Emmaus e Avvenire - Settembre 2018

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post sisma Una mano al territorio

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e ferite inferte dalle tante scosse sismiche al nostro territorio sono lungi dall’essere sanate e continuano a pesare sulla vita di molte comunità. Chi desidera contribuire sostenendo le iniziative della diocesi, può farlo effettuando un bonifico a: Diocesi di Macerata –Tolentino – Recanati – Cingoli – Treia Causale: Offerta pro terremoto Iban: IT61Q0605513401000000011753

Mensile della diocesi di Macerata Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia A cura della redazione EMMETV Via Cincinelli, 4 62100 Macerata telefono 0733.231567

Martedì, 18 settembre 2018

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MACERATA

festa del patrono. Tempo per persone libere e responsabili

Alla sponda del domani

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Il vescovo Marconi: prima di tutto la famiglia, poi il lavoro, diritto ma anche dovere, infine la libera espressione del pensiero e il coinvolgimento nella società Segue l’omelia pronunciata dal vescovo durante la Messa celebrata sul sagrato del duomo in occasione della festa del patrono di Macerata San Giuliano, lo scorso 31 agosto. DI

NAZZARENO MARCONI *

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a festa del nostro Patrono ci richiama alle radici della nostra fede e della nostra identità cittadina. Sul Podium sancti Juliani, su questa collinetta dov’è ora il Duomo, legata al ricordo del Nostro Santo inizia la storia della città e della sua fede e chi vuol guardare avanti, per costruire solidamente il suo futuro, deve sapere chi è, da dove viene, qual è la sua storia. Noi veniamo da un popolo che “temeva il Signore”, come ha detto la Prima Lettura. Non un popolo spaventato da un timore superstizioso, ma gente che prendeva sul serio Dio e la vita. Abbiamo, ciascuno di noi, una sola vita sulla terra, una sola preziosa occasione per fare di questa vita qualcosa di buono e di bello. Per portare un buon frutto, diceva il Vangelo. Questo vale per ogni singolo e vale per una intera città. Ogni giorno, ogni anno che ci è dato non tornerà e con esso saremo giudicati da Dio e dalla storia. Guardare indietro per rimpiangere le occasioni perdute di bene e di costruzione positiva del futuro, non è saggio, ci porta solo a piangerci addosso con poco costrutto. Il Signore, come sempre, ci attende nel futuro. Ma ci sarà un futuro per Macerata? Parlando al recente incontro dei giovani Papa Francesco ha citato san Giovanni XXIII che diceva: «Non ho mai conosciuto un pessimista che abbia concluso qualcosa di bene». Non è quindi né saggio né buono essere pessimisti, ma la fede nella Provvidenza «che tutto volge al bene per coloro che Dio ama» (Rm 8,28), non deve essere confusa con un atteggiamento passivo e fatalista. Certo: se il Vescovo ed i Preti fossero tutti santi, se gli Amministratori pubblici fossero tutti capaci e propositivi, se gli Imprenditori fossero tutti audaci e lungimiranti… le cose sarebbero più facili. Ma i limiti umani di un’Italia fatta di persone normali, con pochissime eccezioni, non autorizza nessuno a sedersi a lato della storia, brontolando e pretendendo come se tutto fosse dovuto, come se esistessero solo diritti e non anche doveri. Il nostro Santo Patrono in una parte della sua vita traghettava le persone oltre la sponda del fiume. Il Papa ripete spesso che siamo a uno snodo della storia, a un cambio di epoca. C’è da passare alla sponda del domani, da ripensare la costruzione e lo sviluppo della città e del territorio. In questi tempi di passaggio, per traghettare su

