Emmaus avvenire

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appuntamento

Approfondimento per sacerdoti e laici

www.emmausonline.it Mensile della diocesi di Macerata Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia

uca Diotallevi, docente di Sociologia all’Università di Roma Tre, condurrà il primo incontro di approfondimento sulla Lettera pastorale “Ri–farsi prossimo” affrontando il tema: “Dalla tristezza individualistica… all’entusiasmo di fare il bene”. L’appuntamento è per mercoledì 26 ottobre, ore 21, alla Domus San Giuliano di Macerata.

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A cura della redazione EMMAUS Via Cincinelli, 4 62100 Macerata tel. 0733.234670 e-mail: redazione@emmausonline.it facebook: emmausmacerata twitter: emmausmacerata

MACERATA

Martedì, 18 ottobre 2016

«Ri-farsi prossimo», la strada Il percorso per una Chiesa sempre più proiettata nel servizio ai fratelli e alla comunità civile, prediligendo gli ultimi, illustrato nella prima lettera pastorale del nostro vescovo DI

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GABRIELLA PILESI

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abato 17 settembre è stato inaugurato il nuovo presbiterio della chiesa romanico–bizantina di San Firmano di Montelupone. A presiedere la Messa di consacrazione dei nuovi arredi liturgici è stato mons. Nazzareno Marconi. Erano presenti numerosi fedeli, tra cui molti studenti che hanno riempito i diciassette gradini che salgono all’antico presbiterio che sovrasta l’abside. È questo il cuore dell’abbazia costruita 1200 anni fa, che vide nel 986 padre Firmano da Acquacanina suo primo abate. Il progetto, avallato dalla diocesi di Macerata è stato fortemente voluto dall’Amministratore parrocchiale don Grigorij Linnik e dal comitato “L’Abbadia” di San Firmano, con l’aiuto di artigiani locali e di imprese come la Cosmo3 di Francesco Batocco, che ha donato tutte le strutture metalliche; iGuzzini Illuminazione nella persona di Adolfo Guzzini, che ha donato i nuovi corpi illuminanti a led in memoria di Enzo Castagnari; il suolificio Del Papa di Gianluca Petrelli che ha donato la

EGIDIO TITTARELLI

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NAZZARENO MARCONI *

anno pastorale appena iniziato sarà scandito dalla Lettera pastorale “Ri– farsi prossimo”, dedicata al tema della Carità: ve ne propongo una sintesi per agevolare l’accostamento e magari spingere qualcuno a leggerla per intero (è possibile scaricarla a questo indirizzo internet: http://tinyurl.com/lettpast). Il mio testo si ispira, a trent’anni di distanza, alla lettera “Farsi Prossimo” del cardinale Carlo Maria Martini, un maestro a cui devo la passione per la Lectio Divina, la lettura orante della Parola di Dio. Il modello evangelico della Carità cristiana è presentato dalla Parabola del Samaritano (Luca 10,25–37). L’inizio presenta una scena di violenza, dall’agguato all’abbandono del malcapitato e ci incoraggia a vincere «la globalizzazione dell’indifferenza» (Papa Francesco). Oggi, attraverso i media, il male è sempre sotto gli occhi, e c’è il rischio di farci l’abitudine. Il secondo momento della Parabola ci mostra la durezza di cuore del sacerdote e del levita, che passano senza fermarsi. I motivi per non vivere la Carità, anche per noi, sono tanti: la fretta, la paura di coinvolgerci nei problemi altrui, l’aver sempre qualcosa di più importante da fare... Queste tentazioni contro la Carità vanno vinte ogni giorno. Condividere l’esperienza di questa lotta aiuta a costruire una Chiesa più capace di riflettere la luce e la forza del Vangelo. Solo così i non credenti riusciranno a percepire meglio gli interventi sociali della Chiesa come azioni che nascono dalla capacità di cogliere «in profondità i bisogni degli uomini e di affrontarli con umiltà, disinteresse ed efficacia». (C.M.Martini, “Farsi prossimo”). Il terzo momento della Parabola è una sola parola greca che significa: fu mosso a compassione, ed è la stessa parola che nel Vangelo descrive l’atteggiamento intimo di Gesù e di Dio. La compassione è il segreto della Carità, che Dio infonde nell’intimo dell’uomo. È nella capacità di commuoverci che siamo a «immagine e somiglianza di Dio». Vive la Carità chi ha una visione corretta di Dio e riconosce che i bisogni umani non sono solo materiali, ma anche spirituali. Chi si fa illuminare dalla Parola di Dio e approfondisce il Vangelo della Carità. Quest’anno lo faremo sia nelle Lectio di Avvento che di Quaresima. E soprattutto cercheremo di metterci alla “scuola spirituale” dell’Eucaristia domenicale e dei nostri Santi, vivendo in maniera più attenta alla Carità le loro feste. In un Itinerario di incontri mensili ci chiederemo: come essere più creativi ed efficaci oggi? Che rapporto c’è tra Carità e Giustizia? Come la Carità aiuta il cristiano ad agire? Come la Carità ispira la missione della Chiesa? Partiremo dalla lettera Evangelii Gaudium di papa Francesco che ci chiede di essere una «Chiesa missionaria in uscita verso gli ultimi», sensibile alla dimensione sociale della evangelizzazione per costruire una società più caritatevole e solidale. Il quarto momento della Parabola testimonia la Carità che salva e si prende cura. È «il momento dell’olio e del vino», quando la Carità diventa concreta. Emergono così cinque ambiti di impegno concreto. La prima testimonianza è quella dell’amore fraterno dentro la comunità cristiana, che nasce dal contatto con la

