Emmaus/Avvenire 20 settembre 2016

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come aiutare Così le donazioni per le zone terremotate

www.emmausonline.it Mensile della diocesi di Macerata Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia

È attiva una raccolta fondi a favore degli interventi sostenuti dalla Caritas nelle zone colpite dal terremoto. I versamenti tramite bonifico bancario possono essere fatti cul conto corrente bancario IBAN IT40R0605513401000000019866, intestato a Caritas Diocesana Macerata, specificando nella causale “Sisma Centro Italia”.

A cura della redazione EMMAUS Via Cincinelli, 4 62100 Macerata tel. 0733.234670 e-mail: redazione@emmausonline.it facebook: emmausmacerata twitter: emmausmacerata

MACERATA

Martedì, 20 settembre 2016

La Caritas: «Non interventi predefiniti, ma costante e puntuale ascolto dei bisogni per realizzare azioni mirate, pronti ad adeguarsi all’evoluzione della situazione»

la parola del vescovo

Ricostruiamo dalle macerie case e famiglie

Sisma, vicini alle persone L’impegno a tenere al centro la comunità, favorendo l’azione delle realtà espressione del territorio e il raccordo e la collaborazione tra quanti rivestono responsabilità DI MARIO BETTUCCI E MARINA RINALDI * DI

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l terremoto del 24 agosto scorso ha riguardato l’area montana a cavallo tra Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo– Molise, interessando le diocesi di Rieti, Spoleto, L’Aquila e Teramo e quelle marchigiane di Ascoli Piceno, Camerino, Macerata, Fermo e San Benedetto del Tronto. La popolazione ha subìto, oltre al trauma del terremoto, anche quello del lutto: 295 vittime, di cui 50 sono state registrate nel territorio della diocesi di Ascoli Piceno. Sin dalla prima mattinata del 24 due operatori della Delegazione Caritas delle Marche si sono fatti vicini a don Alessio, direttore della Caritas di Ascoli Piceno, e al vescovo D’Ercole: è stato il primo segno di vicinanza delle Chiese delle Marche, proseguito con visite sia dalle Marche che dalle altre regioni. Nei giorni successivi Caritas Italiana ha avviato una serie di incontri per fare il punto della situazione; è scaturita l’unanime condivisione del metodo con cui continuare a stare accanto alle persone: non interventi predefiniti, ma restare in costante ascolto dei bisogni che man mano emergono per poter concordare interventi mirati, nella consapevolezza di un contesto in continuo mutamento. Pur vivendo uno stato di emergenza, è emersa la volontà di discernere esigenze e bisogni tenendo al centro la comunità, e utilizzando i diversi livelli (dai comuni alle parrocchie, dalla scuola alle agenzie educative, culturali e ricreative, alle realtà lavorative ed economiche). L’obiettivo è favorire, coordinandole, le varie