Nuovi parroci sono arrivati in tante comunità della diocesi

un fiume agitato è bene non appesantire la barca e cercare di remare insieme e possibilmente verso la stessa direzione. Sono i tempi in cui invece di discutere di cose secondarie, bisogna puntare a ciò che è solido e stabile nel tempo. La Chiesa, con duemila anni di esperienza ha imparato che la vita umana e civile ha delle pietre miliari, dei punti fermi a cui riferirsi. Non ho timore a ricordarli, anche se ad alcuni possono apparire superati: la storia farà discernimento. Prima di tutto la famiglia, che precede in dignità e importanza lo Stato e tutte le altre aggregazioni umane. La famiglia va difesa e sostenuta, altrimenti ci troveremo sempre incapaci di una assistenza efficace dei deboli, di una solida educazione dei piccoli, di una coesione sociale davvero stabile. Poi il lavoro, diritto ma anche dovere, partendo dalla convinzione comune che ogni lavoro è degno quando ha le condizioni basilari di sicurezza, giustizia, rispetto dalla dignità della persona. Infine la libera espressione del pensiero ed il coinvolgimento reale di tutti nella gestione dalla società. Anche questo è diritto e dovere, che chiama tutti alla responsabilità di cercare la verità e non le chiacchiere, i fatti e non le emozioni, la comprensione faticosa delle situazioni complesse e non la facile ricerca di slogan dove tutto il bene sta da una parte e tutto il male dall’altra. In definitiva il consiglio che l’esperienza della Chiesa ci dà, per questo tempo di cambiamenti, è di essere uomini e donne adulti. Il mondo delle favole, quando le favole sono belle e ben raccontate, può insegnare molto anche ai grandi. Vi inviterei, tra il serio ed il faceto, ad andare a rileggere la favola di Pinocchio, quel burattino che fatica così tanto a diventare una persona vera. Pinocchio credeva al gatto e alla volpe, che sostenevano il potere miracoloso del denaro di crescere come un albero senza dover lavorare. Credeva al paese dei balocchi, dove tutto era godimento senza fine e senza responsabilità. Credeva a una vita di tutte domeniche, senza giorni di scuola. Si ritrovò prima asino e poi in fondo al mare. Monsignor Montini, il futuro Papa Paolo VI che presto sarà proclamato santo, nel 1943, in un altro tempo di grandi cambiamenti per la nostra terra italiana, ispirava questi pensieri ai giovani universitari cattolici: «Mirate a diventare uomini liberi e padroni della realtà, che attraverso la ragione interpretano e comprendono la volontà della Provvidenza e si inseriscono in modo ordinato, ottimista e creativo, nel flusso dalla Storia e del mondo». Buona festa di San Giuliano. * vescovo

Il vescovo con la reliquia di san Giuliano

Domenica 23 settembre l’avvio a Loreto dell’Anno pastorale Domenica prossima 23 settembre ci sarà l’apertura dell’anno pastorale diocesano a Loreto, nella basilica della Santa Casa, a sottolineare lo stretto legame che unisce Macerata al Santuario lauretano. L’appuntamento è per le ore 20. Alle 20.30 si svolgerà il passaggio nella Santa Casa e alle 21 inizierà la celebrazione della Santa Messa presieduta dal

vescovo Nazzareno Marconi, in conclusione della quale verrà consegnata la nota pastorale “Celebrate la speranza” che guiderà il cammino della diocesi nel 2018/19. Chi fosse impossibilitato a partecipare potrà seguire l’evento in diretta su EmmeTv canale 89 e in streaming su https://www.youtube.com/diocesimacerata

Scade il bando per il servizio civile DI GIULIA MARZIONI ED ELISA MERLINI

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l Servizio civile nazionale è un’importante occasione di crescita personale, un’opportunità di educazione alla cittadinanza attiva, un prezioso strumento per aiutare le persone che appartengono alle fasce più deboli della popolazione. Chi decide di impegnarsi nel servizio civile sceglie di aggiungere un’esperienza qualificante al proprio bagaglio di conoscenze, un patrimonio spendibile nella vita lavorativa successiva e che nel contempo assicura una certa autonomia economica. Il nuovo bando per il Servizio Civile Universale è aperto fino al 28 settembre e la nostra Diocesi propone 13 posti. Possono presentare domanda i giovani dai 18 ai 28 anni, ed è possibile presentare una sola domanda di partecipazione per un unico progetto. Il trat-

