Corpus Domini
Messa e processione
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ra meno di due settimane, domenica 29 maggio, si celebrerà T la solennità del Corpus Domini.
A cura della redazione EMMAUS Via Cincinelli, 4 62100 Macerata tel. 0733.234670
L’appuntamento è alle ore 18 nella Cattedrale di San Giuliano a Macerata, dove il vescovo diocesano Nazzareno Marconi presiederà la Celebrazione eucaristica. Alla fine si svolgerà la consueta processione che percorrerà le vie del centro storico cittadino.
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MACERATA
Martedì, 17 maggio 2016
Mensile della diocesi di Macerata Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia
la parola del vescovo
A Pentecoste la Cresima conferita a un gruppo di giovani e adulti, compimento di un cammino di riscoperta spirituale vissuto con gioia e piena consapevolezza
Fede, quel «sì» da grandi I catecumeni, per la comunità locale, sono un dono prezioso che dimostra come la Chiesa in realtà non sia fatta solo dai sacerdoti o dai catechisti, ma da tutti i credenti DI
EGIDIO TITTARELLI
A
lcune volte abbiamo l’impressione di una certa stanchezza e sterilità nel nostro lavoro pastorale perché facciamo fatica a coinvolgere le persone nel cammino della fede, ma il Signore ci sorprende sempre e ci fa prendere coscienza che è Lui a guidare la Chiesa e che il grembo di questa è vivo e ancora capace di generare Figli di Dio attraverso i sacramenti dell’iniziazione cristiana. Da diversi anni viviamo in Diocesi e anche qui nella Parrocchia Immacolata l’esperienza del cammino di Iniziazione Cristiana degli adulti, provo quindi a raccontare questa bella esperienza. Tutto nasce dalla richiesta di alcuni adulti di “fare la Cresima” spesso a motivo della celebrazione del Matrimonio; poi sono arrivate anche le richieste di adulti che desideravano iniziare un cammino di vita cristiana per celebrare il Battesimo.
Successivamente abbiamo pensato di allargare questi incontri anche ad altri adulti animati dal desiderio di vivere e approfondire la loro fede e di condividere il cammino con altre persone. Ne è nata una proposta chiamata “I venerdì della fede” centrata sull’ascolto della Parola di Dio, in particolare del Vangelo, e sulla condivisione della vita e della fede. L’esperienza in questi anni è stata particolarmente significativa perché abbiamo gustato la bellezza del metterci in ascolto del Vangelo con uno stile semplice e sapienziale e con grande sorpresa abbiamo sperimentato come davvero il
Signore parli alla nostra vita e illumini il nostro cammino. L’altro aspetto significativo sperimentato è quello di una esperienza di chiesa comunità, perché la presenza degli adulti è una preziosa testimonianza per i più giovani di come si è sempre in cammino nella ricerca del Signore. Qualche giorno fa una signora, collaboratrice della parrocchia, nella preghiera finale ha ringraziato il Signore perché è felice alla sua età (75 anni) di continuare a scoprire la bellezza del Vangelo. Credo che questa preghiera sia stata più significativa di tanti inviti a continuare il cammino anche dopo la celebrazione dei sacramenti. Inoltre
tempo pasquale
catecumenato
testimoni. La scelta di diventare cristiani che matura con l’età osa spinge un giovane o un adulto a chiedere oggi di diventare cristiano? Lo spiegano alcuni tra quanti hanno ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana nella Veglia pasquale o che sono stati cresimati domenica 15 maggio. Per Sophia «la preparazione ai Sacramenti è stato un momento per mettere in discussione me stessa… ho cercato di affidarmi quanto più possibile alla parola di Dio e ad accoglierla con apertura di cuore e di mente. Il dialogo con gli altri mi ha dato tanti spunti di riflessione. Il sentirmi partecipe in una Chiesa che ha spalancato le sue porte prevaleva sulla timidezza e sul timore di essere giudicata. Poi è arrivata la Veglia pasquale, nella quale ho ricevuto Battesimo, Cresima e Comunione. Nessuna parola riuscirebbe degnamente a descrivere l’emozione di quel giorno». E poi Liliya: «Ricevere i sacramenti è stato per me un grande dono, una grande grazia. Nel Paese in cui sono nata non si praticava la religione cattolica. Una volta arrivata