il calendario Gli orari dei riti pasquali
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Le celebrazioni in Duomo presiedute dal vescovo Marconi 24 Marzo – Giovedì Santo ore 10.00: Messa Crismale ore 18.00: Messa in Coena Domini 25 Marzo – Venerdì Santo ore 17.30: Adorazione della Croce ore 21.00: Processione 26 Marzo – Sabato Santo ore 23.00: Veglia Pasquale 27 Marzo – Domenica di Pasqua ore 11.00: Santa Messa
Mensile della diocesi di Macerata Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia A cura della redazione EMMAUS Via Cincinelli, 4 62100 Macerata tel. 0733.234670 e-mail: redazione@emmausonline.it facebook: emmausmacerata twitter: emmausmacerata
MACERATA
Martedì, 15 marzo 2016
In cammino verso i giorni della Passione per rinnovare la vita e l’adesione al Vangelo
Una Settimana per rigenerare la nostra fede
Quaresimali
L’ultima meditazione ieri sera in Duomo i è concluso ieri sera il ciclo di meditazioni tenute dal S vescovo nei lunedì di Quaresima.
DI LUIGI TALIANI
I
n un’epoca in cui siamo più spettatori che partecipi degli eventi, il tempo della Settimana Santa ci invita a rivivere gli avvenimenti fondamentali della nostra fede. E se nel nostro Paese, come notava qualche anno fa il sociologo Franco Garelli, la religione è forte mentre la fede è debole – osservazione ripresa dall’allora vescovo Luigi Conti in una omelia – lo scavare a fondo entro noi stessi è condizione essenziale perché le celebrazioni di questo tempo non siano solo folklore, tradizione e cultura, ma espressione di vita di fede autentica. La religione resta un dato costitutivo della vicenda del nostro Paese, perché coinvolge letteratura, arte, architettura, assetto urbanistico, economia con i quali intere generazioni hanno espresso la loro relazione con Dio. Ma questo dato esteriore va interiorizzato: perché la Settimana Santa possa “risorgere” nella nostra vita è necessario rivisitarla alla luce della Parola del Vangelo. Per questo, fin dalla Domenica delle Palme scegliamo un angolo tranquillo di casa, poniamoci davanti a un’icona di Cristo o a un crocifisso e immaginiamo che il Signore entri nel nostro cuore con l’aria che inspiriamo e attraversi il nostro corpo con il suo amore e
la sua pace. Prendiamo in mano il racconto della Passione secondo Luca, previsto per questo anno liturgico, immedesimandoci nei patimenti di Gesù, espressione del suo amore. Isoliamoci nel silenzio, meditando passo passo sulle sue sofferenze per sentire come Dio ci accarezzi affettuosamente con la sua tenerezza. Si può rinnovare il gesto della lavanda dei piedi a casa propria, atto pieno di amore e di umiltà che ci educa ai sentimenti di Cristo più che tante dotte parole, per introdursi nel mistero della Passione. Soffermiamoci quindi sul rinnegamento di Pietro e sulla scena raccontata da Giovanni. Chiediamoci in quali occasioni abbiamo rinnegato Gesù come Pietro e in quali circostanze abbiamo tradito un fratello, una sorella, un amico, un’amica o siamo stati infedeli a noi stessi, rinnegando convinzioni per adeguarci alle aspettative altrui. Proseguiamo scavando fino a chiederci qual è la base sulla quale abbiamo impostato la vita. Il centro non può essere altro che Cristo, ma è davvero così? Riflettiamo sulle occasioni in cui lo abbandoniamo e quelle in cui meglio riusciamo a rivolgerci a Dio. La celebrazione dell’Eucarestia ci induca a santificare anche i pasti in famiglia. In famiglia si rifletta su quello che Gesù ha fatto per noi. Il Giovedì Santo si può dare al
Iniziate in Duomo a Macerata l’8 febbraio, sono state ospitate nelle settimane successive dalle concattedrali di Tolentino, Recanati, Cingoli e Treia, per tornare ieri sera da ultimo ancora a Macerata. Le riflessioni hanno preso in esame le “tappe” del sacramento della Confessione: l’esame di coscienza, il dolore per i peccati commessi, il proposito di non peccare più, l’accusa al confessore, l’assoluzione e, ieri sera, la “soddisfazione” o penitenza, che – ha sottolineato monsignor Marconi – «potremmo chiamare meglio “penitenza medicinale”» e che «per lo più è un invito a pregare, per restaurare la capacità di amare Dio, oppure una opera di misericordia, per restaurare la capacità di amare il prossimo». (P.C.)
