha effettuato opere di messa in sicurezza sui territori delle cinque ex Vicarie, assegnando incarichi a imprese e tecnici, e controllandone l’esecuzione. Tra gli interventi di maggior rilievo, quelli effettuati presso l’abazia di Santa Maria Assunta di Rambona e nella chiesa di San Giovanni Battista a Porto Recanati. Nell’insieme sono stati eseguti un totale di 30 interventi. Altrettante situazioni precarie attendono di essere risolte, ma questo sarà realisticamente possibile soltanto se a parole come “sicurezza”, “cultura”, “semplificazione”, “sussidiarietà” verrà riconosciuto da tutti gli attori coinvolti, pubblici e privati, un significato sostanziale. Altrimenti il rischio è quello di restare a guardare un patrimonio che si sgretola e, con esso, i segni identitari delle comunità. Sarebbe un peccato, per tutti. * Ufficio Diocesano Sisma
EGIDIO TITTARELLI
Montecassiano, la gioia per l’ordinazione dei due cappuccini fra Francesco Mengoni e fra Mauro Scoccia Una festa di paese o meglio ancora, di un’intera comunità. Questo ha rappresentato per Montecassiano la celebrazione della consacrazione presbiterale dei concittadini Mauro Scoccia e Francesco Mengoni, due giovani cresciuti in parrocchia, che ora vivono la loro vocazione all’interno dell’Ordine dei frati minori cappuccini. A consacrare presbiteri i due è stato monsignor Nazzareno Marconi che durante l’omelia ha voluto avvicinare all’imagine del sacerdote quella di padre, con un
particolare affidamento a San Giuseppe. «Il padre di Gesù – ha detto – ha vissuto la propria parternità in una condizione in cui tutto è dono e nulla è suo; così voi siete chiamati come presbiteri, e in più come Francescani, a testimoniare che Dio è dono; se lo farete regalete al mondo
l’immagine che l’amore è un dono gratuito del Signore». Tra i tanti sentiti rigraziamenti di Mauro e Francesco, un pensiero speciale è stato rivolto a don Giuseppe Ortenzi, per tanti anni parroco e punto di riferimento per il paese. M. Natalia Marquesini
iamo sorpresi che nel tempo della Quaresima, tempo di penitenza e di conversione, la Chiesa celebri la domenica della gioia. Viene da domandarci: che cosa c’entra la gioia con la Quaresima, non è questo il tempo della tristezza, delle rinunce, dei “fioretti”? Tuttalpiù la gioia va bene per il tempo di Pasqua. In realtà c’è una grande sapienza della Madre Chiesa e niente avviene per caso. Allora se nella quarta domenica del tempo di Quaresima siamo invitati a celebrare la domenica della gioia un motivo ci deve pur essere. La liturgia vuole aiutarci a non dimenticare che sempre si celebra la totalità del mistero di Cristo e dell’incontro con Lui. Nelle domeniche di Quaresima siamo condotti a gustare la vita nuova in Cristo che ci è stata donata attraverso la grazia del Battesimo: nella prima domenica ci è stato detto di non spaventarci dinanzi alle prove della vita, alle tentazioni, ma di vivere tutto con Gesù per vincere con Lui il male e camminare in una vita trasfigurata dall’ascolto della sua Parola e dalla sua Grazia (seconda domenica). Nella terza domenica siamo stati invitati a fare memoria dell’acqua del Battesimo e a lasciarci dissetare dal suo Amore come la donna samaritana al pozzo di Sicar. Nella quarta, la domenica della gioia appunto, attraverso la figura del cieco nato siamo invitati ad accogliere quella Luce che è capace di vincere le nostre cecità e rischiarare le nostre tenebre. Ecco allora il motivo della gioia: il Signore non ci lascia prigionieri delle tenebre, non ci abbandona nelle nostre tristi oscurità. Il cammino verso la Pasqua è un cammino di luce, di speranza, di vita piena e bella. È vero: siamo ancora in Quaresima, ma già intravediamo la luce della Pasqua, la vittoria di Cristo sulla morte, sul peccato e sulle tenebre. Allora, con il cuore illuminato da questa luce, siamo chiamati a camminare tra le tenebre e le ferite della vita non lasciandoci imprigionare dalla tristezza e dallo scoraggiamento, senza arrenderci dinanzi alle fatiche e alle prove della vita. Siamo invitati ad alzare lo sguardo verso la Risurrezione, verso la pienezza della Vita e della Luce che ci attende e ci avvolge donandoci speranza e gioia grande. La vera sapienza cristiana è vedere nel tempo penitenziale della Quaresima già la gioia della Pasqua, nelle tenebre che ci rattristano la Luce che tutto rischiara, nelle nostre dolenti ferite la presenza del Medico celeste che tutto risana, nelle fatiche dell’oggi il riposo beato dell’eternità… E tutto questo non è un sogno o un’illusione perché la Chiesa nella liturgia anticipa e vive già oggi la gioia della Risurrezione, della vita nuova in Cristo, di una umanità che è abitata da Dio e trasfigurata dal suo Amore.
