dopo sisma Una mano alla comunità
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a Chiesa locale ha avuto la Cattedrale e tantissime altre chieL se ferite dal recente terremoto, ed
Mensile della diocesi di Macerata Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia
è impegnata nell’aiuto a chi è stato colpito. Chi desidera contribuire sostenendo la diocesi può effettuare un bonifico a: Diocesi di Macerata-TolentinoRecanati-Cingoli-Treia Causale: Offerta pro terremoto Iban: IT61 Q 06055 13401 000000011753
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MACERATA
Martedì, 21 febbraio 2017
La Quaresima ci spinge a cambiare incontrando Cristo vivo nella sua Parola, nei Sacramenti e nel prossimo
«Il tempo giusto per rinnovarsi» DI
NAZZARENO MARCONI *
P
Le ceneri, il simbolo che apre la Quaresima, tempo di conversione
il sussidio. Racconti dalle Ceneri per ognuno dei quaranta giorni Anche quest’anno i 40 giorni della Quaresima saranno accompagnati dalle riflessioni quotidiane del nostro vescovo, raccolte in un fascicolo che ciascuno potrà reperire in parrocchia. Qui proponiamo il commento alla copertina. uest’opera fu dipinta nel maggio 1890, anno della morte dell’artista, copiandone il soggetto da una litografia di Delacroix. L’autore era appena uscito da una pesante crisi depressiva e i pensieri religiosi, espressi anche in questa tela, lo aiutavano nella lenta risalita verso la luce. Una crisi ancora più grave lo porterà poco dopo alla morte. Van Gogh conosce quindi e in qualche modo ritrae sia il fascino del bene vissuto dal samaritano, sia la situazione dell’uomo caduto preda dei briganti. Il pittore dipinge con i colori squillanti della resurrezione la vittoria sulla morte prodotta dall’amore. Lungo un sentiero assolato in mezzo ai campi, un uomo sta cercando di caricare un altro uomo sul suo cavallo. Questo attende pazientemente; ha le orecchie dritte pronto a percepire e assecondare ogni movimento. L’uomo in primo piano è teso nello sforzo. Si è anche rimboccato le maniche; deve aver già soccorso il malcapitato, perché questi porta sulla testa una vistosa benda. L’uomo non ha la forza di salire da solo sul cavallo e cerca di aiutarsi aggrappandosi a chi lo sostiene in un abbraccio scomposto. Sul bordo del sentiero sta il bagaglio aperto e svuotato dai briganti; mentre il levita e più lontano il sacerdote scompaiono alla vista. Colpisce che la Carità sia descritta come un’azione corale che unisce tutti in un solo abbraccio: il samaritano, l’uomo spogliato dai briganti e anche il ronzino che, come può, cerca di collaborare. I colori della Carità di cui è rivestito il Samaritano sono: il rosso del cuore, l’oro della vera ricchezza, e l’azzurro striato del cielo. La carità è azione, è movimento, è impegno fragile e instabile dove si fa ciò che si può. Caricare il poveraccio su una sella così in alto sembra impossibile, ma chi guarda il quadro è spinto alla fiducia, un tono di speranza illumina tutta la scena. Il prossimo, quest’uomo che scendeva da Gerusalemme, viene soccorso dal Samaritano che non chiede ad altri e si fa carico, si fa prossimo, fondendosi in un abbraccio che è portatore di una carica emotiva che coinvolge, perché non c’è altro da fare: «Va’ e anche tu fa lo stesso». Diversamente l’uomo non si salva, né tu né lui.