Vi propongo qui di seguito il testo dell’omelia della Messa per la festa di San Giuliano ospitaliere, celebrata allo Sferisterio di Macerata per l’inagibilità della nostra cattedrale. n questo Anno Santo della Misericordia la celebrazione di San Giuliano prende un significato particolare, anche per l’esperienza, purtroppo molto vicina, del terremoto che ha flagellato la nostra terra. Le letture di oggi (Sir 2,7–13; Sal 112; 1Gv 4,7–16, Gv 15,1–8) e in particolare il brano del libro del Siracide mi sembrano un dono di luce spirituale, per leggere con fede l’esperienza che stiamo vivendo. Ben Sirach il saggio dell’Antico Testamento autore di questo testo, dopo aver riletto la storia del suo popolo con le alterne vicende che l’avevano contrassegnata, confessa la sua fede in una provvidenza divina che guida la storia: egli sa che «il Signore è clemente e misericordioso, perdona i peccati e salva al momento della tribolazione». Noi abbiamo sperimentato questa salvezza: se il numero delle vittime è alto, poteva però essere ancora più tremendo. Ma ancora di più abbiamo sperimentato come Dio ci salva dagli eventi negativi, che fanno parte della nostra vita fragile, attraverso l’impegno degli uomini di buona volontà. Sappiamo bene che le responsabilità di uomini che non fanno il proprio dovere, possono aggravare le conseguenze di un evento naturale qual è un sisma. Tuttavia l’impegno eroico di uomini retti, che sostenuti dal civismo e molto spesso dalla fede, salvano, soccorrono e ospitano le vittime del terremoto, sono le mani di Dio che salva e protegge. Dio è nei luoghi più devastati dal terremoto e anche tra le nostre case e chiese lesionate, attraverso la presenza dei credenti che operano. «Dove due o più sono uniti nel mio nome, Io sono in mezzo a loro», ha detto Gesù. Noi siamo le mani di Dio per aiutare il mondo, dice una vecchia canzone, e il terremoto ci ha ricordato questa bella verità e ci chiama sempre più all’impegno ed alla responsabilità verso chi soffre. Questa esperienza ci ha poi insegnato il valore della vita. Le case crollate si potranno ricostruire. I beni danneggiati ricomperare, ma le vite travolte dal terremoto non si recuperano. Se non agli occhi della fede, che ci insegna a guardare la morte, anche quella più tragica e improvvisa, come un passaggio verso la luce di Dio. Per questo da credenti sentiamo oggi il dovere della preghiera di suffragio per le vittime. Non è vero che non possiamo fare più nulla per loro. Possiamo pregare «il Signore clemente e misericordioso, che perdona i peccati» perché li accolga nelle braccia della sua misericordia. Infine la meditazione alla luce della parola di Dio su questo evento mi ha spinto a notare la passione con cui le forze migliori del Paese, dal volontariato ai tecnici, agli operatori della comunicazione sociale e anche ai politici, si sono mobilitati davanti alle case crollate per salvare il salvabile ed evitare che altre case in futuro possano finire in macerie. Non ho potuto fare a meno di pensare a quante altre “case”, nel senso di famiglie, di nuclei familiari in crisi, sono a rischio crollo o sono già in macerie. Quando crolla interiormente una famiglia ci sono egualmente vittime e spesso soprattutto vittime innocenti. Non ho potuto fare a meno di pensare che se tutti mettessero lo stesso impegno per rendere antisismiche davanti alle prove della vita le unioni familiari; se alle prime scosse tutti si mobilitassero con la stessa generosità che vediamo oggi; se i politici prendessero provvedimenti altrettanto celeri e saggi per dare sostegno alle famiglie che rischiano di “crollare dentro”, la nostra intera società ne guadagnerebbe molto. Quante vittime e quanto dolore potremmo evitare se scattasse una “protezione civile” altrettanto efficiente in difesa di chi si ama e vuole continuare ad amarsi, con l’aiuto generoso di tanti per superare le crisi e i sismi della vita! È un sogno di vescovo, che affido alla protezione di san Giuliano ed alla collaborazione di tutti gli uomini di buona volontà che sono tra noi, e per fortuna sono tanti. * vescovo

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Una delle tendopoli allestite in seguito al terremoto che ha colpito il Centro Italia il 24 agosto scorso

espressioni del territorio; facilitare raccordo e collaborazione tra quanti hanno responsabilità nel costruire risposte ai bisogni. Una carità quotidianamente testimoniata senza clamore attraverso le tende montate, i pasti distribuiti, le preghiere insieme, gli incontri nelle “tende”, i giochi coi bambini e il sostegno dato agli anziani, il denaro offerto, quanto si riuscirà a ricostruire... La maggior parte delle vittime non erano residenti, ma originari di quei territori o turisti, per lo più provenienti da Roma e dai comuni laziali. Per questo motivo, si stanno attivando le Caritas diocesane di provenienza delle vittime per garantire, attraverso le parrocchie, un adeguato supporto alle famiglie. Una analoga attenzione sarà attivata con le famiglie di vittime straniere. In base alla lettura del territorio e dei bisogni della popolazione