famiglie. La testimonianza di Gigi e Anna Chiara De Palo DI LAURA E
L
GABRIELE CARDINALI *
e famiglie della diocesi continuano a camminare e ad incontrare testimoni di carità. Domenica 2 aprile sarà la volta dei coniugi De Palo, Gigi e Anna Chiara, sposi e genitori di quattro figli, coinvolti in vari ambiti di impegno sociale a favore della famiglia. Li abbiamo conosciuti ad Assisi, all’indomani della pubblicazione dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia, invitati dall’Ufficio Nazionale Cei di pastorale familiare, a commentare l’Inno alla Carità di san Paolo, in versione famiglia. Gigi e Anna Chiara hanno presentato una preghiera mattutina, coinvolgente e toccante, per la freschezza e l’attualità delle riflessioni e soprattutto per la concretezza delle parole. Una famiglia normale che si barcamena tra lavoro, sport, parrocchia e impegni vari, che rilegge la propria storia alla luce della Parola di Dio, cercando di farne il proprio rife-
Il 2 aprile l’incontro con il presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari e la moglie
rimento quotidiano. Gianluigi, per tutti Gigi, è l’attuale Presidente nazionale del Forum delle Associazioni Familiari. Con questo incarico sta girando l’Italia per incontrare le realtà che di famiglia si occupano e stimolare un nuovo e diverso interesse verso le tematiche ad essa legate. Tanti sono i progetti promossi dal Forum. Recentemente ha sollecitato una riflessione sull’introduzione del “Fattore Famiglia”, una legge che è stata appena approvata nella regione Lombardia. Con essa saranno garantiti maggiore tutela e sostegno alle donne in gravidanza, ai disabili, alle famiglie numerose e a quelle con anziani, attraverso un fisco più equo. L’esperienza di Gigi De Palo spazia dall’impegno in politica (dal 2011 al 2013 è stato anche Assessore alla Famiglia, alla Scuola
e ai Giovani di Roma Capitale) alla professione di giornalista, oltre ad aver ricoperto numerosi altri incarichi, a livello sociale ed ecclesiale. Di questa coppia colpisce soprattutto la grande passione per la vita e la famiglia. Un amore che si espande in ogni cosa che fanno: niente è per loro scontato, tutto è “incontro” e dono, tutto è occasione di gioia ed esperienza di carità. È stato facile pensare a Gigi ed Anna Chiara quando si stava cercando il testimone di turno da invitare in Diocesi. Il tema, “Amore appassionato”, sembra tagliato sulla loro realtà di uomo e donna di questo tempo, perfettamente integrati nella società, desiderosi di vivere e condividere tutta la bellezza della loro relazione coniugale. Dei ve-
ri testimoni del Vangelo, quelli che piacciono tanto a papa Francesco, quelli che antepongono l’ascolto al fare. Quelli che incarnano la buona notizia nella quotidianità del loro servizio all’uomo e alla famiglia, con gioia e passione, appunto. Per le famiglie della nostra diocesi si tratta del penultimo appuntamento, quasi al termine di un cammino che ha avuto come momenti centrali gli incontri in famiglia e in parrocchia, con le “videolectio” del vescovo Nazzareno e la giornata di ritiro del 26 marzo. Il nostro auspicio è che il cuore delle famiglie della diocesi sia riscaldato dalla Parola che il Vescovo vorrà spezzare per noi e dalla testimonianza di Gigi e Anna Chiara De Palo, con la loro passione per la famiglia e per la comunità intera, sperimentata nel dono continuo e gratuito della propria vita. *Direttori dell’Ufficio diocesano per la pastorale della famiglia e della vita