in Italia è stato il Signore a cercarmi. Io non ho dovuto fare altro che accoglierlo. Tutto è cominciato dall’incontro con un parroco che, in un momento di difficoltà, mi ha saputo dare delle parole di conforto. Da lì è iniziato un percorso di conoscenza e di avvicinamento alla Parola del Signore. Ricevere i Sacramenti la notte di Pasqua è stato un modo per immergermi nell’infinito Amore che sento che il Signore prova per noi»… Al suo fianco c’è il fidanzato Tommaso che ha ricevuto domenica la Cresima: «Da ragazzo decisi di non farla. Non mi sentivo pronto e non accettavo l’idea di doverlo fare perché così facevano tutti. Guardandomi indietro non posso che apprezzare la scelta di allora, perché mi dà la possibilità di vivere oggi questo Sacramento con molta più consapevolezza e coinvolgimento. È una tappa significativa del mio percorso di crescita, un modo per sentirmi più vicino al Signore e per vivere ancora di più il suo Amore e la sua Misericordia». Infine Irene: «Ho sempre avuto la sensazione forte che accanto a me ci fosse una presenza buona che mi guidava dove io non arrivavo. Ho cominciato a leggere la Bibbia, soprattutto i Salmi e a pregare nel momento più buio della mia vita, dopo essermi seduta, in lacrime, in mezzo ad un campo assolato, da sola. All’improvviso, esaurita l’ultima lacrima, mi sono accorta di non appartenere più a me stessa, ma a Qualcuno molto più grande di me. Gli ho parlato, Gli ho chiesto di aiutarmi e Lui mi ha teso le sue mani. Mi sono alzata e ho cominciato a camminare con Lui, trovando presto splendide persone, già da tempo sul suo cammino. Ho fatto molta strada, ma ancor più me ne aspetta. La Cresima di domenica scorsa è la mia risposta, il mio “grazie” al suo avermi teso la mano». Egidio Tittarelli
riconosco che evitando di creare un gruppo a parte dei catecumeni, ma inserendoli in un cammino di fede, cresce in tutti la consapevolezza che la Chiesa non è fatta da un prete o un catechista, ma da tutto il popolo il Dio senza distinzione di età e di condizioni. Alcune volte si sperimenta la gioia di vedere i più maturi nella fede e nell’età ravvivati dall’entusiasmo dei più giovani; altre volte i più giovani sono sorpresi dall’esperienza di vita dei più anziani e così si capisce la bellezza della Chiesa dove c’è posto per tutti, dove la diversità è ricchezza, dove ci si educa ad accoglierci, a lasciarci sorprendere dall’altro, ad ascoltare l’altro e a camminare insieme. Quest’anno abbiamo vissuto questa bella esperienza con 6 giovani/adulti che si sono preparati alla celebrazione dei sacramenti della Iniziazione Cristiana nella notte di Pasqua e con 18 giovani adulti che hanno celebrato la Cresima nella festa di Pentecoste. Le persone si sono accostate a questo cammino con motivazioni diverse, ma è stupendo vedere che c’è in tutti il desiderio di mettersi in ascolto della Parola per vivere un vero incontro con il Signore e anche la bellezza di sperimentare il senso della comunità, della famiglia che è la Chiesa come possiamo ascoltare dalle testimonianze che seguono.
La visita alle famiglie
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Il gruppo dei giovani e degli adulti che domenica hanno ricevuto la Cresima all’abbazia di Fiastra
La devozione a Maria è una pratica antica e illuminata, e quando la tradizione è rivolta ai più piccoli e si impegna nella loro educazione è sempre di grande ricchezza. E proprio loro, i bambini della scuola dell’infanzia e delle elementari, sono i protagonisti di un momento speciale che si rinnova ogni anno in occasione della festa della parrocchia Santa Maria della Pace, a Macerata. In rigoroso ordine, tra mille sorrisi e con un fiore raccolto nel proprio giardino, i bambini della scuola paritarita “Figlie dell’Addolorata” e quelli della scuola primaria statale “Quartiere Pace”, si sono ritrovati nella chiesa parrocchiale a salutare la Mamma di Gesù. Ad animare il momento di festa e di preghiera sono state le suore Figlie del SS. Redentore e della B.V. Addolorata, presenza apprezzata dal rione Pace e dall’intera città. Le religiose gestiscono la scuola dell’infanzia dal 1961, accogliendo quotidianamente 115 bambini e collaborano alla pastorale della parrocchia. (N.Mar.)