che le Caritas stanno conducendo si possono delineare i punti di un intervento di prossimità: emergenza e primo aiuto (fase attuale) con sostegno alla popolazione (generi alimentari, prodotti per l’igiene...), allestimento di tende comunitarie, sostegno ai parroci, attenzione alle fragilità (anziani, minori, malati...), supporto alle famiglie delle vittime... Accompagnamento della popolazione (fino alla chiusura delle tendopoli): presenza nelle tendopoli, monitoraggio delle “tende sparse”, attività di ascolto, animazione delle comunità, segretariato sociale, rilevazione dei bisogni...; ci saranno poi interventi di sostegno diretto alle famiglie (contributi economici per particolari esigenze, acquisto di arredi, suppellettili, elettrodomestici andati distrutti) e alle piccole realtà economiche a carattere

familiare, sia per micro interventi di ripristino di strutture e attrezzature andate distrutte, che per l’acquisto (per allevatori e agricoltori) di sementi, concimi o alimenti per il bestiame. Per questa fase verrà impegnata tutta la risorsa messa a disposizione dalla Cei (un milione di euro), e in base alla disponibilità che verrà garantita dalla colletta nazionale del 18 settembre e dalle donazioni spontanee (vedi il box in alto in questa pagina), potranno essere successivamente finanziati progetti di ricostruzione (spazi comunitari, scuole, servizi sociali e caritativi, strutture di accoglienza...) o di riabilitazione socio-economica (progetti di animazione e aggregazione, interventi a favore di persone in situazione di grave emarginazione, ripristino di realtà produttive, sostegno al reddito...). * co-direttori Caritas diocesana

celebrazioni

Mater Misericordiae, la festa della patrona culminata con la Messa celebrata all’aperto in piazza della Libertà

Macerata. È cambiato l’orario delle Messe a chiusura di numerose chiese a seguito del terremoto ha comportato una revisione degli orari delle Messe del centro storico di Macerata:

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Messe feriali ore 07.30 Chiesa San Filippo Neri ore 08.00 Basilica Mater Misericordiae ore 09.00 Basilica Mater Misericordiae ore 18.00 Chiesa San Giorgio (Madonna della Salute), Basilica Mater Misericordiae Messa prefestiva ore 18.00 Chiesa San Filippo Neri Messe festive ore 07.30 Basilica Mater Misericordiae ore 09.00 Basilica Mater Misericordiae ore 10.30 Chiesa San Filippo Neri ore 11.00 Chiesa di San Giorgio (Madonna della Salute) ore 12.00 Chiesa del Sacro Cuore ore 18.00 Chiesa San Filippo Neri, Chiesa di San Giorgio (Madonna della Salute)

Anche la festa per la ricorrenza della patrona della diocesi, Maria Mater Misericordiae, lo scorso 4 settembre ha dovuto fare i conti con le conseguenze del terremoto; l’inagibilità della Cattedrale ha costretto a celebrare la Messa in piazza della Libertà a Macerata. Prima della celebrazione, alle ore 17, si era svolta la consueta tradizione delle Canestrelle davanti al Santuario dedicato alla Madre della Misericordia. Nel corso della Messa, iniziata alle 18, il vescovo Marconi ha auspicato che il titolo di “Civitas Mariae” di Macerata faccia partire «con rinnovato orgoglio, un cammino delle donne che non vogliono essere bambole di plastica per i giochi dei

potenti, ma donne orgogliose della loro femminilità. Una femminilità che è autorità e servizio, che accoglie e fa vivere. Un mondo che sappia valorizzare il meglio del maschile e del femminile, è il futuro di cui abbiamo bisogno per salvare la nostra terra». Nel corso della

liturgia si è pregato alla reliquia di Madre Teresa di Calcutta, canonizzata in quella stessa mattinata da papa Francesco in Vaticano. In mattinata, alle 10.30, nella chiesa di San Filippo Neri si era svolta l’intronizzazione della reliquia della “santa dei poveri”. (P.Chi.)