pasto in famiglia un’impronta speciale mangiando per una volta in silenzio. Uno può leggere ad alta voce – come si usa fare in monastero – un brano della Bibbia o un testo religioso. Godendo in silenzio dei doni di Dio e ascoltando la sua parola la famiglia sperimenta, come gli ebrei a Pasqua, uno spazio protetto da Dio, il luogo della pace, il luogo della Pasqua.
Giovedì santo 2015, la lavanda dei piedi durante la Messa in Coena Domini
Dopo aver mangiato insieme ai discepoli, Gesù passa al di là del torrente Cedron, esce nella notte consegnandosi al potere delle tenebre al fine di rischiararle. La sera si può uscire nell’oscurità portando Cristo nel cuore per immergersi nella sua agonia sul Monte degli Ulivi. In questa solitudine domandarsi che cosa Dio ci chiede oggi. Va bene la vita così come è? Oppure in risposta alla croce e risurrezione c’è qualche cosa da cambiare? Sediamoci o appoggiamoci a un sasso: anche questo può aiutarci a essere in sintonia con Cristo. Gesù giace infine nel sepolcro. Il Sabato Santo ci invita a seppellire le zavorre che ci appesantiscono; proviamo a enumerarle e immaginiamo di riporle nella terra, non più accessibili. Arrivati all’alba della Pasqua della Risurrezione accendiamo il nostro personale cero pasquale nella stanza buia e ripetiamo più volte la supplica che fu dei discepoli di Emmaus: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto» (Lc 24,29). Immaginiamo di avere vicino il Cristo Risorto; smettimo di avere paura di fronte alla sera della vita e di fronte alla notte che sperimentiamo quando nel cuore scendono gelo e oscurità. Il calore della Parola di Gesù fa ardere il cuore e la luce del cero pasquale illumina l’oscurità.
«God’s not dead», se il sì a Gesù non si fa amicizia, non ha senso
Sono 16mila i pellegrini e «testimoni» che hanno già varcato la Porta Santa
DI FRANCO MAIOLATI
A
Per l’apertura della Porta Santa 6.000 persone e altre 10.000 – numeri tutti reali, perché ai partecipanti è stato distribuito personalmente il “santino” realizzato per il Giubileo – giunte al Santuario della Mater Misericordiae con i pellegrinaggi delle unità pastorali: tanti sono i fedeli che si sono mossi verso il centro della diocesi in questi primi tre mesi di Giubileo. Attestano come l’esperienza di fede, la cui profondità intima resta insondabile,
non si riduca a dimensione individualista e si possa tradurre serenamente in realtà pubblica, autenticamente popolare e religiosa, offrendo anche una testimonianza civile di coesione e solidarietà. La collaborazione delle parrocchie riunite nelle unità pastorali ha dato risultati che hanno oltrepassato le aspettative. (P.C.)