Il termine fa la differenza. Il sacerdote non gira per benedire case o ambienti, ma per incontrare persone. La Chiesa entra nella storia delle famiglie e delle persone, accoglie confidenze, gioie e lacrime, dà una parola di speranza e di incoraggiamento, annuncia il Vangelo. Più volte ho visto come l’amore di Dio e il suo Spirito sono diffusi ovunque e spesso proprio in chi potrebbe essere ritenuto più lontano dalla parrocchia. Quando incontro queste persone contemplo, gioisco e rifletto. Gabriele Crucianelli
Macerata: al rione Pace un fiore in dono a Maria dai bambini delle materne e delle elementari
maggio. Sui «passi» della Madre di Dio DI GIANLUCA MERLINI
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a nostra Diocesi conta quattro santuari mariani: a Macerata la basilica della “Mater Misericordiae” e la chiesa dell’Immacolata, a Tolentino la chiesa di Santa Maria Nuova, (detta anche “della Tempesta”) ed, eretto nel 2013, il santuario della Beata Vergine di Lourdes a Grottaccia in Cingoli. Ha inoltre 18 parrocchie (su 67 complessive) dedicate alla Madonna. In nessuna delle parrocchie restanti, peraltro, manca un’immagine di Maria verso cui non si coltivi una particolare devozione e non si celebri una festa annuale. La diffusione del culto mariano è tale da rendere quasi impossibile enumerare
Quattro i santuari dedicati alla Vergine Un culto cui molto hanno contribuito gli ordini monastici
compiutamente chiese, cappelle, edicole dedicate alla Vergine. Lo sviluppo del culto a Maria si confonde con il radicamento della stessa fede cristiana nel nostro territorio. Molte “pievi” risalenti all’Alto Medioevo e alla riforma dell’organizzazione ecclesiastica operata dal santo papa Gregorio Magno (590–604) dopo l’invasione dei Longobardi portano già il nome di Maria: “pieve di S. Maria” a Tolentino, Treia, Cingoli; S. Maria della Porta a Macerata... La diffusione del culto mariano trasse importante impulso dagli
insediamenti di monaci benedettini presenti specialmente lungo le valli del Potenza, del Chienti, del Fiastra (il titolo completo dell’“Abbadia”, edificata dai cistercensi a partire dal 1124, è Santa Maria di Chiaravalle di Fiastra) o nelle selve e nelle vicinanze di antiche rovine, punteggiate dai loro numerosi monasteri con l’annessa chiesa, gli uni o l’altra dedicati molto spesso alla Vergine. Dalla metà del secolo XIII la devozione mariana fu favorita dagli ordini mendicanti, Francescani e Domenicani, che ampie
tracce hanno lasciato in conventi, chiese, santuari, molti dei quali tuttora esistenti. A fianco di tali testimonianze che dimostrano il profondo radicamento storico della devozione a Maria non si può non dare conto dell’immenso filone della tradizione mariana, spesso legata alla Vergine di Loreto, alimentato dalla fede umile e sincera del popolo cristiano. Una fede che si è riverberata anche sulla vita civile approdando il 16 novembre 1952 all’affidamento a Maria della città di Macerata, che da allora vede campeggiare l’immagine della sua patrona, la Mater Misericordiae, sulla facciata della casa comunale, corredata dall’iscrizione “Civitas Mariae”.