la ricorrenza. Vincenzo Strambi, un santo che parla all’oggi Nel giro di pochi anni con la sua azione fu I in grado di rinnovare

l 25 settembre ricorrerà la memoria liturgica di san Vincenzo Maria Strambi, patrono di Macerata, un santo che conserva grande attualità. Nato a Civitavecchia nel 1745 fin da bambino manifestò inclinazione per la vita religiosa. Nel 1767, prossimo all’ordinazione sacerdotale, conobbe san Paolo della Croce che l’anno successivo lo accettò nella congregazione dei padri Passionisti. Uomo colto e oratore apprezzato, scrittore, direttore spirituale e consigliere del Papa, caritatevole, pastore saggio e autorevole, visse umilmente nella preghiera e nella devozione alla Passione di Cristo e alla Madonna della Misericordia. Il 26 luglio 1801 fu consacrato vescovo di Macerata, diocesi unita a quella di Tolentino, per ristabilire il governo pontificio dopo l’occupazione francese e – dice Francesco Talocchi nella biografia – per rinsaldare la fede e i costumi «nella popolazione ed ancor più nel clero» costituito in prevalenza da nobili che a-

NAZZARENO MARCONI *

vevano «abbracciato lo stato ecclesiatico» più per convenienza che per vocazione, «senza che le loro attitudini di vita cambiassero molto». Questo stato desolante – ancora il Talocchi – si rifletteva anche sul popolo che, in genere, partecipava alla vita religiosa «non certo per una profonda esigenza interiore ma per il semplice fatto che vi era obbligato». Strambi arrivò il 13 agosto 1801 a Macerata, città che durante l’occupazione francese aveva subito un terribile saccheggio nel 1799, la soppressione degli ordini religiosi, l’incameramento dei beni ecclesiatici. Nel giro di pochi anni con un’azione energica riuscì a rinnovare in profondità la vita religiosa e civile delle due diocesi. Agli ecclesiastici impose l’uso della veste talare, li obbligò all’osservanza dei doveri pastorali e alla formazione cultu-

rale, curò personalmente la formazione dei seminaristi. Per il popolo indisse subito Sante Missioni, visitò tutte le parrocchie rendendo obbligatorio il catechismo. Al rigore unì comprensione e amore per il prossimo, così come non mancò mai l’esempio personale, vivendo per primo quanto chiedeva agli altri. Stessa attenzione ebbe verso i poveri cui destinò costanti aiuti economici; creò il dormitorio per i vecchi e una scuola per l’educazione delle fanciulle povere. Il nuovo arrivo dei francesi e l’annessione di Macerata al Regno italico (11 maggio 1808) costrinsero il vescovo all’esilio, prima a Novara e poi a Milano, per il rifiuto a giurare fedeltà a Napoleone. Il 14 maggio 1814, caduto l’impero napoleonico, il vescovo Strambi fece ritorno a Macerata e il 3 maggio dell’anno successivo andò

in profondità la vita religiosa e sociale

incontro all’esercito austriaco che inseguiva Gioacchino Murat sconfitto a Tolentino, intercedendo affinché la città fosse risparmiata da rappresaglie. Nel 1821 festeggiò con solennità il primo centenario dell’Incoronazione della Madonna della Misericordia. La sua ultima battaglia fu l’istituzione di un “reclusorio”, cioè di una casa protetta, per il recupero delle prostitute, convinto che ciò non si potesse fare nelle carceri. Oramai stanco, ottenne dal papa Leone XII di essere esonerato dal servizio episcopale e il 5 novembre 1823 fu nominato confessore e consigliere del Papa. Il 28 dicembre fu colpito da un «colpo apoplettico» e spirò il primo gennaio 1824. Al suo funerale intervenne tutta Roma; fu sepolto nella Basilica dei Santi Giovanni e Paolo. Dopo la canonizzazione, avvenuta l’11 giugno 1950, le sue spoglie furono trasferite a Macerata, dove ora è sepolto in cattedrale nella seconda cappella della navata sinistra. (dal sito www.diocesimacerata.it)


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