tamento economico di cui si godrà è di 433,80 euro mensili a fronte di un impegno di 12 mesi per una media di circa 30 ore settimanali. Le possibilità di impiego sono nell’ambito di un progetto di educazione e promozione culturale verso i giovani con la Caritas e la Pastorale Giovanile diocesana, e in due progetti di assistenza, rivolti agli anziani nell’associazione “Reteviva” e con i migranti nell’associazione “Centro di ascolto e di prima accoglienza”. Chi desiderasse saperne di più o fosse intenzionato a cogliere questa interessante opportunità si può rivolgere a Giulia Marzioni (333.8561457) – Elisa Merlini (344.2433269) Piazza Strambi 4 – Macerata http://caritas.diocesimacerata.it http://essecicaritasmarche.webnode.it E–mail: caritas@diocesimacerata.it Facebook: Caritas Macerata

o tredici preti in meno, rispetto allo scorso settembre» aveva spiegato monsignor Nazzareno Marconi durante la conferenza stampa dello scorso maggio in cui aveva ufficializzato i cambi di parroci in diverse parrocchie della diocesi. Cambiamenti che però non sono frutto di un’urgenza ma di un intero anno di riflessioni e colloqui personali tra il vescovo e i suoi sacerdoti. Come un allenatore di calcio – paragone utilizzato più volte dal vescovo – da giugno ad oggi si sono concretizzati così cambiamenti e riorganizzazioni per molte delle unità pastorali della diocesi coinvolgendo più di 20 sacerdoti. Tra le novità di maggior rilievo – almeno quanto a numero di parrocchiani coinvolti – c’è quella che riguarda la parrocchia dell’Immacolata a Macerata dove don Egidio Tittarelli, parroco dal 2010, è stato sostituito da don Andrea Leonesi, nominato vicario generale della diocesi sei mesi fa. Don Egidio continua il suo impegno a Macerata, nella poco distante parrocchia del Buon Pastore nel quartiere di Collevario, con l’obiettivo di costituire un nuovo centro dedicato alla Famiglia, mentre don Andrea, spostandosi da Tolentino, potrà svolgere più agevolmente il suo importante incarico. Lo scorso 9 settembre, in concomitanza con i festeggiamenti di San Nicola, sono avvenuti gli insediamenti dei nuovi parroci a Tolentino. A prendere il posto di don Leonesi nella parrocchia San Francesco di Tolentino – ma anche de Le Grazie, i Cappuccini e San Giuseppe – è don Ariel Veloz Mendez che, a meno di due anni dal suo arrivo a Macerata nella Parrocchia del Sacro Cuore, è stato qui sostituito da don Gennaro De Filippi (per dieci anni al Buon Pastore di Collevario). Durante la stessa celebrazione don Diego Di Modugno, parroco della Santa Famiglia, ha preso in carico anche la parrocchia dello Spirito Santo, sempre di Tolentino. Don Roberto Zorzolo, che i fedeli erano abituati a vedere a Porto Recanati nella parrocchia di San Giovanni, ha preso l’incarico come parroco a Recanati presso San Domenico e Santa Maria in Montemorello, durante una celebrazione svoltasi domenica scorsa. A Porto Recanati è arrivato don Gabriele Crucianelli, che ha ricevuto il mandato durante una celebrazione eucaristica svoltasi all’arena Beniamino Gigli il 29 agosto; a don Gabriele è stata affidata anche l’altra parrocchia di Porto Recanati, quella del Preziosissimo Sangue dov’è attivo un importante oratorio diocesano che accoglie ogni giorno tantissimi ragazzi, alcuni anche dalle zone più problematiche del borgo marinaro come l’Hotel House. Così le parrocchie di Treia e Passo di Treia hanno salutato don Gabriele per accogliere don Alejandro Parrilla, giovane sacerdote che fino a ora si era occupato delle parrocchie di Recanati affidate a don Roberto Zorzolo. Durante l’omelia di una della celebrazioni di passaggio, tutte presiedute dal vescovo, monsignor Marconi ha affidato ai tanti fedeli presenti il modo in cui intendere questi cambiamenti della comunità parrocchiale: «Mi aspetto che questa parrocchia – ha detto – vada avanti e vada meglio. Perché quando un sacerdote sostituisce un altro e la parrocchia non solo va avanti ma va anche meglio, è un bene. Non ragioniamo come il mondo perché siccome ci preme il bene della gente, se le cose vanno meglio siamo contenti». M. Natalia Marquesini