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apa Francesco nel messaggio per la Quaresima ci ha ricordato che si tratta di un tempo favorevole «per rinnovarsi nell’incontro con Cristo vivo nella sua Parola, nei Sacramenti e nel prossimo», compiendo un «vero cammino di conversione, per riscoprire il dono della Parola di Dio, essere purificati dal peccato che ci acceca e servire Cristo presente nei fratelli bisognosi». Questo doppio incontro con Cristo: nella Parola e nei sacramenti da una parte e nel prossimo dall’altra, è davvero il grande tema della Quaresima ed i vangeli domenicali di questo anno liturgico lo mettono in particolare evidenza. Il cammino si apre con il Vangelo delle tentazioni, in cui Gesù sconfigge il male con la forza della Parola. Anche noi prendendo coscienza del peccato dobbiamo imitarlo in questa lotta. La seconda domenica incontriamo la luce della Trasfigurazione. Cristo è il modello umano da seguire, ma quel Gesù glorioso è anche il crocefisso, e noi dobbiamo saperlo riconoscere non solo nell’umanità gloriosa, ma anche in quella sfigurata e crocifissa come Lui. La terza domenica la Samaritana ci parla del nostro cuore, che non trova pace per la sua sete d’amore, come lei non trovava mai un vero marito o un sorgente che la dissetasse, finché non si è lasciata evangelizzare dall’incontro con uno straniero assetato, e tale per lei era Gesù. La quarta domenica ci ricorda che senza la grazia dei sacramenti siamo ciechi ed incapaci di uscire dalle tenebre, finché lo Spirito
Ci attende un periodo di ricostruzione delle case, delle chiese e delle scuole, ma anche delle famiglie, della vita di fede e dell’impegno educativo. Il terremoto ci ha insegnato che «Amare è ricostruire!» non apre i nostri occhi perché vediamo Gesù Cristo, colui che ci rivela il Padre nostro. Solo gli occhi sanati dalla grazia sanno riconoscere Gesù, presente in ogni uomo che ci passa accanto, riconoscendovi un figlio del Padre celeste. Infine il vangelo della quinta domenica ci invita a rinvigorire e confessare la nostra fede in Gesù: egli è «la risurrezione e la vita». Nella sua compassione e nel pianto per l’amico Lazzaro scopriamo un modello dell’amore che ci deve legare a ogni uomo vittima del male, nella certezza che Gesù ci fa uscire dalle tombe della nostra incredulità verso la vita eterna. Il denso cammino di fede, speranza e amore che è la Quaresima, ci invita a riscoprire così ogni anno il dono del Battesimo, ripercorrendo l’itinerario dei catecumeni della Chiesa. Queste celebrazioni domenicali ci riconsegnano infatti i segni battesimali: della rinuncia a Satana, della luce della fede, dell’acqua della vita, della preghiera del Padre nostro e
della confessione del Credo. Vivere di domenica in domenica la Quaresima è così davvero un bellissimo cammino verso la Pasqua a cui tutti siamo invitati. Queste sono poi per noi una Quaresima ed una Pasqua segnate dal terremoto e dai disagi che comporta per tutti. Sforziamoci, con l’aiuto di Dio, di non subire solo questa sofferenza, ma di offrirla nella fede perché diventi una occasione di maturazione umana e cristiana. Quando tutto vacilla si scoprono le cose veramente preziose: quelle che non crollano e su cui appoggiare la vita come su un fondamento solido. Si scopre il valore dell’unità familiare, dell’innocenza dei bambini e della sapienza degli anziani. Si scopre il valore della preghiera e l’importanza della presenza di Dio in mezzo a noi, anche con il segno delle tante chiese che punteggiano le nostre piazze. Solo ora che sono chiuse e pericolanti molti scoprono che quelle “case di Dio in mezzo alle case degli uomini” che sono le nostre parrocchie, sono luoghi da cui si irradia la fede, la speranza e la carità, di cui non possiamo fare a meno. Tante nostre chiese, tra cui la Cattedrale e le quattro Concattedrali sono fortemente lesionate e molte del tutto chiuse. Ci attende un tempo di ricostruzione delle case, delle chiese e delle scuole, ma anche delle famiglie, della vita di fede e dell’impegno educativo. Davanti a questa sfida la nostra Chiesa diocesana trema, ma non crolla, perché il terremoto ci sta insegnando che: «Amare è ricostruire!». * vescovo