mmetto di essere andato al cinema per sostenere uno dei pochissimi film che muovono da una posizione “credente”, ma rimanevo prevenuto e l’ho affrontato quasi come una penitenza quaresimale. Invece è valsa proprio la pena vedere God’s not dead. Mi limito a un paio di sottolineature. Innanzitutto il richiamo che il pastore fa al ragazzo che decide di accettare la sfida del professore (uno di quelli che con supponenza sbeffeggiano chi crede) di dimostrare che Dio non è morto: «Non ti preoccupare di mostrarti intelligente, ma di affermare la verità». Pur affrontando seriamente la questione lo studente del primo anno accetta di mettere a rischio addirittura il suo futuro «perché Gesù è mio amico» (come risponde a uno studente cinese). Due citazioni che tolgono di mezzo ogni sospetto di ideologismo o di spirito di rivalsa e
presunzione. Non difende una posizione; afferma la verità di un’amicizia incontrata e presente. Allora le citazioni bibliche, di filosofi e scienziati possono integrare, ma non sono il contenuto essenziale. Per difendere un’amicizia merita rischiare. Dio non è morto, perché ha degli amici che lo riconoscono presente ora. E il ragazzo smaschera il docente: che senso ha avercela con un Dio che «non esiste»? La seconda sottolineatura mi deriva dai titoli di coda, che ho letto fino in fondo, lasciando per ultimo la sala. Una sequela di citazioni di situazioni reali americane in cui si è tentato di imporre una posizione atea. Da noi l’opposizione non è forse ancora così esplicita, ma quante volte il laicismo e l’ateismo sono accreditati sui media e nel dibattito etico e culturale come unica posizione “ragionevole”? Siamo consapevoli di questa deriva. Ma ciò che conta è essere affascinati da chi mostra che vale la pena rischiare per difendere un amico.
Riflessioni quotidiane per prepararsi alla Pasqua Anche per la Quaresima 2016 il vescovo Marconi ha scritto un libretto, «Verso la Pasqua 2016», col quale accompagna giorno per giorno il cammino verso la Pasqua. Due paginette quotidiane col Vangelo del giorno preceduto da una breve ammonizione, quindi una storia che «insegna a riflettere sulla vita e a colorarla coi colori del Vangelo», infine una meditazione semplice e concreta sulle opere di misericordia. Proponiamo qui quella odierna. La Parola di oggi (Gv 8,21–30) el dialogo con i suoi avversari Gesù dà prova di piena lucidità. Egli capisce perfettamente che, preso nel gorgo del male, va verso la morte. Ma afferma che questa morte sarà per lui la vita. Annuncia nella sua condanna, ormai inevitabile, la sorgente della salvezza. Questa salvezza già si afferma, poiché alcuni aderiscono a lui, comprendendo i suoi propositi che sembrano strani.
N
Una storia per pensare C’era una volta una virgola, seccata dalla poca considerazione in cui tutti la tenevano. Perfino i bambini delle elementari si facevano beffe di lei. Che cos’è una virgola, dopo tutto? Quasi nessuno la usa più e chi se ne serve la distribuisce a casaccio. Un giorno la virgola si ribellò. Un importante capo di Stato, dopo un lungo colloquio con gli emissari di un governo avversario, scrisse un breve appunto: «Pace, impossibile lanciare i missili» e lo passò frettolosamente al Generale a capo del suo esercito. In quel momento la piccola, trascurata virgola mise in atto il suo piano e si mosse. Si spostò solo di una parola, appena un saltino. Quello che lesse il Generale fu: «Pace impossibile, lanciare i missili». E scoppiò la Guerra Mondiale. Siamo spesso così presi dalle grandi cose e
magari vediamo come grandi tutte le cose che facciamo, che non poniamo la dovuta attenzione alle piccole cose che spesso però sono importanti. Chi vuol davvero costruire qualcosa di buono deve dare attenzione ai particolari, valorizzare i piccoli e non trascurare neanche le virgole... Vestire gli ignudi Davanti ai grandi problemi del mondo questa opera di misericordia può apparire secondaria: gettiamo via tanti abiti che ci vuole davvero poco a raccoglierli, lavarli e spedirli in qualche Paese del Terzo mondo. Basta guardare le foto che ci inviano i missionari, con bambini dell’Africa, che magari non hanno molto da mangiare, ma sono ben vestiti con i nostri abiti usati. Può sembrare un efficiente atto di carità, e in parte certo lo è,
