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uando in una città come Macerata, solitamente considerata sorniona e “distratta” sulle questioni che interpellano la società, un cinema e una chiesa non sono sufficienti a contenere quasi duemila persone, la notizia, giornalisticamente, c’è. Eccome. Un giornalista deve raccontare i fatti, mi si dice, ed è quello che il settimanale intende fare in queste quattro pagine. Perchè quello che è accaduto venerdì sera con l’incontro «Educati da chi?» rappresenta un fatto destinato a lasciare un segno. E, legittimamente, molti si domandano: quale segno? È a questo interrogativo che Emmaus decide di dedicare il reportage della settimana, cari lettori, e, in particolare, alla famiglia. Ai genitori. Sì, perchè i veri protagonisti di una serata che – chi c’era, lo ha potuto constatare di persona – non è certo passata inosservata sono stati loro: i bambini, figli di padri e di madri preoccupati che stavolta, più che mai, hanno il dovere di essere informati. Chi si aspettava sterili polemiche da crociata forse sarà rimasto deluso, perchè – è giusto ribadirlo - il cuore del dibattito non era l’omosessualità, bensì il problema giuridico che scaturisce dalla non definizione chiara di un termine come «omofobia» e l’ideologia del gender che entra nelle scuole senza il dovuto consenso delle famiglie. Non occorrono altre provocazioni, perchè l’ars oratoria di Amato ha spiegato in modo esaustivo quello che sta accadendo in Italia. Un’Italia che regala prime pagine di giornali ai chiari di luna della politica, ma, casualmente, è disattenta su quell’educazione dei giovani in cui, per comprendere il valore della diversità, è fondamentale la masturbazione fin da piccoli e magari si preferisce ricorrere ai neutri glossari per spiegare la sottile distinzione dei termini: chi ne ha tempo e voglia, si legga le pagine 26 e 27 del Corriere della Sera datato 24 febbraio 2015. Un’Italia che tenta, in maniera ridicola, di rincorrere il pensiero progressista dei Paesi europei, considerati più evoluti, ma che stanno già pagando il prezzo di scelte sbagliate sul piano bioetico. Un’Italia in cui, se i genitori hanno il coraggio di protestare per un’insufficienza in matematica, altrettanto dovrebbero indignarsi per gli ormai famigerati opuscoli approvati da un Governo che nessuno ha votato democraticamente, ma che investe soldi in carta straccia, quando realmente nel bagno della classe «manca la carta igienica». Un’Italia che inorridisce per gli abusi sui minori ma che, dimentica di ogni retaggio femminista, tollera come accettabili lo spaventoso traffico di ovociti e le vergognose “prassi” che si celano dietro la procreazione artificiale a cui ricorrono le coppie gay. Riflettiamo e, anche se è stato scritto nella Londra del 1903 da tale Robert Hugh Benson, proviamo a prendere davvero sul serio l’idea di leggere «The Lord of the World»: a suggerirlo è papa Francesco.
Il popolo invisibile
Il direttore
emmaus 8 | 28 febbraio 2015
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