Dopo l’estate, un passo alla volta possiamo ripartire Gli impegni chiamano Uno zaino leggero e un bicchiere di acqua fresca è tutto ciò che ci occorre DI

GIANCARLO CARTECHINI

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ome torneremo agli impegni consueti, ora che l’estate è finita? Cosa rimarrà dei luoghi che ci hanno incantato, degli incontri inattesi, delle letture di cui ci siamo nutriti? L’esploratore norvegese Erling Kagge, nel libro “Camminare”, descrive l’ebbrezza di sentirsi immerso nella natura circostante. Ciascuno, dice, può essere sedotto

da un attimo fuggente: intuire di far parte di qualcosa di molto più grande rispetto al proprio ruolo di lavoratore, contribuente e padre di famiglia. Già, ma cosa resta di queste tracce di infinito quando si torna a casa? Una distrazione eccentrica, o piccoli semi destinati a mettere radici? Durante l’estate abbiamo viaggiato molto. Qualcuno ha attraversato a fatica torbiere di alta montagna, con gli scarponi che affondavano in cuscini di sfagno gonfi di acqua. Ha respirato nuvole basse, accompagnato da una pioggia leggera. Passo dopo passo, con il respiro un po’ in affanno, ha raggiunto una pietraia scoscesa, e poco più in alto, infine, un rifugio circondato da rocce innevate. Ha

seguito, questo viandante, il consiglio di Erling: quando le energie sono poche e manca la lucidità, è necessario fare un passo alla volta, lottando contro l’ossessione di raggiungere la meta a tutti i costi. Altri hanno vagato nella penombra della Mezquita, la grande moschea di Cordoba che nasconde al suo interno una cattedrale. Hanno perso il senso dell’orientamento, nella selva di colonne e di archi sovrapposti che simboleggiano le palme del deserto. Un labirinto da percorrere lentamente, come pastori erranti. Custodendo parole sacre, sussurrando il nome del proprio Dio. Cristiani e musulmani, un passo dopo l’altro. Qualcun altro, infine, è giunto dalle parti

dell’Hotel House. È un ambulante di colore. Si è confuso tra le famiglie spiaggiate in riva al mare, con frigo a seguito e ombrellone di fortuna. Il chiosco è affollatissimo, la gente si accalca, è ora di pranzo. I due barman si muovono con rapidità, un’ordinazione dietro l’altra. Lo spazio è stretto. Potrebbero ostacolarsi, e invece disegnano traiettorie di bottiglie e tazzine come piloti di Formula Uno. Il giovane africano attende con pazienza, e al primo segno di incertezza della folla alza la mano. Chiede in un italiano dolce: «Un bicchiere d’acqua, per favore!». Uno dei baristi lo osserva di sfuggita, e gli chiede: «La vuoi liscia o gassata?». Poi si ferma, attende la risposta, e infine gli

allunga un bicchiere colmo di acqua fresca, prima di tuffarsi nuovamente tra le braccia invocanti dei clienti. Che bello questo gesto di delicatezza distratta… Forse non tutto è perduto. Il giovane, dopo avere ringraziato, si dirige all’inizio della spiaggia, dove i sassi del ripascimento lasciano il posto al pietrisco accumulato al bordo del marciapiede. Alla periferia di tutto, non potrebbe essere altrimenti. Si copre il viso con un cappello e si distende all’ombra di una tamerice. Lo stesso albero che

Abramo piantò nel paese dei Filistei. Paese dove, racconta la Bibbia, il patriarca visse da straniero per molti anni. Uno zaino leggero, e un bicchiere di acqua fresca: sembra poco, ma è tutto ciò che ci occorre. I nostri impegni ci chiamano. Un passo alla volta, possiamo ripartire.


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