ma non ci fa uscire dalla logica di scarto e di spreco che ci tocca più di quanto siamo disposti ad ammettere. Nei verbali di interrogatorio di una ragazzetta romana di 14 anni, una figlia della classe media che era entrata in un giro di prostituzione minorile, emerge un quadro inquietante. Questa adolescente si prostituiva per potersi comperare e sfoggiare abiti alla moda e accessori firmati. Agli inquirenti confessava candidamente che non sapeva se sarebbe stata capace di rinunciare a prostituirsi di nuovo, perché l’attrazione di una vita alla moda era molto forte. Questa ragazza aveva trovato il modo di rivestire il corpo di abiti preziosi, ma la nostra società non si era preoccupata di insegnarle la bellezza di rivestire l’anima. E lei era tristemente molto più nuda ed esposta alle intemperie del male di tanti, poveri ma profondamente dignitosi, che abitano le periferie del mondo. Nazzareno Marconi, vescovo
Anno giubilare, la via che conduce al cuore dell’uomo DI MASSIMO GIUSTOZZO *
S
ono passati più di tre mesi dall’apertura dell’Anno Santo straordinario della Misericordia. Il tempo di questo Giubileo è scandito dalle parole forti di Papa Francesco e dal modo in cui vengono recepite dalle nostre comunità diocesane, parrocchiali, religiose e dai vari movimenti. Il Papa chiede alla Chiesa un cambiamento del metodo pastorale, attraverso un salto di prospettiva; così in Evangelii gaudium: «Il Vangelo invita prima di tutto a rispondere al Dio che ci ama e che ci salva, riconoscendolo negli altri e uscendo da se stessi per cercare il bene di tutti. Quest’invito non va oscurato in nessuna circostanza!» (n. 42). Ma proprio riflettendo sulle origini della misericordia divina, non possiamo trascurare che la risposta dell’uomo è evocata proprio dall’iniziativa di Dio che lo interpella con tale ampiezza d’amore. Per dirla con sant’Agostino, la misericordia attira la miseria umana affinché nasca un uomo nuovo secondo Dio. L’invito a rispondere al Dio che ci ama, quindi, non è un messaggio secondario al Giubileo... la stessa misericordia senza questa possibilità perde di forza e di fascino. A Giubileo inoltrato merita riflettere se la prassi con la quale si sta "attraversando la Porta Santa" sia capace di generare nei cristiani una risposta di conversione, se l’uomo riesca così a cogliere che la sua risposta all’invito dell’amore misericordioso condiziona anche la bellezza di questo Amore che da Dio viene verso di noi. Mi sembra che contemplare la misericordia non possa allontanarci dai Zaccheo passaggi storici mediante i quali, in Gesù Cristo, il Padre l’ha riversata su di noi. Se il nostro cuore non si lascia trafiggere da un amore così puro, anche la Sua misericordia non ci raggiungerà in profondità. Anche se la conversione del centurione sotto la croce è solo frutto del "suo morire"; non possiamo dimenticare che questo episodio fa parte del dialogo d’amore che il Crocifisso desidera instaurare con ogni vivente. Così anche la nostra risposta personale di perdono e cambiamento di vita sarà essenziale al fine di comprendere l’evento stesso della misericordia. Come Zaccheo s’è sentito trafiggere il cuore dallo sguardo di Gesù, così ci si augura che in quest’anno accada lo stesso incrocio di sguardi tra Gesù misericordioso e quel Zaccheo (che sono io) il quale non solo restituisce il dovuto ma dà in eccesso, così come ha sentito di essere amato in eccesso da quello sguardo. Le nostre confessioni in quest’Anno giubilare dovranno conformarsi al cuore stesso della misericordia, all’atteggiamento del Padre che precedendo la risposta umana comunque la evoca e sollecita. Se la misericordia è la virtù principale che spetta propriamente a Dio... proprio lì, intrinsecamente troviamo il germe della nostra risposta d’amore. Ora, riflettendo sull’icona della Madonna della Misericordia, sito giubilare della nostra diocesi, la premura della Madre sembra incoraggiare anche i più restii e i più lontani alla casa del Padre. In effetti, quelle mani aperte di Maria a stendere il suo manto sui peccatori che ad essa accorrono non riguardano solamente la dimensione emotiva dell’artista bensì la rivelazione teologica dell’amore abissale del Padre. In altre parole, nessun peccatore, di fronte alla Madre che lo sollecita a tornare a casa sembra resistere al richiamo che, mentre risuona con voce credibile di madre, rende visibile le viscere materne di Dio. * agostiniano, priore del Convento di San Nicola a Tolentino