Con Paolo VI alla scuola della Madonna DI
NAZZARENO MARCONI *
N
ell’opera di riscoperta dell’insegnamento di Paolo VI che soprattutto grazie a Papa Francesco la Chiesa sta portando avanti, è bello rileggere un suo testo dedicato al necessario rinnovamento post conciliare del culto mariano. Il punto di partenza della Marialis cultus mi sembra il n. 67 della Lumen Gentium: «la vera devozione [mariana] procede dalla fede vera, dalla quale siamo portati a riconoscere la preminenza della Madre di Dio, e siamo spinti al filiale amore verso la Madre nostra e all’imitazione delle sue virtù». È difficile dissentire dall’idea che il cuore della vera devozione a Maria sia provare ad imitarne l’esempio, ma Paolo VI aveva ben chiaro, a differenza di certo devozionismo, che questa imitazione deve tener conto della distanza storica e culturale che ci separa dalla vita terrena di Maria di Nazareth. «La Vergine Maria è stata sempre proposta dalla Chiesa alla imitazione dei fedeli non precisamente per il tipo di vita che condusse e, tanto meno, per l’ambiente socioculturale in cui essa si svolse, oggi quasi dappertutto superato» (MC 35). Non possiamo certo proporre come imitazione di Maria che le donne di oggi assumano un ruolo di casalinga rurale, totalmente sottomessa al mondo maschile, come a una lettura superficiale dalle pagine evangeliche potrebbe apparire la vita della giovane di Nazareth di 2.000 anni fa. Invece letta con gli occhi sapienti della fede e della storia, come fa la Marialis cultus, la figura di Maria come è realmente narrata dai vangeli, diventa affascinante anche per l’uomo e la donna di oggi, soprattutto «perché, nella sua condizione concreta di vita, ella aderì totalmente e responsabilmente alla volontà di Dio (Lc 1,38); perché ne accolse la parola e la mise in pratica; perché la sua azione fu animata dalla carità e dallo spirito di servizio; perché, insomma, fu la prima e la più perfetta seguace di Cristo: il che ha un valore esemplare, universale e Papa Paolo VI permanente» (MC 35). Così Maria si propone come modello «alla donna contemporanea [che], desiderosa di partecipare con potere decisionale alle scelte della comunità, contemplerà con intima gioia Maria che, assunta al dialogo con Dio, dà il suo consenso attivo e responsabile all’opera dei secoli, vale a dire all’Incarnazione del Verbo; si renderà conto che la scelta dello stato verginale da parte di Maria... non fu atto di chiusura ad alcuno dei valori dello stato matrimoniale, ma costituì una scelta coraggiosa, compiuta per consacrarsi totalmente all’amore di Dio» (MC 37). E ancora più chiaramente in un passaggio di vera poesia Paolo VI conclude: «Così la donna contemporanea constaterà con lieta sorpresa che Maria di Nazareth, pur completamente abbandonata alla volontà del Signore, fu tutt’altro che donna passivamente remissiva o di una religiosità alienante, ma donna che non dubitò di proclamare che Dio è vindice degli umili e degli oppressi e rovescia dai loro troni i potenti del mondo; e riconoscerà in Maria una donna forte... e Maria non le apparirà come madre gelosamente ripiegata sul proprio Figlio divino, ma donna che con la sua azione favorì la fede della comunità apostolica in Cristo e la cui funzione materna si dilatò, assumendo sul Calvario dimensioni universali» (MC 37). Maria è perciò modello sempre attuale «del discepolo del Signore: artefice della città terrena e temporale, ma pellegrino solerte verso quella celeste ed eterna; promotore della giustizia che libera l’oppresso e della carità che soccorre il bisognoso, ma soprattutto testimone operoso dell’amore che edifica Cristo nei cuori» (MC 37). Così da Maria, Vergine in ascolto, la Chiesa impara ad accogliere con fede la parola di Dio. Da lei, Vergine in preghiera, impara a presentare ogni giorno al Padre le necessità dei suoi figli, a lodare incessantemente e intercedere per la salvezza del mondo. Da lei, Vergine Madre, impara «quell’amore materno, del quale devono essere animati tutti quelli che nella missione apostolica della Chiesa cooperano alla rigenerazione degli uomini» (LG 65). Ed infine da lei, Vergine offerente, impara a vivere il mistero pasquale di Cristo, in comunione con i santi del cielo. * vescovo