Quelle pagine per riscoprire il tracciato marchigiano dell’antica Via Lauretana Da qualche anno a bordo strada si scorgono sempre più spesso pellegrini che, zaino voluminoso in spalla, percorrono l’antica Via Lauretana, l’itinerario che da Roma conduce alla Santa Casa di Loreto e che vede ora generalmente Assisi quale punto di partenza. A questo tracciato ricchissimo di storia è dedicato il volume “L’antica Via Lauretana. «Itinerario sì corporale, come spirituale» da Roma a Loreto” che ha per autore il giovane architetto maceratese Giacomo Alimenti. Viene analizzato il percorso marchigiano della Via, a partire dalla cartografia storica, dai diari dei pellegrini e dalle antiche guide per viaggiatori. In copertina è specificato che si tratta della “parte terza”, anche se è la prima a giungere in libreria: seguiranno i volumi dedicati al tratto laziale e a quello umbro. Il volume costa 30 euro, ma è possibile acquistarlo scontato sul sito delle Edizioni Università di Macerata. Esiste anche la versione ebook, in formato epub, al prezzo di 8 euro. (P.Ch)
Digiuno, spazio per incontrare il Signore Gesù DI
EGIDIO TITTARELLI
L
a Quaresima è il tempo della “lotta spirituale” per vivere il mistero pasquale, per vincere con Gesù il nostro “io” e lasciarci trasfigurare dal suo Amore. Non a caso nella prima domenica ascolteremo il racconto della tentazione di Gesù nel deserto e la prima tentazione è proprio quella del pane: «Trasforma queste pietre in pane», dice il tentatore e Gesù risponde che «non di solo pane vive l’uomo». Spesso siamo prigionieri di passioni, di istinti, di “voglie”… La proposta del digiuno che la Chiesa ci fa è una preziosa occasione per ritrovare il senso della vita, per gustare l’incontro con il Signore, per vivere in uno stile fraterno. Veniamo da una tradizione dove siamo stati educati a osservare delle regole, a volte senza capirne pienamente il senso; siamo passati a una vita senza regole in nome di una presunta libertà. Forse questo è un tempo in cui non buttar via il bene della Tradizione cristiana vivendolo con un senso nuovo, pieno e bello. In concreto, non si tratta semplicemente di non mangiare qualche cibo (esempio la carne il venerdì), oppure digiunare qualche giorno alla settimana, ma di riscoprire il senso vero del digiuno nel tempo che viviamo. Penso alla sapienza dei Padri del deserto che non riducono il digiuno a una semplice pratica ascetica legata al cibo, ma parlano di un digiuno impregnato di carità: «È meglio mangiare carne e bere vino piuttosto che divorare con la maldicenza i propri fratelli» (Abba Iperechio). E ancora: «Un fratello si recò a visitare il celebre abbà Macario. Dopo la preghiera, disse al vecchio: “Padre, da trent’anni non mangio carne, eppure ne sono ancora tentato”. Il vecchio gli disse: “Non mi parlare di questo, ma, te ne prego, dimmi: quanti giorni hai trascorso senza dir male del tuo fratello, senza giudicare il tuo prossimo?”». Nella tradizione biblica ed ecclesiale il digiuno è una via privilegiata per un rapporto autentico con Dio e con gli altri. Il digiuno ha senso se legato alla preghiera e alla carità: si digiuna per la preghiera; il frutto del digiuno è sempre la carità, la condivisione (o restituzione) ai poveri. Il digiuno vuole aiutarci a discernere qual è la nostra fame, di che cosa viviamo, di che cosa ci nutriamo. Viviamo in maniera creativa e concreta il digiuno quaresimale: digiuniamo dalla dispersione della vita per vivere l’incontro con il Signore nella preghiera; digiuniamo dall’essere ripiegati sui telefonini per alzare lo sguardo verso chi ci sta accanto e ricominciare a comunicare con la parola più che con gli Sms o in chat; digiuniamo dallo spreco per custodire il creato e per condividere i beni con chi ne è privo; digiuniamo dalle troppe parole (soprattutto dai giudizi) per vivere gesti concreti di carità; digiuniamo dall’essere ripiegati sul nostro “io” per prenderci cura di chi il Signore ci fa incontrare; digiuniamo dai vizi per riscoprire la bellezza delle virtù.