Anno giubilare: un cammino di rigenerazione

giubileo Rossano Codex Purpureo, parabola del buon samaritano

Parola e l’Eucaristia; cresce con rapporti personali sinceri, pazienti, accoglienti; si diversifica in base ai carismi, ai ministeri, alle diverse vocazioni; si espande con la cooperazione missionaria; si mostra credibile nell’impegno ecumenico. La seconda testimonianza è quella della dedizione al fratello bisognoso. È un aspetto della Carità che non può essere delegato solo agli “specialisti”. La terza è il discernimento spirituale, cioè la capacità di leggere i veri bisogni dell’uomo e la radice del male. La quarta testimonianza è l’animazione sociale. In particolare dell’economia, dell’integrazione delle diversità e della valorizzazione della vita debole e minacciata. La quinta testimonianza è l’impegno politico. Per noi

cristiani la politica non è “una cosa sporca” perché «il buon andamento della vita sociale dipende molto dalla vivacità, dalla efficienza, dalla correttezza del sistema politico. Il realismo tenace, con cui la carità cerca il bene di ogni uomo, la impegna anche nel campo delle scelte politiche». (C.M.Martini). Va tuttavia evitato che la politica divenga troppo invasiva, ignorando autonomia e sussidiarietà. Dobbiamo invece: promuovere la collaborazione tra Chiesa e Stato, valorizzare la responsabilità dei laici, non rinunciare alla denuncia di ciò che è sbagliato. Soprattutto impegnarsi nella formazione: sia alla coscienza politica di tutti, sia all’impegno diretto di chi ha vocazione e doti. Invito tutti ad accogliere la Lettera come

Chiusura all’Abbadia di Fiastra ausa l’inagibilità della cattedrale di San Giuliano per i danni conseguenti al terremoto, la solenne concelebrazione di chiusura dell’Anno della Misericordia, presieduta dal vescovo Marconi, si svolgerà il 13 novembre all’Abbadia di Fiastra con inizio alle ore 17. Per favorire la partecipazione, sono sospese tutte le altre messe pomeridiane.

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una provocazione a metterci in moto, a riflettere insieme. Confido di ricevere suggerimenti e sollecitazioni, per condurre come una comunità unita la nostra Diocesi sulle vie della Carità che lo Spirito traccia per noi. Che la Mater Misericordiae ci sostenga e benedica. * vescovo

Padre Matteo Ricci e la Cina un esempio anche per il Papa i moltiplicano nella Chiesa i segnali di attenzione alla Cina. Papa Francesco ha impresso un forte impulso al dialogo per offrire uno sbocco alle difficoltà e alla sofferenza di tanti cattolici di quel Paese. La nostra diocesi vive questa fase con grande partecipazione, perché il riavvicinamento costituirebbe il coronamento del sogno per il quale padre Matteo Ricci ha speso la vita. Papa Francesco lo ha ben presente e non ha mancato di sottolineare l’esemplarità dell’atteggiamento del gesuita maceratese: «Egli è stato in grado di entrare in dialogo con la grande cultura di questo Paese, e con questa

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sua antica saggezza. Lui ha saputo come “incontrarla”. Matteo Ricci ci insegna che è necessario entrare in dialogo con la Cina». Per questo ci piace sottolineare il parallelismo tra l’accentuazione dell’attenzione della Chiesa alla Cina e il progredire della causa di beatificazione del nostro più illustre concittadino. Conclusa la fase diocesana del processo, siamo in attesa che la Congregazione per le cause dei santiâ ‹, dopo aver dichiarato padre Matteo Ricci Servo di Dio, conduca a termine â ‹la posizione canonica e lo decreti venerabile per poi attendere il miracolo e sottopâ ‹orre i risultati al Santo Padre. (P.Chi.)

San Firmano sempre più splendida grazie al dono di nuovi arredi artistici pavimentazione in cuoio, insieme ai contributi delle famiglie Latini e Castagnari e di altre aziende che hanno collaborato. Grazie a loro si è potuto realizzare il progetto dell’arch. Andrea Stortoni che ha ideato i nuovi arredi dalle linee contemporanee capaci di integrarsi e interagire con l’architettura storica della chiesa e con il suo imponente presbiterio rialzato. Il nuovo ambito presbiterale pertanto viene concepito come il prolungamento del primo gradino del presbiterio storico, che dilatandosi in direzione dei fedeli diviene spazio dove trovano collocazione i nuovi arredi – l’altare, l’ambone e la presidenza – tutti realizzati in metallo e legno massello. L’altare composto da tavole plurisecolari di ulivo è aperto al centro. La luce che dal pavimento attraversa la fessura tra le due

L’antica abbazia, edificata prima dell’anno 1000, ha rinnovato altare, ambone, presidenza e luci grazie al contributo generoso di tante persone e aziende assi vuole rappresentare la preghiera che dalla terra sale al cielo per mezzo della liturgia eucaristica. L’altare dalle linee tese, quasi bidimensionale se osservato dall’ingresso della chiesa, diviene cubico e volumetrico per mezzo dei paramenti con i quali viene vestito in occasione delle

Monsignor Marconi (Foto A. Zampa)

celebrazioni. La tovaglia a base quadrata oltre che trasformare la mensa/tavolo in un ara/altare con la sua forma rappresenta Cristo e in quel momento la fessura dell’altare diviene simbolicamente il sepolcro aperto. Per sottolineare la centralità della mensa,

ulla scorta della bella lettera di indizione che papa Francesco ci ha donato, la prima attenzione del nostro vescovo Nazzareno è stata quella di individuare la “Porta santa”, ma dato che l’Anno Santo è stato posto sotto la speciale protezione della Mater Misericordiae (cfr MV 24) la scelta è stata semplice: «per la nostra Diocesi e la nostra Città che la venerano da secoli come patrona, la “porta santa” può essere solo quella del santuario della Mater Misericordiae». Saggia decisione quella di avere una unica “Porta santa”, perché ci ha aiutato a fare comunione e a sperimentare l’unità (non dimentichiamo che proveniamo da cinque diocesi riunite). Nella prima parte dell’anno giubilare ci si è mossi dalle 20 unità pastorali in pellegrinaggio verso il Santuario della Madonna della Misericordia. Con sorpresa e gioia abbiamo visto molte migliaia di persone in cammino, realizzando un bel segno di collaborazione e di comunione tra le unità pastorali che si stanno avviando. Nella seconda parte dell’anno una copia del quadro della Mater Misericordiae è stata accolta nei comuni della diocesi e nelle parrocchie e ha radunato una moltitudine di persone che si sono incontrate in chiesa e nelle case dove si è vissuta l’esperienza dei centri di ascolto della Parola, un prezioso segno della misericordia del Signore dentro la vita quotidiana. Molte persone che hanno aperto la propria casa ai vicini mi hanno raccontato la gioia del ritrovarsi insieme, anche con persone che non frequentano la parrocchia e che a volte si guardano con diffidenza per questioni condominiali, che sembrano indifferenti… Alcuni chiedono di continuare questa esperienza per uscire dall’indifferenza e dall’individualismo e ritrovare lo stile di accoglienza, di fraternità e di fede che da sempre hanno caratterizzato la cultura marchigiana. Avviandoci verso la conclusione dell’anno giubilare possiamo riconoscere che l’importanza data alle chiese diocesane offrendo la possibilità di vivere il Giubileo in diocesi è stata una bella intuizione di papa Francesco. Per tutti c’è stata l’occasione di incontrarsi con la Misericordia del Signore nell’ordinarietà della vita quotidiana, nei luoghi familiari alla nostra tradizione cristiana. Molte persone si sono accostate con umiltà e fede al sacramento del perdono; hanno vissuto l’esperienza del pellegrinaggio come segno del cammino della fede che ci conduce all’incontro con il Signore e la sua misericordia attraversando la porta che è Gesù e desiderando camminare nella vita con Lui, in Lui e per Lui. Non credo ci siano stati “miracoli” straordinari, ma certamente c’è stato il “miracolo” di tante persone che hanno gustato il perdono del Signore, che si sono accostate alla sua misericordia, che hanno maturato il desiderio e l’impegno di vivere quelle opere di misericordia che rendono operosa la nostra fede e testimoniano un vero stile di vita cristiano. Tra poco l’anno giubilare chiuderà, ma la Misericordia del Signore non finisce mai, e anche le opere di misericordia su cui abbiamo meditato in questo anno speriamo che continuino a caratterizzare la nostra vita di credenti “misericordiosi come il Padre”.

luogo attorno al quale i fedeli si ritrovano con il padre, la base dell’altare è stata impreziosita con un pavimento in lastre di cuoio lavate e lavorate artigianalmente, inoltre la presidenza è stata ruotata rispetto alla configurazione passata e posizionata a lato del presbiterio orientata verso il suo centro. Questa disposizione durante le celebrazioni affollate permette all’assemblea di prendere posto anche alle spalle dell’altare trasformando lo scalone in una sorta di platea per concretizzare quanto auspicato dal Concilio Vaticano II in merito agli spazi per le funzioni religiose contemporanee. Infine l’ambone, pulpito da cui viene proclamata la parola del Signore, è poggiato in equilibrio su di un ulteriore aggetto del presbiterio verso i fedeli. A sottolineare questo slancio il “leggio” è posizionato completamente a sbalzo al di fuori del presbiterio, come fosse una mano tesa pronta per essere afferrata. Con il nuovo presbiterio e i nuovi arredi sacri si concretizza la nuova vita per lo spazio liturgico della piccola abazia di San Firmano.


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