Francesco Garbuglia è il nuovo presidente dell’Ac diocesana DI LUCIA
È
Il nuovo Consiglio diocesano di Ac
Domenica 12 febbraio l’assemblea triennale Il nuovo Consiglio diocesano ha proposto una terna di nomi al vescovo, che ha scelto
DIONISI
Francesco Garbuglia di Recanati il nuovo presidente diocesano dell’Azione cattolica per il triennio 2017–2020. Lo ha nominato sabato scorso il vescovo Marconi. La designazione del successore di Roberto Serrani dà compimento all’itinerario di rinnovo delle cariche che ha vissuto il suo momento culminante domenica 12 febbraio alla Domus San Giuliano, con la XVI assemblea diocesana elettiva. In apertura dell’appuntamento Luca Marcelli di Ascoli Piceno ha ricordato che il 12 febbraio ricorre l’anniversario della morte di Vittorio Bachelet, testimone di straordinaria attualità. Ha quindi sottolineato l’importanza
di una presenza che non si prefigge di occupare spazi, ma di generare processi, come il contadino che semina in un autunno nebbioso e buio, fiducioso di ottenere frutti nella buona stagione. Il nostro tempo ci chiede di semplificare senza scadere nel semplicismo. Vanno evitati il perfezionismo e l’improvvisazione. Organizzare è aiutarsi a non scadere in tecnicismi sterili. È necessario innescare processi di “cattolicità” attiva, stare insieme per comunicare e condividere il Vangelo della vita. Don Mazzolari avrebbe detto: «Imparare a donarsi alla buona alla Chiesa e al Paese». Vanno cercate occasioni e luoghi di intergenerazionalità dove potersi raccontare esperienze di vita arricchenti. Sono seguite le relazioni di fine man-
dato del Settore Giovani e dell’Acr e nel pomeriggio quella del Settore Adulti, tutte caratterizzate da gratitudine per l’esperienza vissuta e dallo stupore per quanto realizzato insieme a compagni di viaggio imprevedibili e affascinanti. I più giovani hanno proposto un video che è stato in grado di esprimere gioia anche dentro le ferite del terremoto. Dopo la Santa Messa, nel clima festoso e familiare del pranzo, è partita spontanea una ola di auguri per il compleanno del vescovo Nazzareno Marconi, ed è apparsa una torta con l’immancabile candelina. Poi tutti in assemblea per ascoltare la relazione del vescovo. Come la Chiesa italiana, anche quella locale deve ritrovare la capacità di sognare e il co-
raggio di rinnovarsi perché questa storia, pur complessa e articolata, è luogo abitato da Dio. Viviamo un cambiamento epocale, in cui dobbiamo mantenere ferme l’attenzione alla persona, la tensione per la libertà e la scelta privilegiata degli ultimi. Dobbiamo interrogarci perché siamo la nostra generazione sembra non essere capace di trasmettere la fede alle generazioni future. Poi monsignor Marconi ha citato una frase di Romano Guardini: «Non bisogna confondere le polarità con le opposizioni». Identità e capacità di dialogo devono trovare sani equilibri. Non dobbiamo trasformare le opposizioni in antitesi, ma accompagnare, ascoltare e pensare. Questo è un lavoro da fare insieme in tutte le età; è una intera comunità che si con-
fronta e interroga nel suo itinerario dal Battesino al Regno dei cieli. È seguita l’elezione del nuovo Consiglio diocesano, la cui composizione è risultata: per il Settore Adulti sono stati eletti: Simone Baroncia, Federico Canullo, Marco Cetraro, Antonella Monteverde, Anna Pistilli, Marina Rinaldi; per il Settore Giovani: Emanuele Biagioli, Ludovica Carcia, Irene Cimarelli, Francesco Garbuglia, Maria Cristina Maccari, Roberta Tacconi; per l’Azione Cattolica Ragazzi: Daniele Angelelli, Caterina Garbuglia, Lucia Spreca, Matteo Palermo, Maria Chiara Tarulli, Elisa Tarducci. Subito riunito, il Consiglio ha provveduto a votare la terna di nomi tra cui il vescovo, dopo meno di una settimana, ha scelto Francesco Garbuglia.